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Autore: BellaLuna    09/10/2022    9 recensioni
Pur di sabotare i malvagi piani matrimoniali che sua madre ha in serbo per lei, Astoria Greengrass è pronta a fare l'indicibile: fraternizzare con il nemico, ascoltare i consigli dei nati babbani, tifare Grifondoro durante le partite di Quidditch (eccetto quando gioca Serpeverde!) insomma, tutto quel genere di cose per cui, un giorno, la sua povera anima di strega purosangue verrà condannata alla dannazione eterna.
Dal testo: «Sono venuta per chiederti di nuovo scusa per ieri...»
«Non preoccuparti, Astoria. È tutto a po-»
«E per dirti che io e te, da oggi, siamo ufficialmente una coppia!»

|Questa storia è ambientata dopo la Battaglia di Hogwarts, in un What If? in cui tutti i ragazzi sono ritornati a scuola per prendere i M.A.G.O. Fake Dating. Storia partecipante al Writober indetto da Fanwriter.it|.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Cronache di un pessimo (finto) fidanzamento

 
*

Capitolo Uno: Aria di guai

 
*
 
 

«Ti chiedo scusa in anticipo, Potter!»
Prima ancora che Harry potesse capire cosa accidenti stesse succedendo, le labbra di Astoria Greengrass erano già premute sulle sue.
In sala grande, alla mercé degli occhi e dei bisbigli di chiunque.
La bionda serpeverde gli si era piazzata davanti non appena aveva varcato le porte, e con le guance in fiamme e gli occhi scintillanti gli aveva sussurrato quelle parole prima di afferrargli il viso fra le mani e... beh... baciarlo
Una pressione soffice e un po' imbranata, con i suoi incisivi che nella foga inziale avevano cozzato contro i suoi.
Ma le dita di lei erano fresche e morbide sul suo viso, il suo sapore piacevole da assaporare.
Non sapeva dopo quanti secondi avesse chiuso gli occhi e iniziato a ricambiare il bacio, sapeva solo che, dopo qualche istante, lo scioccato “HARRY!” urlato da Hermione aveva fatto schizzare a distanza di sicurezza Astoria via da lui.
I suoi enormi occhi azzurri si erano fissati al suolo, le dita – che fino a qualche istante prima gli avevano accarezzato il viso – avevano iniziato a tormentare ciocche di capelli e orli di gilè.
«Ecco... ehm... ok... mispiaceoravadociao!»
Harry non aveva ancora recuperato tutta la sua lucidità mentale, quando lei gli aveva voltato le spalle e iniziato impacciatamente a marciare verso il giardino esterno.
Poco dopo, Hermione e Ron lo avevano circondato e in pratica trascinato un braccio per uno a sedersi molto velocemente al loro tavolo.
«Amico, cosa miseriaccia era quella cosa?!» Ron sembrava abbastanza sconvolto da aver dimenticato persino di riempirsi il piatto per la colazione.
Ed Harry, divertito ma anche abbastanza confuso, si era passato la punta della lingua sulle labbra, aveva evitato l’occhiata supponente di Hermione, e scrollando le spalle aveva poi dato voce ai suoi stessi pensieri: «Non ne ho la minima idea...».
 

