Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    17/10/2022    1 recensioni
Un possente muro di nebbia divide due regni completamente diversi. Da una parte Arendelle, governata dai sovrani Anna e Hans e dai loro figli, non crede nell'esistenza della magia della quale solo pochi cantastorie possono raccontare attraverso miti e leggende. Dall'altra il popolo dei Northuldri che vive in armonia con la natura, governata dalla guardiana Elsa, unica in grado di controllarla grazie ai propri poteri. La nebbia che li divide, però, sarà costretta a dissolversi per mettere così a conoscenza entrambi i regni dei profondi segreti che una volta li univano e a causa dei quali sono stati costretti a separarsi...dimenticando uno dell'esistenza dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Fratelli di Hans, Hans, Kristoff
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 14
VERITA

È l’alba quando, silenziosamente, Kristoff si desta e prepara per il viaggio esplorativo. L’uomo si sistema corde e utensili utili, si aggiusta il berretto e trangugia velocemente una tisana di malva lasciata in un piccolo tegame li vicino.

Lui pensa di essere solo, ma una voce alle sue spalle lo desta dalla concentrazione:

“Mi hanno raccontato che se vai con una renna, devi portarti dietro delle carote” sussurra Anna, porgendo un mazzo di ortaggi arancioni all’uomo del ghiaccio.

Kristoff rimane sorpreso dalla gentilezza della fanciulla e, cercando di mascherare il proprio imbarazzo e le guance tinte di rosso, sorride per poi ironizzare sulla vicenda.

“Che sbadato! Sven è capace di farmi andare a piedi lasciandomi ibernare nella neve se non sgrana le sue carote! Grazie!” afferma Kristoff, accompagnando il momento con un colpo di tosse.

“Il grazie lo devo io a te. Mi hai salvata dalla morte certa, offrendomi un posto meraviglioso in cui stare e ora vai a cercare informazioni sul mio bambino. Non te ne sarò mai grata abbastanza” cambia argomento Anna, facendosi seria in volto, provando a mantenere lo sguardo puntato negli occhi color nocciola del montanaro.

Lo sguardo fa arrossire Kristoff che, però, non si vergogna più in quanto immerso in profondi pensieri. La ragazza che aveva di fronte si era svegliata apposta per salutarlo o, forse, non dormiva affatto. Le borse sotto gli occhi confessavano ore mancate di sonno nonostante la bravura di Anna nel nasconderlo. Da quanto tempo non dormiva? Probabilmente dal giorno dell’arruolamento del figlio. Kristoff ripensava alla tempra di una giovane donna che, di fronte alla morte dei genitori, era diventata regina, moglie e madre senza nemmeno poterlo metabolizzare.

Nel vederla così, vittima dell’insonnia e della paura, Kristoff alimenta la forza che lo spinge a mettersi in viaggio e andare fino in fondo per ritrovare il bambino.

“Qui ora sei al sicuro, vi vogliamo tutti bene e faremo il possibile per aiutarvi! Ecco la bellezza di questa casa magica!” afferma Kristoff abbozzando un ampio sorriso.

“Infatti! Non capisco come… ma sento, per la prima volta in vita mia, di essere finalmente a casa. Grazie Kristoff!” chiude definitivamente Anna, allargando le labbra in un dolce sorriso che dona spinta motivazionale al giovane venditore di ghiaccio.

Kristoff cammina per diverse ore, inoltrandosi profondamente nella foresta dove sente di poter incontrare le guardie e le tracce dei governanti di Arendelle. Nei momenti di cedimento, il giovane sale sul dorso del fido destriero al quale confida qualsiasi preoccupazione o dubbio.

“Chissà se li troveremo mai…” sussurra Kristoff rivolto a Sven che, sbuffando, continua imperterrito la propria avanzata, per poi arrestarsi di colpo e cercare di raggiungere la sacca contenente le carote.

“Oh insomma amico! Hai già fame?!” domanda il ragazzo alzando gli occhi al cielo, per poi afferrare una grande carota e porgerla alla renna affamata.

“Meno male che Anna mi ha ricordato le carote, altrimenti chissà cosa mi avresti fatto” si rende conto Kristoff, per poi lasciare che la propria mente viaggiasse in dolci pensieri. Il momento di estraneazione viene colto dall’animale che, girandosi verso il padrone, punta i propri occhioni in quelli di lui.

“Non guardarmi così! Tra me e Anna non c’è nulla… e anche se fosse lei è sposata e ha due figli ok?” lo rimprovera Kristoff, imbarazzato dall’infinita umanità della renna capace di rispecchiare i suoi pensieri. Sven, però, pare non demordere e lo sguardo sembra concentrarsi ancora di più.

