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Autore: The Princess of Stars    17/11/2022    0 recensioni
Si dice che le nostre scelte vengano influenzate da quello che ci succede e chi ci sta intorno, i rapporti che creiamo e come affrontiamo le sfide. Sappiamo già come Nihal della Terra del Vento sia giunta a scegliere la via della guerra invece di un'esistenza semplice come pretesa dalla sua società. Ma come sarebbero andate le cose se, nel momento più buio della sua vita, Nihal avesse incontrato qualcuno che credesse davvero in lei fin da subito? Come si sarebbe sviluppato il loro rapporto? Ci sarebbe stato poi posto per Sennar? In questa storia vi racconterò di come Nihal divenne Cavaliere di Drago quando la sua strada si incrociò con quella Samael, un cavaliere ribelle che come lei cercava sé stesso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nihal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella mattina Samael si sentì decisamente meglio. Eleusi non si era smentita come guaritrice, anzi, in sette anni era migliorata, il suo tocco era molto più delicato e preciso. Nihal era stata un’assistente eccellente, perfino la notte non lo lasciava. Aveva sentito più volte la sua mano accarezzargli i capelli distrattamente fino a fermarsi lì, quando il sonno reclamava anche lei.
Decise di provare ad alzarsi con l’approvazione di Eleusi e il sostegno di Nihal. Sentì un dolore lancinante lungo tutta la schiena, ma una volta dritto e in piedi fu molto più sopportabile. A quel punto, prima del medicamento le due donne non gli diedero molta scelta: bagno e rassettata. Nihal aiutò Eleusi a preparare la tinozza, però poi ti trovarono davanti ad un problema: Eleusi non aveva abiti del marito da prestargli. O meglio, li aveva, ma suo marito era un uomo nella media con un fisico asciutto per il lavoro nei campi. Samael superava i due metri e aveva una muscolatura più compatta e lavorata per gli anni di addestramento intensivo. Fortunatamente quando partì, il ragazzo aveva messo nelle borse attaccate alla sella diversi cambi. Andò Nihal a prendere le borse, seguita da Jona, che ubbidiente le rimase attaccato senza toccare Albedo, benché il drago avvicinasse il muso in cerca di carezze da parte del piccolo. Nihal gli venne in aiuto dandogli subito degli indumenti da portare così da tenergli le mani occupate. Albedo sembrò farsi più triste quando il bambino non la toccò, non ringhiò molto nemmeno a Nihal.
Gli fecero al braccio una rapida fasciatura per impedirgli di sforzarlo o fare movimenti bruschi che avrebbero riaperto la ferita nella spalla. Gliene avrebbero fatta una come si deve una volta finito il bagno. Nihal notò il distacco che Eleusi manteneva con Samael. Andava dritta al punto e non gli dava confidenza. La mezzelfo lo vedeva che questo atteggiamento faceva male al cavaliere, ma rispettava la chiusura e Nihal decise che sarebbe stato meglio non intervenire. Era una faccenda privata tra di loro, non era giusto mettersi in mezzo.

Finito il bagno Samael aveva cambiato faccia. Uscì che si era fatto la barba e aveva tentato di tagliarsi i capelli, ma palesemente si era fermato prima di fare danni. Nihal lì per lì si piantò quando uscì allegro e spensierato a petto nudo e con la camicia nella mano libera, incurante che ci fossero due donne nella casa.

“Che ti sei fatto in testa?!” esclamò Eleusi appena lo vide.

“Ho provato a tagliami i capelli, ma con una mano sola è leggermente complicato. Dimmi che è ancora salvabile. Sono stufo di sembrare un naufrago come dice qualcuno che si è incantata a fissarmi gli addominali” disse girando la testa verso Nihal.

“Non è vero!” esclamò la mezzelfo arrossendo violentemente.

“Tranquilla, so di fare questo effetto alle fanciulle” le fece l’occhiolino. Nihal decise che stavolta gli avrebbe tolto quel sorrisetto sfacciato dalla faccia. Lo guardò serissima e con sguardo di sfida, anche perché gli aveva fatto una domanda a cui non aveva ottenuto risposta.

“Anche ad Aires?” Il sorrisetto di Samael sparì e sul volto di Nihal apparve un sorrisetto da squalo.

“Dicevi che ho i capelli ancora salvabili, vero?” si affrettò a cambiare discorso camminando verso Eleusi e sedendosi affinché potesse iniziare le medicazioni. Nihal fu soddisfatta di sé.

