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Autore: Ode To Joy    21/10/2022    3 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Prompt: I am the designer of my own catastrophe


XIV

Something About Destiny 

And I've been thinkin' about it lately
Does it ever drive you crazy
Just how fast the night changes?
["Night Changes" - OneDirection]



 

Quella notte, i veterani accesero un grande falò al centro del cortile interno della rocca, per concedere ai più giovani un luogo di ritrovo in cui poter restare al caldo, non troppo lontano dalla guardia vigile dei loro genitori o tutori. L’onore di servire la Corona seguiva il principio ereditario. C’erano centinaia di fanti ad aver ricevuto solo l’addestramento base ma i guerrieri delle Casate - quasi tutti dotati di un potere di famiglia - si conoscevano praticamente fin dall’infanzia.

Persino gli orfani accolti dalla Corona, privi di origini importanti ma baciati dalla magia, avevano il permesso d’interagire con i giovani Lord. Rumi, conosciuta come Mirko, era tra quelle bambine fortunate ed era la più rumorosa di tutte.

“Facciamo un gioco!” Esordì. Si alzò e fece un giro completo intorno al falò per vedere quali dei suoi compagni erano ancora svegli.

“Allora, chi vuole giocare?” Domandò, continuando a mischiare le carte tra le sue mani con pochi, sciolti movimenti. I fanciulli, mezzi assopiti, cominciarono a valutare la possibilità di partecipare, mentre Mirko continuava a saltare intorno a loro come un coniglio impazzito.

Enji osservava la scena dalla balconata della torre.

I momenti ricreativi tra compagni d’armi erano quelli che peggio tollerava. Non considerava se stesso divertente e non era bravo a nessun gioco in particolare, a parte i duelli amichevoli. 

Attirato dal gran chiacchiericcio, l’Erede dell’Alto Trono uscì a sua volta, comparendo al fianco del padre.

“Oh, è Rumi!” Esclamò Touya. Come se questo bastasse a spiegare tutto quel casino.

“Chi?” Domandò il Re, guardandolo.

“Mirko,” si corresse il Principe. “Tu la conosci col nome che si è scelta quando la Corona l’ha raccolta. È una delle orfane. È rumorosa, caparbia ed è incapace di accettare la sconfitta. Pur di avere l’ultima parola sul nemico, riuscirebbe a vincere anche facendosi fare a pezzi.”

Enji osservò la fanciulla che continuava a saltare da un compagno all’altro, illustrando nei dettagli il gioco di carte che voleva fare.

“Qual è il tuo giudizio?”

“È una delle migliori,” rispose Touya. “Sarebbe perfetta nella guardia reale e, in futuro, nel Concilio Ristretto.”

Enji inarcò le sopracciglia.

“Non credi di esagerare?” Tornò a osservare i visi dei fanciulli, illuminati dal falò. “Tensei Iida è l’incarnazione del Cavaliere perfetto.”

Touya alzò gli occhi al cielo. “Ha un ottimo braccio in duello, sa usare la testa e la persone lo ascoltano. Gentile quando serve, fermo e determinato per il resto del tempo. La magia lo ha benedetto con gambe molto veloci ed è un esempio perfetto di lealtà nei confronti della Corona. Un giorno, forse, sarà uno dei tuoi Generali.”

Il Re lo guardò fisso, percependo nell’analisi del figlio una nota particolarmente stonata.

“Ma…?”

“Te l’ho già detto: un ottimo combattente dal cuore gentile. Noiosissimo.”

Enji non poté evitare di sorridere.

“Esiste qualcuno che non è noioso per te?”

“Lo sai che c’è,” disse Touya, incrociando le braccia sul parapetto. Fu facile trovare Hawks in mezzo agli altri: era l’unico con le ali.

“Sì,” gli concesse il Re. “Hawks è bravo.”

Touya gli lanciò uno sguardo eloquente. 

“Bravo?”

Il Re alzò le spalle.

“Sono qui per sentire la tua analisi.”

“Sei stato tu ad addestrare Keigo, non hai bisogno di sentire alcuna analisi da me.”

“Voglio ascoltarla comunque.”

Touya sbuffò, appoggiando il mento al palmo della mano. Al sovrano non serviva un rapporto tecnico su Hawks, quelle che chiedeva erano le sue personali impressioni su Keigo Takami. 

“Sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa per proteggere la Corona. Lo hanno cresciuto raccontandogli le grandi storie degli eroi, ma ha imparato in fretta che la figura idealizzata del condottiero senza macchia e senza paura non esiste. Per compiere grandi imprese è necessario sporcarsi le mani,” disse Touya. “È forte almeno quanto è intelligente. Non dimenticare che, grazie al potere delle sue ali, non ha bisogno di una spada per essere un Cavaliere degno di questo nome.”

“Perché tu gli hai dato quella di fuoco?” Indagò Enji.

“Mi hai detto che era un dono per il Cavaliere che ritenevo più degno.”

“Sì, ma perché proprio un Cavaliere che, come hai detto tu, è già abbastanza forte brandendo il potere di cui il destino gli ha fatto dono?”

“Il fuoco uccide più in fretta i Nomu,” spiegò Touya. “Inoltre, un Cavaliere privo di un’arma tradizionale fa nascere dei sospetti nei nemici. In questo modo, Keigo è solo un fanciullo dotato di ali. Non è il primo e non sarà l’ultimo.”

Enji sollevò l’angolo destro della bocca.

“Lo stai proteggendo.”

