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Autore: Feathers    03/10/2022    2 recensioni
(Eddie + Chrissy) Hellcheer / Eddissy
L'armonia che c'è fra Chrissy ed Eddie è semplicemente surreale.
È surreale il modo in cui le loro voci diventano la più splendida musica mentre chiaccherano, il modo in cui i loro corpi si incastrano perfettamente la notte, con le labbra di lui premute sulla nuca di lei e le mani intrecciate; sono surreali la spontaneità e semplicità di Eddie, che la avvolgono delicatamente e la riscaldano come il fuoco di un camino dopo ore di camminata sotto la neve.
Ma quanto è difficile dire la verità a dei genitori classisti e opprimenti? Quanto è difficile guarire dalla malattia di apparire "perfetti", e dal timore di essere giudicati?
Questa è una storia in particolare dedicata a chi vuole trovare il coraggio di crescere, di imparare ad amarsi e di tornare a respirare. Perché, a volte, l'unico ostacolo fra noi e la felicità siamo proprio noi.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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(Nota dell'autrice: Cercate l'Easter Egg che si riferisce alla trama, ma dopo non cercate me coi forconi * scappa in Messico *)

/Flashback/ Primavera 1986
Il professor Morris insegnava matematica e scienze al liceo Hawkins, ed era conosciuto come l'insegnante con meno tatto di tutta la scuola. Sembrava quasi che non gliene fregasse un fico secco di offendere o mettere in ridicolo gli studenti, e scrutava tutte e tutti con quegli occhi minuscoli e azzurrini ridotti a due fessure. Chrissy aveva sempre apprezzato la sua materia - in fondo, una reginetta della scuola doveva cercare di farsi valere in tutto, no? - ed era una dei suoi pochissimi preferiti. Quel giorno di fine Marzo, a lezione si era presentato perfino Eddie Munson, lo stesso ragazzo da cui lei aveva comprato della droga giorni prima. Sì, proprio quell'Eddie che Jason detestava tanto e chiamava «svitato» solo per il suo modo di vestirsi e il suo amore per la musica metal e i giochi nerd.
Quando lo aveva visto entrare e salutarla con un cenno amichevole, era trasalita. Per tutti quei giorni l'aveva adocchiato solo da lontano nella mensa o qualche volta nei corridoi, cercandolo distrattamente con lo sguardo.
Aveva ricambiato il saluto con un sorrisetto, e si era portata una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Eddie si era seduto una fila più avanti rispetto a lei, abbastanza a destra da garantirle una bella vista del suo profilo, e aveva tirato fuori dallo zaino il minimo indispensabile di armamentario per prendere appunti.
Il professore era arrivato un attimo dopo, e aveva guardato il ragazzo con aria sorpresa, constatando che per una santa volta aveva un quaderno e una penna funzionante.
La lezione cominciò, e parve quasi infinita già nel primo quarto d'ora. Gli studenti giocherellavano con le penne e i fogli, mentre il professor Morris picchiettava sulla lavagna col gessetto a ogni passaggio spiegato, come sempre, e si dilungava in una serie di precisazioni su dettagli utili per il test finale. Chrissy, che di solito era una studentessa brillante, tentava di mantenere l'attenzione sul proprio quaderno o sul professor Morris, ma non ci riusciva. Senza che se ne avvedesse quasi, l'occhio le cadeva sul profilo di un adorabile Eddie con la lingua di fuori, che si sforzava di prendere più appunti che potesse, scarabocchiando numeri e segni con fare frenetico. Di sicuro doveva recuperare delle insufficienze per potersi diplomare.
Ad un certo punto, il professore smise di scrivere e picchiettare alla lavagna e si schiarì la gola.
"Cunningham?"
La ragazza si riscosse e guardò l'insegnante, con la bocca leggermente schiusa. "Sì?"
"Mi rendo conto che vederlo impegnarsi così è uno spettacolo raro, ma devi guardare la lavagna. Non Munson." Si accorse che quella battuta fu un errore madornale quando si levò uno sguaiato coro di risa che perfino lui faticò a zittire.
