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Autore: 20maggio2013    15/09/2022    1 recensioni
"E non ti preoccupare se la vita ti incasina
Si impara più da un mare mosso che da una piscina"
Kurt e Blaine: due ragazzi diversi, l'uno l'opposto dell'altro ma con così tanto in comune. Il primo fin troppo prudente, che pensa mille volte prima di fare qualcosa, che ha bisogno di pianificare tutto. Il secondo istintivo, che fa quello che vuole senza pensare alle conseguenze.
"[...] Kurt si lasciò convincere a quella follia. Forse aveva soltanto bisogno di qualcuno come Blaine nella sua vita, qualcuno che gli facesse capire che andava bene ogni tanto lasciarsi andare e vivere la vita. E probabilmente anche Blaine aveva bisogno di qualcuno come Kurt nella sua vita, qualcuno che ogni tanto gli facesse capire che reagire d'impulso alle cose non era la cosa migliore da fare. Kurt e Blaine erano diversi, ma forse era proprio perché erano così diversi che avevano bisogno l'uno dell'altro. Solo che era ancora troppo presto perché anche loro lo capissero. [...]"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'fearlessly and forever'
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phonto

«Non mi sembra vero che stai partendo davvero» esclamò Sebastian sedendosi sul letto nella ormai vuota camera di Blaine. In quei gironi aveva messo tutto in dei pacchi che poi aveva spedito a New York. Con se avrebbe portato solo una valigia e la sua chitarra. Il resto sarebbe arrivato direttamente a New York, Ethan si era proposto di recuperare lui le sue cose e portarle nel nuovo appartamento dato che Blaine sarebbe arrivato qualche giorno dopo a New York.
«Neanche a me. Non riesco ancora a crederci» sussurrò Blaine guardandosi intorno. Gli faceva strano non vedere più le sue cose in giro. Quella infondo era stata la sua camera per ben diciassette anni. E ora finalmente stava per realizzare il suo più grande sogno. Sarebbe andato via da Cape Coral e avrebbe iniziato a lavorare al suo primo disco.
«Non ti dimenticare dei Warblers quando sarai famoso, mi raccomando» intervenne Wes entrando insieme al resto dei ragazzi in camera di Blaine.
«Non potrei mai ragazzi. Siete i miei migliori amici. Devo tutto a voi» sorrise Blaine prima di abbracciare tutti uno alla volta.
«Ovvio, siamo fantastici. O almeno io lo sono» si pavoneggiò Sebastian e Blaine in risposta gli tirò un cuscino in faccia.
«Mi accompagnate in stazione?» chiese poi Blaine sfoggiando quella che Kurt definiva la sua faccia da cucciolo a cui nessuno sapeva resistere. 
«Non ti accompagno i tuoi?» domandò David e Blaine scosse la testa.
«Devono lavorare» borbottò sapendo benissimo che quella fosse solo una scusa perché avrebbero potuto benissimo trovare dieci minuti per accompagnarlo alla stazione dato che stava partendo per trasferirsi e non per un semplice viaggio. Ma non ne era rimasto sorpreso. Avevano fatto lo stesso quando era stato Cooper quello che doveva partire. E Blaine non voleva pensare ora a quello, i suoi genitori non c'erano mai stati. Non gli avevano fatto mancare mai nulla, ma non erano mai stati presenti. E non si sarebbe di certo fatto rovinare questo nuovo inizio da loro.
«Certo che ti accompagnano. Dovrai sopportarci ancora un po'» intervenne Jeff. Così tutti e sei si incamminarono poi verso la stazione di Cape Coral, da lì avrebbe preso un treno per Miami e poi un aereo fino a Columbus dove Kurt lo aspettava. In stazione salutò tutti con un lungo abbraccio, prima singolarmente e poi in uno di gruppo dove Blaine era al centro.
«Mi mancherete ragazzi» sussurrò tristemente. Era felice di andare a New York, felice di vedere di nuovo Kurt ma quei cinque ragazzi erano la sua famiglia, c'erano sempre stati per lui ed era triste al pensiero di separarsi da loro. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, sapeva che una volta finito il liceo avrebbero preso quasi tutti strade diverse ma pensava di avere ancora un anno da trascorrere con loro.
«Ci mancherai anche tu Blainers» disse Sebastian a nome di tutti. E poi lo videro salire sul treno e lo salutarono dal finestrino. Blaine li osservò con un sorriso e una volta fuori dalla loro visuale si lasciò sfuggire una lacrima dagli occhi. Perché per quanto potesse essere felice di iniziare la sua nuova vita non poteva fare a meno di essere triste per aver salutato i suoi amici. Ma sapeva che in qualsiasi caso avrebbe sempre potuto contare su di loro. 

