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Autore: Dreamer47    04/09/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTERS' LEGACIES
Capitolo 4.


 
Uscì dal bagno dopo aver fatto una veloce doccia e dopo aver indossato dei vestiti puliti, mentre il pensiero che ciò che fosse successo a Jessica gli tornò per la mente: aveva ancora intenzione di dare la caccia ad Azazel per fargli pagare ciò che le avesse fatto e ciò che avesse fatto a suo padre, aveva persino chiesto ad Ash di rintracciare altri ragazzi come lui, con dei poteri psichici, mentre raccoglieva informazioni su strane situazioni accadute un po in giro per il paese. 
Ma dopo ciò che fosse successo ad Abby aveva deciso di poter prendere qualche giorno di pausa, nel tentivo di assicurarsi che stesse bene e che fosse in grado di ritornare alla sua caccia, perché Sam sapeva come ci si sentisse. 
Trovò la ragazza seduta sul davanzale della finestra della stanza del motel, intenta a fissare l'esterno con uno sguardo vitreo, la mascella contratta che denotava i  brutti pensieri che le circolassero per la testa, e i pugni stretti per trattenere il suo dolore. 
Dean era uscito da ormai una ventina di minuti per prendere la cena per tutti, anche se probabilmente nessuno dei tre era dell'umore per mangiare nemmeno quella sera; si schiarí la voce e si avvicinò alla ragazza lentamente, sedendosi sulla sieda accanto alla finestra e guardandola non distogliere lo sguardo dalla finestra. 
Sam sospirò e le afferrò con delicatezza un polso, facendo scivolare la sua mano sulla sua stretta a pugno con un gesto delicato e senza alcuna malizia, osservandola rilassarsi appena e voltandosi a guardarlo con aria confusa. 
Abby lo guardò e si chiese quando fosse ritornato nella stanza, o quanto tempo avesse passato persa dietro i suoi pensieri e i ricordi che iniziarono a riafforarle in mente: non era la prima volta che perdesse qualcuno e dopo la morte di suo padre iniziava a pensare di averci fatto il callo, ma osservare il volto senza vita di Nathan le aveva fatto più male di quanto pensasse. 
"Come ti senti?" chiese il ragazzo sorridendo appena, piegando l'angolo delle labbra in una smorfia di rassicurazione. 
Abby fece spallucce e sospirò, e solo in quel momento si rese conto della stretta delicata che le avvolgesse la mano; la strinse appena e guardo Sam negli occhi, sforzandosi di sorridere. "Starò bene". 
Sam si grattò la nuca con nervosismo, perché c'era qualcosa che aveva bisogno di dirle e da ormai un paio di giorni cercava di trovare il momento adatto, sperando di non sconvolgerla; si schiarí la gola e la guardò con espressione seria. "Abby, quando sono rimasto solo con Nathan, lui voleva che ti dicessi che.. che ti amava ancora". 
Abby lo guardò aggrottando le sopracciglia e sgranando leggermente gli occhi, e per un momento sentí il cuore battere appena più forte, sorridendo. "È proprio un idiota: gli avrò detto mille volte che tra noi era finita". 
Sam rise ed annuì con un sorriso, osservando l'azzurro dei suoi occhi divenire appena più scuro per il dispiacere. "Ha detto che l'avresti detto".
La porta della camera si aprí e Dean entrò con qualche goccia di pioggia fra i capelli brandendo un grosso sacchetto colmo di cibo, richiudendosi la porta alle spalle e guardando nella direzione dei due per un secondo con un sopracciglio sollevato, avendo la sensazione di aver interrotto qualcosa. "La cena è pronta ragazzi, venite a tavola!". 
Sam sorrise e si alzò con disinvoltura, dirigendosi al bagno per lavare le mani mentre prendeva in giro suo fratello, che nel frattempo aveva già iniziato a tirare fuori dal grande sacchetto i diversi tipi di pietanze che avesse comprato per la cena; Abby si alzò dal davanzale e andò nella sua direzione, sorridendo divertita per il modo goffo ed impaziente con cui guardasse tutta quella roba. 
"Senti, Dean.." iniziò la ragazza mordendosi il labbro inferiore con titubanza, osservando il ragazzo sollevare lo sguardo verso di lei con curiosità. "Non ti ho ancora ringraziato..".
Il ragazzo sollevò un sopracciglio e la guardò divertito, e dal modo nervoso in cui parlasse e con cui si torturasse il labbro capí quanto le fosse costato aver pronunciato quelle parole; al contrario di Sam che credeva che due chiacchiere con un amico potessero aiutarla a sfogarsi e liberarsi di quel peso, Dean in quei giorni aveva optato per provare tutti i ristoranti da asporto che si trovassero vicini a quel motel e la sera tardi, quando suo fratello già dormiva, la portava in giro per locali per farla bere e sfogare lasciandosi andare a delle lunghe confessioni, ma così non fu. Dean scoprí suo malgrado che, per quando Abby pesasse almeno 30 kg in meno di lui e fosse molto più minuta, reggeva l'alcol meglio di lui. 
Non ci fu alcuna confidenza o confessione, ma almeno vide Abby tornare a ridere quando la costringeva ad uscire dalla stanza. 
"Per una cena? Nah, non ce n'è bisogno!" esclamò Dean sorridendo sinceramente, sapendo benissimo a cosa si riferissero le sue parole ma scegliendo di non farle pesare la situazione, capendo bene quando fosse difficile per lei esternare certi sentimenti. Esattamente come lui. 
Abby lo guardò con un sorriso e si portò un ciuffo ribelle di capelli dietro l'orecchio, guardandolo e continuando a torturarsi il labbro inferiore con i denti, perché aveva capito come sia lui che suo fratello si stessero impegnando per tirarle su il morale. "Beh, grazie Dean. Davvero. Mi sento molto meglio, adesso..". 
"Quando vuoi, ragazzina" rispose Dean facendole l'occhiolino e sorridendo, udendo il fratello uscire dal bagno dicendo loro quanto fosse affamato.
 
 
Erano passate da poco le 23 e ancora Abby si trovava nella loro stanza d'albergo, guardando un vecchio film con i due fratelli e ridendo ad ogni battuta del maggiore, che doveva averci preso gusto nel vederla ridere e ogni volta inventa una battuta sempre peggiore. 
La loro piacevole serata venne interrotta da qualcuno che bussò alla porta in maniera frenetica, e subito i tre si scambiarono uno sguardo preoccupato: tornarono ad essere dei cacciatori, lasciandosi alle spalle i tre ragazzi normali che si stessero godendo la serata. 
Impugnarono velocemente le armi e Sam si avvicinò silenziosamente alla porta, puntando la sua pistola in quella direzione; Dean annuì verso il fratellino, lasciandogli intendere che appena avesse aperto gli avrebbe coperto le spalle. 
Proprio quando Sam allungò la mano verso la maniglia per tirarla verso di sé, essa venne spalancata dall'esterno con forza, sbattendola addosso al minore che barcollò all'indietro; una figura maschile e possente si fece largo all'interno della stanza, colpendo Sam e facendolo scivolare per terra, mentre con un calcio allontanò la sua pistola. 
Si voltò verso i due ragazzi e in un momento fu addosso a Dean, disarmandolo immediatamente, ma non aveva fatto i conti con la forza del maggiore, iniziando a lottare in un corpo a corpo sotto gli occhi attoniti di Abby. 