Eddie si girò di colpo verso Chrissy, con gli occhi neri spalancati.
"Non lo stavo...!" Lei distolse lo sguardo e si coprì il volto bollente con le mani, gemendo. Avrebbe voluto scomparire immediatamente, sprofondare sotto terra, volare via a causa di qualche incantesimo, tutto pur di non essere lì. Che razza di figura aveva fatto? Stava ancora con Jason, tra l'altro, nonostante fossero in procinto di lasciarsi, contrariamente a ciò che volevano far intendere a tutta la scuola.
Il professor Morris fece cessare la ridarella con un sonoro "Silenziooo!" e poi commentò, con fare stizzito: "Ugh, questi giovani d'oggi. Se non altro vi ho svegliato da quello stato di dormiveglia in cui eravate!".
Dopo che le acque si calmarono, la lezione proseguì in modo abbastanza regolare per gli ultimi venticinque minuti.
Eddie aveva perso buona parte della concentrazione di prima, e ogni tanto sbirciava la ragazza, che si era irrigidita e non osava nemmeno spostare il capo verso destra per paura di essere canzonata. Non era per niente abituata alle prese in giro, protetta com'era dal suo status di fidanzata del re del liceo Hawkins.
Quando suonò la campanella, Eddie si alzò e finse di metterci un'eternità a conservare nella cartella nera gli unici due oggetti che aveva messo sul banco, solo per aspettare che tutti gli altri uscissero.
Chrissy fece per fuggire di corsa dall'aula.
"Hey, hey Chrissy! Aspetta!"
La ragazza fu tentata di fingere di non averlo sentito, ma poi si bloccò e girò lentamente i tacchi, fissando il pavimento. "S-sì?"
Eddie si grattò il collo. "Non scappare. Ciao di nuovo."
"Uhm. Ciao... qualcosa non va?"
Lui aggrottò le sopracciglia. "No! Volevo solo dirti che... uhm... sai, l'invito all'Hideout è sempre valido. Domani sera suoniamo. E mi farebbe molto piacere se tu ascoltassi per prima il nostro nuovo pezzo." Le rivolse un sorriso caloroso.
Chrissy lo guardò, sorpresa, e sbatté le ciglia. Era attraente come se lo ricordava, con quelle rughette che gli si formavano ai lati della bocca quando era allegro, gli occhi scuri luccicanti ed espressivi e i ricci un po' disordinati che gli incorniciavano il viso.
"A che ora posso venire?"
Eddie si illuminò ancora di più. "Dalle nove e mezza in poi. Sai dov'è l'Hideout, no? Altrimenti posso..." Gesticolò in modo buffo. "...darti indicazioni."
La giovane rise. "Sì, so dov'è. Grazie, Eddie."
Lui annuì. "Bene. Scappo che ho letteratura e i miei voti fanno pena. Ci vediamo domani!" Si precipitò verso la porta, mandandole un bacio volante con fare scherzoso.
Lei rimase imbambolata, e quando fu assolutamente sicura di non essere vista, fece qualche saltino sul posto.
"Ah, dimenticavo!"
Chrissy si ricompose in un istante nel vederlo fare capolino dalla porta. "A-ha?"
"Che se non riuscivi a... concentrarti oggi... se vuoi ti passo i miei appunti." propose, senza un'ombra di presa in giro nel tono. "Sai, non per montarmi la testa, ma sono i migliori appunti che io abbia mai preso in sei anni qui."
La ragazza rimase spiazzata. "O-oddio... magari sì."
Eddie si dondolò su un piede solo, fissandola. Pareva quasi che non riuscisse a stare mai fermo per dieci secondi di fila. Anche Chrissy si concentrò su di lui, e per un po' mantennero il contatto visivo in un modo incredibilmente spudorato, finché la ragazza non scosse il capo cercando di darsi una svegliata. "Uhm, ti ringrazio molto, Eddie. C-ci vediamo."
"Ma figurati. A domani!"

------

/Presente

Eddie addentò il suo toast e bevve un sorso di caffellatte, seduto sul proprio letto. Era troppo muto, decisamente troppo per un chiacchierone come lui. Non sembrava arrabbiato, però. Aveva l'aria più abbacchiata che altro.
