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Autore: Ode To Joy    09/11/2022    2 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
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Prompt:

“To the Moon and Back”

 

XVI

An Optimist


It's way too late to save our souls, baby (oh, oh, yeah)

It's way too late, we're on our own (baby, on my own)

I made mistakes, I did you wrong, baby (oh, oh, yeah)

It's way too late to save my

[“Too Late” - The Weekend]


 

“Ha bisogno del tuo aiuto.”

Hawks esordì così, nessun preambolo, dopo essere entrato nelle stanze del Re senza nemmeno bussare. Enji era sveglio, fermo di fronte alla finestra che  portava alla balconata. Dall’ultima battaglia, il Cavaliere lo aveva sorpreso spesso a guardare l’orizzonte, perso in una riflessione senza fine. 

“Hawks…”
“No,” lo interruppe il più giovane, attraversando la stanza. “Shouto ha bisogno che torni a sedere sull’Alto Trono. Ha bisogno di aiuto e io non posso darglielo.” 

“Se Shouto ha bisogno di conforto, sono certo che sua madre-”
“Con tutto il rispetto, Enji, ma la Regina non può dargli quello di cui ha realmente bisogno.” Hawks parlava con calma ma non voleva sentir ragioni. “A Shouto non serve un abbraccio o una spalla su cui piangere. Ha bisogno che qualcuno sollevi dalle sue spalle il peso di un regno che non è ancora pronto a governare.”
“Strano che tu lo dica. Gli altri membri del Concilio Ristretto non fanno altro che-”

“Ti hanno raccontato che ha trovato il corpo di Izuku?”

Per la prima volta da giorni, il muro dietro cui il sovrano si era nascosto smise di essere inassediabile. 

“Shouto ha trovato Izuku?”

Hawks se ne accorse e ne approfittò.

“Ha scavato nel fango a mani nude per recuperarlo,” rispose. “Ha vegliato il suo corpo per un’intera notte e lo ha preparato per il funerale. Ha fatto tutto da solo, non ha voluto l’aiuto di nessuno.”

“Sei andato da lui?”

Il viso di Enji era oscurato dal senso di colpa.

Al Primo Cavaliere non serviva che si affliggesse, aveva bisogno che reagisse.

“Ha pianto,” raccontò.

“Con te?”

“Sì, non voleva farlo ma è crollato, poi è andato avanti come se nulla fosse. Non ce la fa più, Enji!”

Il Re fece per dire qualcosa, ma si trattenne e abbassò lo sguardo. 

“Che cosa c’è?” Domandò Hawks.

“Katsuki,” disse Enji. “Che cosa mi dici di lui?”

Hawks ignorò la domanda, allungò la mano per stringere il braccio del Re.

“Enji, mi stai ascoltando?” Domandò, a un passo dalla rabbia. “Devi tornare alla realtà! Shouto ha bisogno di suo padre!”

Se il sovrano aveva vacillato, fu svelto a tornare fermo nella sua posizione. 

“Ti ho chiesto di Katsuki.”
“Come vuoi che stia un quindicenne che ha perso in quel modo il compagno di una vita?”

Non era semplice far perdere la pazienza a Hawks e, dopo anni di servizio come suo braccio destro, sapeva bene come prendere Enji Todoroki. O, almeno, era questo che aveva sempre creduto.

“Il Drago non si è ancora rialzato…” Mormorò il Re, ma non era al Cavaliere che stava parlando. “Non è ancora arrivato il momento.”

“Il momento per cosa?” Un dubbio s’infilò improvvisamente nella mente di Hawks. “Enji… Hai visto qualcosa su quel campo di battaglia?”
Perché non ci aveva pensato subito? Quell’uomo aveva passato tutta la vita a farsi influenzare da sogni e visioni. 

“Questo è il motivo per cui te ne stai chiuso qui dentro?” Incalzò. “Che cosa stai aspettando che accada?”

Enji lo guardò dritto in faccia.

“Ti fidi di me, Hawks?”
Il Cavaliere alzò gli occhi al cielo e per poco non scoppiò a ridere. “È un po’ tardi per chiederlo, non ti pare?”

