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Autore: Juliet8198    21/09/2022    1 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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All'inizio, era solo un sussurro nel suo inconscio. 

 

Un fastidioso peso incastrato nel petto, come se fosse sulla vetta più alta di una montagna russa, sul punto di cadere in discesa, fermo in attesa che la giostra venisse lanciata. Bloccato in quel momento eterno, con il fiato sospeso e l'adrenalina pronta a venire rilasciata nel suo organismo, il momento non finiva. Era sempre lì, in cima a quel precipizio ma la discesa non arrivava. 

 

Quella mattina, quando aprì gli occhi, la sentì. La scarica di adrenalina che gli incendiò le vene, il pulsare frenetico del suo cuore impazzito, i polmoni in fiamme. Fecero scattare in piedi Hoseok come se il letto fosse stato fuoco liquido, facendo sparire ogni traccia di sonno dalla sua mente. Con gli occhi spalancati, il ragazzo si era guardato attorno nella stanza in penombra, aggrottando le sopracciglia. 

 

Inizialmente, non riusciva a capire. Quella sensazione bizzarra non aveva un nome né un volto, solo incomprensibile energia nervosa che lo incoraggiava a muoversi, muoversi, muoversi. Prima che il suo cervello potesse comprenderne la sua origine, si era già ritrovato a piegare il pigiama sul cuscino e indossare i primi vestiti che gli erano capitati sotto mano. Hoseok, allora, si bloccò, fermo al centro della stanza, cercando di zittire il tremore del suo corpo nella speranza che la sua testa riuscisse finalmente a fare ordine in ciò che stava succedendo. 

 

Perché si stava comportando a quel modo? 

 

E, finalmente, in quell'istante di immobilità, la vide. Chiara nella sua mente come la strada per tornare a casa, un'immagine famigliare come il parco nel suo quartiere o come la vernice blu che dipingeva l'ingresso del loro secondo dormitorio, vedeva la strada che avrebbe dovuto percorrere. 

 

Era lì. 

 

Lei era lì. 

 

Con il cuore incastrato in gola, il giovane afferrò una mascherina e si fiondò fuori dalla sua stanza, saettando davanti a un Namjoon assonnato e lanciando la prima frase che la sua mente riuscì a elaborare. In quel momento, era come se la sua lucidità fosse stata una lampadina rotta, capace di restare accesa solo per pochi secondi prima di sfarfallare debolmente e tornare spenta, dandogli giusto il tempo di accorgersi che stava correndo per le strade di Seoul come un forsennato e che stava attraversando blocco dopo blocco zone sempre più ignote della città. 

 

Per una volta, però, Hoseok non si lasciò frenare. Fece sedere la sua razionalità nel sedile posteriore e allontanò le mani dal volante, abbandonandosi all'indietro come se non avesse una preoccupazione al mondo. Per la prima volta nella sua vita, lasciò che il suo istinto si sedesse al posto del conducente e lo guidasse ciecamente ovunque esso avrebbe desiderato. 

 

"Portami da lei." 

 

E così si ritrovò a svoltare a destra e poi a sinistra e a destra ancora, imboccando vicoli che non sapeva neppure esistessero, attraversando strade e scansando persone mentre correva, correva senza sosta. 

 

La sentiva. Si stava avvicinando a lei, ma per qualche motivo aveva come il sentore che si stesse allontanando da lui. Hoseok continuava a correre ma non riusciva ad accorciare la distanza. 

 

Lei era troppo veloce. 

 

Era come se fosse stata su...

 

Hoseok voltò la testa, scrutando le macchine sfrecciare lungo le carreggiate. Facendo scattare lo sguardo sul fondo della strada, percepì qualcosa pizzicargli il petto. Un autobus proveniente da una traversa sulla destra svoltò, imboccando la via principale e dirigendosi proprio verso di lui. Il giovane spalancò gli occhi, correndo in direzione del mezzo, ricordandosi distrattamente di non abbandonare il marciapiede ma scontrandosi con una marea di sconosciuti irritati. Hoseok non si fermò neppure per chiedere scusa. 

 

Il suo sguardo non si staccò dall'autobus neppure per un istante, al punto che dubitava di aver perfino sbattuto le palpebre. Quando il mezzo passò davanti a lui, il giovane si bloccò sul posto, studiando con sguardo ansioso le finestre sporche e i visi indifferenti dei passeggeri all'interno. 

 

Poi, la vide. Avviluppata contro un palo di sostegno, con il dito violentemente premuto sul tasto di chiamata della fermata e gli occhi incollati sul marciapiede dove lui si trovava. Hoseok sentì il cuore salirgli in gola e tornare indietro, dondolare come un trapezista nel suo petto prima di tuffarsi nel suo stomaco. 

