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Autore: Europa91    16/11/2022    1 recensioni
Odasaku è morto e Dazai non riesce ad accettarlo.
“Mettersi a piangere e urlare non avrebbe risolto nulla, anche se l’avrebbe aiutato a sfogarsi. Tornò con la mente al libro di Mori, quello sull’esistenza di realtà alternative e fu colto da un’illuminazione: se fosse esistito anche solo un mondo, un universo in cui Oda era ancora vivo, lo avrebbe trovato. Non importava come, lui avrebbe riportato Odasaku indietro. Se c’era anche solo una minima possibilità di salvarlo l’avrebbe trovata.“
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'People Exist To Save Themselves'
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Si trovava nel futuro. Dazai stentava a crederlo. Superato lo stupore iniziale che la scoperta gli aveva provocato l’ex mafioso cercò come sempre di fare il punto della situazione. Alla base di ogni strategia vi stava la conoscenza del terreno di gioco, più informazioni si avevano a propria disposizione e più le percentuali di successo aumentavano. Storse impercettibilmente il naso al ricordo dell’ennesima lezione impartitagli da Mori e di come le parole del Boss risuonassero ancora nella sua testa. Doveva solo abituare la propria mente, ormai non era più un dirigente della Port Mafia, anche se non poteva evitare certi ragionamenti.

Prese un lungo respiro.

Quattro anni erano un lasso di tempo considerevole e l’Abilità di Murray si era rivelata sempre piuttosto precisa. Poteva significare solo una cosa, in quella realtà Odasaku era in qualche modo sopravvissuto e il suo compito sarebbe stato scoprirne il motivo.

Finì di bere il proprio caffè in silenzio continuando a fissare la data e l’ora indicate sul cellulare, scorrendo distrattamente anche la rubrica dei contatti.

C’erano molte, troppe domande alle quali non vedeva l’ora di dare una risposta. Primo fra tutti il motivo di quel salto temporale. Non si trattava di poche settimane ma di anni interi e questo particolare non aveva fatto altro che accendere un campanello d’allarme nella mente del ex mafioso.

Forse in quella realtà non vi sarebbe stato nulla a minacciare Odasaku. Magari il suo viaggio era finalmente giunto al capolinea. L’esperienza gli suggeriva come fosse inutile lasciarsi andare in ipotesi o fantasie ma non poteva evitarlo.

Era ancora perso nei propri ragionamenti quando una porta della stanza si aprì di scatto e un individuo biondo fece la propria comparsa sulla scena. Dazai lo riconobbe immediatamente, lo aveva già incontrato prima. Era successo in una delle realtà di Murray. Lo spilungone biondo era il braccio destro di Yukichi Fukuzava, l’uomo che aveva trovato a capo della Port Mafia nel secondo mondo che aveva visitato. Ovviamente Dazai non rammentava il suo nome, ma quello era un dettaglio di scarsa importanza. L’uomo, che indossava un paio di occhiali e aveva un’aria saccente, non gli diede quasi il tempo di parlare che subito iniziò ad incalzarlo e riempirlo di domande, sbattendo entrambi i palmi delle mani sul tavolo della cucina.

«Dazai ti ho cercato per tutta la mattina si può sapere dove eri finito?» il moro si limitò ad un’alzata di spalle;

«Mi sono addormentato su quel divano» ammise sperando che fosse una spiegazione abbastanza esaustiva, nel mentre si stiracchiò i i muscoli intorpiditi accompagnando il tutto da un sonoro sbadiglio.

«L’Agenzia è praticamente in uno stato d’emergenza come puoi dormire?» l’ex mafioso voltò la testa regalandogli un sorriso di scherno, uno di quelli che era solito riservare anche a Chuuya quando voleva divertirsi a farlo arrabbiare.

«Non ne ho la più pallida idea. Evidentemente ero troppo stanco e quel divano sa essere parecchio comodo» concluse con voce infantile.

«Atsushi-kun è stato rapito dalla Port Mafia e tu sei qui a farti pisolini e bere caffè? Credevo potesse esserci un limite a tutto» detto questo il biondo si tolse gli occhiali per potersi massaggiare meglio le tempie. Quel gesto gli ricordò Ango e le sue crisi di nervi.

Fu allora che Dazai decise finalmente poggiare la propria tazza su di uno dei ripiani presenti in quella piccola cucina. Non conosceva nessun Atsushi, ma non poteva dire lo stesso del proprio alter ego di quella realtà. In quattro anni chissà quante cose dovevano essere cambiate.

