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Autore: Sinden    10/09/2022    0 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrą prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Quello che avete fatto va oltre ogni giustificazione." sbottó Eradan, una volta ascoltati tutti gli ultimi avvenimenti della vita di Heloise e Andriel. "Derubare Thranduil č stato un atto pericoloso e disonesto. Non avreste dovuto! Andriel!" disse, girandosi verso l'Elfa. "...sono sconcertato."

"Non avevamo scelta. Era un'occasione unica. Questa spada puó riuscire dove una normale lama fallirebbe. Lo sai benissimo. Abbiamo un Nazgūl da affrontare, e quegli esseri non sono Orchi. Non sono creature di questo mondo, non possono essere eliminati con i tuoi metodi." ribattč l'Elfa, vagamente offesa. "Non trattarmi come una sprovveduta, so bene quello che faccio!"

"Certo che non lo sei! Sei talmente furba da aver compiuto un atto che potrebbe portare la guerra fra Boscoverde e Gran Burrone! Tra Elrond e Thranduil non corre buon sangue. Hai insultato lui e il suo popolo sottraendo questa reliquia, e hai commesso un crimine nei suoi confini! A chi credi che chiederą conto, adesso?!" sbottó il ramingo. Era incredulo di fronte alla superficialitą di Andriel, che di solito era cosģ fine d'intelletto. "Se tu gliel'avessi chiesta in prestito, forse..."

"Adesso chi č l'ingenuo?! Chiedere un prestito a Lord Thranduil, ma ti senti quando parli?!" ribattč lei. "Mi avrebbe fatta fustigare se solo avessi menzionato la spada di suo padre. Non esisteva alternativa, Eradan, questa lama ci serviva disperatamente. L'altro modo sarebbe stato quello di tornare nelle Tumulilande e metterci a scavare ogni tomba, ti sarebbe piaciuto di pił forse? No, io non credo!"

Heloise, che per tutto il tempo aveva tenuto lo sguardo basso, s'intromise. "Basta, non litigate vi prego! Quello che č fatto, č fatto. Eradan, io mi fido di Andriel. Mi fido ciecamente. Non prenderebbe mai una decisione sciocca. E poi, ho avuto modo di vedere il potere di questa spada, e ti assicuro che č impressionante."

Eradan la squadró. "Vedo che non comprendi. Esistono regole d'onore fra i reami elfici. La prima, la pił importante, č quella di non tradirsi. La tua amichetta bionda, qui, rappresenta la comunitą di Lord Elrond. Ci siamo introdotti senza permesso nel territorio di un altro popolo e di questo siamo responsabili tutti. Potevamo uscirne senza troppi danni, una volta incontrato Radagast, potevamo andarcene senza nemmeno palesare il nostro passaggio. Ma Andriel ha fatto la cosa pił imperdonabile. Ora Thranduil č alle nostre calcagna e quel che č peggio si sente oltraggiato dagli Elfi di Gran Burrone. Stavolta si vendicherą, quanto č vero il suolo su cui cammino!"

Farin intervenne. "Scusa peró, non č colpa delle due ragazze se Legolas e i suoi soldati le hanno sorprese nel bosco..."

"Certo, perchč si sono allontanate dalla casa dello Stregone. O devo ricordare a tutti anche questo?!" rispose l'Uomo. "...ma perchč nessuno si rende contro della gravitą della faccenda? E cos'č quest'altra sciocchezza di liberare Melthotiel dalla maledizione di Morgoth? Chi vi credete di essere, dei Valar, forse? Non siete alti spiriti!"

"No, un attimo. Questo l'ho visto succedere a Saenathra. Te lo giuro su tutto quello che ho. Dopo essere stata colpita dalla spada di Oropher, č tornata in forma umana, ed era.... bellissima. Era di nuovo innocente, e da innocente č morta. Ora il suo spirito č in pace." raccontó Helli. "Credo anch'io che con Melthotiel potrebbe funzionare."

"Esattamente come vorresti fare? Andare a stanarla in qualche anfratto del Forodwaith? E chi ti dice che sia lģ? Chi ti dice che adesso non sia seduta sul trono di Carn Dūm col suo sposo a farsi quattro risate? Ma perchč vedete tutto cosģ facile!" si animó Eradan.

"Perchč siamo in gioco e dobbiamo giocare! Ma cos'č questo livore, non sembri nemmeno tu! Credevo che voi Dunedain foste duri come rocce e pieni di coraggio! Sei un codardo!" urló Andriel. "Ho rischiato la mia vita per proteggere Heloise, non te lo dimenticare!"

"Gią, e nel farlo ci hai messo in un mare di guai!" ribattč il ramingo.

"Non parlarle cosģ! Eradan! Se non fosse stato per lei..." esclamó Helli.