Anche Chrissy aveva difficoltà a comunicare, ed era la primissima volta che accadeva una cosa del genere quando stava in sua compagnia. Di solito, i loro discorsi e le loro battute fluivano tranquillamente come piccoli corsi d'acqua, mentre quel pomeriggio, almeno per i primi quindici minuti, parve che a ostacolarli ci fosse un'imponente diga.
"Allora... sta andando tutto bene al lavoro?" domandò Chrissy a un certo punto.
"Niente male. Ci hanno aumentato lo stipendio nell'ultimo mese. Non di tanto ma... ci sta."
"Oh... mi sembra ottimo."
"Già, lo è. Magari così posso aiutare mio zio con le spese, e mettere da parte, anche per comprarmi una casa, in futuro."
"Uhm, sì."
Chrissy si divincolò sul bordo del letto, incapace di chiedergli ciò che avrebbe veramente voluto sapere. Temeva di toccare di nuovo quel tasto dolente e fargli del male. Decise di ricorrere al contatto fisico, uno dei modi in cui dimostrava affetto di solito. Posò una mano su quella di Eddie, e strisciò piano piano sul materasso, avvicinandosi.
"Ed..."
"Hm...?"
"Vorrei... che tornassimo come prima."
Eddie deglutì, e strinse la mano della ragazza. "Come prima?"
"Spontanei. Non so. Mi sento come se ci fosse..." Gesticolò.
"...un muro?"
La ragazza annuì piano.
"Lo faremo crollare. Okay? Ma prima... credo di doverti delle scuse."
Chrissy reclinò il capo da un lato. "Per cosa?"
Il giovane finì di bere e si girò finalmente a guardarla. Scusarsi gli era sempre costato una certa dose di fatica, ma teneva troppo a lei per non mettere da parte l'orgoglio. "Sai cosa. Sono stato distaccato. Non te lo meritavi."
"Quindi non sei arrabbiato con me?"
Eddie la fissò a lungo, prima che un velo di tristezza gli invadesse lo sguardo. "Oddio, Chrissy, no. No... Mi dispiace di... avertelo fatto credere." Le prese delicatamente il viso fra le mani, le scostò la frangetta e le posò un bacio sulla fronte.
Chrissy non resistette e si gettò fra le sue braccia, facendosi piccola piccola contro il suo petto. "Sai che puoi parlare con me. E che io non ti giudicherò mai."
"Lo so. Non lo hai mai fatto. Neanche quando ti ho parlato della mia sessualità."
"E mai lo farò. Qualunque cosa tu mi dica."
Eddie le accarezzò la nuca e le spalle. "Qualunque?" sussurrò piano, con un filo di insicurezza nella voce.
"Qualunque. Solo se mi dici che metti l'ananas sulla pizza. Lì forse ti giudico un pochino." scherzò lei.
Eddie ridacchiò. "Non la metto, o Mike Wheeler mi avrebbe già ripudiato come amico." Fece una piccola pausa. "Comunque se i tuoi genitori sanno di quel furto, probabilmente sanno anche il resto."
"Il... resto?"
"Sì. Quello che non ti ho ancora detto. Sei la mia ragazza, e sei una dei miei migliori amici, quindi voglio dirtelo. Più tardi te ne parlerò con calma."
"Quando vuoi." Chrissy sollevò lo sguardo e gli diede un bacetto sulle labbra, in attesa. Eddie si riavvicinò, prendendola per la nuca, e riprese a baciarla. Le schiuse le labbra con la lingua, ed emise un ansito che fece scattare qualcosa in Chrissy. La ragazza infilò una mano dentro la sua maglietta, e gli toccò i pettorali senza smettere di baciarlo. Cercò di sollevare la stoffa scura.
"Uhm, aspetta." Eddie si scostò appena.
"Magari... faccio prima una doccia. Sai, sono stato otto ore e mezza lì... Mi sento un po' sudicio." Ridacchiò.
"Oh, sì, sì, certo. Anzi... scusami per essere piombata qui subito."