 

Quando l'autobus lo superò, le sue gambe ripresero a correre come se non avessero accumulato un minimo di stanchezza e come se il suo petto non fosse mai a corto di ossigeno. E lei era lì, con gli occhi incollati su di lui e una mano premuta contro il vetro, la bocca intenta a lasciare un'implorazione che non riuscì a distinguere e la fronte corrugata. 

 

Perciò Hoseok continuò a correre e correre. 

 

Corse fino a che, finalmente, il mezzo non si fermò e le porte automatiche non si aprirono, rilasciando la figura di una ragazza che si fiondò sul marciapiede come se fosse stata spinta da qualcuno. Lei, allora, si voltò e incontrò i suoi occhi. E iniziò a correre a sua volta. 

 

E Hoseok corse fino a che i loro corpi non si ritrovarono l'uno di fronte all'altro e gli occhi spalancati di lei non furono a un soffio dai suoi. 

 

Solo allora, il giovane sentì la morsa dell'adrenalina rilasciare il suo corpo, distendo i suoi muscoli e lasciando che il suo petto ansimasse e incamerasse avidamente aria. Deglutendo con il fiato corto, osservò in silenzio la ragazza di fronte a lui fare lo stesso, studiandolo con rapimento. 

 

-Sei qui...- mormorò lui senza neppure accorgersene, con la voce sepolta dal suo fastidioso ansimare. Lei, però, doveva averlo sentito comunque, perché sorrise timidamente. 

 

-Sono appena arrivata in Corea questa mattina- replicò debolmente lei. 

 

-Da dove...- la gola di Hoseok si chiuse mentre incamerava ossigeno maldestramente -... da dove vieni? 

 

La ragazza sorrise maggiormente. 

 

-Dall'altra parte del mondo- ridacchiò lei, assottigliando gli occhi. 

 

-Dall'Italia. Immagino che sia per questo che ci abbiamo messo così tanto a... 

 

La frase rimase sospesa nell'aria mentre lei indicò timidamente entrambi, prima di abbassare lo sguardo a terra. Hoseok, invece, sollevò gli occhi al cielo. Ma certo. Anche se erano stati in Europa, non avevano mai avuto neppure un concerto in Italia. Per questo non riusciva a sentire che un piccolo solletico quando erano nel continente, era comunque troppo distante per riuscire a determinare la sua posizione con certezza. In quel momento, maledisse Namjoon per essere stato l'unico a visitare il paese e se stesso per essere stato troppo pigro per accompagnarlo. Forse, se lo avesse fatto, avrebbe incontrato la sua anima gemella molto prima. 

 

La sua anima gemella. 

 

Faceva strano pensarlo. 

 

Era un termine che nella sua testa era sempre stato così astratto: un'idea priva di volto, di sostanza. Solo un concetto che aleggiava nell'aria, immateriale quanto le stelle che non riusciva a toccare o le galassie che non riusciva a vedere a occhio nudo. Oppure, prendeva la forma delle anime gemelle dei suoi amici, ma mancava quel senso di appartenenza determinava la "sua" anima gemella. La sua metà. 

 

E invece eccola lì. Un volto pieno, dalla carnagione chiara. Un mare di rosso infuocato nei capelli, come rame fuso incendiato dai raggi del sole che circondava il suo volto in un'aureola dorata. Occhi dal taglio occidentale verdi come il sottobosco, abbastanza scuri da poter essere confusi con un castano, ma rivelati dalla luce diretta che li colpiva e tirava fuori i toni più caldi. 

 

Hoseok si umettò nervosamente le labbra. 

 

-Quale... qual è il tuo nome? 

 

La ragazza si morse il labbro, giochicchiando con gli anelli nelle sue mani. 

 

-Beatrice. E... conosco già... il tuo- replicò, allontanando ancora di più lo sguardo da lui, forse per nascondere l'ombra rosea sulle sue guance. Hoseok piegò curiosamente la testa. 

 

-Sei un'army? 

 

Lei, dopo un istante di esitazione, annuì, osservandolo poi con circospezione da sotto le ciglia. Il giovane, però, rilasciò un sorriso e un sospiro. 

 

-Beh, questo rende le cose più facili. Non sapevo come avrei affrontato la questione del mio lavoro e del mio stile di vita nel caso la mia anima gemella non avesse saputo chi ero- replicò, sciogliendosi in una risata che sembrò rilassare anche lei, la quale dopo qualche istante lo seguì. Gli occhi del giovane, in quel momento, presero a saettare per il marciapiede. La razionalità, che lo aveva abbandonato da che aveva messo piede fuori casa, iniziò a ritornare in lui, pensiero dopo pensiero, prendendo a suonare campanelli di allarme sempre più rumorosi e numerosi e insistenti. 

