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Autore: LittleGypsyPrincess    21/09/2022    0 recensioni
Il passato ritorna sempre. Le ferite che sembravano ormai cicatrici si riaprono portando Natasha in un turbine di dubbi e tristezza che non le consente di vivere a pieno la sua vita.
"L'unica cosa che aveva sempre fatto e sapeva fare era scappare. Non lo faceva perché codarda, ma perché era la cosa giusta. Non poteva restare. Non meritava di essere felice, ma lui invece sì e non poteva certo privarlo di ciò per un capriccio."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Laura Barton, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con il secondo capitolo, che di per se è il primo, qui si entra un po' di più nel vivo della storia e fanno capolino nuovi personaggi. Ora mi levo dalle palle e vi lascio leggere. Fatemi sapere se vi piace, se vi va!

Capitolo 1

"Ugh è finito!" Disse Natasha rotolando tra le coperte. Erano le 4 e 36 del mattino, avevano passato più di 10 ore in quel letto a mangiare schifezze, bere, guardare film e soprattutto commentarli. Per quanto sembrasse assurdo erano sfiniti.

"Finalmente! Sto morendo di sonno. Non so come arriverò alla mia stanza!" esclamò Steve, cercando di trattenere l’ennesimo sbadiglio.

"Non devi arrivarci. Puoi restare qui"

"Potrei accettare l'offerta" rispose il biondo in un soffio, sapeva non fosse una buona idea dormire nello stesso letto della donna di cui si stava innamorando, ma era troppo stanco e felice per rifiutare.

In tutta risposta Natasha si accoccolò sul suo petto, mugugnando qualcosa che probabilmente doveva essere una buonanotte.

La abbracciò chiudendo gli occhi e addormentandosi istantaneamente cullato dal suo respiro e il suo meraviglioso profumo.

Quando però Steve si svegliò lo scenario era completamente diverso. Sì erano addormentati in una posizione che, per quanto fosse romantica, non era per nulla imbarazzante. In quel momento invece si ritrovava abbracciato "a cucchiaio" alla rossa. La schiena di Nat era contro il suo petto, mentre il suo braccio le cingeva il fianco e la sua mano era posata praticamente sul suo seno.

Cazzo. 

Non sarebbe dovuto succedere eppure il suo corpo stava reagendo bene al riguardo. Fin troppo.

Fece per togliere lentamente la mano e il braccio, ma non aveva considerato che la donna che stava abbracciando aveva dei riflessi a dir poco felini e assolutamente nessuna intenzione di uscire da quella situazione. Natasha afferrò, infatti, il polso di Steve, prima che potesse allontanare la mano oltre il suo fianco e si girò, guardandolo negli occhi.

"Dove scappi tu?"

"Io...perdonami la mia mano era in un posto imbarazzante, dove decisamente non doveva stare…"

"Non ti preoccupare, il mio culo era decisamente in un posto peggiore"

Rispose lei, facendo arrossire Steve che sperava non si fosse accorta di quel piccolo dettaglio.

"Mi dispiace per… io…"

"Smettila di scusarti per qualcosa che non puoi controllare"

I due si guardarono per quella che sembró una vera eternità, Natasha non riusciva a smettere di passare lo sguardo tra gli splendidi occhi blu del capitano e le sue labbra invitanti, mentre Steve si era ormai perso nel verde delle iridi della spia. 

"Steve…"

"Uh?"

"Ho voglia di baciarti… Non credo di riuscire a resistere ancora, è come se le tue labbra mi chiamassero…" le sue parole non erano più che un soffio, appena udibile da quella posizione.

"Baciami"

"Cosa?"

La scena era quasi un deja vu ma al contrario.

"Fallo, ti prego. Baciami Nat"

La rossa non si lasciò pregare ulteriormente, lasciò scivolare le sue labbra su quelle del capitano, mentre la sua mano andava immediatamente a giocare con i suoi capelli. Steve rispose al bacio con una velocità sorprendente, portando il suo braccio al fianco della donna giocando istintivamente con il bordo della sua maglia.

