D’autunno l’attesa
Conto i giorni che mi separano dai banchi osservando ogni granello di sabbia scendere sul fondo della clessidra con lentezza esasperante. Quanto bisogna aspettare perché la magia si pieghi al volere del mio corpo, che la conoscenza mi si spalanchi davanti agli occhi in tutta la sua maestosità e mi travolga, mi sconvolga l’esistenza? Lo so che solo tu capiresti, la pressione costante di Ambizione che promette di riempirti e più lo fa più ti lascia vuoto.
Continuerei comunque a ignorare la curiosità più pungente di tutte, affogando in letture così dense da non riuscire a scorgere più la tua costellazione, le nubi ci accecheranno entrambi. Mi nasconderei tra le pagine di quel libro che so non apriresti mai, perché anche l’Ambizione ha un limite. Ma la passione? Mi ingoierei la lingua piuttosto che chiedertelo, e capisco così che all’orgoglio non c’è limite per noi, è un cerchio sulla cui linea sottile prima o poi rischieremo di scontrarci. Fino ad allora, le ore mi attraverseranno come rami rinsecchiti fino a che sulle mie mani forse, cresceranno foglie e poi fiori; saranno gli stessi che germoglieranno dentro te in primavera, nonostante il sangue? No, meglio continuare a tacere mal guardandoti, ignorare lo squarcio del tuono che chiama tempesta dentro di me. |