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Autore: eclissidiluna    23/08/2022    1 recensioni
SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA! FINALE ALTERNATIVO
Spiego le vele controvento, seguendo rotte diverse che si delineano all’orizzonte. Come sempre non so dove approderò. Ma so che ho bisogno di andare per mare.
Buona lettura!
Lo sapeva. Sapeva che sarebbe successo. Prima o poi. Un cacciatore è “vecchio” anche se, nel mondo “normale”, è poco più che maggiorenne. Quando si è riunito a Sam si percepiva già un “sopravvissuto”.
Ha trascorso gli ultimi quindici anni della sua vita, facendo “tira e molla” con l’aldilà, a chiedersi “Perché sono ancora vivo?!”. Ma la domanda “vera” avrebbe dovuto essere: “Per chi sono ancora vivo?”. Non è mai stato un “fan” di se stesso però… è sempre stato il primo “sostenitore” di Sammy. Ma ora Sam può “sostenere” quel posto vuoto…sull’Impala. E’ pronto.
E’ un buon momento per “distrarsi”. Ora che l’Universo è in mano a Jack può concederselo. Il Paradiso arriva nei modi più impensati. Un punteruolo che trafigge donandoti un Cielo che invade, trasformandoti in nuvola. informe, leggera, soffice.
Sarà tutto perfetto. Sarà pace. Sarà quiete. Sarà respiro profondo, libero, ritrovato.
O forse no.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Le gocce si susseguono, l’una dietro l’altra, terminando la propria corsa sul fondo del bicchiere. Hanno un che di “musicale”, anche se non producono suono. Ricordano il ticchettio dell’orologio, la stalattite che scurisce la grotta, la rugiada in bilico su una foglia. Marin, su quel flaconcino, ha una presa “professionale” ma, al contempo, deliziosamente naturale. Accompagna le stille “indecise” con un impercettibile colpetto dell’indice, unendo la destrezza dell’alchimista all’accattivante gestualità della maga. Soffermarsi su quei movimenti sicuri e suadenti, per Sam, è già terapia. La predisposizione alla calma arriva prima di ingerire il liquido dispensatore di oblio “a buon mercato”, spalmato in qualche ora di sonno.

Marin lo ha convinto a concedersi una pausa. Prima di “finire il lavoro”. Marin è certa che, spegnere cervello e anima, gli darà la forza di accendere quel fuoco.
L’odore brusco del preparato raggiunge le narici prima che Sam porti il bicchiere alle labbra. Forse, se il farmaco fosse maggiormente diluito, risulterebbe più accettabile ma è Marin a stabilire quantità e proporzioni, perché risulti efficace. E Sam non obbietta. Beve il sonnifero in un’unica golata, nonostante lo sgradevole sapore aspro si scontri con le sue papille gustative.

Marin…sa.
Sa cosa è meglio per lui.

Ha compreso “come funziona” e Sam che, fin dalla tormentata infanzia, si considera una persona decisamente “complicata”, a volte si stupisce di come ci sia riuscita, nell’arco di un tempo tanto breve.

Marin pare cogliere il ronzio di libellula che svolazza nella mente di Sam.

“Sam…non fallirai. Ti conosco da allora. Ho scoperto in quell’occasione la tua forza e la tua dedizione agli altri. Non ti sei arreso, non hai rinunciato a renderti utile, neppure quando eri in balia delle visioni, neppure quando il tuo cuore stava cedendo. Ce la farai, Sam. Tu e Dean vi siete presi cura l’uno dell’altro. Lo so che nessuno potrà mai sostituirsi a lui. Ma non sei solo, Sam. Non più.” e il tono gentile di Marin fa pizzicare meno la gola.

Sam annuisce, avvertendo già un placido torpore. Non è solo.
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Un freddo pungente che penetra nelle ossa facendole stridere. Quel pomeriggio di dicembre rivendica il potere conferitogli da calendario.

Sam erge la pira “in sospeso” avvertendo l’aria umida che appiccica la camicia allo sterno.
Marin, in silenzio, china sui legni di cui conosce lo scopo, li posiziona seguendo quel “progetto” non scritto.  Sam è l’ingegnere e lei il capocantiere.

Il “letto” di Dean è preparato. Di nuovo. E a Sam viene in mente quel materasso memory foam di cui il maggiore andava orgoglioso. Ma quel giaciglio di legna da ardere, non si “adatterà” al corpo di Dean. Lo divorerà. Come drago famelico che non lascia scampo.

Sam si ferma, lasciandosi cadere ai piedi di quella catasta che si farà mostro. Riprende fiato e poi lancia un’occhiata all’orlo di lenzuolo che riaffiora dal terreno.
“Vuoi…vuoi che rimandiamo a domani? Ormai la pira è costruita e…” suggerisce Marin, vedendolo così sfatto.
“No…ho già tardato troppo.”  risponde desolatamente Sam, socchiudendo gli occhi.

Non può più posticipare. Deve farlo. Anche con il fiato che gli esce un po’ spezzato. In fin dei conti il suo respiro non sarà più… completo.

 Inutile aspettare.
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Sam, per quanto “esperto in materia”, ha assodato, con disgusto e afflizione, che sono sufficienti pochi giorni per “attaccare” un cadavere. Dean è ridotto a informe manichino, bucherellato qua e là, in un sudario color caffè che, di “sacro”, non ha più nulla.
 
“Fratello…” mormora Sam, appoggiandosi alla pala, usandola come improvvisato bastone.

E' scosso da brividi. Il sudore, evaporando, si è fatto ghiaccio sulla pelle. Marin lo aiuta ad indossare il giaccone. “Gr-azie…” e la voce di Sam è terribilmente bassa, inghiottita da una nuvoletta di condensa. Marin prova una pena indicibile per lui.
Vorrebbe fermare tutto. Vorrebbe essere una fata, una strega o una qualunque creatura che appartiene al “mondo di Sam”. Accetterebbe perfino di trasformarsi in uno dei mostri che Sam combatte, se questo le permettesse di evitargli quel angosciante martirio.

Ma è solo “un’umana”. Niente più di questo. Non ha poteri straordinari. Non ha doti soprannaturali.
Non può ribaltare le sorti di Dean e di Sam.

 Marin può unicamente assistere a quel rogo. E sarà la parte più difficile.
 Non solo per Sam.

Sam fruga nella tasca. E’ ancora lì. Pronto a “finire il lavoro”…lui.