“Beh, tu proteggi me e usi lui come complice, quindi…”

“Non riesco davvero a capire perché la nostra premura ti disturba. Non è un dispetto contro di te.”

“Davvero?” Domandò Touya, scrutando il viso del padre con quei gelidi occhi turchesi. “Vuoi sapere cosa mi disturba? Entrambi continuate a trattarmi come se fossi di vetro. Mesi sul campo di battaglia e ancora siamo fermi al punto di partenza!”

“Hai il bel viso di tua madre, sarebbe un peccato se venisse rovinato prima che la capitale possa accoglierti da vincitore.”

Quelle parole stridettero come la punta di un chiodo su di una superficie di pietra. Tanto per cominciare, il Re non si era mai interessato all’aspetto dei suoi figli. Una volta, forse, Touya lo aveva udito definirsi fortunato perché tutti e quattro i suoi bambini - con la sola eccezione di Natsuo - avevano ereditato gli occhi grandi e i lineamenti morbidi degli Himura, ma era stata una cosa detta per dire. Enji dava valore solo al potere, quello di Touya e Shouto per la precisione.

Perché era necessario che Touya cavalcasse verso il suo primo trionfo con un bel faccino?

“Mi stai vendendo?” Domandò, in un sibilo velenoso.

Enji lo guardò dritto negli occhi.

“Non lo farò mai!” Esclamò. “Non finirai mai nelle mani di qualcuno che non vuoi!”

“Voglio Keigo,” quella di Touya era una pretesa folle, capricciosa, ma era il solo desiderio sincero del suo cuore. “Nessun altro, solo Keigo.”

Enji si era aspettato una simile risposta.

“È più giovane di te di un anno.”

“Questo non ti ha impedito di portarlo in guerra con te.”

“Sono due cose diverse. Se intelligente e lo sai.”

“E proprio perché sono intelligente so di non essere costretto a prendere un o una consorte. Posso portare la Corona e cedere a mia sorella e ai miei fratelli l’ingrato compito di riprodursi,” disse Touya. “Non voglio figli, né ora né mai.” Fissò gli occhi turchesi sul falò sotto di loro, in attesa dell’inevitabile paternale.

Quando non arrivò, il Principe si vide costretto ad alzare lo sguardo.

“Non hai nulla da dire contro di me?” Domandò, quasi ne fosse deluso.

“Sono l’unico figlio dei miei genitori, lo sai bene,” disse Enji. “Eppure, nessuno si è mai permesso di dirmi quello che dovevo fare. Sapevo che era mio dovere dare un futuro al mio nome, ma nessuno mi ha mai imposto come farlo. Quando ho scelto tua madre come sposa, avevo superato da un pezzo i sedici anni.”

“Allora perché ne stiamo parlando?”

“Perché è dal torneo in tuo onore che non faccio altro che ricevere proposte, sia dalle Dame che dai Cavalieri.”

Touya alzò gli occhi al cielo. “Ti prego, non voglio vedere quell’espressione compiaciuta!”

“Lascia che mi vanti un po’ per aver messo al mondo il Principe più bello di tutte le terre dell’Alto Trono.”

“È proprio l’Alto Trono a rendermi bello, possibile che tu non lo capisca?”

“Certo, un Principe sia potente che un piacere per gli occhi è un ottimo partito a cui puntare.”

“Papà!” Touya sentì le guance farsi rosse. Quelli erano i discorsi futili che tanto erano cari a Fuyumi e sua madre, non di certo a un Principe che combatteva in prima linea. Suo padre, in particolare, era davvero l’ultima persona con cui aveva intenzione d’intavolarli.

“Non pensare che l’idea di cederti a qualcuno mi piaccia. Pensavo di avere ancora anni per prepararmi,” lo informò Enji. A riprova del fatto che quella conversazione non piaceva neanche a lui, s’impegnò a posare lo sguardo su qualsiasi cosa non fosse il viso del figlio. “Non so chi incolpare di questo,” ammise. “Se Hawks, con la sua alzata di testa durante il torneo o te, che hai salvato l’intera corte dal primo Nomu con le tue fiamme blu.”

Touya piegò le labbra in un sorriso furbetto. “Se sommi i due problemi, hai la soluzione.”

Enji studiò il profilo di suo figlio. Quando non rispondevano al suo sguardo, gli occhi di Touya non facevano che cercare Hawks. In quanto padre avrebbe voluto sapere fino a che punto si erano spinti, come si consideravano l’un l’altro e quanto seriamente prendevano il loro legame. Touya era nato Principe e stava dimostrando di meritare quel titolo ogni giorno di più. Hawks era figlio di nessuno - di un criminale a voler essere puntigliosi - ma era più meritevole della mano di suo figlio della maggior parte dei figli delle Casate.

“Touya!” Chiamò Mirko, agitando la mano destra verso la balconata. “Vieni giù! Hawks sta facendo il noioso, come al solito, e non vuole giocare!”

Touya non aspettò che il padre gli desse il permesso per andare.

“Tu sai che alcuni Principi Todoroki hanno dato alla luce i propri eredi, vero?” Domandò Enji, non appena suo figlio lo ebbe superato.

Touya lo guardò. “Non è accaduto a nessun Re.”

“No, ma ai rami minori sì.”

“Non appartengo a nessun ramo minore e non voglio figli. Di nuovo, perché ne stiamo parlando?”

“In queste terre, non esiste qualcuno che sia degno di te più di Keigo Takami,” disse Enji.

