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Autore: VaniaMajor    12/08/2022    5 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 28
 
DECISIONI SENZA RITORNO
 
L'armata di Gake si era accampata in prossimità delle macerie del villaggio incontrato quel pomeriggio. Era un piccolo esercito composito: yokai e guerrieri ningen senza scrupoli collaboravano, anche se bastava poco per accendere scintille pericolose. La disciplina non era una delle virtù delle armate di Gake e Naraku non aveva mai fatto molto per imporla: il più forte sopravviveva e si rendeva utile, il più debole poteva anche soccombere. In teoria, quell'accozzaglia di devastatori aveva un comandante di recente nomina, ma in realtà quel pazzo combatteva da solo e non si curava minimamente di indirizzarli, quindi tutti avevano imparato a tenersi debitamente alla larga dalla sua gigantesca alabarda e dal suo sguardo da matto.
Bankotsu, in tutta sincerità, non aveva alcun interesse né per l'armata, né per la guerra in corso. La sua mente, da giorni, era piena solo della voglia di vendicare la morte di Jakotsu. Ripensava alla scena, a come una missione che sulla carta prometteva di essere divertente si fosse risolta in tragedia. Era bastato l'intervento di quei bastardi al seguito del Principe Inuyasha ed ecco: lui era rimasto di nuovo solo. Jakotsu, l'unico della vecchia squadra che lo capisse davvero, era stato un ottimo compagno anche in questa nuova vita. Ora era definitivamente polvere e la sua Hoshisaki era stata rubata.
“La riavrò. Con due Hoshisaki potrei farcela. Potrei essere libero.”
Questo era il suo pensiero costante fin dal momento in cui i Saimyosho gli avevano tolto la sua vendetta. Era da tempo che il ruolo di burattino di Naraku gli stava stretto. Lui e Jakotsu ne avevano parlato, nel linguaggio cifrato noto a loro soltanto, ma adesso che era solo non c'era più motivo di attendere o di fare piani. Avrebbe recuperato l'Hoshisaki di Jakotsu ma non l'avrebbe riconsegnata a Naraku, come quest'ultimo gli aveva ordinato. L'avrebbe tenuta per sé. Già che c'era, si sarebbe preso anche quella del capo degli okami-yokai. Tre Hoshisaki contro due...Bankotsu era sicuro di poter sconfiggere Naraku. Restava l'incognita di Kagura: si sarebbe messa in mezzo a difendere il suo creatore? Quella donna era un osso duro, ma Bankotsu non credeva di essersi sbagliato nel giudicarla l'elemento più instabile nella corte dei servi di Naraku. No, Kagura ne avrebbe approfittato per guadagnare a sua volta la libertà. Non avrebbe trovato ostacoli da parte sua.
Avvertì uno sguardo su di sé e i suoi occhi saettarono sulla piccola figura bianca, seduta in silenzio poco lontano. Naraku gli aveva messo alle costole il cane da guardia. Beh, si sarebbe sbarazzato anche di lei, dopo che si fosse resa utile. L’incarico di Kanna riguardava Shinsetsu, ma Bankotsu era sicuro che lo stesse spiando per conto del padrone. Naraku non si fidava di lui…e faceva bene.
Bankotsu abbracciò la sua Banryu, gli occhi scuri incupiti da questi pensieri, mentre non lontano qualcuno iniziava ad accendere fuochi per la notte. Il suo sguardo si spostò per un attimo sulla figura fragile, inanimata, stesa sulla barella di fortuna poco distante, con due monaci spretati accanto a fargli la guardia. Un sorrisetto sottile e micidiale gli stirò le labbra.
“Le Hoshisaki ti portano sfortuna, ragazzo. Tranquillo, almeno morirai accanto a tua sorella.” pensò, senza un minimo di compassione. L'esca che Naraku gli aveva offerto era perfetta. Bankotsu non aveva dubbio che la Cacciatrice sarebbe caduta nella rete, da sola o – ancora meglio – seguita dai suoi compagni. Le Punte di Stella gli stavano andando incontro senza che lui dovesse fare grossi sforzi e, se fosse andato tutto bene, prima di ammazzare Naraku avrebbe potuto togliersi lo sfizio di fare a pezzi Inuyasha e i suoi maledetti seguaci.
