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Autore: VigilanzaCostante    14/08/2022    7 recensioni
Il cuore di Lavanda Brown si è infranto in mille pezzi quando Ron l'ha lasciata, ma nulla in confronto al dolore silente che segna la fine di un'amicizia, quella tra lei e Blaise Zabini.
[Questa storia ha partecipato alla challenge "La penna del Beta" ed è stata betata da Lady.Palma; questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum "Ferisce la penna"]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Lavanda Brown
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Storia betata da Lady.Palma




I know that sometimes
Good things have to end
But nobody tells you
How to break up with a friend

 
[break up with a friend, Blü Eyes]
 
 

 

Quello che nessuno ti dice



 
Quando Ronald Weasley l’aveva lasciata senza nemmeno il coraggio di dirlo ad alta voce, Lavanda era crollata in mille pezzi, come se la sfera di cristallo si fosse infranta sul pavimento dell’aula di Divinazione colpendola con le sue schegge. L’amore fa male, è così che l’ha scoperto, con una bastonata sui denti a sedici anni, dopo essere diventata lo zimbello di tutti. Ma che l’amore abbia il potere di spezzarti il cuore è nota cosa a tutti: è il cliché nelle canzoni più famose delle Sorelle Stravagarie, è il finale melodrammatico di tutti i libri che l’avevano fatta piangere all’una di notte nella sua Sala Comune. Ma che l’amicizia avesse lo stesso, orribile, potere ancora non ne aveva avuto la certezza fino a quel momento.
 
***

La prima volta che aveva parlato con Blaise avevano solo tredici anni e non era stato per niente intenzionale: erano entrati contemporaneamente da Mondomago in una mattinata tranquilla ad Hogsmeade, in cerca entrambi di un attimo di respiro dalle loro compagnie abituali. Draco era ossessionato da Potter, e quel giorno era particolarmente divertito dalla sua assenza al villaggio. L’insistenza nauseante sullo stesso argomento lo aveva annoiato a tal punto da lasciare soli Tiger e Goyle nelle grinfie del biondino. Lavanda, dal canto suo, aveva colto la palla al balzo durante una delle solite discussioni tra le due gemelle Patil, ed era andata nel negozio per aggiustare il suo vecchio orologio magico.
Mondomago era un luogo tranquillo, la proprietaria era gentile e affabile ed era in grado di aggiustare qualsiasi cosa potesse essere aggiustata. Non era molto affollato, dato che Zonko e Mielandia attiravano sicuramente più l’attenzione dei maghi adolescenti, e quindi quando si trovarono l’uno di fronte all’altro si stupirono più del normale.
«Zabini! Ti sei liberato del tuo padrone?» Lavanda accompagnò la domanda con una risatina frivola, per smascherare la velata cattiveria della sua domanda. In risposta il ragazzo aveva alzato un sopracciglio, e l’aveva squadrata dall’alto in basso.
«E tu non sei a predire morti nefaste ai tuoi amichetti Grifondoro?».
Si guardarono intensamente, prima di scoppiare a ridere: erano così buffi, legati fintamente alla propria cravatta bicolore, da dimenticarsi quasi di essere semplicemente due ragazzini.«Oh, i miei due clienti preferiti! Vi conoscete? Di cosa avete bisogno, cari?».
 
***
 
«Sei amica di quel Blaise Zabini?» la faccia di Calì palesava tutto il suo disgusto.
Era passato un anno da quell’incontro a Mondomago e in maniera più o meno intenzionale Lavanda e Blaise si erano continuati a cercare.
Lavanda aveva scoperto che il Serpeverde era logorroico e anche molto sensibile, sotto quegli strati di cinismo.
Blaise aveva scoperto che la Grifondoro era logorroica e anche molto intelligente, sotto quella finta superficialità. 
Però, con un certo pudore, avevano entrambi cercato di non parlarne con i rispettivi amici. Non per malizia o per qualsivoglia pregiudizio, ma solo perché era una cosa loro, un’amicizia che avevano iniziato a coltivare a discapito delle differenze. Ci sono quelle compagnie che non scegli: il fato, il destino, o forse solo lo Smistamento ti fanno avere come compagni di casa dei perfetti sconosciuti, che diventano piano piano la tua famiglia. Per Blaise e Lavanda non era stato così, avrebbero potuto voltarsi benissimo le spalle, nessuno se ne sarebbe accorto, nessuno li avrebbe giudicati, e invece si erano scelti.
«Sì, Calì, perché? Cosa c’è di così strano?».
«Oh niente, non pensavo fosse il tuo tipo» e le strizzò un occhiolino.
«Non lo è infatti, siamo amici!».
«Sì, certo» e accompagnò quell’ultima parola con uno sguardo divertito. Lavanda avrebbe voluto urlare: un ragazzo e una ragazza non possono essere amici? Nessuno dice niente alla Granger per essere sempre con Potter e Weasley! Cosa cambia per me? Non sembro una persona seria in grado di avere amicizie profonde? Invece si rimangiò indietro ogni singolo punto interrogativo, ogni disappunto e inclinò la testa all’indietro, rise. Le lasciò credere quello che voleva credere. Perché forse andava bene così.
 
