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Autore: Ode To Joy    02/11/2022    2 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Prompt:

‘cause, darling, I’m a nightmare dressed like a daydream.

 

XVI

The Taste Of Freedom

 

Everybody waiting for the fall of man

Everybody praying for the end of times

Everybody hoping they could be the one

I was born to run, I was born for this

[“Whatever It Takes” - Imagine Dragons]



 

Fu Shouto a trovare il corpo di Izuku, giorni dopo la battaglia finale.

Nessuno assistette alla scena, lo videro solo varcare i cancelli della capitale in groppa al suo destriero, sul finire del giorno. Il Principe attraversò la via principale della città con lo sguardo alto, ma non rispose al saluto di nessuno. Quando la gente si accorse del corpo legato alla sella, avvolto nel mantello rosso, simbolo della Casata reale, tutti seppero di chi si trattava.



 

Il Primo Cavaliere fu tra gli ultimi e venire a conoscenza dei fatti.



 

La camera ardente si trovava nei sotterranei dell’ala est del castello. Quando Hawks scese quelle scale, muovendo i piedi più velocemente che poteva, il sole del nuovo giorno aveva appena tagliato l’orizzonte. Non c’era stato nessun annuncio ufficiale - il Cavaliere aveva il dubbio che nemmeno il Re e la Regina fossero stati informati del tragico ritrovamento - lui aveva saputo ogni cosa dal giovane Fumikage. A quanto pareva, Shouto aveva camminato per tutti i corridoi dall’ingresso alla camera ardente con il corpo di Izuku tra le braccia, lo sguardo perso nel vuoto. I suoi compagni, gli amici che avevano combattuto con lui e con il giovane Campione caduto, erano stati tra gli impotenti testimoni di quella scena straziante.

E Hawks lo scopriva solo ora, con una notte di ritardo.

Tutte le fiaccole del sotterraneo erano state accese, segno che non era il primo a intervenire sulla scena. Di fronte alla porta della camera, scoprì di essere solo il terzo membro del Concilio Ristretto a essersi mosso. Il Maestro Aizawa, il primo di cui incrociò lo sguardo, se ne stava con le braccia incrociate contro il petto e le spalle appoggiate al muro, accanto alla porta; Lord Tsunagu, invece, vagava per il piccolo atrio con passo lento e occhi bassi.

“Com’è la situazione?” Domandò il Primo Cavaliere, saltando i convenevoli. Doveva sapere come stava Shouto, era la sua priorità e non solo perché era l’Erede dell’Alto Trono.

ll nobile dai capelli biondi fu il primo a rispondere.

“Non sono entrato,” ammise. “Ho pensato di salire e avvertire Katsuki, nella speranza di guadagnare un alleato per noi e un supporto per il Principe. Non l’ho fatto per timore di peggiorare le cose.”

Il giovane Drago stava guarendo velocemente dalle ferite del corpo, ma quelle che aveva subito la sua mente erano tante profonde che era impossibile prevedere la sua reazione di fronte al corpo del suo Cavaliere. Non c’erano mai state speranze per Izuku, ma Hawks sapeva quanto un dubbio potesse essere pericoloso in mezzo a tanto dolore. 

Pur di sopravvivere, un cuore spezzato è disposto a credere a qualsiasi illusione.

Se Shouto e Katsuki se ne fossero fatte in merito al destino di Izuku, era impossibile saperlo.

Di fronte a un cadavere, non si poteva più negare la realtà.

“Io sono riuscito a parlarci,” disse Aizawa, guadagnandosi tutta l’attenzione del Primo Cavaliere. “Sono stato il primo che i ragazzi hanno avvisato. Il Principe mi ha lasciato entrare a notte inoltrata.”

“Era lucido?” Domandò Hawks.

“Fin troppo, a mio parere,” rispose il Maestro. “Abbiamo l’ordine di tacere la notizia a Katsuki e Toshinori, pena l’accusa di tradimento.”

Hawks sospirò. Tipico dei Todoroki: divenivano estremi con tutti quando si trattava d’infliggere dolore a se stessi. 

“Shouto è rimasto a vegliarlo per tutta la notte?” Domandò.

Aizawa annuì con espressione grave. 

Il fanciullo era lì dentro da solo da troppe ore.

“Che cosa stai facendo?” Domandò Lord Tsunagu, vedendo il Cavaliere superarli per arrivare alla maniglia della porta.

“Se aspettiamo che sia lui a chiederci di aiutarlo, possiamo metterci comodi ad attendere che si consumi un’altra tragedia,” disse Hawks. “Sì, è il Principe della Corona e, un giorno, sarà il nostro Re, ma è mio compito proteggerlo. Se necessario, anche da se stesso.”

Nessuno dei due uomini ebbe nulla da ridire. 

