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Autore: Juliet8198    14/09/2022    1 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Yona corrugò le sopracciglia. Il suo sguardo si concentrò sulla goccia carminia che era sbocciata sul dorso del suo indice destro, sormontando un piccolo taglio che attraversava appena la falange. 

 

Confusa, la donna fece scorrere gli occhi sulla carta argentata che la osservava dal bancone. Il bruciore che aveva sentito e la profondità del taglio non potevano provenire da quello. Pareva una ferita generata da qualcosa di più affilato, qualcosa come... 

 

Yona sentì il respiro abbandonare il suo petto. Le sue palpebre sfarfallarono, prima che le sue pupille prendessero a camminare lungo il ripiano, fino a raggiungere il coltello abbandonato accanto al tagliere. Mentre la donna si mordeva violentemente il labbro inferiore, fece scorrere il suo sguardo ancora, un centimetro alla volta, ponderando se ignorare l'innominabile dubbio che sovrastava la sua mente come una nube di tempesta. Alla fine, i suoi occhi raggiunsero una mano dalle dita lunghe e nodose, sospesa a qualche centimetro dal coltello. 

 

Una mano destra, il cui indice era sporcato da una goccia di sangue sbocciata da un piccolo taglio che attraversava appena il dorso della falange. 

 

La gola di Yona si serrò. 

 

No. 

 

No. Non era possibile. 

 

Era una coincidenza. 

 

Doveva essersi tagliata con la carta. Forse il bruciore era maggiore perché non se l'aspettava, forse il taglio non era così profondo come sembrava e... 

 

Yona fece scattare lo sguardo sul viso dell'uomo accanto a lei. Era immobile, con gli arti paralizzati e la bocca dischiusa, le palpebre spalancate e le pupille che, come le sue, saettavano da una mano all'altra. Sollevando lo sguardo su di lei, le labbra di Seokijn tremarono mentre pronunciava una parola sottile. 

 

-Yo-Yona? 

 

Una domanda o un'esclamazione, una richiesta di spiegazione o una supplica: non sapeva che cosa dovesse significare la sua espressione balbettante. Yona, senza curarsi di rispondere, prese a scuotere il capo. Prima con gesti lenti e confusi, poi con maggiore veemenza fino a che non si ritrovò a negare violentemente mentre si allontanava dall'uomo, con gli occhi ancora incollati all'indice della sua mano, percorso da una scia rubiconda. 

 

-Yona...- ripetè Seokjin e questa volta la sua voce era alterata da qualcosa incastrato nella sua gola, qualcosa che suonava pericolosamente di lacrime. Ma Yona continuò a scuotere il capo mentre sbatteva le palpebre, allontanandosi fino a che la sua schiena non incontrò il muro gelido. 

 

No, era un malinteso. 

 

Una coincidenza. 

 

Non era possibile. 

 

Non era fisicamente possibile! 

 

-Mi dispiace signora, ma sua figlia è una solitaria. 

 

Jin poteva avere l'empatia corporale e per puro caso una ferita poteva essere apparsa nello stesso momento e nello stesso posto su entrambi i loro corpi, ma lei non poteva essere... 

 

-Ci dev'essere un errore, dottore! 

 

-Mi dispiace davvero, signora. Gli esami non fanno che confermare la conclusione che era già stata tratta. Sua figlia non ha nessun legame. 

 

-Yona... 

 

La voce di Seokjin aveva assunto una tonalità ancora più acuta, rivelando inevitabilmente le lacrime che finalmente dovevano essersi liberate. Quando sollevò lo sguardo, infatti, la donna incontrò il bellissimo viso di lui percorso da solchi bagnati, il mento tremante e le pupille scure dilatate, interamente concentrate su di lei. 

 

-No. 

 

Fu la prima parola che lei bisbigliò non appena l'uomo fece un passo avanti.

 

-Yona... 

 

-No- ripetè lei, scuotendo ancora il capo mentre, suo malgrado, sentiva gli occhi bruciare violentemente. 

 

-È... è una coincidenza. È un errore- disse. La sua voce doveva suonare ferma e razionale, ma Yona si accorse troppo tardi che era alterata da un'oscillazione dovuta alla sua gola serrata. Jin, però, non smise di avvicinarsi a lei, passo dopo passo, con la bocca ancora dischiusa che liberava i suoi singhiozzi strozzati e le lacrime che scendevano copiosamente sul suo viso. 

 

-Hyung... tutto bene? 

 

Yona voltò la testa di scatto per vedere il viso confuso di Namjoon affacciarsi dall'ingresso della cucina, aggrottando le sopracciglia non appena vide la figura del maggiore. La donna, per qualche motivo, sentì l'istinto di difendere la sua causa con maggior vigore ora che un altro testimone aveva raggiunto la scena. 

