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Autore: miss_MZ93    28/09/2022    3 recensioni
Marinette ed Adrien hanno ormai diciotto anni. Le loro vite continuano ad essere minacciate dalla presenza di Papillon ma qualcosa sta per cambiare. Gli anni iniziano a farsi sentire e gli equilibri fragili che esistevano tra i due ragazzi iniziano a spezzarsi. Tra Adrien e Marinette qualcosa cambierà radicalmente, lasciando uno spiraglio per qualcuno che, in segreto, non ha mai smesso di provare grandi sentimenti per Marinette.
Tra dolci e sensuali drammi, i nostri protagonisti dovranno affrontare anche un nuovo pericolo per Ladybug.
Ho iniziato a scrivere la storia prima dell'uscita della terza stagione, quindi mancheranno alcuni personaggi o dettagli particolari.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Caldo, tremendo caldo, quasi soffocante. Se mi avessero detto che i corsi extra scolastici avrebbero portato la classe intera a soffocare in questa aula agli inizi di luglio, non ci avrei mai creduto. Per quanto la struttura del Dupont sia recente e dotata di ogni confort, sembra che il servizio di manutenzione abbia tardato di qualche anno, rendendo pericolanti i condizionatori che, con l’enorme fortuna che mi circonda in questo periodo, hanno deciso di smettere di funzionare proprio nel periodo peggiore.
Ovviamente Chloè non ha perso tempo, inventandosi un impegno urgente a New York con la madre che la terra lontana da Parigi per l’intera durata del corso. A volte mi chiedo come faccia ad ottenere sempre tutto ciò che desidera. In fondo, anche il potere di suo padre, il sindaco della città, non può essere illimitato, eppure lei riesce sempre ad evitare le riunioni di classe oltre orario perché il padre desidera averla con sé a casa prima delle 19, i compiti più noiosi li affida completamente ed esclusivamente a Sabrina ed i corsi extra scolastici per i crediti che influiranno sul voto di fine anno passano in secondo piano rispetto a qualche evento imperdibile.
“Vorrei essere al posto di Chloè”
Quella frase, scappata dalle mie labbra, porta metà della classe a voltarsi verso di me, nemmeno avessi urlato un qualche insulto.
“Come scusa?!”
La voce di Alya riporta il pensiero di tutti i presenti. Mi rendo conto di quanto possa essere strana questa situazione ma quest’anno, o meglio il caldo di questa estate, davvero non riesco a sopportarlo.
“Sì starà godendo l’estate in una piscina privata che avrà fatto istallare direttamente in camera sua. Sicuramente non sta soffrendo questo caldo soffocante”
Alya e Nino continuano a guardarmi, come se mi fosse spuntata una seconda testa.
“Davvero non capisco perché ti sei vestita così. È tutta la mattina che ti lamenti del caldo quando sarebbe bastato indossare qualcosa di più leggero”
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando leggermente. So benissimo quanto Alya abbia ragione ma cosa potrei risponderle? “Sai ho il corpo pieno di ferite e graffi più o meno profondi dopo aver lottato con uno sciame di insetti volanti come Ladybug”? No, non credo sia il caso però è proprio questo il motivo che mi ha spinta ad indossare un pantalone lungo ed una maglia coprente. Per di più, ho dovuto scegliere dei colori scuri per paura che alcune fasciature si macchiassero di sangue e mi sporcassero. Tikki avrà passato almeno mezz’ora a tentare di convincermi a rimanere a casa ma non ho voluto dare questa soddisfazione a Papillon. So di sembrare stupida ma interrompere la mia quotidianità a causa sua sta cominciando ad essere un peso. Più combatto, più mi ferisco, più tempo della mia vita spreco nel non far preoccupare nessuno. Sono stanca di tutto questo, vorrei solamente essere una ragazza normale, con una vita normale ed un amore normale ma non mi è concesso nulla di tutto ciò.
Ritrovo gli occhi di Alya fissi nei miei, in attesa di una qualche risposta.
“Non mi sembrava così caldo questa mattina”
La verità è che, appena finito di vestirmi, ho iniziato a sudare e la cosa non mi è piaciuta per niente ma ormai ero decisa a non perdermi un solo giorno di più e coprirmi era l’unico modo per poter uscire di casa.
Alya si porta una mano a massaggiarsi la fronte sicuramente esasperata dal mio comportamento sempre più strano. In questo momento per fortuna la professoressa ci richiama, pregandoci di fare attenzione ai prossimi passaggi della sua lezione. Alya e Nino si voltano versano l’insegnante mente il suo sguardo verde rimane fisso su di me qualche altro momento. Gli occhi di Adrien sembrano scrutarmi con attenzione con un cipiglio quasi preoccupato e turbato. Capisco di essermi vestita in modo strano ma il suo sguardo non sembra interessato ai miei abiti quanto al mio volto. Quando i suoi occhi incontrano i miei, bastano pochi istanti per vederlo voltarsi verso Nino, come scottato dall’azzurro delle mie iridi. Velocemente riporta il suo volto verso l’insegnante ma sembra assente, quasi come se si fosse imposto di osservare di fronte a sé mentre vorrebbe far altro.
Qualcosa, dentro di me, prende vita, un’idea, un’illusione, per meglio dire, qualcosa che non potrebbe mai corrispondere a realtà ma che la mia mente continua a ripropormi da qualche settimana.
Gli occhi di Adrien, quei suoi capelli biondi mi ricordano terribilmente una persona. Non è però solamente questo a continuare a farmi pensare a quella somiglianza ma soprattutto il suo modo di comportarsi, il suo sguardo su di me, il suo volersi nascondere o voler fuggire dalla mia persona e soprattutto le sue spalle mentre cerca di ignorarmi. C’è qualcosa in tutta questa situazione che mi urta molto, riportandomi il modello vestito di nero, con orecchie e coda a rifinire il tutto.
Un tocco leggero mi sveglia da quell’immagine terrificante ed io mi impongo di scrollarmi certi pensieri di dosso prima di farci affidamento più del dovuto.
Alya punta il suo sguardo su di me ed io sono costretta a voltarmi verso di lei. Sul suo volto, trovo l’espressione più comunicativa che io abbia mai visto. Se potesse parlare, quel sorriso malizioso direbbe solamente “Ho visto come vi guardate, mia cara amica. Non puoi negare che ci sia qualcosa tra voi”.
Maledicendo me, Alya, Adrien e tutta quella situazione, riprendo a seguire le lezioni ma non prestare ascolto alla mia migliore amica è un’impresa quasi impossibile. Sembra che il suo passatempo preferito sia diventato tormentarmi, tanto che, oltre alle occhiate maliziose, inizia a farmi avere pezzi di carta con scritto ciò che con lo sguardo pensa di non riuscire a farmi capire. Un biglietto, due, tre, quattro, cinque, alla fine mi ritrovo con più fogli strappati e scarabocchiati che con appunti precisi e meticolosi. Questa situazione inizia ad irritarmi parecchio ed alla fine mi trovo a lanciare un’occhiataccia ad Alya, qualcosa che spero lei recepisce come un invito poco gentile a smettere di fare la bambina. La mia amica alza le spalle e torna ad interessarsi agli ultimi dieci minuti di lezione, ignorando completamente me e la mia ira. Torno ad osservare il campo di battaglia che è la mia parte di aula e ritrovo gli occhi di Adrien nuovamente su di me.
“Smettila di fissarmi”
Le mie labbra si muovono da sole, mimando quelle parole in modo che solo lui riesca a capire cosa voglio dirgli. Inutile dire che c’è qualcuno che non si è perso nemmeno un istante di quella conversazione muta. I miei occhi tornano a incendiare Alya che si volta verso le vetrate della struttura velocemente.
Sbuffo pesantemente, nascondendo il mio volto tra le mani. Sono davvero esausta. Ho passato un’altra notte quasi in bianco con alcune ferite che continuavano ad aprirsi ed il pensiero di Chat Noir non mi ha aiutata affatto. Mi sono divisa tra l’essere profondamente arrabbiata, delusa e sofferente verso di lui come Marinette e profondamente riconoscente e sognante nei panni di Ladybug. Strano come possano cambiare le situazioni nel giro di pochi giorni. Fino a qualche tempo fa avrei potuto giurare di sentirmi quasi irritata dal continuo proporsi di Chat Noir a Ladybug, mentre sotto le spoglie di Marinette lo vedevo più rilassato, divertente e tranquillo e tutto ciò mi piaceva. Chissà come siamo arrivati a questo punto.
