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Autore: hart    01/09/2022    0 recensioni
Regina stringe un accordo con l'Oscuro per sfuggire alla vita che sua madre ha progettato per lei, ma di certo non pensava di finire in un mondo così bizzarro...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regina fu la prima ad aprire gli occhi e si accorse di essere stesa vicino a Emma, il suo braccio che la stringeva mentre dormiva profondamente. Sorrise e si alzò riuscendo in qualche modo a non svegliarla, si diresse verso la cucina per cercare di preparare la colazione come le aveva visto fare. Prese le uova e iniziò a cucinarle.
Emma si svegliò al rumore. La guardò confusa. 
«Ciao.»
«Buongiorno, scusa non volevo svegliarti.» Mise le uova in due piatti. «Volevo prepararti la colazione.»
Si alzò, un po’ irrigidita dalla posizione in cui aveva dormito. 
«Grazie, non dovevi.»
«Spero siano buone, è la prima volta che ci provo.»
Le sorrise. 
«Saranno perfette.»
«Vieni, assaggia prima.»
Assaggiò, poi finse di soffocare.
«Emma… stai bene? Che ho fatto?»
Scoppiò a ridere.
«Stai bene?»
Annuì continuando a ridere.
«Ci sei cascata!»
Gli occhi di Regina si riempiono di lacrime. Emma smise subito di ridere. 
«Ehi, scusa, era solo uno scherzo...»
Regina scoppiò a ridere.
«Ci sei cascata anche tu» le fece la linguaccia.
Emma spalancò gli occhi.
«Sai piangere a comando?!»
«Sì, mia madre mi ha insegnato molte cose.»
Sospirò, amareggiata. Fortuna che era scappata. 
«Le uova sono buonissime, grazie» disse poi sorridendole.
«Sono contenta che ti piacciono» le sorrise «Oggi che facciamo?»
«Andiamo da un paio di tizi che mi devono dei favori per i tuoi documenti e poi possiamo fare quello che vuoi. Stasera abbiamo la serata programmata però.»
«Non vedo l’ora» le diede un bacio sulla guancia e andò in bagno.
Emma sorrise arrossendo appena al bacio. Finì la colazione con la mente rivolta a lei.
Regina uscì dal bagno indossando dei jeans e una maglia larga che le lasciava scoperta la spalla.
Emma sospirò guardandola.
«Dici che va bene? Non è troppo… scoperta?»
«No» disse Emma, cercando di trattenersi dal sospirare: era bellissima. «Stai benissimo.»
Regina le sorrise.
«Puoi andare, io sistemo la cucina.»
Emma scosse la testa.
«Non esiste, hai cucinato, pulisco io.»
«No, non mi dispiace, vai a cambiarti» le sorrise iniziando a pulire.
«Solo per questa volta» acconsentì prima di andare a lavarsi e cambiarsi. Uscì dal bagno venti minuti dopo con i capelli ancora umidi.
 
 
 
 
«E i tuoi piani per i documenti?»
Emma fece una smorfia e sorrise.
«Saltati, ci penseremo domani. Stare a zonzo tutto il giorno è stato divertente.»
La portò davanti ad un grande edificio con il tetto di tela bianca, una specie di enorme cilindro tagliato a metà per lungo. Scassinò la serratura in un istante con i grimaldelli e furono dentro.
La piscina era buia, immersa nel silenzio. 
«Ci metteremo nei guai vero?» sussurrò Regina.
«Spero di no.»
Si tolse la maglietta e i jeans, rimanendo in intimo. Il buio nascondeva il rossore sul suo viso. Si tuffò.
Regina arrossì e la guardò.
«È una specie di lago?»
Rise nell'acqua dopo essere riemersa. 
«Una specie. Tuffati, non è fredda.»
Regina si tolse i jeans e la maglia ed entrò in acqua.
Emma la osservò con il naso appena fuori dalla superficie. 
«Ha un sapore e un odore strano.»
«C’è un disinfettante dentro. Si chiama cloro.»
«Ti sembrerò un’idiota, continuo a tempestarti di domande.»
Emma scosse la testa.
«No, per niente. Io ne farei molte di più se fossi in te.» Si avvicinò un po’. «Questa è una piscina. Di solito ci si viene di giorno e pagando, non di notte scassinando la serratura...» rise.
«Non fai niente secondo le regole vero?» Regina si avvicinò a lei. Emma si strinse nelle spalle, ma nell’acqua fu un movimento goffo. 
«Le regole non portano a niente di buono.»
«Già» concordò nuotando intorno a lei.
Emma la guardò per un po’, poi la schizzò con la mano ridendo, si immerse e riapparve più lontano. 
«Ehi» Regina nuotò verso di lei e la schizzò.
Emma tirò su le gambe e le mosse energicamente per schizzarla.