 

-È... è una coincidenza. Non significa niente. Non-

 

Il suo sguardo si abbassò violentemente quando sentì delle mani afferrare gentilmente le sue. Delle grandi mani, dalla pelle più chiara della sua e più aggraziate delle sue, che in contrasto erano piene di anelli argentati. E Yona studiò la mano destra avvicinarsi alla propria, porsi accanto a essa e, infine, affiancare l'indice con il suo esattamente all'altezza del piccolo taglio sul dorso di entrambe le dita. 

 

Un singhiozzo più violento dei precedenti tagliò la stanza, portando Yona a sollevare gli occhi sul viso ansimante di Seokjin, che la guardò a sua volta. 

 

-Yona... 

 

La donna fu rapida a ritrarre la mano dalla sua morsa con un gesto secco, schiacciandosi contro il muro per potersi allontanare ancora di più nonostante l'ostacolo. E mentre continuava a scuotere il capo, sentì con irritazione le lacrime iniziare a bagnare anche i suoi occhi. 

 

-No, no, no, ti sbagli, non è quello che pensi, non è possibile, non è possibile... 

 

Ma nonostante il suo fiume convulso di parole, le sue mani furono afferrate nuovamente, strette in un invitante abbraccio e sollevate fino alle labbra carnose dell'uomo che, in preda a violenti singhiozzi, aveva preso a bagnarle con le sue lacrime tiepide. 

 

Nella periferia della sua percezione, la donna si accorse che altri avevano raggiunto la scena e si erano affacciati sulla stanza, ma la sua attenzione era troppo concentrata sull'uomo davanti a sé per cercare di capire chi fossero i nuovi testimoni. 

 

-Che sta succedendo?- sentì una voce assonnata mormorare. 

 

-Non ne ho idea- replicò Namjoon, l'unico di cui era certa dell'identità. Ma Yona, imperterrita, continuò a osservare l'uomo di fronte a lei pur attraverso la coltre delle proprie lacrime che le annebbiava la vista. 

 

-Jin, non è possibile, non lo capisci? È solo uno stupido fraintendimento! Non significa niente! 

 

La donna urlò, urlò perché doveva fargli capire che prima si sarebbero svegliati da questa sorta di allucinazione condivisa e prima sarebbero tornati alla normalità, una normalità in cui lei era una solitaria e lui era vedovo di un'anima gemella. L'uomo, però, piegò il capo di lato, osservandola come se fosse stata un bambino che non riusciva a capire una situazione da adulti. 

 

-Yona... guarda. 

 

E, nuovamente, pose i due indici uno accanto all'altro, i cui tagli erano diventati ancora più evidenti dal momento che il sangue che li ricopriva era ormai stato spazzato via e sciacquato dalle lacrime. La donna, però, scosse la testa ancora e ancora, digrignando i denti. 

 

-Io non sono la tua anima gemella! 

 

Il suo urlo violento strappò l'aria dalla stanza, lasciando un raggelato silenzio dietro di sé. Persino i singhiozzi di Seokjin erano morti nella sua gola. Ma gli occhi feroci di Yona guardarono quelli offuscati di lui con rigida determinazione. 

 

-Io- non sono- la tua anima gemella! Io non ho un'anima gemella! 

 

-Yona...- mormorò l'uomo, piegando ancora il capo mentre il suo mento riprendeva a tremare. Ma la donna lo ignorò, con le palpebre impossibilmente dilatate e gli occhi in fiamme e la gola serrata e il petto chiuso in una scatola ermetica. 

 

-Mi dispiace, signora, può continuare a far esaminare la bambina ma il risultato sarà sempre lo stesso. Lei non ha... 

 

-Io non ho un'anima gemella! 

 

Yona ansimò, accorgendosi appena delle lacrime che percorrevano il suo viso. E prima che l'uomo potesse emettere un'altra implorazione dalle labbra umide, la sua voce rombò ancora aggressivamente. 

 

-Ho visto almeno una decina di dottori! A Busan, a Seoul, persino in America quando ero al college! Non c'è la più minima possibilità che io abbia un'anima gemella! Tutti, ogni singolo specialista del cazzo ha detto la stessa identica cosa! Sono una solitaria! Non ho un legame! Non ho e non avrò mai un'anima gemella!

 

Mentre Yona si schiacciava ancora di più contro la parete, abbracciando il suo corpo come a creare una barriera protettiva attorno a esso, percepì dei passi avvicinarsi e, d'istinto, fece scattare il viso di lato con un ringhio pronto a sfuggirle dalle labbra. Yoongi si fermò a un metro da loro, sollevando le mani come a voler placare una bestia selvaggia. 