Mi lascio andare sul bancone davanti a me, sbattendo leggermente la fronte sulla superficie fredda e dura. La freschezza di quel contatto quasi mi rilassa, finalmente vinta da qualcosa che non sia il sudore continuo. Il tutto dura al massimo qualche minuto poiché dopo aver sentito la campanella risuonare, una mano decisa sfiora la mia spalla ricordandomi della pausa pranzo.
Con un gesto della mano, veloce e superficiale, chiedo ad Alya di avviarsi in sala mensa lasciandomi un po’ da sola. Il rumore del chiacchierio dei miei compagni diventa sempre più un leggero fruscio, fino a svanire totalmente. I miei pensieri iniziano a schiarirsi, eliminando preoccupazioni quasi superflue come le occhiate di Adrien e l’insistenza di Alya per riportarmi alla mente cose più urgenti come il mio comportamento con Chat Noir.
È evidente che io, in quanto Ladybug, non possa ignorarlo ma come farò a guardarlo in faccia d’ora in poi sapendo di avere una parte di me che è a dir poco furiosa nei suoi confronti? Ieri per poco non finivo a fette per la confusione ed anche mentre mi abbracciava, la mia parte civile avrebbe voluto prenderlo a schiaffi con molto piacere.
“Mi farai impazzire, Chat”
Sospiro con ancora la fronte seppellita sul bancone dell’istituto e gli occhi chiusi, immersa nel mio mondo. Quello che non avevo tenuto in conto, però, era di non essere completamente sola in quella stanza.
“Chi è che ti farà impazzire?”
“Maledizione”
Tra tutti i posti in cui poteva trovarsi in questo momento, ha deciso di rimanere in classe. Tra tutti i compagni che avrei potuto trovare al mio fianco, proprio lui. Tra tutte le cose che avrei potuto lasciarmi scappare, proprio quella frase.
Dopo tanta sfortuna, il kharma mi deve qualcosa di eccezionale. Lo pretendo.
Cerco di ignorare la sua domanda, continuando ad osservare la superficie in legno davanti a me come se fosse terribilmente affascinante.
“Marinette?”
Un sospiro esce dalle mie labbra mentre mi rendo conto di quanto sia stupido sperare che lui semplicemente se ne vada come se non avessi mai detto nulla.
Lentamente, riporto lo sguardo sulla classe, trovando il volto di Adrien terribilmente vicino al mio. I miei occhi si perdono nei suoi ed in quella espressione compiaciuta e soddisfatta che poche volte sono riuscita a vedergli. Qualcosa, però, torna a bussare alla mia mente, ricordandomi una scena molto simile, quasi identica, se non fosse per il fatto che mi trovavo sulla mia terrazza, che ero vestita in modo diverso, che mi trovavo ad osservare il tramonto su Parigi e che non era stato un modello ad avvicinarsi così tanto a me ma un supereroe. Un supereroe irritante e pieno di sé che poco dopo mi aveva lasciata immergere in una delle sensazioni più profonde della mia vita per poi scaraventarmi in una colata di acqua gelida, come se mi trovassi al Polo Nord. Il ricordo di quel bacio continua a scottare dentro di me ed io mi ritrovo ad abbassare lo sguardo, assumendo sicuramente un’espressione triste che non sfugge allo sguardo verde che non mi ha abbandonata un solo istante.
Il silenzio ci avvolge per qualche minuto, fin quando non torno a sdraiarmi sul bancone, allungando le braccia davanti a me. Con le mani penzoloni oltre il bordo della struttura, mi rendo velocemente conto di aver commesso un errore che non mi posso permettere. Quando riprendo una posizione più consona alla situazione, il danno ormai è fatto. La mano di Adrien afferra con decisione il mio braccio, portandolo più vicino ai suoi occhi. La sua presa ferrea mi impedisce di ragionare, rallentando anche i miei movimenti già minati dal dolore della sua stretta sulle ferite in via di guarigione. Con l’altra mano sfiora la manica della mia maglia, alzandola quanto basta a rivelare alcuni piccoli tagli all’altezza del polso.
Riprendendo un briciolo di lucidità, distolgo il suo sguardo dalle mie ferite, riacquistando una posizione composta e seduta e nascondendo ogni traccia sotto il tessuto scuro.
“Cosa significa?”
“Niente”
C’è qualcosa che mi sfugge. Capita spesso che io mi ferisca, lui per primo mi ha vista con un taglio ben più profondo di questi graffi, eppure non ricordo di averlo mai visto così furioso prima.
“Non fare la bambina, Marinette”
“Come scusa?!”
“Cosa diavolo stai facendo?!”
“Ma di cosa stai parlando?”
Il gelo scende su di noi, avvolgendo l’aria circostante. Una sensazione di panico, ansia ed un freddo improvviso mi scuotono, lasciandomi un brivido lungo tutta la schiena. Davvero non riesco a capire cosa lo abbia fatto scattare in questo modo. Cos’è successo al ragazzino gentile e sempre dolce che conoscevo?
“Marinette, non fare stupidaggini”
“Io davvero non capisco”
“Farsi del male non è mai la soluzione. Nemmeno per questioni di cuore”
“Cosa...”
Devo aver capito male. Devo aver capito molto male. Devo aver capito malissimo. Ti prego, fa che sia così.
“Promettimi che non farai mai più una stupidaggine simile!”
“No, aspetta un attimo”
“Promettimelo!”
“Adrien...”
“Promettilo!”
“Piantala con queste scemenze!”
Nemmeno mi sono resa conto di essermi alzata in piedi ed aver sbattuto le mani sul bancone ma cosa avrei potuto fare, se non interrompere quella sceneggiata priva di ogni fondamento in modo plateale?
“Maledizione, ci mancava solo questa”
Quella frase esce dalle mie labbra senza che io abbia pensato a sufficienza alle parole e questo sembra quasi un invito per Adrien. Lo vedo alzarsi e fronteggiarmi con uno sguardo che potrebbe davvero uccidere qualcuno.
“Marinette”
“Ascoltami un attimo, Adrien”
Posso vedere la completa attenzione del modello biondo rivolgersi verso di me, in attesa di qualunque mia spiegazione o, meglio, di una promessa che non potrei mai fargli. Nei suoi occhi leggo una furia cieca ed è proprio quella che deve averlo portato alla deduzione peggiore al mondo. Un solo piccolo, piccolissimo problema mi sconvolge. Come fargli capire che quei tagli non sono frutto di una depressione in stato avanzato e malato? Di certo non posso dirgli la verità. Per quanta fortuna ho adesso, potrei trovarmi davanti a Chat Noir o, nella migliore delle ipotesi, ad un suo grande amico.
Mi rimane solo una cosa da tentare, sperare che ciò che sto per fare non mi si ritorca contro nel peggiore dei modi.
Mi abbasso verso la mia caviglia, cercando di arrotolare i miei pantaloni più che posso. Un altro graffio, poco profondo si beffa di me mostrandosi ad Adrien. Il suo sguardo scorre dal mio polso a quel taglio superficiale che ormai sembra solo una ferita molto leggera ma che, fino a questa mattina sembrava più profondo.
“Cosa ti è successo?”
“B-beh e-ecco io sono solo inciampata”
Porto il braccio a scuotermi i capelli imbarazzata.
“E sei finita in un cespuglio?”
“Eh? Ah, c-certo, sì. Giusto”
Un cespuglio. Avrei dovuto pensarci prima ma tutto ciò che sono stata in grado di fare è assecondare il pensiero che Adrien ha di me, ovvero quello di una ragazza imbranata e pronta a ferirsi in ogni modo.
Il suo sguardo continua a scrutarmi, forse in attesa di un mio passo falso che lo riporti all’ipotesi iniziale.
Sospiro un paio di volte ma i suoi occhi continuano a guardarmi con determinazione.