Dean riuscì a toglierselo di dosso e lo colpí allo stomaco, facendolo cadere malamente sul pavimento per poi recuperare velocemente la sua pistola e puntargliela contro, mentre Sam si rialzò e si avvicinò per osservare meglio il ragazzo che fosse entrato per picchiarli.  
"Chi diavolo sei?!" esclamò Dean caricando l'arma e togliendo la sicura, puntandola contro il ragazzo seduto a terra. 
Con un sorriso divertito il ragazzo mise una gamba fra le sue e tirò forte, invertendo le posizioni e rialzadosi, mentre Dean sbatteva la schiena con forza sul pavimento e ricordava che qualcun'altra avesse utilizzato quella stessa identica mossa su di lui. Abby
Dean spostò lo sguardo nella stanza alla ricerca della donna e notò quel ragazzo appena entrato rimanere a fissarla con espressione delusa e.. Arrabbiata? 
Abby sostenne il suo sguardo ed accennò un piccolo sorriso, mentre Sam le si parò davanti per proteggerla, puntando la pistola su quell'uomo. Ma la ragazza posò una mano sul braccio di Sam con delicatezza, scansandolo ed avvicinandosi verso l'uomo che conosceva bene. "Dan..". 
"Conosci questo tizio?!" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e iniziando lentamente ad abbassare la pistola, osservando suo fratello rimettersi in piedi ed avvicinarsi. 
L'uomo la guardò con aria arrabbiata, avvicinandosi di qualche passo e fulminandola con lo sguardo. "Dove cazzo sei stata?!". 
"Dan, io.." iniziò la ragazza con espressione dispiaciuta, ma l'uomo non la fece parlare e la interruppe subito alzando il suo tono della voce. 
"Ti ho cercata ovunque, ovunque! Ho pensato che fossi morta, che il demone avesse ucciso anche te!" urlò Dan allargando le braccia e sgranando gli occhi per la rabbia, dimenticandosi per un momento che in quella stanza non fossero soli. 
"So badare a me stessa!" rispose Abby incrociando le braccia al petto con aria arrabbiata, sentendosi offesa perché quel concetto non fosse mai entrato nella testa del ragazzo davanti a sé. 
"Ed era così difficile fare una cazzo di chiamata ogni tanto invece di abbandonarci così?" chiese Dan urlando di più, iniziando a gesticolare nervosamente. "Sei andata via senza pensare alle conseguenze, lasciando tutto sulle mie spalle". 
Abby rise nervosamente e scosse la testa, avanzando verso di lui e fulminandolo con lo sguardo. "Oh, sappiamo entrambi che l'unico peso sulle tue spalle era che scusa inventare quando dovevi scaricare le ragazze che ti portavi a letto, idiota!". 
Dan rimase a fissarla con astio e strinse i pugni, cercando di reprimere la voglia di schiaffeggiarla perché odiava davvero tanto il suo modo impertinente: si sentiva superiore e questo lo infastidiva parecchio. Tutte le loro mille litigate tornarono nella sua mente come un boomerang e Dan si trovò a stringere i pugni ancora più forte. 
Abby dovette capirlo perché sospirò e si guardò attorno, notando i due Winchester guardarli con aria stranita, chiedendosi chi diavolo fosse quel ragazzo che avesse fatto irruzione nella loro stanza con la violenza solamente per urlare contro di lei. Tornò a guardare Dan che ancora non accennava a calmarsi, e abbassò il tono della voce. "Si può sapere come mi hai trovata?". 
Dan sorrise nervosamente e scosse la testa, iniziando a muoversi per la stanza spazientito e tenendo le mani sui fianchi. "Qualcuno è entrato nel magazzino di papà e il dispositivo di sicurezza è scattato. Ho immaginato che dovessi essere tu". 
Abby sorrise orgogliosa solamente per un momento, perché non voleva che lui vedesse quanto quelle parole l'avessero fatta felice: Dan non aveva mai voluto cacciare, eppure era addestrato come un soldato e sapeva seguire gli inizi e riconoscerli, rintracciando chiunque li avesse lasciati. Era un segugio, nessuno meglio di lui sapeva ricollegare gli indizi. 
Lo osservò voltarsi nuovamente verso di lei con espressione seria e scocciata, ma con toni più pacato. "Andiamo a casa". 
"No. La mia caccia non è ancora finita" rispose Abby tornando seria e scuotendo la testa. 
Dan respirò lentamente per calmarsi, ed usò un tono lento, freddo, distaccato. "Abby, subito".
Sam e Dean si scambiarono un'occhiata eloquente e misero via le pistole, così il maggiore si avvicinò e si mise fra i due, facendo da scudo alla ragazza con il proprio corpo incrociando le braccia al petto e mostrandosi massiccio e forte, esattamente come avrebbe fatto qualsiasi animale per spaventare l'avversario. "Lei non va da nessuna parte". 
Dan lo guardò con espressione seria, mantenendo le mani sui fianchi, ed analizzò il modo in cui i due ragazzi si fossero disposti a proteggerla, scorgendo Abby passarsi una mano sul viso e scuotere la testa, pensando che avrebbe perso la testa a breve. "Perché cacci insieme a questi due palloni gonfiati, Abby? Pensi che possano sostituire papà in qualche modo? Te lo dico per l'ultima volta: prendi le tue cose e vieni a casa con me".
"Oppure che farai?" chiese Dean stendendo le braccia lungo i fianchi, sostenendo lo sguardo adirato del ragazzo ed avanzando di qualche passo. 
Dean lo osservò bene per qualche momento: fisico atletico, alto esattamente come lui, molto muscoloso e massiccio, gli occhi azzurri e limpidi tradivano i suoi sentimenti, lasciando che potesse intravedere la sua delusione e un po del suo dolore, mentre un accenno di barba gli conferiva quell'aria adulta, dimostrando almeno ventotto, ventinove anni. 
Non disse niente, ma Dan si piazzò davanti a lui guardandolo con aria truce, domandandosi se valesse la pena iniziare un altro combattimento. 
Abby sgattoiolò dallo scudo rappresentato dai due ragazzi e sospirò, avvicinandosi a Dan con espressione dispiaciuta, afferrandolo dal braccio per allontanarlo da Dean che non accennava a smettere di provocarlo con lo sguardo. 
"Qui nessuno picchierà più nessuno.." sussurrò la ragazza, portando via Dan che si voltò a guardarla con aria arrabbiata. "Dan, non posso: sono andata via per uccidere il demone che ci ha portato via papà, non posso tornare a casa adesso". 
Solo in quel momento i due Winchester percepirono le parole papà e casa si guardarono brevemente, capendo immediatamente che non si trattasse di un ex geloso che non volesse rassegnarsi alla fine della storia; Sam si schiarí la voce e si avvicinò con espressione confusa, sciogliendo il fronte unito che avesse creato insieme a Dean, e si avvicinò ai due che si stavano ancora guardandolo, probabilmente comunicando fra loro con lo sguardo. 
"Aspetta, ma tu chi sei?". 
Abby si voltò a guardare entrambi i ragazzi con espressione imbarazzata, accennando un sorriso ironico, mentre continuava a tenere il ragazzo con un braccio, che si voltò anche lui a guardarli. 