Kurt era in aeroporto e non riusciva a nascondere il nervosismo. Era ansioso di rivedere Blaine, il suo Blaine. Suo padre si era offerto si accompagnarlo ma Kurt aveva preferito andare da solo perché voleva avere il tempo necessario per salutarlo come si deve senza suo padre che li osservava. Era partito presto per l'aeroporto perché aveva accompagnato Finn e Rachel che quel giorno partivano per New York. Era rimasto con loro a distrarsi finché non erano dovuti salire sull'aereo. E poi Kurt aveva iniziato ad agitarsi. Non vedeva Blaine da due settimane ormai e ora finalmente si sarebbero rivisti e avrebbero passato un intero weekend insieme e non vedeva l'ora. Non faceva altro che controllare il tabellone degli arrivi ma il tempo sembrava non passare mai. E poi finalmente l'aereo da Miami atterrò e pochi minuti dopo i passeggeri iniziato ad uscire. Kurt osservava tra la folla e cercava una testa riccioluta tra essi ma non la vide.
«Mi scusi. Sto cercando il mio ragazzo, per caso sa dirmi dove posso trovarlo?» chiese una voce alle sue spalle. E non una voce qualsiasi, ma la voce di Blaine. Kurt si girò di scatto e senza dire nulla si fiondò tra quelle braccia che gli erano mancate come l'aria. Blaine lasciò la valigia accanto a sé e strinse forte Kurt.
«Mi sei mancato così tanto. E adesso sei qui, non ci credo. Sei davvero qui» mormorò emozionato Kurt mentre Blaine nascondeva il volto nell'incavo del collo di Blaine.
«Sono qui, Kurtie -sussurrò e Kurt sorrise per quel soprannome per poi rabbrividire quando Blaine gli lasciò un bacio sul collo- E mi sei mancato tantissimo anche tu» aggiunse prima di separarsi per guardarlo negli occhi, in quegli occhi che tanto gli erano mancati. Kurt gli sorrise e avrebbe voluto tanto baciarlo, ma lì erano in Ohio non era come quando erano a Cape Coral. Molta gente li aveva guardati male solo per quell'abbraccio e Kurt non voleva neanche immaginare cosa avrebbero fatto se li avessero visti baciarsi.
«Andiamo -disse poi Kurt regalandogli un piccolo sorriso.- Mio padre ci aspetta e la strada è lunga» Blaine annuì, riprese la valigia in mano e insieme uscirono dall'aeroporto. Kurt lo aiutò a caricare valigia e chitarra sul suo navigator e poi salirono a bordo. E solo una volta che furono lontano da occhi indiscreti, Kurt si avvicinò a Blaine e dopo due lunghe settimane finalmente lo baciò.

