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Autore: cassiana    25/09/2022    1 recensioni
Altro giro, altra corsa. Un’altra raccolta di storie dedicate ai Pink Floyd partecipanti a varie iniziative e challenge stagionali e no. Ogni storia è a sè stante, vari avvisi e generi all’interno.
Disclaimer: ovviamente non possiedo nessuno dei Pink Floyd (sob). Questo è un lavoro di finzione e nulla di quanto raccontato è realmente accaduto. Nessuna diffamazione o calunnia è intesa. I personaggi sono la mia rappresentazione di fantasia delle persone reali, ma non c’è nessuna pretesa di verità dei dati biografici o storici.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Smutty David'
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Titolo: Di attese in aereoporto e idee pessime
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: David/Ginger
Personaggi: David Gilmour, Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa O’ FAMO STRANO - HOT WEEKEND CHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Prompt: “Hai meno di un’ora, poi dovremo imbarcarci.” - Aivy Demi
“Mi sembra che è una pessima idea.”
“Ma?”
“Ma non posso farne a meno.” - Artemìs Karpusi Vargas
Warning: It’s quickie time! Smut, Lemon, PWP chiamatelo come volete: fanno robbah!
Sinossi: I Pink Floyd stanno aspettando il momento di salire sull'aereo che li porterà alla prossima tappa del loro tour giapponese. L’attesa rischia di diventare parecchio noiosa e snervante specie per Ginger e David che si sentono particolarmente vivaci. Finché a David non viene un'idea.




Di attese in aereoporto e idee pessime




Il viaggio in pullman per l'aeroporto di Osaka era stato una specie di tortura per Ginger. In realtà un piacevole tormento: lei e David si erano accoccolati sui sedili sul fondo incuranti che fossero ingombri di borse, giacconi, custodie di strumenti e altre cose che il gruppo non voleva lasciare nella stiva dell'aereo e avevano proceduto ad un'intensa sessione di limone duro che li aveva lasciati eccitati e frustrati. Ora erano seduti sulle morbide poltroncine dell'area VIP dell'aeroporto coccolati dalle hostess di terra che provvedevano a rifornirli di tè caldo, dolcetti, onigiri, plaid e tutto ciò che potessero desiderare. Ma David era inquieto, Ginger poteva dirlo da come si arruffava i capelli e agitava la gamba su e giù. Lei si passò la lingua sulle labbra ancora gonfie di baci e si accorse dello sguardo che le scoccò il fidanzato. Gli sorrise maliziosa e si morse il labbro inferiore.

"Non farlo"

Le disse David in tono d'avvertimento.

“Altrimenti?”

Replicò lei con un sorrisetto birichino. David non rispose, ma si avventò contro il suo collo mordicchiandolo e sussurrandole cose sconce all’orecchio. Ginger sentiva il desiderio insoddisfatto pulsarle tra le gambe, le dita di David s’insinuarono sotto la sua gonna coperta dal cappotto che teneva in grembo. Lei ansimò sorpresa, mentre il polpastrello di David lambì in piccoli cerchi la sua perla segreta da sopra le mutandine inumidite. Sibilò il nome di David imbarazzata e ancora più eccitata.

“Sei così carina quando arrossisci.”
“Smettila, siamo in… pubblico!”
“Veramente, hai iniziato tu.”

Ginger dovette soffocare un gemito e non potè rispondere alla provocazione di David. Lui si fermò e ritirò in fretta la mano lasciandola sgomenta. Il suo volto era serio mentre si appoggiava il dito sulle labbra con aria pensierosa:

“Però hai ragione, qui non possiamo fare niente. Ho un’idea, vediamo se…”

Le sue labbra si allargarono in un sorriso storto.

“Che hai intenzione di fare? Hai meno di un’ora, poi dovremo imbarcarci.”
“Me la farò bastare, ora aspetta qui.”

Le fece un’occhiolino mentre andava a confabulare con Steve e poi con una delle hostess. Ginger sentì le guance in fiamme quando il manager la guardò da lontano e divenne rossa come una barbabietola quando Steve le si avvicinò con lo sguardo preoccupato:

“Che succede? David mi ha detto che non ti senti per niente bene, in effetti sembri così accaldata. Ce la fai a imbarcarti?”

Ginger deglutì, ma fece del suo meglio per incurvare le labbra in un debole sorriso e mettere insieme una risposta plausibile:

“Credo di avere qualche linea di febbre, ma ce la faccio. Grazie Steve, non preoccuparti.”