“Mi stai dando la tua benedizione?” Domandò Touya con voce incredula. Aveva detto più volte di non volerla, di non averne alcun bisogno. La verità era che non ci aveva mai sperato. Un Principe della Corona con un Cavaliere senza un passato? Non era mai successo, nemmeno nelle fiabe d’amore più belle. 

“Se Hawks ti rende felice…” Si limitò a dire Enji.

Touya aprì e chiuse la bocca un paio di volte. Incapace di dire alcunché se ne andò, poi tornò sui suoi passi con altrettanta velocità. “Grazie…” Mormorò.

Due sillabe che, di per sé, non avevano un gran significato, ma il modo in cui gli occhi azzurri di Touya brillarono nel pronunciarle le resero magiche.

In risposta, Enji accennò un sorriso che, lo sapeva, lo fece assomigliare a un idiota.

Touya fu abbastanza gentile da correre da Hawks senza infierire.

Una volta rimasto da solo, il Re prese un respiro profondo e si coprì gli occhi con una mano. dietro le palpebre chiuse, vide un bimbo dai capelli rossi che gli saltellava intorno per mostrargli il suo primo fuoco, urlando a ripetizione “guarda, papà! Guarda!”

Enji era certo fosse accaduto giusto il giorno precedente.

Era il ricordo di una vita fa.



 

Quando Touya mise piede nel cortile, Hawks si stava già lamentando per la previsione che gli era stata fatta. Ma non era Mirko a reggere le sue tre carte.

“Tenko?” Chiamò il Principe, sorpreso.

Il ragazzino chinò la testa rispettosamente. 

“Vostra Altezza,” salutò.

“Touya, Tenko qui mi ha spiegato come funziona questa cosa delle tre carte e di come si possa prevedere la nascita dei primogeniti attraverso di esse!” Raccontò Mirko, entusiasta. “Hawks si sta già lagnando del suo risultato.”

Touya guardò il suo Cavaliere: se ne stava seduto su di un ceppo con gambe e braccia incrociate e l’espressione più corrucciata del suo repertorio.

“Che ti hanno predetto?” Domandò il Principe.

“Una sciocchezza,” rispose Hawks.

“Shhh!” S’intromise Mirko. “Non dire nulla Hawks, o rischi d’influenzare il risultato!”

“È solo un gioco, Rumi.”

“Allora perché l’hai presa tanto male?”

“Lui è così,” disse Touya, guardando Tenko che mescolava le carte. “Non crede a queste cose, ma non ci metterebbe mai la mano sul fuoco. Preferisce tenersene alla larga.”

Una volta finito, il ragazzino coi capelli corvini gli porse il mazzo.

“Pescate tre carte, mio Principe.”

Touya impiegò pochi istanti a farlo.

Senza saperlo, scelse le stesse tre carte di Hawks.


 

-9 anni e mezzo dopo-

 

 

Keigo aveva iniziato a giocare col fuoco da bambino, da prima di divenire Hawks.

Suo padre lo aveva minacciato di bruciare quelle sue ali rosse innumerevoli volte, alcune brandendo un ceppo rovente. Non era mai successo. Ironicamente, il fuoco era stato il mezzo attraverso cui quel criminale aveva ricevuto la pena capitale.

“Guarda me.” Ricordava ancora la vocina del bambino che lo aveva salvato da quel macabro spettacolo. “Guarda solo me.”

Anche dopo essere stato accolto a corte ed aver scelto per sé il nome Hawks, aveva continuato a sfidare la sorte, avvicinandosi troppo alle fiamme blu del Principe della Corona.

Touya lo aveva scottato per gioco molte volte, ma mai per fargli male. Il fuoco blu dell’Erede, insieme alle sue ali rosse avevano sempre creato un contrasto meraviglioso per gli occhi.

“Potremmo essere un Drago, io e te,” aveva detto ingenuamente il piccolo Keigo.

A ragione, Touya lo aveva guardato come se fosse un completo idiota.

“Pensaci,” aveva insistito il bambino con le ali. “Tu hai il fuoco, io ho le ali. Pensa a cosa potremmo fare insieme!”

Poi il fuoco di Touya lo aveva bruciato.

Quando Hawks aveva tentato di salvare il Principe dalla propria distruzione, le fiamme blu avevano divorato le sue piume una a una, poi erano arrivate alle scapole, alla schiena, alle spalle. Hawks, che aveva conosciuto il fuoco di Touya come una carezza nei momenti più dolci, era quasi morto, divorato dall’inferno che aveva generato la Landa di Dabi.

D’allora, il Cavaliere aveva smesso di giocare con il fuoco, specie quello dei Todoroki. 

Il dolore e l’alito della morte sul suo collo avevano tramutato in cenere anche il ricordo più bello. Nei suoi sogni, Hawks aveva Touya tra le sue braccia, mentre la neve del Nord cadeva fuori dalle finestre senza far rumore; poi le fiamme blu divoravano ogni cosa, lasciando che il Cavaliere si svegliasse nel proprio giaciglio con il cuore in gola e le ustioni sulla schiena attraversate da un dolore fantasma.

Quella volta non fu nessun incubo a destare Hawks, ma la pressante, insistente sensazione di avere gli occhi di qualcuno addosso. Molte stagioni addietro, nel fiore della sua fanciullezza, il mattino aveva avuto il colore turchese degli occhi di Touya molte volte. Quel giorno, quando sollevò le palpebre e vide il Principe Esiliato che lo guardava dall’alto verso il basso, le sue ali reagirono prima che la sua mente riuscisse a liberarsi completamente del sonno.

