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Autore: Xine    21/10/2022    7 recensioni
Hinata Hyuga avrebbe dovuto essere felice. Terribilmente, irrimediabilmente felice. Si odiava perchè era riuscita ad avere tutto e, nonostante ciò, si sentiva sola.
Sasuke Uchiha era stanco. Era stanco di quella vita che non gli apparteneva, di quel Villaggio opprimente, di quegli occhi verdi che chiedevano di più. Era stanco e voleva stare da solo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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XIII.

 

Hinata si guardò intorno. La Torre dell’Hokage sembrava spaventosamente affollata quel giorno. Gruppi di Jonin, squadre di piccoli Chunin e persino alcuni ninja speciali della squadra ANBU, riempivano corridoi e sale d’attesa.
Si accomodò su una poltroncina rivestita di stoffa blu, ricambiando timidamente il sorriso di Shizune. Sistemò il vestito, lisciando le pieghe formatesi sulla gonna in un gesto nervoso.
Era tesa e impaurita, eppure non ricordava l’ultima volta che si era sentita così viva. 
E doveva tutto a Sasuke.

 

Quando si guardò allo specchio per poco non scoppiò nuovamente in lacrime. Aveva un aspetto terribile: occhi lucidi e arrossati, viso gonfio e capelli spettinati. D’altronde aveva pianto ininterrottamente per un tempo incredibilmente lungo.
Sospirando aprì il rubinetto e si sciacquò il volto con dell’acqua fredda, tamponandolo poi con il morbido asciugamano. Aprì il cassetto sotto il lavello, estraendone una spazzola, e si pettinò velocemente, sciogliendo i nodi che si erano formati all’altezza della nuca, là dove si erano aggrovigliate le dita di Sasuke mentre la stringeva a sé.
Non erano mai stati così vicini prima. Avevano condiviso silenzi e confessioni, ma c’era sempre stata una certa distanza emotiva e fisica a separarli. Una barriera che sentiva essersi completamente frantumata in quell’abbraccio.
La sua timidezza, unita alle rigide regole imposte dal Clan, l’avevano portata a limitare il più possibile qualsiasi contatto. Erano pochi gli abbracci che ricordava e, ad essere onesta, erano tutti un po’ impacciati. Aveva impiegato mesi ad abituarsi persino al tocco di Naruto e, qualche volta, capitava ancora che non fosse in grado di gestire la sua affettuosità senza sobbalzare o risultare goffa. Con Sasuke era stato naturale, si era aggrappata a lui senza vergogna, affondando la testa nel suo petto e lasciando che la sostenesse. Era una presa ferma la sua, trasmetteva sicurezza senza però soffocare.  Un po’ come il loro strano rapporto. Un po’ come lui, del resto. 
Riprese a spazzolare i lunghi capelli indaco in un gesto di conforto, poi, quando si sentì un po’ meglio, lasciò il bagno e raggiunse il soggiorno. Si accomodò sul divano, portando le ginocchia al petto e chiudendo gli occhi nella speranza di trovare un po’ di sollievo dall’emicrania. Appena lo fece, tuttavia, l’immagine esasperata di Naruto si palesò con dolorosa nitidezza.
Sakura è diversa! Non ha bisogno di protezione