***
 

Come erede di una delle più importanti famiglie purosangue, Astoria sapeva che c’erano delle regole che non le era permesso infrangere. La prima: non fraternizzare mai con il nemico.
L’intero pianeta poteva spaccarsi in due, il sole decidere di implodere, qualche divinità ancestrale punire tutto il genere umano inviando piaghe e piogge di fuoco, ma non per questo a una come lei sarebbe mai stato consentito di essere amica di un Grifondoro – figurarsi altro…
Specie se quel Grifondoro rispondeva al nome di Harry Potter, il suo migliore amico era un Weasley e l’altra addirittura una nata babbana.
A meno che non avesse perso del tutto il lume della ragione, o non fosse sotto la maledizione Imperius o non stesse escogitando qualche malvagio piano per il dominio del mondo, Astoria non aveva alcun motivo per commettere una stupidaggine del genere. Nessuno.
Tranne uno stupido, ovviamente.
«Stai male!? Sei caduta dalla scopa o uno dei mostri di quel custode che fingiamo di chiamare professore ti ha infettata con qualche parassita e adesso hai le pulci nella testa?!»
Pansy era stata la prima a venirla a cercare dopo il fattaccio, riuscendo a individuare Astoria nonostante lei si fosse andata a nascondere in uno degli angoli più bui e deprimenti del porticato che si affacciava in giardino.
Ma, del resto, la cosa non la sorprendeva affatto: Pansy aveva sempre avuto un fiuto spettacolare per i melodrammi, le figuracce e i cuori spezzati altrui. Non per niente, desiderava diventare la prossima Rita Skeeter, che Merlino li salvi!
«Sto bene, Panse. Grazie. Tu invece come stai? Ti ho già detto che oggi sei proprio carina...?»
«Non giocarti la carta degli occhioni innocenti e della brava bambina con me! Lo sai che a Daph è quasi venuta una sincope dopo quello che hai fatto?!»
Se avesse continuato a tirarsi insistentemente ciocche di capelli, alla fine sarebbe diventata calva. Ma visto che Pansy aveva interrotto il suo momento di autocommiserazione, che prevedeva il rannicchiarsi in posizione fetale e spalmarsi le dita strisciandole sulla faccia continuando a ripetersi “sono una persona orribile!”, questo era il minimo con cui Astoria era in grado di autogestire tutta quell’enormemente imbarazzante situazione.
«Avevamo fatto una scommessa, no? Beh, ho vinto io.»
In verità, nonostante la vittoria appena conquistata e il suo onore nuovamente risanato, Astoria non si sentiva particolarmente fiera di ciò che aveva appena fatto.
Poteva anche definirsi una ragazzina con vari disagi di socializzazione e leggere manie di competizione, ma persino una come lei sapeva che baciare un ragazzo senza il suo consenso era moralmente sbagliato.
Certo, lì per lì non le era sembrato che a Potter dispiacesse più di tanto... ma non aveva nemmeno tutta quell’esperienza sul campo per capire se il suo bacio fosse almeno risultato passabile.
E se non lo fosse stato?
Oh mamma...
«Scommetto che non riusciresti mai a fare la prima mossa con un ragazzo di fronte a tutta la sala grande... queste sono state le mie esatte parole! E tu sei partita di testa e sei corsa a baciare il fottuto Harry Potter!»
«Che per l’appunto è un ragazzo.»
«Ast-»
«Non vedo quale sia il problema...» provare a minimizzare e passare a distruggere i fili del suo gilè, di sicuro era un’idea migliore rispetto a quella di soffrire di calvizie a sedici anni o strapparsi la pelle dalla faccia. «Abbiamo scommesso e io ho vinto. Fine della storia.» persino alle sue orecchie il suo tono appariva così petulante e insopportabile da volersi auto affatturare.
Ma la colpa era solo di Pansy e di Blaise e di Theodore che da qualche giorno a quella parte non facevano altro che sfottere lei e la sua non pervenuta esperienza sentimentale.
All’inizio,
–  perché era una ragazza saggia e matura –  Astoria si era lasciata scivolare le loro frecciate addosso (del resto, era costretta ad avere a che fare con quei troll da quand’era nata e quindi c’era abituata), ma poi, quella mattina, Pansy aveva iniziato a inferire: prima le si era seduta accanto – di proposito – poi aveva iniziato a raccontare dettagliatamente a Blaise della sua ultima scappatella, e quando Astoria si era lasciata sfuggire un conato di vomito perché: “MERLINO, PANSE, STO MANGIANDO!” lei le aveva ridacchiato in faccia e poi, con fare cospiratorio, aveva sussurrato a Blaise che non dovevano parlare di fronte a lei di certe cose, perché le orecchie di Astoria erano troppo pudiche.