“Adrien, detesto il dolore. Per quanto io sia imbranata, per quanto io sia abituata a ferirmi e per quanto io possa cercare di nasconderlo, questi graffi sono solo il segno di quanto io sia... Me”
Ritrovo i suoi occhi nei miei, intensi ma con un cipiglio preoccupato, non più arrabbiato. Forse anche con un pizzico di sollievo.
“Non riuscirei mai a farmi del male coscientemente”
Un grande sospiro esce dalle sue labbra, come se non avesse aspettato altro che quelle parole da parte mia. Lo vedo scompigliarsi i capelli biondi, probabilmente capendo di aver appena insinuato che io possa cercare di ferirmi per la tristezza di un momento. È vero che i miei sentimenti stanno combattendo una grande battaglia dentro di me e che questo spesso e volentieri si trasforma in lividi, tagli, graffi o altro dopo una lotta per salvare Parigi. Questo, però, non significa che a me piaccia crogiolarmi in questo dolore.
“Scusa Marinette. Non avrei dovuto pensare a certe cose”
“Infatti”
La tensione tra noi inizia a sciogliersi, come il ghiaccio che sembrava ci avesse avvolti. Pochi secondi e l’atmosfera cambia totalmente, riempiendosi di imbarazzo. Vorrei solamente poter uscire da questa classe, eppure i miei piedi non si muovono, bloccati da quel ghigno malizioso che mi è parvo di vedere sul volto di Adrien, solo per un istante.
“Quindi...”
“Quindi?”
“Chi è che ti sta facendo impazzire?”
Sbatto violentemente la mano sulla mia fronte, cercando una scusa che possa sembrare plausibile anche solo in parte ma più penso a come sviare questo discorso, meno riesco ad elaborare qualcosa di concreto.
“Nessuno”
Il suo ghigno torna a farsi beffe di me, ricordandomi nuovamente il volto di quel gatto randagio.
“Questo nessuno riesce a farti arrossire, però”
Sbatto velocemente le palpebre, incredula di fronte alla conversazione più strana ed incredibile che io abbia mai avuto con Adrien. Come siamo passati da una situazione in cui io balbettavo e mi agitavo in sua presenza perché lo amavo, o lo amo, a lui che mi guarda male ogni volta che sono in compagnia di Luka o che anche solo ne parlo fino ad  arrivare a sentirmi chiedere certe cose? Come se tra noi non fosse mai successo nulla, come se lui fosse un buon amico con cui confidarmi. In effetti, forse lui vede il nostro rapporto solamente come un’amicizia, niente di più. Non sarebbe poi così  strano, se non fosse che  si sarebbe dovuto comportare in questo modo anche quando frequentavo Luka, invece di sembrare agitato, quasi arrabbiato.
“Posso sapere chi è che ti dà tanti pensieri?”
“N-no! C-cioè, nessuno, davvero. Figurati”
Sposto lo sguardo verso le vetrate e ne approfitto per trovare la forza di allontanarmi da quella stanza il più velocemente possibile, ignorando la risata che avvolge Adrien. Quello che, però, non riesco ad ignorare è una sua frase che suonava quasi come un “forse non è troppo presto”. Devo aver sentito male, di nuovo.
 
Dopo aver mangiato qualcosa di insapore dietro ad uno sforzo inimmaginabile ed aver lasciato che il tempo passasse senza poterne accelerare lo scorrere, finalmente mi trovo a casa, stesa sulla mia chaise-lounge e con una rivista a coprirmi il volto. Ancora non riesco a credere alla conversazione avuta con Adrien. Non so se mi senta più in imbarazzo o arrabbiata per i suoi pensieri e le sue insistenti domande. Quel che è certo è che non riesco a trascorrere un minuto libero dai pensieri verso di lui e verso Chat Noir.
Ho trascorso il pomeriggio a sbuffare ed ogni volta vedevo Adrien ridere, felice, spensierato, come se la mia confusione lo divertisse. Inizio a credere che uno dei due abbia seri problemi comportamentali e non sono certa di parlare di me stessa.
“Marinette, a cosa pensi?”
“Credo ti servirebbero carta e penna per annotare tutto ciò che mi passa per la mente, Tikki”
La sento ridere leggermente, fin quando la sua figura mi lascia con una semplice frase.
“Penso che uno dei tuoi pensieri sia qui”
Per un secondo sento il desiderio incredibile di ignorare le sue parole. Che male potrebbe mai farmi? Un rumore alla finestra della mia stanza, però, mina completamente il mio autocontrollo.
Sbuffando mi trovo quasi a salire le scale verso il mio letto ma una moltitudine di pensieri mia avvolge, come una nube fitta, invisibile ma tossica. Non so quale dei tanti problemi prevalga in me, se il ricordo di quel bacio avvelenato dalle sue parole oppure il fatto che sono ricoperta di ferite che, in caso dovesse vedere, darebbero una chiara visione della versione meno decisa ed affascinante di Ladybug. Rimane il fatto che devo impormi di non lasciarlo entrare e, forse, la cosa mi rincuora un po’. Non sono pronta ad affrontarlo, non sono pronta a sentirmi dire quanto quel bacio sia stato sbagliato, quanto non dovesse succedere, quanto lui ami Ladybug e consideri Marinette come una semplice amica, come fanno tutti in verità. Non sono pronta e me ne rendo conto forse solamente adesso per la prima volta.
Mi volto ad osservare Tikki nel suo nascondiglio che mi guarda con occhi non più divertiti ma tristi. Un leggero sorriso le dipinge le labbra, qualcosa che non riesce a coinvolgere anche il suo sguardo azzurro. Sospiro un’ultima volta e decido di andare verso il mio destino, accanto al mio letto.
Mi siedo sul materasso e pochi secondi più tardi, il volto di Chat Noir si affaccia alla mia finestra. Non ho nemmeno il coraggio di osservare la sua espressione, tutto quello che riesco a fare è fissare lo sguardo sulle coperte del mio letto fin quando alcuni battiti non risuonano nella stanza.
“Mari?”
Il mio nome pronunciato dalla sua voce avvolge la mia mente ed i miei occhi non riescono ad impedirmi di osservarlo. Il suo volto sembra preoccupato, triste, quasi colpevole. È giusto che sia così, in fondo, è lui che ha dato vita a tutta questa situazione ed anche se si tratta di un pensiero stupido, ho bisogno che lui si senta in colpa.
“Marinette...”
“Chat Noir...”
“Apri, ti prego”
Scuoto la testa, riportando il mio sguardo nel suo solo dopo alcuni secondi.
“Marinette, ascoltami”
“No”
Il silenzio ci avvolge e, anche se sussurrate, so che le mie parole arriveranno alle sue orecchie molto chiaramente nonostante la finestra a separarci.
“Ho bisogno di tempo, Chat”
Chat Noir appoggia la sua fronte alla finestra chiudendo gli occhi. Sembra pentito, triste ma incredibilmente dolce. Continuo ad osservare il suo profilo, fin quando il suo sguardo verde non torna a specchiarsi nel mio con un leggero, quasi impercettibile, sorriso a sfiorargli le labbra, le stesse che l’ultima volta erano delicatamente appoggiate alle mie.
“Lo capisco”
Continuo ad osservare quella parte della sua faccia e riesco a notare il momento esatto in cui si rende conto di cosa io stia guardando. Un ghigno malizioso prende vita nella sua espressione, qualcosa di macchiata solamente dal rossore generale della sua carnagione. Quell’espressione dura solo un istante. Lo vedo bisbigliarmi un semplice “mi dispiace” e lasciarmi da sola, nuovamente in preda ai mille pensieri delle mie giornate.
“Hai fatto la cosa migliore, Marinette”
La voce di Tikki mi raggiunge, dolce e serena. Il suo volto è dipinto di un sorriso comprensivo, una bellissima espressione che non credevo potesse lasciarmi così tanta tranquillità.
 
La settimana è volta al termine velocemente o almeno così avrei voluto che andasse. Purtroppo per me le giornate si sono alternate molto lentamente. Ho trascorso il tempo a rimuginare su ciò che avrei dovuto dire a Chat Noir una volta guarita da tutte queste ferite e più ci pensavo, più mi rendevo conto che l’unica cosa che volevo era chiarire questa situazione prima possibile. Purtroppo questo non è stato possibile, non con i vari solchi che sembravano non voler più sparire dal mio corpo. Le ferite peggiori hanno impiegato ben quattro giorni a scomparire.
