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Autore: LadyYuna94    06/09/2022    1 recensioni
"Ogni notte, da ventun anni oramai, faccio sempre il solito sogno, è così strano.
/.../ La scena è sempre la stessa: un prato, alba appena inoltrata, io che rincorro un bambino con una casacca arancio acceso e i capelli neri. /.../ Corre ad una velocità assurda, non riesco mai a stargli dietro, i suoi capelli sono così strani, come se stessero sparati in aria per qualche forza misteriosa. Non so come si chiama, non so, in generale chi è. Di solito si sogna ciò che nella maggior parte delle cose si conosce, soprattutto quando si ha tre anni, ma evidentemente non è il mio caso..."
Maya è la figlia adottiva dei Brief e lei e Bulma sono inseparabili. Tra chiacchiere tipicamente femminili, caffè e decisamente troppe sigarette, l'ultima estate prima della laurea un incontro inaspettato con i nuovi investitori della Capsule Corporation, che nascondono un segreto inconfessabile, cambierà per sempre le loro vite e anche il loro modo di percepire la realtà...
(E' LA PRIMA LONG SU DRAGON BALL DELLA MIA VITA, SCRITTA UNA DECINA D'ANNI FA E RIVISITATA, CHIEDO GIA' SCUSA PRIMA DI PUBBLICARE XDXD)
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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AVVISO: TEMATICHE DELICATE IN QUESTO CAPITOLO.

CAPITOLO 18:

- Vuoi andare a casa? Di già?- chiede sorpreso Radish quando gli comunico la mia idea di dopo cena, mentre siamo ancora fuori dalla pizzeria.
- Se non ti dispiace, sì- incalzo, poi lui fa per guardare l’orologio, mentre io resto in silenzio, entrando in auto.
- Ma non è neanche mezzanotte, Cenerentola- commenta, facendomi quasi il verso e costringendomi a chiarire un concetto ancora una volta, che ahimé sto adoperando anche un po’ come scusa.
- Ti è mai capitato di perdere una persona cara?- chiedo retorica.
- Nessuno di cui mi importi al momento- mi informa secco.
- Beh, non tutti abbiamo il cuore di pietra come te, io starei elaborando la perdita di mia zia- gli comunico infastidita.
- Sai non credo di aver capito questa cosa di tua zia. Com’è che Bulma se la sta spassando con Vegeta e tu ci stai così male?- domanda accigliandosi.
Ed è quella domanda, quell’unica, stupidissima domanda che mi fa definitivamente crollare tutte le buone intenzioni che avevo nei suoi confronti. Questa frequentazione si sta basando praticamente sul nulla cosmico.
La mia espressione allibita viene ricambiata dalla sua interrogativa.
- Credevo fosse evidente, quanto scontato, che io e Bulma non siamo davvero sorelle e che i Brief mi abbiano adottata- lo informo pungente, ma la sua espressione non cambia.
- Adottata?- il suo sguardo non accenna a cambiare e più che sana sorpresa, vi leggo totale confusione in quegli occhi.
- Sì, adottata, ovviamente- sottolineo inarcando le sopracciglia.
- Ah… beh… ora capisco- conclude, mentre io sospiro pesantemente, decisa più che mai a volermene tornare a casa, nel mio letto, nella mia comfort zone fatta di sogno.
- A cosa pensi?- chiede poi curioso.
- A niente, te l’ho detto, voglio solo andare a casa, per favore- mi avvicino allo specchietto retrovisore, per vedere che faccia ho e, in effetti ho gli occhi molto arrossati e spenti, mentre Radish non accenna a togliermi i suoi di dosso. In quell’attimo, mi accorgo della borsa della palestra mezza aperta sui sedili posteriori. Un manubrio fuoriesce da lì, sintomo del disordine che lo contraddistingue. Tipico.
- Sei stato in palestra oggi?- chiedo, per cercare di spostare l’attenzione su qualcos’altro.
- Sì, stiamo sistemando le attrezzature e dato che Goku aveva l’esame, me ne sono occupato io. Queste però fanno parte del mio allenamento personale, le porto a casa- mi informa.
