Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    05/10/2022    1 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Suoni e colori si susseguivano attorno a Yona, ma erano solo forme senza nome, voci senza volto. I suoi occhi vedevano immagini fumose attraverso un vetro appannato e le sue orecchie erano immerse nelle profondità del mare, da dove si potevano udire solo basse vibrazioni. 

 

Distrattamente, si rese conto di essere probabilmente rimasta immobile per secondi ormai, con lo sguardo fisso davanti a sé puntato oltre le spalle del dottore, sullo schermo nero della grande televisione, e la bocca dischiusa. La sua mente, però, era stata avvolta in una coperta isolante, inerme e congelata, incapace di emettere un solo pensiero razionale se non per la stessa identica frase. 

 

"Hai un'anima gemella". 

 

La frase non si registrava nel suo sistema. Era come se fosse stata una serie di parole vuote, un codice che non riusciva a decifrare. 

 

"Hai un'anima gemella". 

 

Non poteva avere un'anima gemella. Lei era una solitaria. Per ventotto anni si era svegliata ogni mattina con la consapevolezza che non aveva un legame. Non aveva una metà. Lei era libera. Non aveva il vincolo di una persona che la società voleva fosse il suo partner per il resto della sua vita. 

 

"Mi dispiace, Yona..." 

 

Sua madre aveva pianto nella macchina fuori dallo studio del dottore perché lei non aveva un'anima gemella. Ma sua madre aveva pianto anche molte altre volte. 

 

-Ora, se non è un problema, vi preleverò anche una fiala di sangue così che possiamo accertarci una volta per tutte della presenza del legame. Yona-ssi, posso? 

 

Yona non rispose. Non guardò neppure l'uomo. Rimase immobile, a fissare quello schermo nero come se la vita avesse abbandonato il suo corpo. 

 

-Yona-ssi? 

 

La donna sbatté le palpebre e il suo corpo tornò nel suo stato di immobilità. 

 

-Dottore, magari... sarebbe meglio che sbrigassimo questa faccenda in un altro momento. Penso che possa attendere fino a domani. 

 

Yona si concentrò sul suo respiro. Era regolare ma superficiale. Ispirava per qualche secondo, ma l'aria sembrava fermarsi nella sua gola invece che raggiungere il suo petto. 

 

-Ma certo. Non c'è nessuna fretta. 

 

La donna vide la figura del dottore allontanarsi mentre altri suoni vaghi si susseguivano lontano dalla sua attenzione. 

 

-Ragazzi, che ne dite se ci ritiriamo? Così possiamo lasciare che... 

 

La voce non terminò la frase. Per qualche motivo, sembrava esserci una nota di disagio in essa. Il resto dei presenti doveva averne capito il motivo, perché iniziarono a rilasciare vaghi versi di assenso e scivolare silenziosamente verso il corridoio delle camere da letto.

 

Il silenzio, presto, cominciò a echeggiare nella stanza come il suono del mare che riempie una conchiglia cava. 

 

-Yona, possiamo parlarne? 

 

La sua voce ruppe il silenzio. La voce della sua... 

 

-Ti lamentavi perché non guadagnavo abbastanza e adesso ti lamenti perché non sono mai a casa? Vado a lavorare così lontano per te e Yona! Era questo che volevi! 

 

-Non così! Sei mio marito! Il padre di tua figlia! Quando le amiche le chiedono di suo padre lei non sa neppure cosa rispondere! 

 

-E cosa diamine vuoi che faccia in merito?

 

-Yona, ti prego... dì qualcosa. 

 

-Quando hai intenzione di tornare? Sono mesi che non ti ripresenti a casa! 

 

La bambina di nove anni aveva visto in quella giornata soleggiata il volto di sua madre, la quale aveva arpionato il telefono con le unghie, plasmarsi da rabbia a confusione. E poi da confusione a terrore. 

 

-Che... che cosa stai dicendo? Che cosa vuol dire? 

 

Lo ricordava confusamente. Nel corso degli anni, si era accorta che la sua mente aveva sfumato la maggior parte dei dettagli per rendere il ricordo meno nitido, per allontanarlo dalla sua vista e renderlo meno affilato. 