Qualcosa, però, mi ha sconvolta talmente tanto in questo periodo, che ancora continuo a pormi domande. Quando mercoledì sono tornata a lezione, la situazione in classe sembrava totalmente diversa. Non parlo di Adrien, che non mi ha tolto gli occhi di dosso per più di dieci minuti consecutivi ma del suo interesse nei miei confronti. Ha trascorso la settimana a chiedermi come mi sentissi e, per quanto fossi lusingata delle sue attenzioni, non riuscivo davvero a capire cosa lo spingesse a preoccuparsi in quel modo. Non passava cambio d’ora che non lo ritrovassi voltato verso di me mentre cercava di capire se ci fosse qualcosa che non andasse.
Solo a fine settimana sono riuscita a capire che cosa stesse succedendo in quella stanza.
Uscita dal bagno, trovai Adrien ad aspettarmi. Sembra sia diventata quasi una sua abitudine, approfittare del mio bisogno di usare la toilette per parlarmi in privato. Dopo avergli assicurato che le ferite stessero guarendo, dopo essersi accertato che io stessi bene fisicamente, ho sentito una frase che non avrei pensato di poter udire dalle sue labbra.
“Nino mi ha detto tutto”
Se mi fossi fermata al significato letterale di quelle lettere in fila, non avrei saputo dire con certezza cosa significasse quella frase. Per fortuna il silenzio di quella conversazione durò poco, lasciando il posto ad un discorso quasi a senso unico.
“Ho saputo tutto ciò che hanno provato a fare per noi in questi anni. Mi ha raccontato ogni volta in cui hai tentato di farmi capire i tuoi sentimenti e di come ti sei sentita delusa da te stessa ad ogni fallimento”
In quel momento, persi del tutto la capacità di parlare, come se fosse qualcosa che non poteva rientrare nel mio DNA.
“Io... Non avevo idea di cosa avesse significato per te. Non ho mai capito niente, Marinette. Sono stato un completo stupido”
Dovetti faticare non poco a richiudere la mia bocca, ormai arrivata quasi a toccar terra.
“Ho saputo anche che, da... Da quel giorno... Loro non hanno mai smesso di provare a farti tornare a sperare in quei sentimenti”
Silenzio, non riuscivo davvero a credere alle sue frasi. In meno di una settimana, era riuscito a stupirmi e lasciarmi senza parole per due conversazioni così diverse tra loro da far venire il mal di testa.
“Ho chiesto loro di smettere di importunarti. Hai già sofferto abbastanza per me, non meriti tutto questo, Marinette”
“A-adrien...”
Solo il suo nome ero riuscita a pronunciare e nemmeno senza balbettare.
“Mi dispiace, Marinette, davvero”
 
Dopo la confessione di Adrien, mi sentii quasi libera, felice di non dovermi preoccupare più di Alya e delle sue chiacchiere. Quello che non avevo previsto, era che, quella conversazione mi avrebbe anche turbata in un modo che non riuscii a capire del tutto, almeno fino alla fine delle lezioni.
Mi fermai sulle gradinate di ingresso, intenta a ripensare ad Adrien ed a quella situazione. Alya si avvicinò lentamente, quasi chiedendomi il permesso con lo sguardo. Trascorremmo dieci minuti nel silenzio totale, prima che lei mi chiedesse scusa per il suo comportamento.
“Mi sarei comportata allo stesso modo con te”
Riuscii a tranquillizzarla quando, forse, l’unica che stava soffrendo di una tremenda ansia, ero io. Giorni interi erano trascorsi eppure ero ancora intenta a pensare al bacio con Chat Noir, senza aver trovato una spiegazione, una motivazione, un lato positivo a tutta quella situazione. Come se non bastasse, il cambiamento di Adrien mi aveva stordita come mai prima. Il ricordo del ragazzo dolce, tranquillo, imbarazzato nel porre domande anche banali era sparito completamente, cancellato da due delle conversazioni più strane e confuse di tutte la mia vita. Se, però, il pensiero di Adrien ero riuscita a rilegarlo in un punto della mia mente abbastanza profondo da riuscire a riesumarlo solo quando non pensavo ad altro, non potevo dire lo stesso del supereroe. Avevo troppi dubbi, troppe domande, troppi misteri che non riuscivo a sciogliere e che mi stavano facendo impazzire sempre più. Non riuscivo a pensare ad altro, durante le lezioni, a casa mentre cercavo di cucire qualcosa e la notte, quando tentavo di dare la colpa della mia insonnia ai graffi che ormai erano spariti. Non sarei riuscita a sopportare tutto questo ancora per molto e non volevo arrivare ad un confronto con Chat Noir con la mente piena di dubbi e preoccupazioni. Avevo bisogno di calma e tranquillità, avevo bisogno di sapere come affrontare la situazione e cosa aspettarmi, avevo bisogno di un parere esterno a tutto ciò che occupava i miei pensieri. Avevo bisogno della mia migliore amica adesso come mai prima.
Smisi di chiedermi come avrebbe reagito se avesse saputo tutta la verità senza censure e decisi che, pur essendo Alya, non avrei potuto raccontarle ogni dettaglio, anzi, avrei dovuto omettere più di quanto avrei voluto. Quando finalmente riuscii a comporre una frase iniziale, la mia bocca lasciò che solamente una domanda si facesse sentire.
“Se non avessi una relazione stabile con Nino, se avessi appena scoperto che per lui non sei che un’ottima amica, se avessi ormai capito di non poter più sperare in quell’amore… Se…”
“Marinette, iniziano ad esserci un po’ troppi se in questo discorso”
Osservai per un momento le mie mani, intrecciate al vestito ormai ridotto ad uno straccio. Sospirai profondamente e cercai di far chiarezza tra la confusione della mia mente, sperando di riorganizzare al meglio il discorso. Dalle mie labbra uscii solamente una frase sconnessa che riguardava un ipotetico ragazzo, un bacio ricevuto dopo una litigata ed una frase infelice.
“Insomma, non riesco a capire più nulla”
“Aspetta un attimo”
Riuscii a vedere, per un solo istante, una miriade di ingranaggi roteare nella mente della mia amica.
“Stai parlando di te?”
Mi sembrò davvero strano che una futura famosa giornalista come lei non avesse capito quali fossero i soggetti del discorso.
Annuii lentamente, cercando di capire quale sarebbe stata la prossima sua domanda. Non ero pronta all’urlo che uscii dalle sue labbra e, sicuramente, non mi sarei aspettata una reazione simile da parte sua.
“Ti ha baciata davvero? Adrien?!”
La sua conclusione portò il mio cervello nella confusione più totale. Immaginai, per un solo istante, una scena simile a quella che sicuramente si era creata Alya e smisi di ragionare del tutto. Non sarebbe mai potuto succedere, Adrien non mi amava e non lo avrebbe mai fatto, io non sapevo ancora cosa provassi per lui ma dubitai di poterlo chiamare ancora amore.
“No, non è stato lui. Non lo avrebbe mai fatto”
Sentii le sue mani sulle mie spalle prima ancora che il suo sguardo si specchiasse nel mio.
“Scusa. Ho esagerato, lo so. Raccontami tutto”
Mi limitai a spiegarle come questo ragazzo avesse iniziato a venire a trovarmi e di come mi fossi sentita libera di parlargli di tutto ciò che mi stava succedendo nell’ultimo periodo.
Le raccontai anche dei cambiamenti nei miei confronti, fino alla litigata, al bacio ed alla sua fuga.
“Ti ha detto che non doveva succedere?”
Annuii leggermente, sentendomi il suo sguardo addosso. I suoi occhi tornarono ad osservare le strade di Parigi mentre rifletteva sulla situazione.
“Non capisco perché lo abbia fatto, non capisco perché poi abbia detto quelle cose, in realtà non capisco più nulla di lui da qualche settimana”
Sospirai profondamente prima di tornare ad osservare la mia amica che mi guardava con un cipiglio serio e pensieroso.
