A Luly,
che oggi fa due anni su efp.
A Luly,
che forse sarà la sola a capire certe
battute di questa fic.
A Luly,
perché nonostante tutto, ci teniamo lo stesso.
S.
“Com’è andata?” chiese Choji incerto vedendo Shikamaru sbadigliare, il giorno
dopo.
“Eh, non ho chiuso occhio” rispose
lui scuotendo il capo.
“Lo devo prendere come un buon
segno?” domandò l’Akimichi, ridendo di cuore.
Shikamaru alzò le spalle e si lasciò
andare a braccia incrociate sul tavolo.
“Buongiorno Cho!”
trillò Ino arrivando baldanzosa dalla camera, e piazzando un bacio sulla
guancia del ragazzo.
“Almeno qualcuno è di buonumore,
stamattina” sorrise Choji, ricambiando il gesto
d’affetto della compagna. “Shika qui, è più distrutto
di ieri sera. Ma cosa gli fai agli uomini, Ino?”
La ragazza non si scompose: “Oh, Shika” gli fece avvicinandosi e sedendosi al suo fianco
“Non è stato poi così seccante ieri sera, no?”
Di notti turbolente e di ciccioni in costume*
“No”.
Ino si
portò una mano alla fronte con fare melodrammatico. Shikamaru, dietro di lei,
la ignorò, limitandosi a sbuffare.
“Ragazzi,
non c’è tanto da decidere” interloquì Asuma. “Sono rimaste una matrimoniale e una singola. Oppure la foresta” argomentò.
Ino lo
guardò seccata: “E non vedo perché debba essere io quella che ci rimette!”
Shikamaru
non si prese nemmeno il disturbo di ribattere.
“Dai, è
solo logica” alzò le spalle Choji “Obiettivamente
Ino, io ti schiaccerei, il maestro pure e domani ci aspetta un lungo viaggio,
quindi sarebbe bello dormire su un letto, per una volta.”
“No” arrivò
sardonica la risposta di Ino.
Shikamaru
si limitò a un “Mendokuse”
lievemente sbuffato, mentre stanco della discussione prendeva la compagna di
squadra per un braccio trascinandola nella loro camera, se camera si poteva
definire quel posto.
Choji
guardò Asuma che sorrise: “Non credevo che avrebbero
accettato davvero”.
Il muso di Ino si ridusse considerevolmente quando vide la stanza:
“Una piazza e mezzo, meglio di quello che speravo” valutò scrutando il letto di
fronte a lei.
“Vuoi che
dorma per terra?” Shikamaru era decisamente troppo
stanco per discutere.
Ino si
voltò verso di lui, di colpo addolcita: “Non sarà necessario. Certo, lo sapevo
che non vedevi l’ora di venire a letto con me” fece con tanto di linguaccia.
“Due e
trentatré” mormorò Shikamaru, stanco più che colpito.
Ino lo
guardò spiazzata, con fare interrogativo.
“La vedo,
l’ora” rispose Shikamaru alzando le spalle. “E sono le
due e trentatré di notte. Ovvero, tardi.”
Ino lo
guardò di traverso: “E l’ora tarda ti fa male. Ignorerò questo commento: non è
all’altezza dei tuoi duecento punti di quoziente intellettivo, Shika” fece prendendo a sbottonarsi il top viola con
naturalezza.
“Che fai?”
Shikamaru fece un salto all’indietro, allarmato.
“Mi
spoglio” rispose Ino scrollando le spalle – e facendo abbassare la bretella del
reggiseno in modo provocante. “Dovresti farlo anche tu, visto che non dormirai
di certo al mio fianco con quei vestiti sporchi addosso”.
“Non ho il
cambio” sbuffò Shikamaru.
“Non hai
cosa?” domandò Ino, che nel frattempo si era infilata una sottoveste leggera,
sfilandosi top e gonna da sotto.
“Non ho il
cambio, dormo in mutande di solito, dato che fa caldo” ripeté Shikamaru,
scocciato e un po’ imbarazzato.
“Ah.”
Constatò Ino, fermandosi a riflettere brevemente. “Beh, spogliati allora” alzò
le spalle poi, nascondendo un ghigno.
Fu così che
si ritrovarono supini, stesi uno al fianco dell’altra, le braccia lungo i
fianchi e ben attenti a non toccarsi, gli occhi
rivolti al soffitto. Shikamaru spense la luce senza troppi complimenti:
finalmente, dopo tanta umiliazione, un po’ di meritata pace. E
che Kami gli concedesse di addormentarsi subito e
svegliarsi la mattina dopo, magari quando Ino si era già cambiata.
“Shika?”
Come non
detto. Era lì lì per addormentarsi, in quella strana
fase del sonno in cui non hai ancora lasciato la dimensione conscia
ma il tuo cervello già elabora immagini fantastiche, atmosfere da sogno,
quando la voce di Ino invase i suoi pensieri.