 

-Cosa vuol dire che non intendi tornare? 

 

-Cosa... 

 

-Non puoi... non puoi farci questo... 

 

-Che ne sarà di Yona? 

 

-Sei la mia anima gemella! 

 

-Non puoi lasciarci... non puoi lasciarmi! 

 

-Yona, ti prego... 

 

La donna sbatté finalmente le palpebre ma questo non scacciò l'immagine di sua madre inginocchiata sul pavimento della cucina, piegata in avanti con il volto coperto di lacrime e il telefono premuto violentemente contro l'orecchio mentre implorava la sua anima gemella di non lasciarla. 

 

-Yona, capisco che dev'essere... molto difficile per te. Voglio solo che mi parli. Dimmi che cosa ti passa per la testa. 

 

Che cosa le passava per la testa? In quel momento, una semplice nozione che la vita le aveva insegnato. 

 

Due persone che si amano si feriscono. 

 

Due anime gemelle che si separano si feriscono. 

 

Due anime gemelle che si amano... sono una forza distruttiva. Un tornado pronto a disintegrare. Il fenomeno apocalittico che nessuno vorrebbe vedere avverarsi. 

 

Ma, invece che esprimere quel pensiero, la bocca di Yona si schiuse per liberare una frase differente. 

 

-Sarai contento adesso. 

 

Il suo tono era piatto, privo di ogni singola traccia di emozione, positiva o negativa che fosse. 

 

-Che cosa intendi dire? 

 

La voce di Seokjin era confusa, anche se nascondeva un'accenno di angoscia. Yona sbatté le palpebre. 

 

-Ora hai quello che hai sempre voluto. La tua preziosa anima gemella. 

 

La donna sentì un brivido freddo lungo la schiena. Due anime gemelle che si amano sono il fenomeno peggiore che possa accadere a qualcuno. Eppure, era accaduto a lei. 

 

-Yona, sono una persona molto diversa ora. 

 

-Rispetto a quando? Due mesi fa?- replicò con tono tagliente la donna. Al suo fianco, sentì l'uomo sibilare bassamente. 

 

-Ho avuto modo di riflettere a lungo su quale significato aveva per me il nostro rapporto rispetto a quelle che erano le mie aspettative sulla mia anima gemella.

 

Yona tirò le labbra in una smorfia. 

 

-Fammi indovinare. Non rispecchio esattamente il tuo ideale di mogliettina della domenica pronta a sfornare torte e figli fino alla fine dei suoi giorni mentre tu vai in giro per il mondo. 

 

Come suo padre. 

 

-Yona. 

 

La donna, finalmente, sembrò uscire dallo stato catatonico in cui il suo corpo era ancora immerso. Davanti al tono di rimprovero di Seokjin, sobbalzò leggermente, voltandosi appena di lato e incontrando timidamente lo sguardo furioso di lui. L'uomo, dopo un istante fermo con le sopracciglia corrugate, sospirò, abbandonando il capo in avanti.

 

-Ho capito molte cose nell'arco di questi mesi. Ho capito che il legame è solo... un fenomeno fisico. Un elastico che tiene legate due persone con la forza. Un elastico che può diventare un impedimento perché può limitare i movimenti se le due metà camminano in direzioni opposte. E, talvolta, per questo motivo può essere tagliato, in modo che ognuno possa andare per la sua strada. 

 

Yona abbassò gli occhi sulla moquette, tenendo le palpebre aperte fino a che non sentì le cornee bruciare. 

 

-Ma due persone possono anche imparare a camminare insieme. Dipende tutto da chi sono quelle due persone. Che siano legate da un elastico o meno.

 

La donna sentì un calore avvolgerle le mani. Non era come quando le metteva vicino a un fuoco, o come quando le copriva con i guanti. Era un calore che veniva dall'interno. Un calore che sembrava nascere dai suoi muscoli, dalle sue ossa, dal suo stesso midollo. 

 

-Yona, guardami. 

 

Lei deglutì con lo sguardo incollato sulla moquette. Lentamente, e con un leggero tremore nelle labbra, sollevò gli occhi fino a incontrare quelli arrossati di lui. Lui la osservò, piegando il capo di lato con un sorriso sofferente. 