"Sam, Dean, questo è mio fratello maggiore Daniel..". 
 
 
Fece segno alla barista bionda e prosperosa di portargli un'altra birra e le sorisse audacemente, notando con piacere come la ragazza apprezzasse e ricambiasse quelle avance, e si chiese se valesse la pena chiederle quando staccasse per  approfittarne e passare qualche momento insieme a lei.
Uno strattone al braccio lo riportò alla realtà e Dean si voltò nella direzione opposta alla barista, guardando suo fratello con espressione infastidita, seduto accanto a lui e impaziente di canzonarlo. 
"Ma la vuoi smettere?". 
Dean rise di gusto e afferrò la bottiglia di birra dalla mano della barista, che nel frattempo si era avvicinata e notò con lusinga e piacere come avesse fatto scivolare le sue dita sulla sua mano, toccando consapevolmente e sorridendo nella sua direzione in maniera seducente. Il maggiore rise nuovamente e tornò a guardare il fratellino appoggiato con i gomiti al bancone e aria del tutto infastidita e arrabbiata. "Sammy, dovresti rilassarti ogni tanto". 
Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo e sollevò un sopracciglio. "Stiamo perdendo di vista il nostro obiettivo principale". 
"Il demone sarà ancora lì domani, per stasera rilassati" rispose Dean sospirando e divenendo appena più serio, poggiando la bottiglia sul bancone. 
Sam avrebbe voluto dirgli che in quei giorni aveva contattato Ash, amico di Ellen, per fargli individuare uno schema e trovare Azazel, e che presto avrebbe avuto delle informazioni per le quali avrebbe lasciato tutto e tutti indietro, compreso suo fratello: voleva, doveva, vendicare la morte di sua madre, di Jessica e di suo padre. 
Proprio quando aprì la bocca per dirgli tutto quanto, Sam notò suo fratello grattarsi distrattamente la fronte e mordersi il labbro mentre fissava la sua birra perso dietro chissà quale pensiero, tradendo un forte nervosismo e una forte preoccupazione. 
Sam si ritrovò a sospirare mentre però accennava un piccolo sorriso, perché iniziava ad adorare quell'atteggiamento e quella parte di suo fratello che te desse a celare con muri di arroganza: aveva notato il modo diverso con cui avesse iniziato a comportarsi negli ultimi tempi, specialmente nei confronti della loro compagna di viaggio, cambiando completamente modo di approcciarsi. 
Sembrava aver capito che non ci fosse proprio verso di farla cadere ai suoi piedi come facevano tutte le altre ragazze: Abby aveva una brutta storia alle spalle proprio come loro, capiva la loro vita, capiva il dolore e capiva la dura lotta che dovessero affrontare e che non avrebbe risparmiato nessuno. E Dean aveva iniziato ad apprezzarlo, sforzandosi di capire questa strana ragazza con tutta l'intenzione di avvicinarsi a lei il più possibile, e questo a Sam non era sfuggito. 
Li aveva visti essere sempre più complici la sera nei bar o nelle tavole calde, e sempre più collaborativi durante le cacce; Sam sorrise e guardò suo fratello, scommettendo che in quel momento fosse preoccupato per Abby. 
Non aveva paura che Dan potesse farle del male, in fondo era suo fratello e lei sapeva benissimo difendersi da sola. Ciò che si agitasse nella mente oscura e contorta di Dean, era il pensiero che Dan sarebbe riuscito a portare via Abby. 
"Stai morendo dalla voglia di tornare in stanza, vero?". 
Dean si voltò verso di lui con aria sorpresa e sopracciglia aggrottate, profondamente scocciato di essere stato scoperto in quel momento così intimo con sé stesso, e sospirò rumorosamente. "Sono solo preoccupato per lei, Sam".
"Si, lo vedo.." sussurrò il minore ridendo di gusto e guardandolo con ilarità, prendendolo in giro con lo sguardo e bevendo qualche sorso della sua birra. 
Dean lo guardò con aria arrabbiata, sollevando un sopracciglio e guardando nella direzione di quel ficcanaso di suo fratello che lo fissava con tutta l'aria di chi capisse e sapesse meglio e più di lui. "E questo che vorrebbe dire?!". 
Sam rise di gusto e lo guardò per qualche secondo, profondamente divertito dal modo in cui stesse reagendo. "Dean ti conosco, sono tuo fratello: Abby ti piace". 
"Sei fuori strada" rispose seccamente Dean con troppa veemenza, divenendo serio e guardando nuovamente dritto davanti a sé mentre beveva un altro sorso, sentendosi molto infastidito per quell'affermazione. 
"Ti ho osservato in questi mesi: il modo in cui la guardi, in cui la cerchi e provi a capirla" disse Sam sollevando il sopracciglio e guardandolo con aria di chi ne sapesse di più. "All'inizio volevi solamente portartela a letto, adesso invece le stai sempre vicino e vuoi sapere tutto di lei".
Dean si voltò a guardarlo con aria arrabbiata, come se Sam avesse appena svelato una terribile verità, e sgranò gli occhi mentre il suo cuore prese a battere un po più velocemente, sentendosi scoperto e terribilmente vulnerabile. 
Deglutí a fatica e si alzò dallo sgabello, estraendo delle banconote e posizionandole sul bancone, fulminando il fratello con lo sguardo e facendogli segno di andargli dietro. "È passata più di un'ora, adesso rivoglio la mia stanza!". 
 
 
Abby si alzò dal bordo del letto su cui fosse seduta e sospirò, guardando Dan con aria spazientita perché ancora la canzonava come solamente un fratello maggiore poteva fare, ma lei non era più una bambina e non avrebbe rinunciato a tutto ciò in cui lei e suo padre credevano. 
Sbuffò e lo guardò con aria seria e perentoria, prendendolo dalle spalle e voltandolo nella sua direzione per bloccare il suo folle discorso, notando il suo sguardo infastidito. "Senti Dan, è inutile che provi a far leva sul mio senso di colpa per aver lasciato te e Silver: mi sento uno schifo per questo e non me lo perdonerò mai, ma non verrò con te stavolta. Io non voglio andarmene da qui". 
"Ma siamo una famiglia!" esclamò Dan sgranando gli occhi e guardandola in cagnesco.
"Noi non siamo mai stati una famiglia normale, Dan!" rispose Abby sospirando e scuotendo la testa, usando un tono freddo e distaccato ma sentendo dentro di lei il dispiacere, perché tutto ciò che aveva sempre voluto era proprio una famiglia unita. 
"E lascerai a me la sola responsabilità di Silver?!" esclamò Dan alzando il tono della voce e liberandosi dalla sua presa, facendo qualche passo indietro ed iniziando nuovamente a camminare per la stanza. "Non puoi farlo!".
"Io ho un compito da portare a termine: l'ultima missione mia e di papà, non posso fermarmi adesso!". 
Dan la guardò con occhi quasi fuori dalle orbite, ma molto lucidi, cosa che tradiva il suo profondo affetto per la sorella, e Abby si trovò ad accennare un sorriso tenero nella sua direzione; in fondo era sempre il suo fratellone e lei lo conosceva piuttosto bene. 
Il ragazzo serrò le labbra in una linea sottile e scosse appena la testa, tenendo le braccia lungo i fianchi. 