L’accendino.
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"E’ giunto il momento, Dean. Puoi andare. Sei solo spirito.” annuncia Delia, accarezzandogli la guancia con fare materno. Ma Dean non avverte quel tocco. Non prova più alcun dolore.
E’ solo spirito. Finalmente.

Ma Sam no. Sam è ancora un uomo, “tutto intero”, con un accendino tra le mani… gelide come questo pomeriggio di dicembre. Dean lo vede girare attorno alla pira. Ha un passo arrancato e innaturale, tale da farglielo apparire carico di anni. E invece sono trascorse un paio di settimane.

“Sam…che ne sarà di Sam?” domanda, apprensivo.
"La sua anima…ha scelto di mantenere la promessa. Ti "sopravviverà", Dean...in fondo è quello che hai sempre voluto...giusto?"
Dean deglutisce "Si, certo" rafforza, anche se, quel "prefisso" che modifica profondamente il verbo "vivere", gli suona così stonato.
---
Un legno dopo l'altro, appiccando il fuoco con lentezza esasperante. Si muove in modo meccanico, spandendo lacrime roventi. Altre, silenziose e incolore, bruciano in egual misura, sul viso annientato da quella meditata agonia.

"Sam...così è peggio..."sussurra Marin, mantenendosi a debita distanza. Vuole essere presente a quel triste epilogo. Lo vuole con tutta sé stessa. Ma l’affetto che nutre per Sam nulla può contro il terrore che prova per quelle fiamme che procedono pigre. Preferirebbe si unissero in veloce vampata.

Marin vorrebbe un incendio prepotente, capace di bruciare anche i pensieri.
Sam, al contrario, cerca di trattenere la moltitudine di ricordi legati a Dean… prima di offrili in pasto al drago.

"Sarà presto cenere…comunque…” risponde Sam senza alzare la testa, proseguendo ad alimentare la snervante “processione” di fuoco.
“Ok…ok…come vuoi, Sam” e Marin, indietreggia ancora. Sam ha bisogno di “spazio”, fisico e mentale.

Sam e Dean.

Marin sa di essere di troppo.
Marin sa.

Che le toccherà “raccogliere” … la “cenere”. Dopo.
E non saranno le spoglie di Dean.
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Il fumo annebbia la vista. Dean distingue solo ombre. Quella di Sam e, più in là, una donna che non conosce. Si rallegra. Per Sam.
 La coltre si fa più spessa e gli occhi diventano insieme scomposto di venuzze, senza più iride. Due bianchi globi rotolanti che donano capacità “divinatorie”, proprie degli eremiti e dei veggenti.

Sarà tutto perfetto. Sarà pace. Sarà quiete. Sarà respiro profondo, libero, ritrovato.

O forse no.

Non era “pronto” quel corpo che ha lottato macerandosi mentre l’anima, spavalda, attendeva trepidante di oltrepassare il Velo. E ora, il suo spirito, non ha più quella fiera baldanza.

Ora Dean sa cosa è stato, cosa non ha avuto il coraggio di essere e cos’è.
Non solo cacciatore.

E’ uno spacca-mostri, un uomo che avrebbe potuto essere padre ed è...
un angelo.
Per qualcuno è...un angelo.

Dannata Delia che lo ha costretto a “prendere coscienza” una “coscienza nuova” di cosa lo ha portato a dire quel “E’ tutto ok”!
E a pretenderlo da Sam.
---
E’ l’ennesimo tiro mancino di un’esistenza che non ha fatto che metterti alla prova. E quando ti senti trapassare da parte a parte, un secondo dopo, comprendi che, stavolta, la “prova” non la supererai. Quel ferro appuntito “sceglie” per te. Ora che potevi “scegliere”. E forse avresti deciso tu stesso di “appoggiarti” alla colonna, incurante di quel chiodo sproporzionato. Come si fa quando devi recuperare fiato, dopo una caccia sfiancante. Brami il robusto tronco di un albero o un muro ruvido che possa “sostenere” il peso della tua schiena. Sai che, senza una parete a disposizione, crollerai.  Hai bisogno di qualcosa che ti “tenga insieme”. E alla fine, quel punteruolo aguzzo, nonostante tutto, torna utile.  Ti terrà “insieme” il tempo necessario…per dire addio a Sam. Stavolta non puoi sgattaiolare via…senza salutare.

Hai trascorso l’intera vita a “nasconderti” dietro quell’espressione strafottente e sicura. Perché devi essere riferimento, devi essere sicurezza, devi essere roccia. Anche quando ti senti sabbia.
Ma ora sei a un passo dalla morte…e questo ti permette di “chiedere”. Chiedi a Sam di non lasciarti solo.

Non te ne frega niente di quel kit di pronto soccorso. Nessuna benda può “riempire” quella voragine. Invece lui…Sam, può colmare il senso di “vuoto” che ti attraversa, inanellandosi nell’oblò di viscere e sangue. Non dovrai “giustificarti” per quella “debolezza”.

Un moribondo può concedersi di “chiedere”.

Lo hai messo sempre al primo posto. Hai giurato a te stesso di tutelarlo, dando per scontato che saresti stato tu…il primo. Ad andartene. Inconcepibile essere “dall’altra parte”. Essere “Chi resta”. Anche quando sei tornato da Lisa e Ben, tentando di… “sopravvivergli”, in realtà hai sempre sperato che, quella “normalità”, fosse semplicemente una pausa, una “parete”…a cui appoggiarsi. Per un po’.

Non hai smesso di scartabellare ogni possibile testo dell’occulto. Perché non accettavi di dire, a te stesso, “E’ tutto ok”.
Perché, in fondo, non sei roccia e…a dirla tutta…Sam non ti ha mai chiesto di esserlo.

Sam è sveglio. Fin da ragazzino.
Sa che fai una fatica incredibile a… “tenerti insieme”.

Quel sofferto “Dammi solo un minuto” ti serve per riordinare le idee, per preparare “la scena finale” ma Sam non è pronto a “recitarla”. E tu, implorando quel “Dean, è tutto ok, puoi andare”, sveli la fatica del pronunciare le ultime battuteAnche se, tra una stilettata che ti fa muovere il capo in un gesto di insofferenza e le lacrime di Sam che tolgono il fiato più di quel buco, affermi con un sorriso, convinto e convincente…

 “Va bene così”.

Non va bene. Non ora. Non così.