 

-Io mi sono innamorato di te. 

 

La donna dovette costringersi a non distogliere gli occhi, ma prese a sbattere le palpebre per scacciare le lacrime. 

 

-Io ho detto addio alla mia gemella. L'ho lasciata andare dal mio cuore. Per te. 

 

Yona sentì gli angoli degli occhi bruciare, perciò respirò a fondo. La sua mente, per contro, era abitata solo da una bambina di nove anni sola nella sua camera, stretta fra le sue stesse braccia che dondolava avanti e indietro. 

 

"Ho paura". 

 

"Non voglio nessuno". 

 

"Non avrò qualcuno come papà". 

 

"Ho paura, paura, paura, paura..."

 

-Io... mi sono innamorato di te e... non posso fare a meno della tua presenza. Vorrei svegliarmi ogni giorno, aprire gli occhi e incontrare il tuo viso. Vorrei... lamentarmi perché lasci le tue cose in giro per casa, perché quando fai la lavatrice lavi sempre solo i tuoi panni, perché... mangi la pizza con l'ananas. 

 

Yona, inavvertitamente, lasciò che gli angoli della sua bocca si sollevassero. 

 

-Voglio che tu mi segua in tour se tu lo vorrai. Voglio scendere dal palco stremato e vedere il tuo viso come prima cosa. Ma voglio anche che tu sia a Seoul se vorrai trovare lavoro presso un'altra agenzia. Voglio che tu pensi alla tua carriera se è questo che desideri. E io prenderò uno stramaledetto volo ogni weekend per venirti a vedere, perché non riuscirò a stare lontano da te per più di pochi giorni.

 

La donna socchiuse gli occhi. Le gocce cristalline intrappolate nelle sue ciglia assomigliavano alla rugiada del mattino in bilico su una ragnatela. Le sue lacrime, questa volta, erano scese in silenzio, senza strappare singhiozzi o lamenti. Solo piccoli sospiri del naso. 

 

-Io pensavo a questo quando ti ho confessato quello che provo ieri notte. E voglio esattamente la stessa cosa anche adesso. 

 

Yona si morse il labbro inferiore. Abbassando lo sguardo, osservò due pollici pallidi accarezzare il dorso delle sue mani. 

 

-E tu? Tu che cosa vuoi? 

 

Lei inspirò a fondo. 

 

-Ho paura. 

 

La sua voce tremolante non aveva nulla della sua solita ricchezza, del tono basso e caldo che la contraddistingueva. 

 

-Perché hai paura? 

 

Yona strinse le labbra. Per un attimo, contemplò se mentire spudoratamente. 

 

-Ho paura, perché se ora ti dico la verità... ti do il potere di ferirmi. E io... non potrò più scappare. 

 

Le mani che avvolgevano le sue la strinsero. 

 

-Tu sarai sempre libera, Yona. Non ti incatenerò mai a me-

 

Ma la donna prese a scuotere il capo con sempre maggiore veemenza. 

 

-Non è questo. 

 

-E allora cos'è?- chiese delicatamente l'uomo. 

 

La bambina di nove anni intrappolata nella sua mente sciolse le braccia attorno a sé. Sollevò il capo con il mento tremante e guardò Seokjin. Poteva fidarsi di lui? 

 

-Se mi lascio andare adesso... non me ne potrò più andare... perché farà troppo male. 

 

A quella frase, solo il silenzio le rispose. Yona serrò le palpebre, abbassando il capo fino a toccarsi il petto con il mento. Per lunghi secondi, non si udì nulla, se non i leggeri sospiri che il suo naso emetteva. 

 

-Questo è un rischio che bisogna correre se si vuole lasciare entrare qualcuno nella nostra vita. È una scommessa. Un cinquanta percento di possibilità. Saremo felici e saremo in grado di superare gli ostacoli nel nostro rapporto, oppure arriveremo a essere infelici e dovremo allontanarci per non ferirci a vicenda. Ti lasci andare e corri il rischio, o ritorni alla tua vita ed eviti del tutto il pericolo. La scelta è tua. 

 

Yona sollevò lo sguardo, fissando gli occhi in quelli di Seokjin. Ma invece di trovarvi amarezza come pensava, vide solo una spiazzante serenità. 