“Sì. Siediti, ti medichiamo le ferite e poi ti taglio io i capelli, o ci pensi tu, Nihal?” fece la donna verso la mezzelfo che improvvisamente si sentì lievemente in imbarazzo.

“Non sono capace. I miei li ho tagliati con la spada…” confessò. Cadde il silenzio e le due ragazze guardarono Samael.

“Mi state per usare come cavia, vero?”

“Percettivo come sempre, Samael” fece Eleusi con un sorrisetto.

“E andiamo” Fortunatamente per lui durante le cure, Eleusi e Nihal non infierirono e quando Eleusi finì di tagliargli i capelli, Nihal finalmente rivide il cavaliere che aveva conosciuto: ordinato e sicuro di sé. I suoi occhi avevano sempre quel fondo di tristezza come i suoi. Sperava che un giorno riuscissero a trasformare quella tristezza in qualcosa di bello. Sperava un giorno di vedere nei propri occhi e nei suoi lo sguardo di qualcuno che amava la vita di cui tanto parlava Ido.

“Bene, adesso puoi rimetterti la camicia” fece Nihal non appena Eleusi finì la sua opera, passando l’indumento al ragazzo, che le fece un sorrisetto furbo.

“Non ricordavo che la cosa ti avesse mai-”

Samael

“Va bene…” abbassò la testa come un cane bastonato e si mise, non senza dolore, la camicia e il caldo gambeson che su di lui risultava essere molto elegante, seppur semplice.

Quello scambio, sebbene breve, se da un lato la fece sorridere, in quanto Nihal non avesse mai visto Samael accettare di essere bacchettato da qualcuno, dall’altro le diede leggermente fastidio che Eleusi avesse questa confidenza con lui. Aveva sempre bisticciato con Samael e a volte qualcuno di questi battibecchi lo vinceva, ma era una cosa che faceva solo con lei. Era una cosa loro, era il loro modo di porsi l’un l’altra. Vederlo fare l’agnellino con un’altra donna le aveva dato fastidio. Non sapeva come sentirsi a riguardo e non sapeva come gestire questa sensazione nuova di… gelosia.
Oh, se la conosceva quella sensazione. Più volte l’aveva provata vedendo Soana e Fen quando ancora fantasticava su quell’amore impossibile in cui si era crogiolata senza ritegno sentendosi l’eroina tragica delle storie cantate dai menestrelli. Stavolta però era diverso perché Samael l’amava. Dopotutto quando un uomo bacia una donna significa che la ama! Questo narravano le storie d’amore di cavalieri e i loro grandi amori. Doveva essere così. Anche se effettivamente la prima volta era stata lei a baciare lui. Se le storie dicevano il vero significava che lei lo amava? Aveva già dimenticato Fen? Lui l’aveva baciata altre due volte voleva dire che l’amava a sua volta? Però non aveva mai parlato o detto di amarla, mentre di Eleusi aveva detto chiaramente di averla amata moltissimo e profondamente. Eleusi aveva detto lo stesso di lui. E lei? Lei adesso si sentiva dannatamente insicura, ma non per questo si sarebbe ritirata. Non lo aveva mai fatto. Aveva deciso di capire con Samael, non si sarebbe fatta scoraggiare.

Eleusi in quei giorni aveva fatto incetta di erbe e unguenti per assicurarsa di averne abbastanza da applicare su Albedo nel momento in cui Samael si sarebbe potuto alzare per andare da lei. Infatti, non appena il ragazzo fu pronto, tutti e tre uscirono per andare finalmente a curare il drago. Jona era dal saggio del villaggio. Albedo sembrò scoppiare di gioia appena vide Samael, però le ferite le facevano male e non si mosse più di tanto, se non la testa, avvicinandosi a lui e facendosi coccolare, leccandogli la mano per poi spingerlo delicatamente coll muso come per dirgli di mettersi a terra. Samael si sedette senza mai staccare la mano da lei, mentre il drago posò il muso appena su di lui.