“Io non sono pudica!”
“Allora solo frigida, magari...”
“Solo perché non parlo delle mie... cose... e non sbatto le mie tette in faccia ai ragazzi o trasforme le mie gambe nei loro poggiatesta, non significa che io sia una frigida!”
A quel punto, forse Panse se l’era un po' presa sul personale. E così aveva lanciato la sua stupida sfida: “D’accordo, stella. Perché allora non facciamo una scommessa?”
Un’Astoria nel pieno controllo del suo cervello avrebbe rifiutato e sarebbe tornata alla sua colazione.
Invece, come l’ambiziosa, piccola serpe che era, le aveva risposto: “D’accordo!”
La soddisfazione negli occhi di Pansy aveva brillato così forte di oscura malizia, che Astoria ancora si domandava come fosse possibile che non l’avesse accecata.
“Bene. Scommetto che non riusciresti mai a fare la prima mossa con un ragazzo proprio qui, di fronte a tutti noi, nella sala grande.”
La sola l’idea era così imbarazzante da farle venir voglia di scappare in bagno e trasformarsi nella prossima Mirtilla Malcontenta.
Ma poi, Blaise aveva riso e con la sua solita insopportabile tracotanza aveva aggiunto: “Io scommetto venti galeoni che non ce la fa!”
E poi Daph l’aveva fissata con occhi sgranati, supplicandola in silenzio di stare ferma, di stare zitta, di non metterla in imbarazzo.
Da qualche parte nel suo campo visivo, pure Theodore stava ridendo di lei insieme a Draco.
Così, Astoria aveva sbattuto la mano sul tavolo e si era alzata, con il suo orgoglio che le bruciava il petto come fuoco di drago.
“Bene! Ci sto! Guardate e imparate!”
Erano state le sue ultime parole, prima di scavalcare la panca, prendere un respiro profondo e partire all’attacco.
Le era venuto naturale guardare subito in direzione dell’entrata e lì aveva visto Harry. Una luce malvagia le si era accesa nel cervello e una vocina perfida le aveva bisbigliato che così avrebbe preso due snasi con uno zellino.
Dopo quello che aveva in mente di fare, Panse si sarebbe sentita abbastanza umiliata da smetterla di darle il tormento e Blaise si sarebbe dovuto rimangiare la sua sfacciataggine e avrebbe dovuto pagare il suo conto da Madama PiediBurro da lì fino alla fine dell’anno.
Era un piano perfetto. Ambizioso. Geniale.
(Era la cosa più indubbiamente stupida, infantile, ridicola e senza senso che si fosse anche mai solo minimante sognata di fare!)
Se si poteva scendere più in basso, lei aveva appena toccato il fondo dopo il fondo, il fondo senza fondo.
«Se pensi davvero di non aver fatto un’idiozia, allora com’è che sei venuta a nasconderti qui?»
«Non mi sto nascondendo, avevo solo voglia di un po' d’aria.» ammettere di essersela data a gambe levate sarebbe stato troppo, meglio continuare a interpretare la parte della bambina offesa che si lecca le ferite con orgoglio.
Per dieci secondi terribilmente lunghi, Pansy l’aveva osservata dall’alto in basso con le braccia incrociate al petto e la punta della scarpa che in maniera irritante picchiettava sul suolo. L’immagine perfetta di un’arpia cattiva che aspettava solo l’occasione giusta per mangiarti il cuore.
Ma ciò che la gente non sapeva, (ma Astoria sì) era che in realtà Pansy non era poi una così brutta persona.
Un’altra ragazza Serpeverde (che non la conosceva da quand’era nata), forse avrebbe continuato a inferire, invece Pansy aveva scosso la testa e ridacchiato divertita, prima di offrirle una mano per alzarsi dal suo buco.
«Certo che non si può mai scherzare con te, eh?»
Astoria aveva accettato la sua offerta di pace e si era tolta il terriccio dalla divisa, le guance ancora in fiamme e il cuore che le batteva come un tamburo stregato nel petto.
«Possiamo evitare di parlarne tipo mai più?»
Con il suo solito fare melodrammatico, Pansy aveva sospirato per poi prenderla a braccetto, la solita luce maliziosa era improvvisamente tornata a brillarle negli occhi.
Ecco, se Pansy fosse stata completamente una brava ragazza, forse si sarebbe evitata la domanda successiva.
«Bacia bene, almeno?»
«PANSE!»
 