***
Era sorta la luna, una falce crescente che andava facendosi gibbosa, e la sua luce viola e vibrante dava alla notte di En quell'atmosfera onirica che le era abituale. Sesshomaru e Anna erano seduti nello stesso posto da ore, separati da parecchi metri. Non si erano più guardati né parlati, una volta usciti dalla Grotta. Barcollando, ognuno col proprio carico di pensieri e emozioni, si erano privati del vicendevole sostegno e avevano trovato un anfratto in cui sedersi e recuperare le forze.
Ora, Sesshomaru sentiva che finalmente nella sua mente era tornata la calma e i pensieri avevano riacquistato la consueta chiarezza. Aveva compreso come si fosse solo illuso di aver superato i propri rimorsi nei confronti di Rin, come fosse andato avanti solo in apparenza. La sua mente e quel frammento di cuore che la bambina aveva risvegliato, invece, erano rimasti ancorati a quelle notti di dolore e sensi di colpa. Questo buio che si portava dietro, la rabbia e l'impotenza dati dal suo lutto avevano creato una barriera invalicabile al suo uso di Tenseiga e delle Hoshisaki, perché lo avevano allontanato di nuovo dalla luce. Il suo rifiuto cieco verso la nuova Portatrice di Junan aveva le sue radici in questa negazione del presente, di crearsi un futuro.
Ora, la grotta lo aveva costretto a guardarla davvero e a mostrarsi a lei, con una profondità che nessuno dei due avrebbe desiderato ma che li aveva fatti scoprire maledettamente simili. Sesshomaru non aveva provato pietà per le vicissitudini della giovane donna proveniente da un altro mondo, ma attraverso le immagini e le voci aveva compreso non solo le profondità del suo coraggio, della forza d'animo e della tenacia, ma anche la gentilezza, la fragilità sottostante, il terribile bisogno di essere necessaria. Non aveva mai analizzato così a fondo l'anima di chi gli stava attorno, men che meno aveva empatizzato con estranei, e questo ora la rendeva ai suoi occhi una persona completa quanto lui, non più ignorabile. Nessuno l'avrebbe mai compresa meglio di quanto ora poteva affermare Sesshomaru, forse nemmeno la sorella più piccola, che conosceva bene il suo spirito ma a cui Anna non aveva raccontato tutte le privazioni dell'abbandono o i momenti di debolezza. Allo stesso tempo, nessuno poteva dire di conoscere lui tanto quanto la giovane bionda che ora sedeva in disparte, per metà sotto la luce lunare e per metà nell'ombra delle rocce.
“È così che vive: a metà. Come me.” pensò, poi si accigliò e guardò la mano con cui l'aveva sollevata, nel momento in cui lei aveva perso le forze dopo averlo tratto in salvo fin quasi all'uscita. Erano riemersi dalla grotta fianco a fianco, da pari. Lei lo aveva chiamato per nome. Ora, cosa sarebbe successo? Come proseguire, da quel momento in poi? Doveva stipulare quell'alleanza o rinnegarla per rimanere legato al passato?
La risposta era una soltanto e Sesshomaru indugiò non più di un istante. Si alzò, camminò fino ad arrivare nei pressi di lei, che alzò lo sguardo a incontrare il suo. Il suo volto era imperscrutabile. Si alzò, standogli di fronte senza alcun atteggiamento apparente.
«La Grotta non ci ha dato risposte. - esordì Sesshomaru e lei scosse il capo – In compenso, ha donato a entrambi una completa visione dell'altro.»
«Avevo intuito che la Grotta si fosse concentrata su di me, uscendo... - mormorò lei, abbassando per un attimo lo sguardo e stringendo le labbra – Non so cos'abbiate visto e sentito, ma non ho bisogno di nascondermi al vostro sguardo.»