“La Guerriera mi ha detto tutto” le disse Samael sentendo il sollievo e la felicità della sua compagna “Sei formidabile… Grazie di tutto, Albedo. Adesso ci pensiamo noi a te” le posò un bacio sul muso e il drago sembrò sciogliersi e Nihal ed Eleusi iniziarono a darsi da fare con la magia e le cure per chiudere le ferite più superficiali e potersi dedicare a quelle più gravi, tra cui quella sulla membrana e l’ala sinistra. Sentirono il drago emettere dei gemiti di dolore, ma Samael rimase lì con lei ad accarezzarla e tranquillizzarla. Albedo si lasciò fare tutto senza opporre resistenza, fidandosi ciecamente del suo cavaliere. Quando arrivò il momento di togliere la grossa scheggia dall’ala, venne la parte complicata. Aveva iniziato ad infettarsi e non potevano estrarla alla cieca o avrebbero peggiorato la situazione. Samael fece girare Albedo su un fianco e lui avrebbe continuato a calmarla, mentre Nihal avrebbe tolto la scheggia per poi permettere ad Eleusi di disinfettarla. Estrarre quel pezzo di legno dalla pelle del drago non fu affatto facile. Il villaggio era visibile dalla distanza e il drago non poteva ruggire come aveva fatto al suo arrivo. Eleusi aveva detto ai curiosi la verità omettendo alcuni dettagli. Stava ospitando un cavaliere di drago ferito che era atterrato lì per caso e aveva bisogno di cure mediche. Tutti la conoscevano e nessuno fece domande a riguardo, anche se la ragazza era convinta che fosse perché nessuno avesse visto Samael.
Albedo protestò molto, ma non ruggì. Estrarre quella scheggia fu difficile visto quanto in profondità si era conficcata. Inoltre il drago aveva tentato di togliersela da sola, spingendola più a fondo. Alla fine però Nihal riuscì nell’intento, nonostante le difficoltà dovute al vestito, ed Eleusi si apprestò a disinfettare, permettendo ai due cavalieri di usare la magia per richiudere la ferita il più possibile. Eleusi poi applicò un unguento e dichiarò la procedura finita. Albedo sembrava essere stremata, ma le cure le furono chiaramente di sollievo. Si acciambellò su sé stessa, mettendosi più comoda e intenzionata a riposarsi. Il cavaliere decise di rimanere fuori con lei, voleva starle vicino dopo quello che il drago aveva fatto per lui.

Le due ragazze rientrarono in casa. Eleusi andò subito a controllare le scorte rimaste mentre Nihal andò a prendere il mantello di Samael per restituirglielo prima che congelasse lì fuori. Prese il mantello dalla cassapanca, notando che le spille erano appoggiate su di esso in modo ordinato. Eleusi doveva aver lavato anche quello. Non si fece domande. Uscì dalla stanza, ma una volta in salotto sentì Eleusi pronunciare la cosa più simile ad un’imprecazione.

“Accidenti…”

“Che succede?” chiese Nihal avvicinandosi. Eleusi era la suo armadietto con le scorte mediche.

“Dovrete pensarci voi a curare Albedo. Le mie scorte non basteranno mai per lei a meno che non le usi tutte, ma poi io e Jona saremmo scoperti per l’inverno. Tiriamo avanti grazie al mio banchetto di stoffe e il lavoro da guaritrice, senza mio marito che mi aiuta” sospirò abbattuta “E le ferite di Samael devono essere trattate ancora per qualche giorno”

“Non ti preoccupare. Possiamo pensarci io e Samael, tu hai già fatto abbastanza per tutti noi”

“Per come era messa Albedo, senza combinare magia e medicina non potrà volare per almeno un mese…” spiegò la donna “Almeno finché non guarisce la membrana dell’ala destra e la ferita all’attaccatura della sinistra” Il tono con cui lo disse lasciò perplessa Nihal, sembrava agitata. Sembrava quasi non lo volesse lì.

“Eleusi, tutto bene?” la ragazza si voltò forzando un sorriso.

“Sì, certo. Mi dispiace solo di non poter fare fino in fondo il mio dovere”

“Ci hai curato e condiviso con noi la tua casa e il tuo cibo, siamo noi ad essere in debito con te. Cureremo noi Albedo con la magia” disse seria Nihal. Eleusi le sorrise debolmente e poi posò lo sguardo sulla gamba.

“Come stai?”

“Mi fa male, soprattutto prima quando sono salita su Albedo, ma cammino. Quindi molto meglio grazie alle tue cure”

“Te l’ho detto, Nihal. Faccio solo il mio lavoro e tu hai salvato mio figlio. Non potevo lasciarti da sola” Nihal riuscì a ricambiare il sorriso.

