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Autore: Princess Kurenai    25/10/2022    0 recensioni
Akaren Week 2022 | Day 2 - Pirates/Mermaids
Correvano innumerevoli leggende e dicerie sul Popolo del Mare e tutte, nessuna esclusa, descrivevano quegli esseri metà umani e metà pesce come dei demoni marini, crudeli e immortali, dotati di abilità magiche che andavano ben oltre quelle umane. In grado di attaccare navi di ogni grandezza e scopo, portandole alla distruzione e al totale annientamento delle vite umane al loro interno.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hakuji/Akaza, Koyuki, Kyoujurou Rengoku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'AkaRen Week 2022'
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Non betata. Ci sarà la morte di un personaggio secondario e un po' di violenza... ma nulla di che XD

In questa fic userò il termine "Popolo del Mare" (o Demoni Marini) per descrivere le sirene/tritoni. Sono molto simili ai demoni del canon con qualche headcanon che mi appartiene.

Inoltre qui Hakuji e Akaza sono gemelli.

Per il resto buona lettura!




Correvano innumerevoli leggende e dicerie sul Popolo del Mare e tutte, nessuna esclusa, descrivevano quegli esseri metà umani e metà pesce come dei demoni marini, crudeli e immortali, dotati di abilità magiche che andavano ben oltre quelle umane. In grado di attaccare navi di ogni grandezza e scopo, portandole alla distruzione e al totale annientamento delle vite umane al loro interno.

Kyojuro Rengoku era cresciuto ascoltando quelle storie e sin dalla più tenera età aveva coltivato la convinzione che il Popolo del Mare non potesse conoscere affetti o dolori, in quanto portatore di morte e disperazione. Quei demoni del mare erano un pericolo per il genere umano, e Kyojuro aveva sempre sentito il bisogno di difendere gli innocenti, come suo padre e i suoi antenati prima di lui.

Per quel motivo si era unito ai corsari al servizio della nobile famiglia Ubuyashiki, che da secoli si batteva per la protezione di chi navigava sulle acque giapponesi.

Aveva trovato il suo scopo, un modo per difendere gli innocenti dalla crudeltà di quei demoni marini, e le sue convinzioni non erano mai vacillate… almeno fino a quel momento .

Era una missione come tante altre quella che aveva portato Rengoku e la sua ciurma ad approdare in una delle isole dell'arcipelago di Izu. Gli Ubuyashiki avevano ricevuto una richiesta di aiuto da parte degli abitanti dell'isola che avevano imputato le tante disgrazie avvenute in mare proprio alla presenza del Popolo del Mare.

Inizialmente, a detta degli abitanti che Kyojuro aveva interrogato per raccogliere informazioni, gli isolani avevano pensato a degli incidenti. Casualità tristi e terribili, che erano però diventate impossibili da ignorare quando erano scomparse ben tre persone nel giro di una settimana. Era stato a quel punto che gli abitanti dell'isola avevano iniziato a comprendere cosa si celava dietro gli avvenimenti degli ultimi due anni.

Una volta che erano stati in grado di collegare tutte le vittime - per lo più giovani donne che venivano attratte in mare dal canto dei demoni marini - era stato semplice ricostruire la dinamica di ogni incidente e Rengoku, confermando i dubbi degli isolani, si era subito sentito in dovere di fare qualcosa per evitare che altre giovani fanciulle cadessero vittima del Popolo del Mare.

Ciò che però lo aveva incuriosito durante la raccolta delle informazioni era stato un pettegolezzo .

Le donne più anziane, quelle più superstiziose, avevano indicato una giovane fanciulla come la causa di quegli attacchi e l'avevano definita in modi ben poco gentili - infatti, l'unico termine che Rengoku sentiva di poter usare senza suonare offensivo era 'Moglie del demone' .

«Ha stretto un patto con quei demoni! » dicevano, raccontando come fosse miracolosamente guarita da una malattia. «Ha gettato disgrazia sulla sua famiglia e su tutta l'isola!»

Kyojuro escludeva potesse essere una storia realistica. Prima di tutto quella fanciulla sarebbe potuta essere una delle vittime preferite di chi infestava quelle acque, inoltre il Popolo del Mare non aveva alcun potere curativo né era in grado di stringere patti di quel tipo. I demoni marini non avevano mai mostrato alcun attaccamento verso la vita umana né gli erano mai sembrati dotati di sentimenti a dirla tutta.

Ma al tempo stesso, Rengoku non era una persona che lasciava perdere anche le più piccole tracce, e sapeva che di tanto in tanto nei pettegolezzi poteva esserci un fondo di verità.

Aveva quindi assegnato diversi compiti alla sua ciurma, per prepararli a ripulire quelle acque, e aveva iniziato a seguire la giovane fanciulla.

Non aveva un aspetto sospetto, infatti sembrava solo una normale ragazza nel fiore degli anni che, forse a causa di dissapori tra famiglie o gelosie, era stata presa di mira da quelle malelingue.

Viveva da sola con il padre, da quel che aveva compreso, e quest'ultimo per lavoro era spesso lontano dall'isola - come tanti altri uomini di quell'arcipelago.

Di conseguenza la ragazza passava molto tempo da sola, e le donne che avrebbero dovuto supportarla le erano invece ostili.

Era triste, e Rengoku sperò sin da subito di poter mettere a tacere quei pettegolezzi con il suo intervento, e in quel modo di permettere alla giovane di vivere senza più il peso di quelle calunnie… e quando si era quasi sentito pronto ad approcciarla, magari per rassicurarla e sentire la sua versione dei fatti, l'aveva vista lasciare di nascosto il villaggio, con un cesto di frutta fresca, diretta verso la foresta alle spalle del centro abitato.

Quello, dovette convenire, era un atteggiamento strano. Mancavano poche ore al tramonto e la foresta non era un luogo adatto ad una fanciulla… a meno che non avesse un motivo importante e segreto per immergersi in quegli alberi.

Rengoku non aveva potuto fare a meno di seguirla a quel punto, stando a debita distanza e cercando di creare diverse ipotesi che potessero spiegare quel comportamento. Forse, si disse infatti, stava andando a trovare il suo amante. Non poteva escludere che l'appellativo 'Moglie del demone ' potesse essere collegato ad un rapporto mal visto dalle persone del villaggio. Forse il suo amato era un individuo non gradito e quello aveva generato negli abitanti non poche calunnie - non a caso le isole di quell'arcipelago erano state per anni luoghi di esilio, era possibile che ci fossero dei discendenti di quelle persone, e che questi non fossero visti di buon occhio dagli isolani.

La seguì fino a quando non raggiunsero un piccolo lago dall'acqua cristallina che ancora brillava grazie ai raggi del sole ormai basso in cielo. Regnava uno strano silenzio che venne spezzato neanche qualche minuto dopo dalla superficie dell'acqua che veniva infranta.

Il respiro si mozzò nella gola di Rengoku quando vide emergere una testa da quelle acque fino a qualche attimo prima placide.

Corti capelli rosa si attaccavano ad una pelle chiara e liscia, e due grandi occhi gialli erano abbracciati da folte ciglia sempre rosate. Le labbra erano piegate in un sorriso che si rifletté subito anche sul viso delicato della giovane fanciulla.

Le braccia muscolose dell'essere si tesero su una roccia, e facendo leva su di esse si issò fuori dalla superficie dell'acqua, mostrando un torso maschile e una coda rosa scuro, le cui scaglie brillarono con riflessi d'oro nel venire colpite dal sole.

Subito dopo apparve una seconda testa, questa volta nera. I tratti del viso erano simili a quelli del primo demone marino, ma gli occhi erano blu come il cielo e la coda, che fece capolino poco dopo, aveva le scaglie di un rosa più chiaro, simile a quello delle folte ciglia.

Rengoku non poté non rimanere spiazzato dalla somiglianza tra quei due demoni marini, e ipotizzò subito un legame di parentela tra i due. Quei pensieri però vennero presto accantonati quando la fanciulla, togliendosi le calzature, si sollevò un poco la veste per poter immergere i piedi nell'acqua e accomodarsi vicino ai due sulla roccia.

Sembrava a suo agio tanto quanto quei demoni marini sembravano esserlo in sua presenza. Li vide infatti iniziare a parlare tra loro e, pur non sentendo le loro chiacchiere, gli sembrò che fossero gioviali e rilassate… come quelle tra un gruppo di amici.

Mille domande iniziarono ad affollarsi nella mente di Kyojuro che si trovò quasi incapace di distogliere lo sguardo da quelle tre figure che divennero presto due quando il primo apparso, quello dai capelli rosa, decise di tuffarsi di nuovo in acqua scomparendo alla sua vista.

Per un momento, Rengoku fu quasi sul punto di dimenticare quanto il Popolo del Mare potesse essere pericoloso per gli umani, di come nei secoli quei demoni fossero stati la causa della morte di migliaia di persone.

Proteggere quegli innocenti era il lavoro di Kyojuro, ed era lì proprio per mettere la parola fine alla crudeltà del Popolo del Mare, ma ciò che stava vedendo gli stava facendo mancare la terra da sotto i piedi, come se tutte le cose che aveva sempre creduto su quegli esseri fossero false.

Soprattutto dopo la scomparsa del primo demone marino, Rengoku aveva avvertito un crescente senso di quiete e di protezione abbracciare i due rimasti sulla riva. Un'intimità dolce, fatta di affetto e fiducia reciproca, senza la minaccia di morte o inganno.

Kyojuro sapeva di essere pronto ad agire e di essere in grado di salvare la giovane dai pericoli del Popolo del Mare e dalle loro menzogne, ma le mani dell'essere dai capelli neri erano così dolci ed esitanti su quelle della fanciulla, come se temesse di ferirla, mentre lei lo guardava con una fiducia quasi cieca.

Non sembrava reale. Non poteva esserlo.

Rengoku non riusciva a crederci e per quanto desiderasse intervenire, le sue gambe rimasero ancora ferme nella loro posizione accucciata. I muscoli tesi, il respiro controllato e lento, con gli occhi fissi su quelle due figure ignare della sua presenza.

«Intendi spiare mio fratello e la sua compagna ancora per molto, pirata

Una nuova voce, bassa e vagamente minacciosa, lo riscosse costringendolo ad estrarre la sua spada per puntarla alle sue spalle, pronto sia a difendersi che ad attaccare.

Il cuore gli batteva forte in petto e un brivido gelido gli percorse la schiena per il timore di aver abbassato la guardia e di essere caduto in una trappola, soprattutto quando i suoi occhi si posarono su quelli gialli dell'essere dai capelli rosa che per primo si era mostrato alla fanciulla.