In primo luogo, sembrava che anche in quel mondo lui avesse abbandonato la Port Mafia, ma a quale scopo? In fondo se Odasaku era vivo che motivo avrebbe avuto per andarsene? Cosa poteva avere spinto l’Osamu Dazai di quella realtà a prendere una simile decisione?

Non avrebbe mai lasciato Oda. Non intenzionalmente.

Era stato lui a presentarlo a Mori, a condurlo alla Port Mafia.

Non aveva alcun senso.

Lo sguardo accusatore del biondo però lo costrinse a mettere momentaneamente in pausa ogni altro pensiero o ragionamento.

«Ehm ecco» iniziò ricordandosi in quel istante di non rammentare affatto il nome dell’uomo a pochi metri da lui.

«Si può sapere che diavolo ti prende oggi?» Dazai non poté fare a meno di notare una scintilla di preoccupazione attraversare quello sguardo severo. Quel Atsushi doveva essere un loro collega, questo almeno avrebbe potuto spiegare il perché di tutta quella apprensione manifestata nei suoi confronti.

La situazione però rimaneva fin troppo ambigua, perché mai la Port Mafia avrebbe dovuto rapire qualcuno? Quel quattrocchi biondo non sembrava appartenere a nessuna Organizzazione nemica, tanto meno corrispondeva ai classici individui con i quali Dazai era abituato a trattare.

Sembrava un semplice impiegato. La Mafia non era solita a rapire la gente, o almeno non senza trarne un qualche profitto. In quel momento però l’ex dirigente non aveva tempo o voglia di interrogarsi troppo sulla questione, come sempre la sua priorità era di trovare Odasaku. Anche se questo scenario futuro lo aveva sorpreso non si sarebbe lasciato scoraggiare, avrebbe fatto di tutto per salvare il proprio amico.

Dazai si sentiva come se il tempo e le occasioni messe a sua disposizione stessero per terminare.

Ango lo aveva esortato a pensare a un piano B, la realtà era che lui non voleva farlo.

Non si sentiva ancora pronto ad abbandonare la speranza di riavere Odasaku nella propria vita. Accettare una seconda opzione avrebbe comportato una sua resa.

Dopo essersi recato sulla tomba dell’amico, Dazai aveva realizzato per la prima volta quanto la sua morte fosse reale.

Era un pensiero assurdo. Oda aveva esalato il proprio ultimo respiro tra le sue braccia, eppure era come se una parte di Dazai si fosse sempre rifiutata di accettarlo.

Aveva preferito chiudere gli occhi e fuggire da quella realtà così dolorosa. Intraprendendo un cammino che non sapeva dove lo avrebbe condotto.

Era più facile credere in un’utopia, cullarsi nell’illusione che avrebbe salvato l’amico grazie all’Abilità di Murray.

Dazai era convinto di poter trovare un mondo in cui Oda Sakunosuke potesse sopravvivere. Non avrebbe più visitato una fredda lapide, o affidato i propri pensieri al vento.

Non si sarebbe mai arreso, soprattutto ora che l’epilogo di quella storia non gli era mai sembrato tanto vicino o a portata di mano.

Si trovava nel futuro. Oda aveva vissuto altri quattro anni, forse in quel mondo nulla avrebbe potuto minacciare la sua felicità. Dazai sapeva di non potersi permettere di abbassare la guardia eppure non riusciva ad evitare di sentirsi in qualche modo più tranquillo. Come sempre la difficoltà maggiore sarebbe stata quella di trovare Odasaku, visto che non compariva tra i contatti del proprio telefono.

Rimise pigramente il cellulare in tasca. Dal lato opposto della cucina, lo spilungone biondo non aveva cessato di osservarlo, interrogandosi sullo strano comportamento assunto dal proprio collega.

Dazai, quella mattina aveva un qualcosa di diverso. Era più silenzioso e introverso del solito e con uno sguardo assente. Aveva studiato a lungo la sua espressione mentre giocherellava con il cellulare e non aveva potuto fare a meno di notare la delusione che per una frazione di secondo gli era comparsa in volto.

Kunikida rimase qualche secondo più del necessario a studiare quel profilo perfetto, perdendosi nella bellezza di quei lineamenti. Lo aveva pensato sin dal primo istante in cui le loro strade si erano incrociate, Dazai aveva un fascino particolare che lo aveva letteralmente ammaliato. Con il passare del tempo, aveva iniziato a conoscerlo meglio e piano piano quest’immagine che il detective si era creato nella propria mente era andata a scontrarsi con la dura realtà. Dazai era imprevedibile, oltre che pieno di contraddizioni. Aveva una mente brillante ma si comportava come un ragazzino.

