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Autore: Jeremymarsh    02/11/2022    12 recensioni
Nel peggior giorno della sua vita, Kagome ripensa alle leggende che il nonno le raccontava da piccola prima di andare a dormire e alle quali ha smesso da tempo di credere.
È convinta che sia ormai impossibile uscire dal baratro in cui è precipitata all’improvviso, ma non è detto che tutti i mali vengano per nuocere. Un unico evento – per quanto disastroso – ha provocato conseguenze impensabili e ben presto dovrà affidarsi credenze e valori finora ignorati per sopravvivere, lasciando dietro ogni cosa conosciuta.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, izayoi, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon, Soulmate!AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XI: Arroganza

 

 

“If these clouds don’t clear

Then we’ll rise above it, we’ll rise above it

Heaven’s gate is so near, come walk me through”

 

Before the worst, The Script

 

 

“Bene, è deciso allora: partiremo all’alba domani,” proclamò Toga poco tempo dopo. Sarebbero andati con un piccolo contingente a indagare sui disordini a Sud e, magari, gli abitanti si sarebbero tranquillizzati nel vedere l’Inu-no-Taisho all’opera. Se era vero che la situazione stava per farsi più pericolosa, era quanto più importante cercare di portare conforto laddove possibile. Non desideravano, d’altronde, anche rivolte interne. Ovviamente, anche Inuyasha lo avrebbe accompagnato – e Sesshomaru, se solo fosse stato presente.

Il mezzo demone annuì soltanto, percependo la gravità della situazione e poi salutò la madre che era appena arrivata, prima di lasciare i genitori da soli e recarsi da Kagome per darle la notizia della partenza imminente.

Izayoi guardò il compagno che le dava ancora le spalle con occhi pieni di ansia e poi lo avvicinò con calma, cingendogli la vita da dietro e poggiando la guancia tra le sue scapole. L’effetto che quel gesto ebbe su di lui fu immediato: rilassò le spalle e rilasciò il fiato che non si era nemmeno accorto di aver trattenuto, poi coprì il braccio di lei con il suo e la strinse ancora più a sé, cercando di fondersi con lei e trarne quanto più conforto possibile. Perché, se c’era una persona in grado di farlo sentire meglio – anche in momenti del genere – era la sua amata Izayoi.

Rimasero in quella posizione per qualche minuto, in silenzio, poi Toga si voltò e senza sciogliere l’abbraccio, affondò il viso nella sua chioma scura, ispirando profondamente e godendo dell’effetto che quell’aroma così familiare e amato aveva sulla sua anima in giorni così tormentati. Rabbrividì di piacere, poi le poggiò le labbra sul collo e infine si allontanò quel tanto per guardarla in viso e leggere nei suoi occhi le emozioni che condividevano.

Si baciarono come se il tempo a loro disposizione fosse quasi finito e si aggrapparono l’uno all’altra tentando di far sparire ogni paura e minaccia esterna; accolsero il calore che andò espandendosi in tutto il loro corpo come risultato e lasciarono che l’intensità di quello scambiò parlasse per prima. Quando si separarono, Toga asciugò con il pollice una lacrima solitaria sulla guancia di lei, che nemmeno si era accorta di aver cominciato a piangere, e poi la trascinò dall’altra parte della stanza, accanto alla scrivania, facendola sedere tra le sue gambe e continuando ad abbracciarla.

“Sarà come ogni altro viaggio o perlustrazione che abbiamo fatto,” le sussurrò nell’orecchio.

“E allora perché sei così preoccupato? Potrò non avere sensi demoniaci, ma ciò non mi impedisce di accorgermi del modo in cui il tuo corpo parla,” ribatté lei incatenando il suo sguardo a quello di lui. “Tentare di minimizzare la cosa non fa che preoccuparmi ancora di più.”

Toga sospirò. “In realtà… sono più in pensiero per Sesshomaru. Non sappiamo cosa significhino questi attacchi, anche se è certo che non c’è un dilettante dietro, e il pensiero di lui lontano e disinformato non mi fa stare tranquillo.”

“Non è un ragazzino. In più, per quanto è possibile potrebbe saperne anche più di noi.”