Erano stati mesi così difficili, mesi in cui non aveva avuto la più pallida idea se la sorella fosse ancora in vita o se si fosse cacciata in qualche guaio: aveva chiamato tutti i suoi amici ed i pochi cacciatori che conosceva per trovarla, ma Abby sembrava scomparsa nel nulla. 
Dan sospirò e si fece coraggio, guardandola con dispiacere, tirando su col naso. "Sai, adesso che papà non c'è più vedo le cose più chiaramente: adesso è mio il compito di tenere la famiglia unita. Mi sono preso cura di Silver e ti ho cercata: ci sono voluti 9 mesi per trovarti, non ti lascerò andare adesso". 
Abby sorrise ed avanzò con le lacrime agli occhi, sollevando la mano destra fino al suo viso e lo carezzò con delicatezza; pensava a sua sorella Silver, al fatto che anche lei avrebbe dovuto proteggerla e starle vicino dopo la morte del loro padre. 
Ma non era ancora il momento. 
Tirò su col naso e annuí, guardandolo. "La prossima volta chiamami: ti risponderò. Promesso!". 
Dan strinse la mascella e sospirò, e la odiò per un momento per la sua testardaggine, per il fatto che volesse portare a termine la sua ultima missione con il loro padre, la odiò perché fosse andata via da casa senza salutare nessuno, perché non voleva tornare a casa con lui. Ma poi sorrise, perché le voleva bene proprio perché fosse sempre stata così indipendente e forte. Sospirò e con aria arresa disse: "Quindi non vieni con me".
"Ho del lavoro da fare.." sussurrò la ragazza mordendosi il labbro e scuotendo la testa, osservando nei suoi occhi ghiaccio quando la vita fosse stata dura anche con lui. 
Dan parve pensarci su e sospirò annuendo, afferrando la mano con cui gli sfiorava il viso e prendendola fra le sue con delicatezza; per qualche secondo indugiò sul collo di sua sorella, notando solo in quel momento la collana d'oro che portasse, e subito su ricordò che fosse proprio quella del padre. 
Proprio come aveva fatto con lui, doveva lasciare andare anche Abby. "Sei al sicuro con quei due cacciatori?". 
Abby rise di gusto e strinse la presa sulla sua mano, facendogli l'occhiolino e sorridendo. "Sono loro ad essere al sicuro con me!".
Avrebbero continuato a parlare, ma la porta della stanza si aprì e solo in quel momento Abby si ricordò che la camera appartenesse ai due ragazzi; Sam e Dean entrarono in silenzio, notando come i due fratelli si fossero rivolti a guardarli, e il maggiore si focalizzò su Dan che lo studiava e lo fulminava con lo sguardo. 
"Sarà meglio che tu vada.." sussurrò Abby sorridendo, attirando l'attenzione su di sé per interrompere quello scambio di sguardi che non avrebbe portato a nulla di buono. 
Dan annuí e si diresse verso la porta insieme alla sorella, varcandola e fermandosi appena fuori per avere un po più di privacy nel salutarsi; Abby non ci pensò due volte e si sollevò sulle punte per arrivare all'altezza giusta per abbracciarlo forte stringendogli le braccia al collo, chiudendo gli occhi per qualche secondo mentre sentiva suo fratello stringere la presa su di lei. "Mi sei mancato, fratellone". 
Dan sciolse l'abbraccio e la guardò sorridendo pronto a prenderla in giro, ma poi l'espressione sul suo viso scemò e il maggiore sospirò. "Concludi quello che devi concludere, ma poi devi tornare a casa da noi, intesi?". 
"Promesso". 
"Fa attenzione, sorellina.." disse Dan sorridendo, sciogliendo la presa su di lei mente le lanciava uno sguardo carico di preoccupazione. 
L'uomo si voltò e si diresse verso il parcheggio con poche falcate, allontanandosi dalla sorella con dispiacere. Proprio quando stesse per entrare in auto, Dan si voltò nuovamente nella sua direzione e sorrise, alzando la voce per farsi sentire: "Quasi dimenticavo, è appena passata la mezzanotte: buon compleanno sorellina!". 
Abby rise di gusto e scosse la testa, osservando il fratello entrare nella sua jeep ed uscire da quel parcheggio per tornare indietro, sorpresa che proprio Dan si fosse ricordato proprio di questa ricorrenza. 
Un senso di tristezza l'assalí e il suo sguardo si fece nuovamente serio, così sospirò e si voltò per tornare alla stanza dei ragazzi; sussultò trovando Dean alle sue spalle che la guardava con aria curiosa, quasi divertita, e si chiese da quanto tempo fosse lì ad osservarla e quanto avesse ascoltato. "Perché hai quell'espressione sul viso? Ti stai prendendo gioco di me?". 
Dean rise compiaciuto e fece un passo avanti, guardandola negli occhi e rimanendo sbalordito: per la prima volta da quando la conosceva, stava osservando la vera Abby attraverso i suoi occhi. Aveva abbassato la guardia grazie a suo fratello e adesso Dean riusciva a vedere la vera ragazza che ci fosse dentro di lei. 
"Sei molto legata a tuo fratello" si limitò a dire Dean, osservando il modo in cui la donna sorridesse, rimanendo sorpreso dell'effetto che quel sorriso potesse avere su di lui. 
"Dan, nostra sorella Silver ed io siamo sempre stati molti legati.." sussurrò Abby sospirando, distogliendo lo sguardo e divenendo appena più triste al solo pensiero della sua sorellina. Si schiarí la voce e sospirò allontanando quei pensieri, guardandolo con aria leggermente imbarazzata. "Comunque mi dispiace di aver occupato la vostra stanza, ma si è fatto davvero tardi adesso, ci vediamo domattina d'accordo? Buonanotte Dean". 
La ragazza lo sorpassò e continuò a sentire lo strano sguardo del ragazzo su di sé, ma decise di non farci molto caso e si diresse nella sua stanza, qualche porta più un là: aveva bisogno di riposare, doveva recuperare le forze per continuare la caccia che da troppo tempo ormai aveva trascurato. 
 
 
Sam osservò il fratello serrare la mandibola e guardarlo in modo truce, stringendo i pugni: gli aveva appena detto di aver contattato Ash per chiedergli di trovare altre persone con poteri come i suoi e che sarebbe andato alla Road House per dargli una mano nelle ricerche. 
Dean non ne era assolutamente entusiasta, ma aveva accettato suo malgrado di accompagnarlo per scoprirne di più, chiedendosi fino a che punto questa storia si sarebbe spinta oltre: Sam aveva fatto riferimento a ciò che John avesse detto a suo fratello in punto di morte, facendo perdere la pazienza al maggiore, che cercò di rassicurarlo perché mai avrebbe potuto fargli del male. 
Fu proprio quando la discussione divenne più accesa che due colpi alla porta fecero voltare entrambi in quella direzione; Dean guardò in cagnesco suo fratello un'ultima volta, poi si diresse verso la porta, aprendola e trovandosi di fronte Abby, che non appena vide il suo sguardo capí immediatamente che qualcosa fosse successa. "Scusate, ho sbagliato momento?".
Dean aprí di più la porta sentendo suo fratello avanzare verso di lui e salutare Abby con voce leggermente incrinata dalla rabbia mischiata a sofferenza per la discussione avvenuta qualche istante prima.
"Si. No. È complicato..". 