“Vado al villaggio a prendere Jona, così ne approfitto per prendere un pollo per la zuppa” fece la donna congedandosi. Prese il mantello per ripararsi dal freddo dell’inverno e uscì per andare a prendere il figlio. Nihal uscì a sua volta, mettendo un mantello che le aveva prestato Eleusi, avendo notato la lunghezza spropositata per lei dell’altro. Samael era ancora in piedi accanto ad Albedo, accarezzandole la testa, mentre il drago respirava regolarmente con gli occhi chiusi, acciambellata. Nihal sentì qualcosa sciogliersi nel suo cuore vedendo la cura che Samael aveva per il suo drago e la dolcezza con cui la accarezzava per tranquillizzarla e conciliarle il sonno. Lui era un tutt’uno con il suo drago.

“Se Albedo fosse umana sareste sposati” disse la ragazza avvicinandosi a lui. Samael sorrise.

“Considerando che il vincolo tra cavaliere e drago dura ‘finché morte non ci separi’ si potrebbe dire che lo siamo da nove anni e quest’estate sarà il nostro decimo anniversario” rispose con il suo sorrisetto furbo. Nihal sorrise.

“Allora auguri per l’anniversario!” rispose scherzosa “Ti volevo restituire il mantello. Grazie ancora per avermelo prestato” disse Nihal porgendogli il mantello. Lui lo guardò un momento. Poi osservò lei e sorrise.

“Lo hai tenuto con te” non era una domanda. Lo aveva capito chiaramente perché e la cosa gli stava dando molta soddisfazione, soprattutto quando le orecchie di Nihal si fecero rosse.

“Alla base fa freddo” giustificò Nihal.

“Ti alleni tutto il giorno e poi crolli a dormire” ribatté lui

“Non ho altri mantelli”

“Hai quello in dotazione con la divisa”

“Si è sgualcito allenandomi”

“Ti alleni senza perché intralcia”

“Il tuo è più comodo!”

“Ti fa da strascico”

Io lo trovo più comodo, va bene?!” Nihal era rosso fuoco e Samael rise sapendo che non avrebbe mai ammesso di averlo tenuto perché sentiva la sua mancanza. Nihal infatti non gli avrebbe mai detto che in sua assenza quel mantello le dava conforto quando aveva gli incubi. Che dormire con quel mantello la tranquillizzava come quando dormivano accoccolati.

“Comunque, grazie per avermelo prestato” fece la ragazza, paonazza in volto “Ti consiglio di metterlo, fa freddo”

“Me lo metteresti tu? Non riesco a chiudere la fibbia con una mano sola” Nihal sorrise.

“Certo” aprì il mantello e glielo mise intorno alle spalle. Samael le sorrise.

“Ho realizzato una cosa” fece lui mentre la ragazza gli chiudeva la fibbia sul petto “Se io e Albedo siamo sposati… questo farebbe di te l’amante!” Nihal avvampò di nuovo, ma rise.

“Oh no! Cosa dirà la gente?” rispose scherzando a sua volta Nihal.

“Che sono un uomo dall’ottimo gusto e di irresistibile fascino!”

“E soprattutto modesto!”

“E che tu sei bellissima anche con un vestito” Le sorrise e Nihal rimase spiazzata di nuovo, arrossendo timidamente, sentendosi improvvisamente cosciente di indossare un abito da donna davanti a Samael. Lei per prima non sapeva se piacersi o meno con un vestito e lui le aveva detto di trovarla bellissima anche con un vestito. Voleva dire che la trovava bella anche vestita da guerriero?

“Dici sul serio?” Samael sorrise a quell’insicurezza. Non riusciva a spiegarsi come una ragazza come Nihal non potesse essere conscia e sicura del suo aspetto. Avrebbe potuto mettersi un sacco di iuta e avrebbe comunque fatto girare villaggi interi a guardarla.

“Sì. È’ davvero così difficile crederlo?” rispose spostandole una ciocca blu dietro all’orecchio a punta.

“Non lo so. Non me lo ha mai detto nessuno prima… Probabilmente perché sono diversa”

“Diverso non vuol dire sbagliato. Se gli altri non lo capiscono non è certo un tuo problema” Nihal gli sorrise accoccolandosi delicatamente al petto, cercando di non fargli male appoggiandosi alle ferite. Samael strinse il braccio intorno a lei, baciandole la testa.

