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Autore: Iwazaru    10/08/2022    0 recensioni
Racconto ambientato nel 2019, l'amicizia online decennale tra Nicole e Amanda che finalmente culmina in un incontro tra le due ormai trentenni. Amanda, statunitense doc, farà trascorrere a Nicole la migliore estate oltre oceano che potesse mai desiderare.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La mia PierOne tracolla nera appoggiata sulla spalla sinistra e iPhone alla mano, mi guardo attorno nella zona ritiro bagagli dell’aeroporto di Boston, Massachusetts.

Mi accorgo della chiamata in arrivo per via dell’immagine che compare sul display che mi strappa un sorriso.

“Ehi”
“Ehi, dove sei?”

“Cerco la mia valigia” ammetto divertita “Sei già arrivata?”

“Sto posteggiando adesso, a tra poco”

Chiudo la chiamata e un piccolo sbadiglio prende spazio sul mio volto stanco.

Ed eccola, i due nastri rosa e azzurro che avevo legato al manico, attirano la mia attenzione facendomi individuare la mia valigia.

Prontamente riesco a sollevarla quel tanto che basta per toglierla dal nastro trasportatore.

È un gesto semplice ma che tende a sancire che ci sono, sono arrivata! Le emozioni che sto provando sono profonde, paragonabili alle farfalle nello stomaco. Una linea sottile tra nausea e felicità assoluta.

Quei passi che percorro trascinandomi dietro la valigia trolley mossi in direzione delle molteplici indicazioni per l’uscita. Spesso succede che più si è stanchi e maggiormente si è reattivi, perché è così che mi sento.

Quando le porte scorrevoli automatiche si aprono, provo qualche momento di smarrimento, i miei occhi vagano veloci alla ricerca di un volto familiare.

Un altro passo.

Poi eccoli lì quegli occhi azzurro grigi accompagnati da un sorriso radioso. I capelli castano rossicci raccolti in una coda alta.

Ero incerta riguardo quale sarebbe stata la mia reazione incontrandola.

Compio gli ultimi passi nella sua direzione ed anche lei azzera lo spazio tra di noi dedicandomi un abbraccio che sa di casa.

Ci vogliono pochi secondi prima che anche il mio corpo reagisce allo stesso modo, senza teatralità, senza enfasi sopra le righe. Un profondo, forte abbraccio che racchiude dieci anni di amicizia online.

È così strano dare a questa persona una consistenza fisica eppure provare così tanta familiarità.

Sciolgo l’abbraccio e la guardo nuovamente, incapace di smettere di sorridere.

“É andato bene il viaggio?” Chiede quindi prendendo il manico del mio trolley per portarlo al posto mio.

“Noioso, invidio le persone che sono capaci di addormentarsi ovunque”

Una piccola risata divertita e fa strada verso l’uscita.

“Ci fermiamo a mangiare qualcosa?”

“A te va?” Chiedo di rimando.

“Certo, dimmi solo di cosa hai voglia”

Ora, la mia conoscenza delle abitudine americane sono per lo più raccontate dalla persona che ora mi ritrovo davanti. Il più delle volte è lei stessa a lamentarsi di ciò che si può trovare da mangiare, quindi mi viene da ridere come reazione a questa domanda tranello.

“Un cappuccino che sia buono?” Chiedo cautamente.

Amanda mi lancia uno sguardo divertito e sembra ragionarci per qualche momento.
“Sai che nulla sarà mai all’altezza di ciò cui sei abituata?” La sua espressione sembra racchiudere anni e anni in cui le ho raccontato di quanto ami fare colazione.

“Caffè e pancake?” Domando più cautamente.

“Fattibile, qualunque locale può farti dei pancake, ma c’è un posto che li fa spettacolari!”

Annuisco e la seguo fino al posteggio in cui ha lasciato il suo Range Rover rosso. Una macchina che posso tranquillamente dire il doppio della mia.

Amanda apre l’auto e mette la mia valigia nel bagagliaio ed insieme ci accomodiamo sui sedili anteriori.
Il mio corpo ringrazia mentalmente la comodità di quest’auto e per un istante socchiudo gli occhi.

