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Autore: VaniaMajor    31/10/2022    3 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 30

NEL CAOS DELLA BATTAGLIA

 

A Inuyasha servì un attimo per riuscire a credere a ciò che stava vedendo. Un istante prima, si era sincerato con una velocissima occhiata che la via di Kagome fosse sgombra fino al pozzo e l’aveva vista correre, prendendo la mira con sicurezza, quasi giunta alla postazione che si era prefissata. Poi era tornato a scambiare colpi con Bankotsu, che era maledettamente resistente e tenace come uno yokai. Quando aveva avvertito un gelo particolare nelle membra, subito la sua attenzione era tornata su Kagome.

Aveva visto la piccola yokai bianca accucciata davanti alla ragazza già a terra. Aveva avvertito con tutto il suo corpo il momento in cui Shinsetsu le era stata strappata dal collo per sparire dentro quella diavoleria a forma di specchio. Sentiva ancora la presenza dell’Hoshisaki, ma slegata da tutto, spenta, remota. Gli esseri umani privati con violenza della loro Hoshisaki non sopravvivevano al trauma mentale e fisico. Kagome era crollata al suolo, per quanto ne sapeva senza vita.

«Kagome!» gridò con quanto fiato aveva nei polmoni, inorridito.

«Non hai tempo per distrarti, Inuyasha!» sogghignò Bankotsu, facendo calare l'alabarda su di lui come una mannaia. Inuyasha la scostò con un colpo di piatto di Tessaiga talmente violento che Bankotsu si trovò a essere quasi scagliato di lato insieme all'arma.

«Levati, bastardo!» ringhiò il Principe di En, scattando verso la ragazza per lasciare indietro il proprio duello. Era sconvolto e dentro di lui le priorità avevano subito un rimescolamento. Sincerarsi dello stato di salute di Kagome era più importante delle Hoshisaki di Gake, del fratellino di Sango...persino di Shinsetsu, ingoiata da quello specchio.

Miroku, che era finalmente riuscito a correre nei pressi del corpo inerte del ragazzo, arrivandoci quasi in scivolata e perdendo sangue da una guancia, aveva a sua volta sentito il cuore perdere un battito nel vedere Kagome a terra e non aveva saputo se stupirsi nel realizzare che Inuyasha stava abbandonando il suo duello mortale per correre da lei. Una parte del monaco, quella meno pratica e razionale, era quasi commossa da quel gesto, che palesava senza ombra di dubbio quanto la giovane fosse diventata importante per il Principe di En. L'altra parte di Miroku, addestrata alla guerra, si era subito resa conto che ogni momento di quel tranello doveva essere stato accuratamente pianificato per metterli in pericolo, uno per volta o tutti insieme. Kagome serviva a trarre in trappola Inuyasha, che avrebbe tratto in trappola lui, che a sua volta...

«Inuyasha, non abbassare la guardia!» gridò con quanto fiato aveva in gola, scagliando il proprio bastone contro Bankotsu, che stava preparando il colpo. La lama a cerchio gli si conficcò tra le spalle mentre Inuyasha si voltava in risposta all'allarme di Miroku. In questo modo, il contraccolpo e il dolore per la ferita alla schiena tolsero a Bankotsu parte della forza e l'arco mortifero di Banryu ferì profondamente il petto di Inuyasha senza metterne a rischio la vita, com'era stata intenzione del portatore di Hageshisa.

Al contempo, Miroku udì Sango incitare una parte delle truppe a intervenire più avanti, coprendo i movimenti del Principe Inuyasha. Non poté farle capire quanto la mossa fosse buona perché Bankotsu lo stava fissando con odio disumano. Il guerriero si strappò il bastone dal corpo senza badare al dolore e al sangue, con orrore del monaco.

«Impiccione, avresti fatto meglio a farti gli affari tuoi!» esclamò, lanciando l’arma non contro Miroku ma dritto verso il giovane inerte sulla barella.

