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Autore: Abby_da_Edoras    29/10/2022    3 recensioni
Ecco che ritorno a pubblicare questa storia dopo tre anni... ma le cose in effetti sono cambiate. Devo ammettere che, da un lato, la terza stagione de I Medici non mi ha mai entusiasmata, ma dall'altro avevo voglia di raccontare cosa sarebbe successo nella MIA versione dei fatti non solo a Lorenzo, ma anche ai personaggi che io ho salvato o creato, ossia Jacopo e Antonio, Giuliano e altri che conoscerete leggendo la long (che, ovviamente, è il sequel di Il mio nome è mai più e Tutta un'altra storia e va letta dopo quelle). Così Lorenzo si trova ad affrontare nuovi nemici ma, questa volta, Giuliano è al suo fianco e anche Jacopo, nonostante questo gli faccia venire la nausea... e ci saranno nuovi personaggi, che però non sono quelli che avevo usato nella prima versione di questa storia.
Insomma, spero che la long fic vi piacerà, grazie a tutti coloro che leggeranno.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quarto

 

One conversation, a single moment
The things that change us if we notice
When we look up, sometimes

They said I would never make it
But I was built to break the mold
The only dream that I've been chasing is my own

This goes out to the underdog
Keep on keeping at what you love
You'll find that someday soon enough
You will rise up, rise up, yeah…

(“Underdog” – Alicia Keys)

 

Dopo il Consiglio dei Priori, Lorenzo decise di invitare Jacopo e Antonio a cena a Palazzo Medici. Quando il giovane ebbe fatto la sua proposta e Jacopo, seppure con poca convinzione, ebbe accettato, il gruppetto si incamminò verso il palazzo.

Giuliano allungò il passo e si affiancò al fratello con un’espressione che prometteva tempesta.

“Ma si può sapere perché hai invitato Jacopo Pazzi a cena a casa nostra?” domandò, in tono melodrammatico. “È mai possibile che ce lo dobbiamo trovare sempre tra i piedi?”

Lorenzo si lasciò sfuggire un sorriso divertito.

“Mi sembra di doverglielo, visto che ci ha aiutati votando a nostro favore” rispose. “Tuttavia ci sono anche altri motivi per cui ho invitato a cena lui e Antonio.”

“Spero per te che siano buoni motivi” brontolò Giuliano. “A volte penso che dovrei trasferirmi definitivamente a Genova con Simonetta!”

“Non pensarci neanche! Caso mai, quando la situazione a Firenze si sarà normalizzata, sarà lei a venire a vivere qui con te” rise il fratello. “Ma nel frattempo dovrai armarti di pazienza e partecipare alla cena con Jacopo Pazzi.”

Giuliano continuava a guardarlo con aria esasperata.

“Dunque non mi libererò mai di quello Jacopo Pazzi e del suo ancor più odioso Pazzino?”

“Giuliano, voglio parlare in privato con Jacopo per capire se è davvero dalla nostra parte” spiegò il fratello, “e poi voglio anche riprendere a frequentare di più Antonio, che non mi sembra stia tanto bene. Non hai visto com’era teso e nervoso, oggi, al Consiglio dei Priori?”

Pur se a malincuore, Giuliano dovette ammettere che Lorenzo aveva ragione… e sopportare un’altra serata in compagnia di Jacopo Pazzi. Ormai cominciava a diventare un’abitudine!

Quella sera nella sala da pranzo di Palazzo Medici c’erano Lorenzo e Clarice, Giuliano con la madre Lucrezia, Jacopo e Antonio. Mentre i Medici e i loro amici e alleati erano a tavola, un uomo calvo con una folta barba nera e dei registri in mano si fermò sulla soglia per salutare.

“Messer Medici, ho terminato il mio lavoro, per oggi, sto andando a casa” disse. “Vi auguro una buona serata con i vostri amici. Ci vediamo domani.”

“A domani, Bruno” lo salutò Lorenzo.

“Chi sarebbe quel brutto ceffo?” domandò Antonio con aria preoccupata, dopo che l’uomo fu uscito. “Non avrai mica dei sicari al tuo servizio, Lorenzo?”

Lorenzo e Giuliano scoppiarono a ridere.

“Ma no!” esclamò Giuliano, divertito.

Doveva comunque riconoscere che Antonio aveva ragione: quel tipo somigliava più ad un tagliagole che ad un onesto e innocuo contabile!