Il Primo Cavaliere varcò l’entrata della camera ardente, trattenendo il respiro.

Richiuse la porta alla svelta e vi appoggiò la schiena, mettendo tra sé e Shouto tutta la distanza che quelle quattro mura avevano da offrire. Era impavido, non stupido: non avrebbe mai preso un Todoroki alle spalle, non prima che gli avesse dato segno di accettare la sua presenza. Le fiaccole alle pareti erano la sola fonte di luce in quella stanza priva di finestre, ma le fiamme erano troppo vive per essere state accese la notte precedente. Shouto doveva averle sostituite da sé.

Il Principe gli rivolgeva la schiena, chino sul tavolo di pietra al centro della stanza, dove venivano deposti i corpi per essere ripuliti e preparati alla cremazione. In circostanze ordinarie, il funerale era preceduto da una veglia per permettere ai cari del defunto di dirgli addio. Dopo una battaglia come quella a cui erano sopravvissuti, non vi era tempo per simili accortezze. Là fuori c’erano ancora centinaia di corpi da identificare e bruciare, ma Shouto aveva scelto di fare un’eccezione per Izuku. Hawks lo comprendeva.

“Non ricordo di averti convocato, Primo Cavaliere,” disse Shouto, con la stessa voce gelida e incolore che il Cavaliere gli aveva udito usare per tanto tempo, prima che due fanciulli della Cintura Vulcanica Maggiore entrassero nella sua vita. 

“Ho il permesso di avvicinarmi?” Domandò Hawks.

“Non avevi neanche quello di entrare.”

“I tuoi ordini sono assoluti su tutti gli altri ma, nel mio caso, il tuo bene ha la precedenza.”

“Sono tornato sulle mie gambe da un battaglia che ha deciso le sorti del mondo. Molti dei nostri compagni d’armi non possono dire di aver avuto la stessa fortuna, forse dovresti rivolgere a loro le tue attenzioni.”

Hawks dubitava che il fanciullo si sentisse fortunato. Quel genere di comportamento era tanto familiare al Cavaliere da fare male. Il Principe dei suoi ricordi - e non si trattava di Shouto - forse avrebbe pianto, alzato la voce e usato le parole più taglienti, ma non era un gran differenza. 

“Non mi allontanare, Shouto,” disse, come se stesse parlando a un fratello minore. “Non sono qui per dovere, lo sai.”

Hawks non aveva mai avuto un legame particolarmente stretto con nessuno dei figli minori del Re. Fuyumi era più amichevole con lui, rispetto a Natsuo, ma i loro rapporti erano strettamenti formali. Con Shouto in particolare, che era stato isolato da tutto e tutti per la maggior parte della sua giovane vita, Hawks non aveva condiviso mai nulla - tranne Touya, in rari momenti. La guerra e gli inciampi di Enji li avevano avvicinati, ma Hawks non aveva la pretesa di definirsi un amico del Principe. Tuttavia…

“Non è giusto che tu soffra da solo,” aggiunse. 

“Faccio quello che deve essere fatto,” replicò Shouto. Non si era fermato neanche un momento per voltarsi a guardarlo. 

“Questo lo so bene ed è un’altra ragione per cui sono preoccupato per te.”
Il Principe di Fuoco e Ghiaccio era stato l’ultimo uomo a rimanere in piedi sul campo di battaglia. Sfinito, aveva coordinato le prime squadre di soccorso, messo al sicuro suo padre ed era venuto a conoscenza della caduta del giovane Campione prima di Katsuki. Come se non bastasse, Shouto aveva preso per sé il compito di dare la tragica notizia al giovane Drago.

Quando il sole era calato sull’epilogo di quella guerra, tutti si erano fermati. Shouto no.

Il figlio minore della Casata dei Todoroki era divenuto Re senza nemmeno rendersene conto.

“Non fraintendermi,” disse Hawks. “Capisco la tua reticenza a farmi avvicinare. Ci sono persone che ne sarebbero più degne di me.”

“Non serve che quelle persone si ricordino anche di questo,” replicò Shouto. “Hanno già sofferto abbastanza.”

“Hai sofferto anche tu.”

“Io posso sopportare.”

“Pensi davvero che Katsuki ti ringrazierà per avergli impedito di vegliare un’ultima volta sulla persona più importante per lui?”

Per la prima volta da quando era cominciata quella conversazione, le parole di Hawks ebbero un impatto reale. Shouto smise di occuparsi del cadavere e drizzò la schiena.

“Katsuki non avrebbe retto-”

“Non stava a te deciderlo,” lo interruppe Hawks. “Mi dispiace di dover essere io a dirtelo, ma Katsuki riuscirà a reagire solo se o quando deciderà di farlo. Tu non hai alcun potere su questo.”