“Sì, ok… lei è bellissima!” cede Kristoff, consapevole di aver pronunciato le parole d’ordine per permettere alla renna di riprendere il cammino.

I due sono ancora immersi nella discussione quando, improvvisamente, il suono degli zoccoli di altri cavalli destano la loro attenzione. Kristoff e Sven, muovendosi con cautela per non farsi scoprire, si nascondono dietro al tronco di un’enorme quercia e, con estremo impegno, tendono l’orecchio per captare ogni informazione utile.

“Sire, della regina non ci sono tracce nemmeno a est! È come se fosse sparita nel nulla! Il controllo del campo di addestramento a Glowshville è perfetto” comunica una guardia giunta su un cavallo nero.

“Continuate a cercare, non possiamo fermarci!” replica Hans, dando l’ordine di riprendere la spedizione.

Kristoff osserva attentamente il marito di Anna, trovandolo comunque di bell’aspetto per la meravigliosa bellezza della regina. Qualcosa, però, pare colpirlo. Quel giovane deve aver avuto la sua età e, non sapeva per quale motivo, ma sentiva di averlo già incontrato e di averlo identificato con un animo buono.

“Cosa possiamo fare ormai? Sono sicuro che prenderanno Einar!” si libera Hans, rivolgendosi a un uomo più anziano.

“Se dovessero farlo, sarà il momento perfetto per noi” risponde Vincent, maturando l’ipotesi di cambiare strategia.

“Che cosa?! Ma se hai appena dato ordine di aumentare la sicurezza, di tenerlo d’occhio e non permettere a nessuno di trovarlo?” chiede Hans titubante, non capendo le intenzioni del fratello maggiore.

“Hans, la mia è una strategia! Non capisci una cosa importante: se loro osano toccare il ragazzo, arriverà per noi il momento perfetto per dichiarare guerra alla magia…e ci riprenderemo tua moglie e i tuoi figli con la forza!” spiega Vincent, sgranando gli occhi, assetato dal proprio piano.

“Non ho intenzione di usare la forza! Abbiamo agito in malo modo già una volta, non voglio ripetere le medesime azioni! Voglio solo ritrovare mia moglie e i miei bambini!” si oppone contrario Hans, facendo un passo in avanti verso il superiore.

“Ti stai forse lamentando della vita che ti abbiamo dato?! Uccidere i sovrani di Arendelle e sposare la regina ci ha permesso di accedere al regno e allontanarlo definitivamente dalla magia! Sputi nel piatto in cui hai mangiato?!” ringhia alterato Vincent ristabilendo l’ordine.

Hans si limita a non rispondere e, per l’ennesima volta, accetta gli ordini del fratello e si allontana in solitudine.

La notizia scuote profondamente Kristoff che, spalancata la bocca, accoglie tremante quel segreto nascosto. Il regno dei Westengard ha sempre saputo della magia e, da diverso tempo, cercava di estirparla da tutti i reami vicini. Arendelle, in modo particolare, rappresentava una importante risorsa economica seppur capitanata da due sovrani favorevoli alla magia. Il loro incidente sulla nave non era quindi stato un incidente, ma una morte premeditata da parte dei Westengard. Per non parlare delle nozze con Anna. L’amore di Hans era quindi falso? Era stato una forzatura?!

Kristoff non sapeva rispondere a queste domande ma, raccolto il coraggio e le informazioni necessarie, ordina al compagno di ritornare sul sentiero di casa.

“Non dire una parola Sven… ad Anna non dirò quanto abbiamo scoperto. Non voglio spezzarle il cuore più di quanto non lo sia già” conclude il montanaro affranto e desideroso, con tutto sé stesso, di tornare nella nebbia per donare pace e serenità alla giovane madre.

La mattinata trascorre normale nella foresta dei Northuldri e gli abitanti si destano dal sonno dedicandosi alle proprie occupazioni.

“Elsa?” chiama una dolce voce, appartenente alla piccina dai capelli rossi che tira delicatamente l’abito azzurro della regina di ghiaccio.

“Ciao Leila, buongiorno!” la saluta affettuosamente Elsa, chinandosi su di lei con un largo sorriso.

“Non trovo la mamma…” si libera subito la piccola, guardando a destra e a sinistra frastornata.

“In che senso non la trovi?” domanda Elsa dubbiosa, aggrottando le sopracciglia bionde in segno di perplessità.

“Stanotte si muoveva molto nella tenda e quando mi sono svegliata lei era già in piedi. Abbiamo fatto colazione e poi, mentre giocavo con gli altri bambini e con le renne, è sparita!” spiega Leila con il magone, palesando i suoi 5 anni e la naturale ansia da separazione dal genitore.

