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Autore: NightWatcher96    11/08/2022    3 recensioni
Midoriya Izuku non è quello che sembra.
Suo padre l'ha cresciuta come un maschio e lei a poco a poco è diventata consapevole di non voler essere etichettata come Midoriya Izumi, il suo vero nome di nascita.
BakuDeku
Warning: Trans!Deku
Collocato nella terza stagione di My Hero Academia
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Per una volta ho diviso una One-Shot di 8 pagine; detto ciò, ancora Enjoy!








Era scesa la notte e tutti dormivano, perfino Izuku che si era completamente persa nel mondo dei sogni quando si era infilata in un futon. L'acqua calda delle terme l'aveva davvero rigenerata.

L'unico ancora sveglio era proprio Katsuki.

In silenzio, si era portato con il futon accanto a quello di Izuku e da interminabile tempo non smetteva di fissarla. La luna piena che filtrava dal balcone evidenziava la sua figura longilinea accompagnata da una bellezza disarmante.

Una ciocca di capelli era finita sulla guancia lentigginosa. Katsuki allungò timidamente la mano per spostarla verso un orecchio.

Era la prima volta che notava quanto le ciglia di Izuku fossero lunghe. Premette delicato il pollice sulle labbra piegate in un lieve sorriso: erano incredibilmente morbide e piccole, come disegnate da un artista esperto.

Che sapore avrebbero avuto se le avesse baciate?

Katsuki si avvicinò un po': infilò il naso in quei capelli impossibili da pettinare. Avevano davvero un buon odore di pesca ed erano così setosi. Il suo sguardo cadde sulla clavicola che sbucava dalla t-shirt nera oversize che indossava.

Adocchiò una spalla altrettanto scoperta: era così piccola e delicata. Fu tentato di toccarla ma no. La sua mano alzò leggermente il sottile piumino sul suo corpo dove l'oscurità era molto più pronunciata.

I raggi lunari ora non offrivano più la giusta luminescenza argentea ma Katsuki non voleva fermarsi dall'ammirare Izuku.

Trovò la piccola mano a riposare contro il petto: il biondo la chiuse appena nel suo palmo. Si stupì di quanto fosse piccina eppure quanti forti pugni avrebbe potuto sferrare!

La spostò il più attento possibile solo per poter essere libero di afferrare un lembo della t-shirt e sollevarla verso l'alto. Curiosamente adocchiò una forma un po' strana del petto.

Controllò prima se Izuku stesse dormendo profondamente. 

Sì. Poteva continuare.

Katsuki ci appoggiò su una mano: la pelle era tiepida, i capezzoli pronunciati ma quello che lo interessò fu quando chiuse le dita leggermente intorno ad una strana rotondità di un pettorale.

Era così morbido e delicato, piccolo e dal buon odore.

I suoi occhi caddero ancora sugli addominali e la curva del fianco prima del bacino. La sua vita era così stretta, molto più di un ragazzo, molto più della sua. Katsuki fece cadere la mano all'elastico della larga tuta che indossava Izuku.

Tentennò se alzare e controllare... 

Cosa non lo sapeva neanche lui.

Izuku ebbe un movimento e si voltò dall'altro lato, dandogli la schiena. Katsuki ritirò subito la mano e allora si mise disteso, con lo sguardo puntato al soffitto. La mano sinistra con la quale si era sostenuto una guancia formicolava.

Diavolo! Il suo cuore batteva forte nel petto!

Guardò ancora la porzione di schiena scoperta di Izuku e allungò ancora la mano, eppure scese voluttuoso. Trovò un sodo sederino molto poco mascolino, accompagnato da un paio di slip bianchi ma davvero troppo piccoli per un ragazzo.

Katsuki era confuso;  improvvisamente Izuku sbadigliò e lui immediatamente ritirò nuovamente la mano fingendo di dormire. Rimase così, immobile, a seguire con l'udito i leggeri passi del più piccolo che si alzava per portarsi al balcone che affacciava su un giardino poco curato.

Il pergolato era grazioso, tutto interamente di legno.

Katsuki dischiuse un occhio: Izuku si era messo ad osservare la luna.

Sembrava un momento perfetto per dirgli come si sentisse già da parecchi anni, ormai e non poteva più aspettare. Quelle comparse, tra l'altro, dormivano!

Il biondo, in pochi silenziosi passi, la raggiunse.

«Kacchan...» sussurrò Izuku. «Ti ho svegliato?».

«No. Non riuscivo a dormire».

Izuku rimase in silenzio, con ancora lo sguardo rivolto alla splendida luna piena nel cielo. Era meravigliosa e rischiarava le nuvole brune nel maestoso cielo.

«Ti ha dato fastidio quello che ti ha detto Palle in Testa, vero?».

Izuku abbassò lo sguardo improvvisamente teso. Negò.

«Certo che ti ha dato fastidio, altrimenti non saresti scappato».

«Sappiamo com'è fatto Mineta-kun, Kacchan. Me la sono presa troppo. Chi fa balletto classico da bambino, se è fortunato, mantiene un fisico longilineo e-».

«Mi piaci».

