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Autore: Ghost Writer TNCS    20/08/2022    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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20. Visioni del futuro

Il giorno seguente alla conquista di Darnaka, Tenko si svegliò di buon’ora e lasciò la tenda per andare a prendere la colazione e sgranchirsi le gambe. Era convinta che presto avrebbero smontato il campo per muoversi verso un altro obiettivo, ma si sbagliava. Anche se erano riusciti a prendere la città, ora veniva la parte più difficile: consolidare il controllo di Havard sulla stessa, così che Darnaka gli restasse fedele anche dopo la sua partenza.

Il figlio di Hel aveva già dato ordine di liberare tutti gli schiavi, e come negli altri centri abitati aveva sedato il malcontento con le buone maniere dove possibile, e con la forza in tutti gli altri casi.

A Darnaka molti schiavi lavoravano nella miniera di cristalli magici, così Havard dovette riorganizzarla quasi da zero in modo che la produzione non diminuisse, ma che anzi aumentasse.

L’estrazione dei cristalli e la produzione di bacchette erano ciò che rendeva Darnaka una città strategica, e il pallido aveva tutte le intenzioni di sfruttare tale mercato per rafforzare il suo controllo sulla città e ottenere un vantaggio bellico. Per raggiungere questi obiettivi, garantì ai minatori la possibilità di utilizzare le bacchette e altri strumenti magici per avere un lavoro più agevole, e incentivò gli alchimisti ad aumentare la produzione e creare un fiorente mercato di bacchette.

Tale mercato avrebbe dovuto sottostare a regole molto rigide: solo i guerrieri sotto il diretto comando di Havard sarebbero stati autorizzati a possedere bacchette polivalenti, tutti gli altri si sarebbero dovuti accontentare di bacchette monovalenti dal basso potenziale, così da evitare che venissero usate contro i guerrieri del pallido. Già questo era comunque un grande vantaggio per la popolazione, la cui vita quotidiana avrebbe tratto innumerevoli benefici dalla diffusione della magia.

Ciò che invece i suoi detrattori provarono a usare contro di lui fu il problema dei rifornimenti alimentari: Darnaka si trovava in una zona per lo più rocciosa, di conseguenza la città non aveva abbastanza aree coltivate o allevamenti per sostenere la popolazione. Fino a quel momento il Clero aveva provveduto a fornire il cibo necessario, ma ovviamente tale fonte non sarebbe più stata disponibile.

«Non avete nulla da temere: avete riserve di cibo per almeno tre settimane, e ho già predisposto nuove rotte commerciali per farvi avere altro cibo a partire dai prossimi giorni» affermò Havard. «Ciò che dovrebbe preoccuparvi è invece la vostra dipendenza dai rifornimenti esterni. È vero, il commercio di cristalli magici vi permetterà di acquistare tutto il cibo di cui avete bisogno, ma questo non deve impedirvi di produrne di vostro.» Osservò la folla radunata intorno a lui in una delle piazze della città. «Il Clero vi ha insegnato ad aspettare e pregare, io invece vi esorto a trovare voi stessi una soluzione. Siete voi che dovete rendere migliore la vostra vita!» Il figlio di Hel attese un momento per lasciare che le sue parole facessero presa sulla folla. «Da quando c’è il Clero non è mai cambiato nulla, io invece vi prometto che tutti voi potrete ottenere ciò che desiderate, ma solo se sarete pronti a impegnarvi per ottenerlo!» Li osservò un’ultima volta con intensità, così che capissero fino in fondo le nuove possibilità che stava offrendo loro. «Ora scusatemi, ma devo andare a fare la mia parte. Se vi servisse aiuto per avviare delle nuove attività, potrete rivolgervi ai nuovi governatori della città.»

Detto ciò, il pallido lasciò la piazza con la sua scorta di guerrieri, e raggiunse l’ingresso principale alla miniera di cristalli magici. Anche lì c’erano alcuni dei suoi uomini, per lo più intenti a esaminare l’area.