Puoi essere sabbia. Puoi essere fragile. Puoi avere paura e pur accettando che... “questo giorno”... sia "il giorno", puoi sentirti perso e incredibilmente incazzato.  
Chuck ha scritto buona parte della tua fottuta esistenza ma ora, Morte, ti offre una possibilità che non ti aspettavi. Devi solo avere il coraggio di prendere quella “penna”.

Devi solo avere il coraggio di…
avere paura.

E di essere sabbia.
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"Un momento...hai detto che...che potevo decidere..."
"Hai già deciso "il meglio" per tutti, Dean" lo incalza lei.
"Non è il meglio per me! Non ora!” sbraita, Dean, stupendosi egli stesso del tono usato.
 Delia sobbalza a quella imprevista risposta. Dean Winchester che “contratta”…non per Sam ma per sé…da non crederci! Lo guarda ammiccante, restando in attesa della “proposta di negoziato”.

"Dimmi solo se...dimmi se posso...se sono ancora in tempo..." approfondisce Dean, meno battagliero.
"Sei ancora in tempo ma quando forzi il destino, quando cerchi di opporti a quell'orologio che si è fermato... come dici tu..."finisce sempre male", Dean..."
"Cosa...cosa provocherò? Chi danneggerò?" e nella mente di Dean s’insinuano orridi scenari che lo spaventano più di quei ciocchi arroventati.
“Non temere, non darai il “via libera” a una nuova Apocalisse, non “disegnerai” alcuno squarcio nel terreno e non dovrai “ospitare” furiosi parenti di Dio. Danneggerai te stesso. Solo, esclusivamente, te stesso. So bene quanto questo sia rincuorante. Hai un senso dell’autoconservazione piuttosto relativo. La ferita mortale, quella, la richiuderò ma, questa “toppa”, non cambierà granché il tuo destino, Dean. Avresti dovuto pensarci prima.  Il tuo corpo è andato troppo oltre...pur non passando "oltre", sembra uno scioglilingua, non lo trovi divertente?”

Lo trova agghiacciante ma non le darà mai la soddisfazione di mostrarsi inorridito. Ha bluffato con mostri peggiori. "Certo, da sbellicarsi ma, giusto per avere un’idea, non potresti essere più precisa sul… quanto…mi “danneggerò”?!"

Gli occhi di Delia sono attraversati da saette d’argento. Le labbra si fanno due fili sottili che delineano un allarmante riso sardonico.

"Tornerai a "metà", Dean. Nella peggiore delle ipotesi bloccato dal collo in giù." precisa Morte, con voluta noncuranza.
"E nella migliore?" mormora Dean mentre, tutt’ intorno a lui, la temperatura aumenta in modo esponenziale.
"Dalla vita in giù" comunica Delia, impietosa.

Dean abbassa lo sguardo. Questo cambia le carte in tavola.  E Delia ha un poker d’assi tra le mani candide e ossute.

 "Difficile, vero? Difficile pensare di dover dipendere in tutto e per tutto da lui. Lo condanneresti, tu che lo hai sempre difeso. Saresti ancóra…e non di salvezza. Dovrebbe rinunciare a ciò che conosce. Che lo hai obbligato a conoscere. Vivresti nell’angoscia di qualche “attacco a sorpresa”. In molti potrebbero approfittare del tuo stato irreversibile. Vi siete fatti parecchi nemici nel corso degli anni e sai bene che, avere conoscenze “ai piani alti”, non ti aiuterebbe..."

Uno “stato irreversibile”… e nessuna “interferenza” da parte di Jack.

Rinuncerà. Anche stavolta. Del resto…sarebbe una “vita non vita”. E allora. Tanto vale.
Sam andrà avanti...e la sua anima… proseguirà.

"Allora, Dean?"
Dean deglutisce “Allora…in questo caso…io sono pronto…”
“Bene. Come immaginavo.”

Un inatteso schiocco di dita fa trasalire Dean.
Sam resta chino su un ceppo che sta attizzando. Per un momento anche il fumo è innocua macchia grigia, un fumetto “solido” che non irrita occhi e vie respiratorie.
“Perché?! Perché hai fermato il tempo?! Che c’è ancora?!” tuona Dean, annichilito.
Delia, non risponde. Gli mostra un cristallo luminescente. Dean, scrutando il rilucente prisma, scorge spicchi di futuro… un lavoro “normale”, partite da baseball con suo figlio, acquisti natalizi e passeggiate al parco con Miracle. Non è la “sua” esistenza. Ma è come se lo fosse.

Dean è estasiato, felice. Il suo Sammy…sarà marito, sarà padre.
“E’ pronto! Andrà avanti…il mio fratellino!” esclama, esultante.

“Aspetta, Dean. Guarda con più attenzione…” suggerisce Delia, riappropriandosi del diamante che trasforma in cubo, invitando Dean a tenerlo tra le mani. Dean lo accoglie come se stesse ricevendo una mina inesplosa.

Non ci sono più angoli di luce.
C’è solo un dado grigio…il cuore di Sam.

Sam è...un'anima in "stand-by". Nemmeno Sam può sapere quale sarà "il suo giorno" ma Dean ha una strana sensazione. E’ come se lo aspettasse. Minuto dopo minuto, lanciando un’occhiata all’orologio…il suo.
Lo ha conservato. Lo porta sempre con sé al polso che, negli anni, perde forza e massa muscolare.
Sam aspetta.
Aspetta quel "È tutto ok, puoi andare" che lui gli ha imposto.
Sam lo imporrà, a sua volta, a un figlio che "libera il padre" in una stanza piena di foto, che “parlano” molto della “prima vita” di Sam e poco della “sopravvivenza”.

Gli sopravviverà. 

Sam, inconsapevolmente, lo ha condannato a essere smembrato in quella zolla di terreno. Il suo corpo ha resistito poco più di due settimane.  Lui lo condannerà, consapevolmente, a ben altro. Sam continuerà ad essere puzzle. Per poco meno di un trentennio.

Dean ripiomba nello sconforto più tetro. Più di quel cubo che racchiude l’anima di Sam.

Sam vivrà…a metà.
Lui potrebbe rivivere…a metà.

Lui, abituato a cacciare, a "giocarsi" intensamente ogni istante, a non risparmiarsi… ritornerebbe come un “Dean non Dean”. Non si riconoscerebbe più. Non sarebbe più lui. Stenterebbe a “riconoscerlo” perfino Sam.