«Non ti secca che ora io conosca i tuoi ricordi peggiori, le tue debolezze?» chiese Sesshomaru, volutamente duro. Lei rialzò lo sguardo e lo guardò con una franca purezza che in parte gli ricordò Rin.
«No.» disse. Quella ragazza era così: non si nascondeva, non fingeva, non recitava alcuna parte. Come un'acqua pura e salvifica, riversava su di lui verità. Rimaneva fedele al fiore bianco che gli aveva dato quella prima mattina, a Ojohi. «E voi, Sesshomaru-sama? Potete sopportare il mio sguardo nella vostra anima?»
Sesshomaru si oscurò in volto per quel ritorno al tono formale.
«C'è poco che possa fare al riguardo, ormai. - replicò, aspro, e seppe di averle tolto colore dal viso pur sotto la luce di quella luna riflessa nella superficie di Junan – Pure, sarebbe stupido da parte mia negare questo legame. Sei stata scelta per completarmi, sei la nuova Portatrice di Junan e so che terrai fede alla tua alleanza a En perché questa è la forma della tua anima. Mi basta.»
Il petto le si alzò nel tentativo di una brusca inalazione, subito interrotta. Lei non voleva capisse che la sua accettazione l'aveva emozionata, ma Sesshomaru notava anche i più piccoli mutamenti in lei perché ormai sapeva a cosa fare attenzione. In quel momento, era un tumulto di incomprensibili emozioni umane.
«Vi aiuterò, con Tenseiga e con le Hoshisaki. Vi aiuterò a sconfiggere Naraku. Vi dedico la nuova vita che il sangue yokai mi ha dato. Posso giurarvelo qui e adesso, Sesshomaru-sama.»    
«Hai già fatto qualcosa di simile, nella grotta...ma non su questo nome. Ero sveglio e ti ho sentita perfettamente buttare alle ortiche ogni forma di rispetto.» la provocò lui, sarcastico. La vide stringere le labbra in una linea sottile, come per prepararsi a un'aggressione verbale, poi alzare una mano, fino a fermarsi davanti al suo volto. Lui per un attimo non parve capire il gesto, poi alzò a sua volta la mano destra fino a sfiorare il palmo di lei. Le dita di Sesshomaru si serrarono senza gentilezza, imprigionandola in una stretta dolorosa. Le sue unghie le ferirono il dorso, strappandole una smorfia. Lo sguardo di quegli occhi ambrati era micidiale, implacabile. Aveva accettato la sua offerta e non le avrebbe concesso di ripensarci.
«Giuri di servirmi con fedeltà? Giuri di agire per il bene di Junan e la salvezza dell'anima di Rin? Giuri di combattere Naraku fino al tuo ultimo respiro?» le chiese lui, con voce di ghiaccio.
«Lo giuro...Sesshomaru.» disse lei, con voce roca. 
«Ti credo.»
In quel momento, le loro Hoshisaki si illuminarono come nella notte in cui erano stati a un passo dal pervertirne il potere con il loro odio reciproco. Stavolta, però, la loro luce fu pulita, in perfetto equilibrio. L'aura viola di Junan e quella argentata di Chinoo si fusero come a creare una nuova luna, un faro nella notte. Entrambi avvertirono una sensazione quasi fisica di destino, di appartenenza. Fu un'esperienza spirituale profonda, appagante, ma per Sesshomaru fu turbata nel momento in cui i suoi occhi, come per un velo che Chinoo aveva finalmente lasciato cadere, si resero ben conto della bellezza della donna di cui ancora stringeva la mano.
Per la prima volta, si sentì sommerso da pulsioni che aveva sempre evitato con disgusto. Fu un'onda violenta ma al contempo ingentilita e domata da quella sensazione di completezza che il giuramento di lei gli stava donando. D'improvviso, quel viso e quel corpo erano oggetto di un desiderio impellente di contatto, di possesso. Si era già accorto di quanto fosse attraente, proporzionata, ma ora al senso della vista si era unita la comunione di anime avvenuta nella grotta e anche solo guardarla negli occhi lo stava portando a perdere il controllo. Voleva berne la bellezza, legarla a sé con qualcosa di più che un giuramento di fedeltà in battaglia. La sua mano vibrò, accentuando per un attimo la stretta su quella di Anna, ma nient'altro del suo atteggiamento lasciò trasparire il turbamento interiore.