“Allora abbi fiducia in me ancora per un po’.” Non era un ordine, più una preghiera. “Fino ad allora, prenditi cura di Shouto.”




 

Hawks non poteva negare l’esistenza della magia: ne portava la prova tangibile sulle spalle.

Il suo scetticismo riguardava tutto ciò che non poteva toccare con mano, come visioni, sogni premonitori o uno stupido gioco di carte per conoscere il sesso e la stagione di nascita del proprio primogenito - che non era mai stato nemmeno concepito, tra l’altro.

Ma Hawks era anche un uomo leale e se Enji gli aveva chiesto di fidarsi, lo avrebbe fatto - con tutti i dubbi del caso. Per quanto riguardava il prendersi cura di Shouto, c’era una sola cosa che poteva fare.

Dopo il funerale di Izuku, si convinse a farla. 

Katsuki aveva partecipato alla cerimonia, lo aveva fatto sotto forma di Drago e aveva acceso la pira funebre al posto di Shouto. Il Primo Cavaliere lo aveva interpretato come il suo modo di dire a tutti che c’era ancora, ma era stato svelto a barricarsi di nuovo nelle stanze del Principe.

“Parla di nuovo,” disse Shouto, il sollievo era evidente sul suo giovane viso. “Qualche volta, lo convinco a mangiare in mia compagnia. Non sta bene, ma credo che stia cominciando a fare i conti col fatto che sia ancora vivo.”

Stavano passeggiando sulle mura di cinta, osservando le pire funebri che venivano accese in riva al Lago delle Mezze Stagioni. Sembrava che i caduti in battaglia fossero infiniti.

“Vorrei provare a parlargli,” gli disse Hawks. “Ho una storia da raccontargli.”

“Parli di Touya?” Domandò Shouto, guardandolo dritto negli occhi. 

“Parlo di vittorie che non sono realmente tali,” spiegò il Cavaliere. “E di sconfitte che non sono fallimenti.”

“Argomenti complessi d’affrontare con Katsuki.”

“Ho il tuo permesso?”

Hawks non gli disse che lo faceva per il suo bene, quello era un dettaglio che avrebbe condiviso solo col giovane Drago.

“Il mio permesso non ha alcun valore,” rispose Shouto. “Se vorrà parlarti, lo farà. Altrimenti, sarà bravo a farti capire che non gradisce la tua presenza.”

“Sono abbastanza ottimista a riguardo,” disse Hawks.

Anni di pratica con i Todoroki mi torneranno utili, fu quello che pensò.


-1 anno dopo-



 

Era in corso un’eruzione e, a giudicare da quanto era calda l’aria, doveva trattarsi di uno dei vulcani che si affacciava sul mare. Le mura del Castello Vecchio tremavano, ma Dabi sapeva che sarebbero rimaste in piedi. Aveva perso il conto dei terremoti che avevano scosso quella terra negli ultimi otto anni e dei fiumi di lava che aveva visto correre sotto le sue finestre. Gli improvvisi scatti d’ira della Cintura Vulcanica Minore avevano smesso d’intimorire il Principe Esiliato da tanto tempo.

Era il ghiaccio a turbarlo.

“Shouto…” Chiamò Dabi, ancora intontito dal sonno. La lentezza con cui tornò a essere padrone del suo corpo fu la conferma che quel bastardo del Re-Del-Nulla aveva tentato di fottergli la testa. E non lo aveva fatto solo con lui.

“Shouto…” Dabi si sollevò a sedere, la testa china. Vide la propria mano stretta in quella del fanciullo in una morsa di ghiaccio. Metà del potere di suo fratello lo aveva raggiunto in sogno, salvandolo da All For One. 

Shouto dormiva ancora, tutto il suo corpo era ricoperto da un leggero strato di brina, compreso il lato sinistro. Se l’aria bollente che li circondava non era sufficiente a scioglierla, significava che il corpo del diciassettenne stava raggiungendo temperature pericolosamente basse.

Dabi si liberò con facilità dal ghiaccio che gli bloccava la mano sinistra e lo scosse.