“Stanca? Andiamo a casa direttamente se vuoi riposare”
Scuoto appena il capo e allungo la mano per agevolare il movimento della cintura che vado ad allacciare.

“Nah, in fin dei conti abbiamo solo un paio di settimane da passare insieme, voglio sfruttarle al massimo!”

“Sono felice tu sia risicata a venire, sembra così surreale averti qui”

“Vero? Ti guardo e sei strana senza cornice di Facebook” sbuffo divertita.

Io e Amanda non siamo mai state grandi amanti delle videochiamate, telefonate ne abbiamo fatte molte, messaggi di ogni tipo sia audio che scritti e per ore ed ore. Ma vedersi di persona continuerà ad essere una cosa anomala.

“Allora andiamo a pranzo!”

Sono partita questa mattina alle sei da Milano Malpensa ed ora qui a Boston sono le due del pomeriggio. Lo scalo a Lisbona è stato forse la cosa più noiosa, anzi no, non potrà mai superare quello ad Amsterdam del 2016.
“Ricordami quanto dista casa tua?”

“Poco meno di un’ora, siamo a pochi chilometri dal confine con il New Hampshire…”
“E mi porterai a Salem, vero?”
Dico con un certo entusiasmo.

Trentatré anni di cultura pop, film americani e musica di sorta, hanno fatto in modo che tra le mie tappe per questo viaggio ci siano mete quasi scontate.

Lei scuote il capo e mette in moto l’auto.

La differenza di età tra me ed Amanda è di soli tre anni probabilmente per quello siamo andate subito d’accordo. É una persona profondamente sensibile e buona. Mi sono sempre chiesta come fosse possibile avere un rapporto così profondo, un legame tanto importante con qualcuno che non si è mai incontrato.
Eppure ora che siamo insieme, sembra che tutto ciò che abbiamo passato insieme sia successo di persona e non online.

Qualcosa di portentoso che reputo incredibile.

Abbasso il finestrino quando usciamo dall’autostrada, l’aria è calda in quest’estate del 2019 e l’ombra degli alberi unita alla velocità dell’auto mi rinfrescano.
Dopo ore su un aereo dove il massimo della frescura era data dall’aria condizionata, il profumo della natura è di gran lunga migliore.

Ovunque volgo lo sguardo, il verde degli alberi e dei prati dona al paesaggio un netto contrasto con l’azzurro del cielo. Ci sono svariate nuvole ed io mi sento quasi come in uno dei tanti film anni ottanta che guardo spesso.

Rimaniamo in silenzio per buona parte del tragitto con la radio accesa a fare da sottofondo.

Poi una svolta e ci ritroviamo su una via principale di una cittadina così rassomigliante che sembra di essermi trovata qui da una vita intera.

“Gormley’s, poco lontano da casa e con degli ottimi pancake” dice Amanda spegnando il motore.

Parcheggiate dall’altra parte della strada rispetto al piccolo locale.

Le vetrate con la scritta “Gormley’s” in un verde chiaro in una cornice color panna di legno.

Davanti al locale una jeep cabro che mi strappa un sorriso. Difficile comportarmi da turista esagitata in questo genere di circostanze.

Scendiamo dall’auto e prendo al volo la mia pier one per appoggiarla come sempre sulla spalla sinistra.

“La mia prima esperienza americana” dico con allegria nella voce, suscitando una risatina in Amanda.

Ho aspettato molto tempo prima di poter venire negli Stati Uniti, cresciuta con le fotografie del viaggio che mio padre fece a venticinque anni con gli amici. Volarono fino a Chicago per poi comprare una macchina, percorrere per intero la Route 66 fino alla California. Ci misero più di un mese, gli si ruppe persino l’auto.
I racconti di quell’avventura sono state le storie di un’intera infanzia.

Ma le cose sono molto cambiate rispetto agli anni settanta e viaggiare oggi è qualcosa di più complicato, soprattutto economicamente.