“Sono le Hoshisaki che ti spingono a ottemperare la profezia fino in fondo. Non diventare un loro burattino.” disse la voce del gelo dentro di lui e Sesshomaru, abituato nei secoli ad ascoltarla, vi si aggrappò per strappare da sé ogni malaugurata tentazione. Lasciò andare bruscamente la mano di Anna e le voltò le spalle, iniziando a scendere il crinale.
«Riposa. Ripartiamo domattina per il castello. È tempo di riunirci a Inuyasha e soci.» disse, brusco, senza più voltarsi. Non vide Anna che si portava la mano al petto, non si accorse che ora tremava, trattenendo dentro di sé un'emozione immensa che suo malgrado stava riconoscendo come il germoglio di un pericoloso amore. Sesshomaru non vide alcuno di questi segni, troppo impegnato a mettere distanza tra sé e la fonte di quei nuovi desideri inopportuni, ma Kagura li colse tutti, dalla sua piuma sospesa nel cielo notturno.
Anna si sedette a terra, stringendosi le ginocchia, il volto pallido e le labbra serrate.
«Sono nei guai.» mormorò, pianissimo, ma il vento portò anche queste parole a Kagura, dietro al cui viso indifferente si agitavano gelosia, dolore...e calcolo.
«Lo sei altroché, carina.»
Naraku aveva avuto ragione e non avrebbe impiegato troppo tempo a sguinzagliare la sua arma più perfida per infliggere un'altra ferita all'Imperatore di En. Cosa poteva fare lei? Qual era il suo margine d'azione? Aveva un'informazione importante, ma come condividerla senza avvicinare ancora di più Sesshomaru a quella maledetta bionda?
“Credi di essere più forte del destino, Kagura?” si chiese, amara. Beh, ci avrebbe provato, non si sarebbe arresa. E se alla fine avesse conquistato anche solo la libertà, ne sarebbe comunque valsa la pena.
***
«Che meraviglia...» mugolò Kagome, emergendo dalla polla d'acqua calda, in cui le era quasi parso di sciogliersi, e iniziando ad asciugarsi.
«Stai attenta, Kagome, potrebbe girarti la testa.» la avvertì Sango, uscendo con maggiore cautela e lanciando occhiate sospettose tutt'attorno.
«Non preoccuparti, ci sono abituata. - la tranquillizzò lei, poi emise un sospiro di puro piacere e piegò la testa all'indietro per strizzarsi i capelli – Non speravo che anche a En ci fossero posti come questo!»
«Non sono molti, siamo stati fortunati a incrociarne uno. Rimane che non capisco perché tu abbia insistito a venire...»   
«Oh, Sango! Siamo stanche, sporche, giù di morale. Un momento di tregua ci vuole! Hai visto che nemmeno Inuyasha e Miroku hanno trovato da ridire? - la interruppe Kagome, con foga – Avanti, dovrebbe averti aiutata a rilassarti un pochino. Non ne hai mai avuto la possibilità da quando mi hai trovata vicino al pozzo dell'Hokora!»
Sango, comprendendo che quel piccolo capriccio di Kagome era in realtà un modo per distoglierla dai suoi pensieri sul fratello in pericolo, sorrise con dolcezza e si arrese. Stavano tutti facendo i salti mortali per darle forza, in attesa di sapere come stessero realmente le cose, e lei era profondamente grata a ognuno di loro. Si erano rilassate nell'acqua calda, chiedendosi a vicenda se Jaken fosse già arrivato al castello e come avrebbe fatto il piccolo Shippo a contattare Sesshomaru per fargli conoscere il cambio di piani in atto. Ai due erano stati affidati compiti logistici, mentre loro quattro tornavano verso il confine a combattere.
