Genere: romantico, introspettivo
Raiting: verde
Coppie: AtsuHina
Non
avevamo paura
(Volevamo essere il cielo. E probabilmente, a un certo punto della nostra vita, lo siamo anche stati. Eravamo immensi, giovani, accecanti e ciechi. Masticavamo stelle ed era sempre primavera, anche a dicembre, anche quando c’erano tre metri di neve. Le nostre ossa erano fatte di vetro e i nostri occhi sapevano guardare solo in su. E non avevamo paura, non avevamo paura di brillare così tanto, di essere così tanto vuoti, perché pure quando ci sparavano noi non li sentivamo neanche, né gli scoppi né i proiettili. Ci attraversavano in silenzio. Eravamo immortali, impalpabili, eravamo leggerissimi, eravamo come la porporina, luccicanti e dappertutto, e non sentivamo dolore. Sentivamo solo quella fame, quella fame insaziabile che ci aveva trasformato in mostri - stavamo sempre a sbranare, a cacciare, a mutare in qualcosa di ancor più splendente.
C’era solo la dolorosa smania di salire e salire e salire ancora, sempre più in alto. Non era mai abbastanza lontano, o abbastanza profondo. E quando le cime finivano, allora ci toccava costruire montagne nuove, e scalare pure quelle. E respirare, per poi guardare il panorama così bello da mozzare il fiato, e pensare: non è abbastanza, neanche remotamente. Voglio molto di più.
Ma l'onnipotenza dura un istante. E persino gli uccelli, a un certo punto, cadono nel vuoto. A nessuno è concesso il privilegio di crogiolarsi nel cielo.
E perciò quel cielo, adesso, è troppo lontano per noi, nonostante ci abbiamo vissuto, nonostante lo abbiamo mangiato e squarciato con le unghie e con i denti mentre ridevamo e ci baciavamo.
E ci sei tu, con le ali squagliate e i capelli più scuri. E adesso, sulla cima, c’è qualcuno di più giovane. Qualcuno che lascia orme fresche sulla terra mentre le tue sono già ricoperte da uno strato di polvere. Ci sei tu e c’è quello che sei stato, ti sei scisso, ti hanno tagliato in due con una forbice, il tuo passato glorioso guarda dall’alto quello che sei adesso. E mi sono scisso anche io, ché prima ero dorato, mentre adesso-
adesso?
Il nostro tempo immortale è terminato. Gli orologi hanno ricominciato a ticchettare e all’improvviso abbiamo scoperto quanto siano veloci e frenetici, i giorni, e quanto sia fragile la memoria, e quanto ci sbagliavamo a credere che le cose eterne fossero eterne per davvero.
Ci dev’essere un posto, però, dove il tempo rallenta. Ci dev’essere un posto, però, diverso dal cielo, dove possiamo continuare, anche solo per un istante, a sentirci pieni.
A stringere, e a essere stretti.)
Shouyou guarda Atsumu. Ha le ginocchia spolverate di sabbia, il sale sulle guance. Gli occhi dorati come la luce. Le labbra distese in un sorriso quieto, le fossette che si intravedono.
Shouyou lo ama come la prima volta. Con la stessa fame, con la stessa intensità - per sempre, per sempre.
(Ci dev’essere un altro posto.)
Le tue ossa, pensa Shouyou. La curva del tuo collo. Le tue braccia. Le tue mani.
Poi volta la testa e guarda dritto. Vede il sole riflesso che tremola sulla superficie dell’acqua, ascolta lo sciabordio delle onde.
L'oceano.
Note d'autore:
EEEHILAAAAH!! Ciao. Questo mese sta già andando troppo veloce :')
Grazie mille per aver letto questo secondo capitolo e grazie anche a tutte le persone che hanno commentato il primo, purtroppo sono lentissima a rispondere ma mi ha fatto davvero TROOPPO piacere leggere le vostre parole dolcissime e super incoraggianti! GRAZIE
A DOMANI!!!!
See ya! ♥