“Ho… chiesto ad Eleusi di prestarmi un vestito da donna… non è perché i miei abiti fossero inutilizzabili…” confessò guardandolo.

“E quindi?” e le fece un sorriso caldo che le trasmise quella serenità di cui aveva tanto sentito la mancanza. Nei suoi occhi c’era tutto, ma non c’era traccia di distaccato disinteresse.

“Niente…” Nihal sorrise sapendo che lui avesse capito e la lasciava fare “Niente… così” si accoccolò di nuovo a lui. Samael ruppe il piacevole silenzio di quell’abbraccio.

“Appena io e Albedo guariremo ritorneremo alla base. Credo sia la cosa migliore per tutti” disse il ragazzo. Nihal sospirò sapendo di dover dare il contrordine.

“Albedo ha bisogno di un mese senza le erbe. Eleusi ha controllato le scorte, non bastano per Albedo e per lei e Jona. Ha bisogno di quelle scorte per il suo lavoro e adesso scarseggiano. Dovremmo curare noi Albedo, con la magia. Non possiamo chiederle di usare tutto dopo che ha condiviso con noi la sua casa e il suo cibo” spiegò Nihal.

“Dannazione…” Guardò il drago addormentato, spostò lo sguardo sulle ali ferite. Non poteva farla muovere in quello stato. “Appena sarò in grado di muovermi meglio mi darò da fare per aiutarla e mi sposto nel granaio. Mi sembra il minimo. Tu cosa pensavi di fare?”

“Eleusi mi ha proposto di rimare qui per un po’… e io ho accettato. Pensavo di chiederle già da domani come potessi aiutarla” Samael annuì.

“Vorrà dire che quando tornerò all’accampamento ti aspetterò, qualunque cosa tu voglia fare” le sorrise. Nihal lo fissò per un momento per poi illuminarsi in un sorriso come non faceva ormai da tempo. Non si trattenne dal prendergli il volto tra le mani e scoccargli un bacio per poi riaccoccolarsi. Pensò alle parole di Ido su Samael: se ti vuole bene davvero ti aspetterà. Il caso lo aveva portato lì, poteva essere un’occasione per stare da solo con lei, poteva dirle che in tal caso avrebbe trovato una sistemazione al villaggio per non gravare ulteriormente su Eleusi. Oppure avrebbe potuto provare a convincerla a tornare alla base con lui dopo un mese che non si vedevano. Invece non aveva esitato a rispettare la sua scelta di prendersi del tempo per sé lontano dalla base, prendendo in considerazione anche l’ipotesi che Nihal scegliesse una vita più tranquilla. Sapevano entrambi che quel periodo di convivenza forzata sarebbe stato difficile, ma avrebbero provato a godersi il più possibile quella pace.
 
Samael e Nihal erano ancora fuori, con la mano di lui poggiata sul ginocchio di lei e la mano della ragazza a coprire quella del giovane, seduti sulla panca a godersi il sole invernale quando Jona saltellò allegro verso di loro seguito da Eleusi. Albedo sonnecchiava ancora tranquilla, sotto l’occhio vigile dei due giovani. Il bambino guardò il drago desideroso di toccarla, ma si trattenne per non far preoccupare la madre. I suoi occhioni azzurri si soffermarono su quella figura che aveva visto solo sdraiata davanti al focolare e subito andò davanti a Samael.

“Ciao! Tu sei il cavaliere amico della mamma! Ti chiami Cavaliere Samael, vero?” Samael sorrise al bambino.

“Ciao, piccoletto! Sì, sono Samael, e tu come ti chiami?”

“Io sono Jona. La mamma ha detto che sei ferito. Hai combattuto contro i fammin? Ti hanno fatto un agguato? Quanti erano? Ne hai uccisi tanti? Come hai fatto?” chiese il bambino guardandolo con gli occhioni, ansioso di saperne di più. Samael rise.

“Sei molto diretto! Mi piaci, piccoletto!” Jona gli fece un sorriso da un orecchio all’altro. Nihal sorrise allo scambio.

“Jona, non infastidire il Cavaliere Samael, si è appena ripreso” disse Eleusi avvicinandosi a sua volta. Samael con naturalezza tolse la mano dal ginocchio di Nihal che a sua volta fece finta di nulla.

“Cavaliere Samael? È così che hai detto a tuo figlio di chiamarmi? Mi fai sembrare un vecchio!” disse tranquillo il ragazzo.