“Lui è Bruno Bernardi, mi ha chiesto un lavoro come contabile” rispose Lorenzo, evitando di ricordare che quell’uomo aveva preso il posto del povero Francesco Nori, morto per salvargli la vita il giorno della congiura. Era meglio non soffermarsi troppo sull’argomento congiura quando si invitavano a cena Jacopo e Antonio…

“Invece io oggi ho conosciuto un ragazzo al Consiglio dei Priori, mi ha colpito perché si comportava in modo molto… beh, come dire, deciso” disse Antonio. “Ha detto di chiamarsi Pirro e di essere al servizio di Messer Nicomaco, uno dei Priori che ti sostengono, Lorenzo. Ma non è strano? Di solito i servitori non partecipano a queste riunioni.”

Giuliano vide nell’intervento di Antonio l’occasione buona per affrontare l’argomento dei pettegolezzi riguardo Messer Nicomaco, sia perché era dal giorno prima che voleva raccontare tutto a Lorenzo, sia perché sperava così di far passare il tempo senza che Jacopo si mettesse, magari, a parlare del suo antenato Pazzino!

“Beh, Pirro è davvero un tipo singolare” iniziò a spiegare. “Io l’ho conosciuto qualche anno fa, quando anch’io ero uno scavezzacollo come lui e frequentavo le taverne. A volte ci siamo ubriacati insieme e abbiamo fatto scherzi ai passanti… niente di pesante, ovvio, solo per farsi due risate. Poi io ho conosciuto Simonetta e ho smesso di fare quella vita, mentre Pirro ha continuato a comportarsi da impunito. Il fattaccio, come raccontano le matrone fiorentine, è avvenuto nel periodo in cui io e Lorenzo eravamo… beh…impegnati a contrastare dei rivali politici…”

Qui Giuliano si interruppe per un attimo, consapevole che tutti i presenti sapevano benissimo che stava parlando delle varie strategie messe in atto da Jacopo e famiglia per distruggere i Medici, fino ad arrivare alla congiura poi sventata… però era altrettanto vero che tutti volevano fingere che tutto questo non fosse mai successo, o qualcosa del genere. Insomma, era meglio riportare il discorso su Nicomaco!

“Nicomaco in quel periodo non ci fu d’aiuto perché si era invaghito di Clizia, la giovane che aveva adottato ancora in fasce e che adesso ha circa sedici o diciassette anni. Per farla breve, era talmente ossessionato da lei che aveva deciso di farle sposare il suo fedele servitore, Pirro appunto, che a lei non era interessato e che avrebbe continuato a vivere la sua vita mentre il padrone si godeva la ragazza… ovviamente ben ricompensato” riprese così il giovane Medici, incantando il suo uditorio. Antonio, poi, era incredulo: possibile che fossero successe cose del genere in un periodo in cui per lui esistevano solo Messer Pazzi e le strategie per allontanarlo da quegli intrighi crudeli contro i Medici?

“Sofronia, comunque, la moglie di Nicomaco, aveva saputo tutto e aveva deciso di passare al contrattacco, facendo in modo che Clizia sposasse invece il fattore Eustachio, un brav’uomo un po’ tonto che l’avrebbe portata a vivere in campagna, allontanandola dal pericolo” continuò Giuliano, ed era buffo pensare a come queste mosse e contromosse ricordassero, in piccolo, tutto ciò che aveva inventato Antonio per scongiurare la congiura! “Voglio specificare, però, che Sofronia non è che fosse gelosa o che volesse riprendersi il marito, l’unica cosa che contava per lei era che Nicomaco si stava rendendo ridicolo e lei non voleva perdere la faccia di fronte alle grandi famiglie di Firenze. Insomma, non so bene com’è andata poi, pare che Nicomaco l’abbia avuta vinta e abbia ottenuto che fosse Pirro a sposare Clizia, però Sofronia e le sue serve hanno organizzato una burla per punire entrambi: hanno fatto vestire da sposa il povero Eustachio e hanno mandato lui nella camera nuziale ad aspettare Nicomaco, mentre Pirro era stato chiuso a chiave in un’altra stanzetta e non poteva avvertire il suo padrone.”

Adesso tutti pendevano dalle labbra di Giuliano.

“E allora? Cos’è successo? Non lasciarci in sospeso, fratello” lo incalzò Lorenzo. “In effetti mi era parso che Nicomaco fosse un po’ strano quando è venuto a scusarsi con me per le sue assenze al Consiglio dei Priori, ma di certo non avrei immaginato una storia come questa!”