“No, certo che no. E io so per primo quanto sia forte e capace. Tuttavia, quando è andato via da qui era in subbuglio e nonostante si vanti del suo sangue freddo, neanche lui è immune a certe emozioni. Non ricordo poi nemmeno l’ultima volta in cui è stato via così a lungo. Sono passate settimane, Izayoi, e non ha mandato alcun messaggio. Lo sapevo che avrebbe reagito male alla nostra ultima conversazione, ma non in questo modo; pensavo che avrebbe lottato non che sarebbe scomparso. In tutto questo poi, le notizie che arrivano non sono rassicuranti e non so più tra cosa devo dividermi.” Le sue spalle si afflosciarono e Izayoi alzò la mano per sfiorargli la guancia con delicatezza. Davanti a lei vi era un uomo e un padre in ansia, logorato dai dubbi; era scomparso il Generale sicuro di sé e imbattibile. Quell’immagine era riservata solo a lei, l’unica che fosse in grado di sollevarlo senza giudicarlo, la donna che lo amava più di ogni altra cosa e per lui avrebbe fatto di tutto.

“Sesshomaru non sarà un ragazzino, ma al momento si sta comportando come tale. Scappare e non farsi più sentire, andar via come se fosse in preda a un capriccio infantile; non fa altro che dimostrare la sua immaturità – motivo per cui credo tu abbia fatto la scelta giusta ad avere una conversazione sincera con lui. Non starò qui a dirti che non hai mai sbagliato, ma fa parte dell’essere genitore; d’altro canto, il suo errore sta nel non aver mai provato a fare un passo verso di te. Ha ancora bisogno di crescere e capire molte cose e non è in certo in grado di sostituirti se ce ne fosse il bisogno. Tuttavia, questo non significa che sia debole o incapace di cavarsela. Non devi aver paura per lui – semmai per coloro che incontrerà sulla sua strada.” Gli sorrise e poi si sporse per baciarlo ancora senza mai togliere la mano dalla sua guancia.

Lui sbuffò. “Quanta verità, Anata. Ma al momento giuro che preferirei avere notizia degli altri casini che ha combinato in preda alla furia piuttosto che non averne nessuna.”

“Tornerà,” lo rassicurò ancora lei, “e chissà, quando lo farà potrebbe anche stupirmi.”

“Dopo tutto quello che ti ha fatto passare in questi anni, non riesco ancora a capire come tu possa avere così tanta fiducia in lui, essere la prima a farmi aprire gli occhi su aspetti di Sesshomaru che io non avrei mai notato. Cosa ho fatto per meritarti? Mio figlio ti dà il tormento e tu lo ricambi dimostrandogli un amore senza misura e, di conseguenza, lo dimostri a me.” Il tono era reverenziale e nei suoi occhi vi era quello stesso luccichio che Izayoi ricordava dal loro primo fatale incontro.

“Hai detto bene, amore mio; è il sentimento che provo per te a farmi amare di conseguenza Sesshomaru. È tuo figlio, e per quanto possa aver sofferto in passato a causa sua, non posso smettere di credere che un giorno assisterò al suo cambiamento. È parte di te, dopo tutto.”

Il compagno rise. “Speriamo tu non debba attendere oltre allora,” le rispose, prima di chinarsi e catturarle le labbra, lasciando da parte per il momento ogni paura e dubbio.

 

*** 

 

Mentre suo padre e sua madre erano occupati altrove, Inuyasha giungeva da Kagome che, come sempre in quel momento della giornata, era fuori in giardino. Eppure l’aria fresca e pulita che si respirava così come lo scenario invidiabile non stavano avendo alcun effetto sul suo animo roso dalle paure e dai dubbi. Il mezzo demone la trovò con lo sguardo appannato e tormentato volto in direzione del sole che non era ancora alto, mentre torceva le mani in grembo e ignorava le lacrime che le avevano solcato le guance. Se anche fosse stato in grado nascondere quei segni, la sua aura altrettanto agitata gli avrebbe rivelato la verità sulle sue sofferenze.

Si avvicinò con cautela per non prenderla alla sprovvista e poi le si sedette accanto, senza sfiorarla davvero ma lasciando pochissimo spazio tra loro; in quel modo entrambi erano più che consapevoli dell’elettricità che traspirava ma non del tutto affetti da essa. Il silenzio, però, era pesante e presto si ritrovò a occuparlo: “Partiremo all’alba di domani.” Solo quando le parole ebbero lasciato la sua bocca si rese conto che forse non erano state quelle giuste per spezzare il silenzio, non quando voleva solo confortarla.