Abby li guardò con aria dispiaciuta, chiedendosi quale fosse il motivo del loro litigio e sospirò pensando al suo di fratello, che la sera precedente le avesse chiesto di tornare a casa con lui. 
"Volevo solamente ringraziarvi per tutto, mi avete aiutato tanto ma adesso devo proseguire con la mia caccia" disse la ragazza alternando lo sguardo fra i due, sorridendo pensando che mai nessuno avesse fatto così tanti per lei. 
"Ma come, te ne vai?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, guardandola con aria sorpresa perché stava iniziando ad abituarsi all'idea di averla sempre vicina. 
Abby accennò un sorriso imbarazzato e lo guardò con ilarità. "Devo trovare il demone che ha ucciso mio padre, non ho scelta. Ma spero di rivedervi presto". 
La ragazza distolse lo sguardo da Sam che parve capire nonostante sembrasse dispiaciuto, e guardò Dean che rimase in silenzio ad osservarla con aria sorpresa. Non aggiunse altro e gli sorrise debolmente facendo un cenno col capo, si voltò e si diresse nella sua stanza per radunare le sue ultime cose, mentre sentiva nuovamente lo sguardo del ragazzo sulle sue spalle. 
Dean non poteva credere che ci stesse rimanendo male nel vederla andare via, non poteva credere di essersi abituato alla sua presenza e che gli facesse male vederla andare via; chiuse la porta e si voltò serio verso il fratello, perché non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse capitando in quell'ultimo periodo, anche se si stava davvero sforzando per non darlo a vedere al minore. 
Sam sorrise fiero e divertito, avvicinandosi e battendogli una mano sulla spalla, prima di superarlo ed iniziare a radunare le sue cose per la stanza, mentre il fratello rimase per qualche momento bloccato sulla soglia. Il minore rise di gusto mentre infilava la sua maglia dentro  il borsone. "Sai, potresti andare con Abby". 
"Sammy, non ricominciare con questa stupida storia: tu sei mio fratello e vieni prima di tutto per me. Staremo insieme, fine della discussione!" esclamò Dean accigliandosi e fulminandolo con lo sguardo, avvicinandosi all'armadio per mettere con poca delicatezza i suoi vestiti dentro il suo borsone, sbuffando sonoramente. 
Sam si fermò ad osservarlo e sorrise, perché era tipico di suo fratello perdere ogni treno che la vita gli facesse sfrecciare davanti in nome della caccia; mise le mani contro i fianchi e lo osservò sorridendo per un attimo, pensando a quanto quell'atteggiamento fosse dettato dalla paura. "Per una volta che non ti importa del sesso con una ragazza, non te la lascio perdere per venire dietro a me Dean. Tu vai con lei!". 
Dean in un'altra circostanza avrebbe riso di gusto e lo avrebbe preso in giro, perché non esisteva al mondo che lui potesse affezionarsi a qualcuno. Specialmente ad una donna. Non con il lavoro che faceva, con la vita frenetica che conduceva e con gli insegnamenti che gli avesse impartito John. Ma questa volta il maggiore serrò la mascella e lo guardò con aria arrabbiata e scocciata, mollando il borsone e gesticolando in maniera nervosa. "La vuoi smettere? È da ieri sera che continui a ripetere queste cazzate! Non provo il minimo interesse verso Abby". 
Sam sorrise amaramente, perché negli anni aveva imparato che non ci fosse nessuno in grado di sabotare la propria felicità come faceva Dean. "Andiamo, sono tuo fratello: pensi che non abbia notato il modo in cui la guardi?". 
"Non so davvero di cosa tu stia parlando Sam, davvero! E adesso smetti di parlarne!". 
Sam roteò gli occhi e sbuffò, scuotendo la testa e sospirando, afferrando il suo borsone e mettendoselo in spalla per poi guardarlo con aria seria e perentoria. "Ok, può essere che io mi stia sbagliando, anche se ti conosco meglio di chiunque altro. Ma voglio che tu rimanga insieme a lei, potrebbe avere bisogno di aiuto o mettersi in pericolo; io me la saprò cavare! Ci vediamo fra un paio di giorni, ok? Tu fà il bravo!". 
Dean avrebbe tanto voluto ribattere, ma sapeva che quando il suo fratellino decidesse qualcosa non ci fosse nulla in grado di fargli cambiare idea. Esattamente come lui, e ciò lo rese anche un po' fiero. 
Il maggiore scosse la testa e sospirò, avanzando verso di lui con aria scocciata e per un secondo Sam ebbe la sensazione che lo avrebbe colpito e caricato in macchina insieme a lui, pur di non rimanere; ma il fratello distolse lo sguardo ed estrasse le chiavi dell'auto dalla giacca, rigirandosele fra le mani con indecisione. 
Dopo qualche secondo sollevò lo sguardo più limpido e sicuro verso il suo e sospirò, allungando le chiavi nella sua direizone e abbozzò un sorriso. "Arriverai prima". 
Sam sorrise divertito e afferrò le chiavi dell'Impala, grato che suo fratello per una volta lo stesse ascoltando. Si diresse verso la porta della stanza e poco prima di uscire si voltò a guardarlo con un grosso sorriso sul volto. "Grazie.. idiota". 
"Puttana!".
 
 
Bussò forte una seconda volta alla porta della ragazza e tese le orecchie per provare a sentire qualche suono, senza però ricevere alcuna risposta. 
Dean pensò che non potesse essersene già andata dato che la sua auto si trovasse ancora nel posteggio, così tirò fuori i suoi arnesi per forzare la serratura della camera della stanza di Abby, ed entrò muovendosi con cautela all'interno della stanza alla ricerca della ragazza: non c'erano segni di lotta, era ordinato e i borsoni stavano sopra il letto, ma non vi era alcuna traccia della donna. 
Un rumore proveniente dal bagno attirò la sua attenzione e si voltò in quella direzione, quando vide la porta spalancarsi e Abby uscire dal bagno con solamente un corto asciugamano a circondarle il corpo ancora bagnato dalla doccia; la donna sgranò gli occhi e si spaventò parecchio, facendo un passo indietro e guardando il ragazzo con aria stranita. "Dean! Che diavolo ci fai qua? Mi hai spaventata!". 
Dean mise le mani avanti e cercò di trattenere una risata, scuotendo la testa e cercando di distogliere lo guardo dal suo corpo con scarsi risultati, specialmente quando si accorse delle gocce d'acqua che presero a scendere lungo il collo, per poi infrangersi contro l'asciugamano che le copriva il corpo, ed il ragazzo si ritrovò a deglutire con fatica, divenendo serio e sollevando lo sguardo verso di lei. "Io.. Scusa, ho bussato due volte, ma tu non hai risposto: avevo paura che ti fosse successo qualcosa e ho forzato la serratura!". 
Abby sgranò gli occhi e cercò di coprirsi il corpo un po' di più, notando il modo in cui la stesse guardando e sorridendo appena sentendosi lusingata, ricordando le volte in cui Dean avesse provato a sedurla dopo le loro lunghe serate nei bar. "Sei venuto solo perché volevi salutarmi come si deve?". 
Dean guardò i suoi occhi e la sua espressione, trattenendo il fiato mentre la vide avanzare verso di sé con quello strano sguardo, ed il suo cuore prese a battere molto veloce, iniziando ad indietreggiare. "Io.. Non.. Che stai facendo?". 