Touya non si mosse, mentre le piume rosse lo circondavano, affilate più di qualsiasi lama dell’esercito reale. Il Primo Cavaliere era sul letto, in piedi, brandendone due lunghe come due spade, una per mano. 

Il Principe Esiliato commentò la reazione con un sorrisetto beffardo.

“Lento,” disse. “Se ti avessi voluto morto, saresti cenere già da parecchio.”

“Piantala…” Hawks scese sul pavimento con un saltello. “Che cosa vuoi?” Domandò, richiamando a rapporto tutte le sue piume. 

Touya non rispose alla sua domanda.

“Quelle sono cicatrici da ustione.”

“Sì, lo sono.”

“Come fai ad avere ancora le ali?”

“Se lo chiedono anche i curatori. Un miracolo, dicono. Pensavo te ne fossi già accorto,” aggiunse Hawks, passando la punta delle dita sulla cicatrice che arrivava fin sotto l’orecchio sinistro.

“No,” rispose Touya. “Non l’avevo notato.” Non perse tempo a chiedere come se l’era fatta. Una parte di lui già conosceva la risposta.

“Scendi di sotto,” ordinò. “Qualcosa è successo a Shouto. Il Castello Vecchio non è più sicuro.”

 

 

Katsuki non riusciva a darsi pace.

Vagava per la sala del trono come un’anima in pena, trattenendo nei pugni chiusi il bisogno di uscire là fuori e dare fuoco all’intera Cintura Minore. Alternava ringhi a borbottii, maledicendo se stesso per non essere riuscito a fare di più.

Shouto lo osservava con le braccia avvolte intorno al corpo. Non poteva avere freddo con il grande focolare proprio lì, accanto a lui, ma neanche il fuoco blu di suo fratello, che divorava i ceppi di legno un po’ troppo velocemente, sembrava poter fare molto contro i brividi gelidi che gli attraversavano la schiena.

Si sentiva assediato, preso in trappola, come un topolino che, tremante, non aspetta altro che essere divorato.

Shouto non poteva permettersi di versare in quello stato di totale impotenza.

“Katsuki…” 

Non appena il Principe lo ebbe a portata di mano, afferrò il compagno per le spalle.

“Tormentarti non servirà a nulla.”

Gli occhi scarlatti si posarono sui suoi.

“E se fosse stato tutto inutile?” Domandò Katsuki. Ogni parola fu come un fendente nel suo cuore. “Se quello per cui abbiamo combattuto… Se quello che abbiamo sacrificato…?”

Se Izuku fosse morto per niente?

“Sono stato su quel campo di battaglia,” gli ricordò Shouto. “Nessuno, nemmeno un dio, può essere sopravvissuto a tanto. Izuku ha pagato un prezzo tanto alto perché era certo di darci un futuro. Ricordi cosa disse sui suoi sogni, no?”

“Ricordo solo le sue mezze verità, Shouto!” Esclamò il giovane Drago e, per un istante, le sue braccia vennero attraversate da fulmini dorati.

Shouto non ne ebbe paura: era solo il modo in cui il frammento di One For All dentro Katsuki reagiva alle sue emozioni. 

“Ci ha ripetuto fino allo sfinimento che io e te avremo scritto questa storia fino alla fine, ma non ha mai detto una parola sulla propria morte,” ricordò Katsuki. “Non lo ha fatto finché non mi ha… Non mi ha…”

L’ultimo bacio che si erano scambiati aveva avuto il sapore del sangue di Izuku.

Quello era stato il suo modo di cedergli One For All.

“Non può trattarsi di lui,” disse il giovane Drago, mentre altre scintille dorate gli attraversavano il corpo. “Se fosse, a cosa sarebbe servito… A cosa…”

“Se fosse lui, One For All avrebbe trovato il modo di avvisarti,” intervenne Shouto, cercando di sostenere il compagno in quella crisi di panico.

Izuku ti avrebbe avvertito.

“Izuku ha sconfitto quel mostro alla fine dell’ultima battaglia,” aggiunse, fermo, strofinando i palmi delle mani sulle braccia del compagno, un ingenuo tentativo di tranquillizzarlo. I fulmini dorati che lo attraversavano, veloci, non gli facevano alcun male, ma era incauto lasciare che il giovane Drago usasse quel potere come vettore per sfogare la sua rabbia.

“Ci deve essere una spiegazione,” insistette Shouto. “Ma All For One, Tomura Shigaraki o chiunque altro non può essere sopravvissuto al sacrificio di Izuku.”

Katsuki sollevò lo sguardo.

“Come fai a restare tanto calmo?”

Shouto scosse la testa.

“Se ho paura, farò male al bambino,” rispose. “Ricordi quando abbiamo scoperto della gravidanza e ho avuto quella specie di crisi? Nella mia testa, continuo a sentire la voce Ochako ripetere: respira, non aver paura o farai male al bambino.”

Il Principe di Fuoco e Ghiaccio prese le mani del compagno e le guidò sul proprio grembo. 

“Ripetilo con me: non avere paura, fa male al bambino.”

Seppe che Katsuki si stava tranquillizzando dal modo in cui il ritmo del suo respiro si calmò.

Quando Shouto sollevò lo sguardo, gli occhi scarlatti del compagno erano grandi, lucenti di sorpresa, come quelli di un bambino.

“Si vede…” Mormorò.

Shouto sorrise e annuì. 

“E perché non me lo hai detto subito, scemo a metà?” 

“Volevo che te ne accorgessi da solo,” rispose Shouto. “Che fosse una sorpresa.”