«Vayam-fadir, come procede l’ispezione della miniera?» chiese al goblin a capo dei fabbri-alchimisti.

«Molto bene, sommo Havard. Con tutti i cristalli che ci sono potremo costruire migliaia di bacchette! E molto altro!» Il goblin sembrava davvero entusiasta. «Non ne ho mai visti così tanti in tutta la mia vita!»

«Bene. Immagino dunque che sarai d’accordo a fermarti qui.»

«Fe-Fermarmi qui? Ma, e voi come farete senza fabbri-alchimisti?»

«Ormai ce ne sono abbastanza per formare due squadre. E poi voglio nominarti governatore della città.»

Il goblin sbarrò gli occhi. «Sommo Havard, vi ringrazio, ma… io non sono esattamente un governatore.»

«Questo non ha importanza. Potrai delegare le questioni ordinarie agli altri amministratori. Tu devi solo assicurarti di mantenere l’ordine e continuare a sviluppare nuove armi da usare contro il Clero. Usa pure tutte le risorse che ritieni opportune per costruire il tuo laboratorio. Hai fatto un ottimo lavoro finora, e mi aspetto ancora di più.»

Il fabbro-alchimista, onorato da quelle parole, annuì. «Non vi deluderò, sommo Havard.»

Come aveva fatto in precedenza, Havard intendeva offrire ai cittadini la possibilità di candidarsi per le posizioni di governo precedentemente ricoperte dal Clero, ma solo per le cariche basse e intermedie: dopo quanto successo a Riyahsa, non intendeva più lasciare il controllo dei centri abitati ai locali. Era imperativo che ogni governatore fosse fedele a lui, e non alla città che gestiva.

Per sottolineare una volta di più il cambio di governo, Havard stabilì che i nuovi dirigenti si sarebbero insediati nella canonica, o per lo meno che lo avrebbero fatto non appena le operazioni di restauro e rinnovamento fossero state ultimate.

Ci volle più di una settimana per riorganizzare la città e assicurarsi che fosse saldamente sotto il suo controllo, a quel punto il figlio di Hel riunì le guardie che avevano deciso di arrendersi e si rivolse direttamente a loro. Negli ultimi giorni aveva assegnato loro soprattutto incarichi relativi alla ricostruzione, ma così come il nuovo governatore, anche i guerrieri incaricati di difendere la città dovevano essere degli esterni votati innanzitutto alla sua causa.

«Il Clero vi ha fatto credere che la gloria più grande è combattere per gli dei, morire per gli dei, ma questa è solo un’altra delle loro menzogne!» esclamò dal soppalco nel grande cortile della caserma. «Morire per impedire il cambiamento è come non essere mai vissuti! Il cambiamento è inevitabile, il progresso è inevitabile. Quello che vi chiedo è: sarete voi gli artefici di questo cambiamento?» Puntò il dito contro di loro. «Sarete voi a venire ricordati come gli artefici del nuovo mondo? Ci aspettano battaglie, battaglie così grandi come non ne avrete mai viste! E sangue, e dolore, e gloria! Io non vi chiedo di combattere per me. Vi chiedo di combattere per voi stessi! Per le vostre famiglie, per i vostri amici!» Li guardò con intensità. «Oggi partiamo per conquistare un’altra città. Domani, costruiremo un nuovo mondo! Il nostro mondo!» Sollevò il suo bastone d’ossa. «Insieme, noi faremo la Storia!»

Galvanizzati dal suo discorso – e incitati da qualche infiltrato – i guerrieri esplosero in un grido di guerra. Anche Tenko, che aveva assistito a quel discorso in disparte, avvertì la carica combattiva salire dentro di sé.

Guidate da Havard, le ex guardie di Darnaka si unirono al resto delle truppe per lasciare la città, e nessuna di loro si fermò a guardare indietro. Solo una manciata di uomini osservò con stupore un piccolo gregge di aracnocapre[12], animali simili a grossi ragni erbivori originari delle terre degli insettoidi. Essendo molto abili nel salto, le aracnocapre erano perfettamente in grado di brucare gli sparuti cespugli che crescevano in quel territorio roccioso, e di conseguenza alcuni ex schiavi le avevano comprate grazie al supporto dei funzionari di Havard per produrre uova e carne.