Kunikida non riusciva mai a capire cosa gli passasse per la testa, ed era frustrante. Un secondo prima lo trovava lamentarsi per questo o quel motivo, mentre quello dopo eccolo risolvere un caso mostrando le proprie eccellenti abilità deduttive. Per non parlare di quando spariva per ore, inscenando sbadati tentativi di suicidio. Forse era questo ad affascinarlo maggiormente, come anche il fatto di non aver ancora scoperto nulla sul passato del proprio collega. Kunikida non riusciva a immaginarsi Dazai svolgere un lavoro normale, eppure anche in quel caso, una parte di lui gli suggeriva come la risposta fosse lì davanti ai propri occhi e lui era solo troppo cieco per vederla.

«Allora?» fu Dazai questa volta a riportarlo alla realtà.

Kunikida si accorse di essere stato colto in fallo. Tornò a sistemarsi i propri occhiali sul naso cercando di nascondere l’imbarazzo che provava in quel momento. Si era incantato ad osservarlo come uno studente alla prima cotta.

«Tra poco terremo una riunione in cui Ranpo ci illustrerà il piano con cui spera di recuperare il ragazzo tigre. Ero solo venuto per avvisarti»

Il demone della Port Mafia fu abile nel mascherare la propria sorpresa.

Ragazzo tigre.

La faccenda si faceva di minuto in minuto più interessante.

Nonostante questo Dazai sapeva che non doveva perdere di vista il proprio obiettivo.

Lo sguardo che il biondo gli rivolse lo portò a desistere da qualunque protesta.

Avrebbe presenziato a quell’incontro e poi si sarebbe dedicato alla ricerca di Odasaku. Sperare che i fatti fossero in qualche modo collegati sarebbe stato troppo bello per essere vero e per esperienza personale l’ex mafioso era pronto ad aspettarsi di tutto da quelle realtà.

 

***

 

Dazai capì presto di trovarsi all’Agenzia dei Detective Armati, ma contrariamente a quanto accaduto nel secondo mondo che aveva visitato, questa volta tra i presenti non vi era nessun viso conosciuto, o quasi. Fukuzawa come aveva previsto ricopriva la carica di Presidente e sedeva sul posto che lui aveva visto appartenere a Mori.

Aveva già incontrato anche quel Ranpo che il biondo occhialuto aveva nominato qualche istante prima. Era il moccioso che con una battuta gli aveva fatto notare come in un’altra vita avrebbero potuto finire con il diventare colleghi. Con il senno del poi si era rivelata essere una predizione corretta. Gli fece nascere il sospetto di essere stato in qualche modo scoperto ma decise di accantonarlo.

In fondo chi mai poteva essere così pazzo da viaggiare per le varie realtà tentando di salvare la persona amata?

Gli tornò alla mente la conversazione avuta con Verlaine.

Sicuramente l’ex Re degli Assassini sapeva qualcosa ma parlare con il biondo dirigente avrebbe inavvertitamente spostato la conversazione su Chuuya e questo Dazai desiderava evitarlo.

Ogni volta che pensava al proprio partner, la sua mente iniziava a giocargli brutti scherzi. Il ricordo ancora troppo vivido di quel Chuuya disperato per la morte di Odasaku non gli dava pace. Sapere che in un’altra realtà dei due erano amati era stato un duro colpo per Dazai.

Come lo era stato scoprire che era successo per causa sua.

In questa realtà Osamu Dazai sembrava aver cambiato la propria vita. Apparentemente stava dalla parte dei buoni, come Odasaku avrebbe voluto. Doveva solo capire perché fosse finito con il prendere una simile decisione. Cosa poteva aver spinto il proprio alter ego ad abbandonare la Port Mafia.

La riunione era iniziata da qualche minuto ma l’ex dirigente non stava ascoltando nessuna delle parole che in quel momento uscivano dalla bocca di Kunikida.

Dazai si era limitato a prendere tra le mani i vari documenti preparati da Ranpo, li aveva sfogliati distrattamente cercando come sempre di estrapolarvi quante più informazioni possibili. In una delle pagine iniziale compariva anche una foto del famoso Nakajima Atsushi correlata dalla sua scheda personale.

Proteggi gli orfani

Gli venne quasi da ridere. Il ragazzo tigre era davvero un orfano, e anche se avevano la stessa età, ai suoi occhi appariva come un bambino.