 

-Io ti amo e per questo voglio che tu scelga in base a ciò che vuoi, anche se questo vorrà dire che dovrò rinunciare a te. Non c'è una scelta giusta o sbagliata. C'è solo la scelta che vuoi tu. 

 

La donna serrò gli occhi, sentendo altre lacrime scendere sulle sue guance. Come poteva fare una scelta del genere? Rinunciare a lui o rischiare di diventare sua madre? 

 

Per un attimo, due immagini comparvero nella sua mente, veloci come un flash. 

 

Lei stretta a Seokjin, nella loro casa, sul loro divano, davanti alla televisione mentre guardavano per la tredicesima volta il loro programma preferito solo perché erano troppo pigri per cercare qualcosa di nuovo che interessasse entrambi e avrebbero dovuto riguardare l'ultima puntata il giorno dopo perché uno dei due si sarebbe inguaribilmente addormentato a metà. 

 

E lei inginocchiata sul pavimento della cucina, con il corpo piegato in avanti e il viso percorso dalle lacrime mentre stringeva il telefono nelle mani. 

 

Due futuri. 

 

Una scelta. 

 

Yona aprì gli occhi. Sollevando il capo, incontrò lo sguardo paziente di Seokjin. 

 

-Ti prego...- mormorò con voce tremante. 

 

-... non ferirmi- concluse, richiudendo gli occhi e appoggiando la fronte sul petto dell'uomo. In questo modo lo poté sentire respirare profondamente. 

 

-Te lo giuro, non ti deluderò. 

 

Yona sentì delle labbra lasciarle un bacio fra i capelli e restare appoggiate lì, inspirando delle lacrime. 

 

-Grazie di avermi dato questa chance. 

 

Yona strizzò gli occhi e sollevò le braccia. Circondando il busto di lui, lo strinse incollando i loro petti insieme fino a che poteva sentire il ritmo dei loro cuori come un unico, incalzante allegro. La donna schiuse le labbra tremanti. 

 

-Ti amo, Seokjin.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

CE L’ABBIAMO FATTA. ABBIAMO SCIOLTO YONA. XD sorry. Comunque, come avevo detto precedentemente, questo capitolo è bello tosto, Yona attraversa probabilmente tutti gli stadi del lutto in sole 2000 parole XD spero che vi sia piaciuta la risoluzione del conflitto e in che modo Yona sia arrivata finalmente a fidarsi completamente di Jin. E con questo, mancano precisamente due capitoli alla fine della storia (più lo speciale, in cui incontreremo ancora qualche sorpresa 😏). Ma per dissipare la malinconia, ecco a voi un regalino! Spero davvero che vi intrighi! 

 

Estella aveva sedici anni quando il giovane cantastorie dalla voce calda e il sorriso fanciullesco arrivò per la prima volta nel suo villaggio. Parlava una lingua bizzarra, la lingua del grande impero che sorgeva a occidente, ma amava le canzoni che portava dalla sua terra natia. Anche se era rimasto per appena tre cicli di luna, la sua voce la accompagnò anche per gli anni seguenti alla sua partenza. Non poteva immaginare, nella sua ignoranza, che le circostanze che li avrebbero riavvicinati sarebbero state tanto nefaste. 

 

L’impero di Taeyang era il gioiello dell’Occidente. La culla della civiltà che aveva preso ormai piede in buona parte del continente, la sua influenza si estendeva per tutte le nazioni circostanti, rendendola la potenza assoluta fino a tutta la lunghezza della costa del Mare di Mezzo. L’unica disgrazia che piagava il fiorente impero era la mancanza di figlie femmine nella famiglia reale. Il primogenito della passata regina reggente era noto per il suo buon cuore e la sua indole mite, ma aveva ceduto il suo titolo di erede al trono per la sua mancata propensione al comando e alla politica. Il secondogenito era tutto ciò che un sovrano doveva essere: carismatico, accorto, intelligente e giusto. Ma il fardello che portava rendeva difficile la sua ascensione e lo rendeva impotente davanti alla corte reale. Una grande mancanza che non avrebbe potuto compensare neanche se lo avesse voluto: l’essere uomo.

   
 
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