Aveva un sorriso malizioso sulle labbra, e dalla bocca, socchiusa in quell'espressione compiaciuta, facevano capolino dei denti appuntiti. Una minaccia non troppo velata.

«Tu…» esalò ritrovando il controllo del suo respiro.

L'essere si accucciò per essere alla sua altezza.

Era nudo , notò Rengoku solo in quel momento, e per un attimo la sua mente andò altrove. Sembrava molto umano in quel momento e Kyojuro si chiese che razza di inganno fosse quello. Nessuna coda, scaglie o altro che lo rendesse parte del Popolo del Mare. Aveva due gambe dai muscoli sodi e chiaramente allenati… e anche il resto, decretò Rengoku, era davvero molto umano.

Le guance iniziarono a bruciargli e si costrinse a distogliere lo sguardo per puntarlo sugli occhi del demone marino.

Come aveva fatto a mostrarsi a lui con quell'aspetto? Anche altri ne erano in grado? Se fosse stato reale… era possibile che ci fossero innumerevoli membri del Popolo del Mare nascosti nella terraferma, un pericolo costante per gli innocenti.

Era un pensiero terrificante che gli strappò un altro brivido di paura.

«Non è carino, sai?» riprese l'altro sempre con tono basso, come se non volesse essere sentito da altri se non da Kyojuro. «Hakuji e Koyuki non possono frequentarsi normalmente, e vorrei che avessero il loro momento intimo senza disturbi o interruzioni.»

Una chiara nota di rabbia e protezione si era insinuata minacciosa nella voce dell'essere e Rengoku strinse le labbra.

«Sono qui per uccidervi! Per porre fine alla morte che state portando su quest'isola!» dichiarò con sicurezza. «Non so quale maleficio abbiate lanciato su quella giovane, ma finirà qui ed ora!»

Non poteva lasciarsi abbindolare da ciò che aveva visto tra la fanciulla e il demone marino. Il Popolo del Mare era una piaga per chiunque e il fatto che potessero assumere una forma così umana lì rendeva ancor più pericolosi.

Gli occhi gialli dell'altro lampeggiarono, divertimento e sfida si tinsero nelle sue iridi.

«Oh, nessun maleficio. E so perché sei qui, ci hanno provato in tanti e come tutti: dovrai solo provare ad uccidermi. Riesco a capire che sei abile. Sembri davvero forte e mi piace. Non combatto contro un pirata da anni!» commentò, apparendo agli occhi di Kyojuro esaltato e felice al solo pensiero di battersi contro di lui.

«Non sono un pirata,» lo corresse a quel punto Rengoku.

Era la seconda volta che veniva usato quell'appellativo e lo detestava, lui non era un fuorilegge.

In quel modo, Kyojuro tentò anche di prendere un po' di tempo per studiare un piano d'attacco e di difesa.

«Sono un corsaro, al servizio della nobile famiglia Ubuyashiki. Pilastro della Ciurma della Fiamma. Il mio nome è Kyojuro Rengoku,» disse infatti, facendo correre gli occhi attorno a sé per capire quanto potesse muoversi liberamente tra quegli alberi.

L'essere sembrò farsi interessato nel sentire quelle parole e si concesse una bassa risata.

«Io sono solo Akaza. Felice di conoscerti, seppur per così poco tempo, Kyojuro~»

Si mise in piedi, mostrandosi ancora una volta agli occhi di Rengoku in tutta la sua nudità. I fianchi erano fini, ma i suoi addominali così come i pettorali sembravano vibrare sotto una possente muscolatura. Sembrava addestrato al combattimento, pensò Kyojuro notando gli stessi muscoli anche sulle braccia e le gambe. Il suo sguardo corse ancora sul corpo del demone marino, seguendo inconsciamente le ossa del bacino che creavano un'invitante linea che scendeva sul sesso sormontato da una chiara peluria.

Ancora una volta il viso di Rengoku si scaldò per quella vista. Non era nuovo alla nudità maschile, tutt'altro, ma la sensualità di quel corpo gli rendeva quasi impossibile mantenere il controllo.

Era una delle abilità conosciute del Popolo del Mare. Erano incantatori, seducevano da secoli gli esseri umani, e lui non voleva cadere in quella trappola.

Strinse i denti e lanciò uno sguardo alle sue spalle dove i due amanti - era ormai chiaro lo fossero - stavano mangiando insieme la frutta portata dalla giovane fanciulla.

«Allontaniamoci da qui, Kyojuro~» riprese Akaza, facendo qualche passo indietro. «Ad Hakuji non piace essere spiato. E se dovesse sentire che la sua famiglia è in pericolo potrebbe non essere ragionevole come me~»

Rengoku si morse le labbra. Si era cacciato in una situazione strana. Talmente anomala da non essere neanche in grado di elencare tutte quelle atipicità.

Il Popolo del Mare in grado di camminare sulla terraferma come gli esseri umani. La sensazione di protezione che aveva avvertito sia dalla coppia che da quell'altro demone marino chiamato Akaza. La naturalezza con la quale quest'ultimo si era rivolto a lui e la minaccia velata di una battaglia sanguinosa se nel caso Rengoku avesse anche solo osato intromettersi tra i due amanti.

Si alzò in piedi a sua volta, pronto a seguirlo senza però abbassare la guardia. Se era una battaglia quella che voleva, allora gli avrebbe concesso quello scontro, si disse senza però riuscire ad ignorare il bisogno di risposte.

Si allontanarono un poco dallo specchio d'acqua ma Rengoku si fermò quasi subito nel notare quanto il cielo stesse diventando sempre più scuro. Presto sarebbero state le stelle e la luna le uniche fonti di luce.

«La fanciulla,» esordì nervoso. «Come tornerà al villaggio?»

Akaza, che camminava tranquillo davanti a lui, si fermò a sua volta e lo guardò al di sopra della sua spalla.

«Stiamo andando a cercare di ucciderci a vicenda e tu ti preoccupi di Koyuki?»

«Rispondi alla mia domanda!»

«Hakuji la accompagnerà come sempre,» svelò senza alcun problema.

«Anche lui può diventare… simile ad un umano ?» lo interrogò ancora e il demone marino, sempre con un sorriso, si mostrò particolarmente incline alle chiacchiere, tant'è che Kyojuro non sentì esitazione nelle sue risposte - e ironicamente neanche menzogna.

«Tutti possono. E prima che tu possa agitarti o gridare allo scandalo, Koyuki ha con sé dei calzoni per mio fratello,» aggiunse con tono divertito. «Dici di essere qui per ucciderci e non eri a conoscenza di questa abilità, Kyojuro?»

Rengoku storse il naso, nascondendo dietro una smorfia il sollievo nel sapere che almeno il fratello di quel demone marino non si sarebbe mostrato nudo alla fanciulla.

«So che attaccate le navi, che divorate gli esseri umani. Il fatto che possiate trasformarvi in umani non cambia nulla, vi rende solo un pericolo crescente per l'umanità!»

Akaza riprese a camminare.

«Se ti dicessi che io e mio fratello non ci siamo mai nutriti di carne umana ci crederesti?» domandò con finta noncuranza.

«No ,» rispose sicuro Rengoku senza però riuscire ad aggiungere altro. La sua era stata una risposta istintiva, dettata dall'odio che aveva sempre provato per il Popolo del Mare. Non aveva mai preso in considerazione l'ipotesi che qualcuno potesse non aver mai attaccato gli umani.

«È un vero peccato,» commentò Akaza, il tono era davvero deluso ma scomparve quando riprese a parlare poco dopo, venendo sostituito da uno più allegro e quasi cinico. «Ma tanto morirai qui, quindi non sarà possibile farti cambiare idea~»

Si fermò vicino ad un albero cavo, dal quale estrasse un sacco. Erano ormai lontani dal lago e Rengoku strinse più forte la presa sulla sua spada nell'osservare quei movimenti.

«Questa minaccia non mi porta a cambiare idea, anzi conferma che le tue parole siano una menzogna!» ribatté.

«Ho detto che non mi sono mai nutrito , non che non ne abbia ucciso. Voglio solo proteggere la mia famiglia, e non mi aspetto che tu lo capisca. Chiunque intenda torcere anche solo un capello a Koyuki o ad Hakuji dovrà vedersela con me,» spiegò con tono leggero ma al tempo stesso serio.

Estrasse dei calzoni un po' vecchi e consunti dal sacco e si mosse per indossarli. Rengoku provò un vago senso di sollievo, che divenne un furioso imbarazzo quando Akaza, finalmente non più nudo, gli rivolse un muto sorrisetto malizioso - era chiaramente consapevole del suo corpo e dell'incanto che gettava sulle persone.

Kyojuro allontanò presto quelle sensazioni che lo stavano portando lontano dalla realtà. Era ovviamente l’influenza di quel demone marino, era la prima volta che si trovava così vicino e che parlava con uno di quei mostri, ed era certo che fosse per quel motivo che il suo corpo stava reagendo alla sua presenza.

Strinse le labbra, ma non poté non ripensare alle parole che l’altro aveva appena pronunciato. Non che si fidasse di quelle affermazioni, ma sembrava una dichiarazione fin troppo importante il ‘voler proteggere la sua famiglia’… e che si legava indissolubilmente a ciò che Rengoku aveva provato nel vedere il fratello del demone marino insieme alla fanciulla umana.

Protezione.

«Uccidere è tutto quello che sai fare per proteggerli?» insinuò, pentendosi però subito dopo, perché suo malgrado aveva già trovato una risposta.

«Sì, quando sono gli altri a cercare di ucciderli o separarli. Mio fratello ha già sacrificato troppo per Koyuki e non voglio che vengano separati,» era una risposta chiara ma al tempo stesso un poco enigmatica. Sembrava esserci qualcosa di nascosto in quelle affermazioni che Rengoku non riuscì ad afferrare.

«Quindi… sei pronto?» domandò Akaza a quel punto saltellando un poco sul posto come per poter saggiare il terreno e la reattività del suo corpo umano.

«Intendi… combattere corpo a corpo?» domandò Rengoku. Non aveva pensato a come si sarebbe tenuta quella battaglia, in realtà non aveva mai affrontato il Popolo del Mare sulla terraferma, si era sempre limitato ad utilizzare delle trappole e ad ucciderli mentre erano impigliati nelle reti.

Per un momento quel pensiero gli fece stringere la gola per la nausea. Se quello che Akaza stava dicendo era reale - se ciò che aveva visto tra il fratello e la fanciulla non era un inganno - allora tutte le sue convinzioni erano basate su delle menzogne, informazioni a metà che non gli avevano mai permesso di vedere oltre ciò che le leggende narravano.