“Non ti preoccupare, sarà andata a fare una camminata nella foresta o starà parlando con qualcuno, vieni! Chiediamo a Yelena!” prende l’iniziativa Elsa, porgendo la mano alla piccola che l’afferra all’istante senza titubanza. Il desiderio di Elsa è quello di chiedere informazioni all’anziana del villaggio che, quasi in contemporanea, avanza verso di loro con la medesima intenzione.

“Stai cercando Anna piccina?” chiede Yelena con gentilezza, mostrandosi calma e pacata di fronte alla bambina.

“Sì, non la trovo!” risponde triste la bambina, abbassando il volto lentigginoso verso il terriccio morbido.

“Vieni con me Leila, la tua mamma arriverà presto, ti insegno a preparare uno scialle d’accordo? Raggiungi Honeymaren e dille di preparare l’occorrente, per favore” propone l’anziana, riuscendo così a far allontanare la bambina di qualche passo in modo da poter parlare da sola con Elsa.

“Vai a cercare Anna, solo tu puoi farle bene in questo momento” dichiara inaspettatamente Yelena, scioccando profondamente Elsa che spalanca gli occhi di fronte a tale richiesta.

“Io? Perché io?” domanda la guardiana indicandosi il petto per l’incredulità.

“Ascoltami figliola… nessuno meglio di te può conoscere il significato della solitudine e della sofferenza. Stalle vicina!” aggiunge Yelena, appoggiando le mani sulle spalle della giovane che ancora non comprende quelle frasi enigmatiche.

“E dove la trovo?” chiede Elsa con più convinzione, desiderosa di ritrovare la nuova amica.

“Nel luogo della verità, del ricordo, della famiglia” risponde generica Yelena, per poi raggiungere Leila e non badare alla confusione della bionda.

Elsa, scombussolata dalla situazione, teme quella novità inaspettata, quei dubbi incalzanti e quell’aura di mistero che aleggia nella foresta e in Yelena dall’arrivo delle due forestiere. Qualcosa, però, spinge Elsa a voler trovare immediatamente la ragazza che la chiamava a sé con la forza attrattiva di una calamita, come se rappresentasse una parte mancante di sé che aveva dovuto dimenticare per ignoti motivi. Sapere Anna sofferente, probabilmente in preda a un momento di sconforto, reca dispiacere alla giovane dama della neve, la quale, preso coraggio, comincia a camminare speditamente per raggiungere il lago.

L’intuizione di Elsa si conferma esatta perché, di fronte ai suoi occhi, si palesa l’immagine di una ragazza dai capelli rossi intenta a scrutare l’orizzonte con malinconia e profonda tristezza. La maggiore si avvicina alla più piccola sedendole accanto senza permesso e senza parole, come a voler dimostrare, anche solo attraverso la presenza, di essere lì per qualsiasi necessità.

“Da quando mi hai mostrato questo posto sento di aver riaperto una ferita… una ferita che chiede risposte” esordisce Anna, continuando a osservare lo specchio d’acqua.

“Di fronte a questo lago mi pare di vedere i miei genitori e questa foresta me li ricorda. Ho una confusione così grande nella mia testa che non riesco a controllare!” si libera ancora Anna, digrignando i denti e scuotendo le mani intorno al capo, come a voler indicare una forte emicrania difficile da scardinare.

“Che cosa senti esattamente?” chiede Elsa con calma, desiderosa di aiutare l’amica e rispondere così a delle incognite che percepisce anche nel proprio cuore.

“Lo vedi questo?” domanda Anna, afferrandosi lo scialle della madre e mostrandolo all’altra.

“Appena mi avete vista vi siete soffermati su questo dettaglio e mi sono subito chiesta perché mia madre fosse in possesso di un indumento magico. Pian piano la magia ha iniziato a fluire anche nelle mie vene e ho sentito un senso di appartenenza profonda a questo luogo, come se fosse casa mia!” si apre Anna, esternando i dubbi che da diversi giorni la attanagliavano e che Elsa, dentro di sé, condivideva pienamente.

“Aggiungiamo la serenità che ho respirato, la capacità di risentirmi vicina ai miei genitori proprio nel tuo lago, la facilità con cui mi sono adattata a un mondo completamente distante dal mio, un mondo che mi hanno insegnato a cancellare! La mia piccola Leila che, all’improvviso, si fa matura e calma, mentre a palazzo era una vera e propria furia scatenata… l’hai vista anche tu Elsa!” prende respiro Anna con le guance tinte di rosso per la fatica di quell’esternazione.