Abby inclinò la testa all'indietro e rise di gusto profondamente digerita, superando il ragazzo per afferrare dal suo borsone dei vestiti puliti, per poi dirigersi nuovamente verso il bagno, lasciando la porta semiaperta con l'unica intenzione di continuare la loro conversazione. "Avresti dovuto vedere la tua faccia, Dean!". 
Il ragazzo accennò un sorriso e si sedette sul letto appoggiando i gomiti alle cosce, ritornando finalmente a respirare e sentendo il cuore battere fin troppo velocemente. Si morse la lingua sentendosi quasi arrabbiato, perché Abby si era presa gioco di lui in quel modo e Dean provò un forte fastidio. 
"Che fai qui? Dov'è Sam?". 
Istintivamente il ragazzo sollevò lo sguardo fino alla porta accostata del bagno, sporgendosi appena osservando la sagoma riflessa sullo specchio del bagno resa irriconoscibile dal vapore, e deglutí a fatica cercando di riprendere fiato. "È andato via con l'Impala".
Abby si sporse dalla porta tenendo ancora l'asciugamano contro il suo corpo per coprirsi, guardando il ragazzo con aria sorpresa, osservando il suo viso per capire se fosse solamente uno scherzo. "Sei serio? Avete litigato?". 
"No, no: sta seguendo una pista sul demone lasciata da Ash.." sussurrò Dean con vice rauca, facendo spallucce ed osservando i suoi occhi così preoccupati, e in quel momento maledí mentalmente suo fratello per avergli messo strane idee in mente, che adesso non riusciva a togliersi dalla testa. 
"Ha chiesto ad Ash di aiutarlo?" chiese Abby aggrottando le sopracciglia, distogliendo lo sguardo e tornando dentro al bagno per vestirsi. 
Dean sbuffò aria dal naso per calmarsi e si alzò e si diresse verso il davanzale, guardando appena fuori e sedendosi lì. "Perché, tu non l'hai mai fatto?". 
"Preferisco che gli affari miei rimangano miei, non mi piace condividere con gli altri cacciatori" rispose Abby dall'interno del bagno e il ragazzo fu sicuro che lei stesse sorridendo in maniera orgogliosa, perché non amava farsi vedere vulnerabile neanche da amici di lunga data come Ash. 
"Beh, a questo proposito.." iniziò Dean sospirando, fermandosi quando vide la ragazza uscire dal bagno con dei jeans aderenti ed una canottiera sagomata che mettevano in risalto il suo corpo atletico, e l'uomo distolse lo sguardo in favore dei suoi occhi, osservando il viso privo di trucco che lo attirava come mai prima d'ora, incorniciato dai capelli ancora umidi, che lo guardò con aria curiosa. "Mi chiedevo se.. Mi chiedevo se ti andasse una mano per la tua ricerca". 
Abby rise di gusto guardandolo con ilarità, ma quando osservò meglio il suo viso e notò la sua espressione seria, capí che non si trattasse affatto di uno scherzo. Divenne seria anche lei ed incrociò le braccia al petto, sollevando un sopracciglio. "Quindi Sam ti scarica e improvvisamente vuoi aiutare me?". Dean aprí la bocca per ribattere, ma i suoi occhi lo stavano stregando e non riuscì a proferire parola, deglutendo a fatica mentre si sentiva invaso da una terribile voglia di trascinarla con sé dentro il letto alle sue spalle per soddisfare la voglia che iniziò a battere nel suo petto. La donna fece spallucce e sospirò, pensando che tenergli occupata la mente per impedirgli di dannarsi sul fatto che suo fratello fosse partito da solo fosse il minimo per ripagarlo dopo ciò che avesse fatto per lei. "Ok, tanto sto ancora prendendo informazioni sul demone che ha ucciso mio padre. Dopo la sua morte ho solo preso un caso dopo l'altro, avevo bisogno di uccidere e distruggere qualche stronzo, ma non ero in grado di cercare il demone. Avevo bisogno di un po di tempo per smaltire la rabbia, altrimenti non avrei agito bene e sarei finita per farmi ammazzare".
Dean l'ascoltò attentamente e annuì pensando che avesse agito bene, sorridendole goffamente ma rimanendo ancorato al davanzale con forza, osservandola disfare i bagagli alla ricerca di un fascicoletto, che posò sul tavolo con cura. Il ragazzo si avvicinò con titubanza, ma Abby fissava i fogli e i ritagli di giornale che aveva iniziato a spargere per il tavolo della stanza. "Sei saggia. Che hai scoperto?". 
Dean osservò cosa avesse raccolto in quei mesi, notando la meticolosità con cui avesse prestato attenzione ai dettagli e come avesse schematizzato l'opera di quel demone, sistemando in ordine cronologico le vittime di cui fosse a conoscenza, e si soffermò con lo sguardo su una delle ultime foto: dal modo in cui Abby la stesse guardando doveva trattarsi per forza di suo padre ed un senso di tristezza invase entrambi. 
Le passò una mano sulla schiena con delicatezza per darle conforto e quando Abby si voltò a guardarlo non vide dispiacere o pena nei suoi occhi come aveva letto negli occhi degli altri cacciatori quando avevano saputo del suo lutto, ma una forte ammirazione, che la fece sorridere ed imbarazzare un po'. 
"Che c'è? Perché mi guardi così?". 
Dean sorrise teneramente e fece spallucce. "Niente, è solo che certe volte penso che siamo davvero molto simili".
Abby ricambiò il sorriso e notò come il modo in cui la guardasse fosse cambiato, molto simile a quello che aveva quando l'avesse vista uscire dal bagno con solo l'accappatoio addosso. Le piaceva fin troppo quando la guardava così, Abby aveva intuito che lui la desiderasse, ma non era interessata ad avere quel tipo di rapporto. Anzi, non era interessata ad avere alcun tipo di rapporto. Con nessuno. Mai. 
Aveva il cuore ancora spezzato per la morte di suo padre e di Nathan, e sistematicamente tutte le persone a cui permettesse di entrare nella sua sfera personale tendevano a morire. Non voleva ripetere quell'esperienza. 
Si schiarí la voce e si allontanò di qualche passo, avvicinandosi alla sedia per prendere la sua giacca di pelle nera per poi guardarlo con un sorriso. "Sto morendo di fame, ti va di mangiare qualcosa? Ho visto una panineria, non è molto distante". 
Dean la osservò e sorrise amaramente: non aveva ancora capito se il modo in cui la guardasse o le stessd vicino le desse fastidio, ma era più forte di lui, non poteva evitarlo o controllarlo. 
Annuì e distolse lo sguardo, ripensando a quante volte l'avesse vista mangiare le sue stesse schifezze ipercaloriche, mentre Sam criticava entrambi dicendo loro che avrebbero avuto un probabile infarto, e aprí la porta della stanza facendole segno di passare per prima. "Come vuoi tu, ragazzina".
 
 
Abby si diresse verso il mini frigo e si piegò per prendere due birre, avvicinandosi poi al ragazzo e porgendogliene una con aria scocciata: avevano passato qualche ora sui libri e sul web, ma non avevano ancora scoperto nulla che già non sapessero. "È frustante continuare così!". 
