#6
~
Morte ~
Il
petto gli si dilata nel calore del sole.
Al
gonfiarsi dei polmoni, l’aria torna
bruscamente al loro interno, bruciante, torrida, pare dilaniargli il
cuore. Max
griderebbe, ma non grida. L’aria che gli brucia la gola
è troppo calda perché
lui possa gridare. Boccheggia.
Tutti
invece gridano attorno a lui. Com’è
possibile? Com’è che a loro quest’aria
non brucia la gola e i polmoni come a
lui, com’è che loro riescono a gridare?
Eppure,
forse non gridano. Max non sente
le loro voci, vede solo le loro bocche spalancate, vacue, e i loro
occhi
sgomenti. Che gridino l’ha dedotto da sé, senza
per questo sentirli. È stranamente
calmo, forse perché tutti gli appaiono lontani, confusi,
separati da lui da una
grande irreparabile distanza.
Lo
strappano dal suo abisso silenzioso
le mani di Ottavio: Max sente che lo strattonano, lo trascinano, lo
allontanano
dal magma verso l’esterno; lo vede urlare, ma non lo sente.
Sa che dovrebbe
sapere il perché di tutta quest’agitazione, ma non
lo ricorda, o forse non vuole
pensarci.
A
un tratto le parole di Ottavio fendono
la nebbia che ha avvolto le sue orecchie. Max lo scruta con attenzione
come se
non l’avesse mai visto. La sua voce gli giunge a
intermittenza come per un
brutto effetto audio.
«Max
– mi senti – dobbiamo andare.
Groudon…»
Groudon,
già, Groudon. Dopo avergli
dedicato la sua vita, questo nome sulle labbra di Ottavio, che pure lo
ha
pronunciato tante volte, gli suona stranamente nuovo.
«Capisci?
– sbagliato tutto. Tutto –
fare qualcosa.»
L’aria
che brucia gli trafigge la gola,
ma Max impone a se stesso di farla uscire da sé come
qualcosa di estraneo,
importante, e boccheggia: «Che cosa pensi che possiamo
fare?»
«Moriranno
delle persone, Max! Bisogna
pure fare qualcosa!»
Max
si guarda attorno, vede la grotta
semidistrutta, la lava, l’orrore terrificante che li circonda
e che ha causato
lui e ci ha messo anche un bel po’ di anni a causare, e
Ottavio deve pensare
quello che pensa lui.
«Possiamo
davvero essere noi a fare qualcosa?»