Rengoku poteva aver ucciso degli innocenti? Forse non tutti erano dei mostri, e la ciurma degli Ubuyashiki stava agendo senza assicurarsi della colpevolezza di quegli esseri… come poteva proteggere gli innocenti se si stava macchiando dello stesso crimine? D'altro canto anche tra gli esseri umani vi erano sia persone buone che malvagie.

«Ovvio. Non sottovalutarmi,» rispose Akaza, ma Kyojuro non lo ascoltò per davvero.

«Esistono… altri come voi?» chiese infatti, strappando nell’altro un’espressione sorpresa.

«Come?»

«Come te e tuo fratello, che non mangiano umani!» precisò con una certa ansia nella voce.

Akaza rimase per un momento in silenzio, confuso e incerto.

«Hai i sensi di colpa?» lo stuzzicò però, e Rengoku fece una smorfia.

«Rispondi!» insistette.

«Non lo so,» rispose. «Non siamo tipi… molto sociali . E non parlo solo di me e di Hakuji, ma in generale. Tendiamo a non formare gruppi troppo grandi. Inoltre io e Hakuji siamo gemelli, quindi è un caso un po' particolare. Comunque, quello che stai cercando, che usa l'isola come terreno di caccia, mangia gli umani.»

Kyojuro trattenne il respiro, facendolo poi scivolare fuori dal naso in un sibilo. Aveva bisogno di pensare, di ragionare su quanto stava scoprendo e comprendere se i suoi dubbi potessero essere fondati o meno.

«Sai dove si trova?»

Ancora una volta Akaza mostrò il suo stupore.

«Che c’è? Non vuoi più combattere?»

«Hai ucciso degli umani, e questo non posso perdonarlo… ma se ciò che sostieni è vero, lo hai fatto per proteggere te stesso e la tua famiglia. Non posso condannare chi si difende,» ammise con un po’ di difficoltà, perché lui stesso il passato si era trovato in situazioni simili contro dei fuorilegge. «E ripeto: se ciò che sostieni è vero , allora non siete voi quelli che stavo cercando.»

«… mi credi davvero, Kyojuro?»

«È difficile,» ammise. «Ma ho visto come si guardano tuo fratello e quella fanciulla. E avverto un forte senso di protezione avvolgerti quando parli di loro… non è semplice mentire su un sentimento così profondo e importante.»

Akaza aveva sgranato gli occhi e sul suo volto sembrava ormai scomparsa ogni nota di malizia.

«Non credevo di poterti convincere, in realtà non ci stavo neanche tentando,» dichiarò con tono chiaramente onesto.

«Sei un chiacchierone, è un po’ difficile non ascoltarti,» ribatté Kyojuro strappando a quel punto una risata all’altro, che sembrò segnare la totale fine delle ostilità.

«Già, me lo dice sempre anche Hakuji che parlo troppo!» esclamò. «Quindi… non ci diamo neanche due pugni?» sembrava quasi deluso, ma la sua voce era ugualmente allegra e sinceramente sollevata.

«Al momento no, ma potrei cambiare idea,» rispose Kyojuro. Non era ancora certo di voler abbassare la guardia, ma non avvertiva per davvero nessun istinto maligno da Akaza.

«Allora cerchiamo di non farti cambiare idea, sinceramente mi dispiacerebbe doverti uccidere. In genere gli altri pirati non si fermano a parlare così a lungo, sono tutti pistole o spade e niente chiacchiere!»

«Infatti non sono un pirata, sono un corsaro,» ribatté Rengoku istintivamente.

«Quindi… ora che si fa? Compro qualche giorno di sopravvivenza per me e per mio fratello aiutandoti con chi sta uccidendo le ragazze?»

«Qualche giorno?»

«Forse non dovrò difendermi da te, ma ne arriveranno altri e cercheranno di far del male alla mia famiglia,» rispose scrollando le spalle. «Allora? Vuoi una mano sì o no? Non mi dispiacerebbe liberarmi di quel bastardo di Douma!»

Kyojuro non poté non notare una vaga rassegnazione nella voce di Akaza, ma cercò ugualmente di passarci sopra. Non era lì per diventare la spalla sulla quale piangere di quel demone marino né per assicurargli che il futuro sarebbe stato diverso.

«Sì, ho bisogno di tutte le informazioni che senti di potermi dare.»

 

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Erano trascorsi cinque giorni dall’arrivo di Rengoku su quell’isola e dall’inizio della stranissima collaborazione con Akaza che, quando era nella sua forma umana, non sembrava poi così diverso da qualunque altro giovane uomo.

Una volta sulla terraferma, per i demoni marini era possibile 'perdere la coda' e assumere quell'aspetto umano, o almeno così aveva detto Akaza quando Kyojuro aveva chiesto ulteriori spiegazioni.

Potevano vivere in quel modo per un tempo limitato e dovevano sempre far ritorno in mare per idratare il proprio corpo. Quello aveva ovviamente portato Rengoku a confermare il suo timore sull'impossibilità di distinguere umani e demoni marini.

Alcuni potevano addirittura vivere un'esistenza per lo più pacifica, come quella di Akaza e suo fratello, ma altri potevano usare quella abilità per raggiungere delle vittime anche lontane dal mare… e quegli omicidi non sarebbero mai stati associati al Popolo del Mare.

Era un'informazione preziosa, che Rengoku decise di condividere in primis con gli Ubuyashiki perché era certo che il capofamiglia avrebbe fatto un buon uso di quella nozione… ma al tempo stesso Kyojuro decise di tenerla provvisoriamente nascosta al resto della ciurma.

Erano uomini fedeli e forti, dediti al loro dovere, e per quello Rengoku aveva la certezza che non tutti sarebbero stati inclini ad accettare subito sia quella novità che l'aiuto di un demone marino.

Kyojuro stesso non riusciva ad accettarla del tutto, comprendeva il sospetto e i pregiudizi, e sentiva di dover preservare il più possibile quell'equilibrio.

La collaborazione con Akaza, in ogni caso, si rivelò essere fruttuosa e soddisfacente in un certo qual modo. Era un dettaglio che lo sorprendeva non poco, anche perché non aveva nessun altro modo per definirlo.

Era infatti sorprendentemente semplice parlare con il demone marino e, ogni tanto, anche divertente. Anche se ovviamente Kyojuro non voleva esporsi troppo e limitare le sue impressioni all'utilità delle informazioni ricevute.

Riguardo al demone marino che stava cercando, infatti, Rengoku apprese che non  era un 'residente' dell'isola ma che viaggiava lungo quell'arcipelago per rendere impossibile la sua cattura e localizzazione.

Ad Akaza non piaceva la sua presenza e, leggendo tra le righe delle sue parole particolarmente crude e pregne di antipatia, Kyujuro comprese che si dovevano essere scontrati più di una volta, forse per allontanarlo dall'isola… ma evidentemente non ci era mai riuscito.

«È forte. Si nutre di donne e Koyuki è in costante pericolo,» aveva infatti ammesso con astio e disgusto quando, quella mattina, erano tornati sull'argomento. «Poi ha il dono del ghiaccio ed è particolarmente fastidioso quando vivi in mare.»

Quell'affermazione aveva fatto sobbalzare Rengoku. Le capacità del Popolo del Mare erano sempre state un mistero. Tutti sapevano che i demoni marini erano dotati di abilità fuori dalla portata dell'essere umano, ma non avevano informazioni dettagliate e Kyojuro non poté fare a meno di mostrarsi davvero interessato all'argomento.

«Il dono del ghiaccio?» ripeté infatti. «Riguarda le… abilità magiche

«Se così le vuoi chiamare, sì,» rispose Akaza. «Riguarda il sangue e le attitudini. Alla nascita riceviamo un dono, non so come, e crescendo lo sviluppiamo in qualche modo. Non tutti ne sono in grado però, e non è neanche così 'magico' alle volte. Mio fratello ad esempio ha l'utilissima abilità del disegno,» aggiunse con tono divertito, strappando un sorriso anche a Kyojuro, era effettivamente un’abilità strana e poco magica .

«Tu invece?»

«Il mio corpo è resistente e forte. È fatto per combattere. Anche se Hakuji sostiene che il mio dono sia la testardaggine,» svelò con un sorrisetto compiaciuto. «Sempre meglio del saper disegnare!»

«Quindi questi doni non sempre sono abilità magiche come il ghiaccio,» ricapitolò.

«Esattamente, possono anche essere inutili in combattimento. E come ho detto è anche possibile che non vengano mai sviluppate.»

Kyojuro annuì lasciando che il suo cervello continuasse ad elaborare teorie e ad unire i puntini di tutte le informazioni che avevano già sul Popolo del Mare.

Il loro discorso alla fine era tornato sul demone marino che infestava l'arcipelago e Akaza aveva sconsigliato l'utilizzo delle classiche trappole, perché Douma - così si chiamava il demone marino - non cacciava realmente nella baia ma agiva nel villaggio stesso, irretendo le fanciulle con il suo aspetto e con la capacità di sedurre tipica del Popolo del Mare.

«Cosa che gradirei smettessi di fare anche tu,» aveva sbottato Kyojuro forse inconsciamente.

Akaza si concesse una risata che gli fece piegare le labbra in un sorriso malizioso.

«Io non sto cercando di sedurti, Kyojuro~» rispose, anche se il suo tono suggeriva l'esatto contrario. «Forse ti piaccio e basta, non credi?»

Rengoku aveva ovviamente negato, certo che quella fosse una delle menzogne del demone marino. Era un tipo sincero, ma era chiaro che gli piacesse stuzzicare le persone, e Kyojuro era suo malgrado diventato l'oggetto di quelle attenzioni che gli facevano torcere lo stomaco in preda ad un calore sconosciuto.

All'alba del sesto giorno, Rengoku ricevette una risposta dagli Ubuyashiki che si rivelarono particolarmente grati per quell’informazione ed anche comprensivi riguardo alla situazione dei due demoni marini, dimostrandosi pronti ad offrire loro protezione in cambio di aiuti in quella guerra contro il Popolo del Mare - almeno contro quelli che uccidevano gli innocenti e terrorizzavano chiunque si mettesse in mare.

Era un'offerta generosa che Kyojuro, sorpreso dalla reale possibilità di un futuro diverso, condivise subito con Akaza quando questo fece il suo ingresso nella cabina della sua nave. La notizia tuttavia non ricevette la reazione di gratitudine e speranza che si aspettava.