Dean sorrise e si portò la birra alle labbra, osservando il modo irrequieto con cui si muovesse per la stanza e subito notò la spiccata somiglianza gestuale con il fratello Dan. "Stiamo perdendo tempo, dovresti chiedere a chi potrebbe procurarti una ricerca più approfondita. Come Ash". 
Lo fulminò con lo sguardo e scosse la testa, fermando la sua corsa fino al davanzale dove si appoggiò e sbuffò nuovamente. "È escluso". 
"Perché? Insomma, da quanto lo conosci?". 
"Più o meno da 12 anni". 
Dean aggrottò le sopracciglia e allargò le braccia, sorridendo incredulo e notando l'espressione imbronciata sul suo volto, e la guardò con aria stranita. "E non ti fidi ancora di lui?". 
Abby lo guardò per qualche momento, poi sospirò e tornò a sedersi sulla sedia davanti a lui, rigirandosi la bottiglia fra le mani e sospirando. "Ma certo che mi fido, così come mi fido di Ellen e Jo, ma già loro mi guardano come se fossi fatta di cristallo, non voglio dargli altri motivi per farlo".  
Il cacciatore sollevò un sopracciglio e non poteva che capirla, perché anche lui odiava quel genere di trattamento, proprio come lo guardava Bobby o a volte perfino suo fratello. La osservò abbassare lo sguardo e giocare con il collo della bottiglia di birra, mentre il suo viso si piegava in una smorfia crucciata.
"Anche Sam a volte mi guarda così, ma tu non l'hai mai fatto.." sussurrò Abby sollevando gli occhi nella sua direzione e accennando un sorriso sincero. "È per questo che a volte ti parlo della mia vita privata".
L'uomo riuscì a intravedere nei suoi occhi uno spiraglio, come se Abby gli avesse permesso di vedere una piccola parte di sé, come se iniziasse a permettere a sé stessa di togliere il piede dal freno e fermarsi un momento per respirare, e Dean decise di azzardare. "Ti va di parlare di quella notte?". 
Abby cambiò espressione e scosse subito la testa, volgendo nuovamente lo sguardo sulla bottiglia e mordendosi il labbro con un movimento nervoso, e Dean poté notare come lo spiraglio dentro la ragazza di fosse chiuso con un forte scatto, lasciandogli solamente un debole eco. 
"E va bene, comincio io: il demone che ha ucciso i miei genitori.." iniziò il ragazzo con titubanza ma gli si formò un nodo in gola e dovette sforzarsi per continuare a parlare, notando lo sguardo sorpreso di Abby perché neanche lui si era mai davvero aperto con lei. ".. ha posseduto mio padre, ma lui è riuscito ad assumere il controllo e ha chiesto a Sam di ucciderlo".
"Mi hai già parlato di quella notte, Dean. Non serve riviverla ancora per farmi parlare..". 
Dean sorrise amaramente e appoggiò entrambi gli avambracci sul tavolo, rigirandosi la bottiglia fra le mani e fece spallucce, sospirando rumorosamente perché non era mia facile parlare di ciò che fosse successo, eppure tutto ciò che voleva era che Abby si liberasse del peso che portasse dentro di sé.
Sospirò e ignorò le sue parole, tornando a guardare nei suoi occhi azzurri. "Sam non l'ha ucciso e il demone è andato via, poi mentre scappavamo siamo stati investiti da un camion. E questo non te l'ho mai detto, ma io ero grave, piuttosto grave. Mio padre è morto per salvarmi. Ha fatto un patto". 
Abby osservò la maschera sarcastica che indossasse sul viso, ma riuscì a vedere oltre, percependo il dolore straziante nelle sue parole ed il tormento che non lo avrebbero più lasciato, cosciente del fatto che stesse respirando e fosse vivo grazie al sacrificio di suo padre. Notò il modo in cui adesso Dean evitasse il suo sguardo, guardando tutto fuorché lei e sentí gli occhi pizzicare appena; sospirò e lo guardò spazzare via quasi con vergogna le lacrime che da un momento all'altro sarebbero scese sulle sue guance, ed intuì che neanche a lui piacesse farsi vedere fragile e vulnerabile. 
Abby si fece coraggio e si morse il labbro, prendendo un lungo respiro e tornando a giocare con il collo della bottiglia di vetro, scuotendo la testa con disapprovazione, perché neanche lei sapeva cosa avrebbe detto da un momento all'altro. 
"La notte in cui mio padre è morto era andato via senza dirmi nulla, ed era strano perché cacciare era una cosa nostra, lo facevamo sempre insieme! Io mi sono insospettita e l'ho seguito: quando sono arrivata l'ho sentito urlare e nonostante io abbia corso il più velocemente possibile, lui era già morto..". Abby dovette tirare su col naso e respirare lentamente un paio di volte, perché non era falice e aveva solamente voglia di prendere tutte le sue cose e scappare, perché odiava che qualcuno potesse percepire il suo dolore. "C'era quest'uomo di spalle che stava andando via, ma quando mi ha sentita si è voltato e.. Non ho idea di cosa sia successo dopo. Non riesco a ricordare".
Dean la osservò per una manciata di secondi, osservando il suo sguardo addolorato e anche in quel momento non riuscì a non pensare che fossero davvero tanto simili, e chi più dei lei avrebbe potuto capire? 
Istintivamente allungò una mano verso le sue, ancorate alla bottiglie e ne afferrò una con delicatezza, e la ragazza accennò un sorriso sentendosi parecchio stupida ad aver aperto il vaso delle emozioni proprio in quel momento; nonostante sentisse la stretta non incrociò il suo sguardo perché non voleva mostrargli il suo dolore, non come stava facendo la sua voce. 
"Ricordo solamente che mi ha afferrato e mi guardava con i suoi occhi gialli come se mi conoscesse..".
Dean sgranò gli occhi e smise di respirare per qualche secondo buono, non riuscendo a fare a meno di notare la tranquillità con cui avesse pronunciato quelle parole, nonostante stesse parlando di qualcosa che lo toccasse fin troppo da vicino. "Aveva gli occhi gialli?!".
"Si.." sussurrò Abby aggrottando le sopracciglia e guardandolo con aria stranita, non capendo il motivo della sua improvvisa agitazione. "Perché?!".
Fu sicura che Dean stesse per vomitare tutta la verità e le informazioni che sembrava sapere su quel bastardo di demone che avesse ucciso suo padre, ma vennero interrotti dalla suoneria del suo telefono e subito Abby pensò che Ellen avesse il peggiore tempismo di sempre.
 
 
Il buio della notte era interrotto solamente dalle poche luci dei lampioni del parcheggio desolato del motel, ma ad Abby piaceva fermarsi di tanto in tanto e guardare le stelle, chiedersi se quella più luminosa fosse proprio lui. 
Era stata davvero una giornata particolare: aveva trascorso del tempo con Dean e poi erano stati avvisati da Ellen che Gordon fosse di nuovo sulle tracce di Sam.
Abby e Dean erano partiti per salvarlo ed erano rimasti sconvolti dalla morte di Ava Wilson, una delle ragazze che avessero dei poteri come Sam. 
Sospirò e si aggiustò meglio sul cofano della sua auto, osservando le infinità di luci nel cielo mentre rimaneva sempre affascinata da quella meravigliosa vista. 