«No!» gridarono in coro Inuyasha e Miroku, il primo aggredendo di nuovo Bankotsu con la disperazione di chi ha ben altro in testa e sa di stare perdendo tempo prezioso e il secondo lanciandosi a corpo morto su Kohaku per proteggerlo. Fu fortunato: Bankotsu era fortissimo ma non aveva dato la giusta rotazione all’arma cui non era abituato. Il bastone raggiunse Miroku alle costole con una botta che gli fece perdere il fiato e vedere le stelle, ma non venne ferito e Kohaku non fu nemmeno sfiorato. Guardò il giovane su cui stava disteso, cercando un segno di vita, ma gli occhi erano chiusi e se c’era respiro in quel petto doveva trattarsi di qualcosa di impercettibile. Ebbe paura che a Sango fosse riservato un nuovo dolore.

Miroku, respirando a denti stretti e trattenendo un gemito gutturale, alzò di nuovo lo sguardo sul duello e si rese conto che gli arcieri non potevano tirare contro Bankotsu perché rischiavano di colpire Inuyasha, il quale stava già sanguinando copiosamente dalla ferita al petto, che doveva essere profonda.

“Maledizione! Non ho tempo per giocare con questo bastardo, ma Hageshisa gli dà una potenza terribile.” pensò Inuyasha, arrischiandosi a dare un’occhiata dietro di sé. Inorridì nel vedere che la piccola yokai bianca si era alzata e ora stava correndo via a piccoli passi verso la foresta.

«No! Sta scappando con Shinsetsu! - gridò, cercando di spingere via Bankotsu, di levarselo di dosso – Miroku! Sango! Fermatela!»

Come richiamata dal suo grido, una torma di demoni si sganciò dai propri combattimenti per sciamare verso Kagome, con l’evidente intento di portarla via o divorarla, fornendo al contempo una copertura alla bambina dello specchio. L’armata di supporto scagliò le proprie frecce, ma fece poco danno. Inuyasha assestò a Bankotsu colpi devastanti, ma quel maledetto riusciva sempre a parare con Banryu. Miroku mise mano al rosario.

«Miroku, non farlo!» gridò Sango dall’alto, notando la mossa e lanciando Hiraikotsu contro gli yokai. Fece molti danni e frenò la loro avanzata precipitosa, ma non fu sufficiente.

«Devo farlo!» disse Miroku, alzandosi in piedi e iniziando a scoprire il foro sul palmo della sua mano. Anche Kagome sarebbe stata risucchiata, ma se avesse calcolato bene i tempi sarebbe riuscito ad afferrarla e a metterla in salvo accanto a Kohaku…

Inuyasha lanciò un rauco grido di rabbia e frustrazione e caricò Bankotsu con tutto il suo peso, usando Tessaiga come appoggio e attingendo il più possibile alle sue Hoshisaki. Le luci gialla e rossa dei frammenti di Stella si illuminarono come piccoli soli, accecando Bankotsu e costringendolo ad arretrare quanto bastava a fargli perdere l’equilibrio.

«Levati di mezzo, bastardo!» gridò Inuyasha, sferrandogli un pugno sul viso che gli allentò i denti e gli diede l’impressione che gli schizzassero gli occhi dalle orbite. L’hanyo approfittò del suo momentaneo stordimento per gettarsi addosso a Miroku e chiudere a forza il rosario sul suo polso, tanto da strappargli un grido di dolore.

«Tienilo chiuso, stupido! – sibilò Inuyasha, fulminandolo con lo sguardo – Sango! Ferma quella maledetta mocciosa, alla marmaglia penso io!»

La Cacciatrice, che aveva tirato un sospiro di sollievo con l’intervento del Principe di En, spronò Kirara a volare verso Kanna, mentre Inuyasha sferrava un fendente con Tessaiga e sgombrava quella zona del campo con un Kaze no Kizu. Sango fece atterrare Kirara proprio di fronte alla demone albina, costringendola a fermarsi.

«Lascia andare quello specchio.» le ingiunse, tenendo pronto Hiraikotsu e scendendo dalla groppa del neko-yokai. Kanna si fermò, ma nulla nella sua espressione indicò allarme. Sollevò solo lo sguardo a controllare la posizione di uno sciame di Saimyosho in attesa poco lontano. Sango se ne accorse e strinse le labbra.