“Shouto!” Chiamò a voce più alta.

Il fanciullo si mosse nel sonno, il viso contorto in una smorfia di dolore. Non ci voleva un genio per capire che quello non era un sonno fisiologico. Dabi non perse tempo a provare metodi più gentili, colpì il viso del fratello con il dorso della mano.

“Respingilo e svegliati, moccioso!” Ordinò Dabi.

Non riuscì a capire se a essere efficace fu lo schiaffo o il modo in cui gli urlò addosso. Quando gli occhi eterocromatici di suo fratello risposero al suo sguardo, il Principe Esiliato sorrise soddisfatto per la doppia sconfitta che All For One aveva subito.

“Inverti la temperatura, principino, stai congelando,” disse, certo che il più giovane avrebbe risolto la situazione da solo.

Ma Shouto si limitò a guardarlo, gli occhi due pozzi di disperazione e dolore, mentre ingoiava aria come se qualcosa lo stesse soffocando. L’espressione di Dabi si oscurò.

“Shouto, inverti,” disse, come se il problema alla base fosse semplice incomprensione. “Se non ti scaldi, il tuo cuore cederà.”

Suo fratello continuò a fissarlo, terrorizzato. Tremava tanto da non riuscire a parlare e a Dabi venne il sospetto che All For One avesse fatto qualcosa per bloccare le sue fiamme.

“Concentrati,” ordinò, posando una mano sul petto del più giovane. “Se sei sveglio, significa che il bastardo non è più nella tua testa. Sei di nuovo padrone del tuo corpo. Cerca il fuoco dentro di te… Cercalo e accendilo!”

Shouto annuì debolmente, chiuse gli occhi e Dabi restò a guardarlo tentare per dei lunghissimi minuti. Quando si rese conto che era tutto inutile, Shouto rinunciò con un singhiozzo. 

“Ehi!” Dabi prese il giovane viso tra le mani. “Se non riesci ad accendere il fuoco, ritira il ghiaccio!”

Il fanciullo scosse di nuovo la testa. Era impossibile capire da cosa dipendesse, ma Shouto aveva perso completamente il controllo del suo potere e lo stava divorando. Era una sensazione che il maggiore conosceva bene, ne portava i segni sulla pelle.

Ma non era troppo tardi per Shouto.

“Vieni…” Il Principe Esiliato sollevò suo fratello da terra. Non era leggero, ma nemmeno pesante come si era aspettato. Riuscì a portarlo fuori dal castello con relativa semplicità.

“Dobbiamo riaccendere le tue fiamme, Shouto!”
Dabi si fermò a metà del ponte di pietra e s’inginocchiò a terra, poi guardò il fanciullo per assicurarsi che fosse ancora cosciente.

“Il fuoco non può uccidere un Todoroki. Lo sai questo, vero?”

Shouto annuì.

“Ti fidi di me?” 

La risposta fu un altro cenno di assenso.

Dabi piegò le labbra in un sorriso dalle sfumature tristi.

“Sei proprio uno stupido, ragazzino.”

Quando le fiamme blu lo avvolsero, Shouto non ebbe paura. Sfinito da tutto quello che era successo, il Principe di Fuoco e Ghiaccio appoggiò la guancia al petto del fratello e chiuse gli occhi.

Non aveva più freddo.




 

Quando la terra cominciò a tremare, Hawks era in quota. Assistette all’inizio dell’eruzione: non si trattava di un singolo vulcano ma di due, forse tre. Era difficile determinarlo con certezza perché stava accadendo sulla costa, mentre il Cavaliere si trovava più a sud. In un primo momento, Hawks non si preoccupò per i due Principi: il Castello Vecchio era sopravvissuto a secoli di terremoti vulcanici e Touya viveva in quella terra da quasi un decennio, era davvero l’unico di loro che sapesse come muoversi e, di conseguenza, prendersi cura di Shouto. C’era solo da sperare che i vecchi rancori, di cui il Todoroki più giovane non era colpevole, non spingessero il Principe Esiliato a compiere qualche sciocchezza. Hawks voleva essere ottimista a riguardo. La possibilità che All For One fosse lì, ancora vivo e abbastanza potente da minacciarli aveva turbato Touya almeno quanto loro.

