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Autore: Ciuffettina    07/08/2022    3 recensioni
Michael era orgoglioso della missione affidatagli, lui era un bravo figlio obbediente, desideroso di compiacere suo Padre, tuttavia avrebbe preferito non avere quel mantra sempre nelle orecchie
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Quello che Metatron più amava fare era stare accanto al Trono dell’Onnipotente a trascrivere ogni Sua singola parola pronunciata, non era certo uno di quegli angeli che cercavano di andarsene a zonzo senza motivo (come invece tentava di fare sempre Balthazar), invece gli toccava restare sulla terra a riempirsi le dita di calli e vesciche e a studiare inutilmente i progetti per giorni, senza venirne a capo mentre Bezaleel, dopo solo una rapida occhiata ai papiri, procedeva veloce senza esitazioni e intoppi, riuscendo a fare tutto al primo tentativo. Come poteva un umano essere più intelligente di un angelo?
Persino quando avevano cominciato a preparare i pettorali per i sacerdoti (in realtà degli scudi contro gli effetti dannosi dell’Arca) Metatron si era dimostrato totalmente inetto, riuscendo solo a pungersi a sangue le dita mentre l’umano procedeva spedito. Che nervoso!
E poi quel facio-tuto-mi aveva sempre da ridire: se l’Eterno aveva richiesto un altare di legno con sopra una rete fatta di rame su cui bruciare le vittime destinate a Lui, perché quell’umano doveva blaterare che si sarebbe incendiato?
Per non parlare dei pettorali: se l’Altissimo diceva che le pietre dovevano essere cucite in un determinato ordine (prima fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo; seconda fila: un turchese, uno zaffiro e un berillo; terza fila: un giacinto, un’agata e un’ametista; quarta fila: un crisolito, un onice e un diaspro) perché Bezaleel doveva blaterare che i diaspri sarebbero stati meglio fra gli zaffiri e i turchesi?
Dubitava che sarebbe riuscito a strappare nuovamente il titolo di “migliore servitore del mese” a Zaccaria ma, questa volta, non era davvero colpa sua: se l’Onnipotente non gli avesse tolto i poteri, Gli avrebbe costruito un’Arca dell’Alleanza mille volte più bella di quella costruita da Beezalel.
E Michael? Nessuno l’aveva mai visto ridere, eppure Metatron era sicuro che quando gli passava accanto (invisibile a tutti gli umani), lo guardasse con derisione.
Aspetta solo che torni in Paradiso…

Mentre Metatron passava il tempo a far scoppiare di bile il fegato del suo tramite, Bezaleel si chiedeva, per l’ennesima volta, perché, tra tutti loro, il suo prozio Mosè avesse dato l’incarico proprio a Ooliab, quando era evidente a tutti, persino ai sassi, che era del tutto incapace di costruire qualcosa.
Il suo prozio gli aveva assicurato che Dio in persona gli aveva raccomandato Ooliab come un valido artigiano, pieno di abilità, intelligenza e scienza, tuttavia Bezaleel pensò che l’Onnipotente dovesse avere uno strano senso dell’umorismo, anche perché, non per vantarsi, senza il proprio intervento avrebbero rischiato di rimanere ai piedi del monte Sinai fino alla fine dei tempi.
Tuttavia, Bezaleel riconosceva che Ooliab, nonostante i suoi limiti, aveva una dote veramente invidiabile: sapeva trovare qualsiasi cosa avessero bisogno con una velocità che aveva del prodigioso.
Ooliab si era giustificato spiegando che erano le pietre usate per decorare l’idolo ma Bezaleel ricordava benissimo che avevano usato soltanto lapislazzuli, corniole, turchesi e ametiste mentre per fare le pettorine ai sacerdoti erano necessarie molte più gemme e, di sicuro, non erano tra quelle che avevano portato fuori dall’Egitto, che avesse trovato un tesoro nascosto?
La prima volta che l’aveva visto allontanarsi per cercare le pietre, si era offerto di accompagnarlo ma Ooliab gli aveva risposto stizzosamente: «No! Almeno questa è una di quelle cose che riesco a fare anche da solo
Accidenti se è permaloso” aveva pensato Bezaleel, “però non credo sia facile per lui dover costruire tutti quegli oggetti e non sapere nemmeno da che parte si comincia”.