Shouto si voltò. Nei suoi occhi gelidi, dietro cui era malcelata una rabbia cocente, Hawks rivide Touya. Servì un’enorme sforzo di volontà per impedirgli di abbassare la testa.

“Ti sei mai fermato a piangere?” Domandò. Sapeva che stava infierendo su di un cuore spezzato, ma voleva che Shouto abbassasse le difese, almeno con lui, fino a che Katsuki ed Enji non fossero tornati in piedi.

“La mia gente ha bisogno di me,” disse Shouto. “Fermarmi è un lusso che non posso permettermi.”

“Perché non lasci che almeno All Might ti aiuti? Izuku era un figlio per lui.”

“Perché non capisci?” Il Principe, esasperato, alzò la voce. “Cosa pensi che abbia raccolto da quel campo di battaglia?”

Al pensiero, Hawks avvertì una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.

“Ho sempre pensato che la mia Casata onorasse i suoi morti con delle pire funerarie per una questione simbolica. Il fuoco ci appartiene e noi apparteniamo a esso, qualcosa del genere…” Shouto appoggiò le mani del tavolo, guardando il corpo che stava preparando per quello stesso rituale. “Ora più che un simbolo, mi sembra un atto di umanità. Non sopporterei mai che mio padre mi vedesse in questo stato.”

Hawks ricordava quando avevano ritrovato Touya nella Landa di Dabi: un fanciullo carbonizzato che respirava ancora e piangeva per suo padre. Scosse la testa e scacciò quelle immagini strazianti.

Touya non era più lì, per Shouto poteva fare ancora qualcosa.

Non chiese una seconda volta il permesso di avvicinarsi, lo fece e basta. Shouto lo seguì con lo sguardo, senza dire niente. Hawks si fermò accanto al Principe: aveva i vestiti e il viso sporchi di fango, ma si era lavato le mani, prima di prendersi cura di Izuku. Non c’era molto da vedere su quel tavolo di pietra e il Primo Cavaliere ne fu sollevato.

Prima della cerimonia funebre sulla pira, il corpo veniva avvolto in delle bende imbevute di liquido infiammabile, che semplificavano il processo di cremazione. Hawks poteva sentirne chiaramente l’odore acre. Shouto aveva quasi completato l’opera, solo il braccio destro era ancora scoperto. Il Cavaliere non poté fare a meno di fissarlo: la pelle era blu-violacea, ma le punte delle dita erano quasi annerite. Passò lo sguardo sul volto coperto e, nonostante fosse un soldato dalla sua fanciullezza, avvertì un tuffo al cuore. Il viso di Izuku comparve di fronte ai suoi occhi: le iridi verdi, come i capelli, le lentiggini sulle guance e quel sorriso spesso nervoso, ma anche così gentile.

“Hai ragione quando dici che Katsuki non mi ringrazierà, quando scoprirà che gli ho impedito di essere qui. Non importa. Non lo vedrà mai come l’ho visto io e va bene così.”

Shouto afferrò le ultime bende da un vassoio accanto alla testa di Izuku.

“Potresti fare una cosa per me, Hawks?” Domandò.

“Tutto quello che vuoi,” rispose il Cavaliere.

“Ho bisogno che mio padre dia ordine al Concilio Ristretto di organizzare una cerimonia funebre per Izuku,” disse il Principe, avvolgendo il braccio del giovane defunto nel tessuto umido con estrema cura. “Era il Campione della Corona e ha sacrificato se stesso per salvarci, merita tutti gli onori.”

Hawks era completamente d’accordo.

“Puoi ordinarlo tu,” disse. “Non credo che i nobili di questa corte ostacolerebbero la tua volontà.”

“Temo che la mia condotta delle ultime ore li abbia spinti a rivalutare il loro giudizio su di me,” ribatté Shouto. “Devono credermi pazzo.”

“Nessuno ti crede pazzo,” lo rassicurò il giovane Cavaliere. 

“Ti prego, assicurati che venga fatto.”

“Hai la mia parola.”
“Lasciami da solo, per favore.”

Hawks lanciò un’occhiata al corpo di Izuku, poi tornò a guardare il profilo di Shouto. Non poté evitare di pensare che fosse identico a quello di Touya. 

“Mi dispiace, non voglio lasciarti da solo,” disse.

“Non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando.”

“Condannami per tradimento, se vuoi. Io non mi muovo.”

Shouto lo trafisse con lo sguardo.

“Che peccato stai cercando di espiare?”

Preso di sorpresa, Hawks non rispose.

“Tu sapevi ogni cosa,” aggiunse il Principe di Fuoco e Ghiaccio. “Conoscevi Touya meglio dei suoi stessi fratelli e hai confidenza con mio padre più di tutti noi. Eri il suo Primo Cavaliere, mentre mio fratello bruciava. Eri il suo braccio destro, mentre schiacciava me sotto il peso delle sue ambizioni. E tu che cosa hai fatto per tutti questi anni? Niente. E sai cosa voglio che tu faccia adesso? Niente. Esegui gli ordini che ti sono stati dati e torna a servire il tuo Re.” Finito di parlare, riprese da dove si era interrotto.

