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Autore: Henya    01/10/2022    4 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oggi in caffetteria ci sono più clienti del solito ed è strano, perché sono soltanto le dieci del mattino. Mentre corro da un tavolo all’altro per prendere ordinazioni o servire, vengo interrotta dal cellulare, posto nella tasca posteriore del jeans, che continua a vibrare insistentemente da un po’, ma non so come rispondere dato che ho le mani occupate da vassoi e vassoietti.

“Dana! Potresti aiutarmi, devi portare due caf….Dana?”. Ma dov’è finita? Penso tra me e me, guardandomi in giro alla ricerca della mia collega e badando bene, nel frattempo, ad adagiare due caffè sul tavolo senza rovesciarli addosso a queste due signore.

“Dana?”. 

Insospettita dalla sua assenza, abbandono la sala e mi avvio in cucina dove, una volta entrata, sono costretta a indietreggiare e nascondermi. Ma quello senza maglietta è Boris? O mio dio…e quella ragazza seduta sulla lavastoviglie che lui sta baciando focosamente è….Dana???

Non può essere!

Chiudo e riapro gli occhi come a non voler credere a ciò sto vedendo.

Dana e Boris? Ma da quand…

“Fai la guardona ora??”

Una voce alle mie spalle mi prende alla sprovvista, facendomi trasalire.

“Kai! Mi hai spaventata!” esclamo a bassa voce, portandomi una mano sul petto.

“Per questo non rispondi al cellulare? Ti eccita guardarli?” chiede quasi divertito.

“No! Stavo lavorando!” spiego facendo un gesto per scansarlo e uscire da questa cucina a luci rosse.

Com’è possibile che quei due si stiano baciando? Cosa mi sono persa? Ma soprattutto cosa vuole Hiwatari?

“Che vuoi?” gli domando infastidita, mentre preparo le prossime ordinazioni.

“Sono qui per scusarmi per ieri sera…” esordisce in tono pacato. E la parola “scusarmi” mi pare talmente strana pronunciata dalla sua bocca che sono costretta a fermarmi per osservarlo di traverso. 

“Tu…vuoi…scusarti?” ripeto allibita, talmente tanto da fargli pentire di aver detto quella parola.

“Che c’è di strano?” . Dalle scuse è passato all’autosarcasmo? Deve essere uno scherzo!

“E sentiamo…per cosa vorresti scusarti?”.

Sono proprio curiosa a questo punto.

“Per l’altra sera, per aver rovinato la tua serata con Sosuke” rivela sotto il mio sguardo sempre più perplesso. E sono così sconvolta che non so cosa dire o fare, se non guardarlo in modo sospetto.“So che, insomma, hai bisogno della tua intimità…” , ma cosa sta dicendo?, “...dopo quella sera in cui siamo stati insieme ho capito che fossi in astinenza da tempo e so che mi hai solo usato e, in fondo, mi va bene…” ammette in modo naturale, avvicinandosi. “Quindi, dato che per te quella notte è stata solo una cosa fine a se stessa e che hai messo da parte i sentimenti nel farlo, beh…sappi che se volessi rifarlo…io ci sto…”. Cosa? Ma che vuol dire? “Quando vuoi, sarò disponibile” conclude schietto parandosi di fronte a me e togliendosi in un rapido gesto la maglietta.

“Kai…cosa…siamo in caffetteria, riprendi la tua maglietta!” gli ordino, osservando imbarazzata i clienti in sala che, stranamente, non sembrano notare nulla. Continuano a sorseggiare i loro caffè e a chiaccherare, come se nulla stesse succedendo. “Lasciali perdere” mi consiglia in un caldo sussurro, accarezzandomi la schiena. “Vuoi divertirti o no?” propone in tono seducente mentre mi adagia sul bancone facendo cadere molti bicchieri a terra, che si infrangono in mille pezzi, e la cosa più strana è che i clienti non ne sentono il rumore.

Come diavolo è possibile??

“So che mi desideri” dice lui, iniziando a baciarmi sul collo.

“Kai, non mi sembra il luogo adatto…” gli spiego, provando a spingere le mani sul suo petto per allontanarlo, ma è come un muro di cemento. Dannazione, che diavolo sta succedendo?