«Io non ho bisogno di protezione, so difendere me, Hakuji e Koyuki da solo,» esclamò infatti il demone marino, chiudendosi all'istante a riccio. Nella sua voce Rengoku lesse un pizzico di sorpresa ma al tempo stesso una crescente ansia che il corsaro interpretò come il timore di perdere qualcosa.

«Converrai però che tuo fratello e la sua compagna non potranno continuare a vivere incontrandosi in quel modo,» cercò di farlo ragionare Kyojuro. «Nel villaggio, Koyuki-san è stata etichettata in modi… poco gentili. Comprendo che il loro amore possa essere sincero e battere le malelingue, ma non potrebbero mai avere una vita normale…»

«E pensi che cambierebbe qualcosa se ci fossero i tuoi padroni a proteggerli?»

«Forse!» ribatté Rengoku con tono fiero e fiducioso. «Il nome degli Ubuyashiki è importante. Avere la loro protezione renderà le persone più inclini ad accettarvi!»

Credeva realmente alle sue dichiarazioni. Era certo che quando avrebbero ucciso il demone marino che stava attaccando il villaggio, gli abitanti di quest'ultimo si sarebbero mostrati grati nei riguardi di Akaza e dell'aiuto fornito, e sicuramente avrebbero accettato anche la relazione tra Koyuki e Hakuji. La gratitudine sarebbe stata il punto di svolta.

«Sei davvero un tipo strano, Kyojuro,» mormorò Akaza, distendendosi senza alcun imbarazzo o permesso nella branda di Rengoku. «E vorrei crederti, almeno per far felice Hakuji… non voglio guardarlo morire senza sapere che la sua vita sia stata davvero felice.»

Non era la prima volta che Akaza si lasciava andare a quei commenti critici e Kyojuro, ignorando il bisogno di far scendere il demone marino dal suo letto e di insegnargli un po' di rispetto per i possedimenti altrui, si accostò alla branda con un'espressione seria.

«Qualche giorno fa hai detto che tuo fratello ha già sacrificato troppo per Koyuki-san ed ora parli di morte. Cosa significa?»

Akaza non aveva sul viso la sua solita espressione giocosa e maliziosa, ma era serio ed era chiaro che quella situazione fosse dolorosa e non del tutto accettata.

«Voglio bene a Koyuki,» rispose, come se fosse il dettaglio più importante. Come se quello potesse spiegare ogni cosa o, almeno, dare un po' di pace allo stesso Akaza.

Kyojuro si sedette sulla branda, facendo spostare un poco le gambe del demone marino.

«Come vi siete conosciuti?» domandò, tentando allora un altro approccio.

Le labbra di Akaza si piegarono in un piccolo sorriso.

«Era malata ma questo non le ha mai impedito di andare nella foresta a raccogliere funghi e bacche, e anche qualche erba medicinale. È una tipa forte,» spiegò senza nascondere la stima e l'affetto per la ragazza. «Il suo fisico però l'ha sempre tradita e un giorno è caduta nel lago dove ci incontriamo. Era svenuta e l'abbiamo tirata noi fuori. Mio fratello… non credo di averlo mai visto così spaventato come in quel momento, ed è lì che ho scoperto che Hakuji aveva spesso osservato Koyuki da lontano, era incuriosito da lei.»

Kyojuro emise un verso a bocca chiusa, incoraggiandolo a continuare. Le parole stavano uscendo dalla bocca di Akaza senza filtro, come se avesse quasi bisogno di condividere quella storia.

«Koyuki era spaventata all'inizio, ma… alla fine ci ha ringraziati ed ha iniziato a venire ogni giorno al lago per salutarci credo, o per mostrare gratitudine. E noi abbiamo iniziato ad aiutarla, perché era così debole,» mormorò. «Ci chiedeva sempre scusa ogni volta che aveva una qualche crisi respiratoria. E perché poi? Non ci stava mica offendendo!»

«Forse chiedeva scusa per non farvi preoccupare,» suggerì Rengoku, e Akaza dopo un momento sembrò accettare quella spiegazione. 

«Sì, ha senso,» concesse infatti. «Un giorno comunque ha smesso di venire al lago. Le sue condizioni erano peggiorate. Siamo andati a cercarla e… non so quando sia successo ma quei due, Koyuki e Hakuji, si erano innamorati. Sospettavo già di mio fratello, ma lei… non me lo aspettavo. Non credevo che potesse innamorarsi anche lei. E Koyuki piangeva e gli chiedeva scusa per non essere sana anche se non era colpa sua!»

Kyojuro assentì in risposta a quell'affermazione. Anche sua madre, quando era ancora in vita, chiedeva spesso scusa per la sua malattia. Comprendeva perfettamente quella situazione.

«Ma ora sta bene. Nel villaggio dicono che ha stretto un patto…»

«Koyuki non ha fatto niente!» rispose Akaza prontamente. «È stato Hakuji. Siamo immortali, lo sai benissimo no?»

«Certo,» confermò facendosi più attento.

Akaza esitò per un momento prima di rispondere.

«Alcuni di noi possono rinunciare alla vita eterna. Una volta hai definito 'magiche' le nostre abilità, quindi… vedi questa cosa come una sorta di 'desiderio' o meglio uno 'scambio magico', dare via qualcosa per riceverne un'altra,» aveva pronunciato quelle parole con estrema attenzione e Rengoku non poté non sgranare gli occhi, sorpreso da quella rivelazione.

«Quindi tuo fratello…»

Il demone marino annuì, guardando il soffitto della cabina.

«Ha rinunciato alla sua vita eterna per guarire Koyuki e stare con lei,» confermò.

«È… un gesto molto dolce,» mormorò Rengoku.

«Un gesto che lo porterà alla morte,» tagliò corto Akaza senza però mostrare un reale risentimento.

«Per questo cerchi di proteggere sia lui che Koyuki-san?»

«Sì.»

Rengoku rimase un silenzio, era chiaro che Akaza non avesse accettato del tutto la scelta di suo fratello ma la stava rispettando e stava mettendo tutto se stesso per proteggerli. Doveva essere stato un trauma vedere il proprio fratello - il proprio gemello - rinunciare alla vita eterna per amore. Era sicuramente felice per loro, ma… forse Akaza si era sentivo tagliato fuori, con la consapevolezza che lui sarebbe rimasto lì, su quella terra, a guardarli diventare vecchi e morire.

Dal punto di vista di Kyojuro l'idea di invecchiare insieme a qualcuno era dolce e sperava di poter riuscire un giorno a trovare una persona che gli facesse venire voglia di abbandonare il mare e la caccia… ma sotto un certo punto di vista poteva capire il demone marino. Akaza era nato e cresciuto con Hakuji, avevano vissuto insieme per chissà quanto tempo e sicuramente Akaza aveva pensato che non sarebbe mai cambiato nulla, che quella sarebbe stata la loro eternità. Doveva aver sentito un'enorme paura, vuoto e abbandono quando Hakuji aveva scelto di salvare Koyiki a discapito della sua immortalità.

«Hai mai pensato di rinunciare anche tu alla vita eterna?» chiese piano, incrociando gli occhi del demone marino. Era tremendamente serio e intenso, come se stesse cercando in lui una risposta a quella domanda.

«No, mai,» disse alla fine, spostando di nuovo gli occhi verso il soffitto. «Poi chi li protegge quei due?»

«Potrebbero non avere bisogno di essere protetti da te. Come ho detto prima, la gratitudine degli Ubuyashiki può aprire molte porte!»

Rengoku, in quel momento più che mai, credeva fermamente alle sue affermazioni e voleva che anche Akaza iniziasse a crederci.

 

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I giorni divennero presto settimane e Kyojuro aveva alla fine svelato l'identità di Akaza alla sua ciurma quando questi avevano iniziato a insinuare che fosse il suo amante - il demone marino aveva riso per quelle allusioni, cosa che aveva generato in Rengoku non poco imbarazzo.

Le reazioni dei suoi uomini davanti alla rivelazione erano state per lo più irose nei primi momenti, ma lentamente avevano accettato la situazione e la natura di Akaza. Forse grazie alla lettera del capofamiglia, che approvava quell'alleanza, o forse anche per il fatto che avessero già iniziato a conoscere Akaza, ancor prima di sapere chi fosse in realtà.

Era stato un sollievo per Kyojuro potersi togliere quel peso e poter essere sincero con i suoi uomini, e quello aveva reso molto più semplice la collaborazione con il demone marino.

Inoltre, in quelle settimane, Rengoku aveva anche avuto modo di avvicinarsi ad Hakuji e Koyuki, sempre in compagnia di Akaza, e scoprire in quel modo ulteriori dettagli sulla situazione del villaggio e sulla vita dei due gemelli.

Hakuji, esclusi i colori in netto contrasto con quelli di Akaza, si differenziava dal fratello anche per il suo carattere un poco più calmo e controllato, anche se nei suoi occhi aveva visto più volte lampeggiare una forza simile a quella del gemello. Era comunque piacevole parlare con lui, così come lo era stato interloquire con Koyuki. La giovane fanciulla non aveva avuto una vita facile, ma in ogni suo gesto Kyojuro aveva letto tenacia e voglia di vivere oltre che un’immensa dolcezza.

Lei e Hakuji erano chiaramente innamorati, e per quanto apparissero felici insieme, era anche chiaro che desiderassero qualcosa in più e Rengoku voleva aiutarli. Una volta sconfitto il demone marino che uccideva le donne di quel villaggio, avrebbe fatto in modo che tutti sapessero dell'aiuto che aveva ricevuto e del fatto che gli Ubuyashiki fossero grati a quei demoni marini.

Akaza era certo che nulla sarebbe cambiato, ma Kyojuro era fiducioso, sentiva di voler fare qualcosa per loro e di averne tutte le capacità.

Si era addormentato con quel pensiero, semi disteso sulla sua scrivania, e mai avrebbe pensato di svegliarsi nel cuore della notte con Akaza a scuoterlo leggermente.

La candela che aveva utilizzato non si era consumata del tutto, il che era un indicatore abbastanza attendibile su quante ore fosse riuscito a dormire, ma era soprattutto l'unica fonte di luce che gli permise di vedere quanto Akaza fosse non solo bagnato - era evidentemente appena uscito dall'acqua - ma anche molto nudo .

«Akaza! Che cosa succede? Che ci fai qui?» esclamò distogliendo subito lo sguardo dal corpo del demone marino - era impossibile per Kyojuro non guardarlo e soprattutto non provare attrazione nei suoi confronti, ma come sempre attribuiva quelle sensazioni alla natura del Popolo del Mare.