Hawks non si mosse, non perché fosse uno stolto e volesse scatenare l’ira di un Signore del Fuoco. No, se Shouto avesse usato il potere ereditato dalla Regina su di lui, non sarebbe riuscito a congelarlo tanto quanto erano riuscite a fare quelle parole. Per anni, il Primo Cavaliere aveva tollerato il peso di quanto accaduto a Touya senza parlarne, camminando al fianco del Re a testa alta. La tragedia della Landa di Dabi era l’evento con cui si era sporcato le mani la prima volta e aveva continuato a farlo per proteggere la Corona, in nome - così si era illuso - di un bene più grande.

“Hai ragione,” disse Hawks, fissando il pavimento di pietra. “Hai ragione, ti chiedo scusa.”

Si allontanò a testa bassa, da uomo sconfitto. Non sarebbe venuto meno ai suoi doveri, si sarebbe preso cura del Principe da distanza, muovendo quelle persone di cui il fanciullo avrebbe accettato la vicinanza. Se voleva aiutarlo davvero, Hawks doveva rimettere in piedi il Re.

Il suono spezzato di un singhiozzo lo raggiunse mentre stava sollevando la mano per aprire la porta. Il Primo Cavaliere si voltò: Shouto aveva la testa china e aveva smesso di lavorare con le bende. Quando si accorse che stava tremando, Hawks tornò sui propri passi.

Shouto s’inginocchiò sul pavimento, le sue mani strette intorno a quella di Izuku.

“Shouto…” Chiamò Hawks, arrivandogli accanto. 

Il Principe aveva gli occhi chiusi, il giovane viso rigato dalle lacrime, ogni singhiozzo gli percuoteva il petto, rendendo quell’immagine straziante. Al di fuori di ciò che rappresentava il suo titolo, Hawks non era nessuno per il Principe ma, in quel drammatico momento, avrebbe fatto qualsiasi cosa per prendere per sé almeno metà del suo dolore.

“Mi… Mi dispiace…” Disse Shouto, con voce rotta. “Non volevo… Non…”

“Shhh…”

Hawks gli passò la mano tra le scapole e fu felice di non essere respinto. Il fanciullo piangeva come se non sapesse come fare. Forse quelle erano le prime lacrime che versava da quando la sua famiglia era andata in pezzi.

“Lui mi ha salvato,” disse Shouto. “Izuku… Izuku mi ha salvato da me stesso.” Dischiuse le labbra e prese un respiro profondo. “E tutto quello che io posso fare per lui è prepararlo al suo funerale.”

Hawks rimase in silenzio. Non c’erano parole.

Shouto appoggiò la fronte al dorso della mano di Izuku e pianse per lui, per Katsuki, per se stesso. 

“Te lo prometto…” Mormorò tra sé e sé.

Il Primo Cavaliere sapeva che non si stava rivolgendo a lui e non osò chiedere. Decise che se il Re non fosse tornato sull’Alto Trono per il funerale del giovane Campione, sarebbe andato da Katsuki.. Se qualcuno poteva salvare Shouto, quello era lui.



 

Pochi giorni dopo, il Principe di Fuoco e Ghiaccio divenne il Primo Todoroki a essere Cavaliere di un Drago.


-1 anno dopo -


La prima volta che volò, Shouto lo fece con le braccia strette intorno alla vita di Izuku, mentre Katsuki li portava entrambi incontro al più bel tramonto che avessero mai visto.

Fu un momento unico, di quelli destinati a rimanere in eterno.

Si sentirono invincibili, liberi dalla paura di cadere.

“Conoscevi il finale di tutto anche allora?” Domandò Shouto.

Stava sognando e non era da solo.

“Quella volta…” Mormorò Izuku, con un sorriso nostalgico. “Ricordo solo di aver pensato che mi trovavo esattamente dove dovevo essere. Quel pensiero mi diede pace.”

Il sole discendeva verso il suo riposo anche in quel momento, rendendo il cielo sopra di loro una tavola di sfumature vivaci. L’aria era fredda ma non abbastanza da disturbarli. Shouto era molto sereno, in realtà, avvolto nel mantello di pelliccia di Katsuki, con la testa appoggiata sulle gambe di Izuku.

“Non siamo mai stati qui insieme,” disse il giovane Campione, ammirando l’immensità della Cintura Vulcanica Maggiore.

“No, non ci siamo mai stati,” confermò Shouto.

