Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    31/08/2022    1 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Oh cielo, scusami per il ritardo! 

 

Yona ridacchiò sommessamente mentre faceva entrare un Seokjin rosso in viso e con il petto percorso da rapidi respiri. 

 

-Tranquillo, anche il fattorino è arrivato da poco perciò il cibo è ancora caldo. 

 

L'uomo si lasciò andare a un sorriso sollevato, iniziando a calmare il suo corpo dalla frenesia che lo aveva fatto correre fino a lì e facendolo richiudere in un'innocente timidezza nel mettere piede per la prima volta nello spazio personale della donna. Togliendosi le scarpe e riponendole con cura nella scarpiera all'ingresso, iniziò a studiare il piccolo salotto in cui si stagliava un divano nero accompagnato da un morbido puff dell stesso colore e le locandine sbiadite di musical che erano appese alle pareti. 

 

-Accomodati pure, porto io la roba. 

 

Jin annuì in direzione di Yona, che si infilò nel microscopico cucinotto da cui iniziò a diffondersi il rumore di carta stagnola che veniva accartocciata mentre lui si sedeva con cauta lentezza. Ovunque faceva posare lo sguardo, anche solo in quella singola stanza che riusciva a esplorare, poteva notare sprazzi vividi della personalità della donna. Dai dvd di film musicali ammonticchiati disordinatamente accanto alla televisione, ai piccoli soprammobili di teschi impolverati che popolavano la libreria nella parete destra, alla presenza del nero in quasi ogni aspetto dell'arredamento. Tutto urlava il nome della sua proprietaria e Seokjin si ritrovò curiosamente a considerare con quanta facilità riuscisse a riconoscere tutti quei piccoli aspetti. 

 

-Jjajangmyeon per te... 

 

L'uomo si voltò in direzione della donna che era comparsa al suo fianco, allungandogli la vaschetta di alluminio e le bacchette, e la ringraziò brevemente. 

 

-... e tteokbokki per me- concluse infine Yona con un sorriso, muovendo leggermente il bacino che strisciare più vicina allo schienale e accomodarsi con le gambe incrociate sul divano. 

 

-Dunque, com'è andata oggi con Sienna? 

 

Seokjin abbassò le bacchette, grugnendo sonoramente mentre abbandonava il capo all'indietro. 

 

-È stato un incubo! 

 

Mentre la donna iniziava a ridere, lui raddrizzò il capo per fulminarla con uno sguardo offeso. 

 

-Oh, andiamo, non può essere stato così terribile! 

 

L'uomo arricciò le labbra in una smorfia infantile. 

 

-Lo è stato! È stata la conversazione più sofferta di tutta la mia vita! Penso che Jungkook stesse per esplodere dall'imbarazzo accanto a me! 

 

La donna scosse il capo, ridacchiando davanti alla sua drammaticità. 

 

-Sienna ha detto che non ve la siete cavata male, perciò non avete nulla di cui preoccuparvi. 

 

Seokjin non emise un altro commento, ma abbassò lo sguardo sul suo cibo, mangiando in silenzio e con gesti secchi delle bacchette che rischiavano di far schizzare l'olio dei noodle su tutto ciò che lo circondava. La sua attenzione, nonostante ciò, rimase su Yona che, continuando a ridere sommessamente, appoggiò la propria vaschetta sul bracciolo del divano prima di girarsi verso di lui. Jin, spalancando gli occhi, si accorse che delle dita avevano avvolto il suo mento in una debole presa, portandolo a voltare il viso vero la donna. Lei, con un sorriso, piegò il capo di lato. 

 

-Hai intenzione di tenermi il muso tutta la sera, bambinone? 

 

Seokjin si morse nervosamente le labbra, schiudendo la bocca senza riuscire a emettere un minimo suono. Dopo istanti passati a boccheggiare come un pesce, riuscì finalmente a costringere la sua voce a emergere. 

 

-Io... 

 

Il suono improvviso del campanello della porta fece voltare i due, prima che l'uomo riportasse la sua attenzione su Yona con uno sguardo interrogativo. 

 

-Aspettavi qualcuno? 