Dean ripensa con orrore a quel periodo in cui, sotto l’incantesimo di una strega, stava regredendo, perdendo conoscenze, abilità, ricordi… se Rowena non fosse intervenuta avrebbe dimenticato non solo come s’impugna una pistola ma anche come si usa una forchetta o come si deglutisce. Non avrebbe più ricordato la mamma, papà e…Sam sarebbe diventato uno sconosciuto. Persino rammentare il proprio nome richiedeva uno sforzo immane. Rivede l’immagine di sé, davanti allo specchio. Sarebbe arrivato a…chiedersi di chi fosse quel viso. Non potrebbe mai accettarlo.

“Aspetta...la mia mente...la memoria, la capacità verbale sarebbero integre? O mi ritroverei come una specie di “bell'addormentata villosa”, cucita su di un letto?!" 
Lei lo scruta con uno sguardo stranamente benevolo.

"Saresti "tu", la volontà, l'ironia, il coraggio, il bene smisurato che provi per lui...intatti...fino alla fine dei tuoi giorni. E non ci è dato sapere quando...finiranno, Dean." e Delia non è sarcastica ma sollevata a quella rivelazione.

 Una larva...una larva conscia di essere tale...ma non sarà un peso. Come, a parti inverse, Sam non lo sarebbe per lui. Può incoraggiarlo e sostenerlo. Può essere paretedi sabbia. Può reimparare a vivere egli stesso. Layla, Faith…il tempo speso su questa Terra può essere breve… ma prodigioso.

Non più cacciatore. Ma potrà ancora essere fratello. Potrà ancora essere riferimento.
E non solo per Sam.

"Accetto"
Delia sospira, meditabonda. “E’ ciò che vuoi? Che vuoi davvero, Dean?”
“Andiamo! Non chiedermelo due volte…non essere così dannatamente sadica! Sì…è ciò che voglio!”  ringhia, Dean.
Delia sorride. Un sorriso enigmatico e appagato.
 
Sam termina di accendere quel legno lasciato…
a metà.
Dean non è più un’anima in attesa di farsi luce. Ha scelto.
Di essere corpo…
a metà.
---
Finirà così. Com’è iniziata. Soffocando.
Al posto della terra che ti sommerge il fumo che ti avviluppa.
Arso vivo. Ora è…maledettamente vivo sotto ciò che resta di quell’”imballaggio”, degno di Tutankhamon.

Sam! Sammy…no! Fermati! Sono…sono…qui!”
Dean è su quel “materasso” di brace. A un metro da Sam.

Ma Sam è altrove.
---
Non puoi dar retta a quella voce imbavagliata. È uno dei tuoi deliri. È Lucifero che si prende gioco di te, tra tomi di psichiatria, sgargianti papillon e sinistri pagliacci. E’ la tua mente “puzzle”. Qualcosa ti fa supporre che resterai così… spaccato in mille cocci, affilati come lame. Ci conviverai e cercherai di non farti infilzare.

“Sammy! Sono…sono qui…”
Maledetto Lucifero.
“Sam! Sammy!”
Maledetta psiche.
“Samm…”
Maledette allucinazioni.
Ma non permetterai loro di succhiarti il cervello…sarai più forte.

Sei più forte.
Dell’Inferno che hai vissuto e di quello che ti attende.

Manterrai la promessa. Puoi vivere senza Dean. Non in maniera completa. Non come Dean avrebbe voluto. Non come vorresti. Ma sei abbastanza saldo per non farti confondere e resistere. Combatterai. Come ti ha chiesto di fare. Come ti imponi di fare. Ogni giorno. Anche contro te stesso e quella parte che vorrebbe che la finissi qui. Com’è iniziata. Con un cuore che speri si schianti o un ultimo salto. Tra le fiamme.

Ma scegli di vivere. Anche per Dean.
Come Marin vive per Joshua.

“S-a…”
Benedette fiamme che, procedendo come domino di fuoco, zitteranno quel mozzicone di suono così familiare…malignamente ingannevole.

Addio, Dean
---
Marin è razionale. 

Ha dovuto esserlo per non impazzire, dopo la sorte toccata a Joshua. Una morte inattesa e ingiusta seguita da un triste vagabondare. Solo…penosamente solo. Tanto da indurlo a volerla con sé, tentando di trasformarla in torcia umana. Viva per miracolo. Viva per incontrare Sam…che è stato “miracolo”…definitivo. Per lei e per suo fratello.

Marin è razionale.

Deve esserlo quando si avvicina a chi ha fatto della furia la “realtà". Marin ci entra in punta di piedi, muovendosi con cautela, sfidando il ragno nero che avvolge ogni cosa, nella sua vischiosa bava. Marin sa che c’è sempre il rischio di “inciampare” nella ragnatela ordita dall’alienazione.

Marin è razionale… “la voce” non è quella che “dorme” in Sam, impedendogli di dormire.

Marin si fida del proprio udito. Fa due passi in avanti e pur nell’inquietudine che le provoca, l’avvicinarsi a quelle fontane incandescenti, percepisce distintamente quel nome. E poi quella consonante che, strenuo sibilo, si addossa a una vocale lasciata in sospeso.
Marin si fida della propria vista. Il falò rende i contorni indefiniti e ondeggianti ma, concentrandosi sui particolari di quel burattino strappato alla terra e gettato nel fuoco, scorge l’impercettibile movimento del collo, cinto da corde che, seppur logore, ancora immobilizzano.  I fantasmi non annaspano provando a catturare aria, attraverso stoffa tarmata.

Maledette fiamme!

Marin non è una fata. Non è una strega. E’ una donna…razionale.
E questo può cambiare i destini di Dean e Sam.

"Fermati, Sam!" urla, accostandosi con cautela.
"Devi fermarti! "ripete imperiosa a un Sam “altrove”. Resistere a Lucifero è un’impresa che richiede ogni particella di sé. Si aggrappa a flashback che rimbalzano sulla corteccia cerebrale, “proiettando” immagini diverse ma che hanno due unici protagonisti.
Dean e Sam.
 Da bambini. Da ragazzi. Da adulti. Insieme. Sempre. Lo saranno ancora. Sarà solo questione di…tempo. Fingerà di essere a Stanford. E, prima o poi Dean, tornerà a prenderlo. Lo atterrerà cogliendolo di sorpresa, chiamandolo “Tigre”. E poi lo caricherà. Su Baby.