Se la guerra avesse avuto un epilogo diverso, probabilmente il Principe - proprio perché portava il nome maledetto dei Todoroki - non avrebbe mai avuto l’onore di mettere piede in quel luogo. Lì, a un passo dal cielo, con le montagne più antiche del mondo conosciuto a fare loro da cornice, lui e Katsuki si erano amati per la prima volta. Quando Shouto si addormentava, i suoi sogni lo riportavano sempre in quel posto, l’unico a cui si era sentito di appartenere.

“Ti sei proprio innamorato di questa terra, eh?” Domandò Izuku.

Shouto accennò un sorriso.

“Diciamo che è questa la terra in cui mi sono innamorato.”

Non era vero. Quello era accaduto prima, anche se non sapeva dire né dove né quando. Tuttavia, in quell’angolo sulla cima di tutto, Shouto aveva scelto di arrendersi a quel sentimento, mettendo il suo cuore tra le mani di Katsuki. Gli occhi verdi che lo guardavano dall’alto gli ricordarono quanto era stato alto il prezzo di quella felicità.

“Mi dispiace,” aggiunse, voltando il viso verso il panorama per nascondersi dallo sguardo dell’altro fanciullo. “Non dovrei parlare di queste cose con te.”

Shouto si era sentito come un ladro per tanto tempo e, a volte, quando guardava Katsuki dormire accanto a lui, lo faceva ancora. Izuku gli scostò i capelli dal viso con una carezza che voleva rassicurarlo, e il Principe sentì le lacrime pungere agli angoli degli occhi. 

“Non voglio che tu sia tormentato da questo dolore inutile,” disse il giovane Campione.

“Non è inutile.”

“Non hai motivo di dispiacerti perché non hai colpa di nulla, Shouto.”

Mentre una lacrima galeotta sfuggiva al suo controllo, Shouto dischiuse le labbra e si riempì i polmoni dell’aria fredda di montagna. Non servì ad allentare il nodo che gli stringeva la gola.

“Come hai fatto a sopportarlo?” Domandò, con la voce flebile di qualcuno che aveva ragione di vergognarsi. “Tu guardavi me e Katsuki sapendo quello che sarebbe successo, ma questo non ha cambiato nulla tra noi.”

Izuku non smise di toccargli i capelli.

“Che cosa avrei dovuto fare?” Domandò, paziente. “Odiarti perché avevo visto nei miei sogni che avresti amato Katsuki dopo di me?”

Shouto non aveva una risposta, non ne aveva mai avute. Il giovane Campione era sempre stato bravo a chiarire ogni dubbio per lui, anche quelli che lo riguardavano da vicino. Non fu da meno neanche questa volta.

“Non si accetta di dover morire, Shouto,” disse Izuku. “Si combatte per ciò che è giusto o, meglio, quel che riteniamo tale, ma anche per i nostri desideri. Volevo vincere, volevo proteggervi, vivere altre mille avventure al fianco di Katsuki… Ho accettato davvero il mio fato soltanto alla fine, Shouto. Quando ho detto addio a Katsuki, la mia più grande consolazione è stata sapere che saresti stato al suo fianco. La vostra storia non sarebbe finita con me. Il destino mi aveva fatto una promessa per cui valeva la pena sacrificarsi.”

La sua mano si posò sul ventre del Principe.

“Avevi sognato anche il bambino?” Domandò Shouto, sorpreso. 

Katsuki non glielo aveva mai detto.

“Ho sognato che la Casata dei Todoroki non sarebbe caduta alla fine della guerra, ma non ho visto attraverso chi avrebbe continuato a scrivere la sua storia.”

Le dita di Izuku tracciarono la curva accentuata del grembo del Principe.

“Ti fermi mai a immaginarlo?”

“All’inizio, non volevo farlo,” ammise Shouto. “Avevo il timore che, non appena avessi cominciato a immaginare il mio futuro con lui, il destino me lo avrebbe portato via.”
Suo padre era stato l’unico Erede al Trono della sua generazione, ma non il solo figlio a essere stato concepito dai suoi nonni. Una linea di sangue troppo potente poteva essere una maledizione. Quando Shouto aveva visto la pancia crescere, si era reso conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento.

“Adesso non posso farne a meno,” ammise, mentre gli angoli della sua bocca si sollevavano.

Izuku sorrise con lui.

“Come lo immagini?”
“Con i capelli biondi di Katsuki,” rispose Shouto. “Sarebbe bello se avesse anche i suoi occhi, nessuno li ha come lui.”
“Questo è vero.”

“Qualche volta, però, cerco di figurarmelo con quelli di mio padre e mio fratello.”

Gli occhi dei Todoroki avevano conquistato interi popoli, dicevano le antiche storie.

“Chissà come sarebbe un Drago con gli occhi così?” Si chiese.

“Potrebbe averne uno turchese e uno rosso,” propose il giovane Campione.

Risero insieme.