«Ehiii» rise Regina, cercando di fermarla. Emma smise solo per immergersi. Poi la raggiunse sottacqua e le afferrò un piede. Regina rise cercando di liberarsi, ma finì sotto e Emma la tirò più giù dal piede e le sorrise soffiando un getto di bolle d’aria verso di lei.
Regina le prese la mano e la attirò più vicino.
I polmoni sembravano esploderle ma rimase lì, a guardarla attraverso quel velo opaco d’acqua. Poi Regina la portò in superficie e si aggrappò a lei. Emma la sostenne col fiato corto, più per la vicinanza che per l’apnea. 
«Stai bene?» ansimò.
«Sì, sono solo rimasta troppo senz’aria» disse Regina, e la guardò negli occhi sorridendo. Emma si perse in quello sguardo, tanto che parlò come in sogno. 
«Vuoi uscire?»
«No» mormorò guardandola.
Perse completamente l’uso della parola. Le gocce che scivolavano dalle sue ciglia erano come diamanti, stelle cadenti. 
«Grazie» le sussurrò Regina all’orecchio, improvvisamente più vicina «Non mi sentivo così... da tanto tempo.»
Emma rabbrividì, la sua pelle di seta contro la propria...
Regina si staccò da lei e, dopo averle dato un bacio sulla guancia, nuotò fino a raggiungere il bordo della piscina.
Emma rimase ferma lì, paralizzata da quel bacio.
Regina uscì dalla piscina.
«Emma?»
Si riscosse di colpo e la seguì fuori dall'acqua con un sorriso imbarazzato. 
«Scusa, mi ero impallata.»
«Sei carina» si sistemò i capelli bagnati dietro l’orecchio.
Emma arrossì, ma per fortuna con quello sputo di luce non si vedeva.
«Che dici…»
«La verità, sei una bellissima persona.»
Arrossì ancora di più.
«Ma smettila…»
«Sarebbe bello restare qui, questa terra è strana, così diversa eppure mi piace.»
Alzò gli occhi su di lei.
«Perché dici “sarebbe”? Non resti?»
«Se mia madre mi trovasse...» Regina abbassò lo sguardo. «Ho paura che mi troverà e mi riporterà a casa.»
«Ma avevi detto che non poteva trovarti qui.»
«Lo spero, ma ho paura se penso che potrebbe farlo.»
Emma si avvicinò e le posò una mano sul braccio sorridendole. 
«E come potrebbe trovarti qui? Boston è grande, se anche arrivasse qui non saprebbe dove cercarti. E poi, al massimo, ce ne andremmo da qualche altra parte.»
«Andremmo?» sollevò la testa per guardarla. 
«Sì» rispose, senza esitare. 
«Lasceresti casa tua per proteggermi?»
Si lasciò sfuggire una risata.
«Casa…» mormorò scuotendo la testa. Andò all’armadietto dove sapeva che tenevano gli asciugamani puliti e ne prese due. Uno se lo passò intorno al corpo e l’altro lo porse a Regina.
«Sì» insistette lei «questa è casa tua, perché vorresti lasciarla?»
La guardò. 
«Non è casa mia. La mia macchina è casa mia.»
«Grazie, ma se dovesse succedere promettimi che scapperai il più lontano possibile da lei.»
Emma rise e le diede un buffetto sulla spalla.
«Sì, insieme a te.»
Regina le prese la mano e la guardò negli occhi.
«Emma, sono seria. Se dovesse trovarmi tu dovrai scappare, è pericolosa, lei... non voglio che ti faccia del male.»
Le strinse piano la mano. 
«Tranquilla, non succederà niente.»
«Promettimelo lo stesso, non voglio che tu muoia come Daniel.»
Emma la guardò negli occhi, sorpresa. L’aveva appena paragonata al suo ragazzo?
«Ehm... tranquilla, starò bene.»
«Prometti» replicò stringendole la mano.
Emma trattenne un sospiro. 
«Non faccio promesse che non posso mantenere.»
La principessa sospirò e si alzò, iniziando a rivestirsi. Emma si corrucciò, confusa.
«Regina?»
«Non dovrei stare vicino a te.»
«Cosa?!»
«Rischi troppo e neanche te ne rendi conto.»
Emma si passò l’asciugamano sui capelli.
«Rischio da sempre, Regina. Non è una novità.»
«Se ti dovesse succedere qualcosa per colpa mia non potrei sopportarlo.»
Le sorrise con l’asciugamano poggiato sulla testa come un cappuccio. 
«So cavarmela, Regina.»
«Lo spero» sussurrò. Posò l’asciugamano su una panca e iniziò a rivestirsi. «È stato bello, grazie.»
«Non devi preoccuparti. E poi qui non c’è la magia, no? Non hai nulla da temere.»
«Tu non credi alla magia, e forse è meglio così» accennò un sorriso «Ho fame.»