“Non riesci a capirlo nemmeno tu, vero?”
“In verità, quella che non capisco io, sei tu”
“Cosa?”
Vidi le sue palpebre sbattere velocemente, forse in cerca di una qualche spiegazione che sfuggiva ad entrambe. Quello che, però, mi sembrò di leggere sul suo volto, era semplicemente incredulità e tenerezza, quasi sicuramente rivolti verso di me.
Possibile che, dopo tutto quello che le avevo raccontato, lei riuscisse solamente a guardarmi come se fossi ancora una bambina immatura?
“Alya”
“Fammi capire una cosa, Marinette”
Aspettai una sua domanda per qualche secondo, fino a vederla alzarsi da terra ed osservarmi divertita.
“Perché non smetti di farti mille film mentali e non corri a chiedere a lui spiegazioni?”
Semplice. Forse la soluzione di tutto era davvero così semplice. Non avrei avuto bisogno di sapere prima cosa mi avrebbe detto. Non avrei avuto bisogno di capire cosa lo avesse spinto a comportarsi in quel modo. Non avrei avuto bisogno di chiedermi quanto male avrebbe fatto sentirgli dire che amava Ladybug e che con Marinette si era trattato solo di uno sbaglio. Avrei solamente dovuto affrontare tutto come avevo sempre fatto. In fondo, non avrei potuto soffrire più di quanto non avevo fatto finora. Potevo essere abbastanza forte da superare anche questa situazione.
Mi alzai di scatto ed abbracciai Alya con forza. Se non avessi parlato con lei, se non le avessi chiesto consiglio, non avrei mai sentito quella semplice quanto banale domanda e mai sarei riuscita a capire quanto fosse stupido preoccuparsi così tanto di una spiegazione che nemmeno era ancora arrivata.
“Grazie Alya! Non so cosa avrei fatto senza di te”
“Sono contenta di essere di nuovo utile alla mia migliore amica”
Una nota malinconica tinse la sua voce mentre ricambiava la mia stretta.
Lasciai la presa su di lei, ritrovando i suoi occhi dolci.
“Mi dispiace, Alya. Mi sono allontanata da te dopo quello che è successo con Adrien e non avrei mai dovuto permettere che una cosa simile ci separasse”
“Mari, tutti abbiamo i nostri periodi difficili”
“Lo so, ma…”
“Niente ma, dimmi solo che stai bene”
La sua preoccupazione fu toccante. L’avevo esclusa dalla mia vita, troppo impegnata a far spazio al dolore per Adrien, alla relazione con Luka ed alle visite di Chat Noir. Se solo mi fossi confidata con lei più spesso, forse tutte queste situazioni si sarebbero risolte più velocemente ed avrei risparmiato sofferenza a me ed apprensione alla mia migliore amica. Non osai nemmeno pensare a quanto dovesse essere stato difficile per lei vedermi sempre più triste, sempre più stanca, con e senza febbre e non sapere nulla di ciò che stavo affrontando.
L’Unica cosa che potevo fare, in quel momento, era cercare di riportare un po’ di tranquillità tra di noi. Annuii con un ritrovato sorriso e la strinsi nuovamente sperando che capisse quanto mi fosse mancata.
Una volta sciolto l’abbraccio, mi fece promettere di farle sapere cosa sarebbe successo con questo misterioso ragazzo e che, un giorno, le avrei detto chi fosse. Mi costò mezz’ora di compromessi ma, alla fine, le assicurai che le avrei raccontato ogni cosa. Tralasciai la parte in cui chiedeva il suo nome dicendole semplicemente che, non frequentando l’istituto, era piuttosto difficile che lei lo conoscesse. Inutile dire che sperava glielo avrei presentato quanto prima, cosa che feci finta di non sentire mentre scappavo verso casa.
 
Ripensare ad Alya ed alle sue parole ha ormai perso quasi di forza mentre mi ritrovo nuovamente sulla mia terrazza, intenta ad osservare il panorama che mi circonda, specialmente i tetti di Parigi. Per quanto io ami la mia città, in questo momento, preferirei ci fossero molte meno case ed altrettante superfici dove sperare di vederlo.
“Cerchi qualcuno?”
La sua voce mi fa saltare sul posto, una reazione alla quale non sono più abituata. Avevo smesso con quei comportamenti esagerati qualche anno fa, quando per poco non caddi nella Senna davanti allo sguardo colpevole di Adrien che aveva pensato di fare uno scherzo a tutto il gruppo e presentarsi ad una delle uscite organizzate dalla classe.
Il mio cuore inizia a battere furiosamente e non so dire se per la felicità di poterlo rivedere o per l’ansia dell’argomento che dovremo affrontare. So di aver promesso ad Alya di affrontare tutto con calma e tranquillità ma adesso che lui mi è vicino, mi sembra quasi impossibile non preoccuparmi di ciò che dirà. Maledizione, Chat Noir, non potevi evitare tutta questa situazione? La mia mente mi riporta un solo termine “stupida”. È ovvio che io non voglia tornare indietro ed evitare quel bacio, piuttosto vorrei che lui non avesse mai detto quella frase.
Cerco di ignorare il mio cuore che corre troppo veloce e la mia impazienza e mi impongo una calma che non credo possa appartenermi in questo momento.
Mi volto verso di lui lentamente, quasi come se volessi prendermi qualche altro secondo per rielaborare tutto ciò che dovrò affrontare a breve. Quando, però, il mio sguardo incontra la sua figura, ogni frase, ogni domanda, ogni singola parola evapora completamente dalla mia testa.
Impiego qualche minuto di troppo ad osservarlo ma quando il ricordo di quel bacio torna a bussare alla mia mente, il mio sguardo scivola verso il basso, in un punto indistinto del pavimento di quella terrazza.
Il silenzio ci avvolge, lasciandoci con un’atmosfera pesante e carica di parole inespresse.
Non riesco a trovare il modo di iniziare la discussione ma, prima di cadere nuovamente nel vortice di dubbi e pensieri, ritorno a focalizzarmi su Alya e sulla sicurezza che sembrava avere mentre mi spingeva a cercarlo.
“Possiamo parlarne?”
La sua voce mi risveglia da uno strano senso di trance in cui ormai ero caduta.
I miei occhi lasciano il pavimento per tornare a focalizzarsi nei suoi, trovandoli tremendamente seri e determinati ma con un cipiglio quasi dolce.
Dopo aver trascorso fin troppo tempo ad osservarlo, mi impongo di annuire ed accomodarmi sulla sdraio, in attesa che lui mi segua.
Chat Noir si siede accanto a me, con il volto oscurato dai capelli.
“Come stai?”
Tutto mi sarei aspettata, tranne che quella domanda, tanto banale quanto strana. Spiegarmi come mi sento sarebbe inutile e, forse, anche controproducente. L’unica cosa che riesco a fare è riproporgli la stessa risposta di qualche tempo fa.
“Sono stata meglio”
Un sorriso leggero ma non del tutto sentito, nasce sulle mie labbra mentre i suoi occhi tornano a specchiarsi nei miei velocemente.
“Ma anche peggio?”
Annuisco, ritrovando la curvatura delle sue labbra molto simile alla mia. Entrambi veniamo rapiti per un attimo del ricordo di quel momento ma io sono l’unica ad aggiungere a quello, un altro istante, vissuto solamente nei panni di Ladybug.
Il momento di allegria ci abbandona velocemente, facendoci tornare alla tensione che si respirava fino a pochi secondi fa.
“Seriamente, Marinette, stai bene?”
Vorrei potergli dire di sì, vorrei potergli dire che non ho trascorso le ultime notti in bianco, vorrei potergli dire che va tutto bene e che non è necessario parlarne perché, in fondo, non è così importante chiarire cosa sia successo o perché. Vorrei potergli mentire ma so bene che non mi crederebbe mai, specialmente perché mi si legge in faccia l’ansia e la tensione che provo.
Lascio che sia lui a capire ogni cosa, semplicemente annuendo e sperando che non faccia caso al rumore assordante del mio cuore che batte furiosamente.