In qualche modo la mente di Dazai lo associò ad Akutagawa. Anche il temibile mastino della Port Mafia un tempo era stato un cucciolo sperduto al quale lui aveva dato una casa, un posto dove vivere. Uno scopo. Continuò nella lettura apprendendo finalmente anche quale fosse l’Abilità del giovane detective.

Interessante. Fu tutto ciò a cui riuscì a pensare. Atsushi sarebbe potuto essere un partner perfetto per Akutagawa, forse aveva finalmente trovato un fodero per quella spada.

Comprese come mai il proprio alter ego lo avesse salvato e condotto in Agenzia. Infatti su quella scheda era riportato il proprio nome come garante per quel moccioso.

Il Dazai di quel mondo sicuramente aveva avuto il suo stesso pensiero, ovvero coltivare il potere di Atsushi, svilupparlo, per creare una nuova coppia in grado di proteggere la città da qualsiasi minaccia, forse ancora più potente di quanto lo fosse stata la Soukoku.

Di nuovo non poté evitare di pensare a Chuuya e di come avessero guadagnato quel soprannome. Anche Odasaku aveva partecipato alle fasi finali del conflitto salvando dei bambini rimasti soli.

Orfani.

Gli stessi innocenti che avevano perso la vita per colpa di Gide e di Mori.

Non si accorse si aver serrato i pugni fino a quando Ranpo non glielo fece notare;

«C’è forse qualcosa che ti tuba?»

Dopo quelle parole, il Presidente aveva preso insistentemente a fissarlo come anche il resto dei presenti.

Dazai si limitò a sorridere, dopo aver poggiato sul tavolo i documenti che teneva ancora tra le mani. Stava fingendo come sempre ma in fondo ingannare il prossimo era uno dei suoi numerosi talenti.

«Nulla. Mi sono distratto un attimo, prego proseguite pure» avvertì i rimproveri di Kunikida o maledizioni, che dall’altro capo della stanza il il biondo impiegato gli stava lanciando con lo sguardo ma non gli importava. Non vedeva l’ora di terminare con quella farsa per proseguire nella ricerca di Odasaku.

Decise di impiegare il resto del tempo a sua disposizione per provare a fare un sunto della situazione.

Si trovava nel futuro, in quella realtà Oda avrebbe vissuto per altri quattro anni. Per qualche ragione lui aveva lasciato la Mafia e collaborava con quella strana Agenzia di Detective che ora incolpava l’Organizzazione di aver rapito quel moccioso tigre. C’erano ancora troppe zone d’ombra, dettagli di cui aveva bisogno per stilare con maggiore chiarezza il quadro generale.

Fece un breve passo indietro cercando di ricordare quanto avesse appreso dalla seconda realtà che aveva visitato. Forse poteva estrapolarvi qualche informazione utile.

Sicuramente nel suo mondo, come in quelli che aveva visitato c’era stato un momento in cui i giovani Fukuzawa e Mori erano stati posti di fronte ad una scelta. Quella di guidare due Organizzazioni di individui dotati di Abilità Speciali per vegliare e proteggere la città di Yokohama.

Nella seconda realtà che Dazai aveva visitato, Ougai Mori aveva scelto il crepuscolo, in questa come nel proprio mondo il Boss doveva aver abbracciato l’oscurità delle tenebre.

Il ricordo della realtà precedente non aveva ancora cessato di tormentarlo. Mori aveva finto la propria morte e Dazai ne era stato complice. Il discorso era sempre lo stesso, era veramente passato dalla parte dei “buoni” o anche in quel mondo stava tramando qualcosa?

Abbattere l’Agenzia dall’interno non avrebbe portato nessun beneficio alla Port Mafia ma non poteva averne la certezza.

«Oggi sei più distratto del solito Dazai» Gli fece notare Ranpo, aprendo l’ennesimo pacchetto di patatine da sotto il suo naso.

«Sono solo preoccupato per Atsushi-kun» il detective alzò un sopracciglio;

«Bugiardo. Sappiamo entrambi che hai già in mente un piano per recuperare il nostro kohai. Ne abbiamo parlato giusto ieri» Dazai non poté fare altro che annuire;

«Non è stato facile convincere il Presidente ma forse lo scoglio più duro è stato ricevere anche l’approvazione di Kunikida» proseguì il detective.

«Intendo lasciarmi catturare in modo da indagare dall’interno vero?» era l’unica soluzione sensata che gli era venuta alla mente e probabilmente anche il suo alter ego era giunto al medesimo risultato. Ranpo annuì.