«Non è che non ci credo, è che qui non c'è.» Poi sorrise. «Davvero?»
«Si.» arrossì la principessa. «Non dovevo dirlo.»
«Scherzi? Devi dirlo sempre se hai fame! Andiamo, ti faccio provare qualcosa di nuovo.»
Regina annuì con un sorriso.
La riportò in machina curandosi di richiudere la porta della piscina prima e la portò da McDonald.
«Che posto è?»
La portò dentro e le indicò il menù sullo schermo. 
«Qui scegli cosa vuoi mangiare e poi andiamo a ritirarlo lì al bancone.»
Regina guardò incantata lo schermo, poi, quando Emma le mostrò come fare, toccò il menù e davanti a lei si aprì il paradiso.
«Patatine, voglio le patatine, e un cheeseburger con doppio formaggio, Coca Cola e quello cos’è? Cosa sono quelle cose colorate sopra?»
«Premici il dito sopra. Io voglio un Big Mac e uno di questi... è gelato, ci stanno gli Smarties sopra. È dolce, ti piacerà.»
«Si ordina così?»
«Sì, poi fai qui, “paga”.» Prese delle banconote dalla tasca e le stirò con le dita prima di infilarle nella cassa. Quando ne uscì lo scontrino si mise in fila tirandosi dietro Regina. «E poi aspetti che ti chiamino.» Le indicò il numero sullo scontrino.
«È divertente. Di solito non posso mai scegliere cosa mangiare.»
«Comincia ad abituarti perché dovrai farlo tutti i giorni qui.» Chiamarono il loro numero e Emma prese il vassoio per poi andare a sedersi ad uno dei tavoli.
«Posso mangiare il gelato?»
Rise. 
«Prima dell’hamburger? A me farebbe schifo, ma puoi fare quello che vuoi.»
«Allora comincerò dalle patatine.» Ne prese un paio e le mangiò. «Mmm sono buonissime.»
Emma rise.
«Insomma, però sono una droga» commentò mangiando le proprie.
«Ha un sapore... squisito» disse addentando il cheeseburger.
La osservò mangiando distrattamente le patatine. 
«Cosa mangiavi a casa tua?»
«Pollo, cigno arrosto, verdure, tacchino...» prese altre patatine
Inarcò le sopracciglia. 
«Wow. E davvero preferisci quello?» le chiese indicando l'hamburger con un cenno del capo.
Regina annuì finendo il panino e le patatine, due sorsi di Coca. 
Scosse la testa con un mezzo sorriso sul volto. 
«Sei strana.»
«È una cosa brutta?» Regina prese il gelato.
Rise. 
«No, no!»
«Quando ti stancherai di me dimmelo» iniziò a mangiare il gelato
«Perché dovrei stancarmi di te?»
«Può succedere» riprese a mangiare come se avesse detto un’ovvietà. «È dolce e freddo» commentò.
Emma allungò la mano a toccare la sua. 
«Ehi, non devi neanche pensarle queste cose.»
Regina le sorrise con dolcezza.
«Mia madre dice sempre che sono un caso disperato e che farei perdere la pazienza a chiunque.»
Strinse la presa sorridendole.
«Sì ma a quanto mi hai detto non è esattamente un testimone affidabile, quindi che ne dici se la ignoriamo d’ora in poi?»
«Sì.»
Aggrottò le sopracciglia. 
«Tutto okay?»
«Credo di aver mangiato troppo.»
«Rilassati un po’, mettiti più comoda» le disse e si appoggiò allo schienale stravaccandosi per mostrarle come.
«Le signore non si mettono così» la rimproverò Regina con aria schifata.
Emma rise. 
«Non sono una signora.»
Regina dismise la maschera da nobildonna e rise, poi cercò di sistemarsi come lei. Emma fece una smorfia arricciando il naso. 
«Allarga le gambe e incurva le spalle.»
«Non posso!» rise Regina.
«Certo che puoi!»
Sorrise scuotendo la testa e si guardò intorno.
«Fallo e basta!»
Regina si morse il labbro ma poi allargò leggermente le gambe e piegò la schiena. Emma sorrise soddisfatta. 
«Brava, ora però rilassati.»
Buttò giù un sospiro e cercò di rilassare le spalle e non pensare a niente.
Emma sorseggiò la sua Coca osservandola.
«Sembri quasi rilassata.»
«È bello non pensare a come ti vedono gli altri.»
«Eppure ancora ci pensi.»
«Sono qui da neanche una settimana, dammi tempo.»
Rise sommessamente. 
«Hai ragione, scusa.»
«Però mi sento libera.»
«E tutto grazie ad un cheeseburger e una Coca» rise.
«Non per quello, ma perché ho scelto io.»
«Lo so lo so, scherzavo.»
   
 
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