Le settimane successive furono piuttosto movimentate: in meno di dieci giorni bloccarono e assorbirono due gruppi di predoni, e poi conquistarono in maniera molto agevole un villaggio. Nel giro di due settimane raggiunsero Kyrehsa, una città strategica costruita su un grande fiume, nonché un ricco snodo commerciale. Grazie alle nuove bacchette costruite a Darnaka, la vittoria delle truppe del pallido fu schiacciante, e ancora una volta gli abitanti della città furono costretti ad abbandonare gli dei per unirsi al regno di Havard.

Tenko, che di nuovo si era infiltrata per eliminare i capi religiosi e militari, tornò al campo prima degli altri per concedersi un po’ di meritato riposo.

La sua tenda era condivisa con altre orchesse, ma in quel momento non c’era nessun’altra, così la demone poté sedersi sulla sua branda per cercare di fare ordine nei suoi pensieri.

Aveva osservato Havard a lungo, ma ancora non era riuscita a capire chi fosse davvero. Un conquistatore o un liberatore? Un sovrano lungimirante o un dittatore sanguinario?

Di sicuro era rimasta molto colpita dal suo impegno per dare a tutti la possibilità di vivere meglio, senza preoccuparsi del loro rango sociale o della loro provenienza. E questo perché le sue non erano state solo parole, ma stava davvero costruendo un mondo in cui chiunque poteva ambire a qualcosa di più.

Guardò il suo elmo, come a cercare una risposta nelle feritoie per gli occhi. Eppure in esse vedeva solo le pile di cadaveri che ardevano nelle piazze.

Probabilmente il figlio di Hel stava davvero creando un futuro migliore, ma come poteva ignorare la freddezza con cui ordinava il massacro di civili disarmati?

Digrignò i denti e gettò via l’elmo.

«Emh, Tenko?» La voce proveniva dall’esterno. «Va… tutto bene?»

La giovane guardò verso l’entrata, chiusa da due stuoie di pelliccia. Aveva riconosciuto la voce.

«Entra pure, Zabar. Ci sono solo io.»

Il demone blu mosse timidamente una delle stuoie, controllò che la sua amica fosse effettivamente sola, e solo allora si decise a entrare.

«Scusa, non volevo origliare.»

«Va tutto bene. Stavo solo… pensando.»

L’ex chierico non riuscì a stupirsi davvero per quella risposta.

«Volevi dirmi qualcosa?» gli chiese la demone.

«Emh, sì. Mi servirebbe il bracciale.»

Lei annuì con aria colpevole. «Giusto.»

Se lo sfilò e glielo porse, come avrebbe dovuto fare prima di tornare alla sua tenda.

«E poi Icarus mi ha detto che vorrebbe tenerlo lui per un po’ per aiutare gli alchimisti.»

Di nuovo la giovane annuì. «D’accordo.»

Zabar e Icarus avevano cominciato a studiare la lingua degli orchi, ma non era facile impararla senza un intermediario, e così tutti e tre dovevano alternarsi il bracciale in base ai compiti che dovevano svolgere.

Il demone stava per uscire, ma Tenko lo fermò: «Zabar, tu cosa pensi di Havard?»

L’ex chierico parve colto alla sprovvista da quella domanda. «I-In che senso?»

«È come gli altri dei? Se lo aiutiamo, diventerà anche lui un tiranno egoista?»

Il tono della demone era calmo, quasi triste, e questo in qualche modo aiutò l’ex chierico a rilassarsi.

«Io… Io non credo sia come gli altri. Credo che voglia davvero migliorare il mondo. Portare progresso, prosperità, giustizia… Sarò sincero, non condivido appieno i suoi metodi, ma almeno ha un’idea chiara di come creare un mondo senza gli dei. È anche più di quanto sperassi.»

