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Autore: Superluke29    17/09/2022    0 recensioni
[Elite Dangerous]
da dopo il fallimento della proteus wave e la distruzione della Salvation, l'agenzia anti-xeno Aegis invia segretamente i suoi migliori agenti per la galassia alla ricerca di indizi sugli alieni extradimensionali noti come Thargoid, per scoprire quando attaccheranno di nuovo e dove. Tony Stark e Steve Rogers, durante la loro missione che li porta ad oltre 2000 anni luce da casa, si ritrovano una inaspettata sorpresa che farà cambiare rotta alla loro missione e alle sorte dell'intera umanità
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Situato all’angolo del ponte vi era un guscio di salvataggio. Dalla struttura simile a quella di una bara, appesa alla parete, si ergeva questo guscio di metallo che per qualche ragione non era stato espulso con lo schianto della nave. Sulla parte frontale, all’altezza del volto, vi era un vetro con un display. Il pulviscolo e il ghiaccio lo avevano oscurato per questo non venne notato subito dai due appena entrati.

Tony passò la mano guantata sopra e la figura che gli si palesò oltre fu quella di una donna, intorno alla quarantina, coi capelli rossi e lunghi e una frangia a coprirgli la fronte. Il display mostrava i parametri vitali, tutti nella norma e anche il nome: CMDR Virginia Potts. Rimase incantato alla vista di quel volto femminile in stasi. Non aveva un’espressione di sonno felice ma neanche sembrava stesse facendo un sonno obbligato o forzato era semplicemente li, con tutti i muscoli del viso rilassati e gli occhi chiusi. Questo fece volare l’immaginazione a Stark: qual era il timbro della sua voce, di che colore aveva gli occhi, quanto era alta. Tutte domande che vennero cancellate da Rogers che irruppe a fianco a lui “Che dice il monitor, è ancora viva?” Tony si voltò lentamente puntandogli di proposito la torcia in faccia.

“Si. È viva.” Rispose in tono seccato. Quel viaggio stava iniziando a dargli sui nervi e pure il modo autoritario con la quale comandava. Il ritrovamento di un superstite era cosa buona, tuttavia sapeva già per certo che Rogers non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione per redigere un rapporto dettagliatissimo su come lui avesse trovato eroicamente la donzella in pericolo e di come il suo fedele copilota lo avesse aiutato a combattere chissà quale entità aliena extragalattica garantendogli ancora più successo, o peggio avrebbe deciso di lasciare lì il naufrago e recuperato solo i dati. No, per questa volta avrebbero fatto le cose come diceva lui.
Si alzò ed iniziò ad armeggiare con il guscio di salvataggio “cosa stai facendo Tony?! Abbiamo una missione, possiamo lasciare qui un radiofaro e farla venire a recuperare dai Rangers”. Come se non avesse sentito nulla, Stark rimosse le cinghie che ancoravano il guscio alla parete, attivò la levitazione magnetica, si caricò in spalla il grosso ingombro e si diresse verso il portello di uscita; tuttavia, Steve Rogers non ne volle sapere di questa disobbedienza e si parò di fronte al compagno.

“Dove hai intenzione di portare quel guscio di salvataggio Tony? Abbiamo una missione, in più il data Cache recuperato dalla nave ci ha rivelato indizi strabilianti. È nostro compito portare a termine la missione senza mettere in pericolo ulteriori persone!”, “Spostati” esordì Tony “non ho più intenzione di seguire le tue istruzioni, Steve, per la miseria sono ore che vaghiamo tra le stelle chiusi in una scatola di metallo a ripetere le stesse manovre, io le ho esplorate le stelle ma questo! Questo è assurdo ok? Cosa stiamo facendo? Cerchiamo indizi sui Thargoid e poi? Bussiamo alla loro porta e chiediamo loro quali intenzioni hanno nei confronti dell’umanità? Torniamo indietro in fretta e furia sperando di non impazzire o che la nave vada in avaria e alla deriva? Cosa facciamo?” Il tono di Stark era esasperato mentre agitava le braccia indicando l’intero della Ruby Rose per dare enfasi al suo discorso. Provava nervosismo, rabbia, era confuso e stanco.

La cosa che desiderava più di ogni altra ora era trovarsi in una spiaggia tropicale delle colonie interne a sorseggiare un cocktail e godersi la brezza marina mentre osservava le ragazze in bikini giocare a palla o fare il bagno e invece era li, a quasi 2000 anni luce da qualunque forma di civiltà, con l’unico essere umano a disposizione Steve Rogers e la sua implacabile perfezione da soldato della Federazione. Alle volte la sua dedizione agli ordini gli faceva venire il voltastomaco, e il suo sguardo? Sempre a guardare un punto non ben definito oltre l’osservatore, decisamente antipatico.