Il viaggio in auto era stato lungo, ma allo stesso tempo breve. Forse semplicemente perché quando erano in compagnia l'uno dell'altro il tempo volava. Kurt aveva detto a Blaine che se voleva poteva dormire dato che era in viaggio da dieci ore e avevano due ore di strada da fare, ma Blaine testardo com'era aveva voluto fargli compagnia. Gli aveva raccontato il viaggio in treno e dei suoi strani compagni di vagone, gli aveva raccontato di come l'hostess in aereo ci avesse provato con lui e dell'espressione delusa che aveva fatto quando le aveva detto che stava andando a Lima a trovare il suo bellissimo ragazzo. Gli aveva anche detto che i ragazzi lo salutavano e di come era stato triste doverli salutare. E poi Kurt gli aveva raccontato della sua giornata, di come Rachel avesse dato di matto per tutto il tempo, spaventata di aver dimenticato qualcosa e di come Finn sembrasse più spaesato del solito. E poi erano arrivati a casa di Kurt.
«Siamo arrivati» disse Kurt parcheggiando nel vialetto, al solito posto accanto alla macchina di Carole.
«Sei sicuro che non sono un disturbo? Posso ancora andare a cercare un hotel» disse Blaine titubante guardando fuori dal finestrino verso la villetta dove abitava Kurt.
«Ehi B..-lo richiamò Kurt capendo che il suo ragazzo fosse semplicemente nervoso sapendo che di lì a poco avrebbe conosciuto i genitori di Kurt- Andrà bene okay? Probabilmente mio padre farà un po' il protettivo all'inizio, ma in realtà è solo una facciata. Carole invece è dolcissima e sono sicuro che ti ameranno. Proprio come ti amo io» gli disse dopo che Blaine si fu soltanto a guardarlo.
«Ti amo anche io» disse Blaine prima di baciarlo. Poi prese un lungo respiro ed entrambi scesero dall'auto, Kurt lo affiancò subito e gli prese la mano e fece intrecciare le loro dita, poi insieme entrarono a casa.
«Papà siamo arrivati» disse Kurt chiudendo la porta alle sue spalle per poi lasciare le chiavi sul mobile all'ingresso. Carole li raggiunse subito dopo.
«Ciao tesoro -salutò Kurt con un abbraccio per poi voltarsi verso Blaine- Tu devi essere Blaine, ho sentito molto parlare di te» disse la donna per poi abbracciare anche Blaine che rimase sorpreso da quel gesto ma ricambiò comunque l'abbraccio.
«Salve signora Hummel è un piacere conoscerla» disse educatamente Blaine per poi leccarsi le labbra.
«Chiamami Carole tesoro» gli disse dolcemente per poi congedarsi per tornare in cucina.
«Vieni -disse Kurt prendendolo per mano. Gli fece segno di lasciare le sue cose vicino le scale e poi insieme si diressero in salotto dove suo padre stava guardando la partita in tv- Ehi papà» Kurt richiamò l'attenzione di suo padre che si voltò verso i due. Mise in pausa la partita e poi si alzò per presentarsi a Blaine.
«Ciao ragazzo, finalmente ci vediamo dal vivo» Blaine arrossì al ricordo di quella volta in cui si erano visti in videochiamata poi strinse forte la mano di Burt e gli sorrise.
«Il piacere è mio signor Hummel»
«Stavo guadando la partita e non vi ho sentiti entrare. A te piace il football Blaine?» chiese poi, Kurt alzò gli occhi al cielo mentre Blaine annuì.
«Si signor Hummel. Io e mio fratello non ci perdevamo una partita durante il campionato» disse Blaine e Kurt lo guardò confuso perché aveva passato un'intera estate con Blaine e non sapeva che fosse un appassionato di football. Ma poi sorrise perché aveva ancora così tante cose da conoscere di Blaine e non vedeva l'ora di farlo.
«Siediti pure ragazzo e guardiamola insieme finché non è pronto allora» Blaine annuì per poi voltarsi verso Kurt.
«Tu la guardi con noi?» chiese Blaine e Burt scoppiò a ridere.
«Kurt che guarda una partita? Questa si che è bella» Kurt arrossì e sorrise imbarazzato.
«Vado a dare una mano a Carole, ti dispiace?» E Blaine spalancò i suoi meravigliosi occhi a quella domanda, ma poi annuì.
«Okay» disse cercando di nascondere in nervosismo. 
«Andrà tutto bene» gli sussurrò Kurt all'orecchio, poi gli lasciò un bacio sulla guancia e dopo uno sguardo minaccioso verso suo padre raggiunse Carole in cucina. All'inizio provò a dare una mano a Carole, ma poi si limitò a farle compagnia mentre continua a guardare verso il salotto per capire se suo padre stesse mettendo Blaine a disagio. Ma la situazione rimase tranquilla. Suo padre non fece nulla per mettere in imbarazzo o a disagio Blaine, anzi parlavano e commentavano la partita tranquillamente nonostante tifassero per due squadre diverse. Kurt sorrise nel vederli andare d'accordo. Le cose a tavola cambiarono, Burt iniziò a fare il padre protettivo e a riempire Blaine di domande. Ma per fortuna c'era Carole che interveniva sempre nei momenti opportuni e nonostante il nervosismo, Blaine non si sentì mai a disagio con loro. Anzi a fine serata si sentì ben accettato. Sopratutto quando Burt gli disse di chiamarlo per nome e non signor Hummel. Dopo cena Burt e Carole andarono a vedere un film mentre Kurt si propose per lavare i piatti. Blaine si offrì di aiutarlo ma Kurt glielo impedì, gli disse di rimanere seduto a fargli compagnia dato che era evidente che stesse dormendo in piedi. Poi lo accompagnò in camera di Finn, quella mattina avevano concordato di far dormire Blaine lì invece che sul divano. Blaine non si lamentò di quello, nonostante avrebbe preferito dormire accanto a Kurt. Ma non voleva fare una brutta impressione su Burt. Così accettò la cosa senza problemi. Kurt lo accompagnò nella camera del fratellastro, gli fece vedere dove fosse il bagno e rimase con lui finché non si mise il pigiama. Poi lo salutò con un lungo bacio sulle labbra.
«Buonanotte B, sono felice che tu sia venuto» disse Kurt prima di uscire dalla camera di Finn.
«Buonanotte Kurtie» 