Gliel’avrebbe fatta pagare a David, ma non in quel momento: era troppo arrapata per pensare a un modo di vendicarsi. Quando lui tornò prendendola per mano, era ancora così agitata che non chiese nemmeno dove la stesse portando. Erano davanti a una porta che David aprì con una chiave magnetica, le lanciò un’occhiata da sopra una spalla con fare cospiratorio, le labbra leggermente sollevate. Era una delle cose che Ginger ammirava in lui, riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva solo col suo pacato carisma, una dote davvero notevole per un ragazzo giovane come lui. Scivolarono in una stanza in stile minimale dai colori naturali e terrosi: pavimento coperto da linoleum beige, pareti di un caldo marrone, un letto appoggiato da un lato, un lavandino sormontato da un piccolo specchio, uno stipo dagli angoli arrotondati e una lampada a piantana dal paralume a fungo di un verde intenso. David spiegò che era una delle camere private dei piloti quando erano troppo stanchi, ma non avevano il tempo tra un volo e l’altro per andare in albergo a dormire. Le avvolse le braccia intorno alla vita, stringendola a sé:

“Allora, che ti sembra?”
“Mi sembra che è una pessima idea.”
“Ma?”
“Ma non posso farne a meno.”

Capitolò Ginger schiacciando le labbra contro quelle di David. Si baciarono con furia, David fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi e le premette contro il suo sedere sollevandola con urgenza verso la sua durezza. Per essere un ragazzo così timido si accendeva con una certa velocità, cosa di cui Ginger non si lamentava di certo. Ringhiando lui la spinse contro il letto, dandole a malapena il tempo di slacciarsi la camicetta. Liberò un tenero seno pallido dal pizzo nero del reggiseno e prese a succhiarle il capezzolo dolorante, l’altra mano fermamente appoggiata sul seno ancora coperto, le dita che rotolavano l’altro bottoncino tirandolo piano. Ginger mugolò pietosamente mentre si strofinava contro la patta ruvida dei suoi pantaloni, scopandosi a secco. David ringhiò sbavando e si sollevò da lei, gli occhi oscurati di desiderio come oceani in tempesta. Lei gli spinse la maglietta sopra il torace desiderando il contatto con la sua pelle bollente e stampandogli piccoli baci e morsi. David si strappò la maglietta di dosso e abbassò la zip dei jeans liberando la sua asta dolorante rossa e già umida. Ginger si tirò in fretta la gonna sopra le cosce e sfilò solo un lato delle mutandine che rimasero appese ad una gamba. David non si mosse:

“Merda!”
“Cosa?”
“Ho lasciato la scatola delle gomme in valigia.”
“Nella mia borsa.”

Rantolò Ginger.

“Cosa?”
“Nella mia borsa… ne ho un paio di riserva. Dai, sbrigati!”

Ma David sorrise malizioso:

“Ragazza furba.”

Rotolò giù dal letto e si precipitò verso la grossa borsa che giaceva a terra dove Ginger l’aveva lasciata cadere. Rovistò con furia e lanciò un’esclamazione di vittoria quando riemerse con il quadrato di plastica in mano come un trofeo. Ginger si morse il labbro inferiore strusciando un dito sulle pieghe di carne fradicie:

“Dai, zucchero, finisci quello che hai iniziato.”

David non l'aveva mai sentita usare quella voce roca, torreggiava su di lei con il sangue che gli ruggiva nelle orecchie, ogni pensiero razionale spazzato via dal bisogno sfrenato:

“Dio, ti fotterò così forte che quando ti tirerò fuori da questa stanza Steve si preoccuperà per davvero.”
“Meno chiacchiere Gilmour. Vieni qui.”

David si liberò delle scarpe e dei jeans in pochi movimenti convulsi e si inginocchiò tra le gambe della ragazza allineandosi alla sua entrata:

“Pronta?”

Lei annuì leccandosi le labbra e lui affondò in lei con un gemito. Si spinse annidandosi profondamente nel suo grembo con colpi duri e profondi. Ginger aveva la testa inarcata all’indietro aggrappata alla schiena di David si premeva contro di lui assecondando i suoi movimenti. Erano così pronti e saturi di lussuria che non ci volle molto perché raggiungessero il culmine finale del loro piacere. David si accasciò contro il corpo di Ginger e la baciò teneramente sulle labbra, poi rotolò via da lei con un sospiro. Lei sorrise sazia e gli scansò con un gesto delicato i capelli zuppi dal viso. Ginger lasciò che i minuti scorressero e i loro respiri tornassero regolari prima di appoggiarsi sul petto di David, con un dito disegnava piccoli cerchietti tra la peluria bionda e chiese:

“Mi spieghi come hai fatto?”
“A fare cosa?”
“A farti dare questa stanza”
“Merito del mio fascino…e della promessa di un paio di pass al backstage all inclusive”

Ridacchiarono saturi di endorfine e amore. Dopo qualche minuto si districarono dalla loro confortevole posizione e a malincuore procedettero in fretta e furia a radunare tutte le loro cose e lasciare la stanza. Quando raggiunsero gli altri nella sala lounge furono approcciati da Roger che aggressivo domandò:

“Ma dove diavolo vi eravate cacciati? Stiamo per imbarcare!”
“Tranquillo, siamo qui ora, no?”

Rispose David con un sorrisetto sornione stringendo la mano di Ginger che ridacchiò, le guance tinte delicatamente di rosa intenso. Steve li radunò come un gregge riottoso e li guidò verso la pancia dell’aereo. Si prese solo un momento per chiedere a Ginger se stesse bene e finse di non notare i riccioli scompigliati e la gonna storta della ragazza e la maglietta indossata al contrario di David.
   
 
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