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Autore: Bannysenzay    15/09/2022    1 recensioni
Deku riesce a sconfiggere All for One in una battaglia all'ultimo sangue ma, per colpa di uno dei suoi querk, Izuko si sveglia sette anni dopo senza alcuna memoria di chi fosse prima...
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Un colpo alla finestra.
Due colpi.
Tre colpi.
Quattro colpi.
XXXXX si alzò finalmente dal letto e, alle quattro di mattina di sabato, andò a vedere cosa continuasse a battere alla sua finestra. Dall’aspetto sarebbe potuta sembrare pacifica e tranquilla, come se fosse una cosa normalissima, ma chiunque o qualsiasi cosa l’avesse svegliata avrebbe subito la sua ira.
Fuori era buio, una figura attaccata al suo balcone continuava a battere con sempre meno forza alla sua finestra. Una figura familiare.
- One-chan? –
La ragazza era basita, cosa ci faceva la sua sorellona sul suo balcone, alle quattro di mattino (o notte se preferite). Si strizzò gli occhi per capire se stesse ancora sognando, la sua sorellona al momento si sarebbe dovuta trovare in missione nella periferia di Musutafu a dare la caccia ad un gruppo criminale insieme a dei neo-eroi. Le aveva parlato la sera stessa, prima di partire.
E poi, anche se si fosse trovata da qualche altra parte, di sicuro non sarebbe venuta lì.
Un altro colpo.
XXXXX aprì la finestra scorrevole e la sua One-chan le cadde letteralmente addosso. Era fredda e tremava malgrado lo spesso felpone rosso, morbido e…bagnato?
La studentessa accese la luce e si ritrovò la mano imbrattata di sangue, sua “sorella” era distesa a terra, gli occhi semichiusi e pallida come non l’aveva mai vista prima.
Aveva paura.
Paura di perderla.
Paura del sangue.
Paura del mondo.
Paura di quel mestiere che aveva scelto.
Paura di non essere adatta.
Paura di fallire.
Una mano inguantata le toccò la spalla.
XXXX si girò in un istante, spaventata e improvvisamente piena di adrenalina. C’era un uomo dietro di lei, alto, volto e corpo coperti da uno spesso strato di tessuto nero ed elastico, il capo e la fronte nascoste sotto un cappuccio del medesimo colore, le mani lasciarono una macchia di sangue sul pajama della ragazza
Non sembrava volerle fare del male ma sembrava ne fosse perfettamente in grado. In qualche modo, forse dalla luce di quei bellissimi ed affascinanti occhi verdi, capii che le stava sorridendo. Poi l’afferrò per la collottola e la spostò con la massima delicatezza possibile da un’altra parte della stanza dove gentilmente non avrebbe rotto le scatole.
Poi si chinò al fianco dell’eroina e si tolse i guanti, le sue mani erano piene di cicatrici che le percorrevano come una magnifica e terrificante ragnatela, simbolo di tutte le difficoltà, lotte, fatiche che aveva passato superando sempre il suo limite.
PLUS ULTRA.
Così avrebbe detto il suo prof se l’avesse visto, solo dalle sue mani si capiva tutto per cui aveva combattuto, del resto per la ragazza, le mani non erano che un altro specchio dove potevi vedere ciò che il corpo aveva sopportato, dagli occhi invece, si vedeva l’anima e, quegli occhi, le ricordavano molto quelli dei vagabondi, liberi sì, ma con una disperata mancanza di ciò che avevano da tempo dimenticato.
Mai spensierati, mai felici, mai avidi o gelosi. Occhi pronti ad aiutare il prossimo perché non debba perdere ciò che aveva perso lui.
Quelli non erano occhi da eroe, non erano occhi da vigilante, non erano occhi da villain.
Erano gli occhi di un bambino che aveva perso un sogno senza nemmeno sapere di averne avuto uno.
Erano gli occhi di chi aveva nostalgia di casa, nostalgia di quella persona che era come una parte della propria anima.
Ma questo XXXX non sapeva dove l’aveva imparato, non sapeva perché lo sapesse. Forse fu per questo che non disse nulla mentre fasciava le ferite della sua sorellona, mentre quelle mani che indubbiamente avevano fatto estremamente bene o estremamente male salvavano una vita.
Una vita che lei non avrebbe potuto salvare.
Non era abbastanza forte.
O forse non centrava quello.
Forse era l’universo che le diceva che non aveva perso abbastanza e cercava di compensare.
E, per preservare quella felicità, l’uomo di fronte a lei stava sfidando l’universo stesso.
O almeno era questo ciò in cui voleva credere.
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Qualche ora prima...
Shadow era davanti al luogo di incontro, dove lei aveva deciso si sarebbero incontrati.
Aveva ricevuto un suo messaggio una settimana prima ma ancora non credeva potesse essere vero.
Il capannone era enorme, la flebile luce dei lampioni non bastava ad illuminare completamente la facciata esterna e, forse per colpa delle pareti d'alluminio annerite dal tempo o dalle lunghe ombre che si proiettavano sull'accesso, aveva un'aria sinistra. Sbagliata.