Nascose la testa tra le gambe, avvertendo nuovamente il desiderio di piangere. Eppure credeva di avere esaurito le lacrime.
“Tieni” 
Sobbalzò impreparata. Credeva che se ne fosse andato una volta entrata nell’appartamento, ma vederlo lì sciolse un po’ il magone che le appesantiva il petto.
Voltò il capo lentamente, trovandosi davanti una tazza fumante trattenuta da una mano grande e callosa. Percorse con lo sguardo il braccio muscoloso, le spalle, poi la pelle chiara del collo, la mascella ben definita e gli zigomi alti, fino ad arrivare alle familiari sfere onice e viola.
Allungò le mani, afferrando la tazza. Le dita si sfiorarono più a lungo del necessario, mentre i loro occhi rimanevano fissi, indissolubilmente legati gli uni agli altri. Fu quando il cuore perse un battito che finalmente Hinata, stupita e un po’ imbarazzata, si decise a mettere fine al contatto.
“Grazie, Uchiha-san” sussurrò, sentendo le gote farsi rosse.
“Sasuke” la corresse, prendendo posto sul divano.
Si ritrovò a sorridere scioccamente, felice dell’intimità che Sasuke le stava concedendo attraverso l’uso del nome.
“Sasuke” ripetè. Suonava bene.
Nella sala calò un familiare silenzio che, insieme al tepore del tè e alla rinnovata vicinanza tra loro, ebbe il potere di allentare la tensione e distendere i nervi. 
Con la coda dell’occhio sbirciò il ragazzo. Stava seduto compostamente, con l’unica mano adagiata sul ginocchio e lo sguardo fisso davanti a sé. Non le avrebbe chiesto nulla, avrebbe aspettato che fosse lei a decidere se parlare o meno dell’accaduto. Era così tra loro: nessuna forzatura, nessun obbligo. Nessun giudizio. Solo il desiderio di essere ascoltati e capiti. 
“Volevo riprendere le missioni. Speravo… di poter essere più di una casalinga.”
“E non puoi?” 
Hinata scrollò le spalle e un sorriso triste si formò sulle sue labbra.
“A quanto pare non sono all’altezza. Non sono Sakura 
Si pentì di aver parlato con tale disprezzo non appena le parole lasciarono le labbra. Sakura non le meritava e nemmeno Sasuke.
“Mi dispiace. - abbassò il capo mortificata - Non avrei dovuto-”
“Nasconderti all’ombra di Sakura non ti porterà da nessuna parte, Hyuga. - Sasuke la interruppe - Se vuoi riprendere le missioni, fallo e basta!” 
La sua voce, così calma e al contempo severa, sferzò nell’aria come uno schiaffo ben assestato. 
“N-non è così semplice!” 
Le riservò in risposta uno sguardo ironico che la ferì. Non se lo aspettava, non da lui. Lui tra tutti avrebbe dovuto capire come certe cose fossero fuori dalla loro portata, come prendere in mano la propria vita o decidere per sé non fossero azioni banali, non per chi si è rassegnato da tempo. 
Stizzita si alzò in piedi e posò la tazza sul tavolino di fronte al divano.
“Si è fatto tardi. Sono molto stanca ora…” 
Sasuke si alzò a sua volta con un’espressione evidentemente irritata. Le voltò le spalle spalle senza dire una parola e fece per lasciare la stanza. Poi, dopo un ripensamento, ritornò sui suoi passi e l’affrontò.
“Sei patetica” sibilò ad un palmo dal suo viso.
“Allora siamo in due!” rispose lei prontamente, senza distogliere lo sguardo.
“Attenta Hyuga” 
“Se è facile come dici - tornare a vivere, riprendere le missioni… - perchè non lo hai fatto tu stesso Sasuke?” 
“Perchè io sarò sempre un dannato traditore!” sbottò.
Hinata si zittì. Lo guardò scuotere il capo frustrato e passarsi la mano tra i lunghi ciuffi corvini in un gesto nervoso.
“Per quelli come me non c’è niente, Hyuga. Ma tu hai ancora una possibilità. Non lasciare che te la portino via”

 