“Potresti lasciarti andare come quella sera a casa mia” mi sussurra all’orecchio; e queste parole bastano a farmi rivivere nella testa scene e sensazioni di quella notte, finché a un certo punto tutto inizia a  confondersi…un secondo prima siamo in camera sua, sul suo letto e un secondo dopo siamo qui in caffetteria su questo bancone. Le sue mani percorrono ogni centimetro del mio corpo e le sue labbra giocano desiderose con le mie in una danza che inizia tutto sommato a piacermi, così tanto che non riesco più a fermarmi tanto da…

 

“Ommioddio no!” urlo svegliandomi di soprassalto, ansimante e sudata. “O mio dio…” ripeto, stavolta in modo più calmo, mentre adagio una mano sul petto per controllare che io sia reale.

Passati alcuni secondi, durante i quali il mio respiro e il mio battito sembrano essersi regolarizzati, faccio mente locale e mi accorgo di essere seduta sul mio letto, da sola e, puntando gli occhi alla sveglia, mi accorgo che sono solo le tre del mattino circa.

“Era solo…un sogno” mi ripeto a voce alta, quasi sconvolta.

Eppure sembrava così reale. Insomma, assurdo…certo, ma reale!

Emetto un sospiro di sollievo, ma anche di stanchezza e mi ricorico pesantemente sul letto per osservare il soffitto.

Perché mai avrò sognato una cosa del genere?

Dicono che i sogni non sono altro che desideri repressi.

Ma perchè l’oggetto del desiderio era proprio Kai Hiwatari?

Forse perché non faccio altro che continuare a pensare a quella notte, quella stupida notte, mannaggia a me! Ho cercato di eliminare dalla mia mente questi pensieri, provando a uscire con qualcun altro, ma non ha funzionato, sempre per colpa di Hiwatari.

Non ce la faccio più. Gira e rigira me lo trovo sempre davanti: a scuola, in caffetteria, a casa, nei pub e ora persino nei sogni. Sta diventando un incubo, anzi, ultimamente un incubo a luci rosse. Non è la prima volta che Kai mi viene in sogno, solo che stavolta è stato un sogno troppo spinto e la cosa inizia a preoccuparmi.

E poi perché c’era anche Boris senza maglietta? E che baciava Dana per giunta!

Che cosa vorra mai dire questo sogno?

Che forse Kai… mi piace?

Bah!

Kai non può piacermi, anzi non deve piacermi!

Lui è…solo il padre di Hope!

Insomma, lui è…

Sbuffo sonoramente, afflitta da questo pensiero… “Credo di avere un problema…” e devo risolverlo al più presto.











 

“Sembra che qualcuno non abbia dormito stanotte!” esordisce Boris, fissandomi con un sorriso che allude chissà a cosa.

“Già, non ho dormito, ma non per il motivo che pensi tu!” spiego immediatamente, a scanso di equivoci.

“Vuoi dire che con Sosuke…non è andata?” domanda curioso.

Ma cosa gli importa?

“Beh, dopo quella sera non si è più fatto sentire, grazie a te!” gli rimprovero risentita, mentre gli servo del caffè.

“Grazie a Hiwatari vorrai dire!” ci tiene subito a precisare offeso.

Già…Hiwatari.

“Beh ad ogni modo, non mi importa. Era solo uno stupido appuntamento”. Basta parlare di Sosuke! Sono stanca.

Boris intuisce il fatto che l’argomento Sosuke è chiuso e inizia a punzecchiare Dana, che in tutta risposta gli consiglia di tornare al lavoro e togliersi dai piedi. E questa scena mi fa un po’ sorridere: giusto la scorsa notte li ho visti nel mio sogno attaccati come due cozze mentre si baciavano!

“Che hai da sorridere tu? Porta questi due frullati al tavolo cinque!” mi ordina Dana in toni alterati, riportandomi alla realtà.

Sìssignora!





 

*** 








 

“Hope, stai attenta con quei pennelli!”.

“Ma la maestra vuole che finisco questo disegno con gli acquerelli!”.

“Ti avevo detto di metterti sul tavolo grande, non quello piccolo vicino al divano” le rimprovero in tono calmo ma autoritario.

“Ma qui mi viene meglio!” ribatte lei, continuando a dipingere il suo foglio,  pericolosamente vicino al divano bianco. Non che io tenga particolarmente a quel divano, ma odio che lei non mi ascolti e continui a fare di testa sua.