 

Gente che passava accanto a loro. 

 

Sguardi incuriositi dalla loro interazione. 

 

Fotocamere. 

 

Paparazzi. 

 

Sarebbe bastato un attimo, una foto scattata mentre era distratto, una fan di passaggio, qualsiasi cosa. Il giorno seguente, no, quel pomeriggio stesso la faccia della sua metà sarebbe stata proiettata su tutti i tabloid, tutte le piattaforme, tutti i giornali. 

 

Hoseok, allora, si schiarì la gola. 

 

-Che ne dici se... andiamo in un posto più tranquillo per... parlare un po'?- offrì, piegando il capo ansiosamente. La ragazza parve, per un attimo, colta di sorpresa, ma poi iniziò ad annuire con sempre maggiore convinzione. 

 

-Certo, ovunque tu voglia. Qui, non è esattamente... il posto migliore per conoscerci immagino- ridacchiò lei, lanciando uno sguardo attorno a sé. Hoseok annuì, sollevato, prima di guardarsi attorno a sua volta e tirare la bocca in una smorfia. 

 

Niente macchina. Niente autista. Non aveva neppure idea di dove fosse o di quanto fosse distante dal dormitorio e l'unico che ricordava con certezza di aver incontrato dei ragazzi era Namjoon, a cui di certo non poteva chiedere di venirlo a prendere. 

 

"Benedetto uomo, a venticinque anni suonati senza patente." 

 

Stringendo i denti, sollevò la mano non appena vide avvicinarsi un taxi dal fondo della strada, che fortunatamente si fermò alla sua richiesta. Il giovane, allora, aprì prontamente la portiera, scostandosi per far entrare la ragazza che lo ringraziò con un sorriso timido. Fiondandosi all'interno della vettura subito dopo di lei, si rilassò contro il sedile, sentendo finalmente il peso degli occhi attorno a loro sparire dalle sue spalle. 

 

-Per dove? 

 

Il giovane fece scattare lo sguardo sull'autista, un uomo di mezza età con una calvizie crescente che aveva trasformato la sua testa in una rotonda liscia circondata da una chierica di capelli diradati. La sua voce, però, lo fece bloccare sul posto. 

 

Dove? 

 

Dove andare? 

 

La sua mente, in preda al panico, gli fece sputare il primo indirizzo che salì alla sua memoria. Girandosi, poi, verso la ragazza accanto a sé, la studiò nervosamente. 

 

-Ti va bene se andiamo al dormitorio? Perdonami, non ti ho neppure chiesto cosa preferivi... 

 

Un calore, timido ma molto diverso dal normale tepore emanato dalla pelle di un essere umano qualsiasi, prese a diffondersi sulla sua mano, portando Hoseok a chiudere la bocca e abbassare gli occhi sulla mano pallida che stringeva la sua. 

 

-Va benissimo. 

 

Il giovane deglutì, sollevando lo sguardo sul viso di lei, toccato da un accenno di timidezza anche in quella sua dimostrazione di iniziativa. Nervosamente, attese il momento in cui la mano di lei avrebbe abbandonato la sua, strappandolo a quel calore confortante e così maledettamente invitante. Ma non avvenne. Invece, lei sorrise debolmente, stringendo appena la presa. Hoseok, allora, emise un lungo respiro, avvicinandosi appena a lei in modo che anche i loro polsi potessero toccarsi, e girò la mano verso l'alto per poterla stringere a sua volta. 

 

E, nel silenzio della macchina, iniziò a parlare. Inizialmente, mosso da un'energia nervosa che lo costringeva a riempire il silenzio, blaterò tutto ciò che gli passava per la testa. Poi, iniziò lentamente a formulare domande, stimolando la ragazza a parlare per scoprire qualcosa di lei. Il microscopico appartamento in cui viveva, salvato dalla bellissima terrazza sul tetto su cui la ragazza pianificava di passare le sue serate con un tè caldo fra le mani. Il suo gatto nero, che aveva dovuto lasciare in Italia con i suoi genitori e che le mancava già. Il suo nuovo lavoro a Seoul come traduttrice per un piccolo giornale, che non era esattamente ciò a cui aspirava ma che considerava almeno un punto di inizio e un salto di qualità dallo scrostare l'olio delle patatine dal pavimento di un fast food. 