 

Lei, però, scosse il capo con un'espressione altrettanto confusa negli occhi. Alzandosi dal divano, si avvicinò alla porta scolorita, aprendo lo spioncino. 

 

 

 

Non appena Yona vide la figura ferma con uno sguardo irritato davanti alla sua porta, emise un grugnito e sbatté la testa contro la superficie. 

 

-Tutto... bene?- sentì chiedere all'uomo alle sue spalle. Lei però si voltò e sollevò un dito davanti alla bocca, intimandogli di fare silenzio, portando Jin ad annuire con occhi spalancati. 

 

Un secondo. Due secondi. 

 

E il campanello suonò di nuovo con un trillo stizzito. 

 

-Yona, lo so che sei in casa! Apri! 

 

La donna sciorinò una serie di imprecazioni a fior di labbra, sollevando lo sguardo al cielo per chiedere al Signore quale grande male aveva compiuto per meritarsi quella situazione. 

 

E il trillo del campanello la distolse nuovamente perfino dalle sue preghiere. 

 

-Yona! 

 

-Non c'è. Se n'è andata- urlò lei in risposta, incrociando le braccia davanti al petto mentre contemplava una via d'uscita. Era abbastanza sicura che sarebbe riuscita a calarsi giù dalla grondaia se si fosse impegnata e avesse richiamato il suo spirito giovanile di ribellione, ma non voleva rischiare l'osso del collo di Seokjin. O qualsiasi altra parte del suo corpo. L'uomo in questione, nel frattempo, la osservava con crescente confusione sul suo viso, portando Yona a sospirare. 

 

Non era un incontro che prevedeva sarebbe avvenuto così velocemente. Doveva prepararlo, istruirlo su cosa dire, e poi doveva ammansire la bestia prima che se lo divorasse.

 

-Yona, se non apri subito questa porta giuro che- 

 

La donna sulla sessantina si bloccò non appena la figura di sua figlia comparve davanti a lei, portandola ad approfondire il già marcato cipiglio sulla sua fronte. 

 

-Madre- eruppe Yona con un sorriso piatto. 

 

-Park Yona... 

 

La donna poteva vedere che sua madre era in procinto di partire in una delle sue lunghe sequele di lamentele, enfatizzato dal fatto che aveva sollevato le mani ai fianchi come faceva sin da quando era piccola, perciò la interruppe con un tono allegro. 

 

-Che sorpresa! Non sapevo che saresti venuta in città, non mi hai detto niente! Assolutamente niente! Nada! In che hotel stai? Ti accompagno prima che diventi troppo buio-

 

Ma la donna si fece spazio nell'ingresso irrompendo nella casa come una furia e ignorando la barriera che Yona aveva creato con le sue braccia. 

 

-Come se tu mi dicessi mai qualcosa! Sono venuta ad accertarmi di questo "ragazzo" di cui non so assolutamente nulla! E sappi che se non mi darai tu le risposte, me le troverò da sola. 

 

Sua madre, a quel punto, si voltò verso il salotto e Yona vide i suoi occhi spalancarsi non appena si posarono su Seokjin che, asciugandosi nervosamente i palmi delle mani sui pantaloni, si alzò rapidamente in piedi per estendersi in un profondo inchino. 

 

-Mamma, questo è Kim Seokjin. Jin, questa è mia madre- annunciò a quel punto Yona, con un sorriso tirato dopo aver raggiunto la donna nel salotto. 

 

-Come puoi vedere, eravamo nel bel mezzo di un appuntamento, perciò lascia che ti accompagni al tuo hotel-

 

-Bene, risparmieremo un po' di tempo e potrò sapere tutto quello che voglio dalla fonte originale. 

 

Yona si girò sollevando le braccia al cielo e imprecando nuovamente non appena vide che sua madre si era già accomodata nel suo posto accanto a Seokjin, il quale indossava il sorriso più nervoso che gli avesse mai visto sfoggiare. 

 

-È un piacere fare la sua conoscenza, signora...

 

Yona vide le labbra di Seokjin tremare e i suoi occhi saettare in preda al panico quando si rese conto di non sapere con che cognome rivolgersi a sua madre. Non era più Park, perciò sarebbe risultato inopportuno chiamarla in quel modo, ma non gli aveva mai detto il suo nome da nubile perciò lo vide chiudere velocemente la bocca per evitare di sbagliare. 