Ma per scoprire la verità sarebbe andato anche oltre. Anche a costo di perdere tutto ciò che aveva attenuto in quei mesi, fiducia, affetti, lavoro.
Non aveva ottenuto niente in tutto quel tempo e i sogni su di lui continuavano a perseguitarlo. Non aveva tempo per simili faccende inutili, la via per scoprire ciò che si vuole non sempre è illuminata dalla giustizia.
Per quanto senso eroico avesse, il vigilante avrebbe fatto di tutto per scoprire di più sul biondo.
- Deku -
Quel nome e quella voce lo seguivano ovunque, un rimasuglio di ciò che era stato, forse.
Per quanto ne sapeva lui poteva essere un serial killer o un impiegato.
Fu preso da questi pensieri che tirò un calcio al portone causando un preoccupante SCRIIIIIC che risuonò molto probabilmente in tutto il porto, non che ci fosse qualche civile a sentirlo.
La scena all'interno era preoccupante, c'era una singola sedia in mezzo al capannone, una persona era legata e altra le sfiorava con dolcezza mortale il volto, sorridendo compiaciuta.
Xxxxxx
Shadow strinse le palpebre, c'era sangue ovunque e produceva un nauseante " cic chac" ad ogni passo, per non parlare dell'odore.
Vomitevole.
I corpi delle vittime giacevano sparpagliati per terra. Una mano gli afferrò la caviglia, alcuni erano ancora vivi.
In un certo senso si aspettava quel genere di spettacolo apocalittico. Del resto stava andando dal peggiore serial killer della città. Non era stato informato ci sarebbe stato un raid di eroi, poveretti.
Provò ribrezzo per la figura in centro alla sala, due coltelli scintillanti con riflessi rossastri le pendevano si fianchi ed indossava una maschera che le copriva solo la parte inferiore del viso lasciando scoperti gli occhi gialli.
Gli stessi occhi che, come saette, si voltarono verso di lui nell'esatto istante in cui entrò nel capannone.
- Himiko Toga, giusto? -
La ragazza sorrise, era pazza poco ma sicuro.
- Saluta il nostro nuovo amico Uri Uri -
L'hero mosse appena la testa, valutandolo con i suoi occhi marroni e dolci, solo che in quell'istante di dolce non avevano niente. Erano ricolmi d'odio.
- Non sapevo avessi ospiti, dovrei tornare in un momento più... opportuno? -
- Cosaaasaaa??? Dovrei eliminarla??? Se ti da fastidio l'ammazzo subito Shadowuccino-chan -
Una qualche parte responsabile si risvegliò nel vigilante che rifiutò prontamente l'offerta.
- Falla svenire. Del resto noi due dobbiamo parlare, ricordi? -
Il villain sorrise pimpante prima di mettere K.O. l'eroina e saltare verso di lui. Shadow schivò un attimo prima che un coltello gli trapassasse la trachea restando perfettamente impassibile.
- Tutto qui ciò che hai? -
Chiese.
E, per accontentarlo, Himiko mirò alla sua testa.
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- Hahaahahaah
Questo non è giusto Shadowuccino, sei troppo forte per poter stare senza essere sotto vigilanza costante. Sei più pericoloso perfino di me -
Erano passati pochi minuti ed erano abbondantemente bastati al vigilante per sconfiggere Toga.
Non l'aveva ferita e non era stato neanche lontanamente graffiato da una delle sue lame.
Guardò il supercattivo come se non fosse niente, come se non valesse niente. Anzi, un valore l'aveva, gli era incredibilmente familiare.
- Himiko Toga non abbiamo tempo per parlare di queste stupidate. La mia vittoria era a dir poco scontata -
Poi diede uno sguardo alla notte che si stava schiarendo impercettibilmente.
Lo spostò sull'eroina che si era appena destata dal suo sonno e li guardava con oggi spalancati.
La luce di una lampada le illuminava il volto:
Occhi marroni, capelli dello stesso colore tagliati corti e un costume rosa e bianco.
Era carina in generale e dava l'aria di essere una persona molto gentile.
Adatta a fare l'eroe.
Shadow si avvicinò, occhi verdi incontrarono quelli marrone nocciola.
Il viso era...identico a quello che aveva visto una volta in un sogno, di sfuggita.
Però era cresciuto o meglio, maturato.
Non voleva morisse. Sarebbe stato uno spreco.
Rimase basito dal suo stesso pensiero, da quando aveva cominciato a classificare persone come utili o meno? Da quando era caduto così in basso?
Non era lo stesso di prima, questo era certo, e, dopo tutto non gliene importava niente.
Che gli altri lo vedesse come buono o cattivo non era importante.
Guardando il corpo esanime dell'hero gli venne un’idea.
- Himiko...ti va di fare un gioco? -
 
Note:
Ecco il capitolo 12.
Per il 13 ci vorrà un bel po' pk non ho la miniva voglia di fare niente weeee
Spero vi piaccia!!!
   
 
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