- Capisco, allora… vogliamo andare?- domando ancora.
- A casa, quindi?- chiede senza guardarmi.
- Sì-
Lui, quasi come se non gli importasse della mia risposta, mette in moto.
Per i primi minuti mi rendo conto che, silenziosamente, stiamo percorrendo la strada di casa, ma dopo un po’ l’idea viene abbandonata, poiché sorpassiamo di un po’ la nostra zona, finendo in un posto molto buio, appartato e poco trafficato, a un centinaio di metri dalle nostre ville.
Io mi guardo intorno un po’ spaventata, Radish spegne il motore, con una faccia seria, sospirando.
- Che ci facciamo qua? Guarda che se non hai ancora imparato la strada, abitiamo molto più indietro...-
​Lui rimane in silenzio e fa schioccare la lingua, io scuoto la testa ormai sfinita da quell’inutile serata.
- Come non detto, farò da me. Buonanotte- annuncio e poi faccio per aprire la portiera, ma lui fa scattare la sicura.
Chiudo gli occhi e cerco di restare calma, nonostante inizi a spaventarmi per la piega che sta prendendo la situazione.
- E io penso che sia un po’ troppo presto per andare a fare la nanna, non credi?- dice lui sottovoce.
Comincia a tirarsi indietro con il seggiolino dell’auto, io deglutisco, osservando ogni suo movimento. Agitazione, ansia e paura si alternano in me, nel giro di pochissimi secondi.
- Che vuoi fare?- chiedo con un finto sorriso, cercando di alleggerire l'atmosfera.
- Mi hai rifiutato un po’ troppe volte in questo periodo, Maya, e la cosa non mi è andata proprio a genio…-
Lo vedo avvicinarsi minacciosamente e lentamente e io cerco di indietreggiare con il tronco, ma in un’auto sportiva, lo spazio di movimento è ridotto al minimo.
- Nessuno, finora, si era permesso di comportarsi così con me, ti ho lasciato fare, ma ora sono stufo- mormora gelido, tirandomi a sé e baciandomi con una violenza assurda.
- Lasciami… mi fai male!- cerco di mormorare, mentre lui continua a premere le sue labbra contro le mie con una tale forza, cercando di infilarmi la lingua in bocca.
- Radish, lasciami!- tento ancora una volta, ma lui sembra non sentirmi neanche e mi tiene più ancorata a sé, quasi incatenata.
Le sue mani iniziano a toccarmi ovunque sotto l’abito che indosso, mi stringe il seno mentre continua a baciarmi e poi comincia ad accarezzarmi la schiena, poi sempre più in basso, fin quando le sue sudicie dita non finiscono nei miei slip.
Combatto, cerco di divincolarmi, ma lui mi strappa la parte superiore del vestito e una bretella del reggiseno, lasciandomi mezza nuda. Si avventa sul capezzolo esposto e inizia a morderlo con foga, mentre con l’altra mano, cerca di farsi strada infilando le dita dentro di me.
- Basta, per favore!- cerco di serrare le gambe per non farmi toccare, ma lui è troppo forte e mi stringe una coscia con forza, provocandomi un dolore assurdo, che mi costringe a rilassare i muscoli. Comincio a pensare di non avere più scampo, Radish è un colosso e presto o tardi avrà quello che vuole, non posso tenergli testa.
Per un solo istante l’idea di cedere e dargliela vinta per non dargli la soddisfazione di farmi del male attraversa la mia mente. Per un solo istante. Ma l’idea che probabilmente farà comunque di me quello che vuole, mi spinge a lottare con tutte le mie forze.
Inizio a dimenarmi, a graffiarlo, a cercare di urlare, capendo ormai chiaramente le sue viscide e terrificanti intenzioni, ma lui mi stringe il collo con una mano, tentando di mettermi a tacere.
Prendo a tossire e cerco di prenderlo a cazzotti sulle braccia, invano, tentando di allontanare quella mano che mi attanaglia con tutte e due le mie. Sento l’aria che abbandona i miei polmoni, a poco a poco.