“Preferirei di no,” ammise il Principe di Fuoco e Ghiaccio. “Ma, alla fine, quello che m’importa davvero è che stia bene.”

“Non devi preoccuparti per questo. Sarà gentile come te, cocciuto come Katsuki e forte come entrambi.”

Izuku continuava ad accarezzargli la pancia con sguardo sognante, come se quel bambino fosse anche suo. Shouto pensò che, in un certo senso, lo era. Coprì la mano che aveva sul grembo con la propria.

“Se sarà un maschio, gli darò il tuo nome.”

Lo decise in quel momento, anche se lui e Katsuki non ne avevano mai parlato.

Izuku scosse la testa.

“Vostro figlio è il primo passo verso il futuro, non è giusto che abbia un nome che lo leghi a un passato che nemmeno gli appartiene.”

Shouto fu sorpreso di udire quelle parole uscire proprio dalla bocca dell’amico.

“Mio padre la pensa allo stesso modo,” disse. “Da sempre, Principi e Principesse hanno portato i nomi dei sovrani del passato. Il mio nome e quelli dei miei fratelli non rispettano questa tradizione.” Sospirò e alzò gli occhi al cielo. “Un altro stratagemma del Re per affermare di fronte a tutto e tutti che i suoi figli sarebbero stati senza precedenti.”

“Fai la stessa cosa,” disse Izuku. “Scegli per tuo figlio un nome unico, che faccia pensare alla sua storia non appena viene pronunciato.”
“La sua storia…” Shouto guardò il cielo incendiato dai colori del tramonto, mentre le sue dita cercavano distrattamente quelle di Izuku. Il suo bambino non era ancora nato, nemmeno si muoveva nella culla sicura del suo grembo e già portava il peso di due corone. Una parte di sé desiderava fuggire lontano, dove lui e Katsuki non erano figli di due Dinastie del Fuoco, divise da un gioco di potere secolare. Per la sua creatura, Shouto sognava una vita fatta della stessa libertà che lui e il suo Drago avevano respirato insieme, alla fine della guerra.

Era una pretesa impossibile, un’ingenua speranza.

Shouto sapeva che se il giorno di prendere in mano le responsabilità della sua Casata fosse arrivato, non avrebbe esitato a fare quello che doveva per la sua gente.

E sapeva che per Katsuki era lo stesso.

“Non m’interessa che scriva una grande storia,” disse. “Non potrà mai avere una vita semplice, questo lo so. Ma ci si ricorda di sovrani che hanno regnato a lungo, divenendo grandi proprio per questa loro capacità di mantenere la pace. Vorrei questo per mio figlio. Mi piacerebbe dargli un regno da custodire, nulla di più.” Piegò le labbra in un sorriso amaro. “Per quanto sia molto più pesante di nulla.”

Izuku non disse niente, le sue dita tra le proprie erano immobili. Shouto lo cercò con lo sguardo, ma quegli occhi verdi erano fissi su qualcosa all’orizzonte.

“Izuku…” Il Principe si sollevò a sedere, ma nemmeno questo bastò ad allontanare lo sguardo del giovane da qualunque cosa l’avesse catturato. “Izuku?” Gli strinse un braccio e l’amico trasalì, come se si fosse appena svegliato da un incubo.

“Shouto, devi svegliarti!” Esclamò, con urgenza, prendendogli il viso tra le mani. “Devi svegliarti adesso! Subito!”

Shouto provò a toccarlo, a chiedergli perché aveva tanta paura.

Non ci riuscì.

E il sogno andò in pezzi.




 

“Qual è il desiderio più oscuro che hai mai avuto?”

“Un desiderio oscuro?”

“Un desiderio talmente violento che ti ha spaventato…”

Per tanto tempo, anche se non lo aveva mai detto a nessuno, Shouto aveva desiderato la caduta di suo padre. In seguito, quando aveva rischiato di perderlo davvero, a causa della guerra, aveva capito quanto fosse necessario porre attenzione a ciò che si voleva. Shouto non lo voleva morto, non lo aveva mai voluto. A quel punto della storia, era davvero difficile trasformare in parole ciò che pensava del Re dell’Alto Trono. Enji Todoroki lo aveva privato dell’innocenza della sua infanzia, poi della spensieratezza della sua fanciullezza. Lo aveva derubato del legame con i suoi fratelli, ripetendogli quanto fosse diverso da loro. E, alla fine, gli aveva sottratto anche l’unica persona che gli avesse dimostrato amore: sua madre.

Shouto non l’aveva mai ritenuta responsabile per quello che gli era successo, l’unico colpevole era suo padre. Se lo era ripetuto per tutti gli anni che aveva fatto muro ai suoi insegnamenti, deciso a non voler essere un Signore del Fuoco.

Le fiamme dei Todoroki si sarebbero estinte con lui e, alla fine, Shouto, che era nato per concretizzare i sogni di gloria di suo padre, sarebbe divenuto l’incarnazione del peggiore dei suoi incubi. 