 

A Hoseok parve passare solo un battito di ciglia quando arrivarono al dormitorio. Nuovamente, non aveva prestato attenzione alla strada, perciò non aveva ancora idea di dove fosse finito nella sua ricerca della ragazza. Ma poco gli importava. Pagando velocemente il taxista, perché ringraziando il cielo almeno aveva avuto la prontezza di portarsi dietro cellulare e portafogli, lasciò la mano di Beatrice giusto il tempo necessario a uscire dalla macchina. Guidandola ansiosamente verso il complesso residenziale, la trascinò in ascensore sciorinando un fiume di parole in preda all'eccitazione. 

 

Stava portando la sua anima gemella a casa sua. 

 

Avrebbe presentato la sua anima gemella ai suoi amici. 

 

Sembrava tutto così assurdo. Era arrivato al punto di non aspettare più di sentire il suo legame attivarsi, anche quando atterravano in posti che non avevano mai visitato. Il primo tour di concerti era stato un susseguirsi di speranza e delusione a ogni nuova tappa che intraprendevano. Ogni città poteva essere quella giusta. Ogni nuovo chilometro di strada che compivano poteva avvicinarlo a lei. Ma in ogni paese in cui atterravano, il risultato era sempre lo stesso. 

 

Al secondo tour, l'eccitazione aveva già iniziato a spegnersi e ogni tappa inizia a mescolarsi con la precedente. Tornare nei posti in cui erano già stati risultava nel prepararsi per una delusione assicurata e anche esplorare nuove città aveva perso il suo fascino quando, volta dopo volta, non faceva che ottenere lo stesso risultato. 

 

Era frustrante, avere l'unico lavoro al mondo perfettamente compatibile con il suo legame, la bussola dell'anima, e comunque non riuscire a incontrare la propria metà. Hoseok aveva iniziato ad avere la sensazione che la vita gli stesse dicendo che non era destino per lui. Se neppure esplorando ogni angolo della terra non era stato in grado di trovarla, forse voleva dire che semplicemente non era scritto per lui. E, anche se non era mai stato ancorato all'idea di trovare la sua anima gemella tanto quanto Jimin o Seokjin, sentiva una lieve malinconia nel cuore all'idea che quello sarebbe stato il suo destino. 

 

E i suoi amici lo sapevano. Perciò, poteva solo immaginare le loro facce quando avrebbe dato loro la notizia. Li conosceva. Sarebbero stati genuinamente contenti per lui. Sarebbero stati forse perfino più eccitati di lui all'idea. Mordendosi il labbro, iniziò a intravedere la porta d'ingresso non appena l'ascensore rivelò il pianerottolo. Tirando Beatrice fin sotto l'entrata, si voltò verso di lei. 

 

-Puoi aspettare qui giusto il tempo che spiego ai ragazzi che cosa è successo e controllo che non ci sia nessuno mezzo nudo? 

 

La ragazza ridacchiò sommessamente, annuendo e spingendolo verso la porta dopo aver fatto un passo indietro, come a sottolineare che non era un problema. Hoseok, allora, inspirando a fondo iniziò a digitare il codice sul tastierino numerico e spalancò ansiosamente la porta non appena sentì il "bip" acuto che indicava che la serratura era aperta.

 

-Ragazzi, ho una fantastica notizia! 

 

Nel silenzio tombale della stanza, il giovane si accorse che, benché ogni componente della casa fosse radunato in salotto e avesse posto la propria attenzione su di lui, non avrebbe ricevuto il benvenuto che si aspettava. I visi che lo accolsero non erano curiosi o confusi nel loro stato di semiveglia, ma erano invece adombrati da un'angoscia che non riusciva a comprendere, concentrata in particolare nelle due persone in piedi al centro della stanza. 

 

Yona, ferma con le braccia incrociate e un'espressione fredda come il ferro incisa sul volto, e Seokjin, incatenato al pavimento dietro di lei, con gli occhi gonfi e arrossati. 

 

Hoseok sbatté le palpebre, aggrottando le sopracciglia. 

 

-È successo qualcosa?- mormorò, in preda alla confusione. Non appena la domanda lasciò le sue labbra, i due protagonisti della scena distolsero lo sguardo nello stesso momento, una in preda a disperata furia, l'altro percorso da una profonda tristezza. Yoongi, fermo in una posa imbarazzata in mezzo a loro, si schiarì la gola. 

 

-Che cosa ci volevi dire, Hob-ah? 

 

Il giovane spalancò le palpebre, voltandosi per un nanosecondo per lanciare uno sguardo alle sue spalle. Nessuno poteva intravederla perché aveva socchiuso la porta dietro di sé, ma lui poteva sentire la presenza della ragazza ferma nel pianerottolo, in attesa che lui la facesse entrare. Ma quando riportò gli occhi sulla stanza, deglutì nervosamente. Era davvero il caso di sganciare una bomba del genere in quel momento? Portare un'estranea nella loro casa quando era evidentemente in corso qualcosa di grosso? 