Il bacio era sfociato subito in pura passione dettata da sentimenti che i due avevano racchiuso e nascosto per troppo tempo. Non poteva minimamente essere paragonato con il loro primo bacio, che era stato una pura esigenza, era però probabilmente da quel momento, dalla prima volta che le loro labbra si erano sfiorate, che sentivano il bisogno di unirle nuovamente. Avevano passato molto più tempo di quello che avrebbero mai ammesso a fantasticare su quel momento, ma nessuna delle loro fantasie poteva competere con quello che stavano provando. 

"Dio"

"Wow…"

Si guardarono per pochi secondi per poi lanciarsi nuovamente l'uno sulle labbra dell'altra. Questa volta però in un impeto di passione Natasha finì a cavalcioni sul capitano che non riuscì a trattenersi dal far vagare le sue mani sul corpo della rossa, che ormai aveva invece le mani sotto la sua maglia. 

Era tutto decisamente magico e carico di passione, fino a che qualcuno non iniziò a bussare insistentemente alla porta.

"Merda" imprecò Natasha sentendo la voce di Tony che la chiamava da fuori.

Scese di corsa da sopra il capitano leggermente agitata, mentre Stark continuava a chiamarla quasi con urgenza. 

"Steve, io non…"

"Vado in bagno" rispose il biondo che aveva subito afferrato cosa la rossa volesse dire. Nemmeno lui voleva farsi trovare con le mani nel sacco, o meglio su Natasha.

"Che c'è Tony?" Disse secca la rossa, aprendo la porta il minimo indispensabile.

"Non trovo Steve. Non è nella sua stanza e non mi risponde al telefono. Jarvis sostiene di non averlo visto"

Natasha cercò di mantenere l'espressione più neutra possibile, anche se internamente se la stava ridendo alla grande. Non solo Steve era nel suo bagno dopo che stavano per finire a letto insieme, ma era anche riuscita nel suo intento di nascondere da Jarvis le sue mosse e quelle di chi visitava la sua area privata. Averla fatta a Stark in campo tecnologico era davvero una soddisfazione. 

"C'è un'emergenza?" Chiese casualmente.

"No, sono solo preoccupato!"

Natasha sospirò, fingendo una sorta di indifferenza "mi vesto e ti aiuto a cercarlo, si starà allenando o starà disegnando da qualche parte" 

"Umm ok"

"Inizia a guardare in palestra"

"Jarvis saprebbe che è lì"

"Controlla comunque e levati dalle palle, ti raggiungo lì" esordì sbattendogli la porta in faccia. Aveva davvero bisogno Stark si allontanasse per permettere a Steve di sgusciare fuori.

Entrò in bagno e disse "raggiungo Tony in palestra, tu sguscia fuori dall'altra porta c'è un piccolo condotto, sali da lì nel condotto aereo e arriverai sul retro, esci e vai nel parco qua dietro. Jarvis non ha controllo lì, restaci per una mezz'ora o di più, poi scendi. Dí di essere rimasto lì tutta la notte a guardare le stelle e disegnare."

"Tu che farai?"

"Depisterò Stark"

Il tono di Natasha era freddo e distaccato, era passato davvero tanto dall'ultima volta che si era rivolta a lui con quel tono.

La ragazza, però, uscì dal bagno di fretta senza dargli tempo di fare domande, si vestì e uscì senza più parlare.

 

Natasha e Tony setacciarono la torre mentre la rossa continuava a tenere d'occhio l'orologio. Sembrava nervosa e irrequieta, ma per fortuna Stark era troppo concentrato su Steve per accorgersene. Continuava a dire di essere preoccupato perché Steve, seppur più vecchio di loro due messi insieme, aveva un animo troppo buono e quasi ingenuo.

Quello che l'uomo non sapeva era che con quelle parole non faceva altro che insinuare ancora di più i dubbi che la spia già sentiva. 

"Magari si è cacciato in qualche pista su Barnes! Chissà dov'è finito! Pensa sempre a fare la cosa giusta, ma chissà in quale pasticcio si è cacciato questa volta."

"Sta bene. Sono sicura Tony. Devo andare adesso"

"E io che faccio?"

Finse di pensarci un attimo poi disse, "magari Steve è uscito a piedi per disegnare, cerca un posto con una bella vista per un artista."

"Capsicle disegna?"

"Sì…" rispose spazientita, doveva andare via, si stava sentendo soffocare.

"Come lo sai?"

"Presto attenzione. Senti fammi un favore, quando trovi Steve digli che mi dispiace. Lui capirà"

Con quelle parole Natasha sparì nel corridoio della torre. Poco dopo la sua auto si stava allontanando.