“È vero, mamma! Con la barba non si vedeva, ma è giovane!”

“Jona!” Nihal scoppiò a ridere, soprattutto all’espressione di Samael che guardò il bambino con gli occhi sgranati come se fosse appena stato pugnalato da quel piccolo dal faccino innocente.

Piccolo bastardo!  Pensò tra sé e sé il giovane.

“Scusalo, Cavaliere” fece Eleusi imbarazzata “A volte non ha freni”

“No, non preoccuparti. Lo sai che apprezzo le opinioni oneste” tornò a guardare Jona “Puoi chiamarmi Samael, piccoletto. Cavaliere Samael sa di vecchio” Il bambino sembrò illuminarsi.

“Va bene Samael! Posso accarezzare il tuo drago?”

“Jona, è ora del tuo sonnellino pomeridiano. Fila in casa” fece Eleusi prendendogli la mano e portandolo dentro.

“Ma mamma, non ho sonno!”

“A nanna”

“Ci parli dopo con Samael, tranquillo. Saremo qui quando ti svegli” fece Nihal.

“Sentito? Adesso a nanna” insistette Eleusi.

“Samael, mi puoi raccontare qualche storia da cavaliere?”

“I cavalieri imparano molto dalle storie e il modo per ascoltarle meglio è facendo un buon riposo dopo aver imparato cose nuove tutto il giorno” rispose Samael.

“D’accordo! A dopo!” e scappando dalla mano della madre Jona filò in camera per il suo sonnellino. Eleusi rimase ferma immobile sulla porta. Suo marito non era mai riuscito a mandare Jona a dormire con quella facilità. Nihal sorrise verso Samael con un’espressione a metà tra la sorpresa e il tenero. Il ragazzo se ne accorse.

“Che c’è?” chiese confuso.

“Non pensavo ci sapessi fare con i bambini” disse Nihal sorridendogli. Samael a sua volta.

“Da piccolo ero così e se mi veniva ordinato di fare qualcosa potevi star certo che non l’avrei fatta. Mia madre faceva sempre così per farmi fare le cose” ridacchio e si rivolse ad Eleusi, chiudendo di nuovo gli occhi per godersi il sole e il leggero vento diurno “Tuo figlio è davvero un’esplosione di energia. È’ adorabile e ti somiglia veramente moltissimo”

“A volte penso somigli di più al padre” Nihal notò l’espressione fissa nel vuoto e la postura immobile della donna.

“Eleusi, tutto bene?” chiese la ragazza vedendola strana. La donna sembrò riscuotersi da quello stato quando sentì anche lo sguardo di Samael su di sé.

“Sì sì, ero solo sorpresa dalla velocità con cui è corso in stanza” le fece un piccolo sorriso “Mi daresti una mano a preparare il pollo?” le chiese.

“Ehm… non so cucinare…”

“Allora vieni che ti insegno” suggerì.

“Magari alla cottura però pensaci tu” fece Samael, alzandosi lentamente trattenendosi dal gemere per la stilettata di dolore dalle ferite. Nihal lo sostenne imbronciata.

“Tu come fai a sapere che-” si bloccò realizzando “Ah…”

“Io so tutto, Guerriera”

“Taci.” E precedette un’Eleusi molto perplessa in casa. La donna guardò Samael.

“Abbiamo la stessa maestra di magia. Mi ha chiesto di insegnarle anche l’arte culinaria” spiegò lui.

“Quanto mi devo preoccupare?”

“Non le ho ancora fatto la prima lezione. Tienila lontana dal fuoco e dai dosaggi” Eleusi annuì ed entrò in casa.

“Nihal, nella cesta sotto la credenza ci sono le verdure. Tagliale, per favore” sentì Eleusi dirle da dentro la casa.

“Ma dammi un po’ di fiducia!”

“Io ti do fiducia, ma la casa mi serve!” Samael fuori rise di gusto.
 
Quando Jona si svegliò Samael era fuori con Albedo. Nihal invece era ancora alle prese con la lezione di cucina di Eleusi. Il piccolo bollò subito l’avvenimento nella cucina come poco interessante e dopo aver dato un bacino alla madre si diresse subito fuori nell’orto per vedere se c’erano degli scoiattoli o altri piccoli roditori intenzionati a rubare le loro verdure. Prese un bastoncino e iniziò a marciare dietro la casa come gli aveva insegnato il suo papà l’ultima volta che era stato lì. I cavoli sembravano essere a posto, le cipolle anche, le carote… avevano un intruso! Jona alzò il bastone e corse verso il leprotto che stava impunemente mangiando una carota del loro orto.