Nei due giorni successivi Kurt portò Blaine in giro per Lima. Lo portò al Lima Bean dove aveva passato interi pomeriggi insieme ai suoi amici. Lo portò al McKinley e gli fece vedere l'auditorio e l'aula canto. Lo portò al centro commerciale dove aveva passato intere giornate con Rachel e Mercedes. Lo portò al parco dove andava sempre con sua madre quando era piccolo. Lo portò al Bel grissino, anche quello punto d'incontro del Glee club. Uscirono anche con Sam, Tina ed Artie, gli unici del Glee rimasti a Lima dato che dovevano finire l'ultimo anno di liceo. E poi ovviamente si erano ritagliati del tempo da soli in casa, quando Burt e Carole erano usciti la domenica mattina. 
«Mi sarebbe piaciuto poter rimanere di più» mormorò domenica sera mentre salivano in auto diretti verso Columbus. Quel weekend era passato troppo in fretta e non voleva partire, non voleva dover salutare Kurt senza sapere quando lo avrebbe rivisito.
«B.. io ecco, devo dirti una cosa» disse poi Kurt volandosi verso di lui senza mettere in moto.
«Non.. non vuoi lasciami vero?» chiese preoccupato Blaine e quando Kurt scosse la testa tornò a respirare normalmente.
«No.. certo che no. -disse subito e Blaine annuì facendogli segno di continuare- Non te l'ho detto prima perché volevo fosse una sorpresa ma ecco, non riesco più a tenerlo per me» 
«Cosa mi devi dire? Che sorpresa?» chiese impaziente Blaine, doveva essere qualcosa di bello se Kurt sorrideva in quel modo, giusto?
«Beh ecco ancora non so bene quando, dipende un po' da Finn e Rachel ma entro fine mese mi trasferisco anche io a New York» dopo la chiacchierata con suo padre Kurt ci aveva pensato molto. E forse in parte lo faceva per Blaine, ma lo faceva anche per lui. Perché New York era sempre stata il suo sogno e non voleva che un rifiuto gli impedisse di realizzarlo. Avrebbe potuto provare a rientrare l'anno successivo e trovarsi un lavoro nel frattempo, ma in quei giorni lui aveva capito che doveva andare a New York perché era quello il suo posto. 
«Dimmi che non stai scherzando» sussurrò Blaine incredulo. Kurt scosse la testa e sorrise.
«Non sto scherzando B, non potrei mai» E Blaine lo strinse in un abbraccio, felice di quella notizia. Non gli importava che fossero in macchina e che ci fosse il cambio e il freno a mano tra di loro che rendevano scomodo quell'abbraccio. In quel momento voleva solo stringerlo a sé. E se tutto quello era solo un sogno allora non si sarebbe mai voluto svegliare. 

 

L'estate è ufficialmente finita, Blaine è andato a trovare Kurt e hanno passato il weekend a visitare Lima. Questa volta è stato Kurt a portare Blaine nei suoi posti e ovviamente poi si sono ritagliati del tempo per loro due. Blaine ha ufficialmente conosciuto Burt anche di persona e tutto è andato bene. E con la fine dell'estate giunge così anche la fine della storia. Ebbene si, queso era l'ultimo capitolo.. ma ci saranno ancora due aggiornamenti perchè devo pubblicare ancora l'epilogo che sarà diviso in ben due parti. Kurt alla fine partirà anche lui per New York, ma sarà tutto rose e fiori tra la coppia? 
  
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