"Ciao Tony" salutò allegro il capitano. Aveva atteso come Nat gli aveva detto e nel mentre aveva pensato bene di farle un ritratto, si sentiva felice e incredulo allo stesso tempo. Non poteva credere di aver finalmente baciato la donna di cui era innamorato. Ormai era inutile negarlo, si era innamorato della spia da tempo, ma non pensava lei lo vedesse allo stesso modo. Invece si sbagliava.

"Dove ti eri cacciato! Ti stavo cercando da ore!"

"Nel parco qui dietro"

"Dannazione il parco" Tony si passò una mano sulla faccia "ero sinceramente preoccupato, ma aveva chiaramente ragione Natasha"

"A proposito dov'è?"

"Se n'è andata. Ah ha detto di dirti che le dispiace"

Quelle parole fecero crollare il capitano. La sua espressione si incupì, spalancò la bocca, ma nessun suono ne uscì. Si lasciò cadere sul divano, lo sguardo vuoto e il cuore distrutto. Forse non provava le stesse cose anche lei.

"Che succede? C'è qualcosa che non mi torna qui"

***

Le lacrime rigavano il volto di Natasha che, nonostante tutto, cercava di ricomporsi e guardare dove stesse andando. Il piede piantato sull'acceleratore per fuggire il più veloce possibile.

Fuggire.

L'unica cosa che aveva sempre fatto e sapeva fare era scappare. Non lo faceva perché codarda, ma perché era la cosa giusta. Non poteva restare. Non meritava di essere felice, ma lui invece sì e non poteva certo privarlo di ciò per un capriccio.

 

L'amore è per bambini

 

Eppure lei non era una bambina, non lo era mai stata, la sua innocenza se l'erano portata via fin da subito quelli della Red Room. Quando era con Steve però si sentiva bene, felice come una bambina al parco dietro casa che fa le capovolte… Ancora una volta gli occhi le si riempirono di lacrime. Un misto di ricordi, emozioni, incubi e sogni si fecero strada nella sua mente, lei li interpretò come l'ennesimo segno che quella fuga era per il suo bene. Doveva salvarlo, salvarlo dalla vedova nera. Da lei. Non importava quanto le costasse.

***

Steve non rispose, era a pezzi. Non aveva pensato neppure per un secondo che lei se ne sarebbe potuta andare. Avevano raggiunto un così alto grado di confidenza, di amicizia e forse pure qualcosa di più, eppure non si era accorto di nulla. L'aveva lasciata andare via. Magari era d'accordo con Tony, magari era tutto pianificato, lei era una spia in fondo. 

"Steve, che diavolo sta succedendo? Che ti prende?" Stark si sedette accanto a lui, scrollandolo appena, quel gesto fece allontanare dalla mente di Steve l'idea del complotto, ma decise che, nonostante fosse a questo punto improbabile, doveva esserne certo. 

"Eri d'accordo con lei?" Chiese, voltandosi verso l'uomo per cercare di cogliere il suo sguardo e la sua espressione. 

"Con Romanoff? Per cosa?" Lo sguardo enigmatico e confuso di Tony rassicurò ulteriormente Steve, che però continuò "quando sei andato a bussare a Natasha, te lo ha chiesto lei?"

"Cosa? Perché mai avrebbe dovuto… tu come lo sai poi?" 

"Ero nel suo bagno." Rispose in un soffio, confidarsi con Tony era una pessima idea, ma non aveva scelta, aveva bisogno di sapere e soprattutto di parlare. 

"Tu COSA? Oh…" L'uomo aveva finalmente realizzato, Steve si aspettava lo sfottesse, ma Tony aveva capito e per una volta decise che quel poveretto era già abbastanza devastato così.

 "no, io ero genuinamente preoccupato per te, ho bussato a Natasha perché è… era l'unica altra persona alla torre. Bruce è via per qualche giorno. Non sapevo ci fosse qualcosa tra voi...da quanto…" 

Il capitano lo interruppe "non c'è. È successo per caso, ci siamo baciati e… pensavo potesse esserci qualcosa, ma lei è sparita. Probabilmente non è destino" il volto di Steve era affranto, era chiaro che a Natasha ci tenesse e non poco, persino Tony poteva vedere la sua sofferenza.