“Io dico che ti viene meglio su quello grande!”. E così, ignorando le sue lamentele, la afferro da dietro sollevandola, nonostante la sua resistenza.

“Papàà nooo!” urla quasi isterica, agitadosi come una matta tra le mie braccia. “Voglio stare làà!” si lagna fingendo di piangere. 

“Hope, smettila!”. Provo a farla calmare ,ma lei si torce e contorce così animatamente che non riesco nel mio intento di farla sedere sulla sedia. E nel suo continuo agitarsi, mi colpisce col pennello prima sul fianco, sul petto e poi sulla fronte e per poco, ha mancato l’occhio sinistro.

Dio, quanto sei testarda!

Penso tra me e me stringendo i denti.

Infine, il suono del campanello mi costringe a lasciarla andare e farla vincere ancora una volta.

“Non finisce qui, signorina…” mormoro tra me e me, mentre lei corre via furbetta, ritornando verso la sua postazione di lavoro preferita.

“Ho tutte le mani verdi per colpa di quei pennelli del cazzo…” continuo a mormorare, sbuffando.

Quando arrivo alla porta e la apro, mi ritrovo davanti Anya, che mi osserva dalla testa ai piedi in maniera strana.

“Cos’è…successo?” domanda in tono cauto.

“Chiedilo a tua figlia!”.

“Hai del verde sulla faccia…” mi fa notare, puntando il dito.

“Lasciamo perdere…” taglio corto, roteando gli occhi infastidito, mentre chiudo la porta.

“Hope, che hai combinato?”, domanda avvicinandosi pericolosamente alla piccola.

“Ti consiglio di non avvicinarti troppo!” le raccomando con sarcasmo, mentre mi osservo allo specchio e strofino col dito sulla fronte per cercare di togliere le macchie di colore.

“Papà voleva rovinare il mio disegno!” spiega la piccola peste, fingendosi tutta incollerita. 

“Io non credo sia andata proprio così” sento dire ad Anya, dopo aver visto il mio sguardo omicida rivolto alla bambina.

“Io voglio colorare qui!” torna a dire, con convinzione suprema.

“Senti, perché non lo finisci di colorare a casa nostra! Dai, raccogli le tue cose e andiamo!” le propone Anya, con una calma quasi innaturale. “Mi dispiace se oggi ti ha fatto penare! Ogni tanto ha i suoi momenti capricciosi” si scusa poi col sottoscritto.

“Ormai sono abituato” rispondo stanco e rassegnato.

Seguono alcuni minuti di inspiegabile e imbarazzante silenzio, durante i quali sia io che lei facciamo saettare lo sguardo in diversi punti indefiniti dello spazio, in modo che le traiettorie non si incrocino nemmeno per sbaglio.

Non capisco il perché, ma questi momenti di silenzio imbarazzante si stanno facendo sempre più frequenti negli ultimi tempi.






 

***








 

“Mamma, ho finito, possiamo andare!” esclama Hope, correndo verso di me col suo zainetto in spalla.

Oh, finalmente! Non riuscivo più a sopportare questo silenzio imbarazzante! Durante questi minuti, passati di fronte a Hiwatari, non ho fatto altro che immaginare le scene di quel sogno assurdo.

“Bene, andiamo!”.

“Aspetta!” 

Cosa vuole ancora Kai?

“Sì?”. Mi fermo sul ciglio della porta e mi sforzo, con tutta me stessa. di vedere di fronte a me il Kai di sempre, quello odioso e scontroso che mi fa sempre arrabbiare, e non quello sexy e seducente che mi fa arr…lasciamo perdere!

“Domani pomeriggio avrò da fare in ufficio, quindi andrai tu a prenderla a scuola” mi annuncia semplice e conciso, come sempre.

“Ok, nessun problema”.

E dopo questo breve dialogo, io e Hope usciamo da villa Hiwatari per tornare a casa.

Anya, smettila! 

E’ tutto nella tua testa…





















 

****




 

Sono appena uscito dalla doccia e con l’asciugamano attaccato alla vita mi siedo sul letto, per leggere dei messaggi sul cellulare che ho sentito arrivare mentre ero intento a togliere le macchie di colore dalla mia faccia.