"Nessun problema. Ci metto un attimo." Si alzò e fece una buffa corsetta verso il bagno, lanciando via la maglietta dei Metallica in un angolo della sua stanza.
La ragazza sbatté le palpebre, e guardò il ragazzo a torso nudo finché non lo vide sparire dietro la porta del bagno. Socchiuse gli occhi, sopraffatta da un improvviso desiderio nei suoi confronti. Incrociò le gambe, con un lieve sospiro. Poco dopo, un pensiero eccitante si fece strada nella sua mente, facendola arrossire di colpo. Si portò un palmo alla bocca, stupita da sé stessa. Da quando era diventata tanto sfrontata? Quella, in effetti, era l'occasione ideale per combinare una cosa del genere. Non era esattamente così che aveva pianificato di mostrargli la «cosa» di cui aveva parlato nella sua lettera, ma in effetti così avrebbe suscitato un effetto migliore. Per diversi minuti, rimase a rimuginarci sopra, incapace di decidersi. Aveva paura di rendersi ridicola, ma al contempo moriva dalla voglia di farlo. Poi ripensò di nuovo a quello che diceva Esther e strinse i pugni. Ma sì, sì. Doveva farsi coraggio e osare, fare quello che voleva davvero, dare voce ai suoi desideri. A fanculo sua madre e il modo in cui considerava un tabù il sesso e tutto ciò che lo riguardava anche solo minimamente, a fanculo Jason che la prendeva in giro usando la scusante del cattolicesimo e della verginità prima del matrimonio per non doverla toccare e tenersela comunque come copertura, a fanculo tutto. Era la prima volta che si sentiva desiderata in un modo così splendidamente pulito e puro, e ciò la faceva sentire più propensa ad aprirsi con Eddie, a mostrarsi a lui, a lasciarsi amare anche sotto le lenzuola. Le sue dita tremanti sbottonarono la camicetta bianca e tirarono giù la lampo della gonna. Chrissy si liberò dei vestiti e si accomodò meglio sul letto, la bocca secca e le guance che scottavano. Quella manciata di minuti le parve un'eternità; poi, dopo l'acqua scrosciante e il rumore dell'asciugacapelli, udì qualche passo e pregò sé stessa di rilassare i muscoli.
"Okay, ora sì che sono pulit-" Eddie si bloccò sulla porta, come se davanti a lui ci fosse stata un'invisibile parete contro cui aveva sbattuto. Schiuse le labbra e sussurrò un "Oh" di piacevole sorpresa.
Chrissy lo guardò negli occhi neri intrisi di bramosia con aria timida, e resistette alla tentazione di coprirsi col lenzuolo o con qualunque cosa che le capitasse sotto mano. "T-ti prego, non ridere."
Il ragazzo sorrise appena e si grattò una guancia, come faceva quando il suo interesse si accendeva particolarmente, e la mise meglio a fuoco. Chrissy aveva addosso un indumento intimo semplice e perlopiù bianco che si intonava perfettamente col colore dei suoi capelli e le conferiva un'aria angelica e sensuale al tempo stesso. L'elastico teso delle spalline evidenziava le sue braccia sottili, e il pizzo di un delicato color cipria le sfiorava il petto e le cosce.
"I-io... io... per... per quale motivo dovrei ridere? Ti sta da Dio..." gracchiò Eddie a voce bassa.
"Davvero, mi sta bene?"
Lui mosse qualche passo fino a sedersi sul bordo del letto, le posò due dita sotto il mento e lo sollevò. "Sei uno splendore, Chris. Con qualunque dannata cosa addosso." Fece una pausa, tenendo la fronte appoggiata alla sua. "Anche senza niente addosso, in realtà..."
La ragazza emise un risolino. Esitò per alcuni istanti, poi allungò un braccio e lo accarezzò sulla coscia e poi vicino all'inguine. "Lo stesso vale per te." sussurrò sulla sua clavicola, accanto al tatuaggio, prima di lasciarci un bacetto umido.