“Mari, io… Non so da dove iniziare”
Il mio sguardo si perde nel verde profondo dei suoi occhi, trovandoci non solo imbarazzo e dolcezza ma anche un velo di tristezza.
Sospiro un paio di volte, cercando la forza di affrontare tutto ciò che vorrà dirmi senza farmi prendere dal panico o dall’imbarazzo. È proprio grazie a questi brevi istanti che riesco a recuperare la determinazione nel discutere di quanto successo.
“Inizia col dirmi perché”
Una breve risata lo scuote, qualcosa che non coinvolge minimamente la sua espressione.
“Dritta al punto”
Un breve momento di silenzio ci avvolge, un istante lungo quanto un’eternità che mi spinge a riprendere in mano le redini del discorso.
“Ci ho pensato molto”
“Lo so…”
Un nuovo silenzio ed un fugace sorriso ed io inizio ad irritarmi sempre più. Non capisco se sia venuto qui per parlarmi, per provocarmi, per irritarmi o se semplicemente stesse sperando di poter evitare l’argomento e far finta di nulla. Non capisco, davvero.
“Voglio sapere perché l’hai fatto… Visto che non doveva succedere”
Il mio tono si tinge di amarezza mentre ripeto la frase che ha annebbiato i miei pensieri negli ultimi giorni.
Vedo Chat Noir sospirare ed allungare le braccia verso l’alto, cercando conforto da chissà cosa. Le sue labbra si piegano sempre più in un sorriso ma più il suo umore sembra migliorare, più il mio sembra riempirsi di frustrazione.
Questa volta sono io a rimanere in silenzio, aspettando che sia lui a darmi spiegazioni perché questo mi deve, spiegazioni per il suo comportamento, spiegazioni per quel bacio, spiegazioni per quel maledetto ed intrigante sorriso che sta dipingendo il volto nascosto dalla maschera nera. Cosa ci sarà di tanto divertente in tutta questa situazione?
Più mi pongo domande, meno ricevo risposte e la mia pazienza inizia a scarseggiare sempre più, sostituita dal desiderio di capire come sia possibile che il suo umore sia passato da preoccupato ad allegro nel giro di qualche istante.
Lo vedo distendersi sulla sdraio, appoggiando la testa sulle mie gambe senza nemmeno chiedermi il permesso, come se tutto fosse risolto, come se non servisse parlare d’altro. Eppure, io ancora ho la testa sommersa di quesiti, senza contare le varie sfaccettature che quel bacio ha portato alla luce come, ad esempio, un nuovo confronto tra me e la paladina di Parigi che continua a vedermi come perdente.
Sospiro un’ultima volta, sicura che spetti a me interrompere di nuovo quel silenzio.
“Chat, ho bisogno che tu mi dia delle risposte. Altrimenti…”
Non so finire la frase. Altrimenti cosa? Altrimenti puoi andartene? Altrimenti non tornare più a trovarmi? Altrimenti cosa? Riuscirei davvero a rinunciare a lui quando solo qualche giorno fa, con le sue labbra sulle mie, sono riuscita a provare un trasporto che nemmeno con Luka ero star in grado di sentire, nonostante i baci, nonostante le carezze, nonostante la confidenza ed il desiderio di entrambi di stare assieme?
Forse è la prima volta che riesco davvero a pensare a quanto il rapporto tra me e Chat Noir sia cambiato in questi ultimi mesi e questo mi fa capire quanto sono sicura che non riuscirei a far a meno di lui adesso.
“Pensavo fossi arrabbiata con me”
La sua voce riesce a distogliermi dai miei pensieri, malinconici e deprimenti ma dalle tinte rosee. L’unica cosa sulla quale riesco a riflettere è la sua frase.
“Lo sono”
“Sì ma per i motivi sbagliati”
Lo vedo alzarsi velocemente, ritrovandosi ad un centimetro dal mio volto. La distanza tra noi sembra azzerarsi in breve, fino a rendermi incapace di pensare lucidamente, di riflettere o anche solo di ricordare di cosa stessimo parlando fino a poco fa.
“Dovresti essere arrabbiata perché ho continuato a scappare da te per giorni, dovresti essere arrabbiata perché ti ho sempre spinta ad allontanarti da Luka, dovresti essere arrabbiata perché ho continuato a prendere le difese di Adrien mentre sembravi odiarlo con tutta te stessa, dovresti essere arrabbiata perché non ti ho mai detto perché mi sono comportato in questo modo e, soprattutto, dovresti essere arrabbiata perché ti ho baciata senza nemmeno aspettare che lo volessi anche tu”
Un sorriso dolce gli distende le labbra, lasciando sul suo volto un’espressione estasiata e sul mio un rossore diffuso che sento crescere sulle mie guance.
“Invece sembri essere arrabbiata perché, dopo averti baciata, ti ho detto che non sarebbe dovuto succedere”
Solo quell’ultima frase risveglia i miei sensi, ricordandomi quanto mi abbia infastidita e fatta soffrire. Non riesco a capire il collegamento tra tutte queste cose, non riesco a trovare il filo che possa condurmi ad una risposta logica e non so neanche dire se sono io a non riuscirci, se sia lui a non volermici condurre o se forse semplicemente sia la mia mente a non voler comprendere.
“Non… Io non… Capisco”
Davvero non capisco e forse, l’unico che può aiutarmi, in questo momento è lui, anche se non posso escludere che sia solo colpa dell’immaturità che continua a perseguitarmi.
“Sto cercando di dirti che dovresti essere arrabbiata perché in queste ultime settimane non mi sono comportato da amico con te. Invece ti sei arrabbiata per l’unica cosa da vero amico che ho fatto”
I suoi occhi vagano sul mio viso, per poi tornare al mio sguardo azzurro.
“Che significa?”
Chat Noir sembra pensarci un attimo, il tempo per lasciare che la mia mente impazzisca.
“Che non mi piaceva saperti con Luka”
La sua risposta sembra aggiungere benzina ad un fuoco e spegnerne un altro, facendomi riflettere solamente sul suo comportamento quando parlavo di Luka o gli raccontavo qualcosa di lui o di noi e portandomi ad ignorare tutto il resto. Come se, in questo momento, non fosse più importante.
“Mi avevi detto che non era giusto che io lo usassi, conoscendo i suoi sentimenti”
Il suo sguardo si tinge di colpevolezza, come se mi stesse nascondendo qualcosa.
“In parte era così”
“E qual è l’altra parte della verità?”
“Che non volevo che stessi con lui”
“Per non ferirlo”
Una risata lo scuote, invadendo anche il mio corpo, troppo vicino al suo.
“Non proprio. Non mi è mai importato molto di lui, semplicemente non volevo che potessi innamorarti di lui”
“E perché?”
Una nuova risata lo pervade, cancellando ogni briciolo di capacità di pensiero che mi rimaneva in corpo.
“Perché non credo potrei sopportare di saperti innamorata di qualcun altro”
La confusione nella mia mente inizia a dissiparsi, spazzata da un vento talmente forte da risultare quasi violento. Le parole sembrano sovrapporsi tra loro, ricreando un percorso di ricordi totalmente diversi da come li avevo sempre rivisti.
Chat Noir che viene a consolarmi dopo la grande delusione di Adrien. Chat Noir che sembra disturbato dall’avermi vista tra le braccia di Luka. Chat Noir che mi spinge a rivalutare quella relazione facendomi ragionare sui suoi sentimenti più che sui miei, chiedendomi continuamente se fossi innamorata di lui, se provassi qualcosa di forte. Chat Noir arrabbiato quando pensava che non avessi messo un punto a quella frequentazione strana. Ed ancora Chat Noir che sembra più felice e tranquillo dopo aver chiarito la mia posizione con Luka. Le sue visite, più spesso, sempre più lunghe, fino a quando non ho iniziato a vestirmi con indumenti più corti, più leggeri, più comodi ma anche meno coprenti. Chat Noir che posa il suo sguardo su di me, sul mio corpo, sul mio volto e le sue fughe improvvise dopo aver ritrovato i miei occhi ingenui.
E quel bacio. Le sue labbra sulle mie mentre gli chiedo perché avesse cambiato atteggiamento verso di me. La sua bocca che sfiora appena la mia, timido ma sicuro, quasi come se lo volesse ma non fosse certo di poterlo fare.
