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Autore: AMYpond88    08/09/2022    1 recensioni
Raccolta di missing moments Satosugu (o Sugusato?), senza ordine cronologico.
Un po' di fluff, tanto angst
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il giorno stesso forse è il più facile.
Non appena l'eco della maledizione si spegne, capisce di non avere tempo.
Non ha che ancora pochi minuti da concedergli (o forse dovrebbe dire concedersi), prima che la sua testa si affolli di cose da fare.
Deve raggiungere i ragazzi. Quella è la priorità. Prima i vivi, poi i morti.
Anche quando il morto è lo stregone nero più ricercato del Giappone, pensatore della parata di maledizioni appena sventata.
Anche quando il morto è Suguru.
Da quanto gli pare di aver colto dalle sue  parole, Maki, Toge e Panda sono vivi, ma sicuramente non illesi.
Geto è, era, Satoru. Guarda cosa ne è rimasto, un avversario decisamente superiore alle loro possibilità.
Mandarli contro di lui è stata una scommessa che non poteva perdere, che era certo non avrebbe perso.
Aveva messo le vite dei suoi studenti tra le mani della persona di cui ancora si fidava, anche se era loro nemico.
Il fatto che Suguru non avrebbe mai ucciso gratuitamente dei giovani stregoni, sapeva non lo avrebbe fatto, non significava che ci fosse andato leggero.
Senza contare che per Maki il discorso era diverso. La ragazza Zenin per Suguru non era altro che una nullità, uno scarto.

Deve raggiungere Yuta. Se Geto è stato sconfitto, Rika è esplosa in tutta la sua potenza e ad assicurarsi che la cosa non finisca male è lui.
Non vuole dare a quel branco di mummie ai vertici la possibilità di chiedere la testa di Okkotsu o la sua.
Anche se una parte di lui, sempre più difficile da mettere a tacere, vorrebbe vederli provare.
Sei davvero così diverso da Suguru? Non vorresti vedere anche tu il mondo della stregoneria rivoluzionato?
Li vorresti uccidere, vero Satoru?
Se questo cambiasse qualcosa, lo faresti vero?
Forse sei solo meno idealista di Geto
.
Non ha tempo nemmeno per questo ora.
Non ha tempo per ascoltare la parte peggiore di sé.
Deve verificare che la situazione sia risolta a Kyoto come a Tokyo.
Deve parlare con Shoko, deve occuparsi del cadavere.
Alza lo sguardo verso l'amico ancora un'ultima volta, tendendo una mano per spostare i capelli che gli coprono il viso.
Arriva vicino, all'ultimo l'abbassa. Come se fosse Suguru ad avere un suo infinito ora.
Non ho il tempo di piangerti. Lo farò, ma non ora.

Il giorno dopo c'è ancora un sacco da fare, ma a tenerlo occupato è soprattutto la battaglia in corso con Shoko.
La donna che ora lo fissa scuotendo la testa, probabilmente pensando se si possa essere più stupidi e imprudenti di così.
"Gojo, è pericoloso. Geto era troppo potente, era un grado speciale, non sappiamo che conseguenze..."
È la terza volta che glielo ripete, non ha intenzione di ascoltare oltre.
"No. L'ho colpito con l'energia maledetta, nessuna maledizione nascerà da Suguru..."
Non lo guarda, odia ogni secondo che Suguru, che il suo cadavere, sta passando su quel tavolo di metallo da cui vuole portarlo via il prima possibile.
"Avrà una degna sepoltura... è giusto che il suo corpo...".
"Quello che ne rimane, Satoru..."
E questa volta il colpo di Shoko è veramente basso.
Tanto che non può fare a meno di lasciar cadere lo sguardo sul vecchio amico.
Un braccio portato via dall'attacco di Rika, l'altro strappato insieme a buona parte del torace dal colpo di grazia che lui gli ha inferto.
È stato brutale, è stato rapido, sa che ha agito nel modo più pietoso.
È deciso a non mostrare a Ieiri di aver accusato il colpo.
"C'erano due ragazze con lui, quando è venuto all'Istituto... credo sia giusto renderlo a loro".
Shoko si appoggia al suo fianco, socchiude gli occhi, mentre accende una sigaretta. È la sua resa.
"... so che oramai hai deciso cosi"

Uscito dall'obitorio, si dirige verso il cortile. Per prima cosa deve restituire a Yuta il suo tesserino.
Lo trova insieme agli altri studenti. Okkotsu gli sorride, leggero come non lo aveva mai visto. Come dovrebbe essere un ragazzo di quell'età.
"Ah! La mia tessera studente! L'hai trovata tu, prof?"
"In realtà no... è stato il mio migliore amico".
Si ferma, sorride tra sé.
"L'unico e solo"