“Ehi! Quella è nostra! Vai via! Sciò! Ti faccio vedere io! In guardia!” ma quando si mise in posa per iniziare a combattere, il leprotto era già scappato “E non tornare più!” gli urlò dietro Jona. Il bambino si voltò verso un albero dove c’era uno scoiattolo che lo guardava rosicchiando una noce.

“Ne vuoi un po’ anche tu? In guardia!” lo scoiattolo si mise la noce nella guancia e scappò via.

“Vedo che anche tu sei un impavido guerriero” Jona si voltò verso la voce di Samael, vedendo il cavaliere all’angolo che dava sul lato della casa che era ormai vegliato da Albedo da giorni.

“Sì! Ho chiesto a Nihal se quando stava meglio con la gamba mi insegnava a spadaccinare. Così posso difendere meglio la casa e sfidare a duello il mio papà quando torna dalla guerra!” Samael lo guardò sorridendogli. Quel bambino gli fece naturalmente tenerezza. Nonostante la situazione di imbarazzo e la tristezza per il loro sogno distrutto, Eleusi avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore ed eccetto per gli occhi, Jona aveva ricalcato il volto della madre. Era il suo bambino, non c’erano dubbi.

“Il tuo papà è un soldato?”

“Sì! Prima faceva il commerciante, due anni fa è diventato un soldato. Lo vedo poco però mi ha insegnato qualcosa che ha imparato nella Terra del Vento. Combatte lì! La prossima volta che torna voglio fargli vedere che sono diventato bravo!” disse il bambino tutto d’un fiato.

“Beh, allora un leprotto e uno scoiattolo non sono ottimi avversari visto che scappano. Se mi passi quel bastone ti insegno qualcosa finché tua madre non permette alla Guerriera di insegnarti” suggerì indicando un bastone a terra.

“Ma tu sei troppo grosso! Non ti batterò mai!”

“Ma come? Ti arrendi subito? La Guerriera per entrare in Accademia ha sconfitto dieci avversari di fila e molto più grossi di lei”

“Tieni!” gli passò subito il bastone indicato. Samael sorrise e svoltarono l’angolo per evitare di fare danni nell’orto ed eventualmente essere a vista di Eleusi. Una volta lì Samael lo sfudò a duello per vedere cosa gli avesse insegnato il padre. Il cavaliere non fece molta fatica. Jona era un bambino che giocava e mirava in alto, Samael deviava i colpi con semplici rotazioni di polso. Una volta che il bambino si stancò, il ragazzo colse l’occasione per spiegargli le basi del combattimento. Jona lo guardava attento assorbendo le sue parole e senza protestare quando Samael gli puntellava col bastono ginocchia, piedi, schiena e spalle per correggergli la postura. Si stava divertendo un mondo e non vedeva l’ora di imparare per bene per rendere orgoglioso il suo eroico papà. Samael si sentì sereno. Nihal era stata la sua prima allieva, ma insegnare a Jona era diverso. Sapeva bene, e soprattutto sperava, che quel bambino non avrebbe mai davvero combattuto, però quel suo entusiasmo gli impediva di dirgli di no. Non avrebbe fatto nessun danno dopotutto.

Eleusi uscì quando si accorse della voce di Samael che stava dando indicazioni e si affacciò, Nihal la seguì e non riuscì a bloccarla quando la donna uscì dalla casa con ancora il mestolo della zuppa in mano, tenuto con fare minaccioso quando vide cosa stesse facendo il cavaliere.

“Che diamine ti salta in mente, Samael?!” fece andando davanti a lui.

“Voleva imparare a combattere. Gli sto insegnando le basi”

“Jona, amore, entra in casa per favore” fece al bambino “Vai a dare una mano a Nihal a controllare la zuppa” Guardò la ragazza pizzicandola proprio mentre cercava di nascondere il fatto che stesse segnalando a Samael di essere nei guai fino al collo. La ragazza fece la vaga e poi guardò il bambino.

“Sì, Jona, vieni” il bambino salutò il cavaliere e raggiunse la ragazza.

“Nihal, Samael è nei guai vero?” chiese il bambino.