“Non è possibile”
Lo sento ridere nuovamente mente la consapevolezza di essere arrivata, finalmente, alla spiegazione di tanti momenti strani, complessi, contorti e confusi, mi riempie.
“È così difficile pensare che possa essere vero?”
Sento il volto colorarsi sempre di più di un rosso acceso, una tonalità viva.
La sua mano guantata si avvicina ai miei capelli, riportando una ciocca dietro al mio orecchio. I suoi occhi non perdono nemmeno per un istante i miei, infondendomi certezze di un sentimento che mi rende solamente più imbarazzata che mai.
“Sei tremendamente carina quando ti imbarazzi”
“I-io N-non sono…”
La sua mano si ferma sul mio viso mentre il suo pollice guantato di nero sfiora le mie labbra.
Quasi ipnotizzata da lui, da ciò che fa ma, soprattutto, dalla consapevolezza che possa provare davvero qualcosa di profondo per me, non riesco a muovere un singolo muscolo, nemmeno per ricordarmi di respirare, ogni tanto. Il suo sguardo si sofferma un solo istante sulla pelle rosea che sta sfiorando, per poi tornare ad osservare i miei occhi.
Rimango senza parole per dieci minuti buoni, in attesa che qualcuno mi suggerisca un copione adatto alla situazione o, in alternativa, che un nemico di Parigi compaia a salvarmi da questa situazione imbarazzante ed incredibile. Non so nemmeno io perché vorrei fuggire da questo momento ma solo quando la tensione sembra volermi abbandonare, riesco a riprendere in mano i miei pensieri. Per quanto cerchi di trovare un ordine in mezzo a quella matassa di frasi ingarbugliate, solo una riesce ad imprimersi nella mia mente.
Chat Noir è innamorato di me.
Scaccio subito quell’idea, ricordandomi che nessuno abbia mai parlato di amore. Però, ripensando a tutto ciò che è successo negli ultimi mesi, so che è così. Deve essere così. Le sue parole non possono essere interpretate in altro modo e, anche se non ancora non mi ha detto di essere innamorato di me, so che qualcosa prova. Qualcosa che lo ha portato a preoccuparsi per me, qualcosa che lo ha portato a spingermi lontana da Luka, qualcosa di molto simile ad una sorta di gelosia, qualcosa che sembra avere il retrogusto di un sentimento più forte dell’amicizia, qualcosa che lo ha spinto a baciarmi.
“Non doveva succedere”
“Io amo Ladybug”
La mia mente decide di non farmi godere nemmeno un secondo in più di beatitudine, preferendo spingermi a pormi delle vecchie ma nuove domande.
“Perché hai detto quella frase?”
Le sue carezze si bloccano improvvisamente, in cerca di un ricordo che lo leghi a me. Quando sembra aver recuperato quello giusto, il suo sguardo si tinge di una nuova tenerezza, dalle tonalità amare.
“Perché è vero, ma penso di essermi spiegato nel peggiore dei modi. Sai, in quel momento non ho ragionato bene su cosa avresti capito tu, ero occupato a pensare ad altro”
Chat Noir mi lancia un occhiolino prima di alzarsi completamente e mettere una distanza tra noi tale da farmi riprendere a respirare quasi normalmente.
Un nuovo rossore tinge le mie guance ma è qualcosa di flebile, subito sovrastato dalla curiosità, dalla morbosa curiosità di sapere cosa intendesse dirmi con quella frase infelice.
Solo dopo essersi sistemato davanti a me riprende il discorso, lasciandomi con il batticuore.
“Non volevo dire che non doveva succedere”
“Ma lo hai fatto!”
“Marinette, non volevo dire che non doveva succedere ma che non doveva succedere in quel momento”
La differenza di una parola non riesce a confortare giornate passate a pensare al motivo di un tale ripensamento. Nemmeno la consapevolezza dei suoi sentimenti riesce ad instaurare un briciolo di dubbio nella mia mente.
“Non cambia molto”
“Cambia tutto”
Porto le mani a nascondermi il volto per poi infilarsi nei capelli e tirarli leggermente.
“Se non la smetti di essere così enigmatico inizierò a pensare che tu non sia veramente Chat Noir”
Una bassa risata lo scuote, qualcosa che non mi sfiora minimamente e non per la distanza tra noi ma perché non trovo niente di divertente in tutta questa situazione.
“Mari...”
Il mio sguardo torna nel suo lasciando che la sicurezza dei suoi occhi mi conforti almeno un po’.
“Non pensare che io non lo volessi. Solo non mi ero reso conto di volerlo così tanto finché non ti ho baciata”
“Ma allora perché, non capisco”
“Perché non era il momento adatto. Tu eri arrabbiata con me, io ero ferito e…”
“E?”
“E sono sicuro che tu non sia innamorata di me”
Un verso basso e rauco esce dalle mie labbra, un lamento molesto che esprime tutta la mia antipatia per la sua frase.
“Quello che voglio dire è che non penso tu sia innamorata SOLO di me”
“Smettila di giocare con le parole! Finirai col farmi impazzire!”
“Lo sapevo…”
Un bisbiglio che riesco a sentire appena ma altre due parole che non riesco a comprendere.
“Chat…”
“Cercherò di essere più chiaro, anche se per me lo è davvero molto”
Afferra una mia mano con la sua, disegnando cerchi immaginari sulla mia pelle e mandando in corto circuito la mia mente.
“Io so che provi qualcosa per me”
“Come siamo sicuri di noi stessi!”
“Vorresti negarlo?”
Riflettendoci, immagino che la sensazione provata durante quel piccolo bacio, sia la dimostrazione più lampante che qualcosa sembra esser nato in me.
“Appunto”
Apro bocca per rispondere al suo egocentrismo ma lo sento precedermi e decido di rimanere in ascolto, per questa volta.
“Il problema è che sono sicuro che tu stia ancora pensando a qualcun altro”
“E a chi?”
Lo vedo portarsi la mia mano alle labbra e depositarci un dolce bacio con un sorriso acceso di orgoglio ed entusiasmo che cerca di nascondere malamente.
“Bella risposta, principessa ma sappiamo entrambi quanto poco tempo sia passato da quando la tua stanza era piena di foto di Adrien ed ancor meno da quando ti divertivi con il chitarrista”
La sua risposta mi lascia in balia di una confusione profonda.
“Cosa c’entrano adesso loro due? Non stavamo parlando di… Noi?”
“Mi piace che tu possa pensare ad un noi”
“Chat…”
“Marinette, per quanto io desideri davvero un noi, è ancora troppo presto. Nella tua mente ci sono ancora loro ed io lo so, l’ho sempre saputo”
La mia mente, confusa più di prima, forse più che mai, continua a ripropormi quella frase. Come fa lui a sapere cosa provo io per Adrien, per Luka e per lui stesso quando nemmeno io riesco a definire bene i confini di questi sentimenti, così diversi tra loro? Al momento, sono solo certa di provare una grande tristezza per Luka, una colpa nei confronti di lui e dei suoi sentimenti per me. Allo stesso modo, sono sicura che non riuscirei più a pensare ad Adrien con quell’amore che provavo prima di scoprire cosa pensasse di me. L’unica cosa che, in questo momento so, è che adoro il modo in cui mi sta accarezzando la mano Chat Noir, che sto bene in sua compagnia, che posso finalmente essere libera e spensierata nonostante tutti i problemi della mia età e, specialmente, che quel bacio appena accennato è stato in grado di farmi sentire leggera come l’aria e felice come se mi trovassi in paradiso. Questi sono i sentimenti che davvero contano per me, adesso. Sono sicura di voler continuare ad avere le sue attenzioni, sono sicura di volerlo nella mia vita, sono sicura di volere un altro bacio con lui, un bacio vero, di quelli che potrebbero davvero farmi volere o perdere completamente la testa, dimenticandomi chi sono e cosa significhi essere triste, lasciando posto solo ad un’emozione incredibilmente profonda che farebbe scoppiare di felicità il mio cuore.