“Ha domato lo spirito del fuoco, non ha paura di nulla, si è ambientata all’istante ed è cresciuta! Per non parlare del fatto che… che…”

Anna blocca il flusso di parole perché intimorita da quel pensiero che inchiodava anche Elsa, ma che nessuna delle due aveva il coraggio di esternare.

“Che ci assomigliamo?” si intromette la flebile voce di Elsa, dando una chiusura solenne e potente a quel presentimento agghiacciante.

“Sì… tutto questo mi sta facendo pensare al fatto che, forse, anche io appartenga a questo luogo e che mi sia stata nascosta una grande porzione di verità” taglia corto Anna, rivolgendo lo sguardo alla bionda che appare preoccupata e titubante, con i suoi stessi interrogativi.

Trascorrono attimi interminabili di silenzio nel quale le due macinano le intuizioni edotte, nella speranza di trovare una risposta, finché non è proprio l’improbabile Elsa a riaprire la questione.

“Posso… posso chiederti di darmi il tuo scialle?” chiede la guardiana con timore, porgendo la mano all’altra nell’attesa di ricevere il pregiato tessuto tra le mani.

Anna non comprende il motivo di tale richiesta in un momento simile ma, senza porre ulteriori domande, si spoglia dello scialle violaceo per consegnarlo al tatto dell’amica. È nell’istante preciso dello scambio, attraverso il contatto reciproco dello scialle, che avviene l’inatteso.

Una forte scossa elettrica percorre il corpo delle ragazze creando una strana connessione tra le due. Pochi secondi, una folata di vento ed ecco i loro ricordi ripristinati, puliti e solidi impressi con nuovo timbro nella loro memoria. L’immagine di due bambine si palesa ai loro occhi: una grande dalla lunga treccia bionda, con poteri glaciali capaci di creare lo scenario perfetto per un gioco immaginario e una più piccola dai buffi codini rossi, innamorata e divertita dai gesti della maggiore. Due bambine profondamente legate, inseparabili e rispettose l’una dell’altra. Due sorelle colme di affinità e amore indelebile, strappate dal proprio destino e catapultate nell’oblio. Elsa e Anna: due sorelle, così simili e così diverse, che nemmeno un sortilegio era riuscito a dividere.

Lo scialle cade sulla roccia davanti alle due ragazze che, incredule, ansimano immobilizzate. La visione appena vissuta le costringe a gestire sbalzi di calore fisiologici, giramenti di testa e incredulità che le porta, addirittura, a sudare in abbondanza.

La ripresa è lunga e, solo dopo interminabili minuti, i loro occhi dalle tinte celesti si incontrano nuovamente per la prima volta con la consapevolezza di condividere i medesimi geni.

Basta uno sguardo e le due si riconoscono all’istante, accorciando le distanze e intrecciando i propri corpi in un abbraccio indispensabile come l’ossigeno.

“Sei mia sorella, sei mia sorella!” continua ad esclamare Anna con la voce spezzata, per poi aggrapparsi alla schiena della maggiore e dare vita a un singhiozzo disperato.

“Hey, cucciola perché piangi?!” domanda Elsa con le lacrime agli occhi, adagiando una mano sul capo della sorellina che ricorda di aver estremamente amato in infanzia.

“Perché sono sempre stata sola! Sempre sola! Mi sento persa da quando ho scoperto di essere incinta e di non avere più nemmeno un parente! Sola da una vita, cresciuta troppo velocemente con il terrore di non riprendermi mai! Invece non lo sono mai stata, non lo sono mai stata!” si libera Anna, affogando il viso e le lacrime nella spalla della sorella il cui abbraccio appare delicato e potente al tempo stesso, come il profumo di una rosa.

“Non siamo mai state sole e non lo saremo mai più! Abbiamo fatto i conti con la vita in autonomia, ma ora ci racconteremo tutto e supereremo insieme ogni ostacolo. Sono qui sorellina…” risponde Elsa, abbandonandosi a un pianto più pacato e silenzioso ma non per questo meno efficace e sentito.

“E scopriremo che cosa è successo ai nostri genitori, perché ci hanno dovute separare e riscopriremo le nostre radici!” propone Anna, staccandosi dall’abbraccio ritrovando serietà e compostezza, seppur guardando la ragazza di fronte a sé con uno sguardo nuovo.

“So da chi potremmo cominciare” ipotizza Elsa, seriosa e austera per la problematicità del caso.

“Da Yelena?” intuisce Anna, avendo notato fin da subito una certa ambiguità nell’anziana signora.

“Sì… credo fermamente che sia nostra nonna” conclude Elsa emozionata, felice di avere finalmente ricostruito la famiglia di sangue che credeva di non avere più.
  
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