"Se vuoi possiamo cercarla e farci dare spiegazioni…"

"È inutile. Se non vuole essere trovata non la troveremo. Se non vuole parlare non parlerà. La conosco bene" rispose Steve, sempre più sconsolato.

"Ha detto che le dispiace, magari ha avuto un imprevisto… magari…"

"Magari non mi vuole" 

"Non ti avrebbe baciato. Senti, quella è una pazza pericolosa e questo lo sappiamo tutti, però c'è qualcosa di diverso in lei quando ti guarda."

"Cosa diavolo stai dicendo Tony? Senti non buttare scuse ora, so che…" Steve fece per alzarsi e andare via, ma Stark fece lo stesso continuando a parlare "dico sul serio. Ne ho parlato con Pepper tempo fa, Natasha è diversa quando ci sei tu. Sorride, è come se tirasse giù un po' la sua maschera, è rilassata."

Il tono dell'uomo sembrava sincero, pensava quelle cose, ma dal pensarle al fatto che fossero vere ne passava.

"Allora perché è scappata?" Chiese, esasperato, passandosi una mano sul volto.

"Perché è una testa dura e perché ha paura. Dove è cresciuta non ti insegnano cosa sia l'amore." Rispose.

"Tu come lo sai?" Dubitava Nat ne avesse parlato con Tony.

"Mio padre e… e Peggy hanno avuto a che fare con una donna cresciuta in un'istituzione come la Red Room, forse non si chiamava ancora così, o forse sì. Fatto sta che era la versione anni 50 del posto dov'è cresciuta Natasha, forse è pure peggiorata da quei tempi, ma il punto è che quel posto è l'inferno. Non è un'esperienza che ti scrolli via facilmente"

"Tu che la difendi… sono in un universo parallelo?" Disse acido, accompagnando il tutto ad una specie di ghigno sarcastico che  ricordava un po' la rossa.

"Mi diverto a romperle le scatole, a dirle che è una traditrice e un impostore, però mi sono affezionato a quella pericolosa rompipalle, soprattutto lei si è affezionata a te. Non scommetterei che non farebbe del male a me, a Thor o Bruce, ma sono più che sicuro non ne farebbe mai a te. Forse so come, o meglio chi potrebbe trovarla"

***

 

Aveva guidato per ore senza fermarsi, non aveva con sé molto, ma nemmeno quel poco, che lasciava sempre in auto per le emergenze, le sarebbe davvero servito, non dove stava andando. Oltre che con Steve c'era un solo altro posto al mondo dove si sentiva bene, non a casa, ma quasi, sapeva che lì l'avrebbero sempre accolta a braccia aperte. 

Girò nella viuzza di campagna, era a malapena transitabile in auto e alla sua macchina sportiva certo quella straduncola non era gradita. Poco le importava. Attorno a lei regnava l'aperta campagna, campi di grano e altro, piccoli boschetti, rovi incolti che si strascicavano sulla strada, le case erano rare, dominavano il silenzio e gli uccellini, ma lei aveva una meta ben precisa. 

Ricordava ancora le indicazioni che le erano state date la prima volta "l'ultima casa, quella che sulle mappe non c'è"

In effetti quella casa sulle mappe non c'era, era nascosta, segreta e protetta, come i suoi abitanti. Si era ormai fatto buio, ma sapeva che a qualsiasi ora loro l'avrebbero accolta. 

Finalmente scorse il piccolo svincolo che, tra mille curve, portava alla casa, vi svoltò tirando un sospiro. Probabilmente aveva una faccia terribile, solcata dalle lunghe ore di viaggio e soprattutto dalle lacrime. Faceva male, più del previsto.

Finalmente la casa dalle pareti bianche comparve, uno strano suono rimbombò nella notte e un sorriso comparve sulle sue labbra. Clint si buttò fuori già munito di arco e frecce, ma riconobbe la macchina facendo segno alla moglie di staccare l'allarme. Era tardi, ma lì intorno non c'era nessuno e le stanze dei bambini erano insonorizzate. 

"Nat?!" L'uomo le corse in contro, mentre lei scendeva dall'auto.