Izuku spalancò gli occhi, insicura di aver capito effettivamente quelle due parole così flebili da confondersi nella brezza notturna di una folata di vento. Guardò Katsuki che teneva gli occhi bassi e puntati al vuoto, le gote un po' arrossate.

«N-non ho capito...».

«Mi piaci, Deku» ripeté, ora guardandola.

Izuku rimase affascinata dal riflesso argenteo della luna che si specchiava in una di quelle biglie scarlatte. Dopo un po' arrossì e si fece insicura tanto da torcersi nervosamente le dita che parevano nascondere il cavallo dei suoi pantaloni.

«Non posso più tenerlo nascosto» riprese Katsuki, facendo un passo avanti.

Izuku celò la faccia paonazza dietro le mani. Aveva un batticuore incredibile e il suo piccolo corpo tremava come una foglia. Perché? Perché tutto questo?

Katsuki le appoggiò una mano sulla testa ma poi l'avvolse in un dolce abbraccio, portando il mento sui capelli. Izuku rimase pietrificata.

Troppo vicino! Avrebbe scoperto! No, non poteva!

In un impeto di terrore, scalpitò così tanto che perse l'equilibrio e cadde supina in terra, trascinandosi perfino Katsuki. I due trattennero il fiato: dentro però, non si era svegliato nessuno.

Sospirarono all'unisono e con fare un po' ironico per quella perfetta sincronia.

Katsuki era sopra Izuku, le mani piantate agli angoli della testa ma la sua parte inferiore era premuta su quella dell'altra.

«Izuku, tu mi piaci. Vedi di non farmelo ripetere» disse ancora Katsuki.

Le baciò teneramente la fronte mentre si perdeva nel guardare quelle gote che, anche nella notte, sembravano aver assunto un colorito interessante.

Izuku, invece, era sempre più in colpa. Anche a lei era da sempre piaciuto Katsuki, nonostante alle medie le avesse fatto passare i momenti peggiori. Però con il tempo quel biondo si era fatto innegabilmente bello e allora lei aveva iniziato a fantasticare su molte cose sdolcinate.

E successivamente decisamente molto poco caste.

«A-anche tu mi piaci, Kacchan...» sussurrò Izuku.

Il biondo sogghignò così tanto che si alzò, per offrirle una mano e per spingerla a tradimento contro il muro.

Fu allora che la baciò con passione. 

Fu in quell'attimo che Izuku rimase congelata, anzi, stupita da un simile ardore. Eppure, anche lei si lasciò andare.

La lingua di Katsuki cercava la sua per intrecciarsi in una danza senza parole ma ricca di significato. Quelle mani carezzavano sicure il suo viso per poi scendere sul suo petto.

Il petto! No!

Prima che potesse allontanarsi, Katsuki la inchiodò ulteriormente infilandole un ginocchio tra le gambe. La sua mano corse sotto la maglietta per risalire gli addominali, saggiare la linea di un fianco e premere dolcemente su un capezzolo.

Izuku gemette nonostante avesse la bocca occupata dalle labbra di Katsuki.

Questo sogghignò. Si staccò un po' per ingoiare nuovo ossigeno e riprendere a tastare quel sapore così buono e quell'odore inebriante.

L'altra non poteva far altro che arrendersi ma improvvisamente sentì qualcosa di duro premere contro il suo Monte di Venere. Spaventata, adocchiò l'enorme erezione di Katsuki.

Era nei guai! L'avrebbe scoperto e-.

All'improvviso, una stilettata di piacere le mandò in orbita il cervello. Izuku reclinò la testa all'indietro, contro il muro, e gemette ad occhi chiusi. Katsuki le aveva infilato una mano negli slip ed aveva sfiorato le sue grandi labbra.

Eppure, fu in quel momento che le sue paure più grandi divennero realtà.

Il biondo rimase basito in un primo momento, con la mano ancora nei pantaloni di Izuku. Si riprese dopo un momento per controllare: quando guardò dentro non ci trovò un fallo eretto, bensì una vagina molto bagnata.

Nello shock fece due passi indietro, incapace di guardare Izuku con uno sguardo meno sconcertato.

«Che cazzo significa?».

Izuku l'avrebbe potuto fermare e invece... si era lasciata inebriare da quel magico tocco dove il suo corpo si era fatto rovente in basso ed aveva provato l'inebriante voglia di fargli scoprire chi era davvero.

Ma aveva sbagliato. Poteva vederlo e constatarlo dall'espressione scioccata di Katsuki che ancora aspettava la sua risposta.

In un movimento rapido, il biondo le calò giù i pantaloni e gli slip e quando vide ciò che aveva tastato poc'anzi sentì quasi fermarsi il cuore. Si era innamorato di un...

«Che cazzo sei, un fottuto trans?».

Quelle parole colpirono Izuku più di un tir alla massima velocità. Fece un risolino nervoso mentre si rialzava gli indumenti e affondava la faccia nelle mani, sperando di non piangere.

Katsuki crollò seduto pesantemente in terra, di fronte a lei, con ancora gli occhi sbarrati e le sopracciglia corrugate in un cipiglio incazzato. Lei scivolò in ginocchio.