- Se fai così bimba, peggio per te- sussurra con un sorrisetto cattivo, mentre si slaccia i pantaloni e se li tira giù, liberando il suo pene già in erezione.
- Sappi che più ti agiti così, più la cosa mi eccita. Ora, cerca di stare un pochino ferma per me, vuoi?- mi dice all’orecchio, tenendomi sempre ferma con una mano, mentre con l’altra cerca di spostarmi gli slip. Quando la punta del suo membro è ormai vicina all’ingresso della mia vagina, inizio a piangere, non ho neanche la forza di urlare ormai, sono sfinita.
In silenzio, le lacrime cominciano a scorrermi sulle guance e chiudo gli occhi, soccombendo al mio triste destino di essere stuprata da questo animale.
Facevo bene a non fidarmi, facevo bene a non voler restare da sola con lui, avrei dovuto dar retta al mio istinto.
"Chissà quante ragazze come me nel mondo, si sono fatte abbindolare dalla bellezza, dalla dolcezza, dall’essere galante, per poi scoprire che una bestia assetata di sangue si nascondeva dietro quelle facce da bravo ragazzo..."
Mentre lui cerca di entrare con violenza dentro di me, toccando il sedile posteriore con la mano penzoloni, tasto qualcosa di ferro, di dimensioni non molto estese, abbastanza pesante. Deve essere il manubrio. Lo afferro con la poca forza rimasta e, senza pensarci neanche due volte, glielo tiro con violenza in piena faccia. Radish impreca in modo volgare e si sposta da me.
Riprendo lucidità e approfitto del suo essere stordito per uscire veloce dalla macchina, ma lui mi tira per i capelli.
- Torna qui, brutta puttanella, dove pensi di andare, eh? Non ho finito con te- mi minaccia, con voce roca.
Io urlo e piango disperata, ma la scena è talmente surreale, che sembra di essere separata dal mio corpo e vivere tutto in terza persona. La mia fobia più grande si sta per materializzare qui davanti ai miei occhi e io non ho i mezzi per difendermi. Penso di nuovo a quelle povere donne che ogni giorno subiscono tutto questo e non hanno un arnese a portata di mano, o una qualsiasi altra cosa, per evitare di passare qualcosa di così terribile. Di così disumano.
Radish perde copiosamente sangue dal sopracciglio, ma sembra non badarci, continua a cercare di intrappolarmi sotto di sé. Io non mi arrendo e riprendo a lottare, sperando che prima o poi gli vengano i capogiri visto tutto il sangue che sta perdendo e, allora, potrò avere una chance.
Mi servo di ogni cosa, mani, piedi, do colpi alla cieca, lui mi molla un ceffone che mi spacca un labbro tanto è forte, e mi stringe il polso con l’altra mano, chiudendo le sue dita a tenaglia contro l’osso. Neanche più quel dolore sento. Il dolore morale sta oscurando completamente quello fisco.
Quando alla fine, con un urlo pieno di disperazione, lo strumento di ferro pesante glielo tiro proprio al centro del volto, colpendogli il punto più delicato del naso, lui mi molla di nuovo per via del dolore, iniziando a perdere sangue anche da lì e in quel momento guizzo fuori dal finestrino dell’auto, poiché la portiera è bloccata, approfittando di averlo stordito per un altro po’.
Comincio a correre indietro, trafelata, verso casa, verso la salvezza, mentre mille pensieri si fanno strada nella mia mente, tutti indefiniti e confusi, con gli occhi velati di lacrime faccio fatica a distinguere persino la luce dei lampioni.
Poi mi ricordo di cosa mi ha detto Bulma prima che uscissimo di casa “chiamami per qualsiasi cosa” quasi come se lo sentisse.
"Perdonami sorella mia, perdonami se sto per rovinarti la tua magnifica serata con Vegeta, perdonami, ti prego, se puoi..."
Afferro il telefono e con le dita tremanti compongo il numero di Bulma, mentre da lontano, nel silenzio della tarda sera, sento solo un motore di un auto ripartire a tutto gas.