"Hey" cercò di abbozzare un sorriso, ma era chiaro che non fosse felice. Al contrario sia Clint che Laura avevano un sorriso enorme stampato in faccia. Natasha fece un cenno di saluto alla donna ancora sulla porta per poi buttarsi tra le braccia aperte del suo migliore amico. 

"Cosa ci fai qui eh, puzzona?" Le chiese affettuosamente, stringendola tra le sue braccia. 

"Mi mancavi, sacco di pulci" 

Clint staccò l'abbraccio e guardandola le disse "Per quanto mi piacerebbe crederti, so che stai mentendo. Vedendo la tua faccia ne sono ancora più convinto, ma farò finta di crederti per il momento" un ghigno gli comparve sul volto, sapeva avrebbe vuotato il sacco.

"Grazie" sospiró, con un'espressione devastata. Non aveva proprio voglia di parlarne in quel momento. 

Si avviarono verso la casa dove anche Laura si buttò tra le braccia della rossa. 

"Oh Nat! Mi sei mancata tantissimo, tesoro"

"Anche tu, cucciola" la strinse forte. 

"Trovo ingiusto che tu abbia abbracciato lei con molto più entusiasmo!" Ghignò Clint, con finta invidia, mentre i tre entravano in casa dirigendosi al salotto.

"Sai che adoro tua moglie più di te." 

Clint grugnì, fingendosi offeso, sapeva quanto le due donne avessero fatto l'una per l'altra ed era felice del loro bel rapporto.

"Geloso eh" chiese la rossa, tirando una pacca affettuosa sul sedere di Laura che nel frattempo stava versando della vodka in tre bicchieri. 

"Nah, non sei il suo tipo" rispose l'arciere, prendendo uno dei bicchieri e porgendo l'altro alla rossa, che lo tirò giù in un secondo. Le erano mancate quelle interazioni stupide, l'atmosfera rilassata e familiare che poteva respirare con loro. Per loro era Natasha, come con Steve, con loro si sentiva normale, nonostante loro fossero come lei. Spie.

"Che succede Nat?" Chiese Laura, forse vedendola persa nel suo mondo o forse perché lei passava lì raramente. Li adorava, però non aveva molto tempo e in più non era il massimo della sicurezza. 

"Niente di grave, tranquilla. Nessuna emergenza" cercò di sorriderle, ma le veniva difficile.

"Sembri a pezzi" Laura le accarezzò dolcemente una guancia, preoccupata. 

"Lo sono. Sono stanca e un po' stranita." Rispose, lasciando andare un sospiro.

"Domani ne parliamo se ti va. Ora va a dormire." Il tono era dolce, ma Natasha sapeva essere un ordine. Laura non aveva mai perso il suo tocco. 

"Grazie. Notte" bisbigliò, trascinandosi verso la stanza degli ospiti.

***

"Non risponde" asserì Tony all'ennesimo sbuffo di Steve.

Avevano provato a chiamare diverse volte, ormai si era fatta sera e avevano deciso di chiamare un'ultima volta. 

"Sarà impicciato in qualche missione? in pericolo magari?" A quel punto subentrò il leader che c'era in lui e la preoccupazione si fece strada, insieme ad un po' di speranza che Natasha avesse abbandonato la torre in fretta per salvare le chiappe a Clint. Sapeva quanto quei due fossero legati e si conoscessero nel profondo,  era un'amicizia, un affetto così naturale e platonico da ricordargli due fratelli. La verità era che gli ricordavano sé stesso e Bucky. Avrebbero lasciato tutto l'uno per l'altro e così avrebbero fatto anche Nat e Clint, adorava guardarli stuzzicarsi e soprattutto adorava i racconti delle loro missioni, le cui versioni non combaciavano mai. Sorrise. Se c'era qualcuno che sapeva cosa stava frullando nella testa della rossa, quello era Clint. Peccato fosse fuori mano.

"No, ha detto che andava a riposarsi"

"È una spia, difficilmente dicono la verità" sottolineò il capitano, più acido del voluto.

"Sembri lei alcune volte sai" sbottò Tony, per poi continuare, con tono più tranquillo "magari se la stanno spassando e domani richiamano" si alzò dal divano avviandosi ai suoi alloggi. Steve lo osservò andare via, gettandosi sul divano, Clint era la sua unica speranza per capire, anche se non era sicuro di volerlo, non era sicuro di essere pronto ad una delusione.

  
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