Eddie sollevò le sopracciglia e si sentì girare la testa. Era da un po' che non provava quelle sensazioni. La mano di Chrissy salì sul suo basso ventre e poi entrò nei suoi boxer. Lui socchiuse le palpebre e dei gemiti rochi abbandonarono la sua gola. La ragazza salì su di lui a cavalcioni, continuando a toccarlo. Lui si chinò sulla base del suo collo e le diede un morsetto.
Dopo un primo momento di confusione in cui si chiese perché diamine le fosse piaciuto così tanto, Chrissy sorrise. "Cosa sei, un vampiro?"
"Ti piace?"
"Rifallo ancora..."
"Oh, la piccola innocente Chrissy ha scoperto un nuovo kink..." Sorrise contro il suo collo e scese a darle dei morsetti dal lobo fino al petto. "Vero?"
Chrissy sentì il corpo ricoprirsi di pelle d'oca e rimase immobile, sorpresa dal modo in cui Eddie finiva sempre per dominare la situazione e a sconvolgerla. Il giovane scese a baciarla sull'incavo fra i seni, per poi afferrarla e premerla sul materasso.
"Ora so cosa fare quando non mi obbedisci a letto..." scherzò lui.
Chrissy sbuffò, fingendosi infastidita, e gli mostrò il dito medio.
"Che maniere... non è così che si comporta una reginetta." Le prese le mani e la tenne inchiodata lì, premendole un ginocchio fra le cosce in un modo che le mandò un'improvvisa scarica di piacere. "Non ti pare?" Godette nell'ammirare la sua espressione incredula e un po' stordita dall'eccitazione. Si allungò appena per spegnere la luce e lasciare accesa solo una piccola abat-jour che li illuminava a metà, poi si chinò sul suo orecchio. "Al solito, se qualcosa non va, fermami subito. Okay?"
"Sì."
"Brava."

-----


"Quando ero piccolo... passavo tantissimo tempo qui." Eddie fece una pausa, e fissò le tendine della finestra che si muovevano e parevano quasi dei fantasmi. "Sia perché lo zio è il mio parente preferito, sia perché... certe volte avevo troppa paura per stare a casa mia."
"Di tuo padre?"
Il ragazzo annuì debolmente.
"Cosa faceva?"
"Oh, un grande classico, Chrissy. Aveva... problemi di alcol, e di rabbia. E soprattutto, problemi con mia madre. Spesso... si arrivava alle mani e..."
La ragazza cercò la sua mano nel semibuio. La accarezzò piano. Erano ancora semi nudi, coperti da un leggerissimo lenzuolo fino al petto.
"...quindi, come dicevo, io scappavo dallo zio e dormivo qui. È sempre stato ciò che sapevo fare meglio... scappare." Fece una risata amara. "Ciò che mi ha tormentato per anni è stato il fatto che lo feci anche l'ultima volta che litigarono." La sua voce si incrinò.
Chrissy realizzò qualche istante dopo, e trattenne il respiro. "Ed... ma eri un bambino. Cosa potevi fare?"
"Non lo so, ma credo molto di più di quello che ho fatto. Ho provato a gridare, a farmi sentire dai vicini all'inizio, mentre lui la stava picchiando per l'ennesima volta. Poi lui mi ha visto e mi ha inseguito. Io gli ho lanciato un vaso in pieno volto e questo lo ha fatto svalvolare." sussurrò. "Si è messo a gridare insulti che non ricordo, e a rincorrermi per un pezzo, e io ero così terrorizzato che sono fuggito. Sono fuggito in mezzo ai boschi e mi sono nascosto lì, perché sapevo che a casa dello zio mi avrebbe trovato. Non so quante ore dopo ho sentito la polizia, e un'ambulanza."
Chrissy chiuse gli occhi, e delle lacrime enormi le rigarono le guance. Gli strinse la mano più forte, aspettando rispettosamente che Eddie raccogliesse il fiato e riuscisse a raccontare il resto. Ci volle un bel po'.