Dovrà solo aspettare. Guardando l’orologio.
---
 Marin si domanda come sia potuto accadere. Dean è…vivo. Dean non è spirito. Ma fra poco…lo diventerà.

Si sfiora la cicatrice. Il terrore grida in lei come se gli anni non fossero trascorsi. Ma il panico travestito da Inferno, non può vincere. Sam era avvolto da lingue arancioni che rischiaravano il volto di Lucifero ma questo non gli ha impedito di salvarla. Ora tocca a lei…essere “miracolo”.

Si toglie il cappotto, cominciando a soffocare le fiamme che soffocano Dean, affumicando miseri polmoni raggrinziti.
Sam si scuote e, pur sbigottito, finisce con l’imitarla. Ha imparato a fidarsi di lei. Ha imparato che non è solo. Anche quando crede di esserlo. Affronta il fuoco abbattendolo, riducendolo a fumo ancora ostile ma meno minaccioso.

Il drago resterà a pancia vuota.
---
Dean è tornato. Non in un corpo "rubato". Nel suo…quasi ridotto in polvere.

“Sam…non è un fantasma, non è un delirio!” irrompe Marin tossendo, armeggiando su quel fantoccio e stracciando il telo con unghie fuligginose. Lo “libera”, scoprendogli il volto. È scurito, arrossato e violetto. Ustionato in più punti e "mordicchiato" in altri. Ma è "il suo". E Sam…lo riconosce.

"Dean!"

Dean, con la voce che è scala a chiocciola scricchiolante, ansima "…Sammy…"

E Sam rinuncia a qualsiasi ulteriore “prova”. Può essere spirito o demone, spettro impazzito o esito di patto infausto, stipulato con Lucifero in persona e siglato da uno stuolo di clown.
E’ tornato. Punto.

Miracle, scodinzolando, scottandosi le zampe tra un guaito e l’altro, cerca di raggiungere quel pupazzo di pelle seviziata, avvolta in brandelli di lino. E per Sam è la conferma definitiva…è Dean.
Miracle non si farebbe ingannare da un “Dean non Dean”. 

Sam avverte il cuore e la testa farsi leggeri. Diventano piuma.
D’angelo.

Dean avverte tutto il fardello di un corpo martoriato, trivellato, fracassato. Ma, “manca qualcosa”. O meglio…c’è di nuovo “qualcosa”…scampoli di “materia” a riempire il “foro”. Delia non gli ha mentito.  Nessuna ferita mortale. Ma a giudicare dalle sensazioni che percepisce, gli sarà toccata…”la peggiore delle ipotesi”. Non importa.

Quel “Sammy” gracidante gli è “uscito” comprensibile. Potrà ancora chiamarlo “Sammy”.
Sam, voltandosi, lo “riconoscerà”.

E Dean riconoscerà sé stesso.
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Ha un vago ricordo del “dopo pira”. 
Il dolore intenso, a ogni movimento della lettiga. Come se il suo corpo continuasse ad ardere, a sbriciolarsi. Poco a poco.
Mani estranee e rapide che si occupano di lui, restituendogli l’abitudine a respirare, sollecitando cuore e polmoni. E qualcuno che continua a chiamarlo per nome. Senza sosta.Dean si aggrappa a quella voce che non ha proprietario perché gli occhi continuano ad essere poco più di due asole, senza bottoni. Ma non ha bisogno di “vedere” a chi appartiene.
La distinguerebbe tra mille.
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“Ehi, amico! Sei sveglio?”
“Così dicono i miei occhi aperti…sono aperti, vero?” domanda Dean, valutando che sono due fessure, contornate di medicazioni.
“Si…direi di sì, Dean…” conferma Sam, deglutendo.
“Sono…sono in versione mummia o è solo una sensazione?”
"Ho…ho parlato con i medici…" e Sam tentenna, temendo la reazione di Dean.
"Non sei mai stato granché nell’arte del tergiversare…” lo stuzzica, Dean.
“Be’…in questo…in questo non ti batte nessuno, Dean…” cerca di guadagnare tempo, Sam.
“Dovrò… procurarmi una maschera come il “Fantasma dell’Opera”?" e Dean prova a sorridere ma le labbra sono così tumefatte che gli pare di avere addentato un triplo hamburger, di quelli che devi masticare lentamente, se non vuoi slogarti la mascella.
"Hai ustioni e lacerazioni su buona parte del corpo, Dean...c'è il rischio d'infezione ma…”
“Ma quelle sul viso non lasceranno cicatrici e guariranno nel giro di qualche settimana” interviene Marin con quel temperamento ottimista che Sam ha potuto apprezzare.
“Lei…lei è Marin… “la Marin” di quando sono stato ricoverato…prima che Castiel…  ”
“Quella Marin?! Quella che hai aiutato quando il tuo cervello era il drive-in preferito di Lucifero?!” esordisce Dean, entusiasta di ricordare e di esprimersi con estrema facilità. Delia non gli ha mentito.
E’ stata onesta.

E’ tornato “triturato” ma con facoltà cognitive e verbali…integre. Fin dal primo giorno di quella vita “a metà”.

Sam si concede un sorriso tirato. Se solo Dean sapesse quanti “cinema all’aperto”, nell’ultimo periodo!

“Si…sono proprio io!” conferma allegramente, Marin.
“E’ un’infermiera” precisa Sam.
“E ho una certa esperienza personale…in fatto di ustioni…” sottolinea Marin, aggiungendo “…non sarà nulla di permanente, Dean.”
"Bene…” si rassicura Dean “vorrà dire che, per il momento, non chiederò il numero di telefono alle tue colleghe.” conclude in un rantolo.
Sam, per un istante, pensa a John. Sarebbe stato divertente farli conoscere. Ognuno…nel proprio corpo!
Marin ride alla battuta, rincarando “Sono certa che, appena comincerai a togliere qualche benda, faranno a gara per farti le medicazioni!”
“Sembri una tipa brillante…come fai a stare con mio fratello?!”
“Dean! Non stiamo insieme!” E’ tornato…e Sam, sebbene si senta in profondo imbarazzo, è lieto di quel disagio. Marin, arrossendo un poco, non commenta. Poi, rivolgendosi a Sam, spiega “Ho parlato con il dottor Carter…ho dovuto giustificare la “ricomparsa” di tuo fratello…”
“Cosa ti sei inventata questa volta?!”
“Un incidente in una cava, un’esplosione. Disperso. Tutti lo avevano dato per morto ma lui è riuscito a tirarsi fuori dalle macerie, vagando per giorni in stato di shock.”
“Wow! Apprezzerò sempre la tua fantasia, Marin!”
Dean vorrebbe fare una battuta ma si convince che sia meglio risparmiare fiato. Per cose...serie.
“Dovevo trovare qualcosa di plausibile, per “resuscitarlo” con ustioni e fratture” dichiara lei, gongolante.
Dean interviene, con quel fiato “accantonato”.
 “A proposito di fratture…" sibila, attendendo la triste sentenza.
Sam scambia un’occhiata d’intesa con Marin. Vuole restare da solo con Dean. Deve essere lui a dirglielo.
“Io…io ora devo andare ma domani verrò a trovarti, Dean…” poi Marin gli si avvicina, sussurrandogli all’orecchio “…bentornato!” quindi si congeda da Sam, sfiorandogli la mano, con fare complice.