«Ti assicuro che Hiraikotsu sarà più veloce di loro, se non farai come ti dico.» disse, aspra.

«Dammi le Hoshisaki che tieni nascoste e ti darò Shinsetsu.» mormorò la bambina, con voce atona, e Sango parò il boomerang d’osso di fronte a sé, pronta al lancio.

«Nessuno di noi è qui per fare scambi di sorta.» le disse, dura. Il suo cuore sanguinava per Kagome, ma se non aveva ceduto per Kohaku non l’avrebbe certo fatto adesso. Avvertiva dentro di sé la forza d’animo che le parole e la stretta di Miroku le avevano infuso.

«Peccato. Allora forse prenderò anche la tua anima.» fu la sola risposta della bambina, poi vi furono due grida, il primo di Miroku e il secondo di Inuyasha. Entrambi espressero dapprima allarme e poi dolore fisico. Sango si distrasse per guardare cosa stesse succedendo e subito Kanna ne approfittò per cercare di aggirarla a sinistra.

«No! Non te lo permetto!» esclamò Sango, tornando ad accentrare la sua attenzione sul proprio compito. Tirò Hiraikotsu e l’arma volò fino a tagliare la strada a Kanna, impiantandosi nel terreno con una pioggia di pietrisco e facendo caracollare la piccola yokai all’indietro. Sango le fu subito addosso e tagliò l’aria con un colpo della propria katana, minando ancora di più il suo equilibrio. Kanna cadde seduta all’indietro e il contraccolpo le fece perdere la presa sullo specchio, che scivolò a terra a faccia in su, senza danno. Sango udì il ronzio orribile degli Saimyosho che sciamavano su di lei e chiamò Kirara, tirando al contempo Hiraikotsu alle proprie spalle per non permettere alle creature di Naraku di intervenire.

In quel momento, lo specchio si illuminò di una luce rosa tanto intensa da accecare sia Sango che Kanna, non meno stupefatta della Cacciatrice. Quando tornarono a vedere qualcosa, Kagome era in ginocchio e teneva sotto tiro Bankotsu, la cui alabarda era sporca di sangue.

***

Anna fece qualche passo avanti, obbedendo al vano desiderio di seguire Sesshomaru mentre si dirigeva in volo verso Kagura, che stava facendo dietro-front. Si fermò, con una smorfia, rendendosi conto di essere puerile. Non aveva modo di aiutare l'Imperatore di En, non in uno scontro in aria. Doveva lasciare che affrontasse la Demone del Vento senza di lei.

“Devo stare attenta. Se lo sta affrontando da sola, dev'esserci qualcosa sotto.”

Conosceva il segreto di Kagura e questo la tranquillizzava almeno un po' sulle intenzioni di lei nei confronti di Sesshomaru. Allo stesso tempo, una forte inquietudine le mordeva lo stomaco. Si guardò attorno, affidandosi al massimo delle proprie capacità yokai, ma apparentemente non c'era alcuna minaccia in serbo per lei...solo tre demoni vespa che la osservavano da lontano, senza avvicinarsi. Sembrava che la trappola fosse tutta farina del sacco di Kagura, senza coinvolgimenti da parte di Naraku. Anna abbassò lo sguardo sul piccolo Shippo, che le si era aggrappato al petto, senza fiato.

«Cos'è accaduto?» gli chiese, decidendo di indagare almeno su quel fronte.

«Vi...vi stavo cercando. Sembrava tutto tranquillo, finché non mi sono visto alle costole Kagura. Stavolta pensavo proprio che mi avrebbe fatto fuori...» balbettò il piccolo kitsune, scosso da un brivido.

«Come mai ci stavi cercando, Shippo? È successo qualcosa a Kagome e agli altri?» lo incalzò, ben sapendo che la sua presenza non poteva che essere latrice di cattive notizie. Shippo le raccontò tutti i più recenti avvenimenti con poche parole, che sarebbero state meno confuse e spezzettate se il cuore non gli stesse ancora battendo a una velocità inconsulta.

«È una trappola.» mormorò alla fine Anna, impallidendo.