Quel momento di dolcezza venne interrotto dalla porta della sala del trono che si apriva.

Hawks saltò tutti i convenevoli e arrivò dritto al punto.

“Dobbiamo volare in ricognizione,” disse al giovane Drago. “Ora, il sole è appena sorto…” Dirlo ad alta voce fu come ricevere uno schiaffo in faccia. “Pur sapendo del pericolo, mi hai lasciato dormire?” Domandò al padrone del Castello Vecchio.

“Le perlustrazioni notturne sono inutili e pericolose, anche per un Drago,” ribatté Touya, affiancandosi al fratello. “Io resto qui alla rocca, con Shouto. Se c’è qualcosa là fuori, è a lui che punta e non è stato timido a farlo capire.”

Katsuki si frappose tra il compagno e il Principe Esiliato. 

“Che cosa pensi di fare, tu?” Domandò, minaccioso.

“Mi assicuro che la tua nidiata non vada perduta, mentre tu fai il bravo Drago da guardia,” disse Touya, con un ghignetto dei suoi.

Katsuki gli ringhiò contro.

Shouto s’infilò in mezzo a tutti e due. 

“Hawks, che idea ti sei fatto?”

Il giudizio del Primo Cavaliere lo interessava.

“Contatti psichici di questo tipo non mi sono nuovi,” ammise Hawks. “E non mi piacciono affatto.”

Non disse nulla di più approfondito. Guardò Touya, ma lui si limitò a rispondere al suo sguardo.

Shouto sapeva che il potere di One For All e di All For One andava al di là della dimensione fisica, che Izuku stesso aveva dovuto combattere delle battaglie all’interno della propria mente, lontano da tutti loro.

“Se il nemico decide di sferrare degli attacchi psichici, io e Katsuki possiamo fare davvero poco,” disse il Primo Cavaliere, in tutta sincerità.

Il giovane Drago la prese subito come un’offesa personale. 

“Come ti permetti, pollo dei miei stivali?”

“Non è te che vogliono,” disse Hawks. “La voce ha offerto a Shouto un potere che gli impedisca di avere paura, nonostante sappia che ha un Drago. Tu sei un ostacolo, non un obiettivo. Sono loro due che vuole,” concluse, rivolgendosi ai due Principi.

“E come può il pazzo tenere Shouto al sicuro, meglio di me?” 

“So difendermi da solo,” disse il Principe di Fuoco e Ghiaccio, con orgoglio.

Solo Touya lo udì e lo ignorò.

“Quando avevo l’età di Shouto, uno dei Cavalieri fanciulli del mio seguito è stato vittima di un attacco psichico,” raccontò. “Non parlo di un fenomeno durato poche ore, Principe dei Draghi, ma di giorni, settimane… Nessuno se n’è accorto, nemmeno gli stregoni di corte del Re. Quando ho realizzato che quel ragazzo altro non era che il vessel del nostro nemico, ho agito di conseguenza.”

“Touya è l’unico in tutte le terre dell’Alto Trono che può raccontare una storia del genere,” aggiunse Hawks. “Per proteggere Shouto, Touya è la scelta migliore.”

Il Principe di Fuoco e Ghiaccio guardò il fratello maggiore, ma questi era troppo impegnato a rivolgere al giovane Drago un ghigno di sfida.

“Visto? C’è qualcosa che riesco a fare meglio di te. Stai a cuccia, lucertola rabbiosa.”

Il vecchio Katsuki sarebbe subito passato alle mani, quello di diciassette anni, che era sopravvissuto alla guerra, si limitò a urlare.

“Come ti permetti, miserabile-!”

“Basta!” Shouto prese le redini della situazione. “C’è un nemico lì fuori e più tempo perdiamo a bisticciare tra noi, più esso guadagnerà vantaggio. Katsuki e Hawks hanno le ali e, se necessario, possono attaccare dall’alto. Io e Touya abbiamo il fuoco dei Todoroki, sarà sufficiente per tenere il forte.”

“Lui ha anche il ghiaccio,” disse Touya, a bassa voce, indicando il fratellino.

“Al tramonto ci ritroveremo qui, in questa sala del trono, e decideremo che cosa fare,” concluse Shouto, rivolgendosi al Primo Cavaliere.

Hawks sorrise, soddisfatto e chinò la testa con rispetto.

“Ai vostri ordini, mio Principe.”

Chiarita la strategia, gli occhi bicolori di Shouto cercarono quelli scarlatti del giovane Drago in una muta richiesta. Katsuki afferrò il messaggio al volo e sbuffò.

“Non ti porgerò la mano da buoni alleati, pezzo di merda,” disse al Principe Esiliato.

“Sarei stato deluso dal contrario,” ammise questi.

“Tuttavia…” Katsuki mosse un passo verso Touya, afferrando la mano di Shouto nel processo. “Ti affido la mia vita.”

Se non fosse stato inopportuno, Shouto lo avrebbe baciato.

Katuski sollevò il braccio, porgendo al primogenito di Enji Todoroki la mano di suo fratello. Touya la prese nella sua, senza fare nessuno battutina irritante delle sue.

“Qualunque cosa sospetta tu veda, bruciala, Drago.”

Katsuki ghignò.

“Questo non ho bisogno di farmelo dire da te!”

 

 

Touya non lasciò andare la mano di Shouto nemmeno dopo essere rimasti soli.

“So che non ti piace quando qualcuno ti tocca," disse il più giovane, sentendo un poco d’imbarazzo solleticargli le guance. “Se vuoi, puoi lasciarmi andare.”