La giovane si alzò di scatto. «Ma a che prezzo?! Eliminare chiunque non la pensi come lui?! Questo è proprio il motivo per cui stiamo combattendo gli dei! Io voglio…» Si accorse di non riuscire a concludere la frase, così si limitò a un verso stizzito. «Io non voglio questo! Non glielo permetterò!»

«Tenko, ti prego. Non essere precipitosa. Havard sta facendo il possibile per…» Il demone si interruppe e si voltò verso l’entrata. Scostò una delle pelli e si trovò davanti Nambera.

«Tu sei quella che sta con Havard» realizzò Tenko. Portò la mano al fianco, verso l’elsa della spada. «Cosa ci fai qui?»

L’espressione dell’anziana orchessa era difficile da decifrare. «Se non vi dispiace, vorrei scambiare qualche parola con voi.»

***

La guardia cavalcava a tutta velocità nella prateria, sfruttando appieno l’andatura bipede del suo neosaurolophus[13]. Si trattava di una cavalcatura tipica della regione dei sauriani, un erbivoro dal becco d’anatra in grado di muoversi sulle quattro zampe ma anche di correre sulle forti zampe posteriori. Era un animale nettamente meno robusto di un monoceratopo, ma anche molto più veloce, e dunque perfetto per portare rapidamente informazioni.

Dopo una lunga cavalcata, finalmente la guardia avvistò una colonna di orchi in marcia. Erano centinaia, scortati da tre draghi di taglia media e guidati da un drago corazzato perfino più grande di quello di Havard.

L’orco fece schioccare le briglie e usò i talloni per spronare ancora di più il suo neolophus. L’animale accelerò ulteriormente, lasciandosi guidare – seppur con un po’ di timore – al cospetto del drago corazzato.

La guardia scese dalla sua cavalcatura e si inchinò. «Signore, porto informazioni sui ribelli.»

Il capo della colonna scese dal suo drago corazzato. Si trattava di un orco piuttosto tarchiato, che nonostante i muscoli e la pesante armatura risultava più basso del messaggero. Il pregevole mantello di piume verdi lo identificava come un inquisitore di Huitzilopochtli, il dio del sole e della guerra.

«Parla.» La sua voce era forte e salda.

«Hanno preso la città di Kyrehsa» riferì la guardia. «Presumibilmente hanno ucciso tutti gli inquisitori lì presenti.»

L’inquisitore annuì senza lasciar trasparire particolari emozioni. Lanciò uno sguardo al neolophus, visibilmente stremato. Sollevò una mano verso il rettile e un flusso di energia benefica permeò l’animale, restituendogli immediatamente le energie.

«Ora la tua cavalcatura è di nuovo in forze. Continua a portare il tuo messaggio.»

La guardia, stupita da quell’incantesimo, annuì. «Sì, signore. Grazie, signore.»

L’inquisitore risalì sul suo drago corazzato. «Nuovi ordini» annunciò a gran voce. «Si va a Kyrehsa!»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Dopo una dura battaglia, ecco un capitolo più tranquillo dove noi (e Tenko) possiamo vedere come Havard riorganizza la città di Darnaka. Ma c’è un “ma”: come già si intuiva dallo scorso capitolo, alla demone non piacciono i suoi metodi. E proprio mentre lei e Zabar stavano discutendo del futuro che il pallido sta creando, ecco arrivare Nambera. Di cosa vorrà parlare con loro?

Come se non bastasse, mentre l’esercito di Havard avanza, anche quello del Clero si sta muovendo. E a guidarli c’è un orco che sembra possedere delle abilità curative. Ma non aggiungo altro, perché presto potremo vederlo all’opera.

Come sempre vi ringrazio per aver letto il capitolo e a presto ^.^


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[12] Il nome deriva da aracnide (la classe di cui fanno parte i ragni) e capra.

[13] Il nome deriva dal Saurolophus, un dinosauro della famiglia degli adrosauridi. Spesso abbreviato in neolophus.

   
 
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