«Certo! Lo sanno bene, ma non possono lasciare che il fratello di Sango muoia, né che l'Hoshisaki della Violenza faccia strage al fronte. Jaken è quasi impazzito dalla rabbia e dalla preoccupazione, non sapeva più che pesci pigliare. - ammise Shippo – Ora dev'essere al castello, a fare del suo meglio per riorganizzare la difesa in assenza di Sesshomaru-sama. Miroku e gli altri potrebbero già essere al confine, visti i giorni trascorsi. Sono sicuro che non si siano gettati nella mischia a testa bassa, avranno un piano.»

«Ne sono certa, ma si tratta comunque di finire in una trappola. Con le Hoshisaki di Gake in mano, per di più...Sesshomaru andrà su tutte le furie. Spero che Kagome non corra troppi rischi.» disse Anna, mordicchiandosi il labbro. Shippo la conosceva poco, ma riconobbe il veloce passaggio di pensieri nei suoi occhi per averlo visto tante volte in quelli di Miroku: la giovane donna stava analizzando tutti i dettagli della situazione per trovare risposte utili e un piano d'azione da proporre a Sesshomaru. Invece di lasciarsi andare a una reazione emotiva, stava reagendo da combattente. Il piccolo kitsune provò ammirazione per lei e si chiese cosa fosse accaduto in quei giorni per trasformarla in una vera guerriera di En. Tra l'altro, lo stava sorprendendo per l'abbandono di ogni onorificenza nel nominare l'Imperatore.

«I tuoi problemi con Sesshomaru sono risolti?» osò chiedere, timidamente.

«Abbiamo un accordo. – disse lei, distratta, poi gli sorrise con dolcezza quando lo vide preoccupato – Il consiglio di Kiokuchi-sama ha fatto cadere le barriere tra noi, piccolo Shippo. Sesshomaru ora sta riflettendo su Tenseiga. Anzi, stavamo parlando di quello quando tu...»

I suoi occhi si appuntarono sulla spalla sinistra di Shippo con uno sguardo così tagliente e sospettoso che il kitsune si torse per guardarsi, temendo di vedersi appollaiato addosso uno Saimyosho di Naraku o qualcosa di simile. Si trattava, invece, di una grande piuma bianca la cui punta affilata aveva attraversato il tessuto del suo vestito, rimanendovi attaccata.

«Kagura ha lasciato un ricordino?» mormorò Anna, allungando una mano per estrarla.

«Pensavo mi avesse lanciato addosso solo le sue lame di vento...niente di tanto grazioso come una piuma!» borbottò Shippo, con un sospiro di sollievo. Anna, però, non lo stava più ascoltando. La piuma che aveva in mano sembrava vibrare tra le sue dita, come se animata da un'effimera vita o da una folata invisibile di vento. La sua Hoshisaki si illuminò lievemente di viola, avvertendo qualcosa di magico in quel piccolo e apparentemente innocuo residuo dei poteri di Kagura. Poi, la piuma sfuggì alle sue mani e le sfiorò il volto e le orecchie, volandole attorno e trasmettendole il suo messaggio.

“Il tuo desiderio sarà la sua rovina. Se lotterai per tornare umana, gli sottrarrai la risorsa che potrebbe significare la sua vittoria. Sei pronta al tradimento, ragazza? Perché questa sarà la scelta: sacrificarsi o tradire. Puoi anche non credermi, ma queste parole sono uscite dalla bocca di quella vostra Dea. Chiedi al kitsune, se vuoi. Tieni a lui quanto me? Ti metterai in gioco più di quanto sto facendo io? Vedremo di che pasta sei fatta, ragazzina, perché non te lo lascerò tanto facilmente.”

«Anna...Anna cosa c'è? - chiese Shippo, improvvisamente preoccupato, vedendola impallidire e portarsi le mani alla bocca mentre la piuma volava via, sparendo nel vento – Cos'era quella piuma? A cosa stai pensando?»