"Radish, si è ripreso e sta venendo a cercarmi, devo fare in fretta..."
Scorgo la luce dei lampioni della sua villa non appena svolto l’angolo. Sono salva, tra poco sarò a casa e allora corro più forte, cercando di asciugarmi le lacrime e il sangue dalle labbra.
Ad ogni passo, sento il dolore irradiarsi ovunque, ma non è di certo questo il momento di pensare a cosa c’è di rotto e cosa no.
Goku balza in piedi dal letto quando nota quella figura femminile che lui conosce benissimo, scappare proprio fuori dalla sua villetta, ma quando arriva sul terrazzino è troppo tardi. La sola cosa che riesce a vedere è me che cerco di asciugarmi le lacrime e parlo concitatamente al telefono, quasi disperata, ma non riesce a distinguere le parole, è troppo lontano.
Ciò che ha visto, però, lo preoccupa e lo mette in allerta. Adesso capiva il perché di tutta quella strana agitazione che lo aveva tenuto sveglio quei giorni, quella terribile e oscura sensazione che lo aveva tormentato nell’arco di tutta la serata. Tutto era dovuto a quello, al sentire che ero in pericolo.
- Bulma!- dico in un soffio, tra le lacrime, grata di sentire finalmente la voce di mia sorella.
- Maya!- risponde lei.
- Ti prego...- le dico, iniziando a piangere disperata, mentre lei balza giù dal letto in preda al panico, sentendo la mia reazione non proprio tranquilla dell’altro capo del telefono.
- Maya, calmati, cos’hai, che succede, dove sei?!- chiede sull'orlo dell'isteria.
- Apri il cancello, svelta, ti supplico Bulma, aiutami!- continuo disperata e allo stremo delle forze.
- Resta con me, non riattaccare!- ordina, precipitandosi giù per le scale per venirmi ad aprire, io mi guardo intorno spaventata, mentre sento il rumore dell’auto di Radish sempre più vicino.
Proprio in quel momento, vedo apparire Bulma in giardino, velocemente scavalco il cancelletto e corro da lei abbracciandola forte, tra le lacrime. Un pianto disperato e liberatorio il mio, tra le braccia di mia sorella.
Mi sento talmente al sicuro adesso, che quasi sto per collassare e il cibo ingerito durante la serata, ormai divenuto pura bile, lo sento salire inesorabile in gola e, senza controllo, vomito lì. Sulle peonie di mia madre.
- Maya, Maya!!! Coraggio calmati, shhh, dai coraggio, è tutto apposto, ci sono io!- mi rassicura Bulma, stringendomi forte e accarezzandomi la schiena, mentre io sono nascosta nel suo collo a piangere.
- Sei a casa, con me, shh buona tesoro- continua in tono calmo, ma il mio orecchio sul suo petto la tradisce col cuore che tamburella freneticamente.
Lei si guarda intorno spaventata, assicurandosi che il cancello principale di casa sia chiuso e l’allarme inserito.
Sentiamo l’auto di Radish fare una veloce retromarcia, con le gomme che stridono sull’asfalto e poi tornare indietro, il rumore del motore sempre più lontano.
Mi stacco da mia sorella sentendomi finalmente al sicuro.
"L’animale sta facendo ritorno alla sua tana..."
Bulma mi guarda in faccia, mi scosta i capelli ridotti a uno chignon mal messo, cadente sul lato, intriso di sangue e sudore e si scruta attenta il mio viso, con un’espressione seria.
Solo allora mi accorgo che è già senza trucco e in tenuta per andare a letto, la serata con Vegeta sarà finita da un pezzo.
- Piccola, che cosa ti ha fatto quel bastardo…- mi dice accarezzandomi il viso, sconvolta come mai l’ho vista in vita mia, ha le lacrime agli occhi e io ricomincio a piangere, incapace di formulare qualsiasi pensiero.
- Entriamo in casa, hai bisogno di disinfettare queste ferite, vieni- propone, facendomi appoggiare a lei, io non smetto di piangere, anche se volessi, non riesco e insieme ci avviamo in casa.

 

   
 
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