 

Ma non poteva neanche lasciare la ragazza lì, ad aspettare in piedi. Umettandosi le labbra, fece scattare nuovamente lo sguardo alle sue spalle con la mente in preda al panico. 

 

-Ehm...- balbettò. I suoi occhi atterrarono sullo sguardo di Yoongi, che non l'aveva abbandonato neanche per un istante, e l'uomo sospirò. 

 

-Yoongi, ti dispiace se... parliamo un attimo?- chiese con un sorriso nervoso, indicando la porta d'ingresso con un gesto verso le sue spalle e portando il giovane a lanciare un'occhiata alle due figure immobili, prima di annuire e seguirlo. Hoseok deglutì più rumorosamente, fermandosi nel corridoio vuoto e posando gli occhi nervosi su Beatrice, che lo osservava confusa, probabilmente a causa del turbamento che doveva essere dipinto sul suo viso. Quando Yoongi, però, si voltò per chiudere la porta dietro di sé, tutta l'attenzione del giovane fu catturata su di lui.

 

-Quindi, che è successo, Hos-

 

Il suo hyung spalancò le palpebre non appena voltò la testa e incontrò la figura della ragazza davanti a lui, la quale sollevò timidamente la mano in gesto di saluto con un sorriso nervoso sulle labbra. Yoongi, a quel punto, spostò lo sguardo scioccato su di lui, che sollevò le spalle con una smorfia. 

 

-Ehm... ho trovato... la mia anima gemella. 

 

Per un istante, il suo amico rimase in attonito silenzio, facendo saettare gli occhi tra le due metà, prima di fissarsi su Hoseok con la bocca dischiusa. Alla fine, si portò le mani davanti al viso. 

 

-Santissima... 

 

Il giovane seppellì un'imprecazione, aggrottando la fronte prima di riportare lo sguardo su di lui. 

 

-Perdonami Hoseok. Congratulazioni, sono davvero felice per te. 

 

E poteva sentire la sincerità nella sua voce anche se era inacidita dall'evidente impazienza nel suo tono. 

 

-È solo che... il tempismo non è dei migliori. È successa una cosa... tra noona e Jin-hyung. Una cosa grossa. E in questo momento rischiano di tirare fuori il peggio l'uno dall'altra. 

 

Hoseok aggrottò le sopracciglia, portando lo sguardo ansioso sulla porta d'ingresso, anche se non rivelava la scena che vi si nascondeva dietro. 

 

-Però non ti preoccupare. Tu vai con lei, noi gestiremo la situazione qua. Quando le acque si saranno calmate, ti farò un fischio così la potrai presentare a tutti- aggiunse Yoongi, tirando le labbra in un sorriso stanco e poggiando la mano sulla sua spalla. Hoseok, però, non annuì. Riportando lo sguardo sulla porta, posò poi gli occhi su Beatrice. 

 

Lei, con un sorriso, scosse il capo. 

 

Aveva già capito. 

 

Qual era il suo posto? Accanto a una ragazza che conosceva appena o accanto agli amici che erano praticamente diventati la sua famiglia? 

 

Non ci volle che un secondo per trarre la sua risposta e, quando riportò il suo sguardo sulla ragazza, lei doveva averla già intuita a sua volta.

 

-Ti mando l'indirizzo del mio appartamento per messaggio- gli disse semplicemente. 

 

Hosoek sospirò, sorridendo. Contrariamente a quanto aveva pensato in passato, il destino era stato molto generoso con lui. 

 

-Ti scriverò non appena sarà tutto risolto. 

 

Lei sorrise annuendo e ripercorrendo la strada fino all'ascensore, mentre il giovane, senza un momento di esitazione, si voltò verso Yoongi. 

 

-Spiegami nel dettaglio quello che è successo, hyung.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

Aggiornamento dall'ancora quarantenante autrice XD come stiamo? Finalmente, il momento che stavate aspettando è arrivato! Beatrice è ufficialmente qui! Oggi abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo recuperato gli eventi che hanno preceduto l'improvviso arrivò di Hobi e il background di Yoongi che lancia una madonna alla notizia XD della serie, mesi senza che nulla accada e poi due anime gemelle che spuntano così nello stesso giorno, date una vodka a quest'uomo XD prossimo capitolo torneremo a Jin e Yona e avremo finalmente la risposta che stavamo aspettando. Siete pronti?

   
 
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