Lei, però, non rispose. La sua mente ripeteva incessantemente le parole di Kagura, la sua sfida. Era verità o una mistificazione? Kagura voleva solo allontanarla da Sesshomaru oppure, coperta dalla propria magia, cui forse nemmeno Naraku poteva accedere, si era davvero messa in gioco per fare in modo che Sesshomaru avesse una possibilità di vittoria? Ricordando l'intensità gelosa e disperata del sentimento che aveva visto nei profondi meandri dell'animo della Demone del Vento, Anna riteneva di non avere nemmeno bisogno di chiedere conferma a Shippo: Kagura era stata sincera e lei sarebbe stata costretta a fare una terribile scelta.

In quello stesso momento, la yokai si stava tuffando tra gli alberi, esaltata e spaventata dal sentirsi Sesshomaru alle calcagna. Era ciò che voleva, ma non lo sfidava da tanto tempo né le era stato più concesso di parlargli a quattr'occhi e nemmeno Mukanshin poteva nasconderle il tumulto che provava. Ormai era fatta, aveva preso la sua decisione e doveva andare fino in fondo. Naraku non poteva sapere del messaggio lasciato alla bionda e, se avesse gestito bene quell'incontro con Sesshomaru, non avrebbe sospettato un tradimento.

Si fermò tra i rami di un albero, facendo sparire la propria piuma, e si voltò. Pochi istanti dopo, Sesshomaru si fermava a sua volta su un albero a breve distanza da lei. Da quanto tempo non lo sfidava così, a viso aperto? Sembravano passati secoli.

«Non credevo ti avrei mai vista commettere la follia di sfidarmi apertamente, Kagura.» disse l’Imperatore di En, gelido.

«Quante storie per un semplice kitsune…Oh, forse ti riferisci al fatto che stava cercando di portarti notizie del fratello minore? Si è messo nei guai, lo scoprirai presto. – replicò lei, facendo spallucce – Faccio solo il mio lavoro e tu sei poco saggio a lasciare indietro la tua protetta per inseguire me.»

«Se le accadrà qualcosa, lo sentirò.» fu la brusca risposta di Sesshomaru e Kagura fece un sorriso simile a una smorfia.

«Il legame, già…peccato non ti abbia impedito di perdere tutto comunque, in passato.» disse, sarcastica. Il lampo rosso che passò negli occhi di Sesshomaru mentre alzava minacciosamente le unghie le spedì un brivido lungo la schiena. «Frena, grand’uomo. Se sapessi quali sono i veri piani di quella ragazza, non ti scalderesti tanto per difenderla.»

«Le bugie di Naraku non mi interessano. Vattene o fatti ammazzare, Kagura. Per me è lo stesso.»

«Non ne dubito. – fu l’amara risposta di Kagura – Ma questa è un’informazione gratuita, Sesshomaru. Naraku non c’entra…anzi, sarebbe capace di strapparmi l’Hoshisaki dal petto se sapesse ciò che sto per dirti.»

Ecco, si era buttata. Sesshomaru parve non poco tentato di porre bruscamente fine alla loro conversazione, ma alla fine rimase in attesa, in silenzio, facendole tirare un interno sospiro di sollievo.

«Sai che la ragazza vuole tornare umana e lasciare En?» lo provocò.

«Un desiderio dettato dalla confusione e dalla solitudine. Ha giurato di servire En ed è sincera, al contrario della voce del Vento.»

La calma sicurezza di Sesshomaru la indispettì più del necessario.

«Beh, secondo la dea Kiokuchi il rischio che ti rubi del potere per ottenere ciò che vuole c’è, eccome. – sussurrò, melliflua e velenosa – Guardati le spalle, Sesshomaru. Se tu o En possedete un potere che sappia esaudire il suo desiderio, lei te lo ruberà. Questo causerà la tua rovina. Chiedi al kitsune se sto mentendo: lui era là quando Kiokuchi ha divinato il vostro futuro.»

Sesshomaru, che aveva schiuso le labbra per zittirla, si era immobilizzato. Il fatto che avesse tirato in ballo la dea Kiokuchi facendo presente che bastava chiedere al kitsune per avere conferma lo aveva frenato. Inoltre, l’argomento doveva essere sensibile: negli occhi d’ambra gli si era accesa una luce pericolosa che Kagura non faticò a interpretare. Sesshomaru conosceva il potere che serviva alla yokai bionda, aveva dei piani su di esso e non se ne sarebbe privato. Kagura sogghignò.