“Mmm?” si limitò a rispondere.
“A cosa
stai pensando?” gli chiese Ino, girandosi verso di lui. Pessima mossa,
peraltro.
“Al fatto
che speravo di dormire” rispose caustico il ragazzo. Era così difficile
tornarsene a dormire, invece che torturarlo con quel respiro caldo?
“No, dai,
davvero…” piagnucolò lei “a cosa stavi pensando?”
“Ciccioni
che ballano la danza del ventre col segno del costume all’altezza del petto” rispose Shikamaru in piena onestà.
Ino scoppiò
a ridere, e sentì Shikamaru alzarsi su un gomito, di fianco a lei. Poteva
avvertire il suo sguardo studiarla nell’oscurità, percorrerle il corpo dal viso
alle gambe, e poi ancora su, a scrutare l’ombra dei suoi capelli che lottava con la luce della luna, alta nel cielo.
“Tu a che
pensi?” le chiese allora in tono soffice. Dio,
quant’era bella…
“Pensavo…”
fece Ino avvicinandosi piano a lui, come ad accoccolarsi sul suo petto, senza
farlo realmente. Pareva ci fosse una linea invisibile a marcare i confini tra i
due, una linea invisibile ma di fuoco, come di chi non riesce ad attraversare
un confine tra stati non segnalato se non da un cartello sul ciglio di una
strada. Una dogana inesistente ma pericolosa.
Aveva
lasciato la frase in sospeso, Ino, e il suo respiro si era fatto di colpo più
regolare.
Shikamaru
la scrutò più intensamente, desiderando toccarla, per un attimo. Reprimendo
quel desiderio.
“Pensavo
alla mia vicina con la brocca…dell’olio” concluse Ino
con voce tremendamente velata dal sonno. Shikamaru trattenne una risata, risultando in uno sbuffo trattenuto.
“Scusa”
fece Ino riprendendosi, portandosi all’indietro i capelli slegati.
“Non fa
niente, dormi” le rispose Shikamaru, di colpo intenerito.
“No, scusa”
ripeté Ino “Cosa stavo dicendo?”
“Cose
insensate” rispose Shikamaru, vagamente divertito.
“Davvero?”
si sorprese la ragazza.
Shikamaru
evitò l’ennesimo commento caustico e appoggiò la testa al cuscino, portandosi
le mani dietro la nuca. Sospirò dopo aver confermato la sua versione dei fatti:
“Sì, ma non fa niente. Dormi, Ino”. Non poteva reggere molto a prenderla in giro quando lei gli stava di fronte in sottoveste, così
inconsciamente provocante, e soprattutto quando probabilmente lei non pensava
minimamente alle cose che passavano per la testa di lui. Sentì la compagna
rilassarsi al suo fianco, rannicchiandosi sul confine estremo del letto per non
sfiorarlo, lasciandosi andare al tanto agognato sonno in pochi istanti. Se solo fosse stato così facile anche per lui. Shikamaru si
trovò a fissare il soffitto con interesse, ora che i suoi occhi si erano
abituati all’oscurità: che situazione di merda.
Era stato
così bravo a non farsi coinvolgere fino a quel momento, così astuto
nell’evitarla, nel non darle peso, nello scrutarla da lontano, che ora…
“Ah!”
Si girò di
scatto allertato, vedendo Ino
seduta per terra, sul pavimento.
Il ragazzo
nascose il volto nel braccio ridendo il più sommessamente possibile.
“Sono
caduta?” chiese Ino con voce sconcertata, dal basso.
A quello
non poté evitare di ridere: “Eh, a quanto pare…”
azzardò il ragazzo, mentre lei non faceva cenno di alzarsi.
“Ino?” fece
poi sporgendosi dalla parte della ragazza, estremamente
rallegrato.
“Non
ridere, deficiente!” arrivò la risposta di Ino, che
per ripicca fece per mollargli uno schiaffo. Shikamaru le fermò la mano
prontamente, al che Ino allungò l’altra mano e si appese al collo
di lui, trascinandolo a terra come lei. Precisamente, su di lei. Merda.
Shikamaru
sentì di colpo la sua testa alleggerirsi, e altre parti di lui svegliarsi,
quando avvertì il sospiro leggero di Ino sul collo,
divertita: “Uno a uno” sussurrò piano la bionda.
Dio, quanto
avrebbe voluto stare così per sempre, sopra di lei, la
sua risata argentea a rallegrarlo e il suo respiro, le sue mani su di lui.
Invece si alzò contro i suoi desideri, tendendo una mano alla compagna: “Dai Ino, alzati” fece piano mentre si risistemava sul letto,
dandole le spalle e maledicendo la sua maturità. Ino si accomodò in silenzio
accanto a lui, rannicchiata sulla sua porzione di letto, mentre dopo poco la
sentiva scivolare piano, di nuovo.