"Sono tornato indietro, cercando di ritrovare la strada di casa perché mi ero perso. Ho seguito il suono delle sirene." mormorò, immaginandosi la scena in modo vivido, come un orripilante flashback. Le luci lampeggianti delle vetture, buio tetro del loro quartiere, le voci concitate della gente. "Appena mi sono avvicinato ho visto degli infermieri portare qualcuno in una barella. Per quei secondi, ho pregato che non fosse lei. Ho pregato nella mia mente, correndo verso quell'ambulanza. Poi un poliziotto mi ha visto, e ha cercato di allontanarmi per impedirmi di vedere il sangue ma... io... avevo già capito. Mi hanno identificato. Mi hanno portato in ospedale, ma non mi hanno permesso di entrare perché la dovevano operare d'urgenza... sono rimasto in sala d'attesa con un'infermiera che cercava di dirmi delle cose per rassicurarmi. Inutile dire che... lei non ce l'ha fatta."
La ragazza rimase in silenzio per un po', limitandosi ad accarezzargli teneramente la mano. Si sentiva come se non ci fosse nulla di adeguato da dire in una tale situazione. Dopo molto tempo, raccolse il coraggio per aprire bocca. "E... lui...?"
Eddie si girò di lato, appoggiando il gomito al materasso. "Tentò di nascondersi, ma lo scovarono due giorni dopo, e lo condannarono all'ergastolo. Naturalmente non sono mai andato a trovarlo, e mai ci andrò. Per me non esiste, sinceramente." disse, con tono duro. "Per me il mio vero padre è lo zio Wayne. Alle volte mi domando come due fratelli possano crescere così opposti."
"Eddie... io non so cosa dire. È tutto talmente orribile, mi dispiace." sussurrò Chrissy nel buio. "Io non avrei mai pensato che ci fosse dietro tutto questo... e capisco perché sei rimasto così sconvolto a casa mia."
"Credo sia il mio destino. Essere paragonato a vita a quel mostro. È un'altra delle tante ragioni per cui mi sono fatto crescere i capelli." Li agitò con fare buffo. "Gli somiglio di meno, così. Mia madre mi ha trasmesso la passione per il metal." Sorrise appena. "Ascoltavamo insieme le nostre canzoni preferite, di solito di nascosto da mio padre che la considerava la musica del Diavolo e faceva tante inutili scenate. Con lei avevo un rapporto stupendo." Si schiarì la gola, e si massaggiò il centro della fronte strizzando le palpebre, probabilmente per impedirsi di piangere.
Chrissy si avvicinò di più, e lo abbracciò. Eddie si avvinghiò immediatamente a lei, i loro corpi incastrati in un modo perfetto. Rimasero a lungo pelle su pelle, al buio, a occhi chiusi. I capelli soffici della ragazza gli solleticavano il collo, e le dita di Eddie disegnavano piccoli cerchi sulla schiena di lei. Era tutto talmente rassicurante che sembrava quasi irreale. Ad un certo punto, lui si scostò e tirò su col naso.
"Hey, Chris...?"
"Hm?"
"Non voglio sentirmi triste. Pensiamo ad altro adesso, okay?"
"Certo. Quello che vuoi."
"Pensiamo a qualcosa di... divertente. Uhm... Per esempio... oh, ci sono." Ammiccò.
"Cosa...?"
"Ti ricordi quando il professor Morris-"
"No no no! Non ripeterlo!" Chrissy cercò di tappargli la bocca, senza riuscirci. "Non-"
"Cunningham! Lo so che vederlo prendere appunti è uno spettacolo raro ma-"
"Stai zitto! È stato imbarazzante da morire!" esclamò lei, ma non riuscì a evitare di ridere.
"...ma devi guardare la lavagna, non Munson!" bofonchiò, imitando alla perfezione la voce del professore.
"Ma lo fai uguale!"
"Voi giovincelli non capite un'acca di algebra. Quando io avevo la vostra età avevo già otto lauree, e sei figli di cui due fatti con la mia amante..."
"...e quando avevo tempo libero, zappavo la terra con meno dieci gradi e raccoglievo rape per portarle ai bambini poveri." continuò lei.
"Esattamente!"
Ripresero a ridere insieme, rassicurati dal fatto che distruggere un'armonia come la loro era pressoché impossibile.
   
 
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