«Sai di cosa sto parlando, vero? Te lo leggo negli occhi. È un potere a cui stavi pensando di attingere. - ridacchiò, poi sollevò una piuma tra due dita - Beh, spero di averti fatto un piacere.» «Ogni parola di Gake è veleno. Tradire Naraku ti costerebbe la vita e non lo faresti mai senza un guadagno che superi il pericolo. Nemmeno tu sai esattamente a cosa ti stai riferendo e io non sarò tanto sciocco da rivelartelo.» sillabò lui, ma non fece cenno di volerla fermare quando fece comparire la sua enorme piuma e iniziò ad allontanarsi in volo.

«Pensala come vuoi, Sesshomaru, ma potrebbe anche essere un mio sincero consiglio! – disse Kagura, avvertendo una remota sofferenza nel dover mescolare quella verità alla bugia – Oppure è un’altra trappola di Naraku? A te scoprirlo! Guardati le spalle!»

Si allontanò in volo senza guardarsi indietro, desiderando che lui la inseguisse, la costringesse a parlare ancora, ma sapendo che non sarebbe accaduto. Chiamò con un gesto i Saimyosho, i quali, come ovvio, avevano spiato tutta la conversazione.

«Dite a Naraku che ho piantato in lui il seme del dubbio. Non gli sarà difficile metterli l’uno contro l’altro.» fece rapporto, ben conscia che erano le sue le spalle più in pericolo. Credeva di aver gestito la cosa abbastanza bene, in modo da non fomentare oltre i dubbi di Naraku. Così, senza troppo rischio, c’era speranza di raggiungere i suoi obiettivi: dare a Sesshomaru una possibilità di vittoria e allontanarlo dalla yokai bionda. Un giorno lei sarebbe stata libera e per allora voleva che il posto accanto all’Imperatore di En fosse ancora vacante.

***

Galleggiava in un limbo tra la vita e la morte. Era slegata dal proprio corpo ma vi restava in qualche modo connessa. Vedeva tutto. Sentiva tutto.

Vide la reazione rabbiosa e disperata di Inuyasha. Vide il tentativo di sacrificio di Miroku. Vide Sango precipitarsi a fermare la yokai bianca. Vide Bankotsu avventarsi su Inuyasha e Miroku attingendo in pieno ai poteri dell’Hoshisaki della Violenza.

“Finirà come l’ultima volta?” si chiese nella mente e la sua voce ebbe più sfumature, perché in quel momento coesistevano in lei tutte le sue esistenze. Compresa Kikyo, che tornava ad essere per un momento parte di lei insieme ai sentimenti per Inuyasha e al suo dolore per come erano stati ingannati.

“Non voglio che accada loro qualcosa. Non voglio che Naraku vinca.” pensò, odiando come non mai lo spietato hanyo di Gake. Inuyasha stava di nuovo rischiando la vita, avvertiva le sue ferite come se fossero state aperte nella sua stessa carne. Erano legati, due anime fatte per unirsi. Non sarebbero stati separati di nuovo. Cercò Shinsetsu al di là del piano fisico, utilizzando tutta la sua grande forza spirituale per rientrare in contatto con l’Hoshisaki che non solo l’aveva scelta, ma era stata in grado di seguirla da una vita all’altra. “Dammi la forza! Io e te siamo ormai una cosa sola. Aiutami ad annullare questa separazione e a sconfiggere il Portatore di Hageshisa!”

La connessione tra lei e Shinsetsu si riallacciò con tale forza da consentirle, per un istante, di sentire in sé la potenza in nuce dell'intera Stella di En. Fu come se tenesse stretti al cuore Inuyasha, Anna, perfino Sesshomaru...Avvertì lo stato d'animo di ognuno di loro, i loro tormenti, i loro sentimenti. Li ebbe in sé, e questo la riempì di una forza sovrannaturale.