Quando stavano per terminare l’ultimo pettorale, Bezaleel si rese conto che a breve sarebbero ripartiti per la Terra Promessa e non avrebbe mai saputo dove Ooliab si fosse procurato tutte quelle pietre, perciò decise di pedinarlo per scoprire dove andava.
Si nascose dietro delle rocce e lo osservò mentre si guardava freneticamente in giro per accertarsi che non fosse seguito. Tutto si sarebbe aspettato, tranne di vedere il suo collega aprire delle ali (proprio così ali!) e guardarlo spiccare il volo…
 
Bezaleel era sconvolto: Ooliab era un angelo! Chi l’avrebbe detto? Eppure, ascoltando Mosè, che gli raccontava dei suoi colloqui con Michael, si era fatto l’idea che gli angeli fossero esseri bellissimi, alti, con sei ali stupende… mentre Ooliab era basso, grassoccio e aveva soltanto due ali di un banale grigio cenere… Che strano! Era davvero un angelo? Dio l’aveva mandato per aiutarli? Ma perché era in incognito? E poi in che modo li avrebbe aiutati? Non certo a costruire gli arredi necessari al santuario, anzi! Ridacchiò leggermente, forse questo spiegava perché fosse così imbranato nell’usare gli attrezzi: non aveva mai dovuto farlo! Sentì ancora più simpatia per lui. Il problema ora era: come avrebbe dovuto comportarsi? Far finta di niente o parlargli? Si rese conto che non sarebbe riuscito a fingere indifferenza ma che avrebbe continuato a fissargli la schiena per scoprire da dove erano saltate fuori quelle ali, decisamente meglio la sincerità! D’altronde, aveva così tante domande da fargli! Rimase nascosto dietro le rocce ad aspettare il suo ritorno.

Ooliab ritornò dopo pochi minuti con le ultime pietre, era appena atterrato quando Bezaleel saltò fuori da dietro le rocce. «Hai fatto un buon vo…?» s’interruppe, accorgendosi, troppo tardi, che aveva fatto un’enorme cavolata a restare lì.
Quando l’angelo lo fissò, l’artigiano si rese conto che non era seccato per essere stato scoperto, era furibondo!
Bezaleel si mise a tremare: e se fosse stato lo stesso angelo sterminatore che aveva ucciso i primogeniti egizi? Perché diamine era rimasto?
Non era nelle intenzioni di Metatron che gli altri scoprissero la sua vera natura: troppe spiegazioni da dare, troppo umiliante il motivo per cui non riusciva a combinare niente… Avanzò a grandi passi verso l’umano che continuava a fissarlo terrorizzato. «Sei qui da solo?» gli domandò aspramente., quando fu proprio davanti a lui.
«S-sì, ci so-sono solo io! Ero cu-curioso di sa-sapere do-dove trovavi le pietre… sull’idolo ce ne sono al-alcune ma non tutte…» Era talmente frastornato che cadde in ginocchio.
«Lo sa qualcun altro?»
«No! Solo io! Ti prego, non farmi del male, non lo dirò a nessuno…»
«Poco ma sicuro» replicò Metatron. Gli appoggiò l’indice e il medio in fronte facendolo addormentare, poi gli appoggiò tutta la mano e gli disse all’orecchio: «Le pietre usate per i pettorali provengono tutte dall’idolo. L’idolo aveva tutte queste pietre ma le abbiamo usate tutte. Tu sei qui perché stavolta ti ho permesso di accompagnarmi. Io mi chiamo Ooliab e sono della tribù di Dan, hai capito?»

Dopo qualche minuto, Bezaleel si svegliò, trovandosi sopra di sé Ooliab che lo fissava. «Che è successo?» farfugliò. «Perché sono per terra?»
«Sei svenuto» gli rispose laconicamente l’altro, aiutandolo a rialzarsi.
«Sarà stato un colpo di sole… Ehi grazie!»
«Perché mi ringrazi?» domandò Metatron stupito.
«Perché mi sei rimasto vicino, facendomi ombra. Hai preso le pietre dall’idolo? Ottimo! Andiamo a finire l’ultimo pettorale, così possiamo raggiungere la Terra Promessa!» Detto ciò s’incamminò allegramente verso l’accampamento con Ooliab che lo seguiva pensieroso.
   
 
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