Nel silenzio della notte udì uno scricchioliò proveniente da dietro di lei, come se chiunque si trovasse a pochi passi da lei avesse pestato un rametto o qualcosa di simile, e subito si voltò di scatto in quella direzione e si sedette pronta a difendersi, ma poi udì una risata fin troppo familiare e sorrise rilassandosi. 
"Calma ragazzina, sono solo io" disse Dean ridendo ancora, sollevando le mani in segno di resa e avvicinandosi fino ad appoggiarsi al cofano, accanto a lei. 
Abby lo guardò male per qualche secondo in maniera giocosa e poi tornò a sdraiarsi sul cofano, pensando che avrebbe voluto riempirlo di domande sul perché conoscesse occhi gialli, ma non era la serata giusta. Erano entrambi davvero molto stanchi. "Prima o poi la smetterai di chiamarmi ragazzina?". 
"No, ragazzina" rispose il ragazzo ridendo di gusto, osservando con la coda dell'occhio la porta ancora chiusa della stanza che condivideva suo fratello. Si girò e appoggiò gli avambracci sul cofano, guardandola in viso e sorridendo. "Senti, ieri sera non ho potuto fare a meno di sentire quello che ti ha detto tuo fratello" 
"A proposito?" chiese distrattamente la ragazza, continuando a guardare le stelle. 
"Del tuo compleanno. Sono 23, giusto?" chiese Dean osservando appena il suo viso cambiare espressione e divenire appena più serio. Doveva essere il suo primo compleanno senza suo padre e probabilmente doveva farle male. 
Abby annuì, poi tornò a guardare il cielo stellato per rilassarsi mentre una pesantezza si stabilì sul stomaco, facendole rigirare le budella perché davvero odiava i suoi compleanni. 
Dean si sentí dispiaciuto nel vederla in quella maniera, era fin troppo giovane per sentirsi in quel modo, per questo motivo aveva deciso che avrebbe provato a rimediare: avvicinò un pacchetto rettangolare fino al suo addome e lo poggiò lì mentre osservava l'espressione confusa sul suo viso, cosa che lo fece sorridere. "Buon compleanno ragazzina". 
“Oh no, Dean non posso accettare.." sussurrò la ragazza tirandosi su a sedere con le gambe a penzolone, scuotendo la testa e porgendogli indietro la scatola, guardandolo quasi con aria supplichevole, ma il ragazzo rise di gusto e spinse via le sue mani, intimandole di aprirlo senza fare troppe storie. 
Abby accennò un sorriso imbarazzato e lo guardò, chiedendosi perché fosse diventato così gentile e premuroso nei suoi confronti, e sospirò rassegnata, aprendo la scatola rossa con uno scatto per osservarne curiosa il contenuto: sul fondo bianco della scatola spiccava un braccialetto sottile in argento con dei ciondoli decisamente fin troppo particolari. Il simbolo della chiave di Salomone, dei piccoli pugnali, la miniatura di una macchina che sembrava del tutto simile alla sua. 
Abby sgranò gli occhi e lo guardò ridendo, portandosi una mano alla bocca e sentendo le sue guance arrossire e acquistare colore. "Ma davvero, Dean?". 
"Beh, almeno così sarai sempre protetta, no?" chiese retoricamente il ragazzo sorridendo, beandosi di quella rara occasione in cui sentisse la sua risata. 
Le tolse il braccialetto di mano e si avvicinò ulteriormente, mettendoglielo al polso destro con un grosso sorriso, per poi sollevare lo sguardo sui suoi occhi ed osservare quel raro momento di felicità che sembrava averle regalato. Improvvisamente sentí le sue braccia circondargli il collo mentre lo attirava a sé per stringerlo forte, ma Dean rimase immobile e spiazzato per un momento, per poi insinuare le mani sotto la sua giacca per stringerla dai fianchi più forte a sé. 
"Grazie, mi piace molto" disse Abby per poi sciogliere presto l'abbraccio e poggiare distrattamente la mani sulle sue braccia fasciate dal giubbotto di pelle marrone, e lo guardò con un sorriso, mentre continuava a sentire le mani del ragazzo su di sé. 
Probabilmente per il modo intenso in cui la stesse guardando o perché il suo cuore battesse così forte come non aveva mai fatto, cercò di divincolarsi dalla sua presa con paura, ma nel tentativo di sgattailare via si mosse male sopra il cofano e iniziò a scivolare su di esso: sarebbe caduta se Dean non l'avesse tenuta in maniera salda, ma la ragazza si trovò a meledirsi mentalmente perché aveva solamente peggiorato le cose. 
Adesso si trovava con i piedi per terra, schiacciata fra la sua auto e il corpo di Dean, che aveva riso leggermente quando l'aveva sentita così nervosa sotto le sue mani, tanto da cadere se non l'avesse sorretta. 
"Che stai facendo?" sussurrò il ragazzo sorridendo dolcemente, carezzandole il viso per metterle una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 
Abby strinse la mascella e si scostò appena da quella carezza, deglutendo a fatica e non riuscendo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi verdi così ipnotici, e si chiese quando fosse successo. Quando avesse abbassato la guardia quel tanto necessario per permettere a Dean di entrare dentro di lei in quel modo. 
"Onestamente? Sto cercando di scappare da questa situazione" sussurrò la ragazza sorridendo nervosamente, riuscendo finalmente quel tanto che bastasse a calmare il suo cuore per riassumere il controllo e distogliere lo sguardo.
Ma l'indice ed il pollice della sua mano destra le afferrarono in maniera delicata il mento, costringendola a guardarlo nuovamente negli occhi e lui cercò di trovare le risposte dentro di lei, ed entrambi si persero uno negli occhi dell'altra. 
"Perché? Di cosa hai paura?". 
Abby aveva esaurito le risposte sagaci e non riusciva a pensare se non alla verità, cioè che era così spaventata all'idea di perdere qualcun'altro che si era preclusa la possibilità di amare, e sentí la rabbia crescere dentro di sé, chiedendosi perché Dean stesse cercando di metterla in difficoltà in quel modo.
Aveva allontanato i suoi stessi fratelli, perché mai avrebbe dovuto permettere a Dean di avvicinarsi? 
Dei passi lenti alle loro spalle attirarono la loro attenzione, ma nessuno dei due si mosse o distolse lo sguardo e la situazione sembrava essersi trasformata in una disputa a chi lo abbassasse per primo. 
"Buon compleanno!" esclamò Sam avanzando sorridendo nella loro direzione, concentrandosi su ciò che tenesse fra le mani nel tentativo di non farlo cadere. 
Dean finalmente lasciò la presa su di lei e si posizionò di lato, lasciandole libero il passaggio; Abby guardò Sam ed il suo sguardo si addolcí di qualche tono quando si accorse della piccola torta che portasse con le mani, sorridendo imbarazzato nella loro direzione: Sam si era accorto troppo tardi del modo in cui Dean ed Abby si stessero osservando, del modo in cui fossero vicini e del braccialetto che la ragazza portasse al polso. 
Qualcosa doveva essere andato storto e il ragazzo lo intuì quando vide Abby andare verso di lui, poggiargli una mano sulla spalla in maniera dolce e sorridergli: "Grazie Sam, siete stati fantastici, ma non ho fame. Mangiatela voi, scusate". 
Non aspettò che qualcuno dicesse qualcosa, ma superò il minore e si diresse verso la sua stanza finalmente felice di poter tornare a respirare. 
  
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