 

-Che lavoro fai, Seokjin?- lanciò sua madre imperterrita, guardando l'uomo con fredda determinazione. Lui deglutì, posando per un attimo gli occhi su Yona. 

 

-Sono... un idol. Del gruppo Bangtan Sonyeondan. 

 

-Oh, ma che disgrazia! Non abbiamo cibo per tre! Non posso lasciarti morire di fame, madre! Ti porto al ristorante, che ne dici? Sono convinta che troverai anche qualche gentile sconosciuto che ti accompagni in hotel senza dissacrare la tua virtù- esclamò Yona, afferrando prontamente le chiavi di casa e facendole tintinnare in aria. La donna, però, non le rivolse neanche uno sguardo. 

 

-Quanto guadagni all'anno? 

 

-Mamma...- grugnì Yona, afferrandosi il ponte del naso fra le dita. 

 

-Ehm... ecco...- balbettò Seokjin. 

 

-E quanto dura il tuo contratto con l'agenzia? Puoi garantire che avrai una rendita anche quando il tuo gruppo si scioglierà e smetterete di esibirvi? 

 

-Mamma!

 

Yona fece scattare la testa in direzione della donna con uno sguardo scandalizzato. 

 

-Ecco... diciamo che...

 

Di nuovo, gli occhi di Seokijn si posarono su di lei e Yona poté vedere quanto il povero uomo stesse sudando. 

 

-... l'aspetto economico... non è un problema- concluse lui, toccandosi il collo in imbarazzo mentre abbassava il capo per non far sembrare che si stesse vantando. Sua madre, per contro, lo osservava con scetticismo. 

 

-Dicono tutti così. 

 

-Mamma... 

 

La donna si voltò verso di lei con uno sguardo severo. 

 

-Voglio assicurarmi che sia in grado di prendersi cura di te, i soldi possono mandare in pezzi un matrimonio in un istante. 

 

-Abbiamo appena iniziato a uscire!- esclamò la figlia, sollevando le braccia con esasperazione. 

 

-Che mi dici della tua anima gemella invece? 

 

Yona sentì un brivido freddo fulminarla sul posto. Al tempo stesso, era come se le avesse sciolto le membra, trasformandole le gambe in gelatina. Guardando nervosamente Seokjin, deglutì. 

 

-Ora basta, ma'. 

 

La donna si voltò verso di lei giusto il tempo di lanciarle un'occhiata intransigente. 

 

-Se non è insieme alla sua anima gemella deve esserci un motivo. Se non è stato in grado di essere fedele neppure alla sua metà predestinata, mi chiedo quanta lealtà dimostrerà nei tuoi confronti. 

 

Yona sentì il sangue rombarle nelle orecchie, la sua visuale stringersi sulla donna seduta sul divano. 

 

-Lascia perdere questo argomento. Seokjin non ti deve nessuna risposta. 

 

La donna, però, era irremovibile nella sua severa calma. 

 

-Mi sto solo accertando che ti risparmi una delusione nel caso in cui- 

 

-Non sono tutti come papà! 

 

La voce di Yona aveva tagliato la stanza come una sciabola e, dopo che la sua frase fu terminata, il silenzio che seguì pareva gelido quanto l'inverno più impietoso. Il petto della donna si sollevava in profondi respiri che rispecchiavano l'adrenalina e la furia che ancora le correvano nelle vene ma i suoi occhi non lasciavano sua madre. Lei la guardava con le palpebre spalancate, paralizzata sul posto. 

 

Yona avrebbe voluto urlarlo ancora ma si trattenne quando sentì il pizzicore agli occhi farsi più prepotente e portarla ad abbassare lo sguardo. 

 

"Non sono tutti come lui". 

 

Non tutti se ne vanno. 

 

Alcuni restano, nonostante tutto. 