«Sono così preoccupata per Anna...Con Sesshomaru sembravano non capirsi affatto e lei deve ancora superare il trauma della sua trasformazione. Pensi che ci sia speranza che vadano d'accordo?» chiese ora Kagome, preoccupata, iniziando a rivestirsi. Sango corrugò la fronte.
«Anna mi sembra una persona diretta e sincera, molto forte anche se a prima vista può non sembrare tale. Credo siano aspetti che Sesshomaru-sama sia in grado di apprezzare, ma dobbiamo tenere conto che la perdita della precedente Portatrice di Junan lo ha reso ancora più restio ad aprirsi. - analizzò la Cacciatrice, ricordando la notte in cui avevano parlato con la dea Kiokuchi – Inoltre, Anna reagisce con violenza ai comportamenti del nostro Imperatore. Credo che abbiano molti punti in comune, ma le circostanze li hanno messi l'uno contro l'altra prima che avessero una possibilità di entrare in contatto. D'altra parte, la profezia li vuole uniti...»
Si fermò, non volendo mettere a disagio Kagome su quel punto, ma la ragazza si limitò a sospirare e a legare in vita la cintura dell’abito da miko, pensierosa. Le sue dita andarono all'Hoshisaki che portava al collo, tormentandola.
«Già, la profezia...uniti nel cuore, giusto? - mormorò – Questo vorrebbe dire che Sesshomaru e Anna sono destinati a innamorarsi. Non sono sicura di desiderare una cosa simile. Tu, invece, vedi le cose con grande saggezza. Ti invidio, Sango.»
«Sesshomaru-sama è duro perché forgiato da grandi dolori e responsabilità.» cercò di scusarlo Sango, pentita di aver sollevato l'argomento.
«Inuyasha ha subito a sua volta molti dolori e ne condivide le responsabilità, ma non è così gelido e intrattabile.» osservò Kagome, polemica. Sango non poté fare a meno di sorridere.
«Fino a poche settimane fa, avresti detto parole molto diverse su di lui.» la stuzzicò con gentilezza. Kagome arrossì.
«È vero, ma...adesso lo conosco meglio. È burbero, ma buono.»
«Non posso darti torto. Sono contenta che si sia rivelato tale...e che il vostro rapporto sia molto migliorato.»
«Sì. - ammise Kagome, con un sorriso dolce che la illuminò ma che scomparve subito in un'ombra che le calò sul volto – Però non voglio che il mio rapporto con Inuyasha si risolva nell'adempimento di una profezia. Io non sono Kikyo. Non voglio che veda lei in me.»
«Penso che sia in parte inevitabile, Kagome-chan, ma sono sicura che il suo comportamento nei tuoi confronti sia diverso da quello che tenne con Kikyo. - disse Sango, poi non poté fare a meno di sorridere – E tu? Come la mettiamo con il tuo principe dai capelli neri? Hai rinunciato a trovarlo?»
La vide trasalire e la fissò, sorpresa nel vederla avvampare. Balbettò un po’ prima di rispondere, sviando il suo sguardo.
«Ecco…ci ho pensato, sai, e probabilmente si trattava di un’immagine non completa di Inuyasha. – disse, quasi di corsa, tirandosi indietro i capelli bagnati – Voglio dire, il viso era identico! Forse non ho visto i capelli…cioè, era buio…insomma, ci ho pensato tanto e…»
«Se si trattava del Principe Inuyasha, tanto meglio. – sorrise Sango, intenerita, iniziando a camminare per tornare dagli altri – Gli vuoi bene, Kagome?»
Il rossore di Kagome scomparve. Il suo viso divenne molto serio, quasi malinconico.