«Il Presidente mi ha informato ecco, sui tuoi trascorsi nella Mafia» Dazai si fece improvvisamente più attento;

«E cosa ti avrebbe detto?»

«Fino a quattro anni fa eri uno dei cinque dirigenti. Braccio destro del Boss Mori Ougai, però in seguito ad un certo incidente hai deciso di tagliare i ponti con quel mondo. So solo questo, oltre al fatto che il direttore Taneda del Governo ti ha fatto da garante e sei stato assunto per sua richiesta» Dazai restò qualche secondo confuso;

«Che incidente?» Odasaku non poteva essere morto, Murray non avrebbe mai commesso un simile errore. Se fosse stato così sarebbe subito ritornato nella propria realtà senza sprecare altro tempo;

«Non conosco i dettagli ma penso c’entri con la morte di un tuo collega» Dazai sbiancò.

No. Non era possibile. Odasaku non poteva essere morto anche in quel mondo. Non aveva il minimo senso.

«Dazai tutto bene?»

No. Non stava bene aveva bisogno di risposte.

Fece per darsi un tono ma finì con il far cadere per terra le varie carte e penne che aveva davanti a sé. Era sconvolto da quella notizia tanto da essersi momentaneamente dimenticato di dove si trovasse e cosa stesse facendo.

«Non può essere morto» mormorò in un sussurro.

Ranpo non perse tempo, lo prese sottobraccio e con una scusa lasciarono entrambi la riunione.

Fece accomodare Dazai su uno dei divani del soggiorno, uno di quelli che il Presidente era solito utilizzare quando riceveva qualche ospite importante.

Il moro si stese cercando di prendere fiato. Si sentiva uno straccio ma quella notizia lo aveva completamente destabilizzato. Questo perché era impossibile che Oda Sakunosuke fosse morto in quel mondo. Era l’unica cosa su cui poteva avere una qualche certezza.

Ranpo si limitò ad osservare il giovane uomo davanti a lui. Rimase in quella posizione per una decina di minuti, il tempo necessario per finire il pacchetto di patatine che teneva ancora tra le mani e che non aveva abbandonato; prima di decidersi a porre la fatidica domanda;

«Allora, tu chi sei?»

Dazai preferì rimanere in silenzio per qualche minuto cercando di calmare i propri nervi già tesi e vicini al punto di rottura. Negando avrebbe forse risolto qualcosa? Ricordava come quel piccolo detective fosse geniale, forse anche più intelligente di lui. Sapeva che probabilmente era già stato smascherato, quindi tanto valeva svuotare il sacco. Forse in quel modo avrebbe quanto meno guadagnato la sua fiducia. Avere un alleato avrebbe potuto fargli comodo.

«Se te lo dicessi non mi crederesti mai» ammise scostandosi dei ciuffi di frangia ribelle dal volto.

«Prova a fare un tentativo» l’ex più giovane dirigente nella storia della Port Mafia provò a sorridere mentre cercava di mettersi a sedere o comunque di trovare una posizione più consona al discorso che stava per intavolare;

«Sono Osamu Dazai» Ranpo non si mosse;

«Solo che non sono il Dazai di questo mondo» il detective si trovò ad annuire.

«Ti ho osservato attentamente. Sin dal primo momento in cui sei entrato in quella stanza avevo intuito come tu non fossi il Dazai che conoscevo. Non mi serviva certo la mia super deduzione per appurarlo»

«Credevo di essere un buon attore, di aver recitato bene la mia parte» il detective annuì

«Lo sei stato. Hai ingannato tutti ma non il sottoscritto»

«Inizio a perdere il mio tocco» Ranpo alzò un sopracciglio aprendo entrambi gli occhi, solo per poterlo osservare meglio.

«Non è solo questo vero? La reazione di poco fa. Voglio sapere cosa l’ha causata. Non ho mai visto Dazai in quello stato e sono certo che neppure tu sia abituato a tutto questo» il moro si trovò nuovamente ad annuire.

«Hai detto che non sei il Dazai di questo mondo. Cosa significa di preciso?»

«Ho utilizzato un’Abilità per venire in questa realtà. Ho perso un amico e sto semplicemente cercando di salvarlo»

«Perché stai continuando a mentire?» l’ex dirigente sorrise;

«Come puoi dirlo? Cioè cosa ti fa credere che siano tutte bugie?»

