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Autore: LadyYuna94    24/10/2022    1 recensioni
Sequel della mia "Guard Me For Eternity" che è necessario aver letto prima di cominciare questa
"La tua anima gemella giace in un corpo perduto nel passato e rigenerato per un nuovo futuro [...] La sua mente è plagiata e la sua nera arma scintilla come una fiamma nel buio. Una fiamma distruttrice che ha sete di potere [...] Ricorda, figlia del solstizio d’estate, solo tu puoi vincere il gelo nel cuore di un’anima spenta e dimenticata"
Lyn Kon è la meravigliosa figlia adolescente di Rei ed Elena; il giorno del suo sedicesimo compleanno parte per la Cina insieme ai suoi genitori e, come membro della Tribù della Tigre Bianca, deve sottoporsi ad un rito di passaggio, nel quale le verrà predetto il futuro dal Grande Saggio della Tribù. Ma la profezia di cui l'anziano parla non presagisce nulla di buono...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18:

- Quindi, volevano sul serio staccarmi la spina?- chiese Viktor, mentre passeggiava accanto a Lyn con le mani in tasca, tenendosi sempre a debita distanza.
Qualche tuono di tanto in tanto in lontananza non sembrava disturbare per niente il loro pomeriggio che continuava a trascorrere tranquillo. Erano lanciatissimi in quella conversazione cominciata sulla barca in mezzo al lago e, da quel momento, non avevano smesso un attimo di parlare, nonostante Viktor rispetto a Lyn, fosse comunque meno loquace.
- Già, ma meno male non è successo- disse lei, ricordando quegli orribili momenti che aveva voluto rimuovere con forza dalla mente.
- Ho fatto in tempo a svegliarmi, allora- il ragazzo sembrava pensieroso con lo sguardo basso e accigliato, come a voler ricordare qualcosa in particolare.
Lyn, che stava facendo di tutto per non spegnere il suo entusiasmo e farlo tornare ad essere quello scontroso di sempre, non poté fare a meno, però, di fargli alcune domande.
- Com’è stare in coma?- chiese con una smorfia e Viktor alzò le spalle.
- Non che ricordi molto, te l’ho detto, dormi e sogni e sono i farmaci a fartelo fare- rispose tranquillo lui.
- Ok, ma hai anche detto di ricordare la mia voce, come lo spieghi?- incalzò lei, per poi fare un sorso di Coca Cola dalla cannuccia nella lattina acquistata al chioschetto poco prima.
- Forse in alcuni momenti ero più vigile di altri, se ne sapessi di più farei il medico- la rimbeccò assottigliando lo sguardo e Lyn non se la prese, ormai aveva capito che quello era il suo modo di fare e di rispondere e, così si addentrarono nuovamente per quella fitta boscaglia che nascondeva quella parte del parco isolata dove erano soliti allenarsi.
Viktor si distese sull’erba guardando il cielo, mentre Lyn era a gambe incrociate sul muretto lì accanto. Rimasero per qualche minuto in silenzio, solo il rimbombare dei tuoni che si faceva sempre più frequente.
- So che c’era qualcuno con te sulla moto, quella notte- cominciò Lyn, pentendosi subito dopo di aver fatto quella domanda, perché a giudicare dallo sguardo di Viktor, aveva toccato un tasto particolarmente dolente.
- Il mio migliore amico- la informò lui, interrompendo subito il flusso di pensieri di lei.
- Avevi anche un migliore amico, che bello. Dato il tuo caratterino non lo avrei mai detto- commentò ironica Lyn, sperando di alleggerire nuovamente l’atmosfera.
- Non era esattamente quel tipo di amicizia come potresti definirla tu, ad esempio- ci tenne a sottolineare lui.
- Spiegati meglio- lo esortò Lyn.
- Yuya mi ha implorato fino all’inverosimile di allenarlo, un po’ come hai fatto tu- cominciò il giovane, guardandola di sottecchi.
- Io non ti ho implorato per niente- lo interruppe lei.
- In ogni caso, era semplicemente un ragazzo che giocava a Beyblade. Mi vide combattere e volle imparare a farlo esattamente come me- proseguì Viktor, per poi fermarsi di colpo e, dopo un lungo sospiro, riprese a parlare.
- Non l’ho mai trattato come un vero amico, eppure indirettamente gli ho sempre raccontato tutto e l’ho reso partecipe di qualunque cosa- lo sguardo del ragazzo si fece improvvisamente triste.
- Se non vuoi...- disse Lyn, ma Viktor scosse la testa.
- Parlarne non cancellerà quello che è successo, lo so, ma posso provare ad alleggerirmi la coscienza, ammesso che ne abbia una- aggiunse a voce bassa e io suoi occhi vennero nascosti dal suo singolare ciuffo argenteo.