Kagome annuì, incapace di ingoiare il singhiozzo successivo o di rispondere in alcuna maniera. A quella reazione, Inuyasha ruppe del tutto la distanza e la strinse a sé, permettendole di lasciarsi andare e piangere liberamente con il viso nascosto nella sua chioma bianca, e lui si rese conto che anche se il silenzio continuava a fargli paura, nessuna parola avrebbe potuto consolarla tanto quanto la sua presenza – e il suo abbraccio – stavano ora facendo. Kagome aveva bisogno di lui, lì accanto, non solo in quell’istante ma anche il giorno dopo, tra una settimana, un anno e per tutto il tempo che avrebbe voluto. Ma lui presto sarebbe partito e allora non avrebbe più potuto nemmeno sfiorarla e lei sarebbe rimasta sola con le sue apprensioni e inquietudini.

Quando la loro presenza reciproca era effettivamente diventata essenziale? Quando così naturale da non doversi più soffermare su ogni loro piccola conquista? E perché quell’affetto sbocciato e nutrito finora tornava a far pagare loro il prezzo? 

Qualsiasi cosa la stesse rodendo viva dall’interno, Inuyasha sperava solo che presto anche quest’altro incubo potesse passare, senza rendersi conto però che, da quando si erano incontrati, entrambi stavano vivendo sempre lo stesso e che sarebbe passato ancora un po’ di tempo prima che sparisse del tutto.

Kagome lo sapeva bene, lei che aveva continuato ad avere l’animo inquieto anche nei momenti migliori e apparentemente spensierati.

Che cosa strana e triste doveva essere rendersi conto che ogni cosa, da quando aveva incontrato la propria anima gemella, voleva portarla sulla via della decadenza. Non era forse quello uno scherzo stesso del destino? Dover sopravvivere ad eventi brutali non doveva essere un prerequisito per incontrare la persona destinata. O, forse, rifletté in un secondo momento, era proprio per contrastare gli effetti di quella grande sfortuna che gli Dei avevano deciso di mandarle qualcuno come Inuyasha; forse, in fondo, loro sapevano già che senza di lui non ce l’avrebbe mai fatta – lo avevano sempre saputo, anche prima di lei.

 

*** 

 

Quella sera tutto proseguì apparentemente come nei giorni precedenti, eppure c’era una grande differenza: la tensione che si respirava nell’aria irrigidiva gli animi e le membra, impedendo loro di rilassarli davvero anche solo per un attimo; rendeva i sospiri più pesanti e i sorrisi tirati e falsi, uccideva qualsiasi luce negli occhi e le loro auree erano terribilmente tetre – e per coloro che erano in grado di percepirle, era ancora di più una tortura.

Quando Inuyasha accompagnò Kagome nelle sue stanze, dopo cena, e le diede la buonanotte, il loro saluto si protrasse qualche secondo in più. In seguito, anche se con molta reticenza – perché sapeva che non l’avrebbe vista l’indomani prima di partire – la lasciò andare e si avviò lungo il corridoio. Su di loro il non detto sembrava galleggiare pesante, opprimente, come un peso sul petto di cui però non riuscivano davvero a liberarsi. La guardò un’ultima volta e poi accelerò il passo, consapevole che temporeggiare non sarebbe servito a nulla se non ad aumentare la loro agonia – non se nessuno dei due si stava dimostrando abbastanza forte da scacciare quel peso.

Tuttavia, l’aveva sottovalutata perché prima di svoltare l’angolo si sentì richiamato. Si voltò di scatto, come se avesse atteso quell’azione per chissà quanto tempo, e non fu davvero sorpreso dell’emozione che lesse nei suoi occhi mentre gli correva intorno.

“Kagome?”

“No, lasciami parlare. Non riesco più a far finta di nulla. Queste paure che mi appesantiscono l’animo da quando tuo padre ci ha messo al corrente della situazione hanno soffocato qualsiasi altra cosa in me, lasciandomi anche dimenticare i momenti che abbiamo passato insieme da quando vivo in questo castello, ogni cosa che ho imparato e il sollievo – perché sono tremendamente sollevata di aver scelto di venire con te quel fatidico giorno, di aver accettato la tua proposta e di avere avuto la possibilità di conoscere piccole e grandi cose di te che nessun altro sa.” Mentre parlava, nuove lacrime avevano cominciato a rigarle le guance e continuava ad alzare i pugni chiusi per asciugarle senza però interrompere il contatto visivo tra loro.