Katsuki stesso gli aveva dato abbastanza fiducia d’affidargli la vita del suo compagno. 

Sì, i due fratelli stavano sicuramente bene.

Per il Primo Cavaliere, il problema alla mano era un altro.

Appena mezz’ora dopo l’inizio dell’eruzione, Hawks cominciò a tossire. L’aria in quota divenne irrespirabile in breve tempo, a causa dei gas e della polvere. Nemmeno il calore era d’aiuto, ma era abbastanza distante dai vulcani da poterlo sopportare. 

Alla fine, il Cavaliere si ritrovò costretto ad atterrare.

Una volta con i piedi per terra, appoggiò il braccio alla parete di roccia e chinò la testa, scosso dai colpi di tosse. Sentiva la gola andare a fuoco. Quando tornò padrone del suo respiro, Hawks sollevò lo sguardo: il cielo era divenuto scuro, coperto da nubi più nere di quelle cariche di pioggia, tanto spesse da oscurare il sole.

Le ricerche non potevano continuare in quelle condizioni ma, nello stato in cui versava, il Primo Cavaliere non poteva neanche volare per tornare indietro. La sua unica possibilità era continuare a spostarsi verso sud, lontano dai vulcani, cercare riparo in uno dei villaggi sul lato meridionale della Cintura Minore, aspettare lì che tutto finisse e poi tornare indietro, al Castello Vecchio.

Un ringhio riecheggiò nella valle, sottraendo il Cavaliere alle sue riflessioni.

Guardò verso l’alto e vide il Drago rosso volare tra le nubi nere, come se l’aria non fosse velenosa. Per Katsuki era diverso, quell’inferno era confortevole per lui. Stava tornando all’antica rocca dei Todoroki, doveva aver rinunciato a cercare eventuali tracce di All For One anche lui. 

Hawks lo seguì con lo sguardo e fu allora che notò all’orizzonte qualcosa che prima non c’era: dietro la sagoma scura delle torri del castello, un bagliore blu rivaleggiava con quello della lava.

Hawks sgranò gli occhi. Non vedeva quello spettacolo da anni, ma lo riconobbe immediatamente. Touya stava combattendo. Non aveva importanza contro chi o cosa, non era un buon segno. D'istinto, Hawks aprì le ali. Volare in direzione della costa non era una buona idea, ma doveva tentare. Doveva. La parete di roccia su cui era atterrato esplose.

Il Cavaliere perse i sensi prima di toccare terra.




 

”Hawks… Hawks!”

Le voci furono la prima cosa a fargli capire che era ancora vivo. Il dolore fu la seconda.

“Dobbiamo spostarlo!”
“Come… Hai visto le sue ferite?”
“Dobbiamo portarlo al campo! Se resta qui, morirà!”

Lo afferrarono, lo sollevarono. Urlò per tutto il tempo, senza riuscire a ribellarsi: anche respirare faceva male. Sapeva che lo stavano aiutando, ma la sofferenza fu tale che l'istinto invocò a gran voce il suo potere per toglierseli di dosso. Le piume non risposero al suo disperato appello. 

Lo depositarono su una barella, prono.

Ne dedusse che le ferite di cui avevano parlato gli ricoprivano la schiena.

Provò a muovere le ali, ma non c’erano più.

“Hawks, riesci a sentirmi?”

Era Rumi - Mirko.

“Ti stiamo portando al campo, resisti!”

Non si disturbò a rispondere o aprire gli occhi. Usò tutte le poche forze che aveva per tenersi aggrappato alla vita. Se fosse scivolato nell’incoscienza, non si sarebbe più svegliato. Ne era certo.

“Resisti!” Ripeté Rumi. Era al suo fianco, non era lei a trasportarlo. “Resisti!”

Ci stava provando, ma non era certo di riuscirci. Lei ali non c’erano più, la sua schiena bruciava. 