Akaza sorrise di più, senza malizia ma con una strana eccitazione nella voce.

«Vieni, Kyojuro! Ti porto in un posto!»

Sembrava quasi un bambino, e non era neanche la prima volta che mostrava quel lato di sé a Rengoku.

In quelle settimane Kyojuro era stato coinvolto in diverse attività dal demone marino visto che Douma, l’essere che stavano cercando, spesso stava lontano anche dei mesi prima di tornare in quell'isola, e Akaza si era mostrato davvero esaltato all'idea di condividere con Rengoku diversi aspetti della sua vita. Dall'allenarsi insieme nel corpo a corpo - il demone marino aveva per davvero un dono nel combattimento, e Kyojuro non era mai stato in grado di batterlo durante quegli allenamenti - all'assaggiare i tentativi di cucina di Hakuji.

Quella notte però, Akaza sembrava davvero molto più eccitato del solito… anche perché si era chiaramente arrampicato sulla parete esterna della nave pur di raggiungere la sua cabina.

«Dove? E, ti prego , mettiti qualcosa addosso o i miei uomini riprenderanno a fare strane insinuazioni,» borbottò.

«Non mi serve mettermi qualcosa addosso, staremo in acqua. Quindi datti una mossa, Kyojuro!» ribatté Akaza avvicinandosi di nuovo alla finestra della cabina.

«Non importa se ti servono o meno! La prossima volta indossa qualcosa e passa dal ponte!» esclamò Rengoku, alzandosi dalla scrivania. Emise un basso lamento a causa dei muscoli indolenziti per la posizione nella quale si era addormentato.

«La prossima volta? Sai già che ci saranno altre visite notturne, Kyojuro?» insinuò, sedendosi sul bordo della finestra con noncuranza, per nulla imbarazzato dalla sua nudità o dispiaciuto per il disagio di Rengoku.

«Conoscendoti? Sfortunatamente sì! »

Akaza ridacchiò per poi sorridere in modo davvero malizioso.

«Allora farò in modo che questa visita notturna diventi molto piacevole~» e senza dare modo a Kyojuro di ribattere, si lasciò cadere all'indietro. La sua scomparsa dal campo visivo di Rengoku portò con sé un chiaro tonfo nell'acqua.

Kyojuro sospirò ancora e, cercando di ignorare il calore che sentiva crescere ogni volta nello stomaco a causa delle battute e insinuazioni di Akaza, lasciò la sua cabina.

Su consiglio del demone marino avevano spostato l'attracco della nave in un'altra zona dell'isola - «Douma si insospettirebbe nel vederla attraccata vicino al villaggio, meglio nasconderla, » aveva spiegato Akaza - e la piccola scialuppa che utilizzavano per scendere sulla terraferma era già in acqua per velocizzare gli spostamenti.

«Esci, capitano?» domandò uno dei suoi uomini, di vedetta sul ponte. Dal tono della sua voce, palesemente divertito, era chiaro che avesse sentito Akaza uscire dalla sua cabina con quel tuffo.

Kyojuro alzò gli occhi al cielo.

«Ti prego, non voglio sentire commenti,» mormorò, strappando nell'altro un nuovo sorrisetto che, per fortuna, rimase muto.

Prese una delle lanterne e con estrema attenzione si calò sulla scialuppa, sulla quale venne subito raggiunto da Akaza, che si appoggiò al bordo con le braccia.

«Non è lontano, ma non abbiamo tanto tempo,» gli disse il demone marino, afferrando la corda che utilizzavano per assicurare la piccola imbarcazione al molo. «Per questa volta ti do una mano io!»

E senza aggiungere altro Akaza sparì sott'acqua con un colpo di coda e la scialuppa iniziò a muoversi rapidamente verso la riva - era molto più efficiente e veloce del remare, convenne Kyojuro.

Raggiunsero la terraferma in pochi minuti e il demone marino, nonostante avesse detto che sarebbe rimasto in acqua, uscì ugualmente dal mare trascinandosi sulle braccia per permettere alla sua coda rosa - le cui scaglie brillavano anche alla luce della luna - di mutare in delle gambe muscolose e forti.

Rengoku si sentiva sempre affascinato da quella trasformazione, ma si costrinse ugualmente a distogliere lo sguardo dal corpo del demone marino per concentrarsi sull’accensione della lanterna.

Akaza fu in piedi in pochissimo tempo muovendo le gambe come per abituarsi a quella nuova forma.

«Andiamo?»

«Non mi hai ancora detto dove,» ribatté Kyojuro alzando la lanterna ormai accesa per illuminare il volto del demone marino.

«Nell’insenatura poco più avanti,» rispose Akaza precedendo Rengoku che non poté fare a meno di seguirlo in silenzio e anche un poco incuriosito dall’atteggiamento dell’altro.

Akaza parlava tanto e gli dava sempre parecchie informazioni, anche senza che gli venissero chieste, ma in quel momento sembrava aver deciso di voler mantenere il segreto sulla meta di quella ‘visita notturna’.

Guidati dalla calda luce della lanterna che illuminava la spiaggia e la vegetazione circostante, raggiunsero l’insenatura indicata dal demone marino dopo una breve camminata.

Non era lontana dal punto nel quale avevano lasciato la scialuppa e sarebbe stata raggiungibile anche con l’ausilio di quella piccola imbarcazione, ma per qualche motivo non ancora specificato Akaza aveva preferito percorrere quel tratto a piedi - Kyojuro non poteva escludere che fosse uno dei suoi tanti modi per stuzzicarlo e cercare di sedurlo.

Il demone marino rimase fermo a pochi metri dalla riva del mare e con un gesto del braccio indicò una roccia che distava una decina di metri da loro, circondata dal mare.

«Lascia qui la lanterna, è quella la nostra meta!» dichiarò prima di tuffarsi di nuovo in acqua e riprendere la sua forma.

«Non potevamo andare con la scialuppa?» domandò Kyojuro, un poco innervosito ma anche curioso per via di quel mistero.

«No, fidati e raggiungimi!» e con quelle parole sparì di nuovo sott’acqua lasciando Rengoku con un’espressione contrariata in viso, cosa che però non gli impedì di seguire ugualmente il demone marino.

Si tolse gli stivali e la camicia, lasciandoli sulla riva insieme alla lanterna di nuovo spenta, e nel giro di qualche momento si tuffò a sua volta in mare, percorrendo con decise bracciate il tratto che lo separava dal demone marino.

Arrivò alla roccia e accettò la mano che Akaza gli offrì per aiutarlo a mettersi seduto su di essa.

«Allora? Mi vuoi dire perché siamo qui?» insistette e Akaza, il cui viso era illuminato dalla luce della luna, gli sorrise.

«In questo periodo dell’anno ci sono delle meduse che seguono delle correnti marine e arrivano qui per deporre le loro uova,» spiegò. «La scialuppa le avrebbe disturbate e questo è il posto adatto per osservarle.»

Rengoku inarcò un sopracciglio e si concesse una risata.

«Mi hai portato qui per vedere delle meduse?»

Era incredulo e sinceramente sorpreso. Era davvero impossibile annoiarsi in compagnia di Akaza, riusciva sempre a stupirlo in un modo o nell’altro.

«Aspetta e vedrai,» ribatté il demone marino divertito e per nulla offeso dalle risate di Kyojuro.

L’attesa non fu lunga ed iniziò con una strana luminescenza a pochi metri dalla riva che catturò subito lo sguardo di Rengoku - accanto a lui Akaza sembrò trattenere un momento il respiro, come se fosse quello l’attimo che stava attendendo.

A quella piccola sfera di un colore tra il verdino e il blu se ne aggiunsero presto altre e che, lentamente, iniziarono a riempire quella piccola baia con la loro luce delicata e quasi fatata. Sembrava che il cielo stellato si fosse riversato in quelle acque.

Nel giro di qualche minuto, Kyojuro ed Akaza si trovarono circondati da quelle meduse che, in una danza conosciuta solo a loro, si lasciavano trasportare dalle correnti marine e dal silenzio dell’oceano.

Rengoku non aveva mai visto uno spettacolo simile e rimase a bocca aperta nel poter essere lì, in una roccia in mezzo al mare, circondato da quegli esseri luminosi.

Sembrava quasi una magia, un incanto uscito dalle favole che venivano raccontate ai bambini.

Non parlò per quelli che sembrarono essere dei minuti interminabili e solo dopo un po’, nel sentire l’insistente sguardo di Akaza su di sé, si costrinse a voltarsi verso il demone marino.

Akaza sorrideva con le labbra chiuse, senza mostrare i suoi denti appuntiti che più volte erano sembrati minacciosi. Aveva in volto un’espressione strana, che Kyojuro non riuscì ad interpretare se non pensando che fosse dolce e anche un poco triste.

«Va… tutto bene?» gli chiese e il demone marino, come riportato alla realtà, si concesse uno dei suoi soliti sorrisi.

«Certo, aspettavo di sentire i tuoi commenti,» rispose. «Ti piace?»

C’era qualcosa di non detto, si rese conto Rengoku, ma decise di non indagare - Akaza parlava spesso anche di cose imbarazzanti, e voleva in qualche modo rispettare quell’apparente bisogno di silenzio.

«Non mi aspettavo… una cosa simile ,» ammise con un sorriso. «È davvero incredibile!»

«Sapevo che ti sarebbe piaciuto!» esclamò Akaza con tono più allegro. «Vengo qui ogni anno per guardare le meduse! È una fortuna che tu sia capitato qui proprio in questo periodo!»

«Una fortuna che non ti abbia ucciso appena ti ho visto,» ribatté Rengoku.

«O che non ti abbia ucciso io, ma come ti ho detto: mi sarebbe dispiaciuto. Mi piaci parecchio, Kyojuro~ »

Rengoku si sentì arrossire per quelle parole. Non era la prima volta che Akaza si concedeva quel tipo di dichiarazioni, riempiva Kyojuro di complimenti quando poteva e mostrava apertamente il suo affetto… e Rengoku si sentiva quasi onorato per fiducia che il demone marino aveva riposto in lui. Ma soprattutto anche fortunato per non essere stato costretto ad ingaggiare contro di Akaza una lotta all’ultimo sangue.

Ancora una volta Kyojuro avvertì uno strano calore nello stomaco, ma ormai aveva iniziato a comprenderne il significato. Seppur con qualche riserva e dubbi d'ogni sorta. Anche a lui piaceva Akaza, ma non era certo che il demone marino provasse i suoi stessi sentimenti.