Appena Marin chiude la porta dietro di sé Dean non perde tempo per tormentare Sam.
“Uhm…devo essermi perso qualcosa…”
“Non ti sei perso nulla, Dean. E’ solo un’amica.”

Dean si accontenta. Per il momento. Pensa che, del resto, hanno parecchio da raccontarsi e sente di non potersi perdere in chiacchere. Non sa per quanto potrà restare sveglio. Le palpebre sembrano di piombo. Come...tutto il resto di lui.  Meglio “andare al sodo” e sapere…quale “ipotesi” gli ha riservato Delia.

“Ok…ok, Sam. Devi dirmi qualcos’altro? Di meno piacevole di una tua possibile love-story?”
Sam prende un bel respiro.
“Accidenti…non promette nulla di buono…” brontola, Dean, rassegnato.
"Dean…l'affronteremo… "
"Si…come sempre…Sam…tu e io…"
Dean sa che potrà contare su di lui. Sarà costretto…a dipendere da lui. Ora più che mai.

“Tu e io…” ripete Sam e si vergogna nel provare gioia. Sa benissimo quanto Dean stia patendo e cosa lo aspetti. Ma non può fare a meno di sentirsi immensamente felice.
 Poi il verdetto si commuta in pena "Sei mesi...al massimo nove...Dean…"

Non se lo aspettava. Credeva che avrebbe avuto…più tempo. Delia deve aver trascurato qualche particolare. Dean non sa se dispiacersi o rallegrarsi. In ogni caso…vivrà quei mesi come...li avrebbe vissuti Layla.

"Ok...a questo punto…cercherò di arrivare a nove. Del resto sono già morto un sacco di volte, so come funziona…mi godrò i mesi prima della partenza e non mi preoccuperò di cosa mettere in valigia…" conclude Dean, ironicamente.

Sam strabuzza gli occhi tra il terrorizzato e il confuso.
 "Eh?! Ma cos'hai capito?!! E’ la prognosi, i tempi ipotizzati per la guarigione...Dean!” e Sam percepisce il cuore scalpitare. E’ un malinteso ma l’incubo è troppo recente per non provare ansia alle parole del fratello. “Le braccia…le gambe…ci vorrà un po’ prima che tu riesca a… ”comandarle”, Dean. E…i tuoi polmoni, senza ossigeno, collasserebbero. Hai lesioni vertebrali importanti…non sarà semplice. Dovrai metterci impegno e pazienza…conoscendoti, quella, ti mancherà di sicuro! Hanno accennato a un periodo in carrozzina…" e Sam è certo che, nella mente di Dean, si faccia strada l’immagine di Bobby.

Bobby, su quella sedia a rotelle…svilito, costretto in una situazione che non accettava. Tanto che, alla fine, si era venduto l’anima a Crowley. Bobby aveva un legame particolare con Dean. Così irruenti, burberi, testardi…simili. Perciò Sam si affretta a specificare “Ma non sarà definitivo…su questo i medici sono stati decisamente ottimisti…tornerai a camminare, tornerai come…come prima…devi credermi, Dean."

 Sam non può sapere cosa passi per la testa a Dean.

Grandissima figlia di puttana! Mi ha fregato! Mi ha rigenerato quel tanto che basta perché io possa tornare...completo!

Dean, pur immobilizzato… “vola”.
Qualcuno ha pregato per lui.
Faith…prega ogni sera. Per “un angelo” camuffato da uomo.

"È...è fantastico, Sam! E’ grandioso!” e le labbra gli sembrano più sgonfie, come se il “boccone” fosse… “a metà”.
Sam, sbalordito dalla risposta del fratello, ipotizza che sia troppo provato per comprendere la gravità della situazione.  “Dean…hai…hai capito cosa ho detto?! Mesi di fisioterapia, ospedale, riposo assoluto, niente caccia…” illustra, pazientemente.
“Ho capito Sam, ho capito! E stanne certo, questa fottuta spina dorsale non mi deluderà! Ma ricovero, riabilitazione e tutto il resto...mi farò bastare tre mesi..."
Sam lo squadra torvo. Ha capito. E, come sempre, vuole fare di testa sua!
"Affrettare i tempi di recupero?! Perché? Per cosa?! Per tornare a cacciare, Dean?! Possiamo prenderci una pausa...ce la meritiamo! Dio solo sa quanto ce la meritiamo!" scoppia, Sam, alzando la voce.
Dean usa un tono solidale, con l’intenzione di riportare la calma. Litigare con suo fratello è l’ultima cosa che vuole. "E ce la prenderemo…Sammy. Una pausa…sì, sono d’accordo. Mai stato più d’accordo! Mi merito quella spiaggia di sabbia fine! E anche tu! Ma ti chiedo…ti chiedo di sostenermi, Sam. Devo riprendermi in fretta. Devo uscire di qui e possibilmente con le mie gambe ma…non per cacciare..."
Sam si rilassa all’istante, intuendo le vere ragioni di Dean. Probabilmente si sta riferendo a qualcosa che deve aver vissuto…da morto.

“Ok…allora…in questo caso…se, dopo tre mesi, la guarigione non dovesse essere completa…mi prenderò cura io di te…” e Sam gli stringe la mano, sorridendogli. Dean si rende conto di non riuscire a ricambiare la stretta. Vorrebbe abbracciarlo ma è un blocco di cemento.  Questo sarà, per un po’.
Solo…per un po’.