“Hinata-chan!” 
Scuotendo il capo si ridestò dai propri ricordi, volgendo lo sguardo su Shizune, che le sorrideva indicando con un cenno la porta aperta dell’ufficio dell’Hokage. 
Per un attimo la determinazione vacillò e la paura prese il sopravvento tenendola ancorata alla sedia. Chiuse gli occhi e trattenne il respiro.
Non era facile tentare di riprendere in mano la propria vita. Era un po’ come farsi strada nella confusione alla ricerca della propria voce. Richiedeva di allontanarsi dalle voci degli altri, le stesse a cui si aveva dato il potere di prevaricare per paura di decidere, o di deludere, o semplicemente per comodità. Richiedeva di ritrovare il silenzio ed imparare di nuovo ad ascoltare il proprio cuore.
E il suo, nonostante il tamburellare frenetico nel petto, parlava chiaro. Il suo urlava di provare.
“Hinata-chan?” 
Riaprì gli occhi e si alzò in piedi, raggiungendo la gentile donna dai capelli castani.
“Sono pronta, Shizune-san” 
Con determinazione entrò nella luminosa stanza, trovando il ninja dai capelli argento ad aspettarla, compostamente seduto dietro la scrivania. 
"Hinata, la tua visita mi ha sorpreso. Va tutto bene?" domandò il Sesto.
Annuì vigorosamente nella sua direzione. Nonostante i buoni propositi iniziali, tutto d’un tratto le si era seccata la bocca e la voce non dava segnale di voler uscire.
Kakashi, confondendo l’agitazione con la sua nota timidezza, le sorrise teneramente come si fa davanti a un cucciolo smarrito. Come si fa davanti a chi suscita compassione.
“Allora, cosa ti porta qui? Naruto ha forse dimenticato un documento importante a casa?”
“Io… “
Cercò disperatamente le parole che aveva provato e riprovato dinanzi allo specchio di casa, accorgendosi in preda al panico di non ricordarne mezza. Avrebbe voluto scappare e tornare a casa, il suo posto sicuro e, al contempo, la sua gabbia dorata. Avrebbe voluto arrendersi senza neanche provare, ma non poteva. Lo doveva a sè stessa. Lo doveva a Sasuke.
Chiuse gli occhi tentando di farsi forza e inspirò profondamente. Poi parlò.

“Sono venuta per chiedere di essere reintegrata come ninja attivo" 
L’espressione del ninja copia mutò velocemente dalla premura alla più austera serietà.  Rimase in silenzio per diverso tempo, nascondendo la parte inferiore del viso dietro le mani intrecciate in contemplazione.
"Cosa ti ha portato a cambiare idea?" esordì finalmente.
Avrebbe voluto dirgli la verità, che non era mai stata una sua idea, che suo padre e Naruto avevano deciso per lei. Ma non lo fece. Non sarebbe servito allo scopo. 
"Vorrei rendermi utile, Hokage-sama"
L’Hatake annuì, studiandola con minuziosa attenzione, cercando in lei qualsiasi indizio rivelatore. Hinata sostenne il suo sguardo, compensando l'apparente determinazione di esso con il frenetico movimento delle mani, rigorosamente congiunte - nascoste - dietro la schiena.
"Come potrai immaginare non posso accettare la tua richiesta senza prima parlarne con il Consiglio. La tua posizione è alquanto… - Kakashi si interruppe, valutando attentamente come proseguire - … delicata"
"Non intendo prendere parte a niente di pericoloso Hokage-sama” aggiunse nervosa. 
Il Sesto annuì per la seconda volta, lasciando, tuttavia, che sul volto stanco risultasse evidente l’improbabilità di una responso positivo. Era certa che di lì a poco l’avrebbe liquidata con un formale ‘ti farò sapere’, a cui sarebbe seguita una fredda lettera di rigetto dovuta all’assenza, per ironica casualità, di impieghi idonei. 
Abbassò il capo, sentendo le lacrime pizzicare per la bruciante consapevolezza del fallimento. Quanto meno ci aveva provato, no?
"Hinata, ti manderò-"
D’improvviso, si ritrovò davanti agli occhi lo sguardo rassegnato e triste dell’Uchiha.

Per quelli come me non c’è niente, Hyuga. Ma tu hai ancora una possibilità. 
Drizzò la schiena e sollevò il mento con rinnovata sicurezza. Forse la sua possibilià era lui.
“Uchiha-san verrebbe con me!”



 

Carissimi/e,
sono tornata! Lo so, vi ho lasciati in sospeso per un bel po' ma è stato un periodo particolarmente impegnativo a livello personale. Spero che possiate ancora aver voglia di leggere e farmi sapere cosa ne pensate. Per me è molto importante! E grazie a tutti per il supporto/affetto che mi avete dimostrato, anche attraverso messaggi privati. 
Vi abbraccio forte.

A presto

Xine

 
   
 
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