- Perché dici così? L’affronti fin troppo bene, io starei ancora piangendo chiusa in camera mia se avessi perso la mia migliore amica- cercò di sollevarlo Lyn.
- E poi perché credi di non avere una coscienza, l’ho capito che sotto sotto non sei duro come vuoi farmi credere, sai?- rincarò la dose Lyn, ma i bellissimi occhi viola di Viktor erano ancora nascosti sotto un velo di tristezza, nonostante i tentativi della ragazza.
- Non ho versato una lacrima quando mi hanno detto che Yuya non ce l’aveva fatta. Nemmeno un sussulto. Niente. Zero- confessò Viktor per poi girarsi nella direzione di Lyn e lanciarle uno sguardo potente.
- Credi ancora che il mio sia il modo giusto di affrontare il lutto per la persona più vicina a te?- chiese Viktor retorico e Lyn non poté fare altro che abbassare lo sguardo e sospirare.
- Perciò no, se ti stai facendo delle fantasie sul lato buono di me, mi spiace deluderti. Non ne ho uno e, a giudicare da come mi comporto, credo di non avercelo mai avuto- ammise, tornando a guardare le nubi scure addensarsi sopra la sua testa.
I due restarono diversi minuti in silenzio, quando qualche piccola goccia di pioggia cominciò a cadere.
- Sarà meglio andare- propose Viktor mettendosi seduto, per poi alzarsi in piedi e togliersi l’erba di dosso.
- Vuoi un passaggio?- chiese Lyn diretta.
- Ho un casco in più, per qualsiasi evenienza- aggiunse e Viktor la squadrò serio piegando un po’ la testa di lato.
- Mi prendi in giro per caso?- riuscì a dire, mentre la confusione si dipingeva sul volto della ragazza.
- Ti ho appena raccontato che sono sopravvissuto a stento ad un incidente in moto e tu vuoi farmi salire nuovamente su due ruote?- Lyn non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, sperando che quella reazione non facesse andare Viktor su tutte le furie.
Oltre ogni pronostico, lui sorrise appena e Lyn si sentì stranamente sollevata.
- So che hai voglia di togliermi di mezzo per non avere avversari più forti di te, ma non ti libererai del sottoscritto facilmente, hai ancora tanto da imparare, se vuoi sperare di battermi...- la stuzzicò.
- Ma lo prenderò come un complimento- concluse lui.
- Hey, posso dirtela una cosa?- azzardò Lyn.
- Credo tu sia l’unica persona al mondo ad avermi sentito parlare per più di cinque minuti, non forzare la mano- Viktor si era sciolto completamente e, nonostante continuasse a sostenere la sua tesi sul non avere sentimenti ed emozioni, da come si stava rivolgendo a Lyn non aveva fatto altro che dare ragione a lei, invece, per tutto il tempo.
- Non ti ho mai raccontato come finiva la fiaba- disse lei, sentendo le guance andare improvvisamente a fuoco.
- Se è per questo non ricordo neanche il principio...- confessò lui, grattandosi una tempia.
- Posso ricominciare da capo senza problemi- propose Lyn.
- Facciamo invece che mi fai un veloce riassunto, non sopporterei di ascoltare un volume intero di una storiella per mocciosetti- disse lui, sentendo per la prima volta da che ne aveva memoria, il bisogno di chiedere scusa per paura di aver offeso la ragazza, ma lei di tutta risposta gli sorrise, sentendo le guance imporporarsi ulteriormente.
- Beh, lui era un principe spocchioso e arrogante, che era stato trasformato in una bestia perché creduto incapace di provare sentimenti...- cominciò lei, portando timidamente i suoi occhi in quelli di Viktor che li strinse debolmente.
- Lei era una brava ragazza di campagna, ma decisamente troppo intelligente e di mentalità aperta per sottostare alle regole retrograde del villaggio in cui viveva- proseguì Lyn.
- Lasciami indovinare, loro si innamorano, vissero per sempre felici e contenti e tutte quelle cazzate?- chiese lui con una smorfia.
- In teoria sì, ma nel mezzo c’è un complicato processo che porta all’innamoramento. Lui la tratta di merda all’inizio della storia, sai?- disse Lyn così vaga che Viktor colse comunque benissimo il riferimento.
- Come ha fatto lei ad innamorarsene se lui è, vediamo se ho capito bene: superficiale, arrogante, letteralmente un mostro e, non meno importante, un vero stronzo?- Viktor sollevò un sopracciglio facendo scintillare il suo sguardo violaceo, mentre Lyn lo guardò dritto negli occhi, sorridendo dolcemente.
- Perché lei era riuscita a vedere il suo lato buono- lo mise al corrente lei quasi in un sussurro.