“Grazie Sammy…so che posso sempre contare su di te…”
“Sempre…sempre, Dean…” sancisce Sam, con la voce che oscilla.
"A proposito…cos’hai fatto mentre..." lo interroga Dean, sornione.
"Io...be' ti ho promesso che non avrei fatto nulla per riportarti indietro, quindi…”
“Quindi?”
“Le solite cose, Dean...stavo pensando di ritinteggiare la tua stanza e farci un’essenziale ma funzionale palestra attrezzata, con tanto di tapis roulant. Miracle non faceva che scodinzolare. Era entusiasta all’idea..."
"Si...certo..." ride Dean, stando al gioco. Gli torna alla mente quel caso di lupi mannari, in cui pensava di averlo perso per sempre. Sam, una volta “ricucito”, uscendo dall’ospedale gli aveva posto “la domanda”… e la risposta di Dean era stata più o meno la stessa: una Jacuzzi nella camera di Sam. In realtà, aveva fatto una delle sue “capatine” nell’aldilà, per incontrare Billie e scendere a patti con lei. Il solito “scambio d’ufficio”. Dean non gli ha mai raccontato la verità, mantenendosi “sul vago”, come al solito.

Ma Sam, al contrario, non vuole raccontargli frottole. Sam non teme di mostrarsi… sabbia. Si alza dalla sedia. Si allontana. Fissa un punto imprecisato, fuori dalla finestra. E’ ormai buio. E Sam “deve” raccontare a Dean, “il suo” buio.

 "Ti ho tradito, Dean. Ci ho provato a mantenere la promessa. Ma non ce l'ho fatta. Sono impazzito, cercando una soluzione. E quando sono uscito dal bunker, dopo giorni di ricerche, mi sono messo alla guida e…sono finito contro un albero…”
“Sam…”
“…tranquillo…ho già provveduto a far riparare Baby! Mi dispiace, Dean…so quanto tu tenga all’Impala ma non dormivo, non mangiavo da quando…"
"Sammy..." e Dean non sta certo preoccupandosi della carrozzeria di Baby.
"I miei incubi su Lucifero sono aumentati a dismisura, diventando vere e proprie visioni. Cosi concrete, tanto reali da farmi svenire. Non ci fosse stata Marin...mi avrebbero internato. Lei lavora nel reparto di psichiatria…mi hanno ricoverato lì…dopo l’incidente…"
Dean, resta in silenzio, ma aspira rapido dalle cannule dell’ossigeno.
Sam nota quanto suo fratello sia in difficoltà. Non può muovere un muscolo eppure Sam è certo che, “dentro”, ascoltando quel “resoconto dell’orrore”, stia tirando pugni contro “l’ologramma” di un tavolo.

Tuttavia non può interrompersi. Non troverebbe il coraggio di ritornare sull’argomento. E ora sta per dire la verità più ignobile, cruda, terrificante. Dean isserà Il “tavolo”, prendendolo per le gambe intarsiate e…lo scaraventerà.

“…poi ho pensato bene di uccidere un uomo...mi serviva per un rituale…per farti tornare"
Sul pavimento, "nella testa" di Dean, i resti di qualche asse di legno verniciato.

"Dimmi che…che non..." soffia Dean, sgranando gli occhi che sono rossastri chicchi di riso.
"Mi sono fermato...a un passo dal farlo"
Dean ringrazia di avere a disposizione quell’ossigeno in “barattolo”. Gli manca l’aria. Più di quando Sam lo ha sepolto “vivo”. Più di quando, poche ore fa, stava per essere bruciato… vivo.

"Non...non era tutto ok...ti ho mentito, Dean…" confessa, Sam.
E’ tempo di confessioni. Dean respira a pieni polmoni, fin tanto che non avverte uno strappo tra sterno e costole, come se una fionda li catapultasse oltre la gabbia toracica.
"In fondo...non era tutto ok nemmeno per me…Sam.” e Dean, abile nel “tergiversare”, sa di dover andare “dritto al punto”. Senza indugi.
“Avevo...avevo paura Sam. Sentivo la vita scivolarmi via e volevo rassicurarti...volevo rassicurare me stesso. Sarebbe andata bene. Per entrambi. Volevo che tu sapessi che…che io…sono…”
Ma Sam è sveglio. Sa quanto, suo fratello, nonostante il carattere impulsivo e iroso, sia fiero di lui.
"Lo so...lo so che sei orgoglioso di me, Dean...” e gli occhi di Sam si fanno pieni, come quella notte, in quel diroccato fienile.
Avrebbe voluto dirglielo...allora...ma non era "il suo momento". Era "quello di Dean".

“Quando…quando ero a Stanford… mi mancavi Dean. Ho… ho trascorso notti intere con il telefono in mano…rigirandomi nel letto. Volevo sentire la tua voce ma non avevo il coraggio di chiamarti. Sapevo di averti ferito, andandomene. Avevo paura. Temevo che non mi avresti risposto o che, se lo avessi fatto, sarebbe stato solo per urlarmi contro, augurandomi di…di crepare. Quando sei venuto a dirmi di papà…ho pensato che le cose, tra noi, avrebbero potuto sistemarsi. Anche restando lontani. Sapevo che non l’avresti abbandonato. Poi ho perso Jessica …ed è stato terriibile ma tu…tu eri con me, Dean. Tu eri “casa”, famiglia, rifugio. Ho capito che mai avrei potuto vivere una vita “normale”, altrove. Non senza mio fratello.”

Dean avverte le lacrime scendere giù, lievi, leggere. Catturate dalle garze che sembrano essere lì a proposito. Lui, davanti al dormitorio. Per ore.
Sam, con un telefono in mano. Notti intere.
Più di quindici anni…per riuscire a confidarlo. L’uno all’altro.

“Sammy… tu puoi, tu…”
“Io…io posso, Dean, sì…posso vivere senza di te…ma non vivrei davvero! Un giorno…riuscirò… sarò pronto…ma non è questo “il giorno”…” riconosce Sam.
Il cubo…Dean pensa a quel dannato cubo. Ma Sam riuscirà a farlo rilucere. Un giorno.

"Io...io credevo che per me…che per me quello fosse il giorno ma...sbagliavo...e qualcuno…me lo ha fatto capire…”
Sam non osava porre domande. Ci è già passato. Con l’inferno. Con il Purgatorio. Con Michele. Non sa cosa possa aver subito Dean. Sa di doverci…andare piano. Ma quella frase sembra aprire uno spiraglio di… conversazione.