Inuyasha aveva per un attimo smesso di respirare nel comprendere ciò che gli stava dicendo, ma quando ricominciò si sentì come se prima di allora non fosse mai stato così semplice e naturale. Nell’udirla, nel sentire lo stesso sollievo, si rese conto che ogni traccia di dubbio che era rimasta in fondo al suo animo, seppellita ma al tempo stesso sempre lì, era scomparsa, liberandolo del tutto. Era impossibile non leggere qualcosa di più nelle sue parole, qualcosa che non aveva mai davvero osato sognare per paura di illudersi. Eppure…

Eppure, Kagome non aveva nemmeno finito e ciò che seguì fu ancora più chiaro e diretto, una dichiarazione solo per lui: Inuyasha, il mezzo demone.

“Ci ho pensato e ripensato e mi sono detta che forse, se te lo dico, se lo sai… allora domani potrai partire più serenamente. Potrebbe essere arrogante da parte mia fare questa considerazione, ma perché non provarci?” Si bloccò un momento e fece un altro passo verso di lui, guardandolo come se volesse fargli capire il resto solo attraverso gli occhi. Poi alzò una mano e gliela avvicinò al viso, ma proprio quando Inuyasha era sicuro di sentire già il suo calore su di lui, si fermò e fece per ritirarla. Lui la bloccò, stringendole le dita attorno all’esile polso e appoggiandosela sulla guancia. Allora lei riprese: “Mi sembrava impossibile arrivare a provare un certo sentimento, e anche quando ero promessa a un altro, ho pensato che il massimo a cui avrei potuto aspirare era contentezza e serenità, niente di più. Ma Inuyasha… ora il terrore e lo scetticismo – anche la rabbia – che sentivo dopo averti incontrato sono spariti. Mi sono resa conto che senza di te non potrei più andare avanti, vivere, ed è questa l’origine della mia inquietudine, l’idea che tu possa andar via senza sapere davvero a cosa vai incontro. Non potevo lasciarti partire senza che tu conoscessi la natura dei miei veri sentimenti.”

Quando ebbe detto tutto si sentì come se avesse appena corso per chilometri e si appoggiò a lui, la mano libera stretta attorno al tessuto della sua veste rossa. Lacrime salate ancora le riempivano gli occhi e le bagnavano le guance, ma Inuyasha non vide altro che quel sentimento che aveva appena esternato luccicare potete nel suo sguardo; non sentì il suo respiro pesante o il battito accelerato, solo le sue parole ripetersi all’infinito nella sua mente.

Si chiese dunque perché si era sempre trattenuto e pensò che ci fosse solo un modo per ricambiare quella sua dichiarazione: la baciò. Ma non fu un bacio casto né qualcosa di delicato che, probabilmente, entrambi avevano immaginato per la prima volta. Inuyasha la baciò come se il mondo stesso dovesse finire, come se nient’altro a parte loro due esistesse.

Dopo l’iniziale shock, Kagome rispose con altrettanto fervore, premendo le labbra contro quelle di lui, aprendole e lasciando che il suo sapore le invadesse la bocca e la saziasse; le loro lingue si inseguirono senza mai lasciarsi andare mentre allo stesso tempo i loro corpi si facevano ancora più vicini nel tentativo disperato di essere un tutt’uno; le mani vagarono e cercarono di percorrere ogni centimetro di pelle scoperta e dovettero trattenersi per non infilarsi in luoghi che, però, speravano di poter scoprire presto.

E poi la tensione che portavano addosso sparì, si abbandonarono a ogni emozione e istinto primordiale che avevano finora represso e quel bacio divenne ancora più meraviglioso e intenso.

Infine – e con riluttanza – si separarono.

Inuyasha appoggiò la fronte a quella di lei mentre le teneva il viso a coppa e rifiutò di sollevare le palpebre per i primi secondi, cercando di rimanere in quello stato di euforia e noncuranza nel quale era stato trasportato. Quando aprì gli occhi, Kagome gli sembrò ancora più bella di quanto era mai stata, con le guance tutte rosse, le labbra gonfie e invitanti – come se non fossero state baciate abbastanza – le poche lacrime di gioia che ancora le rimanevano sul viso; le baciò a una a una prima di asciugarle. E poi parlò, il tono reverenziale e una gioia che Kagome non aveva mai udito.