La sua anima ripiombò nel corpo mentre la luce rosa di Shinsetsu si propagava dallo specchio caduto di Kanna. Si ritrovò in ginocchio, con l’arco teso e la freccia incoccata da braccia che non presentavano un tremore, un’incertezza, nonostante nel suo corpo la vita fosse ancora incompleta. Coloro che la guardavano la videro circonfusa della stessa luce rosa dell’Hoshisaki, quasi che lei stessa fosse un frammento della Stella di En in forma corporea. Anche Bankotsu, che aveva gravemente ferito sia Miroku che Inuyasha, si fermò, scosso da un brivido superstizioso e al contempo da un poco gradito risveglio di quella parte che sapeva rimpiangere, soffrire, desiderare qualcosa che non fosse la forza bruta. L’aura di Shinsetsu cercava di purificare anche la sua anima.

Fu questione di pochi secondi, poi la freccia di Kagome partì, un astro micidiale. Il movimento della Banryu iniziò troppo tardi. La punta luminosa si conficcò nella gola di Bankotsu, nel punto più morbido dell’incavo tra le clavicole. La gola del guerriero esplose, facendogli emettere un suono gutturale e orribile, mentre barcollava all’indietro sotto gli occhi sbalorditi di Inuyasha e Miroku. Nel foro macabro, si vedeva la luce malata di Hageshisa. Il Principe di En, dimentico delle ferite, scattò in avanti con gli artigli tesi verso la gola nemica.

Nello stesso istante, lo specchio di Kanna si incrinò da parte a parte. La bambina bianca lanciò una piccola esclamazione di dolore, afferrandosi il petto, poi si gettò sullo specchio e lo coprì col proprio corpo, come a voler contenere quella luce. Fu una pessima scelta: sotto gli occhi attoniti di Sango, il corpicino bianco si ricoprì di crepe, come se fosse a sua volta fatto di vetro, poi la luce rosa esplose sotto di lei, scagliandola lontano dallo specchio e dirigendosi in un fascio accecante su Kagome. Kanna cadde più in là come una bambola di stracci, gli occhi fissi al cielo. Il suo specchio si spense e divenne nero.

Inuyasha, nello stesso istante, non si lasciò scappare l'occasione che Kagome gli aveva offerto. Si avventò su Bankotsu, che lo vide con la coda dell'occhio e alzò Banryu per calarla sulla testa del Principe di En. Le dita di Inuyasha si chiusero sul frammento di Hageshisa e lo strapparono dalla gola di Bankotsu mentre la lama gli si conficcava nella spalla. Il colpo che avrebbe potuto staccargli il braccio dal corpo gli procurò una ferita profonda ma non letale, perché una volta perso contatto con l'Hoshisaki tutta la Forza era defluita da Bankotsu come acqua da un bicchiere versato. I loro sguardi si incrociarono un'ultima volta e in quelli del guerriero di Naraku vi era un rimpianto misto a sollievo. Poi, Bankotsu e la sua arma divennero polvere e Inuyasha si affrettò a gettare Hageshisa ai piedi di un incredulo Miroku prima che potesse far presa sulla sua anima.

«Falle la guardia!» ansimò, ignorando il proprio braccio zuppo di sangue e correndo da Kagome, che si teneva in equilibrio su mani e ginocchia, la testa china. Quasi scivolò in ginocchio accanto a lei, prendendole il viso tra le mani con inaspettata gentilezza e sollevandolo. Gli occhi di Kagome erano limpidi, sereni e stanchi, pieni di un sentimento che lo avvolse di un calore indescrivibile. Al suo collo, intonsa, brillava Shinsetsu.

«Va tutto bene, Inuyasha. - gli disse, con un sorriso – Stavolta non lascerò il tuo fianco tanto facilmente.»

Inuyasha l'abbracciò e la tenne stretta, incapace di dire una parola, mentre attorno a loro gli ultimi scontri si quietavano e Sango correva verso di loro.

I Saimyosho recuperarono il corpo di Kanna e il suo specchio, volando via attraverso le frecce tirate dai soldati, e scomparirono nella boscaglia. Solo Naraku poteva ribaltare quella disfatta e i suoi servi alati sapevano che il momento era quasi giunto.

   
 
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