Il Principe Esiliato scosse la testa, senza guardarlo.

“Il contatto fisico è un resistenza banale, ma efficace contro gli attacchi psichici,” disse Touya. “Se si ha una volontà solida, aiuta a mantenere il contatto con la realtà.”

La terra tremò sotto i loro piedi e l’aria divenne bollente.

“Che diavolo stanno facendo?” Aggiunse, quasi urlando, vedendo le imponenti lingue di fuoco che si alzarono fuori dalle finestre della sala del trono.

“Katsuki sta issando un muro intorno al Castello Vecchio,” spiegò Shouto, con calma. “Lo abbiamo fatto molte volte, è una nostra strategia.”

“Facile d’abbattere,” commentò Touya. “A te basterebbe un gesto della mano destra.”

“Meglio di niente. Ti va di sederti?”

Touya scrollò le spalle.

“Non sarà un’attesa breve, perciò…”

Si accomodarono accanto al focolare, schiena contro schiena. In quel modo potevano continuare a tenere sotto controllo l’area circostante, proteggendosi le spalle a vicenda. Nonostante fossero praticamente attaccati, Touya non lasciò andare la mano del fratello neanche allora. Shouto abbassò lo sguardo sulle loro dita, intrecciate solo a metà. Diciassette anni di vita e quella era la prima volta che suo fratello maggiore lo stringeva a sé in quel modo casuale.

“Hai freddo?” Domandò di colpo.

Touya lo guardò con la coda dell’occhio.

“Che cosa hai detto?”

“Hai la mano fredda.”

“Ho sempre avuto le mani fredde. Mamma e papà mi mettevano addosso strati e strati di pellicce. Vuoi sapere il colmo? Non ho mai sofferto il freddo.” disse Touya. “Il mio clima ideale era quello delle terre degli Himura, a Nord. Anche a Hawks piaceva. Gli sei mai stato vicino per più di cinque minuti? È bollente. Nelle notti d’estate, è una tortura.”

Hawks era un volatile: doveva per forza avere una temperatura corporea più alta della norma per riuscire a stare in quota senza congelare. 

“Dormo accanto a un Drago,” gli ricordò Shouto.

“Oh, giusto.”

“Katsuki non sarebbe riuscito a sopportare le terre del Nord. L’inverno alla corte dell’Alto Trono è sufficiente a fargli saltare i nervi.”

“Dove sta il problema?” Indagò Touya, fissando le proprie fiamme blu che divoravano velocemente i ceppi di legno nel caminetto. “Con il freddo non riesce a trasformarsi?”

“No, ce la fa. È che per sputare fuoco serve una grande combustione interna e-”

“Più bassa è la temperatura, più grande è lo sforzo."

“Esatto.”

“Ha senso.”

Seguì il silenzio. Shouto ne avvertì la pesantezza sulle spalle, ma non poté fare altro che continuare a fissare la mano di suo fratello sulla sua. Le cicatrici arrivavano fino a metà del dorso, dove la pelle scura, bruciata, era stata cucita a quella sana. Touya aveva le dita lunghe, più delle sue. Shouto non poteva immaginare quanto dolore qualcuno dovesse provare per arrivare ad avere il corpo ricoperto da ustioni simili. Assorto in quei macabri pensieri, il Principe di Fuoco e Ghiaccio udì suo fratello parlare ma non comprese le sue parole.

“Che cosa hai detto?”

“Comincia a vedersi,” disse Touya, uno dei suoi occhi turchesi gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla.

Shouto si portò la mano libera in grembo e piegò le labbra in un sorriso sorpreso.

“Te ne sei accorto.”

Se aveva notato che la sua pancia era cresciuta, significava che lo guardava. Da lontano, con disprezzo, ma lo guardava.

“Lo senti?” Domandò Touya.

Shouto scosse la testa.

“Credo sia troppo presto. Non ho idea di quando dovrebbe cominciare.”

“Sai quando nascerà?”

“Sarà un bambino dell’inverno,” rispose il Principe di Fuoco e Ghiaccio. “Mi hanno detto tra la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo.”

Come me e te.

Non lo disse. Sapeva che se la conversazione fosse divenuta troppo sentimentale, Touya l’avrebbe troncata sul nascere. Passò a parlare di altro.

“Papà non mi ha mai detto nulla,” disse. “È sempre stato terrorizzato dai poteri psichici, ma non ha mai accennato al fatto che tu-”

“Ho visto nostro padre spaventato pochissime volte,” disse Touya. “Quando si rese conto che uno dei miei Cavalieri era stato posseduto per settimane, senza che nessuno se ne accorgesse, fu una di quelle. Immagino non volesse condividere con te qualcosa che lo faceva apparire debole.” Appoggiò la nuca alla testa del fratello. “Inoltre, sei così giovane, Shouto.”

“Mi ha buttato su di un campo di battaglia a otto anni, ti ricordo,” ribatté, ma non si mosse. Ora che erano tanto vicini, Shouto non voleva che Touya prendesse le distanze.

“L’ipocrisia è una cosa strana,” disse il Principe Esiliato. “Rende giustificabile mostrare a un Principe bambino la violenza della guerra, ma fa apparire complicato parlargli di quella carnale.”

Shouto sgranò gli occhi e sentì il sangue gelarsi nelle vene.

“Ehi…” Touya se ne accorse e gli diede un paio di colpi con la spalla. “Non ti bloccare proprio sulla prima pagina della storia.”