***
 

Quello stesso pomeriggio, Harry stava rientrando dal suo allenamento di Quidditch, e forse entro l’orario di cena si sarebbe del tutto dimenticato dell’episodio con la più giovane delle Greengrass, se solo Draco Malfoy, in tutta la sua aria impettita, non gli fosse venuto in contro furioso come un centauro, mentre si inerpicava lungo il sentiero fino al castello.
«Che cosa accidenti credevi di fare, Potter!?»
Ah, quindi la colpa era sua adesso... L’ultima volta che aveva controllato, lui stava tranquillamente andando a fare colazione il minuto prima e il minuto dopo Astoria gli aveva gettato le braccia al collo.
Cose che capitavano. Non a lui, solitamente. Beh, non sempre. Ma capitavano.
«Non so di che parli, Malfoy.»
«Certo che lo sai, piantala di fare il finto tonto!»
Harry fece roteare gli occhi e si passò distrattamente una mano fra i capelli arruffati.
Aveva passato le ultime due ore urlando schemi di gioco da rispettare e volando a più di dieci metri d’altezza inseguendo un minuscolo boccino in mezzo alla nebbia di marzo, quindi no, non aveva assolutamente voglia di litigare.
«Se ti riferisci a…» sul momento si ritrovò a boccheggiare imbarazzato non sapendo se ridere di quella situazione assurda o lanciare un urlo frustrato.
Merlino, perché quando non era lui a cercarsi i guai, erano sempre loro a trovarlo?!
 «Se ti riferisci a quello che è successo questa mattina, sappi che...» Io non c’entro proprio niente, sarebbe stato così facile dire la verità e togliersi così d’impiccio in meno di dieci secondi e proseguire per la sua strada, raggiungere il dormitorio, farsi una doccia, andare a cena e alla fine addormentarsi tranquillo.
«...non sono cose che ti riguardano!» sarebbe stato davvero così facile, ma non sarebbe affatto stato da lui, giusto?
Benedetto sangue Potter!
Gli occhi di Draco si erano fatti enormi, nervosi, e per un momento Harry aveva sul serio temuto che stesse per tirar fuori la bacchetta e affatturarlo per bene, inseguendolo per tutto il campo di Quidditch.
Invece, Harry lo aveva osservato con un certo shock abbassare lo sguardo e digrignare i denti non tanto come un cane furioso quanto ferito.
Senza saper bene come reagire, lo fissò interdetto per tutto il tempo, mentre Draco stringeva talmente tanto forte le mani a pugno da farsi tremare le braccia per poi, biascicando una bestemmia incomprensibile contro Salazar, voltargli le spalle per tornarsene al castello.
Oh.
Oh la là...
Qui bolliva nel calderone qualcosa di grosso.
 

