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Autore: Ciuffettina    12/08/2022    3 recensioni
Michael era orgoglioso della missione affidatagli, lui era un bravo figlio obbediente, desideroso di compiacere suo Padre, tuttavia avrebbe preferito non avere quel mantra sempre nelle orecchie
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Finalmente, dopo quasi 9 mesi (e 2001 mugugni), tutti gli arredi (Arca, Tabernacolo, candelabri…) furono pronti, perciò, dopo che il popolo li ebbe ammirati, ci si aspettava di partire immediatamente, giusto?
No, Mosè spiegò loro che dovevano contare tutti i maschi dall’età di 20 anni in su, cioè quelli che avevano l’età adatta per combattere, poi tirò fuori una pergamena e cominciò a legger loro quale sarebbe stato il capo di ogni tribù.
Tutti restarono zitti ad ascoltarlo con attenzione, finché Mosè, che aveva ricevuto quelle precise istruzioni da Dio, tramite l’arcangelo Michael, disse che la tribù di Giuseppe sarebbe stata divisa in due: Efraimiti e Manassiti.
«Ma così le tribù saranno 13! Siamo sempre stati in 12!» fu l’obiezione che si levò da più parti.
Infatti, nonostante Giacobbe avesse adottato i due figli di Giuseppe, Efraim e Manasse, come propri, tutti avevano sempre considerato i loro discendenti come appartenenti a un’unica tribù, i Giuseppiti, e ora saltava fuori che bisognava spaccare quella tribù in due? Tanto valeva spaccare anche le altre!
Dopo un po’ di discussioni, Mosè poté riprendere a leggere la lista dei capitribù.
Quando ebbe finito, tutti si resero conto che aveva saltato quella di Levi. «Mosè» disse Kore, con una punta polemica, «hai dimenticato d’indicare chi sarà il capo della nostra tribù, vuoi forse fare tu anche questo?»
«Noi Leviti non dobbiamo fare il censimento perché non dovremo mai combattere ma solo servire Dio».
A quel punto i fratelli Daitan e Abiram, della tribù di Ruben, cominciarono a strillare: «Ma guarda te! L’unica tribù che non deve combattere è proprio quella alla quale tu appartieni, che coincidenza, eh Mosè?»
«Te l’ha detto il Signore in persona? E se anche noi volessimo servirLo?»
Neanche gli altri furono felici di quella distinzione fra loro e i Leviti e cominciarono a mugugnare su “privilegi” e “vigliaccheria”.
«Smettetela!» sbottò Kore. «Se Dio ha deciso così, chi siamo noi per contestare le Sue scelte?»
Per un attimo, Mosè lo guardò sorpreso: di solito Kore non perdeva l’occasione di criticarlo aspramente davanti a tutti ma poi capì che l’aveva difeso solo perché, per una volta, le decisioni di Dio facevano comodo anche a lui e ai suoi figli.
Se Mosè aveva sperato di aver trovato un alleato, le sue speranze s’infransero quando disse che Aronne e i suoi figli sarebbero stati sacerdoti ed elencò i vari compiti che avrebbero dovuto svolgere gli altri Leviti nei confronti della Santa Dimora e i sacri arredi.
«Ma insomma!» strillò Kore, quando Mosè ebbe finito di leggere. «Prima dici che noi Leviti dobbiamo servire il Signore e poi escludi me e i miei figli? Com’è che non abbiamo alcun compito? Come possiamo servire Dio nella Dimora se tu ci escludi?»
«Non sono io che vi escludo…» farfugliò Mosè.
Come sempre, Michael era sconcertato: se il loro Padre aveva deciso così, significava che così doveva essere, Egli sapeva che cosa era meglio per tutti loro e, anche se gli Israeliti non capivano il motivo di certe decisioni, dovevano soltanto fidarsi di Lui; non li forse aveva liberati dalla schiavitù, nutriti, dissetati e difesi dagli Amaleciti? Ora che avevano la Legge e il Tabernacolo non erano più un branco di umani allo sbaraglio ma un vero Popolo che doveva essere organizzato. Eppure continuavano a protestare per qualsiasi cosa!
E i mugugni continuarono quando Mosè spiegò loro come dovevano organizzarsi quando si accampavano e quando ripartivano: ogni mattina le prime a mettersi in marcia sarebbero state le tribù di Giuda, Issacar e Zàbulon e ogni sera si sarebbero accampate a est della Santa Dimora. Per seconde quelle di Ruben, Simeone e Gad e si sarebbero sistemate a sud. Le terze a partire sarebbero state quelle di Efraim, Manàsse e Beniamino e avrebbero piantato le tende a ovest. Per ultime le tribù di Dan, Aser e Nèftali e si sarebbero accampate a nord, mentre i leviti si sarebbero disposti tutti intorno e avrebbero marciato tra il secondo e il terzo gruppo.
«E perché mai le tribù di Giuda, Issacar e Zàbulon dovrebbero partire per prime? Casomai dovrebbero essere quelle di Ruben, Simeone e Levi» disse Selumiel, nuovo portavoce dei Simeoniti.
«Vi siete dimenticati che Giacobbe ha tolto la primogenitura a Ruben, ha biasimato Simeone e lodato Giuda?» replicò Nacason, dei Giudei. «Per questo ora noi partiamo per primi e voi no!»
«Ma che storia è?» esclamò Achiezer dei Daniti. «Dovrebbero partire per ultime le due nuove tribù e quella di Beniamino, non noi!»
«E perché dovremmo partire per ultime? Se Mosè ha detto che dobbiamo partire in terza fila, chi siete voi per impedircelo?»
«Che senso ha dividere la tribù di Giuseppe in due se poi Efratei e Manassiti devono comunque accamparsi insieme?»
«Perché la tribù di Levi può accamparsi intorno alla Dimora e noi no?»
Ovviamente non potevano sapere che erano stati organizzati così per una questione di comodità: quelli che dovevano accamparsi a nord sarebbero stati sotto la protezione di Uriel, quelli a sud sotto Raphael, quelli a est sotto Michael e quelli a ovest sotto Gabriel, mentre i Leviti avrebbero cessato di essere una tribù e sarebbero diventati una casta di soli sacerdoti che avrebbero dovuto distribuirsi tra le restanti tribù una volta che fossero arrivati nella Terra Promessa e Dio avesse assegnato un territorio a ognuna di esse.
«Contatevi e basta! Aronne, tu e i tuoi figli contate i Leviti dall’età di un mese in su. Obab, per favore, vieni con me!» strillò Mosè, rientrando nella sua tenda.
Obab, fratello di Zippora, lo seguì dentro, aspettandosi qualche guaio e infatti…
«Stiamo per partire verso la terra promessa dal Signore» esordì il condottiero. «Vieni con noi e ti faremo del bene, perché il Signore ha promesso di fare il bene a Israele».
Il cognato gli rispose: «Non offenderti ma preferirei tornare al mio paese e dai miei parenti».
Mosè lo supplicò: «Per favore, non ci lasciare poiché tu conosci i luoghi dove noi ci accamperemo nel deserto e potresti farci da guida. Se vieni con noi, qualunque bene il Signore farà a noi, noi lo faremo a te».
Impietosito, Obab decise di far loro da guida, tanto quanto poteva mancare a questa famosa Terra Promessa?
   
 
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