«C’è qualcosa nel tuo sguardo. Un qualcosa che stai tentando di nascondere ma lotta per venire in superficie»

«È morto tra le mie braccia. Il mio amico intendo. Non ho potuto fare nulla per salvarlo. Non ho capito cosa stava accadendo intorno a me, il piano che il Boss aveva architettato alle nostre spalle. Sono stato uno sciocco e Odasaku ha pagato con la propria vita»

«Chi?» quel nome sembrava aver catturato improvvisamente tutta l’attenzione del detective;

«Il mio amico. Si chiamava Oda Sakunosuke ma l’ho sempre chiamato Odasaku. Non è forse morto anche in questo mondo?» fu il turno di Ranpo di sgranare gli occhi. Si zittì di colpo prima di recuperare un altro snack e divorarlo in pochi minuti.

«Credi che sia per lui che hai lasciato la Port Mafia? No Oda Sakunosuke è vivo e attualmente è uno dei dirigenti. Non ci siamo ancora scontrati apertamente con lui ma io e il Presidente ricordiamo di averlo già incontrato in passato. È pericoloso e non va sottovalutato»

«Odasaku un dirigente?»

Qualcosa non tornava. Se il rosso era vivo come mai lui non si trovava al suo fianco. Cosa poteva essere successo? Come sempre ogni realtà portava con sé più dubbi che certezze.

«Non avrei immaginato foste amici ma d’altronde tu non hai mai parlato molto del tuo passato»

«Hai detto di averlo già incontrato»

«Oh si diverso tempo fa. Durante il primo caso che io e il Presidente abbiamo risolto insieme. Oda-kun era un ragazzino, ora che ci penso dovremmo avere più o meno la stessa età» Dazai annuì. In quel mondo Odasaku avrebbe avuto ventisette anni. Chissà se era cambiato. Ranpo però proseguì con il proprio discorso;

«Era uno spietato assassino»

«Se la memoria non mi inganna faceva il sicario» Dazai al momento non ricordava. Aveva letto un’informazione simile ma non riusciva a rammentarsi dove. La sua mente faticava a stare al passo con le varie realtà che aveva visitato, soprattutto perché i suoi sentimenti per l’amico lo distraevano impedendogli di pensare con la solita lucidità.

«È stato in grado di uccidere un uomo con le mani legate. Persino il Presidente lo aveva definito notevole, un vero mostro»

Sembrava una descrizione assurda. Quello non era l’Oda Sakunosuke che Dazai aveva incontrato. Ma forse le parole di Ranpo valevano per il passato. Magari anche in quella realtà Odasaku aveva scelto di non uccidere, il fatto che fosse un dirigente non cambiava le cose. O forse si stava semplicemente illudendo.

«Sai come ha fatto un mostro simile ad entrare nella Mafia?» domandò anche se una parte di lui temeva di conoscere già la risposta;

«Non ne ho idea ma penso che tu invece ne conosca la ragione» Dazai si prese il volto fra le mani;

«Non so bene come funzioni questa storia dei mondi o dell’Abilità che mi ha permesso di essere qui. Però posso dirti cosa è accaduto nella mia realtà. La mia storia. Ero ferito e Odasaku mi ha soccorso. Mi sono ritrovato sul portico di casa sua. Non ricordo nemmeno come ci sia finito o se semplicemente qualcuno mi abbia abbandonato lì. Quell’uomo si è preso cura di me. Ha medicato ogni ferita e sopportato ogni mio tentativo di fuga. Ha assecondato ogni capriccio e ascoltato ogni mio discorso. Mi ha battuto a carte e ad oggi penso sia l’unico ad essere riuscito in una tale impresa. Forse è stato in quei giorni che ho capito quanto fosse diverso da chiunque avessi mai incontrato.»

«È stato lì che hai capito di amarlo?» Dazai scosse la testa;

«Non so se sia veramente amore il sentimento che mi lega a lui. So solo che è sempre stato forte. Potente al punto da spingermi a lasciare la Mafia»

«Devi raccontarmi cosa altro è successo Dazai»

«Dopo il nostro primo incontro sono stato io a presentarlo a Mori. Sono stato io a portare Odasaku nella Port Mafia, quindi presumo sia accaduto lo stesso anche in questo mondo. C’è però un fatto che non ti ho ancora raccontato. Odasaku è sempre stato un mafioso atipico e unico nel suo genere»

«Che vuoi dire?»