«La donna che gli era destinata era Kikyo, Sango. Ricorda che io sono solo la sostituta.» mormorò, senza darle una vera risposta. Sango rifletté se insistere, ma decise di tacere. Era un argomento delicato e non voleva assolutamente dare un dolore a Kagome. Secondo lei, Inuyasha aveva cessato di vederla come la reincarnazione di Kikyo e la loro amicizia sembrava destinata a sbocciare in qualcosa di più profondo, ma questo era un sentimento che i due avrebbero dovuto far crescere senza intrusioni inopportune. Non era facile dipanare i nodi del cuore e lei, suo malgrado, iniziava a comprenderlo. Il petto le si strinse per un attimo in una morsa quando gli occhi le caddero su Miroku, seduto su un masso poco più avanti con la piccola Kirara accanto, che sventolava una mano nella loro direzione e sorrideva.
«Tutto bene? Com’era la fonte?» chiese, in apparenza allegro.
«Calda. – rispose Kagome, con un sospiro di beatitudine, poi lo fissò con sospetto – Cosa ci fai qui? Non avrei spiato, vero?»
«Io?! Kagome-sama, potrei offendermi! – replicò il monaco, mentre già Sango si circondava di un’aura pericolosa – Io volevo solo accertarmi che foste al sicuro mentre…»
«Tranquille, l’ho tenuto sott’occhio io.» disse Inuyasha, uscendo in quell’istante dal folto. Teneva Tessaiga sguainata, segno che non era tranquillo. Miroku sospirò, tragico.
«Qui nessuno si fida di me. La mia vita è davvero sfortunata.» disse, cercando conforto nella piccola forma di Kirara ai suoi piedi, che miagolò.
«Se ve la sentite, proseguirei il cammino. Abbiamo ancora un paio d’ore di luce e inizio a sentirmi osservato.» disse Inuyasha, guardandosi attorno con aria torva.
«C’è qualcuno nei dintorni?» chiese Kagome, allarmata, mentre Sango approvava subito e chiedeva a Kirara di trasformarsi. Inuyasha scrollò le spalle.
«Probabilmente, qualche insettaccio spia di Naraku, niente di più. Il pericolo è di fronte a noi, sono sicuro che ci abbia preparato una bella festa.» disse l’hanyo, amaro, poi trasalì quando le dita di Kagome gli sfiorarono le labbra per zittirlo. La vide lanciare un’occhiata preoccupata verso Sango e gli spiacque aver parlato senza pensare, ma la Cacciatrice si era già posizionata in groppa a Kirara e si stava legando i capelli, pronta a partire, mentre Miroku si piazzava dietro di lei con un’occhiata di rimpianto. Forse gli era piaciuto vedere per un attimo la ragazza in una situazione più rilassata.
Inuyasha stesso guardò meglio Kagome e si scoprì ad arrossire. Era ancora accaldata, con un bel colorito roseo sulle guance, i capelli umidi che le scendevano mossi sulle spalle. Fu sorpreso dall’intensità del desiderio di farsi passare una di quelle ciocche tra le dita. Si abbassò di scatto per farla salire sulla sua schiena, cercando di non mostrarle la propria espressione. Cosa gli prendeva?! Sembrava un ragazzino con una cotta! Nemmeno con Kikyo aveva provato quel tipo di attrazione insensata, era stata una cosa più spirituale…
Lei non parve accorgersi del suo turbamento e salì, aggrappandosi alle sue spalle. Inuyasha si morse un labbro, mentre si alzava di scatto e partiva dietro a Kirara, strappandole un gridolino. Il suo peso e il suo calore erano una tortura!
«Sango si è calmata un po’?» chiese a bassa voce, per cercare di tornare padrone di sé. Per l’ennesima volta, fu felice che non ci fosse Sesshomaru. Avrebbe capito e il suo sarcasmo sarebbe stato feroce. Lui per primo era stupefatto da come il passato fosse scivolato via, come anestetizzato dal calore e dalla presenza di Kagome. Da quando si erano parlati e lei aveva non solo ascoltato i suoi dolori, ma lo aveva accettato per ciò che era, come nessuno aveva più fatto dopo la morte dei suoi genitori, era come se Kagome si fosse circondata ai suoi occhi di un'aura luminosa. Gli piaceva parlare con lei, riuscire a farla sorridere, avvertire il suo profumo. Da quanto stava cominciando a capire, gli piaceva troppo. Si accorse con un attimo di ritardo che lei gli stava rispondendo.