“Stavi per
cadere di nuovo?” sussurrò piano Shikamaru, lievemente divertito.
“Volevo
fare la figa e non dirtelo. Grazie di avermi sgamata!” piagnucolò Ino.
“Puoi
venire più vicina, sai?” sospirò allora Shikamaru – maledicendosi ancora “Non
mordo”.
“Peccato” sospirò
Ino, e d’un tratto Shikamaru se la sentì addosso,
accoccolata sul suo petto. Ecco, lui non aveva inteso così vicino. Sperato, forse; considerato, no.
“Shikamaru?”
fece poi Ino facendo leva sul suo petto, d’un tratto
rinvigorita, il volto a pochi centimetri dal suo.
“Dimmi Ino”
rispose lui con voce rassegnata, immerso pienamente, suo malgrado, in quella
piacevolissima tortura.
“Niente”
rispose Ino piano, di colpo intimidita. “Niente”
ripeté quasi impercettibilmente, dandogli le spalle come se stare vicino a lui
scottasse, rannicchiandosi su un fianco finché non sentì un braccio di
Shikamaru cingerle la vita e attirarla a sé con decisione e gentilezza.
“Non vorrai
cadere ancora” sussurrò piano sulla nuca della ragazza, inspirando segretamente
l’odore dei suoi capelli. Sentì Ino irrigidirsi di colpo, e non seppe se di
piacere o di paura.
Affanculo. Aveva questa opportunità
di stare con Ino, una benedettissima piazza e mezzo
da condividere con lei, e al di là delle remore e delle conseguenze, quella
notte era troppo eccitante per lasciarsela scappare. Si premette addosso Ino un po’ più del dovuto, le loro gambe nude a
contatto, mentre la sua mano risaliva lenta il fianco di lei, a sfiorarne il
profilo del seno, a ripercorrere la spalla mentre il respiro di lei si faceva
di colpo serrato, a sfiorarle la guancia mentre girava il volto di lei verso di
lui, carezzandolo piano.
“Dimmi che
non vuoi” sussurrò Shikamaru sulla sua pelle, giunto all’altezza del suo orecchio “…e mi fermo”.
Ino tacque,
il rumore del suo deglutire unico suono della stanza: non aveva più saliva in
corpo, di colpo si sentiva mancare l’aria. Possibile che fosse Shikamaru a
farle quell’effetto? Prima ancora di avere il tempo
di ragionare, una scia di baci si disegnarono sulla sua nuca, lenti e
indugianti, mentre la mano di Shikamaru si apriva sul collo
di lei e ne sfiorava la trachea, delicata.
“Shikamaru”
fu l’unica cosa che riuscì a sussurrare Ino, prima di
inarcare il volto all’indietro e sfiorare quello di lui, così vicino a lei.
“Dimmi che
non vuoi” ripeté lui mentre chiudeva gli occhi,
sperando che lei ponesse fine a quel supplizio, e domani sarebbero stati di
nuovo amici, come prima.
“Lo voglio
da almeno tre anni, razza di cretino!” urlò Ino mentre
di colpo si girava sul fianco, mentre si ritrovava sopra di lui con l’agilità
che la contraddistingueva, mentre si avventava sulle labbra di lui con una foga
repressa.
Le mani di
Shikamaru presero a scorrere lungo i suoi fianchi, la sua
barba incolta a solleticarle il volto.
“Ino, non
ci credo…”
“Vaffanculo
Nara, io stanotte volevo dormire!” Ino rise inferocita prima di avventarsi
nuovamente sul compagno.
“Allora
ragazzi, com’è andata la nottata?”
Asuma
aveva trovato i suoi ragazzi pronti per colazione, dediti alle loro solite
attività: Choji che
a dire il vero aveva già finito di mangiare, Shikamaru che sbuffava se non era
impegnato a sbadigliare, e Ino che canticchiava. Niente di strano fino lì.
Niente di strano eccetto il sorrisetto malizioso di Choji, e se guardava meglio, il lieve rossore sulle guance
di Shikamaru, e il ritmo più quieto e dolce della canzone di Ino.
Asuma aveva sempre sospettato che Choji
fosse una reincarnazione di Buddha,
con al sua aura benevola e quella pienezza soddisfatta, ma ne ebbe la conferma
quando, guardando più attentamente la direzione del suo sguardo, notò che
davvero il ragazzo sapeva: sotto
l’espressione annoiata del suo allievo preferito, e sotto l’aria più allegra
del solito della sua allieva più rumorosa, stavano le mani intrecciate dei due.
* titolo
liberamente ispirato alla raccolta Il fascino del seccante – ShikaIno moments di Sakurina, in attesa di “Dell’acqua e di altri angeli”…XD
tvb, Lulù!
*fugge prima che possa essere usato contro
di lei*