Poi erano arrivati Izuku e Katsuki…

“Apri gli occhi, mio Principe.”

Shouto lo fece. Non era sveglio. Gli bastò un’occhiata per capire che era scivolato in un’illusione costruita apposta per lui. Era seduto sull’Alto Trono e di fronte a lui vi era il luogo che aveva odiato più di ogni altro: la sala in cui era stato ore a osservare suo padre, mentre interpretava il ruolo del Re.

Era freddo, tanto freddo.

Intorno a lui, tutto era ricoperto da un sottile strato di ghiaccio, non assomigliava più alla corte della più potente Dinastia del Fuoco. Ciò che Shouto aveva davanti era la vendetta contro il proprio sangue che aveva architettato crescendo.

Quel sogno, perché di questo si trattava, era il riflesso più oscuro di sé.

Era storia antica, non lo riguardava più.

Il Principe provò ad alzarsi in piedi, ma una forza invisibile lo costrinse a rimanere seduto. 

“Non ti piace quello che vedi?” 

La voce parlava direttamente nella sua testa.

“Dove sei?” Domandò Shouto. “Perché non ti mostri?”

“Dubito che ti farebbe piacere vedermi.”

“Non provo maggior piacere nel sentirti, All For One,” ribatté Shouto.

La voce rise.

“Sono l’unico da biasimare per non averti dato le giuste attenzioni.”

Shouto sentì un brivido spiacevole correre lungo la schiena, come se delle mani invisibili lo stessero toccando. 

“Temo di averti considerato un personaggio scontato,” aggiunse All For One. “Mi dispiace.”
“Smettila!” Ordinò il Principe, muovendosi sull’Alto Trono come se un insetto si fosse infilato sotto i suoi vestiti.

“Hai ragione…”

La sensazione spiacevole scomparve di colpo e il fanciullo lasciò andare un sospiro sollevato.

“Siamo qui per parlare, in fondo.”

Incapace di trovare una via d’uscita su due piedi, Shouto decise di guadagnare tempo e assecondarlo.

“Che cosa vuoi?” Domandò.

“Solo sapere se quello che vedi ti rende felice.”
Una corte di ghiaccio, la fine della linea di sangue di suo padre.

“Non ho più alcun interesse per il Trono,” rispose Shouto. Non ne aveva mai avuto, a dire il vero, ma non gli era mai stata data una possibilità di scelta.

“Quindi hai lasciato la corte di tuo padre di tua spontanea volontà?”

Shouto non rispose immediatamente. 

“Sì, l’ho fatto.”

Il nemico non sapeva del suo bambino, dedusse, non era lì per quello. Capire di avere un simile vantaggio fece battere il cuore del fanciullo velocissimo. La cosa più preziosa era al sicuro, ora doveva solo pensare a trarre in salvo se stesso.

“Hai esitato,” puntualizzò All For One.

“Perché avrei preferito non andarmene.”

Era ovvio che il nemico voleva fare di tutto per portare a galla l’oscurità che caratterizzava il rapporto tra lui e suo padre. Che lo facesse pure, avrebbe retto.

“Il Re ti ha ferito di nuovo, non è così?”
Shouto non rispose.

“Il tuo silenzio vale più di mille parole.”

Bene, era quello che voleva.

“Sei qui per tentarmi, vero?” Domandò il fanciullo.

“Sono qui perché nessuno ti ha mai fatto sentire al sicuro.”

“Ti sbagli.” Shouto serrò i pugni. “Una delle poche persone che ha avuto quel potere me l’hai portata via tu.”

Mentre parlava, pensò a Touya. Se non stava facendo nulla per svegliarlo, forse era intrappolato in un sogno anche lui. Si guardò la mano destra, quella che, in teoria, era stretta tra le dita suo fratello nel mondo reale. Gli venne un’idea.

“Izuku non è mai stato costretto a fare quello che ha fatto,” disse All For One. “Ha scelto di morire.”
“Perché ha deciso di non inginocchiarsi al tuo cospetto,” ribatté Shouto. “Quella è l’unica via di salvezza per chi t’incontra sul proprio cammino. Di fatto, in pochi sanno che vi sono sorti ben peggiori della morte.”

Quelle mani invisibili tornarono ad aggredirlo, stringendosi intorno alla sua gola, ma non abbastanza da togliergli l’aria. 

“Sei così impavido, mio Principe,” commentò All For One.

Il compiacimento che Shouto avvertì nella sua voce gli fece accapponare la pelle.

“Buon sangue non mente.”

“Non c’è niente di buono nel mio sangue.”

“Il potere che ti scorre nel sangue è senza eguali.”