«...ma non credo riesca a pensare ad altro. La capisco, chi ci riuscirebbe?»
«Ti riferisci ad Anna?» chiese Inuyasha, arrischiando un'occhiata. Kagome era molto seria e i capelli ancora umidi le si erano appiccicati in onde sul collo.
«Anche. - disse infine – Immagino che il resto della nostra famiglia sia altrettanto agitato per la nostra scomparsa. Chissà se riuscirò a tornare da loro, un giorno...»
La frase fece stringere le labbra a Inuyasha, che avvertì suo malgrado una certa stizza nei confronti di quell'invisibile famiglia che reclamava la presenza di lei.
«Beh, finché non purifichiamo le Stelle sei inchiodata qui. Mi spiace.» le disse, aspro. Kagome ci rimase male, poi capì i sottintesi di quella frase e strinse le braccia attorno al collo di Inuyasha.
«Non potrei mai andarmene lasciandovi in questa situazione. - gli disse a un orecchio – Finché siamo insieme, non ho paura, Inuyasha. Ti aiuterò fino alla fine, te lo giuro.»
Per un po', Inuyasha non disse nulla. Poi, un sussurro rauco, senza voltarsi: «Lo so.»
Kagome si sentì invadere dalla voglia di abbracciare forte quel Principe burbero eppure tanto bisognoso di affetto. Anche a lei faceva male il pensiero che presto si sarebbero separati, probabilmente per non rivedersi mai più. I sentimenti nei suoi confronti si stavano evolvendo velocemente in qualcosa di profondo e bello che, con suo grande allarme, stavano mettendo in secondo piano il desiderio di tornare a casa. Cosa sarebbe successo se si fosse davvero innamorata di Inuyasha? Più gli stava accanto, più il suo fermo desiderio di tornare a casa vacillava e si faceva distante...
“Anna, vorrei che fossi qui. Avrei tanto bisogno dei tuoi consigli!” pensò. Non sapeva che la sorella maggiore era alle prese con una situazione emotiva non meno complessa della sua.
 
***
Furono raggiunti da un messaggero due giorni prima di giungere al villaggio di Sango. Avevano già incontrato numerosi segni di devastazione, prova del fatto che gli scontri si erano spostati parecchio addentro al territorio di En, ma il soldato mandato a portare notizie disse che le truppe di Naraku, dopo aver seminato morte, sembravano essersi ritirate e le armate di En avevano cercato di recuperare il terreno perduto. La manovra sembrava strana, senza senso vista la precedente violenza di attacco, ma a quanto pareva non si trattava di una fuga, quanto di una qualche incomprensibile strategia di ricompattamento. Infatti, gli yokai di Naraku si erano schierati poco oltre il confine, ancora in territorio di En, in uno stato di attesa silenziosa e vigile che metteva paura. Solo una truppa che, a quanto si diceva, era comandata da un uomo violento e sanguinario, rimaneva più o meno al suo posto, nel territorio che stava a metà tra un villaggio ormai distrutto e il sacro Honeido. Le due squadre mandate ad averne ragione erano state sterminate.
Sia Sango che Kagome impallidirono a quelle parole, la prima pensando al fratellino e la seconda rendendosi conto che l'unico mezzo che le concedeva di tornare a casa era nel bel mezzo dei combattimenti. Cosa sarebbe successo se fosse stato distrutto? Ebbe un brivido e guardò Inuyasha,  in cerca di conforto, ma lui era assorto nell'ascolto del rapporto di guerra.
Dopo, ci fu un breve scambio di vedute tra loro.
«Inutile andare avanti in questa direzione. È evidente che Bankotsu e la trappola di Naraku ci aspettano in un luogo ben preciso.» disse Miroku, con le braccia conserte e la fronte aggrottata.
«Perché far ritirare l'esercito? Non avrebbe più senso cercare di ucciderci nel caos della battaglia?» chiese Kagome, reprimendo un brivido.