“Era tutto ciò che desideravo udire prima di partire. Non capisci, Kagome? Ho sentito nascere in me questi sentimenti sin dall’inizio, senza darmi una risposta e non osando credere che, un giorno, potessero essere ricambiati o diventare così intensi. Potevo solo sperare che, almeno, tu potessi trovare serenità se avessi scelto, infine, di unirti a me, pur sapendo che forse non avrei mai potuto confessarti cosa provo. E ora non mi sembrerebbe vero se non fosse che ancora sento le tue parole ripetersi nella mia mente e vedo questo tuo sorriso sulle labbra che ho appena baciato e continuerei a baciare. Non è arroganza la tua, koishii; questo è davvero il migliore regalo che potessi farmi.” La baciò una terza volta, forse per nascondere i suoi occhi ugualmente lucidi e non soltanto perché gli sembrava impossibile non fare altrimenti. Tuttavia, entrambi erano consapevoli di aver appena superato un confine che finora non avevano osato nemmeno delimitare; ora che si erano lasciati andare, non sarebbe stato più possibile nascondere l’attrazione e la passione che provavano.

Non restava che sperare che ogni minaccia sparisse presto per poter finalmente amarsi senza restrizioni.

 

***

 

La mattina dopo, quando il figlio lo raggiunse dopo aver salutato la fidanzata, non fu difficile per Toga percepire il suo cambiamento – soltanto un cieco non ci sarebbe riuscito.

L’aura di Inuyasha vibrava, non soltanto d’amore ma anche di passione; sembrava quasi incontrollabile. Non aveva mai visto uno spettacolo simile se non in alcuni specifici casi che, per l’appunto, coincidevano con quello del figlio. A guardarlo lì di fronte a lui, incapace di stare fermo, scoppiò a ridere sebbene entrambi fossero di umore tutt’altro che piacevole.

“Che c’è?” scattò Inuyasha che da quando era arrivato non aveva proferito parola.

Toga gli si avvicinò e gli assestò una pacca sulle spalle, prima di cingergli le spalle con un braccio e portarselo al petto – senza che il mezzo demone potesse fare nulla per impedirlo. “Nonostante tutto ciò che sicuramente ci aspetta e l’incertezza del nostro viaggio, sono dannatamente contento per te, figliolo. Era anche ora.”

“Keh. Ti diverti a mie spese?”

In risposta il padre rise ancora più forte. “Oh, qualche volta sono giustificato. E non ti preoccupare; è normale sentirsi in questo modo. Avete finalmente capito che è inutile combattere l’attrazione e i sentimenti che provate e sembra impossibile allontanarsi, vero? Vorresti già passare al sodo.” Gli lanciò la tipica occhiata di chi la sa lunga e poi gli scompigliò i capelli.

“E dai, pa’; fai il serio.” Se lo scrollò di dosso e si sistemò i capelli solo per nascondere le guance scarlatte visto che, altrimenti, vi avrebbe dato poca cura.

“Ah, sei sempre il solito, Inuyasha. Non c’è mica bisogno di imbarazzarsi. Per lo più, visto che avete aspettato tanto, il tuo istinto ti starà dicendo di muoverti. Mi spiace proprio sia capitato in questo momento e mi raccomando non lasciare che questa questione – per quanto importante – ti distragga dal nostro attuale compito. Quando io e tua madre ci siamo incontrati, abbiamo avuto tutto il tempo per unirci, infatti, si potrebbe dire che non ci abbiamo messo molto a saltare a le-”

“Papà!” sbraitò Inuyasha interrompendolo prima che le sue orecchie potessero ascoltare qualcosa che la sua mente avrebbe tradotto in incubi. “Non dovremmo raggiungere gli altri e prepararci a partire?”

Toga non si fece distrarre e continuò a prenderlo in giro, assaporando quell’aria che per il momento era libera dalla tensione che li aveva contraddistinti. “Sei adulto, Inuyasha, sai bene come va il mondo. Non vorrai dirmi che ancora ti imbarazza il pensiero di me e tua madre insieme?” Ammiccò. “Tranquillo, tranquillo,” concluse infine, “quando verrà il momento quella sarà l’ultima immagine che ti passerà per la testa.” E lasciandolo indietro, si diresse verso la sala comune, dove tutti i Comandanti e i soldati che erano stati reclutati lo aspettavano prima di partire. Inuyasha perse qualche secondo per sistemare capelli e veste, aspettando anche che il rosso sulle guance e le punte delle orecchie si dissipasse e poi gli corse dietro.