“Non è un dono.” Shouto sentiva il respiro venire meno gradualmente, parola dopo parola. “È una maledizione.”
Izuku era riuscito a fargli cambiare idea su quel punto, a fargli capire che ciò che aveva ereditato da suo padre apparteneva a lui e non al Re. Tuttavia c’era un’oscurità di fondo che, per quanto si sforzasse di sperare il contrario, sapeva che non sarebbe mai andata via. 

Shouto poteva combattere quanto voleva, suo padre non lo avrebbe mai amato.

“Non ti senti amato, mio Principe?”

Una carezza tra i capelli, un altro brivido di schifo.

“Ero certo che sapessi tutto, All For One.”

“So che hai sostituito Izuku nel cuore del giovane Katsuki.”

Sostituito.

Shouto doveva stare attento a non scivolare. Il nemico stava usando tutte le parole giuste per spingerlo verso l’abisso, doveva resistere. Si guardò la mano destra e notò che il ghiaccio sul bracciolo del trono si era fatto più spesso. Bene, era ancora padrone del suo potere. Ora doveva solo attendere che Touya si svegliasse.

“Non verrà nessuno,” disse All For One.

“Che cosa?”

“Tuo fratello non ti salverà, Shouto. Touya ha scelto d’inginocchiarsi.”

Era la bugia peggio costruita della storia.

“Touya non lo farebbe mai.”

“Perché ne sei tanto sicuro?”

“Mi ha raccontato di cosa gli hai fatto.”

“Di cosa non gli ho fatto… Pensaci, dopo otto anni passati a marcire da solo, che cosa potrebbe pesare di più: una violenza che non si è mai consumata o tutte le ferite che gli ha inferto tuo padre?”

“Touya non farebbe alcuni distinzione,” disse Shouto. “Cercherebbe vendetta per entrambe le cose.”

All For One continuava a toccarlo dolcemente, ad accarezzargli i capelli, mentre lo soffocava lentamente. Gli concedeva brevi pause per riprendere aria, ma non lo lasciava mai andare. Shouto comprese che non voleva che prendesse i sensi e, torturandolo in quel modo, gli impediva di preparare qualsiasi contrattacco. 

“E quale vendetta migliore di te?” Domandò il mostro.

Troppo impegnato ad aggrapparsi all’aria come poteva, il Principe non chiese di elaborare. Non ce ne fu alcun bisogno, al nemico piaceva chiacchierare.

“Pensi che tuo fratello ti abbia permesso di restare con lui perché è interessato a te?” 

Touya non lo considerava neppure una persona, lo guardava e vedeva solo il capolavoro del Re, il motivo che lo aveva spinto sulla strada dell’autodistruzione. Eppure, si era accorto che la sua pancia era cresciuta.

“Tuo fratello non è diverso da tuo padre, Shouto,” disse All For One. “Non ti ama e sa bene come usarti. Sarai la miglior forma di vendetta per lui.”

Shouto vedeva il fiato uscire dalle sua labbra in forma di tante nuvolette di vapore. Quella stretta invisibile sul suo collo gli stava impedendo di pensare, non riusciva neanche a muovere le braccia per tentare di liberarsi.

“Ci hai pensato, vero?” Incalzò All For One, sebbene si fosse accorto che non riusciva a parlare. “Sapevi benissimo che Touya avrebbe potuto usarti contro vostro padre, eppure lo hai cercato comunque. Qual è la tua speranza, Shouto? Condividi il sentimento di tuo fratello e vuoi allearti con lui contro il Re?”
Non voglio andare contro nessuno. Non voglio provocare un’altra guerra. Ma Touya è l’unico che può capire… Il solo che…

“Touya non ti vuole, Shouto, né come fratello né come alleato. Continui a commettere con lui lo stesso errore che hai fatto con tuo padre: insisti a sperare, a provare ad aggiustare qualcosa che è sempre stato rotto. Non ha importanza quanto tu sia forte, mio Principe, sei destinato a perdere!”

Basta

Shouto sentì il potere attraversarlo come una violenta scossa elettrica, ma non erano le fiamme e nemmeno il ghiaccio. Un fulmine si schiantò a terra, proprio di fronte all’Alto Trono, e le mani invisibili di All For One lo lasciarono andare. Libero da ogni costrizione, il fanciullo piegò la testa in avanti, ingoiando aria come un naufrago. Quando ebbe recuperato il pieno controllo di sé e fu certo di essere da solo, si guardò le mani.

Le sue dita, le sue braccia, tutto il suo corpo era attraversato da fulmini azzurrini. Era un evento che aveva già visto verificarsi molte volte, prima su Izuku e poi su Katsuki.

“Non è possibile…” Mormorò con un filo di voce.

Qualcuno lo colpì al viso, il sogno andò in pezzi.
 

 

E il Principe di Fuoco e Ghiaccio si svegliò.

 
   
 
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