Rengoku sapeva perfettamente di essere l’unico essere umano, dopo Koyuki, ad essersi guadagnato un posto d’onore nell’animo di Akaza ed era quasi certo che quelle dichiarazioni d’affetto, dette senza imbarazzo, fossero legate proprio a quel rapporto di fiducia che si era creato. D’altro canto, lo aveva sentito più volte dire che ‘Koyuki gli piaceva’ .

Probabilmente il demone marino lo stava mettendo allo stesso livello della sua famiglia ed era un gesto importante… ma non era ciò che Kyojuro aveva compreso di provare.

Akaza - volutamente o meno - era riuscito a sedurlo, a farsi strada a pugni nel suo cuore, e Rengoku più volte si era sentito sul punto di allungare la mano per afferrare quei sentimenti. Ma non era così semplice.

Avrebbe voluto baciare via tutti quei sorrisetti maliziosi che gli rivolgeva, assaporare il sapore salmastro della sua pelle, stringerlo a sé come se non ci fosse nulla di più importante al mondo e dirgli che si era innamorato di lui come uno sciocco.

Ma non era così semplice. Akaza aveva la sua vita lì, la sua famiglia, e difficilmente sarebbero riusciti ad essere come Hakuji e Koyuki.

«Ammetto che la tua compagnia non mi dispiace,» rispose a sua volta, nascondendo dietro un sorriso tutti quei sentimenti che sapeva di non potersi permettere.

«Lo sapevo~ »

«Ma non montarti troppo la testa!»

Akaza rise ancora e quel suono scaldò ulteriormente lo stomaco di Rengoku.

 

----

 

Fu allo spegnersi dell’ottava settimana che Rengoku venne svegliato alle prime ore dell'alba proprio da Akaza, completamente nudo.

Lì per lì Kyojuro aprì bocca per sgridarlo - gli aveva detto un milione di volte di raggiungerlo attraversando il ponte e, soprattutto, con dei calzoni addosso -, ma l'agitazione che lesse negli occhi del demone marino lo spinse a tacere.

« Douma è tornato ,» disse con apprensione nella voce e quello bastò a Rengoku per svegliarsi del tutto.

«Lo hai visto?» domandò subito ed Akaza annuì.

«Hakuji è con Koyuki. Non si avvicinerà a lei,» disse come se quella fosse la sua principale preoccupazione. «Ma potrebbe iniziare a cercare ‘cibo’ da un momento all’altro,» aggiunse.

Kyojuro emise un verso di preoccupata approvazione. Avevano più volte affrontato quell’argomento, sia da soli che insieme al resto della ciurma, per creare un piano che permettesse loro di uccidere Douma. Avevano preso in considerazione più opzioni e fatto ipotesi su ipotesi, e alla fine avevano optato per una divisione di forze, sia terrestri che marine.

La maggior parte dei suoi uomini si sarebbe trovata in mare per utilizzare le classiche reti per bloccare una possibile fuga del demone marino, mentre Kyojuro, Akaza e i combattenti più forti avrebbero sfruttato la terraferma.

Douma, a detta di Akaza, era forte anche nella sua forma umana ma era in mare che riusciva ad utilizzare al meglio il suo dono. Di conseguenza la terraferma era e sarebbe stata un vantaggio per loro.

«Ricordi il piano?» domandò per assicurarsi che Akaza fosse concentrato tanto quanto lui.

«Attirarlo lontano dal villaggio e fargli il culo,» rispose il demone marino con convinzione e Kyojuro convenne che, nonostante la situazione critica, quel sunto del piano fosse parecchio efficace.

«Allora ci incontriamo nel punto prestabilito… io metterò subito in moto i miei uomini,» ribatté alzandosi ed afferrando la cintura sulla quale era assicurata la sua spada.

«Stai attento Kyojuro,» mormorò il demone marino prima di saltare fuori dalla cabina come aveva fatto altre volte in quei quasi due mesi di assidua frequentazione.

"Stai attento anche tu, Akaza," gli avrebbe voluto dire, ma quelle parole rimasero mute nella sua bocca.

Rengoku non sapeva come Akaza sarebbe stato in grado di attirare il demone marino nel luogo che avevano scelto per il combattimento - uno lontano dal mare e da possibili laghi con fiumi sotterranei -, ma si fidava di lui.

Uscì dalla sua cabina e a gran voce chiamò a raccolta tutti i suoi uomini che, in pochissimo tempo, iniziarono a muoversi per prepararsi alle loro mansioni mentre Kyojuro e tre altri uomini, si calarono sulla scialuppa per raggiungere la terraferma.

Sentiva un groppo alla gola, una tensione che non aveva mai provato prima. Era la prima volta che agivano in quel modo, e da quel momento in poi sapeva che sarebbe cambiato tutto nella caccia contro il Popolo del Mare… inoltre quella sarebbe potuta essere anche la battaglia decisiva per Akaza, Hakuji e Koyuki. Il punto di svolta per permettere a quei tre di vivere senza il pericolo costante di un qualche attacco.

Strinse i pugni e, con in corpo quella risoluzione, lasciò la scialuppa quando giunsero a riva. Era pronto ad affrontare la battaglia che lo stava aspettando.

Aveva sfidato Akaza nel corpo a corpo tante volte ed aveva trovato in lui un avversario davvero temibile: insieme sarebbero sicuramente riusciti a sottomettere Douma.

Raggiunsero il luogo designato e, in silenzio, si appostarono in attesa. Minuto dopo minuto la tensione iniziò rendendo quasi difficile rimanere fermi e respirare senza affannare.

La foresta era silenziosa, ed era possibile sentire solo i versi degli animali che la abitavano.

«Akaza-dono~ sono così felice che tu abbia finalmente accettato la mia amicizia!» una voce dolce e zuccherosa spezzò il silenzio e Kyojuro portò istintivamente la mano sull'elsa della sua spada.

Presto la familiare figura di Akaza si mostrò ai loro occhi, seguita da un'altra ben più alta del primo.

La luce dell'alba gli permise di vedere distintamente dei lunghi capelli biondi e grandi occhi dall’insolito color arcobaleno.

«Sei il mio migliore amico e desideravo tantissimo poter finalmente passare del tempo con te~»

Akaza grugnì rumorosamente, con un'espressione nervosa e disgustata in viso. Rengoku gli aveva più volte chiesto come sarebbe stato in grado di convincere Douma a seguirlo, e da quel che stava sentendo poteva dedurre che quel demone marino avesse uno strano interesse per Akaza e che quindi non dovesse essere stato poi così complicato portarlo verso quella radura.

C'era comunque qualcosa di estremamente strano e in tutto quello. Il tono dolce di Douma e il suo sorriso ampio e felice non sembravano reali ma più simili ad una maschera.

«Anche se... sono sorpreso che tu mi abbia portato proprio qui, dove ci sono dei pirati nascosti... anzi, forse dovrei dire deluso. Sì, sono davvero deluso Akaza-dono~»

Erano stati scoperti ancor prima di poter attaccare e Kyojuro sentì un brivido freddo percorrergli la schiena, spingendolo ad agire prima del segnale di Akaza che, a sua volta spiazzato dell'affermazione inaspettata dell'altro demone marino, lo attaccò senza attendere.

Diversi attacchi raggiunsero Douma ma quest'ultimo li schivo veloce, chiaramente preparato a quella situazione. Era furbo e sicuramente rapido, ma quello non avrebbe impedito a Kyojuro e ai suoi uomini di continuare con il piano.

«Akaza-dono, hai davvero deciso di tradire la tua razza? Per dei pirati poi…» domandò Douma con voce delusa e Kyojuro poté finalmente vedere quanto il suo atteggiamento fosse anomalo. I suoi occhi erano privi delle emozioni che tentava di mostrare con voce ed espressioni.

«Kyojuro non è un pirata!» rispose Akaza, tentando di colpire l'altro demone marino con un calcio. Quest'ultimo lo schivo agilmente e riuscì, con la stessa abilità, anche a non farsi prendere dai fendenti degli uomini di Rengoku.

«Non è carino interrompere due persone quando parlano…» si lamentò Douma e per un solo momento i suoi occhi lampeggiarono di una luce crudele che spinse Kyojuro a mettersi subito sulla difensiva.

Successe troppo velocemente per poterlo evitare. Douma aveva afferrato qualcosa dalla sua cintura, e qualche attimo dopo uno dei tre uomini che avevano seguito Rengoku venne colpito in pieno ventre da un proiettile di ghiaccio che lo fece cadere per terra in una pozza di sangue.

Il terrore e la rabbia si dipinsero nei visi di Kyojuro e degli altri suoi compagni, ma Douma non sembrò voler dar loro tempo di riprendersi perché li attaccò ancora con dei proiettili di ghiaccio che sembravano crearsi senza il bisogno d'acqua o di altri liquidi: era quella la portanza del suo dono?!

Akaza fu subito accanto a Rengoku, distruggendo con l'uso dei suoi pugni ogni singolo proiettile, ma non poté fare nulla per proteggere gli altri due uomini che vennero feriti dal ghiaccio.

«Oh! Quindi è per lui che ci hai traditi? Che delusione, Akaza-dono… ed io che ti consideravo il mio migliore amico…»

Kyojuro strinse le labbra per controllare il respiro e cercare di ignorare il dolore che stava provando per aver condotto uno dei suoi uomini alla morte. Solo in quel momento notò che Douma non stava creando il ghiaccio dal nulla ma stava prendendo l'acqua dalla fiaschetta che aveva preso dalla cintura.

Avevano cercato di evitare al minimo la vicinanza dell'acqua per impedire al demone marino di usare il suo dono, ma non avevano pensato al fatto che questo potesse avere un piano di riserva per quelle situazioni.

Akaza accanto a lui aveva le mani sporche di sangue e ferite per il suo continuo distruggere quei pezzi di ghiaccio.

La sua espressione era cupa e irosa, ma fu impossibile non notare anche un pizzico di preoccupazione per come la situazione si era capovolta.

Rengoku strinse più forte l'elsa della spada. Akaza lo stava proteggendo ma in quel modo non sarebbero mai riusciti ad attaccare l'altro demone marino.

«Akaza so proteggermi da solo, non trattenerti per me,» sibilò. La loro priorità era quella di uccidere Douma e non potevano farlo mantenendo una posizione difensiva. Il rischio di ferite era alto, ma Kyojuro era pronto a correrlo. Era pronto a tutto pur di impedire a quel demone marino di fare del male ad altri innocenti.

Akaza sembrò esitare ma annuì senza distogliere lo sguardo da Douma.