Bruciare.

Fuoco. Fiamme blu.

Touya…

“Ru-Rumi.” Non riconobbe la sua stessa voce. “Rumi…” Chiamò, anche se sapeva che lo detestava.

Cercò la sua mano alla cieca. Quando l’afferrò, seppe che lo stava ascoltando. 

“Touya?”
Anche se avesse voluto aggiungere altro, non ci sarebbe riuscito. Era come se i suoi polmoni non riuscissero a contenere abbastanza aria da tenerlo cosciente e, al contempo, farlo parlare. Il danno non si limitava all’esterno, ma coinvolgeva anche i suoi ordini interni.

L’amica non gli rispose e gli venne il dubbio di non aver parlato abbastanza chiaramente.

“Rumi… Touya?”
Si costrinse a sollevare le palpebre e trovò sul viso di lei la risposta che cercava. Il suo silenzio fu la peggiore delle conferme. Se ci fosse riuscito, avrebbe scosso la testa, rifiutato quella realtà con tutto se stesso, mandando al diavolo la ragionevolezza che era solito accompagnarlo.

Lasciò andare la mano di Rumi, abbandonandosi completamente contro la barella. Il dolore del corpo, se paragonato a quello che gli chiudeva la gola, era una cosa da poco.

Sentì il contatto con la realtà venire meno. 

Si stava arrendendo, non aveva importanza.

Touya non c’era più.

Per lui sarebbe stato disposto a volare fino alla luna e ritorno, ma non era riuscito a salvarlo.

Era il Cavaliere più veloce della corte dell’Alto Trono e, ancora una volta, non era arrivato in tempo per lui.

Che ragione aveva di continuare a combattere?

“Hawks?”




 

“Hawks!” 

Questa volta aprire gli occhi fu molto più facile.

Il Primo Cavaliere sentiva dolore alla testa - in particolare, all’altezza della tempia sinistra - e sentiva che se si fosse mosso, il suo corpo gli avrebbe dato ragione di pentirsene. Di fronte agli occhi di Touya, che lo guardavano come se volesse torcergli il collo, tutti quei pensieri passarono in secondo piano.

“Touya… Che cosa…?” Hawks impiegò qualche istante a mettere in ordine le idee e il Drago rosso chinato su di loro non lo aiutò nell’impresa. “Katsuki, che… Dov’è Shouto?”

Touya non ebbe la pazienza di rispondergli.

“Alzati!” Tuonò. “Muoviti!” Lo prese per le spalle e provò a sollevarlo. 

Ogni fibra del corpo del Cavaliere urlò.

“Fermo, Touya!” Si lamentò a gran voce. “Fermati!”

Il Principe Esiliato lo accontentò, ma non gli risparmiò uno sguardo esasperato dei suoi.

L’aria era bollente. Hawks provò a prendere un respiro profondo e finì col tossire violentemente, inarcandosi contro il terreno per il dolore. Si ricordò delle eruzioni in corso, del bagliore blu che aveva visto all’orizzonte e dell’esplosione che lo aveva investito. 

“Hawks, ti devi alzare!” Ordinò di nuovo Touya. “Queste fottute ali sono troppo pensati, non ce la faccio a portarti!” Cercò di fare metà del lavoro per lui.

Sopraggiunse altro dolore.

“No, no, no, Touya!” Si oppose il Cavaliere.

“Hawks!” Il giovane Todoroki gli afferrò il mento senza gentilezza e lo costrinse a guardarlo in faccia. “Se non ti alzi subito, muori,” pronunciò quell’ultima parola con particolare enfasi. “Devi alzarti e salire in groppa a quel Drago, così possiamo volare via da questo inferno!”

E chi era lui per disubbidire a un Principe della Casata del Fuoco?

“Va bene.” Il Cavaliere parlò con un filo di voce, aggrappandosi alle braccia dell’altro. “Va bene…”

Strinse i denti contro il dolore, mentre Touya lo aiutava a issarsi sulle gambe.

Se ne andarono dalle terre del Castello Vecchio senza guardarsi indietro.



 
   
 
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