I due restarono occhi negli occhi senza avere il coraggio di fare un passo o addirittura di respirare, finché quelle che prima erano semplici goccioline, cominciarono a diventare pioggia torrenziale.
- Presto, dobbiamo ripararci- propose Viktor e Lyn annuì velocemente, per poi fuggire insieme sotto la pioggia in cerca di un riparo.
Si fermarono accanto ad una delle colonne poste all’ingresso della villa, a poca distanza dal punto in cui Lyn aveva lasciato lo scooter e si ripararono dal temporale grazie alla grossa trave sopra le loro teste.
- Che disastro- commentò Lyn frizionandosi i capelli.
- Se mi becco un malanno, non potrò allenarmi- osservò lei stringendosi nel suo cappotto zuppo, mentre Viktor si scuoteva il ciuffo con una mano per togliere l’acqua in eccesso.
Nonostante fosse fine novembre, il ragazzo indossava una semplice felpa nera con zip e cappuccio, con sotto una t-shirt bordeaux a giro collo e poi i soliti jeans attillati neri che mettevano in mostra il suo fisico mozzafiato. Lyn si chiese per un attimo come faceva a non sentire freddo, ma poi pensò che lui dovesse essere abituato a temperature decisamente più rigide di quelle.
Mentre lo osservava cercare di scrollarsi l’acqua di dosso, la giovane pensò che Viktor fosse la cosa più bella su cui avesse mai posato gli occhi e il fatto che lui le impedisse di toccarlo anche solo per salutarsi la mandava fuori di testa.
- Guarda il mio scooter, la sella è piena d’acqua, fantastico- commentò Lyn seccata, distogliendo lo sguardo.
- Quando dopo mi ci siederò sopra per tornare a casa, sembrerà che me la sia fatta addosso- concluse con una risatina, facendo sorridere anche Viktor.
Aveva guadagnato decisamente punti per lei quel pomeriggio, riuscendo a strappare più di un sorriso a quel giovane perennemente accigliato. Così, mentre se ne stavano lì ad aspettare che smettesse di piovere, sentirono ad un certo punto uno strano lamentio provenire da dietro una delle siepi.
- Lo hai sentito anche tu?- chiese Lyn, mettendosi in ascolto e Viktor le fece segno di stare zitta, portandosi un dito sulla bocca.
E qualche secondo dopo sbucò da quel cespuglio un batuffolo bianco e grigio che miagolava. La bestiola si avvicinò ai piedi di Lyn e cominciò a strusciarsi, la giovane si chinò e prese il gatto tra le braccia, stringendolo a sé.
- Ciao piccolino, che fai qui tutto solo eh?- chiese lei prendendo ad accarezzarlo amorevolmente, poi chiese a Viktor di aprirle lo zaino per recuperare qualcosa che potesse tenere al caldo quel povero micio.
- Ma questa è la mia giacca- disse Viktor alzando un sopracciglio e mostrandola a Lyn che arrossì nuovamente.
- Beh, me la porto dietro da parecchio perché volevo restituirtela- si giustificò lei.
- Ma io avevo detto che potevi tenerla- le ricordò lui.
- Lo so, ma è piuttosto costosa e non sapevo se ci tenevi- continuò lei stringendosi nelle spalle per l'imbarazzo.
- Quindi, visto che è costosa, la usiamo come coperta per i randagi, che idea!- disse lui alzando un sopracciglio e Lyn non riuscì a dire nulla, soltanto a sbattere le palpebre più volte. L’aveva messa K.O. con quella risposta.
- Tranquilla, occupati di lui- la esortò Viktor, poggiando quella che una volta era la sua giacca sul dorso del gatto e coprendolo il più possibile per ripararlo dal freddo.
- Vuoi tenerlo?- chiese Lyn d'un tratto a Viktor e lui si irrigidì per un attimo, poi sospirando prese tra le braccia l’animale indifeso, che dopo qualche secondo cominciò a fare le fusa in segno di gratitudine.
- Gli piaci- fece notare la ragazza, accarezzando dolcemente la creatura sotto il muso, la quale si godeva le coccole che gli stavano riservando.
Viktor osservava quel micio tra le sue braccia e l’idea di prendersi cura di quell’esserino, come nessuno aveva mai fatto con lui, lo fece sentire stranamente meglio. Sereno. Eppure al contempo, terribilmente spaventato.
Non ne sapeva nulla sugli animali domestici, eppure qualcosa nella sua testa gli diceva che aveva sempre avuto una certa passione per quelle creaturine. Vorkov aborrava gli animali, quindi a Viktor non aveva mai permesso di tenerne uno in casa e ora ritrovarsi lì, con quel gatto tra le braccia, lo destabilizzò per un attimo.