Suguru è morto, ma per piangerlo gli serve tempo.
Tempo che non ha.
Così passa anche il terzo giorno.
E il quarto.
E il quinto.
E tutti i giorni sono pieni, finché arriva il momento.
Nessuna missione, nessuna maledizione abbastanza degna da scomodare Gojo Satoru, nessuno studente da salvare.
E lui è fermo da cinque minuti davanti ad una fiorista, a fissare delle rose azzurre.
A pensare che avrebbe dovuto girare a destra, non a sinistra.
Avrebbe dovuto puntare al caffè dove sa che avrebbe trovato Nanami. Ora sarebbe lì ad infastidirlo e non fermo davanti ad un negozio pieno di fiori.
Avesse girato a destra, non sarebbe obbligato a pensare che ancora non ha fatto visita alla sua tomba.
E allora realizza: Suguru non c'è più.
Non che prima ci fosse, alla fine gli aveva detto addio dieci anni prima. Nemmeno allora aveva avuto tempo per piangere, era già il più forte.
Ma da qualche parte era.
Respirava, camminava, mangiava. Ora no.
Ora rimane nel ricordo suo, della sua famiglia, di quelle ragazzine.
Tira un sospiro, entra e chiede quei fiori.
La ragazza al banco risponde al suo sorriso e arrossisce.
"Un appuntamento?"
"Una specie".

Ci ha messo un po' a trovarlo.
Ora ha tempo. Qualche minuto forse, prima che il suo telefono suoni e qualcuno lo richiami al dovere.
Può piangerlo o semplicemente dire addio.
Il mazzo tra le sue mani si riflette nelle pozzanghere e sulla lapide davanti a lui.
Snella, di lucido marmo nero.
Si sfila gli occhiali scuri e li mette in tasca.
Sorride. Sorride all'immagine che gli resta del ragazzo che era.
Sorride all'uomo che ha ritrovato per un istante, prima di perderlo ancora.
Sorride e capisce che con lui, non sarà mai un addio.
"Ciao Suguru".

*

Il momento stesso è il più facile, forse il più facile della sua vita.
È nelle mani di Satoru, sapeva sarebbe stato lui (e chi altri?) ed è giusto così.
"Suguru..."
Alza lo sguardo verso l'uomo che si è appena chinato davanti a lui. Saturu gli parla e questo rende tutto più difficile.
Perchè morire non gli fa paura, dire addio sì.
Farlo sapendo che Satoru non ha mai smesso di avere fiducia in lui, gli stringe il cuore.
Vorrebbe dirglielo, ma si limita a ridere (di sè, di lui... del disastro che sono sempre stati), mentre un sorriso triste si apre sul volto dell'amico.
Quando Suguru è pronto per dire addio, le sue parole non assomigliano nemmeno un po' ai suoi pensieri.
"Almeno alla fine, fammi sentire qualche maledizione".

Spera che sia rapido. Sa che sarà rapido.
Satoru non è crudele, sa essere spietato, brutale, ma non è mai stato crudele.
Eppure mentre lo guarda venire più vicino, si trova a pensare che deve esserlo diventato, in un momento a caso di quei dieci anni di lontananza.
L'uomo posa una mano sulla sua nuca, avvicinandosi fino a poggiare la fronte contro la sua.
I secondi passano, se non lo conoscesse Suguru direbbe che lo stregone stia pensando di risparmiarlo, ma sa bene che questo non è possibile.
Non di nuovo.
Satoru non smette di guardarlo un secondo, la mano che gli teneva sulla nuca ora gli sfiora una guancia.
L'altra può sentirla all'altezza del petto.
Che doloroso e magnifico regalo lasciarlo morire così, il campo visivo totalmente immerso nell'azzurro di quelle iridi.
Le ha sempre amate, lo hai sempre amato, ricorda a sè stesso, ma non glielo ha mai detto abbastanza.
Ora comunque è tardi.
Perché come ha immaginato, Gojo è rapido, nemmeno saprebbe dire quando ha colpito e lui non prova nessun dolore, solo non riesce più a tenere gli occhi aperti.
È triste. Avrebbe voluto che fosse luminoso come gli occhi di Satoru, invece è buio, ma almeno può andarsene sentendo le sue mani sostenerlo.
Va bene. Va bene così... morire tra le sue braccia è più di quanto meritasse.
Il suo penultimo pensiero è di speranza.
Spera ci sia il tepore delle mani di Satoru, il calore del sorriso di Nanako, la dolcezza degli occhi di Mimiko...
Ma più di tutto spera di non dimenticare che, nonostante tutto, è stato amato.

Satoru, addio.



Prometto che la prossima non avrà nemmeno una riga di angst.
   
 
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