 

-Che ne dite se ci calmiamo un attimo e cerchiamo di risolvere la situazione insieme? Con una mente un po' più obbiettiva?- chiese pacatamente il giovane, portando Seokjin a rivolgere uno sguardo implorante verso di lei. Yona, però, continuò a respirare in ansimi brevi e superficiali, facendo saettare gli occhi su ognuno dei presenti. Quando l'uomo si mosse per toccarle la schiena con delicatezza e incoraggiarla a spostarsi dal muro, lei sussultò violentemente, evitando la sua mano e prendendo a marciare attraverso la cucina, tagliando la barriera di osservatori in silenzio e dirigendosi verso il divano senza voltarsi indietro neppure una volta. 

 

Abbandonandosi con un tonfo pesante sul cuscino, puntò lo sguardo sul pavimento con le braccia ancora avviluppate attorno al suo busto e i denti affondati nel suo labbro inferiore, mentre vedeva delle gambe passare davanti alla sua visuale e un peso appoggiarsi delicatamente al suo fianco.

 

-Yona... mi dispiace. 

 

-Quindi... qualcuno può spiegarmi nel dettaglio che cosa è successo?- sentì dire a Yoongi, che si era posto in piedi di fronte al divano mentre gli altri dovevano essersi sistemati alle spalle del divano. Davanti al suo silenzio, Yona sentì l'uomo accanto a lei schiarirsi la gola arrochita, prendendo un profondo respiro. 

 

-Io... avevo in mano il coltello e stavo tagliando le verdure quando... 

 

La voce di Seokjin incespicò e, durante la pausa che aleggiò nell'aria, la donna artigliò il tessuto della sua maglia sotto alle unghie. 

 

-... quando mi sono tagliato. E, contemporaneamente, Yona ha emesso un verso come se si fosse tagliata a sua volta. Allora, l'ho guardata per capire cosa era successo e ho visto... 

 

Un'altra pausa in cui la voce di Seokjin sembrava essere stata aspirata da una forza estranea. La donna, in quel momento, sentì la lingua saettare per la necessità di chiarificare. 

 

-Mi sono tagliata con la carta. Stavo aprendo le confezioni di ramen perciò è evidente che mi devo essere tagliata per quello. Il piazzamento della ferita è solo una fortunata coincidenza- sputò e solo quando giunse alla fine della frase si accorse di essere senza fiato. Inspirando lentamente, strinse i denti e voltò il viso nella direzione opposta all'uomo. Dopo qualche istante di silenzio, sentì Yoongi avvicinarsi appena e accovacciarsi. 

 

-Posso vedere? 

 

Nell'angolo della sua visione, Yona intravide la mano più chiara della sua farsi avanti prontamente, presentandosi allo sguardo dell'esaminatore senza alcuna sorta di indugio. La donna, però, non la raggiunse immediatamente. Le sue dita, inizialmente, si rattrappirono con scatti convulsi. Alla fine, lentamente, molto lentamente, rilasciarono la loro morsa sul tessuto torturato e si allontanarono dal suo corpo, allungandosi ma rimanendo a distanza di sicurezza dall'uomo.

 

Yoongi, allora, afferrò le due mani, isolando infine gli indici e accostandoli perfettamente, in modo che la punta di entrambi fosse alla stessa altezza. In questo modo, i due tagli che li attraversavano non sembravano più due ferite separate, ma un'unica, ininterrotta linea rossa e irritata. Yona deglutì, studiando il volto del giovane sollevarsi con la fronte corrugata e puntare lo sguardo su di lei. 

 

-Quindi tu avevi in mano solo della carta? 

 

La donna strinse le labbra, facendo scattare il suo sguardo sulla ferita, profonda abbastanza da poter intravedere la separazione tra i due lembi di pelle arrossati. In silenzio e con la testa leggera a causa della mancanza di ossigeno, annuì. Yoongi trasse un profondo respiro, umettandosi le labbra. 

 

-Magari possiamo fare una telefonata al nostro dottore e sentire cosa dice. Potremmo anche chiedergli di passare per dare un'occhiata- 

 

Yona si fece sfuggire una risata secca, scattando in piedi così velocemente che sentì un'ondata di nausea toglierle il fiato e portarla a serrare la bocca. 

 

-È ridicolo. 

 

La donna si girò, ignorando gli sguardi pietosi o preoccupati delle persone dietro di lei, e concentrandosi invece per ritrovare i suoi effetti personali. Il suo cellulare era sul tavolo della cucina, la sua borsa e la sua giacca appese all'ingresso. Anche se indossava i vestiti di Seokjin che aveva infilato alla cieca quando era scivolata fuori dal letto, avrebbe potuto resistere. L'importante era uscire da quella casa il più in fretta possibile. I suoi passi, però, furono bloccati da una mano che afferrò il suo braccio. 

 

-Yona, ti prego, aspetta! Sentiamo almeno quello che dice il dottore! 