Mi reputo fortunata ad avere un appoggio, alloggiare da Amanda ammortizza sicuramente i costi.

Non appena varchiamo la soglia del locale, ad attirare la mia attenzione è il pavimento bianco e nero a scacchiera, un lungo bancone di quello che sembra marmo bianco e degli sgabelli alti d’acciaio e dall’imbottitura rossa.

Amanda mi lancia un’occhiata eloquente ed io scosto lo sguardo per non mettermi a ridere.

Attratta da un tavolo accanto alla vetrata, due poltrone larghe di legno chiaro rivestite anch’esse di rosso.

Accelero il passo come a volermi assicurare di occupare prima di chiunque altro quella posizione così tipica. Mi infilo a lato e lascio scivolare la borsa sulla seduta, spingendo il peso del mio corpo contro lo schienale. La mia schiena scricchiola per la stanchezza ed un altro sbadiglio prende spazio sul mio volto.

Amanda immediatamente dopo di me si siede sulla poltrona di fronte.

“Sarà così per tutto il tempo?” Domanda divertita.

“Così come?”

“Entusiasmo incontrollato per tutto ciò che vedi”
“Oh, ma questo era il mio entusiasmo controllato” le garantisco.

Lei sorride e e le sue guance si riempiono per via degli zigomi alti.

“Se poi mi porti da Walmart o Costco vedrai la mia incapacità di controllarmi”

Il suo sorriso si tramuta in una sonora risata che attrae l’attenzione di alcuni dei presenti, mi mordo il labbro e sbuffo divertita.

“Venire in America per andare da Walmart, credo di poter fare di meglio, sai?”

“Dobbiamo stilare una lista di priorità” ammetto rigirandomi il braccialetto occhio di tigre nero e azzurro.

“Ho già messo giù qualcosa, purtroppo siamo lontane dalle mete più turistiche, ma sono certa riusciremo a divertirci ugualmente”

Inclino lievemente il capo e la guardo con stupore.

“Sai che sono qui per passare il tempo insieme, per il turismo ci sarà tempo magari un’altra volta”

Beh” dice lei prendendo il telefono dalla borsa “In settimana possiamo andare a visitare Boston, lì ci sono tantissime cose da vedere e da fare. Poi la gita a Salem e siccome è estate, possiamo anche andare a Charlemont”

“Sai che mi fido delle tue idee, prevedono anche un pub serale?”

Amanda sfoggia l’ennesimo sorriso ed annuisce solerte prima che una ragazza sulla ventina con il suo piccolo blocknotes ci chiede cosa vogliamo ordinare.

Solo allora mi ricordo di dare una rapida occhiata al menù sul tavolo e che la ragione per la quale ci troviamo lì, sono i pancake.

Uno scambio di sguardi ed il mio lascia intendere alla mia amica che può essere lei a decidere per me, non ho avuto il tempo di guardare cosa potrei preferire.

“Due pancake mirtilli e cioccolato, caffè da bere” la sicurezza con la quale ordina e la rapidità con la quale la ragazza davanti a noi prende nota e se ne va credo di non averle mai trovate in Italia.
O forse è solo un paragone dettato dalla stanchezza e dal fatto che mai in vita mia ho parlato inglese tanto rapidamente e con tanta sicurezza.

“Caffè?” Domando, ben sapendo quanto sia differente da quello italiano.

“Cerco di tenerti sveglia, credi riuscirai a dormire stasera?”

“Se non ci fermiamo in giornata e sto lontana da divani o letti, credo di potercela fare”

È impossibile per me smettere di fare paragoni con la mia realtà o con ciò che il cinema ci ha costantemente propinato.

Eppure, quando Tina, la cameriera, ci porta i nostri piatti ed il caffè prendo un sorso -un piccolissimo sorso- dalla tazza ed il gusto è completamente diverso da ciò che mi aspettavo.

Il sapore è piacevole seppure diverso.

Basta questo caffè per cambiare il mio approccio a questo intero viaggio: ogni esperienza che mi proporrà Amanda devo viverla senza pregiudizio.

   
 
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