"Silenziooo!!!" grugnģ Farin, piantando con un poderoso colpo l'ascia nel terreno. "Ne ho abbastanza di questo berciare inutile! Dobbiamo raccogliere armi e bagagli e rimetterci in marcia! Abbiamo il Nord da raggiungere e quello che sarą, sarą! Mi dite a che diavolo serve continuare a discutere! A perdere energie, ecco a cosa serve!"

Ci fu un lunghissimo minuto di silenzio pesante, rotto solo dal suono lieve dell'acqua corrente nel fiume.

"...raggiungere il Nord...se i soldati del Re Elfo non ci raggiungono prima." mormoró l'Uomo.

"Senti, conosco abbastanza le usanze militari elfiche per dirti questo: gli Elfi non si muovono mai in modo scoordinato. E non lasciano mai i loro territori se non č strettamente necessario. Dubito che Thranduil ci mandi dietro tutta la sua armata, lasciando i confini senza protezione. E' invece probabile che lanci al nostro inseguimento una decina di guerrieri scelti, l'ha gią fatto e ci hanno mancate per un pelo. Visto che gli č stato sottratto un oggetto di famiglia, il principe Legolas ora potrebbe essere incaricato del suo recupero, alla guida dei soldati."

"Grandioso." disse il ramingo.

"Gią. Legolas č un osso duro. Ha un'abilitą come arciere fuori dal comune. Č letale anche con la spada, č coraggioso, veloce. Se dovessimo avere anche lui alle costole, sarebbe un problema innegabile. Ma io credo, che il gioco sia valso la candela." si avvicinó al ramingo. "Credimi, il possesso di quest'arma farį la differenza fra la vittoria e il fallimento."

"Lo penso anch'io. Per quel vale la mia opinione, lo penso anch'io." aggiunse Helli.

"Ottimo! Allora siamo a cavallo!" esultó sarcasticamente Eradan. "Te lo giuro, ragazzina, se usciremo da questo maledetto garbuglio, ti porteró io stesso alla Torre d'Orthanc e ti lasceró lģ. Che Saruman sia d'accordo o no!"

Dopo qualche attimo, gli altri tre scoppiarono a ridere.
Eradan si guardó attorno, contrariato. "Non era una battuta."

"Lasciaci ridere, dai, almeno proviamo e vedere un lato divertente in tutto questo." disse Helli.

"Beata te che ci riesci." rispose Eradan.

Un improvviso verso come di un falco, ma dieci volte pił forte, squarció quel silenzio serale. Tutti, tranne Andriel, sobbalzarono e guardarono in alto.

Le inconfondibili piume dorate, colpite dal riverbero del crepuscolo, brillarono ad annunciare l'arrivo di una delle pił grandi Aquile della Terra di Mezzo.

Sul viso dell'umana si aprģ allora un enorme sorriso. "Landrovaaal!!!" urló al cielo.

"Non ci posso credere!" esultó anche Eradan. "Č qui per noi?"

"Ci puoi scommettere." sorrise Andriel. "...sorpresaaa!"

"Cosa?! ...tu?! Ma come...come l'hai chiamata?" chiese Farin.

"Ricordate quel passero che vi ho mandato incontro?" chiese l'Elfa, ed Eradan capģ
al volo. Si pentģ subito dell'alterco con lei. "...beh gli chiesi anche di provare a rintracciare le Aquile, oltre a voi due. Non credevo ce l'avrebbe fatta, ma evidentemente Landroval era rimasto nei paraggi. Č pił grande e saggio di suo fratello Gwaihir, aveva intuito che avremmo potuto avere bisogno di lui. Gandalf fa uso delle falene notturne per richiamare le Aquile, mi sono detta perché non provare con un uccellino?"

"Eccezionale, Andriel. Ti chiedo scusa per prima. Ti ho dato della sprovveduta, ma... in veritą non deludi mai con la tua sagacia." le disse Eradan. Le poggió una mano su una spalla. "Volando sul suo dorso potremo seminare i soldati di Thranduil e raggiungere il Nord in un batter d'occhio."

L'Elfa sorrise. "Scuse accettate. Ma non illudiamoci. Purtroppo hai ragione sul fatto che Thranduil vorrą recuperare quest'oggetto a tutti i costi, e come lui Legolas. Possiamo aumentare velocemente la distanza fra noi e loro, ma non seminarli del tutto."

L'Aquila atterrņ con un pesante tonfo sul terreno erboso. Helli, nell'entusiasmo verso quell'insperato salvatore alato, corse nella sua direzione, ma si arrestó quando si rese conto che stava correndo ad abbracciare un'Aquila gigante, benchč benevola. Quel becco enorme, lo sguardo acuto e severo e gli artigli portentosi continuavano a metterla in soggezione.

"Ma ci staremo tutti sul suo dorso?" chiese.

"Credo di no. Qualcuno dovrą farsi trasportare dai suoi artigli. E so anche chi." rispose Eradan. Guardó Helli.

Lei trasalģ. "No...dico... non ti aspetterai che faccia tutto il viaggio fra le sue zampe?"