Decido di ignorare le chat riguardanti il lavoro e passo subito in rassegna tutti gli altri, decisamente meno impegnativi. Boris, come al solito, mi invia video o immagini oscene; Yuri mi ha invitato alla sua cerimonia di laurea di specializzazione che si terrà questo fine settimana e infine Yasmine mi scrive se ho voglia di vederla stasera…

Sono uscito con lei già molte volte e ci siamo divertiti un po’, ma stasera non credo di essere dell’umore per fare certe cose, quindi…

  • per stasera passo- 

scrivo velocemente e senza pensarci due volte. 

La sua risposta arriva pochi secondi dopo ed è una faccina triste che decido di ignorare. Ma prima di posare il cellulare decido di fare una cosa che, da un po’ di tempo a questa parte, mi capita di fare senza, a volte, rendermene conto. E si tratta di ingrandire la foto che Anya ha messo nel suo profilo di chat: è una foto che la ritrae mentre sorride e abbraccia Hope. Non so nemmeno io perché lo faccio, so solo che non mi capita mai di vederla sorridere così, o meglio, lo fa, ma non in presenza del sottoscritto. Non che io mi impegni molto nel farla sorridere, anzi, sono solo bravo a farla arrabbiare…




 

***












 

Nel pomeriggio vado a scuola a prendere Hope. Tocca a me stavolta, dato che sua maestà Hiwatari ha da fare in ufficio.

“Mamma, posso giocare ancora con Mitzuki?” mi chiede timidamente Hope tirandomi un lembo della maglietta per avere la mia attenzione.

“Dobbiamo tornare a casa…la rivedrai domani!” la rassicuro nella speranza di convincerla.

“Ma dobbiamo finire un gioco!” lamenta imbronciata, mentre le afferro la mano per andare via.

“Lo finirete domani, vero Mitzuki?”. Il mio tentativo di trovare la complicità in una bambina di cinque anni fallisce miseramente quando noto la stessa espressione imbronciata di Hope sul suo volto- “E va bene, finite questo gioco, ma solo finché non verrà la madre di Mitzuki a prenderla!” le raccomando con aria autorevole.

Le due bambine ritornano contente a sedersi al banco e finire il loro gioco, mentre io decido, nell’attesa, di sedermi in un angolo del corridoio per controllare alcuni messaggi sul cellulare, di cui la maggior parte sono di Hilary.

  • Quindi chi porterai alla festa? Hai un accompagnatore?- mi ha scritto circa mezz’ora fa. E anche se si tratta di un messaggio scritto, posso perfettamente immaginare il tono allusivo con cui pronuncerebbe queste parole.

  • No! Non c’è nessun accompagnatore!!-  è la mia risposta secca.

 

Mentre attendo una risposta dalla mia amica, arriva una strana notifica che mi costringe ad avvicinare il telefono agli occhi e ad aguzzare la vista.

 
  • *A hiwatariK piace la tua foto su Instagram*

 

Lo rileggo più e più volte finché il mio cervello apprende appieno che questo utente di nome hiwatariK non è…

Kai?

Ommio dio, Kai ha messo mi piace ad una mia foto??

Ma…ma…

Io non l’ho mai visto sui social e non mi è mai venuto in mente di cercarlo, anzi, ho sempre pensato che lui non fosse tipo da social network.

La cosa si fa talemnte strana da costringermi a verificare l’autenticità di quell’account, ma l’assenza di foto e di informazioni personali non mi aiuta. L’immagine del profilo è un simbolo che ricorda vagamente quello della Hiwatari corporation… e poi il fatto che l’unico follower in comune sia Huznestov23, ossia Boris, conferma la mia ipotesi: si tratta veramente di Kai. E la domanda che mi sorge spontanea è…perché sta curiosando nel mio profilo e ha messo addirittura un like?

Non ho il tempo di provare a darmi una spiegazione plausibile perché qualcuno decide proprio ora di interrompere il flusso dei miei pensieri…

“Tu devi essere la mamma di Hope” sento dire a una figura appena giunta vicino a me e quando alzo lo sguardo per controllare chi sia, vedo un uomo alto con in braccio Mitzuki..

“Ehm…salve, sì sono …la mamma di Hope!” esordisco timidamente, mettendo via il telefono,

“Sono il padre di Mitzuki”. Beh lo avevo intuito, ma mi sforzo di essere sorpresa.

“Oh, piacere!” rispondo cordialmente.