«Sai qual è stata la caratteristica più curiosa di Odasaku? Il fatto che non uccideva. Aveva questo problematico credo che fino alla fine non sono mai riuscito a capire. Aveva scelto di non uccidere e sai il perché? Il sogno di Odasaku era quello di diventare uno scrittore. Mi disse che chi scrive sulla vita non può togliere una vita, altrimenti perderebbe ogni diritto di farlo. Il suo più grande desiderio era quello di ritirarsi, vivere in un luogo vicino al mare dove poter scrivere osservando l’oceano. Invece è morto»

«La persona che mi stai descrivendo sembra quasi l’antitesi dell’uomo che conosco io»

«Eppure questo è l’Odasaku che ho perso» Ranpo non disse nulla. Dazai stava dicendo la verità e non aveva bisogno della sua ultra deduzione per capirlo.

Aveva davanti agli occhi un uomo distrutto che non era ancora riuscito ad elaborare il lutto di una persona cara. Questo Dazai sembrava essere l’ombra di se stesso, dell’uomo che aveva conosciuto e perché no, anche rispettato. Ranpo però era curioso, aveva bisogno di apprendere tutti i dettagli di quella vicenda, solo così avrebbe potuto aiutarlo o decidere se farlo o meno.

«Hai voglia di raccontarmi di come è morto?» lo sguardo che Dazai gli rivolse rispecchiava completamente lo stato d’animo in cui versava l’ex mafioso. Ranpo per la prima volta vide da vicino l’oscurità nascosta dentro quelle iridi. Dazai non aveva mai mostrato questo lato di sé, al detective sembrò di trovarsi improvvisamente difronte ad un completo estraneo.

«Era un piano di Mori-san. Aveva elaborato una strategia per ottenere una licenza all’uso di Abilità Speciali. Odasaku era solo la pedina sacrificale. Per riuscire in questa impresa ha permesso ad un’Organizzazione nemica di entrare clandestinamente in Giappone. Il loro leader possedeva la stessa Abilità di Odasaku. Si sono uccisi a vicenda e non ho potuto impedirlo»

«Poco fa hai detto che Oda non uccideva» gli fece notare il detective;

«Odasaku era una brava persona. L’uomo migliore che abbia mai avuto la fortuna di incontrare. Aveva adottato cinque bambini, rimasti orfani durante le guerre della Port Mafia. Il Boss ha ucciso quegli innocenti. È stata la loro morte a spingere Odasaku ad agire» Ranpo era senza parole.

«Ho tentato di fermarlo ma non ci sono riuscito quindi mi sono recato nell’ufficio di Mori, così ho scoperto la verità sul suo piano. Quel bastardo mi ha trattenuto il tempo necessario, quando sono riuscito a lasciare l’edificio e raggiungere Odasaku era troppo tardi. È morto tra le mie braccia strappandomi la promessa di diventare un essere umano migliore» Ranpo finalmente riuscì a rimettere insieme i pezzi;

«Per questo nel tuo mondo hai lasciato la Port Mafia» Dazai si limitò ad annuire faticando a trattenere le lacrime.

«Per questo non capisco cosa sia accaduto in questa realtà . Perché Odasaku sia ancora vivo dopo questi anni e perché io non sia con lui»

«Non conosco la storia del tuo alter ego. Come ti ho già detto prima, non parlava mai del proprio passato. Avevo intuito da solo che facesse parte della Mafia e il Presidente me l’ha confermato. So però che c’è una tomba a cui Dazai fa visita di continuo. Penso appartenga all’uomo che in questa realtà lo ha spinto a cambiare»

Dazai scoppiò a ridere non riuscendo a trattenersi;

«Scusa ma non riesco a credere che la morte di qualcuno possa veramente avermi allontanato da Odasaku» e detto questo fece per alzarsi. Ranpo tornò a fissarlo in attesa di una qualche spiegazione;

«Andrò alla Port Mafia»

«E cosa speri di ottenere?»

«Devo parlare con Odasaku. È l’unico modo in cui posso capire cosa diavolo è successo, inoltre devo sapere come mai in questa realtà è sopravvissuto altri quattro anni dopo la sua morte. Potrebbe essere in pericolo e devo salvarlo»

«Dazai ti rendi conto di cosa stai dicendo?»

«Scusami tanto se non sono il detective con il quale sei abituato a conversare»

«In realtà noi non abbiamo mai parlato molto»

«Io mi trovo qui solo per un motivo ed è salvare Odasaku. Non mi importa di altro e sia ben chiaro che non mi fermerò davanti a niente» Ranpo si fece da parte.

«Non ti fermerò Dazai-san ma sappi che prima o poi dovrai affrontare la realtà. Scappare non serve a nulla e lo sai meglio di me: i morti non possono tornare in vita»

«Ma posso sempre evitare che muoiano»

«Prima di andare dovresti visitare la tomba di cui ti ho parlato. Potresti ricavare informazioni importanti su questo mondo»

Dazai non disse nulla, limitandosi ad afferrare il proprio cappotto e lasciare l’edificio.