“Cosa suggerisci allora, Tony Stark?” Rispose il capitano Rogers assumendo la sua tipica posa da soldato con le gambe leggermente larghe e le mani a tenere la fibbia della cintura.
La domanda stupì Tony che era solito dover litigare continuamente. Fece uno sguardo perplesso, un po’ come se avesse sentito male. Spostò la testa di lato e si rimise composto. “Ah beh ecco io, io vorrei portare con noi questo guscio di salvataggio, magari una volta sveglia la comandante Potts potrebbe darci informazioni utili sull’anomalia Thargoid” Rogers alzò un sopracciglio in segno di stupore. Tony stava per continuare il discorso quando la voce elettronica di Jarvis irruppe nei caschi dei due.
 
 
“Mi rincresce interrompere questa vostra discussione signori ma abbiamo visite. Pare che diversi oggetti non identificati siano entrati in orbita, dalla mappatura energetica sospetto essere navi Thargoid classe Basilisk, suggerisco un rientro immediato e una partenza quanto più repentina possibile” I due si guardarono dritto negli occhi, il terrore era riflesso nelle loro iridi mentre con uno scatto si lanciarono giù dalla scaletta.
All’esterno, il luogo dello schianto non era più buio: una leggera nebbiolina aveva invaso i dintorni della nave mentre i sottili solchi a spirale avevano iniziato a brillare di luce propria dando un aspetto ancora più spettrale alla scena. L’intera zona sembrava un enorme cerchio magico con al suo interno la nave. Mentre fuggivano, Steve diede un’occhiata di fronte a sé, nella direzione opposta a dove avevano lasciato la Explorer e la, nel cielo stellato vide i tre oggetti alieni in avvicinamento, per ora troppo piccoli per poterne ammirare la loro grandezza ma abbastanza chiari da percepire il perioco.

La bassa gravità permise loro di percorrere in brevissimo tempo la distanza che li separava dal relitto alla Explorer e in un attimo furono dentro.
“Ti sei portato dietro il guscio di salvataggio?!” Tuonò Rogers in preda al fiatone mentre osservava Tony calare nella stiva il dispositivo. “Che c’è? Hai sentito Jarvis, ormai lo avevo caricato in spalla, ci avrebbe rallentati se mi fossi messo a lasciarlo giù. I dati li hai presi?” Rogers sollevò un piccolo dischetto trasparente lasciandosi sfuggire una smorfia di disappunto prima di correre verso i comandi.
“Ok Jarvis, qual è la situazione?” Chiese mentre digitava freneticamente su due pannelli olografici. Ovviamente la domanda fu retorica, il tipico ticchettio stridulo delle navi Thargoid riecheggiò all’interno della loro nave.

Come facessero a farlo, ancora era un mistero che incuteva ancora più paura del suono stesso. Tre navi classi Basilik si stavano avvicinando a ore dieci, dove le aveva viste Steve come puntini giusto un attimo fa. La loro forma di rosa ad otto petali apparve nell’oscurità, con le tipiche livree verde acido brillante e lo strano effetto di distorsione spaziale che caratterizzava le navi Xeno.
Premette a fondo la leva dei motori, Jarvis obbedì ai suoi comandi come una IA degna di quel nome: “Potenza propulsori 50%, attivazione motori in 3… 2.. 1…” La nave si sganciò dal terreno con un suono metallico.

Rogers manovrò quasi istantaneamente portando la prua del vascello in direzione opposta alle navi nemiche. La Curious Wanderer accelerò istantaneamente e gli effetti di tale accelerazione furono devastanti sul corpo dei due membri dell’equipaggio. Mentre salivano di quota, le navi aliene cambiarono rotta puntando a loro e i loro effetti deleteri iniziarono a verificarsi:
Gli ologrammi che caratterizzavano tutta la plancia di comando cominciarono a perdere forma, apparivano sfalsati, con parti sconnesse o distorte. Anche Jarvis iniziò ad avere problemi di comunicazione mentre avvisava dell’imminente impulso di energia negativa che stava per essere emesso dalle navi aliene.
Ma la situazione non fece perdere la concentrazione al capitano Rogers che manovrò abilmente, attivando il suo pannello di navigazione situato alla sua sinistra, impostò un sistema limitrofo come destinazione ed iniziò il caricamento del motore FrameShift:
“Mot… Frameshift in ca…nto” Jarvis come tutti i sistemi elettronici della nave erano in balia delle distorsioni elettromagnetiche degli alieni;
“Ahem ci stanno raggiungendo Cap.” Esclamò Tony preoccupato mentre si aggrappava con tutte le forte ai braccioli della nave. I Petali, se così si potevano definire le ali di quelle navi, iniziarono a brillare, si stavano preparando all’attacco e la loro nave non aveva alcuna contromisura degna di quel nome per evitare lo scontro. La tensione iniziò ad essere pesante mentre il caricamento del motore iperspaziale giunse al termine, quattro secondi e la nave abbandonò quella luna desolata facendo mangiare la polvere agli alieni.
   
 
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