“Beh, è successo, almeno per quanto ne sono venuto a sapere io, che Eustachio si è divertito a malmenare ben bene Nicomaco a pugni, calci e schiaffi. Niente di troppo grave, più che altro qualche livido e una bella botta all’orgoglio, ma tanto è bastato: Nicomaco si è chiamato fuori da tutto, ha accettato che Clizia sposasse suo figlio Cleandro e ha lasciato la moglie, la bottega e tutto ciò che gli ricordava questa brutta storia, acquistando la villa accanto a quella di Messer Jacopo per viverci con alcuni servitori e, soprattutto, Pirro che alla fine era stato l’unico a dimostrarglisi fedele fino in fondo, anche rimettendoci in prima persona. Non mi sarei aspettato tanta lealtà da Pirro, ma evidentemente le persone cambiano davvero, come è successo a me.”

“E anche a Messer Pazzi, anche lui è cambiato tanto!” commentò Antonio, rivolgendo un sorriso luminoso e pieno d’amore all’uomo accanto a lui, cosa che, per poco, non fece rivoltare lo stomaco a Giuliano e che, comunque, gli tolse l’appetito per il resto della serata!

Dopo la cena, che grazie anche a Giuliano era trascorsa in modo piacevole e senza pensare alle minacce che pendevano su Firenze, Lorenzo invitò Jacopo a parlare in privato nel suo studio.

“Jacopo, vi ringrazio di avermi appoggiato e sostenuto oggi, al Consiglio dei Priori” disse il giovane Medici, “però dovete sapere che io non ho intenzione di fermarmi. So che il Papa non accetterà mai le mie condizioni, ma io sono pronto ad affrontarne le conseguenze e a sfidarlo. Voi resterete dalla mia parte anche se dovessi mettermi contro il Papa? Anche se dovesse scoppiare una guerra contro le sue armate e chissà quali altri eserciti?”

“Ho detto che ti avrei appoggiato e ti appoggerò” dichiarò Pazzi, in tono grave ma deciso. “Qualunque conseguenza ci troveremo ad affrontare, Firenze sarà forte solo se sarà unita.”

E Jacopo pensava veramente ciò che aveva appena detto, però non si trattava solo di quello: diciamo che, ogni volta che ripensava a Papa Sisto e ai suoi raggiri, si sentiva il solito stolto cazzone perché lo aveva appoggiato con la congiura invece di contrastarlo e, dunque, sapeva che era anche colpa sua se si era arrivati a quel punto.

Adesso doveva rimediare ad ogni costo. Sarebbe stato accanto a Lorenzo e avrebbe sostenuto le sue scelte di fronte al Consiglio dei Priori per quanto impopolari potessero risultare.

“La prima decisione che prenderò è questa: se il Papa non desisterà dalla sua idea di scomunicare Firenze, io farò in modo che i vescovi di Toscana si riuniscano in un Consiglio e stabiliscano di riaprire le chiese anche contro la volontà del pontefice” spiegò Lorenzo, deciso. “E se Papa Sisto lo prenderà come un atto di guerra, che sia. Voi sarete con me anche in questo?”

Jacopo sembrava turbato e preoccupato, ma non per quello che credeva Lorenzo. Certo, lui era sempre stato un uomo devoto, ma questo Papa non rappresentava esattamente ciò che Pazzi voleva dalla Chiesa, era ambizioso, spietato e molto più interessato al potere temporale che alla guida del popolo di Dio. Ciò che faceva male alla parte di coscienza che si era risvegliata nell’uomo era che, alla resa dei conti, la colpa di tutto ciò era sua. Se avesse denunciato immediatamente i piani di Salviati e le ambizioni del pontefice, non si sarebbe mai giunti a tanto… invece, ora, Firenze sarebbe stata attaccata, sarebbe entrata in guerra.

Jacopo non aveva saputo proteggere la sua città, nonostante si fosse sempre ritenuto l’unico degno di guidarla. Non l’aveva protetta così come non aveva protetto il suo dolce Antonio…

“Sarò con te” rispose, cercando di non mostrare le proprie preoccupazioni. “Come ho detto, Firenze deve essere unita e dovrà esserlo ancora di più se scoppierà una guerra. Non mi nasconderò dietro belle parole come fanno quei codardi di Ardinghelli e Spinelli.”

Lorenzo annuì e, in uno slancio di emotività dovuta alle tante pressioni che doveva subire in quel periodo, strinse con forza la mano di Jacopo per suggellare la loro… ehm… alleanza.

Se li avesse visti Giuliano!

Per Jacopo e Antonio era ora di tornare a casa e, nella carrozza che li riportava alla loro villa, l’uomo chiese al suo giovane amante se si fosse divertito alla cena.