«Col rischio di perdere le nostre e le sue Hoshisaki in quella bolgia? Oh, no, Kagome-sama. Meglio usare un assassino fidato come Bankotsu e la leva di un ostaggio.» fu la replica cinica del monaco, cosa che fece annuire Inuyasha e impallidire Sango.
«Miroku ha ragione. Quel bastardo è scaltro, oltre che sadico. Rischia troppo ad allargare l'orizzonte dello scontro, mentre una sorta di duello gli consentirà di ottenere quello che vuole...o almeno questo è ciò che crede.» disse Inuyasha, con una smorfia di disprezzo.
«Sa che stiamo arrivando e ha preparato il terreno. Infatti, il messaggero ci ha raggiunti senza problemi, nonostante i dintorni siano sicuramente pieni di spie di Gake.» terminò Sango, atona.
«A questo proposito, patti chiari: niente stupidi atti di eroismo. - disse Inuyasha, alzando un dito e puntandolo alternativamente su di loro – Tu, monaco, vedi di tenere chiuso quel tuo Foro del Vento. Tu, Sango, niente colpi di testa per salvare il ragazzino e giù le mani dalle Hoshisaki di Gake, anche nel caso di momenti drammatici. Tu, Kagome, stai indietro e non immischiarti con...»
«Oh, questa è bella! - sbottò Kagome, interrompendolo – Se pensi che starò nascosta dietro di voi a fare da zavorra, ti sbagli di grosso! Se avessi voluto stare al sicuro, sarei andata al castello con Jaken!»
«Non è un gioco, Kagome, qui si rischia la vita!» la rimbeccò lui e lei si alzò in piedi, guardandolo con ira pericolosa, i pugni sui fianchi.
«Ti sembra che abbia preso questa guerra come uno scherzo o un gioco, Inuyasha?» gli chiese, terribile.
«N...no, non volevo dire...»   
«So usare il potere di Shinsetsu, non è così? E ti ho già aiutato in più di una battaglia, o sbaglio?!» continuò a pressarlo lei, facendogli comparire sudore sulla fronte e costringendolo ad arretrare un po'.
«Inuyasha-sama...insomma, Inuyasha, Kagome-sama ha ragione. Questo tipo di raccomandazione è inutile, quando si va in battaglia.»  intervenne Miroku, alzando la mano per chiedere calma, con un sorriso pacificatore.
«Resta che tu non devi usare il Foro del Vento.» gli disse Sango, brusca.         
«E che tu non devi farti sviare dalla vista di tuo fratello. – ritorse lui, senza cattiveria, ma quando la vide impallidire le prese una mano con dolcezza – Impediamoci di fare sciocchezze a vicenda, vuoi? Saremo più tranquilli.»
Inuyasha e Kagome videro Sango avvampare e il Principe di En era già pronto a sentirla protestare o a udire il cozzo di Hiraikotsu sulla testa del monaco quando la Cacciatrice, invece, annuì con sorprendente docilità. Quando guardò Kagome per manifestarle la sua sorpresa perplessa, la vide osservare i due con occhi dolci e un sorriso estatico. Ma cosa stava prendendo a tutti quanti?!
«Credo che sia il caso di lavorare in coppia, Inuyasha, che dici? – lo interpellò intanto Miroku, riportandolo al discorso iniziale – Kagome-sama potrà restare di retroguardia ai tuoi attacchi, usando l’arco e il potere di Shinsetsu per darti modo di combattere contro Bankotsu. Noi ci occuperemo di eventuali scagnozzi al seguito. Se ci guardiamo le spalle a vicenda, difficilmente potranno trarci in trappola. Naraku cerca sempre di dividere il nemico, ma se non gliene diamo modo…»
«Non gliene daremo. – fu la lapidaria replica di Inuyasha – E sia. Lavoriamo in squadra.»
Mise una mano di fronte a sé. Gli altri vi posero sopra la propria, in un giuramento di supporto che li fece sentire davvero uniti.
Kanna, nel suo specchio, vide tutto questo. Se ebbe un pensiero al riguardo, non si manifestò sul suo volto di bambina.
        
  
   
 
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