***
 

«Daphne! Per quanto tempo ancora hai intenzione di punirmi passivamente ignorando del tutto la mia esistenza?!»
Sua sorella maggiore era ridicola.
Più ridicola persino di lei, e questo, al momento – visto che quel giorno Astoria era stata lo zimbello di tutta Hogwarts! – era davvero tutto dire!
Inoltre, avrebbe dovuto essere lei quella offesa, visto che quella mattina, mentre Pansy e Blaize la prendevano in giro, Daph non aveva spiccicato neanche mezza sillaba per difenderla.
E invece no, sua sorella aveva deciso che non rivolgerle più la parola fosse una risposta perfettamente matura al suo gesto totalmente immaturo di quella mattina.
Proprio per quella ragione, in risposta alla sua domanda, aveva continuato a spazzolarsi i lunghi e setosi capelli di fronte allo specchio, comodamente seduta sulla toilette nella camera che condividevano con Pansy e Millicent, che per fortuna in quel momento si trovavano ancora in sala comune.
«Daph!»
Ancora nessuna risposta.
«Sul serio, Daph!»
Daphne aveva posato la spazzola sul comodino e adesso aveva iniziato ad acconciare i capelli nella lunga treccia che usava per dormire.
Stanca ed esasperata, Astoria aveva sbuffato, lasciandosi cadere a peso morto sul letto, cosa che normalmente avrebbe mandato sua sorella su tutte le furie, perché le buone maniere erano tutto nella vita! Siamo streghe mica babbane...
«Senti, io sono disposta a dimenticare tutta questa storia del fattaccio, se lo fai anche tu!»
Le dita di Daphne danzavano ancora eleganti mentre dividevano le ciocche di capelli.
Ma Astoria quel giorno aveva buttato alle mandragole tutto il suo amor proprio, di certo quindi non si sarebbe arresa così facilmente di fronte all’atteggiamento passivo-aggressivo di quella matta di sua sorella!
Se le buone maniere in quel caso non servivano, allora...
«Insomma, sarà durato quanto tempo? Quindici secondi? Venti? Non capisco che senso ha farne una tale tragedia! Domani tutta Hogwarts parlerà già d’altro! E poi io non sono mai stata la loro Serpeverde preferita! Se fossi stata tu a baciare Potter, allora sì che sarebbe scoppiato un vero...»
«Astoria!» Daphne era quasi schizzata dallo sgabello, con gli occhi che quasi le uscivano dalle orbite e reggendo in mano la spazzola come una bacchetta carica.
Bang! Colpita!
Il pensiero di baciare Potter, doveva sul serio aver inorridito il povero cuore di sua sorella.
«Che c’è? Ho detto qualcosa di male?»
Daphne aveva dilatato le narici e aveva sbattuto così forte la sua spazzola sul comodino che Astoria si era stupida di vederla ancora intera.
«Ti rendi conto che qualcuno potrebbe andare a dire alla mamma quello che hai fatto oggi?! Ti rendi conto che Narcissa Malfoy potrebbe venire a saperlo?»
E da quando a sua madre e alla signora Malfoy interessavano stupidi pettegolezzi fra adolescenti?
«E allora?»
«E allora... sai bene che dopo...» Daph si era morsa le labbra, esibendosi in un eloquente gesto aggraziato della mano.
«Dopo che i Mangiamorte hanno perso la guerra e tusaichi è diventato cenere al vento?»
«Astoria!»
Giusto, le ceneri di Voldermot erano ancora un argomento scottante.
«Scusami, pessima scelta di parole, continua...»
«Sì, beh... dopo la fine della guerra, sai che noi siamo diventati la scelta più logica per i Malfoy...»
Eh?
«La scelta più logica?»
«Per il matrimonio, ovvio.»
Dopo quell’uscita per nulla affatto ovvia, era stata lei a schizzare su dal suo letto come se avesse preso improvvisamente a fuoco.
«Aspetta, che?! Vogliono farti sposare con Draco!? Cosa?! Quando?! Perché io non ne sono niente?!»
Daph aveva stretto il suo nastro preferito alla fine della sua treccia, prima di fare il giro della stanza e con occhi dolci prenderla affettuosamente per mano.
Il che non era mai notoriamente un buon segno.
«In verità, nostra madre non pensava a me, ma a te. Secondo lei, io ho molte possibilità di trovare un buon partito da sola, mentre tu, beh, chiaramente no. Perciò... perché non sfruttare le difficoltà degli altri?»
Dopo quella scioccante rivelazione, (sul serio, era sempre incredibile come sua sorella fosse capace di sputare cattiverie, pur continuando a emanare onde di pura ed eterea dolcezza) Astoria fece passare lunghi e imbarazzanti secondi di estremo silenzio.
Poi...
«Stai scherzando.»
«Sai che non scherzo mai sulle questioni serie
«Io e Draco non siamo una questione seria! Io e Draco siamo una barzelletta babbana! Una brutta barzelletta babbana, tra l’altro!»
«Ora non esagerare...»
«Esagerare!? Insomma, quando è stata l’ultima volta che lui mi ha volutamente rivolto la parola? Quando siamo tornate a Hogwarts a Settembre? Tipo, sei mesi fa?!»        
«Oh, Astoria...»
Il sorriso dolce e l’abbraccio con cui sua sorella la strinse, colpì Astoria quasi quanto la scintilla di fermezza che poco prima aveva intravisto nel suo sguardo.
Oh, per i piedi puzzolenti di Salazar, Daphne era veramente seria!
«Certe volte a Pansy piacerà mettere il dito nella piega, ma tu sei veramente un’ingenua quando si parla di ragazzi...»
«Che?!»
 