"Dove...dove sei stato, Dean? Come hai fatto a..."
Dean sospira. Occorre troppo fiato. Troppo “cuore” per “raccontare”. Non adesso. Non ora.

"Te ne parlerò...giuro che lo farò ma ora…sono...sono stanco, Sammy. Sono letteralmente a pezzi..." boccheggia Dean, e a Sam non pare uno dei suoi soliti tentativi di eludere, per cambiare discorso e tener la tortura vissuta… per sé.
“Certo…abbiamo tempo… Dean” e Sam si avvia verso la porta, tenendo a bada la propria curiosità e ipotizzando di andare a bersi un caffè. Lascerà che si addormenti e poi tornerà da lui. Sa che Dean odia farsi vedere debole, dipendente e, purtroppo, lo attendono mesi di scarsa autonomia.

Ma Dean non ha più paura di “chiedere”.
“Aspetta...Sam. Puoi...puoi restare qui, con me, per favore?”
Sam entra in allerta e un brivido gli serpeggia lungo la schiena. Torna al suo capezzale, lasciando la porta socchiusa e restando con gli occhi incollati al campanello d’allarme.
"Certo...certo...ma lascia che chiami aiuto, Ok?" e Sam ha già il pulsante ben saldo tra pollice e indice.
"No…non me ne sto andando...tranquillo.” lo rassicura, Dean “E giù le mani da quel dannato aggeggio…non ho voglia di camici bianchi tra i piedi…almeno non stanotte…voglio solo starmene un po’ con il mio fratellino…"
Sam controlla il monitor. Nessun tracciato pare impennarsi o, al contrario, rallentare. Non gli sta mentendo. Semplicemente non vuole più mostrarsi roccia. Si commuove al pensiero che Dean si sveli a tal punto.
 
Dean ha capito. Non farà nulla per celare la propria fragilità. Non piangerà da solo. Guardando il soffitto. Chiamerà Sam, nella notte. Anche se non sarà a un passo da Delia.
“Non vado da nessuna parte…ma tu…tu resta con me, Sammy…”
“Ok…ok ,Dean, rimango qui...chiudi gli occhi, cerca di riposare...Marin, lei dice sempre che il sonno è la miglior terapia..." e Sam si sorprende di riferirsi a Marin in quel modo così "familiare", come se Dean la conoscesse.

“Marin…lei…lei ti è stata vicino mentre io…”
“Si è presa cura di me. Ed è…è stata lei a salvarti, sulla pira. Io…io credevo che la tua voce fosse una delle mie allucinazioni” e Sam deglutisce, colpevole.
“Be’ allora ricordati di ringraziarla da parte mia!” conclude Dean come a volerlo distogliere da quel pensiero.
Sam sorride. La ringrazierà…magari portandola a pranzo fuori…perché Marin preferisce un dolce miele e cannella piuttosto che “smielati” convenevoli.
“Sai…si è persino trasferita al bunker, con me...”
“Wow! Si è trasferita al bunker? E me lo dici cosi?!”
“Frena la tua torbida immaginazione, Dean! Per me era l’unica possibilità di tornare a casa. Altrimenti non mi avrebbero dimesso.”
“Deve tenere molto a te…”
“E’ solo gratitudine. Nulla di più.”
Perché Sam non vuole che sia “di più”. Non può essere che riconoscenza.
Dean è già in una sorta di “pre-dormiveglia” ma qualcosa gli dice che è il momento di svelargli che... non c'è più.

""Sai Sam…Lisa, lei…lei è morta...pochi anni dopo il nostro ultimo incontro…un incidente d’auto…"
Sam intuisce che quel sofferto annuncio, farfugliato, è parte del “Dove sei stato?”
"Mi...mi dispiace molto...Dean”
Dean annuisce, aspirando svelto l’ossigeno, fin quasi a farsi scoppiare le narici.
“Credevo di averla protetta…privandola della memoria ma…avevi ragione tu Sam. Avrei dovuto… avere più coraggio…”
“Dean…pensavi di fare la cosa giusta…”
“Già…ma non sempre ciò che è “giusto” per noi lo è anche per chi amiamo…”

Dean vede la fronte di Sam corrugarsi, come se un pensiero “soggiornasse”, per una manciata di secondi, su quel viso segnato dalla fatica delle ultime settimane.

“Cerca…cerca di riposare un po’ anche tu, Sam…quel poco che vedo, che riesco a mettere “a fuoco”, non mi piace. Mai pensato di comprarti una bella maschera? Magari da clown” ridacchia Dean, per stemperare. E Sam, alla parola “clown”, ha un sussulto. Ma lo perdona, dopotutto Dean non conosce “gli sviluppi” della sua fobia per i pagliacci.

“Davvero divertente, Dean!”
“E dire che sono io quello che è praticamente morto!”
“Ma ora sei vivo, Dean. E dormirò. Anche rannicchiato su questa seggiola. Non avrò incubi. Non stanotte. Lo so.”

E Dean, di fronte a quella constatazione disarmante, rinuncia ad ogni freddura. E non nutre più alcun dubbio.

Sam lo riconosce.
Anche se è una statua di pietra in un letto e ha manifestato tutta la propria vulnerabilità.
Dean si riconosce.
Anche le rocce si scheggiano. Ma possono continuare ad essere riparo o appoggio sicuro.

Quel giorno” è stato una prova “generale”, per “il giorno”.
Scriveranno la “loro storia”. Come avrebbe voluto Castiel.

La scriveranno pagina dopo pagina. A quattro mani.
Fino all’ultima…scena.

 E sarà davvero…
tutto ok.




 
Note dell’autore: non è la fine. Ci sarà ancora un capitolo. Spero di aggiornare prima del solito. Avrei potuto “agganciarlo” a questo ma sarebbe risultato troppo lungo e articolato. Ho preferito “spezzare”…il finale. Ho scritto in condizioni a me poco congeniali perché ho usato per buona parte il cellulare e poi “copiato” sul file del pc. Non ho riletto e ho pubblicato… “di pancia”. Mi scuso anticipatamente per “sviste” ed errori!  Grazie a chi mi ha seguito in questa “avventura”. Ho tirato fuori la parte un po’ “noir” e tormentata di me ma, al contempo, anche quella inguaribilmente fiduciosa nei confronti della Vita.

Per chi vorrà vi aspetto… all’ultimo capitolo!

Grazie.

Eclissidiluna
   
 
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