«Allora cerca di non morire, Kyojuro…» rispose lanciandosi all'attacco.

Rengoku fece lo stesso, tentando di alternare offensiva e difensiva. Più volte sentì sulla pelle il freddo morso del ghiaccio ma quello non rallentò più di tanto i suoi movimenti.

Un altro dei suoi uomini cadde per terra, e anche se lentamente i movimenti di Douma iniziarono ad essere meno incisivi - non poteva continuare a mantenere la stessa velocità e forza combattendo contro più avversari contemporaneamente -, il demone marino sembrava essere una spanna sopra di loro.

Era in grado di riutilizzare l'acqua e il ghiaccio della fiaschetta, sia ricreando dei proiettili che come scudo contro gli attacchi dei suoi avversari, e Kyojuro comprese di avere realmente una speranza quando notò che il viso del demone marino aveva perso la sua maschera gioviale ed anche la voglia di chiacchierare.

Lo stavano mettendo alle strette e non era quello il momento per fermarsi, ma non aveva fatto i conti con la testardaggine di Douma che creando una lama di ghiaccio riuscì a tagliare di netto la gola dell'ultimo degli uomini di Rengoku, che cadde a terra stringendosi la ferita per fermare l'emorragia.

Akaza e Kyojuro erano rimasti soli contro Douma. Il loro avversario, nonostante la difesa, aveva subito alcune ferite ed era sempre più affaticato - tanto quanto lo erano loro -, ed era possibile che potesse cercare la fuga in mare in quel momento.

Ci sarebbero state le reti ad attenderlo, ma vista la sua forza e abilità Rengoku pensò che nessuna di quelle trappole sarebbe riuscita a fermarlo per davvero. Dovevano bloccarlo lì e al più presto.

Kyojuro scattò in avanti, schivando con un rapido giro quasi sulle punte dei piedi un fendente della lama di ghiaccio di Douma, tentando con quell'apertura di colpire il demone marino direttamente al collo.

Douma fece un balzo indietro ma Rengoku riuscì ugualmente a tagliargli la mano. Fu però in quel momento che avvertì un acuto dolore al centro della schiena che gli fece perdere l'equilibrio.

Akaza gli fu subito accanto, trascinandolo prontamente lontano dall'altro demone marino che ululava di rabbia e dolore.

Kyojuro strinse i denti. Il dolore era forte e poteva sentire chiaramente il cuore battere ancor più velocemente e il sapore del sangue sulla lingua.

Douma era probabilmente riuscito a colpirlo, ma non gli importava: aveva tagliato una mano del demone marino, e quello poteva decretare un netto cambio nell'esito della battaglia

Doveva continuare a battersi, non avrebbe permesso ad un graffio di bloccarlo in quel modo. Ostinato Rengoku, tentò di spostare Akaza e di rimettersi in piedi, ma questo gli impedì di muoversi.

Il cuore gli batteva talmente forte nelle orecchie da impedirgli di sentire la voce del suo alleato, lo vide solamente muovere la bocca per urlargli contro qualcosa.

Sembrava però preoccupato, forse spaventato - sì, era chiaramente terrorizzato ma Rengoku non ne capiva il motivo.

«È solo un graffio,» riuscì a dire ma il suono delle sue stesse parole venne sovrastato dal pulsare del cuore.

Le mani sanguinanti di Akaza si strinsero attorno al suo viso per costringerlo a guardarlo negli occhi. I tratti del demone marino erano stravolti da mille sentimenti e le sue iridi gialle sembrarono quasi oro liquido.

Rengoku trattenne per un momento il respiro, come se ci fossero solo loro in quel momento. Come se non ci fosse un demone marino alle loro spalle, pronto ad ucciderli. La presa della mani di Akaza era calda e rassicurante, e quell'attimo di improvvisa quiete fece quasi dimenticare a Kyojuro il dolore.

Doveva essere stata la botta ricevuta, si disse nel riuscire a respirare normalmente. Come aveva detto, era solo un graffio e nulla di più… eppure le sue gambe stavano rifiutando di muoversi, come se la stanchezza lo avesse infine investito in pieno.

«Non muoverti… presto starai meglio, te lo prometto,» la voce di Akaza finalmente raggiunse le sue orecchie, carica di apprensione e anche di qualcosa di simile alla dolcezza.

Aprì bocca per rispondere e digli che stava già meglio, ripetere che si trattava di ferita superficiale e di poco conto, ma lo sguardo del demone marino gli impedì di fiatare perché scorse qualcos'altro nelle sue iridi che gli fece stringere lo stomaco.

Resa e sacrificio erano nascosti dietro la preoccupazione e l'affetto che Akaza aveva iniziato a mostrargli in quelle settimane. Kyojuro gli strinse con una mano un polso, come per impedirgli di muoversi o di allontanarsi. La gola gli era diventata improvvisamente gelida, come se avesse inghiottito il ghiaccio di Douma.

Fu proprio la voce di quest'ultimo a interrompere quel momento.

«Che sciocco. Ecco perché non sarai mai forte come me, Akaza-dono,» il suo tono era iroso, e sul volto non vi era più traccia della sua maschera. Il demone marino aveva congelato la mano amputata per bloccare l'emorragia.

«Provo un'immensa pena nel doverti uccidere, ti consideravo davvero il mio migliore amico… ci saremmo potuti divertire tantissimo insieme...» proseguì Douma.

Rengoku venne scosso da un altro brivido e tentò di muoversi quando Akaza, lasciandolo per terra, si alzò in piedi per fare da scudo al suo corpo. I pugni chiusi, pronto a combattere fino alla morte se necessario.

Doveva aiutarlo, doveva fare qualcosa. Non poteva permettergli di affrontare quell'avversario da solo.

I suoi pensieri però vennero interrotti da un forte rumore, seguito dal familiare odore della polvere da sparo. Douma, sul viso un'improvvisa espressione sorpresa - sincera e non finta come la sua maschera -, cadde per terra e una pozza di sangue iniziò subito ad allargarsi sui suoi capelli biondi.

Alle sue spalle, il braccio ancora teso con una pistola fumante stretta in mano, c'era Hakuji.

L'espressione del fratello di Akaza era cupa e carica di rabbia. Un pericolo silenzioso che Kyojuro non aveva avvertito neanche in Akaza.

Hakuji lasciò cadere la pistola per terra, accanto al corpo di uno degli uomini di Rengoku - l'aveva sicuramente rubata da quel cadavere -, e raggiunse rapido suo fratello.

«Perché?» esalò Akaza, permettendo ad Hakuji di sostenerlo. L'adrenalina aveva abbandonato il corpo del demone marino tanto quanto quello di Kyojuro, che si sentì come schiacciato dalla stanchezza e dagli eventi appena vissuti.

«Pensavi davvero che ti avrei abbandonato?» sbottò Hakuji, facendo sedere l'altro accanto a Rengoku. «Sei mio fratello, è anche compito mio proteggere la nostra famiglia!»

Quelle parole riportarono alla mente di Kyojuro una frase pronunciata con leggerezza da Akaza. Aveva definito suo fratello un tipo poco ragionevole quando si rendeva conto che la sua famiglia era in pericolo… ed era la verità. L'istinto omicida che lo aveva avvolto fino a qualche momento prima ne era la prova.

Rengoku chiuse gli occhi, sospirando e mormorando un basso 'grazie' in direzione di Hakuji che, con il suo intervento, aveva salvato entrambi.

 

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La notizia della morte del demone marino che infestava l'isola aveva risollevato il morale dell'intero villaggio. Non avevano accolto a braccia aperte Hakuji e Akaza, come Rengoku aveva ingenuamente sperato, ma almeno non si erano mostrati eccessivamente ostili nei loro confronti ma solo sospettosi. Era un piccolo passo in avanti che, sicuramente, avrebbe potuto portare alla crescita di quel rapporto in futuro.

Kyojuro si era ripreso dalle ferite che gli erano state inferte in meno di una settimana, il che era stato sorprendente anche per lui. Non aveva infatti riportato nessuna ferita troppo grave e, sicuramente, lo doveva ad Akaza che lo aveva difeso sin dall'inizio.

In ogni caso, la pace stava di nuovo regnano in quell'isola e dopo aver dato un degno riposo in mare ai corpi dei suoi tre uomini caduti contro Douma, Rengoku comprese di non avere più niente a tenerlo fermo sulla terraferma e, in generale, in quel luogo.

Erano trascorsi più di due mesi, e anche se difficilmente avrebbe potuto dire di essersi abituato alla vita calma di quell'isola, lo stesso non si poteva dire della presenza di Akaza. Era certo che avrebbe sentito la sua mancanza più di ogni altra cosa, ma ovviamente non poteva né evitare e né tantomeno rimandare la partenza.

Niente lo tratteneva su quell'isola, ripeté mentalmente. Neanche la nostalgia e il rimorso che avrebbe provato nel lasciare il demone marino… che tuttavia stava rendendo sia facile che estremamente difficile il momento dell'addio.

In quei sette giorni non era quasi stato in grado di vedere Akaza. Non era mai venuto a trovarlo nella sua cabina - cosa che invece aveva sempre fatto prima della battaglia -, e quando Kyojuro aveva incontrato i due gemelli e Koyuki a casa di quest'ultima, Akaza si era tenuto a debita distanza per poi andare via con una scusa che Rengoku neanche ricordava.

Forse anche Akaza come Kyojuro non era bravo con gli addii e quindi stava agendo di conseguenza… quello però non rendeva meno complicata la partenza, anzi: era l'esatto contrario.

Rengoku voleva parlare con Akaza, sentire la sua voce e la sua risata. Voleva assicurarsi che stesse bene e che avrebbe cercato di vivere nel villaggio insieme al fratello e alla sua compagna. Voleva che fosse felice e Kyojuro voleva essere lui stesso a dirgli quelle parole, per mettere a tacere ciò che in realtà avrebbe voluto confessare.

Il demone marino però lo stava evitando, e Kyojuro pensò che forse sarebbe stato meglio assecondare quell'apparente desiderio di Akaza. Anche se non gli piaceva l'idea di partire senza salutarlo e, soprattutto, ringraziarlo… ma non poteva inseguirlo per tutta l'isola.

Avrebbe però fatto un altro tentativo. Per quel motivo, un giorno prima della partenza, si rivolse ad Hakuji sperando di ricevere una mano.

«Sai dove posso trovare Akaza?» gli chiese infatti senza troppi giri di parole e il demone marino lo fissò in silenzio per qualche momento, forse decidendo se svelare il nascondiglio del fratello o meno.