- Sai, nel villaggio da cui proviene mio padre, c’è una leggenda secondo la quale noi discendiamo direttamente dalle tigri, quindi i felini li capisco bene e ti posso dire con assoluta certezza che questo piccoletto è pazzo di te- confermò Lyn, distogliendolo dai suoi pensieri.
- Non posso portarlo in hotel- disse tristemente il ragazzo.
- Sì che puoi, se lo tieni nascosto- cercò di convincerlo lei.
- Perché non lo porti con te, invece?- ritrattò ancora Viktor.
- Perché ti ho appena detto che a casa siamo già due felini con me e mio padre, mia madre già mal sopporta la minoranza- rispose sarcastica Lyn, ma non riuscì a far sorridere Viktor come aveva fatto prima.
- Sei davvero una rompipalle, sai?- mormorò il giovane scuotendo la testa.
- Me lo hai già detto, grazie- rispose lei, accompagnando le parole con un breve e ironico inchino, poi notarono che aveva appena smesso di piovere.
- Sbrighiamoci a tornare, prima che riprenda- consigliò il russo.
- Sì, mi preparo a sedermi sulla sella fradicia del mio motorino- disse Lyn sconsolata.
- Vai piano- le disse Viktor prima di voltarle le spalle e andarsene.
- Che fai? Ora ti preoccupi per me?- chiese Lyn, mentre indossava il casco.
- No, non montarti la testa, ma non vorrei che finissi in coma anche tu, non è una bella esperienza- rispose lui alzando le spalle e per poi proseguire per la sua strada.
Lyn scosse la testa incredula e poi si diresse verso il suo scooter, cercò di rimuovere l’acqua dalla sella con qualche fazzoletto di carta, ma dovette arrangiarsi e guidò fino a casa combattendo con la sensazione di freddo che aveva sotto il sedere. Nonostante tutto, aveva passato il più bel pomeriggio in compagnia di un ragazzo, non che ne avesse avuti molti di pomeriggi così, ma cominciava a comprendere la vera natura di Viktor e se prima le sue erano solo supposizioni riguardo al vero essere del giovane russo, ora non aveva più alcun dubbio: Viktor era buono e Lyn avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, per farlo sentire meno solo e, se lui gliene avesse dato la possibilità, gli avrebbe fatto capire cos’era il vero amore…
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Quando Lyn tornò a casa si fece una lunga doccia bollente, solo dopo aver raccontato ai suoi genitori l’ennesima bugia, che cioè aveva beccato la pioggia di ritorno da casa di quella sua famosa amica dove era andata per studiare.
Dopo cena, la ragazza si mise a letto, faticando a riuscire ad addormentarsi.
Le emozioni che aveva provato quel giorno, quando Viktor si era finalmente deciso ad aprirle una parte del suo cuore, non potevano essere descritte a parole. Lui sembrava finalmente fidarsi e col tempo, se lei ci fosse stata abbastanza attenta, magari lui si sarebbe lasciato completamente andare e, chissà, il loro rapporto sarebbe potuto passare alla fase successiva.
Lyn sospirò, mettendo un freno ai suoi stessi pensieri rendendosi conto di star lavorando troppo di fantasia, ma quando finalmente chiuse gli occhi e il suo respiro si fece via via più calmo, gli occhi meravigliosi di Viktor con quei particolari riflessi che li facevano somigliare a due gemme preziose, tornarono nuovamente a tormentare i suoi pensieri.
Se solo avesse potuto sapere di più sul suo conto, pensò.
L’idea che dietro quel ragazzo ci fosse il nulla più totale, la fece sentire per un attimo a disagio, senza contare il fatto che ogni volta che si nominava suo padre Vladimir, Lyn era come pervasa da brividi di freddo lungo tutta la colonna vertebrale.
Dettaglio non meno trascurabile, le parole della profezia del Grande Saggio sembravano parlare esattamente di Viktor e del suo Black Dranzer e si chiese perché l’anziano del villaggio della Tribù della Tigre Bianca, che stando all’esperienza diretta di suo padre non aveva mai sbagliato una previsione, aveva parlato di lui come di una minaccia.
Lyn sapeva benissimo che escludere i suoi genitori in quella particolare situazione poteva essere un grave errore, soprattutto quando anche loro erano ben consci della veridicità di quella profezia, ma sentiva che non era ancora arrivato il momento di parlare a Rei ed Elena di Viktor, anche perché non avrebbe saputo neanche lei cosa dire per descrivere il loro rapporto.
Presa da tutti quei pensieri, Lyn si addormentò col sorriso stampato sulle labbra, ripensando al “romantico” seppur breve tour sul lago di quel pomeriggio.

   
 
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