“ Mamma, Mitzuki ha detto se possiamo giocare ancora!” sento dire a Hope con una vocina furbetta.

“Io credo che per oggi abbiate giocato abbastanza!”.

“Lo penso anch’io!” interviene l’uomo, dandomi man forte.

“Su dai, andiamo, saluta Mitzuki e suo padre!”.

“Ciao Mitzuki, ciao!”. Hope saluta agitando la manina e stessa cosa faccio anch’io.

“A domani!” risponde l’uomo facendomi l’occhiolino con fare amichevole.

Però, il padre di Mitzuki non è male…mi sembra di non averlo mai incontrato. Non c’era nemmeno alla famosa recita dei genitori. Forse non aveva tempo di partecipare e forse non l’ho mai visto perché di solito è Kai che va a prendere Hope a scuola il più delle volte. A proposito di Kai, mi ha davvero messo un like alla foto??






 

***






 

Merda!

Ma che diamine combino?

Merda!

Sono costretto a soffocare in gola una serie di imprecazioni, per non attirare l’attenzione dei miei colleghi. Sono immerso da ore in una riunione pallosissima e mentre facevo finta di ascoltare i miei assistenti ho preso il cellulare e sono entrato nel profilo Instagram di Anya. Ok, non chiedetemi il perché io l’abbia fatto, perché non lo so nemmeno io. 

Come ho spiegato, ultimamente mi capita di fare certe cose senza un motivo apparente.

Sta di fatto che, mentre ero intento a scorrere col dito tra le foto, ho cliccato due volte, per sbaglio, su una foto, lasciando un cuoricino e, dunque, un like. In quel momento, preso dal panico, avrei voluto solo lanciare il telefono e mordermi il dito, ma dato che sono in riunione e in presenza di altre persone, ho semplicemente represso dentro la rabbia e ho posato il cellulare sul tavolo, col display rivolto verso il basso, come per paura di vedervi apparire qualche notifica da parte di Anya.

Che figura di merda…

Chissà se se ne sarà accorta.

Le sarà sicuramente arrivata una notifica all’istante.







 

L’indomani, quando entro in caffetteria, mi preparo mentalmente ad una possibile spiegazione, nel caso in cui Anya dovesse chiedermi di quel like lasciato sulla sua foto. Ma quando viene a salutarmi con la sua espressione seria, da funerale, tipica di quando mi vede, capisco che mi sono fatto delle paranoie inutili: avrà capito che si è trattato di un errore, o meglio, la notifica non le sarà mai arrivata.

“Il solito caffè amaro?” mi chiede velocemente, mentre è affaccendata a sistemare delle cose.

“Sì” rispondo, leggermente stranito da questo comportamento.

“Glielo prepari tu, Dana?” domanda alla sua collega che si limita a dire un ok in tono esplicitamente seccato.

Sbaglio o mi sta snobando?

Non Dana, ma proprio Anya, che fa di tutto pur di stare lontana dal bancone dove sono seduto.

Forse non sarei dovuto passare. Non so nemmeno io perché ho deciso di venire qui, avrei potuto benissimo bere quell’orribile caffé dei distributori che teniamo in azienda.

“Prima che te ne vada…devo chiederti una cosa!”. Proprio sul punto di uscire, Anya si ricorda della mia esistenza e mi costringe a fermarmi sul ciglio della porta.

Non vorrà mica chiedermi del like, spero.

“Domani sera ci sarà la cerimonia di laurea di Yuri…” inizia a dire, sotto il mio sguardo più sollevato. Non si tratta del like, quindi. Meno male!

“Sì lo so”.

“Hai intenzione di andarci?” chiede con uno strano tono che mi fa pensare che forse voglia chiedermi …

“Vuoi un passaggio?”. E’ quello che di istinto mi viene da chiederle.

“Ehm…no, no…volevo solo chiederti se possiamo lasciare Hope a Reina”.

Perché mi sento uno stupido?

“ Sai, temo possa annoiarsi a un evento simile e sicuramente faremo tardi” aggiunge infine.

“Sì, probabile…” concordo.

“Perfetto, allora!” conclude soddisfatta.

Già perfetto…

“ Quindi…non hai bisogno di un passaggio?”. Non so perché io stia insistendo su questo argomento. Sarei potuto andarmene subito, eppure sono ancora qui a rifare la stessa domanda.