 

Sobbalzando appena, non si era accorta della figura che si era sollevata dal divano e si era avvicinata a lei, circondandola in un abbraccio che la nascondeva dalla vista di sua madre. Sollevando lo sguardo, gli occhi dolci di Jin conservavano quella determinata gentilezza che l'avevano consolata quel giorno nello sgabuzzino, e la accolsero con la stessa ritrovata serenità a cui si abbandonò. Uno  sguardo silente, ma espressivo, le chiese se stava bene. E quando lei annuì, l'uomo si voltò verso la donna seduta sul divano, mantenendo un braccio attorno alla sua vita. 

 

-Signora, mi perdoni se non so come rivolgermi a lei perciò mi permetta, la prego, di chiamarla madre. 

 

Yona spalancò gli occhi, sollevando il viso sul profilo sereno di Jin. Sua madre, d'altro canto, non replicò. 

 

-La mia anima gemella... è morta un anno fa. 

 

Yona strinse la mano di Seokijn, cercando di portarlo a guardare lei in modo che potesse comunicargli che non aveva bisogno di dare spiegazioni a nessuno, che non doveva ripetere la sua storia a un'estranea, ma lui riprese a parlare, imperterrito. 

 

-È morta prima che potessi completare il legame e, quindi, prima che potessi conoscerla. 

 

Yona pose finalmente lo sguardo su sua madre, che studiava con stupita attenzione Seokjin, per la prima volta nella sua vita completamente in silenzio. 

 

-Le posso assicurare che... sua figlia è già diventata una persona molto preziosa per me. Perciò, sarà molto difficile che si liberi di me- concluse Jin, abbassando gli occhi su di lei con un debole sorriso e stringendola appena. Yona, per un istante, si dimenticò della terza figura nella stanza. Lo sguardo di lui era talmente profondo, talmente carico di tutte le parole appena pronunciate insieme ad altre, molte altre inespresse, che si sentì quasi mancare il respiro. Era un po' spaventoso, quanto sentimento ci fosse dietro ai suoi occhi. 

 

Fu solo quando sentì il lieve passo di sua madre che la sua attenzione tornò sulla donna. Circondando a sua volta la vita di Seokjin, si preparò a frapporsi fra i due ad ogni falcata che compiva. Quando finalmente fu davanti all'uomo, attese pronta all'azione. La donna lo guardò per lunghi istanti di silenzio prima di schiudere la bocca. 

 

-Grazie della tua onestà, Seokjin. Hai il permesso di chiamarmi madre. 

 

Ci fu un momento di stasi, in cui Yona strinse i denti. 

 

-Ma se vengo a sapere che l'hai fatta soffrire, giuro che non importa chi tu sia o quanto risorse tu abbia...

 

Sua madre si avvicinò impercettibilmente con lo sguardo più fiero che le avesse mai visto sfoggiare, come se stesse guardando Seokjin dal basso all'alto nonostante la figura di lui torreggiasse su di lei. 

 

-... te la farò pagare. 

 

Yona osservò sua madre. Faceva saettare il suo sguardo su ogni centimetro del suo viso, quel viso rigido, severo, impietoso, pieno di regole e restrizioni e giudizi eppure così determinato in quel momento. Irremovibile. Si chiese se stesse vedendo sua madre per la prima volta. O forse, semplicemente, aveva sempre visto quella donna: quella donna che lottava con i suoi medici perché trovassero una soluzione, che prendeva permessi su permessi per viaggiare fino a Seoul nel migliore degli ospedali e non mollava. Non mollava mai. 

 

L'aveva sempre vista ma, per la prima volta, la guardava. 

 

-Vi lascio continuare il vostro appuntamento, ma! 

 

La donna puntò un dito contro di lei. 

 

-Non fate nulla di irresponsabile. 

 

Yona osservò sua madre rimettersi le scarpe, riprendere la borsa e salutare Seokijn con un breve inchino, prima di andarsene come se nulla fosse successo. Quando una voce le sussurrò all'orecchio e una mano prese ad accarezzarle il braccio, si accorse di essere rimasta immobile per secondi, forse addirittura minuti. 

 

-Stai bene? 

 

Yona annuì, ma fece saettare gli occhi per un'ultima volta in direzione della porta, prima di voltarsi per tornare seduta sul divano.