Shouto si umettò le labbra.

“Ti hanno… Ti hanno…”

Touya sbuffò.

“Quanto sei bambino, Shouto,” disse. “O forse sei solo fortunato. Immagino tu abbia avuto solo Katsuki.”

“Qualcuno ti ha fatto del male, Touya?” Domandò Shouto. 

“In molti,” rispose il Principe Esiliato. “Ma è un’altra cosa che vuoi sapere: no, non mi hanno violentato, ma ci hanno provato.”

Shouto era sorpreso della semplicità con cui suo fratello ne parlava, come se fosse successo a qualcun altro. 

“Immagino che il bastardo sia morto,” disse. “Nostro padre deve averlo punito con le sue stesse fiamme.”

Touya rise.

“Gli sarebbe piaciuto.”

“Che cosa vuol dire?”

“Hai mai conosciuto Tenko Shimura, Shouto?”

Per la seconda volta dall’inizio di quella conversazione, Shouto sentì il cuore saltare un battito. Touya seppe di aver toccato un nervo scoperto.

“Chi era per te?”

La mente del Principe di Fuoco e Ghiaccio tornò a una delle ultime conversazioni che aveva avuto con Izuku, quando gli aveva chiesto perché Tenko Shimura meritava di essere salvato.

“Un vessel che si faceva chiamare Tomura Shigaraki,” rispose Shouto. “Per me, Tenko Shimura era il vessel del male assoluto. Per una persona a me molto cara, era qualcuno da salvare.”

Touya annuì tra sé e sé.

“Il primo ricordo che ho di lui risale alla guerra dei Nomu, avevo sedici anni,” disse.

“Credevo che la Casata degli Shimura fosse caduta quando tu e Hawks eravate bambini.”

Il Principe Esiliato annuì.

“L’ultima Lady Shimura degna di nota è stata la maestra di All Might. Lei è caduta in battaglia e il suo unico figlio non ha saputo raccogliere l’eredità pesante che gli ha lasciato. Nessuno sa come siano morti con esattezza. Li hanno trovati tutti a pezzi, tranne Tenko.”

“Li ha uccisi lui,” rivelò Shouto. “Il loro omicidio è stato il tragico modo in cui Tenko ha scoperto la natura del suo potere.”

Touya apprese la notizia con una scrollata di spalle.

“Lo sospettavo. Portava sempre quegli stupidi guanti… Pensavo che avesse una fobia di qualche tipo, invece… Se n’è andato in giro per la corte per anni, vedendo tutto, ascoltando tutto. Nessuno di noi ha mai sospettato di lui. Era un povero orfano impaurito, dagli atteggiamenti dementi.”

“È così che lo ricordi?”

“Solo i primi anni, ma sono immagini fuggevoli. Prima della guerra, non ci ho mai parlato davvero. Una notte, eravamo seduti intorno a un falò, io e Hawks eravamo già amanti ed eravamo felici perché il nostro vecchio ci aveva dato una sorta di benedizione. Rumi, tu forse la conosci come Mirko, stava facendo impazzire tutti con un gioco di carte. Era certa di poter prevedere il sesso dei nostri primogeniti e la stagione in cui sarebbero nati. In realtà, non aveva la minima idea di come funzionasse quel trucchetto. Tenko, invece, sì. Fu l’unica volta che si unì a noi e scatenò il panico.”

“Perché?”

“Perché a me e Hawks uscirono le stesse carte.” Touya rise. “Avresti dovuto vedere la faccia del Primo Cavaliere, sembrava un pollo spennato, peggio di un condannato a morte!”

Shouto poteva figurarsi l’espressione allibita di Hawks molto bene e l’immagine lo divertì.

“Quella notte, saltò fuori che, come altri figli dei Todoroki prima di me, potessi essere fertile… Sì, nel modo in cui lo sono le ragazze.”

“E che successe?”

“Sul momento, niente. La guerra finì e io fuggii al Nord con Hawks, ricordi? Papà venne a prendermi quando iniziarono i primi tumulti sulle Montagne Diamante. Hawks rimase lì a combattere ed io fui confinato qui, con te.”

“E poi tornasti al fronte.”

“E poi tornai al fronte,” confermò Touya. “Tenko Shimura divenne uno dei Cavalieri al mio seguito. Era un ragazzino ma, di colpo, parlava con la consapevolezza e la sicurezza di un uomo maturo: sapeva cosa dire e come dirlo. Al tempo, mi avvicinai a lui perché si era creata una certa distanza tra me e Hawks .”

“Per colpa di papà?”

“Sempre per colpa di papà.”

Gli aveva promesso il titolo di Primo Cavaliere, poi lo aveva ceduto al suo amante.

Colpo molto basso.

“E Tenko era lì,” aggiunse Touya. “Conversare con lui era come farlo con un uomo di trent’anni. Non era nemmeno il gemello del ragazzino spaurito che conoscevo. Aveva solo le stesse labbra screpolate e le occhiaie scure.”

Un dubbio s’insinuò nella mente di Shouto.

“Successe qualcosa tra di voi?”

Touya gli diede una testata, ma senza fargli troppo male.

“Non offendermi con queste banalità,” disse. “Tenko Shimura - o, meglio, chi lo muoveva - mi voleva, senza ombra di dubbio, ma io avevo due uomini fin troppo ingombranti nella mia vita.” Una pausa. “E il mostro che si nascondeva dietro Tenko lo sapeva bene,” concluse con una nota grave.

“Il mostro che si nascondeva dietro Tenko,” ripeté Shouto. 