“Ehm…No. Ho già chi mi accompagna, grazie comunque” dichiara in modo schivo per poi andarsene e lasciarmi qui a osservare perplesso un punto lontano e indefinito del locale.

Perfetto, ha già chi la accompagna.

Probabilemente un altro tizio che ha conosciuto mettendo like sui social.

Se è così…beh, non mi farò trovare impreparato nemmeno io, penso e ripenso nella mia testa dirigendomi alla macchina.








 

La sera della festa arriva e quando scendo dall’auto e lascio le chiavi al parcheggiatore del locale, sento una mano prendermi sotto braccio.

“Molto chic questo locale…” commenta la bruna al mio fianco.

“Già, Yuri fa sul serio…” commento pensieroso, mentre osservo l’insegna del lussuoso locale in cui si terrà l’evento.

“Andiamo? Spero ci sia dello champagne!” le sento dire, eccitata.

Conoscendo Yuri, credo che abbia optato per della buona vodka in stile russo.

Ed è quello che spero anch’io: lo champagne mi fa decisamente schifo.

Quando entriamo, veniamo accolti da dei camerieri che ci invitano a togliere i cappotti e ci offrono subito un calice con quello che, all’olfatto, sembra essere champagne.

Che schifo.

Dov’è la vodka?

E dov’è Yuri?

“Non lo bevi?” mi chiede Yasmine.

“No, bevilo tu!” dico in modo secco, porgendole il bicchiere per togliermelo dalle mani e cercando tra gli invitati dei volti conosciuti.

Ecco Boris, laggiù.

“Dimmi che è vodka” esordisco, puntando il dito verso il suo bicchiere.

“Ehm, no, mi dispiace! E’ champagne e ciao anche a te Hiwatari!” commenta poi sarcastico. “Non mi presenti la tua amica?” chiede poi, riservando uno sguardo ammiccante alla mia accompagnatrice.

“Può presentarsi anche da sola, dov’è Yuri?” dico, tagliando corto sui formalismi.

“Sono Yasmine” saluta la diretta interessata, esplicitamente offesa dai miei modi, lo ammetto un po’ scorbutici.

“Piacere, Boris” si presenta quest’ultimo con un tono fin troppo lusinghiero che mi fa roteare gli occhi un paio di volte. Ma smettila… “Yuri è laggiù a parlare con dei suoi colleghi…, adesso è un uomo importante” afferma ironico, facendo una faccia schifata all’ennesimo sorso di questo champagne. “Mio dio, che schifo! Da quando, Yuri, beve questa roba!”.

“Non lo so, ma se voglio sopportare questa serata, mi serve della vodka” confesso annoiato, quando all’improvviso i miei occhi scorgono Anya tra la folla, mentre ride insieme a quella che sembra Hilary.

“Non hai in macchina una bottiglia di riserva?” sento dire a Boris, mentre io scruto ogni persona a pochi centimetri da Anya per capire chi sia il suo accompagnatore. “Io volevo comprare una bottiglia durante il tragitto, ma Anya me l’ha impedito dicendo che saremmo arrivati in ritardo”.

“Cosa? Anya?”. E’ l’unica parola che ho capito del suo infinito discorso.

“Sì, Anya!” ripete quasi scocciato, ma il mio sguardo lo incita a essere più chiaro. “Sono andato a prenderla e mi ha impedito di…”.

“Un momento, l’hai accompagnata tu?” domando, interrompendolo bruscamente.

“Sì, ma stavo dicendo che io volevo comprare della vodka perché temevo che…”.

Boris continua a parlare ma io non lo sto più ascoltando.

Quindi Anya parlava di Boris?

Lei è venuta con Boris?

Io pensavo che avesse rifiutato il mio invito per venire con quel Sotzuke o chissà chi altro.

Perché non mi ha detto che si trattava di Boris?

Mi sarei fatto meno flash mentali e non mi sarei portato dietro questa qua che non fa altro che ingurgitare champagne e sorridere in maniera odiosa.

Ok, mi serve decisamente qualcosa di più forte!

La cosa più assurda di tutta questa faccenda è che non so nemmeno io perché sto dando peso a questi fatti.

Che diavolo me ne frega con chi va Anya alle feste?