«Non sono un trans, Kacchan... sono una ragazza».

«Stai scherzando?» espirò l'altro. «Hai sempre indossato l'uniforme maschile, non ti ho mai visto con una gonna e...» le sue parole morirono quando iniziò a capire. «Ecco perché i litigi tra i tuoi genitori... e il perché tuo padre inveiva contro di te per cancellarti le abitudini di una bambina...».

Un singhiozzo camuffato spezzò il cuore di Katsuki. Cazzo. Aveva sbagliato!

«Quante volte mio padre mi ha picchiato... mi ha tenuto anche senza cibo pur di non farmi crescere adeguatamente per non assomigliare a una ragazza...» sussurrò Izuku, ancora con il viso tra le mani.

«Qualche volta ho visto come ti prendeva con la cintura, dalla mia camera» ammise il biondo. «E non ho mai potuto fare nulla...».

«Il mio vero nome è Izumi Midoriya... e puoi immaginare che shock quando ho scoperto il nome di Kota-kun?».

«Izumi è usato molto, sia per maschi sia per femmine. Lo so» rispose Katsuki.

Con gentilezza l'abbracciò teneramente. La sentì sussultare sotto al suo tocco, tuttavia la tenne stretta a sé.

«Perché non me lo hai mai detto?».

«Io... ho sempre e davvero voluto essere un maschio, Kacchan... ma, sono ancora una fottuta femmina esternamente e... non potevo dirtelo o avrei perso il mio unico amico» Izuku pianse disperatamente, aggrappata alla sua maglietta.

Il biondo sentì le lacrime agli occhi.

Gli vennero in mente tutti i soprusi, i dispetti, le offese che le aveva riservato alle medie e percepì un conato di vomito risalirgli l'esofago.

«Io voglio essere il tuo ragazzo, Kacchan... ma ora tu sai chi sono io e-».

«Sì, Izuku. Sei il mio ragazzo. Non cambia nulla. Ti amo lo stesso. Mi piaci così come sei» replicò l'altro, tutto d'un fiato.

«N-non lo dici per compassione?».

Il biondo sbuffò scocciato per poi infilargli nuovamente la mano nei pantaloni e cercare quella protuberanza umida che prima gli aveva fatto provare un'inebriante scossa di piacere lungo le punte delle dita.

Katsuki era gay, se ne era reso conto quando aveva compiuto dodici anni e aveva provato una forte attrazione per un giovane liceale. 

Vedere Izuku come un ragazzo non gli creava gli stessi fastidi già vissuti quando, forse per gioco, si era fidanzato alle medie con una ragazzina e avevano sperimentato qualche tocco di troppo. 

Avrebbe ricordato quel giorno come il più brutto e disgustoso di tutta la sua vita ma ora, con Izuku e quel suo corpo così particolare... era convinto che si sarebbe innamorato ancora di più del suo ragazzo. Sì, non avrebbe mai potuto vedere Izuku come una donna.

Izuku gemette forte, stringendosi di più al suo corpo muscoloso.

«K-Kacchan... t-ti prego... n-no» disse.

Decise di non continuare il biondo. Voleva scoprire Izuku pian piano, in realtà.

«Il tuo segreto è al sicuro con me. Chi altro lo sa?» disse mentre le asciugava le lacrime dal viso.

«S-solo tu».

Katsuki sogghignò. Era un segreto importante. Allora la baciò teneramente prima di stringerla a sé.

«Kacchan, non voglio essere trattata come una ragazza».

«Stai tranquillo, Deku. So quanto puoi essere forte» gli disse. «... molto più di chi ha un cazzo in mezzo alle gambe».

Izuku, a metà tra l'imbarazzo e il paonazzo, schiaffò una manata sul fallo ancora eretto di Katsuki, facendolo guaire... di piacere.

Si leccò le labbra e avvicinandosi al suo orecchio disse: «Posso sempre mettermi uno strap on e farti il culo, Kacchan, in attesa che quando avrò soldi diventerò un uomo a tutti gli effetti».

Il biondo sentì la sua erezione diventare ancor più di marmo. Era arrossito, mentre Izuku se la ridacchiava un po'. Ora sì che si sentiva bene; per una volta non era disgustata da chi e cosa fosse.

«Kacchan».

«Mmh?» disse l'altro, intento a guardare la luna.

Izuku gli si appoggiò con la testa contro una spalla e scosse il capo. «Niente» disse.

Perché nessuna parola sarebbe stato in grado di descrivere quanto felice si sentisse. Katsuki parve capirlo: le baciò una tempia mentre il suo braccio correva alla schiena.

«Posso toccarti il culo?».

Izuku sbuffò una risatina.

«Posso toccarti il-».

«Certo. Guarda tu stesso» rimbeccò giocoso l'altro, mentre si tirava il pigiama nero e lo slip per mostrare cosa gli fosse accaduto.

Izuku non era più imbarazzata. In quel momento si sentiva davvero un ragazzo, quello che aveva sempre sognato.

Lei non era Izumi Midoriya.

Lui era Izuku Midoriya e sarebbe destinato a diventare il più grande degli Hero.

The End

  
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