 

***

 

Non aveva la minima idea di dove andare. L’ex dirigente pensò di seguire la pista più ovvia e recarsi allo stesso cimitero in cui era stato sepolto Odasaku.

Aveva deciso di accettare il consiglio del detective solo perché sapeva quanto quel tappetto avesse ragione. Dazai aveva bisogno di ogni informazione possibile su quel mondo prima di affrontare Odasaku. Si accorse di aver appena sprecato un’ottima occasione. Avrebbe potuto domandare altro a Ranpo ma si era limitato a rispondere alle sue domande incalzanti. Come sempre, il solo pensare a Odasaku gli aveva fatto perdere di vista tutto il resto.

Dopo qualche minuto raggiunse il cimitero in cui solo il giorno prima, nel proprio mondo, aveva fatto visita alla tomba dell’amico. Una parte di Dazai era veramente curiosa di scoprire quale morte avesse avuto una tale influenza sulla vita del proprio alter ego. Non ricordava vi fosse qualcuno nella Port Mafia a cui avesse mai attribuito un particolare valore.

Era incredibile come quel posto non fosse cambiato di una virgola. Era identico a come si presentava quattro anni prima. Dazai ripercorse lo stesso sentiero che lo aveva portato di fronte alla lapide del proprio amico.

Niente avrebbe mai potuto preparare l’ex Demone Prodigio alla scoperta che si accingeva a compiere.

Nello stesso luogo in cui meno di ventiquattrore prima aveva salutato Odasaku c’era un’altra lapide. Era simile in tutto, tranne per il nome che recava.

Si avvicinò.

Improvvisamente ogni cosa acquistò un senso.

Nakahara Chuuya.

Era il proprio partner ad essere morto in quel mondo quattro anni prima.

Era stata la morte del possessore di Arahabaki a spingerlo ad abbandonare la Port Mafia. In quel momento il cellulare nella sua tasca prese a suonare. Dazai maledisse il tempismo di quella chiamata; rispose senza far troppo caso al numero.

«Hai trovato ciò che stavi cercando?» la voce di Ranpo dall’altro capo della linea era calma. Il detective aveva previsto ogni cosa e aveva già preparato una contromossa alla possibile reazione di Dazai.

«Perché non mi hai detto che si trattava di lui?»

Era ancora arrabbiato. Stava provando troppe emozioni insieme che come sempre non era in grado di gestire;

«Non mi avresti mai creduto. Dovevi vederlo con i tuoi occhi» Dazai tornò a fissare la tomba;

«Sai come è successo?»

«Ti racconterò tutto. Avrai ogni informazione in mio possesso. Ti chiedo solo una cosa Dazai in cambio del mio aiuto»

«Parla»

«Andrai alla Port Mafia, cercherai di salvare il tuo amico ma dovrai fare una cosa per me, anzi per l’Agenzia. Riportare indietro Atsushi»

«Affare fatto» rispose senza esitazione.

«Anche il piano del tuo alter ego prevedeva un tuo ritorno alla Mafia quindi perché non sfruttare la cosa a nostro favore»

«C’è altro?»

«Manterrò il tuo segreto. Nessuno saprà cosa stiamo combinando, ora però affrettati a tornare in Agenzia o inizieranno a fare domande»

«Dovrai raccontarmi ogni cosa. Devo sapere come è morto Chuuya»

Ranpo annuì prima di terminare la conversazione. Dazai lanciò un’ultima occhiata a quella lapide a qualche metro da lui.

«Così in questo mondo sei morto Chibi. Ma non temere, scoprirò cosa ti è successo» accarezzò la tomba mentre una parte di lui sperava con tutto il cuore di non essere il responsabile.

Non lo avrebbe sopportato. Aveva già il sangue di Odasaku sulle proprie mani, non avrebbe aggiunto quello di Chuuya.

Si diede da solo dell’idiota per non esserci arrivato prima. In fondo era solo una la morte che avrebbe potuto turbare il proprio alter ego a tal punto. Odasaku era stato la persona più importante della sua vita ma anche Chuuya ricopriva una posizione simile.

Era forse la prima volta che si trovava ad ammetterlo.

Rimise il telefono nella tasca del cappotto e si affrettò a tornare in Agenzia.

Presto avrebbe ottenuto delle risposte.


 

  
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