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Autore: LorasWeasley    29/08/2022    2 recensioni
future|fic [kuroken|ushiten|iwaoi|shoumika]
Molto spesso crescere un adolescente diventa più difficile di crescere un bambino. Ma soprattutto, riusciranno questi genitori ad accettare le cotte dei loro "bambini"?
Genere: Commedia, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tendo Satori, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Parte 4
Il giorno successivo, Haru passò dalla rabbia e la negazione alla consapevolezza e alla tristezza. Passò la sua seconda giornata come se non fosse proprietario del proprio corpo, vivendo tutto passivamente e non intromettendosi direttamente nelle conversazioni.
-Vi odio tutti per non avermi detto che esisteva lo sci di fondo!- s’infervorò Ami a cena.
Diane rise, Naoya sbatté le mani sul tavolo e urlò indignato -Quello non è sciare!
-Ho degli sci ai piedi, quindi lo è!
-Non lo è!!- si intromise Maru.
Kea sbuffò -Perché urlate? Non siete stanchi dopo tutta la giornata di oggi?
Nao si voltò verso di lui -Ma lei dice le bestemmie!
Tutti risero, Diane cambiò argomento -Voi quando avete imparato a sciare?
-Noi a tre anni- risposero con orgoglio i due gemelli, dimenticandosi velocemente di quello che stavano discutendo solo qualche secondo prima -anche a fare snowboard.
-Vero- annuì Kea -eravamo insieme.
-Anche tu hai imparato a sciare a tre anni?- domandò Natsu -Non ti ci vedo.
-Non volevo- ammise il più piccolo -Ma i miei mi hanno corrotto con la carta Isak.
Ami rise -Dio, con la carta Isak ti possiamo convincere a fare qualsiasi cosa!
Natsu corrugò la fronte -Chi è Isak?
Scese il silenzio e tutti spalancarono gli occhi, guardandosi con la paura di aver detto qualcosa che non avrebbero dovuto dire.
Ma Kea rimase tranquillo e alzò le spalle nel rispondere -La mia cotta etero, sono sicuro di avertene parlato.
-Non l’hai fatto. Hai una cotta…?
-É un modello russo albino, bellissimo, è più grande di me di quindici anni e non ha mai ricambiato il mio amore- sospirò afflitto.
-Quindi fammi capire, hai una cotta per un modello russo albino e ti sei messo con me!?
Kea rise -Tranquillo, anche con te mi piace stare.
-Anche!?- quello fece ridere di più Kea, poi Natsu continuò -Vabbè, almeno è un personaggio pubblico, quindi rientra nelle celebrity crush, non c’è motivo per cui debba essere geloso. Non lo conosci mica.
-Riguardo a quello…- Kea fece un colpo di tosse -è il figlio di amici di famiglia, diciamo che passiamo insieme un capodanno su due. Poi scendono spesso a trovarci. A cinque anni è stato il mio primo bacio!
-Io non… non so che dire, davvero.
Kea rise di più e gli si avvicinò per abbracciarlo e baciarlo, poi gli sussurrò qualcosa che nessuno riuscì a sentire, ma che fece colorare di rosso le guance di Natsu.
-Anche io ho dato il mio primo bacio a un ragazzo più grande- ricordò Maru con uno sguardo luminoso -era l’assistente di papà Keiji e si era addormentato sul tavolo, era così carino che non baciarlo sarebbe stato uno spreco! Nao poi ha rotto la magia andando a denunciare la cosa ai nostri genitori.
Naoya rispose con una gomitata e la linguaccia.
-Stessa situazione! La mia prima cotta è stato il manager di papà Semi, ho iniziato a immaginare storie solo per lui!- aggiunse Ami la sua esperienza alla conversazione.
Parlarono ancora per tutta la cena e, senza che Haru avesse ancora detto una parola, finirono di mangiare e iniziarono a sparecchiare.
-Haru?- Kea si avvicinò a lui e lo chiamò piano per mantenere una certa privacy, anche se era impossibile visto lo spazio piccolo -stai bene, amico?
Haru si riscosse, rendendosi conto solo in quel momento che, non solo non aveva detto una parola, ma che aveva anche mangiato poco. Soprattutto però si rese conto che da quando avevano iniziato a parlare delle loro prime cotte, una pietra si era bloccata sul suo stomaco.
Lui sapeva chi era stata la sua prima cotta: Diane. Aveva avuto la fortuna di non conoscere cosa fossero le delusioni o cosa fosse l’amore non ricambiato. Non aveva mai passato notti insonni a pensare al perché la persona che voleva non si era neanche accorta di lui. Lui aveva avuto tutto, aveva avuto ogni fortuna e l’aveva data per scontata, finendo per perderla.
Si sentì soffocare a quella consapevolezza ed era quasi certo di essere vicino a un attacco di panico.
Kea lo stava ancora guardando in attesa di una risposta e lui si limitò a sussurrare velocemente -Sì, devo chiamare mio padre che prima, quando ero in doccia, non ho risposto alla sua chiamata.
Era una bugia, ma aveva bisogno di fuggire.
Così si mise in fretta il giubbotto, afferrò il telefono e lasciò la casa.
Haru si chiude la porta alle spalle e il gelo lo colpì. I suoi denti iniziarono a sbattere e tutto il suo corpo si preparò a correre nuovamente dentro alla ricerca di calore.
Ma aveva già avviato la chiamata con suo padre e prima ancora che riuscisse a fare un passo indietro questo rispose.
-Bambino mio- cantilenò Tooru -non è già tardi?