Quando fece combaciare tutti i pezzi, Shouto strinse la mano del fratello con forza e questi si voltò per cercare i suoi occhi.

“È stato All For One,” disse il Principe più giovane, prima che il fratello maggiore potesse dire alcunché. “All For One si è infiltrato tra di voi usando Tenko come vessel e ha cercato di violarti.”

Touya sorrise, beffardo, come se la reazione del fratello fosse esagerata. 

“Placati, fratellino. Ho saputo difendere il mio onore.” 

“All For One si è avvicinato a te nelle vesti di Tenko, perché ti voleva come amante. Cosa ci trovi di così divertente?”

“Togliti quell’espressione iraconda dalla faccia, Shouto. Assomigli a nostro padre e, nonostante tutto, non te lo meriti.”

“Non riesco nemmeno a contarle le cose che ho perso a causa di quel mostro!” Esclamò il Principe di Fuoco e Ghiaccio. “E ora salta fuori che ha tentato di toccare anche te!”

“Non opposi resistenza.”

Shouto sbatté le palpebre un paio di volte.

“Cosa?”

“Quella notte, non fu Tenko a venire da me, ma Hawks,” raccontò Touya. “All For One giocò bene le sue carte. Sapeva che se il Primo Cavaliere mi avesse chiesto scusa con la giusta dose di disperazione, non avrei saputo dirgli di no. Mi accorsi che qualcosa non andava mentre mi baciava. Hawks, quello vero, c’interruppe a metà. Inutile dire che non fu piacevole.”

Shouto girò la testa quanto bastava per appoggiare la tempia alla nuca del fratello maggiore.

“Nostro padre deve essere andato fuori di testa.”

“Tutti siamo andati fuori di testa,” ribatté Touya. “Io per primo. Ripercorsi ogni momento passato con Hawks, ogni bacio, ogni carezza, ogni amplesso. Dovetti fare lo stesso di fronte all’intero Concilio Ristretto, perché non era ammissibile che il nemico avesse corrotto il Principe della Corona.”

Shouto chiuse gli occhi, immaginando l’umiliazione nel sentirsi obbligato a esporsi in quel modo.

“Alla fine, fu chiaro a tutti che All For One non mi aveva mai avuto.” Touya piegò le labbra in un sorriso isterico. “Per me fu l’inizio dell’inferno. Non volevo farmi toccare da Hawks. Non volevo farmi toccare da nostro padre. Divenni paranoico all’eccesso. Non mi fidavo di nessuno. Avevo passato la vita a dimostrare di essere la degna incarnazione dell’ambizione del Re e, di colpo, ero divenuto l’anello debole, quello che il nemico aveva tentato di corrompere irrimediabilmente.”

“Non è stata colpa tua, Touya.”

“Pensi che me ne importasse?” Domandò il Principe Esiliato, quasi urlando. “Pensi che importasse a loro?”

Shouto fece una pausa lunga quanto un sospiro.

“Perché non ti ha fatto promesse di potere? Avrebbe potuto renderti suo alleato. Perché tentare di giacere con te?”

“Una proposta la puoi rifiutare,” rispose Touya. “Un figlio è una catena. Guarda nostro padre con noi...”

“Sì, ma le catene legano a entrambe le estremità.”

“Conosci le profezie che il Cavaliere Veggente fece a nostro padre?” Domandò Touya. 

“Quei racconti mi hanno sempre confuso,” ammise il più giovane. 

“Già…” Concordò il Principe Esiliato. “I Veggenti dovrebbero aiutare a prevedere, non a gettare nel caos totale le persone coinvolte nelle loro visioni. Se poi ci mettiamo quel genio di nostro padre…” Sospirò. “Ciò non toglie che un figlio nostro è promessa di gloria e potere.”

“All For One voleva un figlio da te.”

“Voleva un figlio della leggenda,” ribatté Touya. “E io, che non volevo essere il pupazzo di nessuno, lo sono diventato andando incontro alla mia distruzione.”

Shouto abbassò lo sguardo sul proprio ventre.

“Pensi che sia davvero lui?” Domandò, rinnovando la stretta sulla mano del fratello. “Credi che sia qui per mio figlio?”

“Dipende,” rispose Touya, accorgendosi che il fuoco nel caminetto andava alimentato con altri ceppi. “Sei disposto ad accettare che tutto quello che hai sacrificato non è servito a nulla?”

Shouto inspirò aria dalla bocca. Non gli rispose e cambiò argomento.

“C’è una cosa che non mi hai raccontato.”

Touya inarcò il sopracciglio destro.

“E sarebbe?”

“Non mi hai detto che cosa avevano predetto le carte di Mirko su di te e Hawks.”

Il Principe Esiliato storse la bocca in una smorfia.

“Non me lo ricordo,” mentì.

Shouto lo guardò fisso.

“Non è vero.”

“Quando tornando gli altri due?” Si lagnò Touya.

“Mai troppo presto,” rispose Shouto. “Preferisci che lo chieda a Hawks?”

E informare il cane del Re che il Principe Esiliato pensava ancora a quella loro storia da fanciulli? Piuttosto avrebbe tentato di cremarsi da solo una seconda volta.

“Le carte annunciarono la nascita di un maschietto,” disse Touya. “Un bambino d’inverno, nato a fine dicembre.”

Shouto sgranò gli occhi bicolori e si guardò la pancia.

“Ecco…” Esalò Touya. “Questa è la prova che il destino ha proprio sbagliato tutto con me.”

   
 
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