 

 

 

 

Il Dio Sole e la Dea Luna esistevano dall'alba dei tempi. Nel loro rapporto erano perfetti, in quanto bilanciavano luce e oscurità, bene e male, giorno e notte. Ma non c'era nessun altro a godere della loro armonia. Fu così che diedero origine ai loro primogeniti, Alba e Tramonto, e in seguito ad Autunno, Primavera, Estate e Inverno. Ma Alba e Tramonto volevano condividere i loro splendidi colori con occhi innocenti, Primavera voleva rallegrare la vita di qualcuno con i suoi maestosi fiori ed Estate voleva prendersi cura di qualcuno nutrendolo con i suoi prodotti. Fu così che il Dio e la Dea crearono la Terra e gli esseri umani. Ma quando ebbero finalmente completato la loro creazione, si accorsero che per mantenere in equilibrio il nuovo mondo che avevano creato dovevano separarsi. Avrebbero dovuto camminare lungo la Terra costantemente, senza mai avere l'opportunità di incontrarsi. Si dice che solo durante le eclissi i due amanti abbiano modo di ricongiungersi, anche se solo per pochi istanti.

 

Namjoon sentì il petto stringersi in una morsa e una goccia di sudore scivolargli lungo la tempia. Boccheggiando, si strappò le coperte di dosso ma i suoi occhi non si aprirono. 

 

Senza mai avere l'opportunità di incontrarsi... 

 

-A quando la prossima eclissi? 

 

-Namjoon, non possiamo. 

 

I suoi occhi non si aprivano. La sua bocca spalancata incamerava aria fredda, asciugando la saliva e lasciandogli il deserto sulla lingua ma non riusciva a svegliarsi. 

 

Sangue. Così tanto sangue. Il suo bellissimo viso era in un mare di sangue, i suoi capelli trasformati nel pennello che aveva dipinto il macabro dipinto che stava calpestando. 

 

-Nari! 

 

Urlava. 

 

Piangeva. 

 

La stringeva fra le braccia ma lei non apriva gli occhi e il suo sangue prendeva a colorare sempre di più le sue dita. 

 

Namjoon pensava di poter morire. Come poteva il cuore umano sopportare un'angoscia tanto opprimente? Pensava che il suo petto sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro eppure nulla sembrava riuscire a tirarlo fuori dalla miseria in cui stava affondando. 

 

-Vostra maestà. 

 

Namjoon si girò, distogliendo la sua attenzione dal fumo nero che vedeva salire oltre l'orizzonte. 

 

-Jungkook, per quale motivo il Regno di Fiori è in preda alle fiamme? 

 

Il suo servitore si bloccò, inginocchiato sotto al suo sguardo gelido. 

 

-È a questo riguardo che sono venuto da voi. Qualcuno ha appiccato un incendio nel giardino del re. Ma... 

 

Il sovrano assottigliò gli occhi quando il giovane si bloccò, deglutendo. 

 

-La regina, vostra maestà... 

 

Namjoon sentì il cuore sprofondare fino sotto ai suoi stivali. E poi ancora più giù, sfondando il pavimento e scendendo, piano dopo piano fino a raggiungere il terreno e continuare a scavare fino al centro della terra. 

 

-La regina era in visita alla corte dei Fiori.

 

Namjoon riuscì ad aprire gli occhi. Alzandosi dal letto in uno scatto, si fiondò in bagno e si aggrappò ai bordi del lavandino mentre conati gli chiudevano la gola, senza risultare in nulla se non colpi di tosse e schizzi di saliva. Quando finalmente il respiro tornò nel suo petto, aprì il rubinetto e prese a gettarsi acqua sul viso, continuando e continuando finché non fu certo che i suoi occhi non si sarebbero più chiusi. Rimanendo aggrappato alla ceramica, lasciò che la gravità lo trascinasse giù, accovacciandosi sulle sue gambe e abbandonando la testa in avanti.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

Eh. Ehehehehehhehehe. Se per caso vi eravate dimenticati chi sono, ecco un peak di angst per farvi tornare la memoria XD fra rimandi a storie già pubblicate e spoiler per storie future, voglio vedervi arrovellarvi per capire che cosa ho in mente kekekekekeke. Buona fortuna che da ora in poi le cose non faranno che essere ancora più interessanti 😏

   
 
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