***
 

La mattina dopo, invece che agguantarlo all’ingresso della sala grande, Astoria Greengrass si era fatta trovare seduta al tavolo dei Grifondoro vicino a Ron, che al momento si stava scambiando un’occhiata allarmata con Hermione seduta di fronte a lui.
Con le sopracciglie così aggrottate che la faccia aveva iniziato persino a fargli male, Harry si era avvicinato a loro molto, ma molto lentamente, e quando Astoria aveva notato la sua presenza, i suoi occhioni azzurri si erano illuminati.
«Buongiorno, Potter! Come va? Ti stavamo aspettando!» lo aveva accolto, subito dopo essersi pulita con il tovagliolo le briciole di pane imburrato che aveva sulle labbra.
Harry notò perplesso
–  e anche un po' curioso –  come ogni timidezza e ogni imbarazzo fosse svanito dal suo volto, che quel giorno appariva invece vivace e determinato.
In quel momento, Astoria Greengrass gli stava persino facendo un po' paura.
«Hey... ehm... buongiorno a te. Tutto bene, grazie. E tu?» le chiese, sedendosi fra lei e Ron, e sentendo lo sguardo di Hermione perforargli la nuca.
Astoria si morse il labbro inferiore facendo spallucce.
«Diciamo bene. Sono venuta per chiederti di nuovo scusa per ieri...»
«Non preoccuparti, Astoria. È tutto a po-»
«E per dirti che io e te, da oggi, siamo ufficialmente una coppia!»
Il getto di succo di zucca sputato da Ron, fu così forte da raggiungere persino il tavolo dei Tassorosso.
 
 

 


FINE#1






N/A: Questa mini-long nasce a causa del prompt di oggi del Writober che era per l'appunto Fake date (e prima ancora, a causa della mia Challenge “TBW 2022” il cui prompt di luglio era lo stesso!).
Come si può evincere dal testo, non si tratta assolutamente di nulla di serio e io di solito non scrivo mai sul fandom di Harry Potter, quindi spero che chiunque sia arrivato a leggere tutto questo delirante primo capitolo abbia adesso pietà di me!
Immagino che dopo la lettura, probabilmente alcune cose potrebbero non quadrarvi, prima fra tutte: dov’è Ginny?
No, non l'ho dimenticata. E sì, la sua sparizione verrà spiegata più avanti.
Secondo: tutti i personaggi si sono bevuti il cervello? Assolutamente sì, ma date la colpa a me, non a loro. Loro sono dei poveri innocenti.
Chiariti questi due punti, aggiungo solo altre due brevi cose: 1) l'idea di Pansy che vuole essere la nuova Rita non è mia ma l'ho vista utilizzata da molte autrici in altre fanfiction quindi ogni riconoscimento va a loro; 2) secondo i miei non assolutamente attendibili calcoli, questa mini-long non dovrebbe avere più di otto capitoli, che di volta in volta cercherò di associare a uno dei prompt del Writober.
Non ho ancora scritto il finale, quindi spero che l’ispirazione mi assista fino alla fine.
Grazie a tutti per essere arrivati fino a qui, spero che, a parte i deliri, questo inizio possa avervi divertito!
Al prossimo capitolo,
BellaLuna
  
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