Forse entrambi abbiamo solo fatto finta, per troppo tempo, che tra noi potesse esserci solamente una bella amicizia ma adesso che le mie attenzioni vorrebbero essere dirette solo verso di lui, non riesco a credere che Chat Noir rinunci a tutto solo per una sua convinzione.
“Chat”
“Marinette, non provare a convincermi. Non ci riusciresti, credimi”
“Lasciami tentare almeno”
Una nuova risata lo avvolge, rendendo l’atmosfera più leggera per lui e più carica di aspettative per me.
“Non puoi comandare i tuoi sentimenti”
“Come puoi essere tanto sicuro che io pensi ancora a loro?”
“Lo so”
Più cerco una motivazione convincente che possa fargli cambiare idea, meno riesco a trovarne. Non perché io davvero provi ancora qualcosa per Adrien o Luka ma perché lo conosco abbastanza da sapere che, quando si concentra su qualcosa, nessuno riesce a farlo desistere.
Un’idea mi balena in mente, il secondo punto che volevo affrontare con lui.
“Potrei dire lo stesso di te”
“Di me?”
Scosto la sua mano dalla mia, incrociando le braccia al petto ed assumendo un’aria più sicura, meno colpevole e più consapevole.
“Fino a cinque minuti fa urlavi il tuo grande amore per Ladybug. Non puoi aver cancellato certi sentimenti così velocemente”
Non l’hai fatto, vero? Non so perché ma questa possibilità mi terrorizza, come se saperlo innamorato solo di Marinette potesse rallegrarmi ma anche significare che non ama una parte di me.
“È diverso”
“In quale modo?”
“Ladybug non ha mai ricambiato i miei sentimenti”
“Nemmeno Adrien i miei”
Una smorfia lo vince.
“Non ne sarei così sicuro”
Un’altra frase che aggiunge confusione nella mia mente ma che decido di ignorare, almeno per il momento.
“Comunque, io proverò sempre qualcosa per Ladybug. È l’unica che possa comprendere pienamente cosa significhi essere i paladini di Parigi. È l’unica che sa cosa potremmo rischiare durante i combattimenti ed è l’unica che saprebbe come aiutarmi nelle situazioni peggiori”
Il suo sguardo si tinge di dolcezza ma anche di malinconia.
“In fondo, è stata anche il mio primo amore quindi immagino che conserverò sempre dentro di me qualcosa che mi leghi a lei”
“Ma?”
Ti prego, fa che ci sia un “ma” e che, allo stesso tempo, non sia qualcosa di troppo gravoso e definitivo.
“Ma lei non mi ama e, nelle ultime settimane ho capito che, nonostante tutto, mi preoccupo per lei ma mi preoccupo molto più per te”
Probabilmente queste sono le parole che ogni ragazza indecisa vorrebbe sentirsi rivolgere, io invece rimango paralizzata in questa frase sospesa tra noi.
“Se lei dovesse cambiare idea? Se dovesse… Capire di amarti?”
Una risata amara esce dalle sue labbra ma sembra riprendere subito una sfaccettatura più allegra.
“Allora non mi hai ascoltato, non solo mi preoccupo più di te ma sono anche molto più geloso di saperti con Luka che di sapere che Ladybug possa fidanzarsi con il suo grande amore”
Se solo sapesse che quella eventualità non potrà mai avere un futuro, non con lui, con il suo grande amore.
Le parole lasciano posto solo alla quiete. Nessuno dei due sa più cosa dire, lui forse perché vorrebbe sapere cosa penso io, io invece solo perché ho la mente così piena da risultare quasi dolorosa e riuscire a parlare di un argomento solo, non sono sicura sarebbe possibile. I suoi occhi profondi non mi lasciano nemmeno un attimo, rendendo il mio volto scarlatto ed il mio imbarazzo palpabile.
La sera scende su di noi, lasciandoci avvolti solamente dalla luce dei lampioni che illuminano le strade di Parigi. Nemmeno ricordo quando siamo riusciti a metterci comodi sulla sdraio, uno accanto all’altro ad osservarci intensamente. Sul suo volto, il sorriso non è mai scomparso mentre sul mio sento una smorfia pungente riflettere i mille pensieri che affollano la mia mente. Come può essere così tranquillo e rilassato in questo momento? Mi ha appena detto di provare qualcosa per me ed allo stesso tempo che sa di dovermi condividere con il fantasma di due persone che al momento non sfiorano nemmeno i miei pensieri. Eppure sembra così felice. Non dovrebbe essere triste, arrabbiato magari e soprattutto indeciso sul futuro che coinvolge noi due?
“Smettila di pensarci”
Sbatto le palpebre velocemente, in cerca di qualcosa da rispondergli ma la verità è che ha ragione, non riesco a smettere di rimuginare su tutta questa storia.
“Non credo di riuscirci”
“Allora prova a pensare solo a me”
Un ghigno malizioso prende vita sul suo sorriso.
“Se ti dicessi che lo sto facendo non mi crederesti”
“Probabile”
Mi alzo velocemente, lasciandolo sdraiato ed intento ad osservare la mia schiena.
“Sei davvero incredibile! Ti sei fissato così tanto con l’idea che io abbia un debole per qualcun altro che non riusciresti a vedere la realtà nemmeno se ci sbattessi la faccia!”
“Io so la verità, non ho bisogno che si scontri con il mio bel faccino”
“Questo è davvero troppo!”
Inizio una personale maratona sul terrazzo di casa, lasciando tutta la felicità di questa serata accanto a Chat Noir. I pensieri si sovrastano l’un l’altro, lasciandomi piena di delusione e rabbia, principalmente dirette verso di lui. So che dovrei essere felice per la sua dichiarazione, so che dovrei godermi questi momenti con lui ma più penso a quanto sono contenta per questa situazione, più sembro ricordarmi che non vuole che ci sia nulla di più tra noi solamente perché è certo, senza alcun dubbio, che io abbia il cuore diviso in tre.
“Mi farai impazzire davvero!”
“Lo spero”
“Non giocare con me!”
La mia corsa si ferma all’improvviso, quando la sua mano ritrova il mio braccio, impedendomi un solo passo in più.
“Mari, non vederla come una cosa negativa”
“Non so come faccia tu a vederla come qualcosa di positivo!”
Il suo sorriso si amplifica, tanto che sembra ridar luce anche all’oscurità che ci circonda.
“È molto semplice. So che alla fine vincerò io quindi non vedo il problema di aspettare che tu riesca a pensare solo a me”
Facile da dire per lui ma più io cerco di vederla allo stesso modo più mi ritrovo a pensare a come fargli capire che il problema non esiste. Luka è un capitolo chiuso per me e, nonostante gli sguardi e l’atteggiamento fin troppo amichevole di Adrien, nemmeno lui rappresenta più il mio presente.
“Chat…”
Con una leggera pressione sul mio braccio, mi avvolge tra le sue, lasciando che il mio volto si appoggi sulla sua spalla. Sembra tutto così giusto, così perfetto che pensare che ci sia qualcosa che continua ad impedirci di essere felici pare macchiare ogni cosa. Un sospiro profondo mi scuote mentre il mio cuore inizia una corsa verso di lui.
So che puoi sentirlo, so che riesci a vedere quanto io stia bene al tuo fianco. Allora perché non mi credi?
“Mi piace molto il tuo profumo”
Un altro sospiro mi sfugge mentre le mie mani ritrovano il loro posto sulla schiena di questo gatto ipocrita e vanitoso.
“Riuscirò a farti cambiare idea” è tutto ciò a cui riesco a pensare.

***

Buon pomeriggio miei cari lettori.
Avevo iniziato a viziarvi, lo so. Un capitolo al mese è stato un bel sogno, lo ammetto ma il lavoro ricomincia, gli studi anche e tra i miei mille casini non riesco a star dietro anche alla storia. In verità ho avuto parecchi ripensamenti su questo capitolo e solo la scorsa settimana sono riuscita a completarlo!
Detto questo, cosa ne pensate? Sì, è una situazione abbastanza strana quella tra Chat Noir e Marinette ma trovo tutto ciò veramente ilare e dolce, voi no?
Non vedo lìora di sapere se avete delle ipotesi per il futuro di questa storia! :)
Un grande abbraccio,
miss_MZ93

  
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