 

*** 








 

“Allora? Qualche collega di Yuri che ti sembra interessante?” mi chiede in tono ammiccante Hilary, avvicinandosi al mio orecchio.

“Ehm, non ci ho fatto caso in realtà” rispondo calma, con un sorrisetto allusivo.

“Bugiarda!”.

“Vado un attimo da Boris!”.

“Ma dai, lascialo perdere!” esclama Hilary, invitandomi a seguirla per conoscere altri invitati, ma io la ignoro e mi dirigo verso un Huznestov troppo impegnato in una conversazione con una ragazza dall’aria vagamente familiare.

“Hey Boris, trovata la vodka?” domando in tono allegro, rivolgendo un rapido sguardo di ispezione alla ragazza in piedi alla sua destra.

“No, niente. Kai sta provando a corrompere alcuni camerieri” racconta in fretta, cercandolo tra la folla.

Kai? Quindi è arrivato…

“Ho minacciato un cameriere di trovare subito una bottiglia di vodka” annuncia Hiwatari appena giunto alle mie spalle. E quando si accorge della mia presenza, volge altrove lo sguardo, come ad ignorarmi.

“Solo tu potevi riuscirci” sento dire a quella ragazza, che si avvicina a lui per prendergli il braccio e posare carinamente il viso sulla sua spalla.

Ah, ecco dove l'ho già vista…

E’ la signorina gambe lunghe, amica di letto di Hiwatari.

Grandioso.

Quindi avevo capito male ieri, in caffetteria.

Credevo si stesse proponendo per darmi un passaggio e venire insieme alla festa. 

Per fortuna che ho avuto la brillante intuizione di rifiutare.

In tutto questo tempo ho appreso molto dalle mie esperienze e se c’è una cosa che ho imparato con Hiwatari è che, come nel gioco degli scacchi, bisogna essere sempre, almeno, due mosse avanti a lui.

Questa tecnica mi ha permesso di gestire le conseguenze di quella notte passata insieme. 

“Vi ringrazio tutti per essere venuti qui…”. La voce di Yuri al centro della sala, mi costringe a scacciare via questi assurdi pensieri dalla testa. Devo godermi la serata anch’io dopotutto.








 

*** 








 

“Ragazzi, scusatemi se non vi ho ancora degnati della mia presenza!” esclama Yuri, raggiungendoci dopo il suo luuuungo discorso.

“Lo capiamo, ormai sei un uomo importante!” ironizzo, punzecchiandolo.

“Divertente!” risponde lui, con altrettanta ironia nel tono.

“Ti sei dimenticato di noi, dov’è la vodka? Kai ha dovuto corrompere dei camerieri per averla!” lamento fingendomi offeso e cercando la complicità del diretto interessato, troppo impegnato a sorseggiare vodka e fissare con astio un punto non ben definito della sala.

Sia io che Yuri lo osserviamo perplessi e proviamo a seguire la traiettoria del suo sguardo, riuscendo a capire il perché di questa espressione accigliata.

“Anya è molto presa dal tuo collega” inzio a dire io, con tono allusivo.

“In realtà quello è un mio professore!” mi corregge Yuri, lasciandomi interdetto.

Anche Kai, nonostante non ci stia degnando della sua attenzione visiva, sembra avere le orecchie ben tese ad origliare la nostra conversazione.

“Ma quanti anni ha??” chiedo allibito.

Non sembra poi così vecchio, ma nemmeno così giovincello.

“Se non erro, dovrebbe avere circa 40 anni?” prova a indovinare.

“Wow, Anya è passata agli uomini maturi ormai” commento in tono beffardo, quanto basta a farmi fuliminare dallo sguardo di fuoco di Kai, che in tutta risposta abbandona con forza il suo bicchiere su un tavolo e se ne va fuori lasciando con noi la sua ragazza Yasmine.

“Ma che gli prende?” chiede lei perplessa ai qui presenti, che scambiandoci uno sguardo di intesa, ci limitiamo a fare spallucce fingendoci incosapevoli dei problemi che affliggono il povero cuore di Hiwatari…











 

*** 











 

Perché quando serve, l’accendino non funziona mai?

Provo e riprovo ad accendere la sigaretta prima che la fiamma si spenga, ma…diamine, fanculo!

“Serve un aiuto?” sento dire da una voce alle mie spalle.

E’ Boris.

Per una volta mi potrà essere utile.