“Sì, sono stato molto bene” rispose Antonio, con un sorriso e uno sguardo allegri che da troppo tempo Jacopo non vedeva su di lui. “La vicenda che Giuliano ci ha raccontato mi ha interessato molto, quel Pirro sembra un ragazzo simpatico e vivace e sarei contento di incontrarlo ancora e poi… è stato bello passare una serata tutti insieme, tra amici, senza pensare alle tante cose negative che ci aspettano.”

Vedere Antonio così faceva bene al cuore di Jacopo, che lo strinse a sé con affetto. Sì, quasi certamente il Papa avrebbe deciso di muovere guerra a Firenze e chissà quali Stati italiani si sarebbero uniti al suo esercito… ma non voleva pensarci in quel momento, voleva soltanto sentire tra le braccia il suo tenero Antonio che gli si affidava con tanto amore, godere del tepore del suo corpo morbido e della sua dolcezza.

Le cose, però, erano precipitate improvvisamente dopo che Lorenzo aveva convocato il Collegio dei Vescovi della Toscana. Essi avevano acconsentito a riaprire le chiese e a permettere ai sacerdoti di riprendere ad amministrare i sacramenti, di fatto annullando la scomunica del pontefice tramite la formazione di una corte con poteri propri, indipendente dalla Curia di Roma. Lorenzo aveva preso un’iniziativa precisa, ben sapendo di sfidare Papa Sisto, e la sua azione aveva portato conseguenze drammatiche. Avrebbe dovuto informare subito il Consiglio dei Priori del fatto che gli eserciti del Papa e di Riario stavano marciando verso Firenze, ma lui voleva parlarne prima con Jacopo e Antonio.

Lorenzo, dunque, si stava preparando per recarsi alla villa di Pazzi, quando gli fu annunciata una visita inaspettata: Nicomaco in persona si era presentato da lui e aveva una proposta da fargli!

“Messer Medici, so bene che in passato vi ho grandemente deluso e che non sono stato al vostro fianco come avrei dovuto per… per motivi personali che adesso mi sembrano così insignificanti” disse l’uomo, che appariva davvero contrito. “Vi avevo promesso che d’ora in poi vi sarei stato di aiuto e voglio dimostrarvelo non solo con le parole, ma con i fatti. Vostro fratello Giuliano mi ha detto che state per andare a parlare con Jacopo Pazzi per avere il suo appoggio con i Priori… ebbene, lasciate che sia io a parlare con lui. In fondo adesso abito nella villa accanto alla sua, una mia visita potrebbe anche sembrare un semplice atto di cortesia tra vicini e poi gli riporterò le vostre parole, cercando come posso di convincerlo a schierarsi dalla vostra parte. Che ne dite?”

Lorenzo era perplesso e non sapeva quanto l’intervento di Nicomaco sarebbe potuto dimostrarsi utile. Tuttavia si rendeva conto che l’uomo aveva davvero bisogno di riscattarsi ai suoi occhi e, forse, anche se in un modo diverso, anche Jacopo Pazzi aveva dei debiti da ripagare nei confronti dei Medici. Chissà, avrebbe anche potuto funzionare!

“Come desiderate, Messer Nicomaco, andate pure voi a parlare con Messer Pazzi e poi mi farete sapere che cosa ha risposto. Vi ringrazio per il vostro aiuto, in questo momento è davvero importante per me e per la mia famiglia” disse il giovane Medici.

“Sono io che ringrazio voi per avermi dato la possibilità di rendermi utile dopo… dopo tanti errori commessi…” fece l’uomo, inchinandosi prima di congedarsi da Lorenzo per partire alla volta della villa di Jacopo e Antonio. Oddio, per i sensi di colpa che si sentiva addosso pareva che Nicomaco stesso avesse partecipato alla congiura con Salviati, Vespucci e tutti gli altri e invece era solo la sua vergogna per aver concupito la sua figlioccia… ma insomma, andava bene anche così!

La carrozza di Messer Nicomaco si diresse velocemente verso la villa di Pazzi e, ovviamente, con lui c’era anche Pirro. Non era poi così scontato che un servitore partecipasse alla vita politica del suo signore, a meno che non fosse un sicario prezzolato, ma Pirro aveva insistito a lungo e poi… e poi già da un pezzo il ragazzo non era più soltanto un servitore per Nicomaco.

Ma di questo parlerò più avanti! Per adesso ci limiteremo ad assistere al colloquio tra Nicomaco e Jacopo…

Fine capitolo quarto

 

 

   
 
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