 

La donna si paralizzò. Le parole di Jin si registrarono appena nella sua mente perché tutta la sua attenzione fu catturata dal calore estraneo che iniziò timidamente a espandersi lungo la superficie toccata dall'epidermide di lui e che aveva preso a sciogliere muscolo, osso, nervi, diventando simile al fuoco liquido nelle sue vene. Con gli occhi spalancati, si ritrasse dalla presa dell'uomo, afferrandosi il braccio mentre indietreggiava verso la porta di ingresso. Quando fece l'errore di sollevare lo sguardo, anche lui sembrava in preda allo stupore e faceva saettare gli occhi da lei alla mano che fino a qualche istante prima la stringeva. Ma Yona sbatté le palpebre ancora e ancora, dissipando quella memoria dalla sua mente. Era un gioco della sua testa. Un'allucinazione. Un effetto placebo. Solo perché aveva quel dubbio impiantato nella testa, il suo corpo reagiva con la convinzione che fosse vero. 

 

-Non- non ha senso chiamare il dottore. Sappiamo entrambi la risposta. Tutto questo è ridicolo! Ti sei dimenticato chi siamo? Che cosa ci è successo? Che cosa è successo a te?- urlò Yona, enfatizzando l'ultima parola e guardando l'uomo dritto negli occhi. In questo modo, poté vedere l'ombra ferita che vi passò attraverso non appena la sua voce tagliò l'aria. 

 

Era crudele? Sì. 

 

Era meschina? Lo era. 

 

Ma così era la realtà. E per qualche motivo tutti sembravano averlo dimenticato. 

 

-Io sono una solitaria. È scritto nel mio DNA! Non c'è nulla! Nulla! Non ho anatomicamente la possibilità di avere un'anima gemella! E la tua metà è morta! Io sono qui, viva e vegeta! Non capisci che tutto ciò non ha senso? 

 

Yona lo guardò in preda alla disperazione. Perché non capiva? Perché? Perché illudersi con una favola che non avrebbe fatto che spezzarli ancora di più? 

 

Da quando aveva dieci anni non aveva fatto altro che sentirsi dire la stessa cosa. 

 

"Non hai un'anima gemella."

 

Non esisteva un'altra realtà. Non c'era nessuna fata madrina che la ricompensava per i suoi anni di sofferenza e ricerca della persona giusta donandole, alla fine, il suo premio. 

 

"Dal momento che hai attraversato tante tribolazioni, ecco il tuo principe!" e in un turbinio di brillantini, sarebbe comparso un bellissimo idol pronto a dichiarare il suo amore per lei. 

 

Non era così. Non esisteva quell'opzione. Era tutto una stupida, insulsa illusione. 

 

Lei, a quel punto, vide Seokjin serrare gli occhi. Respirando lentamente, li riaprì e la guardò con uno sguardo calmo, fin troppo contando le parole che gli aveva lanciato contro. 

 

-Il tuo ragionamento... è giusto. 

 

L'uomo fece una pausa, schiarendosi la gola per togliere quel tremolio che rendeva il suo tono troppo indicativo della sofferenza che stava provando. 

 

-Ma questa coincidenza è piuttosto... surreale, non credi? 

 

Yona, però, testardamente incrociò le braccia e negò, allontanando lo sguardo da lui. A quel gesto, lo sentì sospirare. 

 

-Non ti chiedo di... accettare l'idea. So che è assurdo ma... ti chiedo solo di... 

 

Seokjin sospirò di nuovo e la donna poté sentire una vena disperata animarlo improvvisamente. 

 

-... solo di attendere un momento. Aspetta giusto il tempo che il dottore arrivi e ci dia la sua opinione. E poi potrai andare dove vuoi. Solo... ti prego... almeno... 

 

Yona abbassò gli occhi al pavimento perché li sentiva ancora una volta bruciare. 

 

-... sentiamo quello che ha da dire. 

 

La donna ispirò le lacrime nel naso, impedendo ostinatamente che riprendessero a scendere. Con le braccia ancora incrociate, rimase immobile in mezzo alla stanza, senza muovere un passo o dire una parola. Questo, finché la porta d'ingresso non si spalancò sotto alla forza dell'Hoseok più sorridente che avesse mai visto in tutta la sua vita. Con il petto percorso da ansimi, come se avesse corso a perdifiato, e il sorriso che animava il suo intero viso, il giovane schiuse le labbra per lasciare un'entusiastica esclamazione. 

 

-Ragazzi, ho una fantastica notizia!

 

 

ANGOLO AUTRICE

AND THE DRAMA IS HERE! Sapevate che la vostra Juliet vi avrebbe pullato una mossa come questa, dai! Volevo scrivere un angolo autrice un po’ più frizzantello ma sono a casa con il covid perciò non mi funziona molto bene la testa, perdonatemi 😅 e ora, a voi le teorie su ciò che succederà!

   
 
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