«Che intenzioni hai, Rengoku-san?» ritorse però Hakuji, lasciando Kyojuro spiazzato.

«Come?» aggrottò le sopracciglia, confuso. «Come ben sai, domani lascerò l'isola e intendo salutare e ringraziare tuo fratello. Ma mi sta evitando.»

«Sai perché ti sta evitando?»

Kyojuro scosse il capo, aggiungendo un: «Forse non gli piacciono gli addii.»

«Non gli piace dover dire addio a te , Rengoku-san,» rispose Hakuji. «Non dovrei essere io a dirtelo, ma mio fratello è dotato di una tale testardaggine da renderlo quasi più simile ad una pietra che ad un essere vivente…»

Rengoku aprì bocca per rispondere anche senza sapere esattamente cosa dire, ma non riuscì ad emettere alcun suono. Cosa che permise all'altro di continuare a parlare con tono apparentemente calmo.

«Akaza è mio fratello. Lui e Koyuki sono la mia famiglia, e sono pronto ad uccidere chiunque pur di proteggerli,» dichiarò. «Per questo ti chiedo se sai, o se hai capito, che cosa ha fatto Akaza per te.»

«Non… non credo di comprendere,» ammise Kyojuro. Sentiva una minaccia nascosta, neanche troppo velatamente, nella voce di Hakuji e per un momento temette di essere quasi in trappola, braccato come una preda.

«Ti ha salvato la vita.»

«Questo lo so, se non fosse stato per lui avrei subito ferite ben più gravi!» esclamò con convinzione e trasporto.

«Le avevi ricevute,» svelò Hakuji. «Ma ti ha salvato, come io ho fatto con Koyuki-san.»

Quella frase colpì Kyojuro come uno schiaffo in pieno volto.

"Ti ha salvato, come io ho fatto con Koyuki-san."

«Ha… rinunciato…» la voce gli mancò e fu Hakuji a riprendere la parola.

«Sì, lo ha fatto,» confermò infatti. «La sua non è stata una scelta fatta a cuor leggero, altrimenti non saremmo qui, ora, a parlarne… e per questo ti chiedo ancora una volta: che intenzioni hai con mio fratello?»

Rengoku non rispose. Improvvisamente stava vedendo tutti i pezzi del mosaico di informazioni, gesti e sguardi di Akaza prendere il loro posto per formare un'immagine completa della realtà e di quanto fosse stato cieco fino a quel momento.

Akaza gli aveva detto più volte che gli piaceva. Lo guardava come Hakuji guardava Koyuki e lui non se ne era mai reso conto… o meglio: aveva voluto associare quell'affetto all'amicizia.

Kyojuro aveva compreso i suoi sentimenti da settimane e si era sentito pronto a lasciarlo senza dirgli niente pur di permettergli di vivere un'esistenza felice… ma non sarebbe riuscito a farlo ora che aveva la certezza che anche Akaza lo ricambiava. Gli era permesso essere un poco egoista, no?

«Dove si trova?» riuscì a dire e qualcosa brillò negli occhi di Hakuji.

«So che ti ha portato alla baia delle meduse,» rispose semplicemente e Kyojuro gli rivolse un sorriso grato prima di girare sui tacchi per cercare di raggiungere quel luogo.

«Rengoku-san,» la voce di Hakuji, tuttavia lo bloccò. «Non credo ci sia bisogno di dirlo: ma se lo fai soffrire…»

«Sarò io stesso a uccidermi se dovessi farlo, Hakuji-kun!» esclamò Rengoku con un ampio sorriso privo di esitazioni e dubbi, iniziando poi a correre.

La baia non era lontana dalla sua posizione ed era certo che sarebbe riuscito a raggiungerla in meno di mezz’ora a piedi e con un’andatura spedita. Sperava solo che Akaza non decidesse di andare via.

Doveva essere sincero, non sapeva cosa sarebbe accaduto nel confessare ad Akaza i suoi sentimenti. Akaza gli avrebbe chiesto di rimanere lì sull’isola? O sarebbe partito con lui e la sua ciurma? O avrebbero deciso di incontrarsi di tanto in tanto in quell’isola?

Kyojuro si sentiva stranamente pronto anche ad accettare l’opzione di rinunciare al suo ruolo di Pilastro, rinunciare ad essere uno dei membri della ciurma della famiglia Ubuyashiki. In fondo, aveva già in passato preso in considerazione quell'ipotesi quando si era ritrovato a pensare di ‘mettere su famiglia’.

Di certo non si era aspettato di voler passare il resto della sua esistenza con un demone marino… ma in quel momento l’idea gli strappava un sorriso così felice dal fargli sentire i muscoli del viso quasi doloranti.

Con il fiato corto per la corsa raggiunse la sua meta e lì si fermò per cercare di riprendersi. Le gambe tremarono per l’improvvisa immobilità e il suo cuore gli martellava in petto per lo sforzo. Si piegò in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia e prendendo lunghi respiri.

«Kyojuro?»

Alzò il capo, scorgendo Akaza, nella sua forma umana, seduto sulla riva. Come sempre non aveva addosso nessun abito, ma in quel momento Rengoku non se la sentiva realmente di pregarlo di indossare qualcosa.

Sollevò la mano come per chiedergli di aspettarlo e tentò ancora di riprendere abbastanza fiato per poter parlare.

Il demone marino non si mosse ma lo stava guardando tra il preoccupato e il divertito.

«Akaza…» riuscì ad esalare, trovando ancora un poco di difficoltà nel parlare senza affannare.

«Dovresti fare più esercizio visto che una semplice corsetta ti ha messo praticamente fuori gioco,» lo stuzzicò il demone marino.

«Sono… corso dal villaggio…» ansimò un poco offeso da quell’insinuazione. La sua forma fisica andava benissimo, ma non per questo era pronto a correre per quasi mezz’ora con solo pochi momenti di pausa.

«Che c’è? Sei scappato da Hakuji e dai suoi fallimentari tentativi di cucinarti qualcosa per il viaggio?» ridacchiò Akaza senza però un reale divertimento nella voce.

«No… volevo parlarti…» riuscì a dire, trovando finalmente la forza per fare qualche passo verso il demone marino. Il respiro si stava regolarizzando e i muscoli, che ancora fremevano per lo sforzo, si lamentarono un po’ per quel movimento.

«Parti domani, vero?» chiese Akaza.

«Sì,» assentì Kyojuro, sedendosi accanto all’altro. «Ho… parlato con tuo fratello…»

Akaza si irrigidì visibilmente, comprendendo all’istante ciò che Rengoku e Hakuji si erano detti.

«Quindi? Non ne fare una questione così importante,» riprese il demone marino.

«Lo è invece…» prese un respiro profondo. «Avevi detto di non voler rinunciare alla tua vita eterna, ma lo hai fatto. Per me. »

«Non volevo che tu morissi,» ammise con le labbra strette.

«Grazie Akaza,» allungò la mano per prendere quella del demone marino, stringendola. «Avrei fatto lo stesso per te.»

«Non sai cosa significa ma… grazie, Kyojuro,» rispose Akaza ricambiando la stretta. Aveva cercato di usare un tono ironico, ma alle orecchie di Rengoku giunse solamente tanta amarezza.

«So che cosa significa, per questo ti sto dicendo queste cose. Per citare tuo fratello, mi hai salvato come lui ha salvato Koyuki-san, » disse ed Akaza emise un verso contrariato in risposta borbottando un basso: “Lo soffoco nel sonno.”

Kyojuro ridacchiò per la sua reazione, ma le sue risate si spensero a causa di un improvviso movimento del demone marino. Akaza, rapido come sempre, lo aveva spinto disteso sulla riva e si era seduto sopra di lui - incurante come sempre della propria nudità.

«Se sai cosa significa devi dirmelo chiaramente Kyojuro!» dichiarò il demone marino quasi speranzoso, ma con un luccichio malizioso e divertito negli occhi.

Rengoku sospirò rumorosamente, trovandosi un momento distratto dal corpo nudo di Akaza sopra di lui.

«Perché devo essere io?» rispose, tentando di tenere lo sguardo sul viso del demone marino che, in tutta risposta, si abbassò fino a sfiorargli il naso con il suo. Il respiro caldo di Akaza gli accarezzò le labbra ma appena tentò di sollevare il capo per incontrare quella bocca, il demone marino si allontanò compiaciuto.

«Perché ti ho salvato il culo, Kyojuro~» soffiò, strappando a Rengoku un vago lamento frustrato ma anche un poco divertito. Amava Akaza anche per quel suo essere così malizioso e privo di pudore, con il suo continuo stuzzicarlo e cercare di sedurlo - cosa che, evidentemente, era riuscito a fare.

Puntando i piedi per terra, Kyojuro sollevò il bacino per farlo scontrare contro quello di Akaza che, sorpreso un momento da quel movimento - e anche dalla mezza erezione che Rengoku non aveva intenzione di nascondere -, non riuscì ad evitare di trovarsi a sua volta con la schiena sulla sabbia, sovrastato dal corpo del corsaro.

Kyojuro gli catturò subito le labbra per coinvolgerlo in un bacio, mugugnando quando Akaza spinse la lingua contro la sua, invadendogli la bocca con altrettanto ardore. Si baciarono a lungo, sfogando in quel modo la frustrazione accumulata in quell’ultima settimana.

Si separarono quando sentirono le prime onde del mare colpire i loro corpi per via della marea che si stava lentamente alzando con l'arrivo della sera.

«Sei l’umano più assurdo che abbia mai conosciuto,» mormorò Akaza.

«E tu il demone marino più…»

«Sì, lo so,» tagliò corto l’altro, rubandogli un altro bacio. «Ma mi ami anche se sono così~»

«Sì,» sorrise Kyojuro. «Ti amo anche per questo, Akaza.»

«Ora che cosa facciamo, Kyojuro?» chiese il demone marino, allungando le braccia per cingere le spalle di Rengoku. Sorrideva malizioso ed anche se quella domanda sembrava rivolta al presente, viste le loro erezioni, era chiaro che volesse sapere cosa riservava il futuro per loro.

«Direi che possiamo fare tutto quello che vogliamo, insieme. Ma per ora abbiamo qualcosa di cui prenderci cura, no?»

«Sei felice che non abbia i pantaloni, vero?»

Kyojuro, a quel punto, non riuscì a trattenere le risate, seguito a ruota da Akaza. Sentendosi entrambi carichi di fiducia e speranza verso il loro futuro.






Ho fatto una fanart, che mi ha ispirata mentre scrivevo.

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