In realtà erano passate le nove di sera da pochi minuti e a quell'orario probabilmente i suoi genitori dovevano ancora cenare dati gli impegni che entrambi avevano tutto il pomeriggio, ma era anche vero che la settimana bianca era talmente stancante che a quell'ora era normale che le persone fossero pronte ad addormentarsi.
-Io…- iniziò a balbettare e non per il freddo -Papà non so che sto facendo- sussurrò infine. Usò lo spagnolo e questo mise in allerta il genitore.
Haru era bilingue, aveva iniziato a imparare lo spagnolo fin da quando era piccolo e suo padre giocava per l’Argentiva avendo la doppia nazionalità, ma era l’unica cosa di cui non si era mai vantato e che quasi nessuno sapeva.
Lo spagnolo era la lingua sua e di Tooru (e anche un po' di Hajime), era il loro modo di comunicare dei segreti o, come in quel caso, dire cose imbarazzanti. Perché era molto più facile parlare una lingua che chi ti stava intorno non capiva per dire cose simili.
Tooru entrò subito nella sua modalità protettiva e, portando il suo tono di voce a uno serio e preoccupato, domandó usando lo spagnolo anche lui -Che succede? Ci sono problemi?
-Ho fatto un casino- si rese conto di aver iniziato a piangere mentre la sua voce si era fatta molto roca -Io la amo, papà. La amo così tanto che fa male. Ma lei… ha detto che non ce la fa più, che non possiamo andare avanti così e che soffriamo solo entrambi. Io… non posso perderla.
Si portò il braccio libero sul viso per strofinare la stoffa ruvida del giubbotto sugli occhi asciugando le lacrime, ma queste continuavano a formarsi imperterrite.
-Tu come hai fatto con papà? So che anche voi… avevate problemi al liceo.
Oikawa sospirò malinconico -Haru, amore… vedi, io sono sempre stato un pó una merda. Flirtavo con le persone anche se stavo con lui, non lo facevo perché volessi tradirlo o perché non mi trovassi bene, ma semplicemente… mi divertivo ad avere un potere su quelle persone. Io ero stupido e piccolo perché non mi rendevo conto che questo mio scherzo faceva male a tuo padre. Abbiamo litigato pesantemente una sera, eravamo sul punto di lasciarci e lì ho capito che non ne valeva la pena. Non valeva la pena far soffrire Hajime in quel modo solo perché volevo divertirmi quando c'erano milioni di altri modi per farlo. Sono stato una merda, Haru. Ma ho capito i miei errori e ho passato il resto della vita cercando di rimediare.
-E io?- singhiozzò Haru -Io come faccio a rimediare?
-Devi volerlo davvero, amore. Se Diane è così importante… se ne vale la pena… allora perché non provi ad ascoltarla? A capire di cosa ha bisogno? So che u litigi e le sfide fanno parte di voi, non penso che dobbiate cambiare questo perché se per stare con una persona si deve cambiare, non è quella giusta. Tuttavia, hai mai provato a fermarti un attimo, riflettere e dirle "hai ragione"?
-Non credo… non credo di essere adatto per questo, manderò tutto a puttane come sempre.
Oikawa rise piano -Non lo saprai mai finché non ci provi. Ma non ti arrendere, perché quella è comunque una sconfitta.
Parlarono per qualche altro minuto, poi si salutarono e, in una delle sue rare volte, il ragazzo lo ringraziò dicendogli quanto gli volesse bene, il tutto sempre e solo in spagnolo.
A quel punto era sicuro che si sarebbe congelato e tutto il suo corpo gli diceva di tornare dentro, ma stava ancora piangendo e le sue lacrime non avevano alcuna intenzione di bloccarsi, quindi capì che era meglio congelarsi che farsi vedere in quel modo da tutti i suoi amici. Così si sedette sui gradini in legno e nascose il volto tra le gambe.
Non sapeva dire quanto tempo fosse passato quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e dei leggeri passi avvicinarsi. Era Kea, ovviamente poteva essere solo il suo migliore amico.
Il ragazzo si sedette al suo fianco e allungò una mano iniziando ad accarezzargli la cute con i polpastrelli.
-Non hai bisogno di prendere freddo insieme a me- gracchiò il castano dopo qualche secondo.
Kea rispose senza neanche pensarci -Sei il mio migliore amico, quindi stai zitto e lasciati consolare.
Ed Haru pianse più forte, pianse come quando era bambino e stava tra le braccia dei suoi genitori, ma questa volta con il suo migliore amico.
-Vuoi sapere un segreto?- sussurrò Kea quando il ragazzo tra le sue braccia iniziò a calmarsi.
Haru non rispose, ma questo non impedì all’altro di continuare -Non penso che tutto sia perso… Diane è ancora innamorata di te. Lo so io come lo sanno tutti, è palese. Quindi forse non è propriamente un segreto.
Haru si irrigidì.
-É innamorata di te non perché sia masochista, ma perché riesce a vedere oltre il tuo essere stronzo. Lo so perché è quello che faccio io, altrimenti non saremmo mai potuti essere amici. Ora però, per quanto io odi vederti in questo stato, odio anche vedere lei soffrire a causa tua, perché è mia amica e le voglio bene quanto ne voglio a te. Quindi ti prego, ti prego Haru, lotta per lei e non farla più soffrire.
-Sistemerò le cose- sussurrò Haru risoluto mentre si staccava da lui e si asciugava le ultime lacrime che avevano bagnato le sue guancie.
Kea sorrise -eccolo di nuovo qui il mio migliore amico.
  
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