“Ho lasciato Yasmine vicino ai cocktail, credo che stasera la porterai a casa in spalla” mi spiega divertito mentre mi accende la sigaretta. “Sai, non ti facevo un tipo da ragazze brune” aggiunge poi, allo scopo di punzecchiarmi…

Ma io mi siedo su una panchina, ignorando le sue parole e provare a godermi in solitudine questa sigaretta. Ma quando lui decide di sedersi accanto a me, capisco che non sarà così.

“Sai, ho visto che hai messo un like ad una foto di Anya” inizia a dire, rompendo il silenzio e facendomi quasi soffocare col fumo.

“Te l’ha detto lei?” gli domando, stranito.

“No, l’ho visto tra le attività dei miei followers” dichiara, come fosse la cosa più ovvia del mondo.

Ma che diavolo…

“Non sapevi di questa funzione? Sul serio? Amico, il sistema ci controlla!” esclama poi, in tono apocalittico.

“A me sembra che sia tu a controllare il sistema” gli faccio notare, schietto.

“Sei geloso dei followers che le mettono like? Vuoi attirare l’attenzione della madre di tua figlia?”.

“Smettila…” lo prego infastidito dal suo pessimo umorismo.

“Certo che la vostra è una situazione complicata…insomma, cosa siete? ex? genitori separati? Avete scopato di recente?” e quest’ultima domanda mi basta a fulminarlo con lo sguardo…

“No!” rispondo mentendo, ma continuando a osservarlo sospettoso. Che Anya gli abbia detto qualcosa?

“Ok, non ti adirare! Stavo solo scherzando!” spiega in tono innocente, mentre se la ride sotto i baffi.

“Non so cosa siamo, credo proprio un bel niente!” concludo in tono piatto e con un aria pensierosa che lo costringe a tornare serio…

Cala di nuovo il silenzio, intervallato dai versi delle cavallette in lontananza e dal mormorio proveniente dalla sala, infine rotto dal suono di un messaggio sul cellulare di Boris.

“Che c’è?” gli domando, notando il suo modo di fare misterioso. 

“Ehm…è un messaggio di Anya…” inzia a dire in tono cauto. “Mi avvisa che tornerà a casa con qualcun altro…” confessa infine, rimettendosi il cellulare in tasca.

Bene.

Perfetto.

“Sta arrivando Yasmine” mi fa notare, vedendo una ragazza coi tacchi vertiginosi avvicinarsi a noi.

Grandioso.

Mi ero dimenticato di lei.

“Kai, che ne dici di tornare a casa? Iniziano a farmi male i piedi” lamenta dolorante.

“Ti accompagnerà Boris” dichiaro alzandomi, sotto lo sguardo interdetto dei due.

“Come scusa?” chiede lei, pretendendo delle spiegazioni, che non ho voglia di dare.

“E’ tutta tua” stavolta mi rivolgo a lui, che anche se si dimostra perplesso da questa mia decisione, la accetta con un sorriso beffardo che lascia ben intendere le sue intenzioni.

Dichiarate le mie ultime volontà e ignorando eventuali ripensamenti, volto i tacchi e me ne torno in auto a finire la bottiglia di vodka che ho estorto quasi a forza a questi camerieri.

Ho bisogno di riflettere, ma allo stesso tempo di non pensare…






















 

Salve a tutti i lettori giunti fin qui!

Dopo mesi e mesi, torno a pubblicare un capitolo che, lo ammetto, è stato un parto; sono troppo arrugginita e spero si avverta poco le testo.

Ammetto che è stato difficile scriverlo perché è un capitolo dove non succede nulla di eclatante, ma allo stesso tempo è importante perchè si intravede un briciolo di umanità e di sentimento nel cuore di Hiwatari. Che cosa gli sta succedendo?

La stesura del capitolo non mi convince molto e spero possa trasmettervi ciò che avevo intenzione di trasmettervi, se non è così, ammetto piangendo il mio fallimento.

Spero di aggiornare più spesso, dato che il caldo torrido che mi ha perseguitato e tolto la voglia di vivere per ben tre mesi, sembra essere terminato, o quanto meno, affievolito XD

 

Ringrazio tutti i lettori e chi ha lasciato una recensione. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. Sono psicologicamente pronta. Mi scuso per eventuali errori XD

 

A presto!































 
   
 
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