***

La prima (e ultima volta) che Blaise e Lavanda si erano baciati avevano quindici anni. Erano nascosti nella Stanza delle Necessità, oltre il coprifuoco, e colti da un’improvvisa adrenalina si erano buttati uno tra le braccia dell’altro. Era stato un tentativo maldestro, dopo che Lavanda si era lamentata di non aver ancora mai dato il suo primo bacio, a differenza di Calì, di Padma, di Cho!
«Vuoi che sia un bel ricordo?».
«Ma che domande sono? Sì!».
«Okay, allora vieni qua».
Ed un bel ricordo lo era stato davvero, soprattutto per la realizzazione che ne era conseguita.
«Non facciamolo mai più».
«Lavanda davvero, no, rovineremmo solo l’amicizia. E poi è stato maledettamente strano».
Avevano riso a crepapelle, come se fosse la cosa più spassosa della loro vita. Ormai era certo, si volevano bene veramente: e non per qualche doppio fine, non per un’attrazione inconscia, non per un sentimento taciuto.
«Calì non dovrà mai saperlo, non voglio darle neanche un po’ di soddisfazione!».
«Draco non smetterebbe più di parlare di onore tradito, di aver infangato la fedeltà ai Serpeverde. No, per carità!».
Lavanda aveva appoggiato la testa di ricci sulla spalla del moro.
«Non voglio perderti, sai?».
«Sei proprio uno zucchero vivente, lo sai?».
Lei in tutta risposta gli aveva tirato un pugno sulla spalla, facendo la finta offesa, ma consapevole che quello era il suo strano modo di dire nemmeno io.

 
***
 
D’estate avevano preso l’abitudine di vedersi una volta alla settimana da Florian Fortebraccio. Ordinavano sempre gli stessi gusti di gelato e parlavano sempre come se non si vedessero da mesi. Era buffo come trovavano sempre qualcosa da dirsi, qualcosa di cui parlare, da commentare.
Avevano una visione così diversa della vita, che finivano anche a litigarne. Lei con quel suo romanticismo nauseante, con quella fiducia cieca nei confronti dell’altro. Lui con l’insoddisfazione sulle labbra, la noia nei rapporti e la presunzione di sentirsi un uomo vissuto, come per nascondere i suoi sedici anni.
Lavanda e Blaise si erano capiti subito e in poco tempo avevano compreso come far oscillare nel modo giusto le loro estremità; lui giocava ad affilare la sua ironia, difesa e attacco, una continua partita a scherma, di "touchè" detti con voce compiaciuta, sguardo di intesa.
Blaise sapeva far rumore, ma poi sceglieva la calma di una domenica mattina; si dipingeva come un principe dal cuore di pietra, ma poi le chiedeva con voce incerta di dargli la certezza del suo affetto.
«Lavanda, ma tu mi vuoi bene?». E Lavanda pensava che stesse ancora scherzando, perché dai come poteva dubitarne?
«Ci conosciamo da pochi anni ma a volte sento che mi comprendi più dei miei amici di una vita, più di Draco, più di Theo».
E Lavanda con le sue maglie rosa, con i suoi fiocchi in testa, con il suo essere ingombrante, si rendeva conto di essere in grado di fare qualcosa di giusto. Di saper capire le persone, di saperle leggere, vedere.


 
***

A sedici anni Ron Weasley le aveva spezzato il cuore, a diciassette anni la guerra l’aveva resa un fantasma, a diciott’anni pensare al proprio futuro aveva fatto paura. Ma resistente al vento, anche nei cambiamenti più profondi, la sua amicizia con Blaise era rimasta. Più solida rispetto a quella con Calì, erano stati una presenza costante l’uno nella vita dell’altra. Anche quando la storia li avrebbe visti separati, anche quando le divergenze politiche sembravano incolmabili.
Lavanda – che di professione voleva fare l’insegnante di Divinazione – pensava che ormai niente avrebbe potuto scalfirli: Blaise era come lo sfondo in una fotografia Babbana, solido, presente. Come avrebbe potuto prevedere quel lento declino?
Quando Ron l’aveva lasciata era stato uno strappo secco e anche abbastanza aspettato. Perché anche la romantica senza speranza del sesto anno di Grifondoro sapeva che le relazioni non durano per sempre, e quando per un attimo se ne dimenticava c’era Blaise a ricordarglielo («Posso dire che non vedo l’ora che vi lasciate?»). Ma non avrebbe saputo dire quando era finita la sua amicizia con Blaise, quando le redini del rapporto si erano progressivamente sciolte. Nessuno strappo secco, nessun avviso.
Forse era successo quando lei l’aveva messo in imbarazzo di fronte a tutti i suoi nuovi amici, o forse quando Daphne era diventata sempre più presente nella sua vita. Forse quando avevano smesso di vedersi da soli, ma sempre con altre persone, perdendo quella abitudine di cui erano stati gelosi.
Parlavano ancora, ogni tanto, ma chiacchiere meste di due sconosciuti che un tempo non lo erano stati. Sorrisi di circostanze, risate affrettate, auguri sentiti. E poi nulla.
 
***

Lavanda era diventata insegnante di Divinazione. Metteva ancora i fiocchi rosa. Credeva ancora nell’amore. Delle cicatrici le tagliavano in due il volto e si sarebbe portata i segni di quell’attacco per sempre. Faceva ancora cadere le sfere di cristallo e andava ancora ad Hogsmeade per farsi aggiustare tutto l’aggiustabile.
«Ciao cara, che bello rivederti! Come sta Blaise?».
Come stai, Blaise? Mi manchi. Possiamo prenderci una pallina di gelato da Florian Fortebraccio, se ti va. Oppure, puoi venire ad aggiustare la nostra amicizia qui, da Mondomago. Perché si può aggiustare, come qualsiasi oggetto magico, non è vero?
«Non lo vedo da un po’, ma credo stia bene. Sì, hai proprio ragione, ha la testa sulle spalle da quando sta con Daphne. Sembrano felici. Sono felice per lui».
 
Che l’amicizia può far male, nessuno te lo dice, non le canzoni delle Sorelle Stravagarie e neanche i romanzi che leggi alle due di notte.
   
 
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