Ma il padre, però, non aveva del tutto finito perché, per come la vedeva lui, ogni occasione era sempre buona per prendersi gioco dei figli e metterli in imbarazzo. Si voltò di scatto verso di Inuyasha e quest’ultimo riconobbe immediatamente l’espressione sul suo volto. Deglutì, rendendosi anche conto di quanto vicini fossero al resto dell’esercito e che qualsiasi cosa il padre gli avrebbe detto sarebbe stato ascoltato anche da loro; avrebbe voluto che una voragine si aprisse sotto i suoi piedi e lo ingoiasse prima ancora che tutto ciò accadesse, ma sapeva che non sarebbe stato così fortunato.

“Comunque,” iniziò Toga, lo sguardo ammiccante dritto davanti a sé e il tono divertito, “se hai bisogno di qualche minuto in solitaria per riprenderti e scaricare un po’ di quella tensione accumulata a causa della recente rivelazione, fai pure. Meglio ora che quando siamo in viaggio. Dopo tutto, non fa mica bene reprimere certi istinti.”

E se anche le parole che aveva utilizzato non erano state poi così esplicite, Inuyasha non ebbe dubbi che tutti gli altri nella stanza che avevano appena raggiunto avevano capito senza problemi a cosa il loro Generale si stava riferendo. Le risate che lo accolsero furono solo l’ultima conferma di cui aveva bisogno.

 

*** 

 

Poco dopo, Izayoi e Kagome si trovarono a osservare il corteo di uomini che lasciava le mura del castello e spariva pian piano verso l’orizzonte senza riuscire a nascondere le emozioni sui loro volti. La principessa aveva stretto la più giovane a sé, cingendole le spalle con un braccio, e stava cercando di essere più forte anche grazie alla maggiore esperienza e sapendo bene cosa si provasse a veder partire per la prima volta la persona amata senza poter fare nulla. E nonostante provasse dolore per la situazione in cui attualmente si trovavano lei e suo figlio, non poteva impedire al suo cuore di provare una gioia immensa nel sapere che questa volta non sarebbe stata l’unica ad attendere con ansia il ritorno di Inuyasha; questa volta, qualcun altro l’avrebbe aspettato con addirittura maggior trepidazione e sentimento.

Sperò che il suo abbraccio potesse essere di abbastanza conforto per la giovane sacerdotessa in quei momenti di incertezza. Tuttavia, lei, a differenza del compagno, non era in grado di scherzarci su e si limitò quindi a insegnarle qualcosa che – anni prima – avrebbe tanto desiderato ascoltare da chi era più esperto di lei. “So benissimo quello che provi, Kagome, cara. Tuttavia, ricorda sempre che questo peso che senti ora sul cuore, è sintomo dell’amore che provi per Inuyasha, dell’intensità del legame che vi unisce. Pensa a quanta strada avete fatto in così poco tempo e quanto ancora gratificante sarà il vostro riunirvi.” La lasciò andare e poi strinse le mani tra le sue, guardandola negli occhi. “Da questo momento in poi ogni cosa potrà solo migliorare,” concluse fiduciosa.

Tuttavia, quella sera stessa, raggomitolata su stessa e preda dei propri pensieri, le parole di Izayoi non riuscirono a essere di alcun aiuto per Kagome, per quanto lei ci provasse. Era vero, lei e Inuyasha avevano raggiunto tanto, eppure pensando a quanto si fossero detti il giorno prima – a quella dichiarazione che aveva lasciato finalmente le sue labbra – non riusciva a esserne felice.

Avrebbe dovuto essere contenta di scoprirsi innamorata, di aver trovato finalmente risposta alle domande che l’avevano assillata da che aveva incontrato il mezzo demone, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era quel senso di inquietudine che era aumentato in modo esponenziale.

Un unico presagio aveva sostituito tutti i dubbi che l’avevano tormentata finora e sembrava occuparle la mente senza lasciare spazio a niente altro, e Kagome non era sicura di poter sopravvivere se fosse diventato realtà.

Cosa ne sarebbe stato di lei se quella stessa dichiarazione si fosse infine trasformata in un addio?


 


N/A: Un Inuyasha così aperto e sicuro dei propri sentimenti non si è mai visto, eh? Ebbene, in questa storia lo è u.u Ogni tanto fa bene al cuore leggerlo tanto sicuro, ma anche perché ricordiamoci che sin dall'inizio quello più sicuro tra i due era lui e non Kagome; lui aveva solo paura che Kagome non lo avrebbe mai ricambiato.

Detto ciò, spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto e vi lascio i miei soliti saluti. 

A prestissimo ❤.

 

   
 
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