"Mi sa proprio di sģ." confermó l'Uomo. "Vorrei anche ricordarti che tu sei la causa di tutta questa maledetta storia, nella quale tre persone, oltre a te, stanno rischiando la pelle. Quindi io direi che i disagi tocchino a chi ha voluto tutto ció. Scusa."

"Ma...cadró! Scivoleró gił e mi schianteró al suolo!" si disperó lei.

"Landroval non ti lascerį mai andare." disse Andriel. "Fidati."

"Anche tu sei d'accordo?!" chiese disperata. "Ragazzi, non scherziamo. Io..."

"Guardate!" gridó Eradan, indicando le punte degli alberi della Foresta dietro di loro.

Si muovevano in modo irregolare, ma non era il vento. Qualcosa si stava facendo largo nel bosco, e con veemenza.

"Arrivano!" esclamó Andriel. "Landroval!"

Immediatamente l'Aquila si accucció per permettere ad Eradan, Andriel e Farin di salirle in groppa. Subito dopo, si alzó in volo.

Helli gridó. "Hey!! Heyyyy! Mi lasciate qui! Eradan!!"

"Chiudi gli occhi, e avvolgiti col mantello! Non aver paura!!" le urló l'Uomo.

Heloise vide l'Aquila calare su di lei una zampa gigantesca e serró le palpebre, aspettandosi un dolore acuto e lancinate all'altezza dello sterno, in cui s'immaginó si sarebbe conficcata una delle unghie affilate di quell'essere.  Ma con una grandissima delicatezza, l'Aquila riuscģ ad afferrarla per intero e a sollevarla dal suolo. Helli aprģ gli occhi ed ebbe la sensazione di essere in gabbia.
Una gabbia fatta di pelle coriacea e rugosa, unghie nere e forti come l'ebano.

Peró, ebbe anche l'impressione di essere perfettamente al sicuro. La presa di Landroval era salda ma non eccessiva. Poteva addirittura muovere le braccia,  e cosģ riuscģ almeno a coprirsi il viso col cappuccio del mantello.

Helli aveva gią volato, e sapeva che il problema maggiore era rappresentato dal gelo. Avrebbe resistito alle temperature dell'estremo Nord? E dove sarebbe atterrata l'Aquila? Su qualche monte innevato?

Mentre pensava a tutto ció, con la coda dell'occhio vide un movimento all'uscita della Foresta. Ormai si erano allontanati abbastanza in altezza da essere fuori portata di qualsiasi freccia.   Lo stesso riuscģ a vedere un gruppo di soldati emergere come formichine da quell'intrico di vegetazione. Li immaginó disperarsi per averle perse una terza volta. Immaginó la rabbia di Thranduil alla notizia.

E cosģ, Heloise Foley, sospesa fra le nuvole negli artigli di un'Aquila gigante, scoppió a ridere.

🌺🌺🌺

"Erano qui." annunció uno dei soldati. Osservó i resti dei pasti consumati da quei tre, le spine di pesce di fiume, i frutti sgranocchiati. "C'erano tutti. Anche le due femmine."

"Gią, ma adesso non ci sono pił!" sbottó il loro Principe, gettando a terra l'arco, in un gesto di frustrazione. "Come č potuto succedere!"

Uno dei suoi attendenti indicó il cielo.
"Ho visto qualcosa! Lą! Fra le nubi!"

Legolas e gli altri scrutarono il cielo arancio della tarda serata. Non vide nulla.

Poi una macchia scura, dalla sagoma inconfondibile, emerse da una grande nuvola. Si stava allontanando.

"Una delle Grandi Aquile!" esclamó un Elfo, sbalordito.

"Lo vedo anch'io." mormoró Legolas.
Avevano richiamato le Aquile per fuggire.

"Principe, li seguiamo?" chiese un arciere.

"Vorresti lanciarti dietro una grande Aquila? Esattamente come, soldato?" chiese Legolas, infastidito. "Disponi forse di ali?"

L'Elfo si zittģ, imbarazzato.

"Dobbiamo informare il Re." aggiunse Feren, che aveva seguito il Principe nella missione.

"Lo farai tu." ribattč Legolas. La prospettiva di confessare al sovrano il secondo fallimento nella caccia alle ladre non gli piaceva affatto. "Non saró io a dire a mio padre di averle perse di nuovo."

"Ma, principe..." obiettó Feren.

"Questo č un giorno di vergogna per noi. Un soldato di Elrond ce l'ha fatta sotto al naso. No, non saró io a dire a mio padre che il nostro esercito č stato umiliato. Torniamo indietro. Lasciamo le decisioni a lui." E scrutó di nuovo il cielo.

Doveva esserci un grande potere dietro quella ragazza mortale, se poteva chiedere l'aiuto di esseri solenni come le Aquile ogni volta che voleva.
Legolas inizió a pensare a quel fagottino custodito con ostinazione dall'umana.
Non fu un pensiero piacevole.



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Mi scuso per il grande ritardo nell'aggiunta di questo capitolo.

 

   
 
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