“La prossima volta imparerà ad ascoltare tua madre quando ordina il riposo” fece la ragazza, ma rimanendo con l’orecchio teso. Non avrebbe origliato, normalmente, ma da un lato era curiosa di sentire il cazziatone in arrivo.

“Prima che ti arrabbi-”

“-Perché mai dovrei arrabbiarmi, Samael? Cosa ti ha fatto pensare che fosse una buona idea?”

Sì, Eleusi è decisamente arrabbiata.  Pensò Nihal.

“Il fatto che tuo figlio è un bambino e che io ho abbastanza-”

“-Appunto! È un bambino! Non puoi piombare così nella sua vita e insegnargli a fare il guerriero come te!” Lì Nihal si piantò e si fece più attenta. Il tono di Samael si fece più serio.

“Eleusi, scusa, ma la tua reazione mi sembra leggermente spropositata. Jona voleva giocare e stavamo giocando. Se non vuoi che lo faccia, basta dirlo. Lui mi ha detto che la Guerriera poteva farlo una volta guarita, davo per scontato che non ti desse fastidio”

“Con Nihal è diverso” Samael abbassò la voce, impedendo a Nihal sentirlo da dentro la casa.

“Nel senso che non avete avuto una relazione?” la fissò negli occhi ed Eleusi si sentì improvvisamente scrutata nell’animo in quel modo che solo lui sapeva fare.

“No. Nel senso che lei è quasi guarita e tu devi stare fermo altre due settimane senza fare sforzi, ma evidentemente quella tua testa cocciuta non vuole capirlo” quella risposta fu molto più dura di quanto Nihal si aspettasse, ma si era persa a cosa fosse in risposta.

“Va bene, Eleusi. Come vuoi tu. Ma non fare finta che non sia perché non mi vuoi vicino a tuo figlio” disse lui lapidario e si diresse verso Albedo che nel frattempo aveva aperto un occhio, ascoltando la conversazione. Nihal non capiva, ma per sua sfortuna quando guardò verso il bambino si accorse, dallo sguardo perplesso di Jona che il piccolo avesse sentito per lo meno l’ultima frase del giovane. Infatti quando Eleusi entrò Jona fece subito domande.

“Mamma, perché non vuoi che parli con Samael? Non è un tuo amico?” chiese innocentemente. Eleusi guardò Nihal e quando notò lo sguardo colpevole e rassegnato della ragazza capì che entrambi avessero sentito.

“Sì, è un amico, ma ha bisogno di riposo e non è il caso di fargli fare sforzi” spiegò Eleusi facendogli una carezza sul viso.

“Ma ha detto che è una scusa. Avete litigato?” chiese guardandola con quegli occhioni azzurri curiosi. Eleusi si sentì all’angolo, ma continuò a sorridergli.

“Sì, abbiamo litigato tempo fa e non mi piace che tu gli stia intorno”

“Ma se è stato tempo fa perché non fate pace? È simpatico! E poi hai detto che potevo chiedere a lui di coccolare Albedo, se non gli posso parlare non posso chiedergli di coccolarla! Per favore, mamma! Fate pace!” chiese supplicandola.

“Non è così facile, Jona”

“Ma mi hai detto tu che si può sempre fare pace! Nihal, glielo dici tu? Ti prego?” e le fece gli occhioni da cucciolo, guardando la ragazza più giovane. Eleusi la guardò disperata, Nihal ricambiò con lo stesso sguardo. Come faceva a dire di no a quegli occhioni.

“Eleusi ti posso parlare un momento?”

“Nihal…”

“Tipo adesso?” non la fece rispondere, prendendola per un polso e tirandola verso la sua camera “Jona, avvisaci tra due giri di clessidra. Mi raccomando! E’ importante!” il bambino sbuffò, ma obbedì. Le due donne si chiusero nella stanza, al sicuro da quei pericolosi occhi da cucciolo del bambino. Le due si guardarono in silenzio non sapendo come iniziare, Eleusi non sapendo come uscirne e Nihal alla ricerca del modo migliore per chiedere con tatto.

“Io non capisco perché tu non voglia che Jona parli con Samael e non mi metterò in mezzo alle vostre questioni aperte…” fece la ragazza “Ma questa casa è piccola e Samael per un mese sarà bloccato qui… come pensi che Jona non possa parlare con lui per un mese?”

“Samael se ne andrà e probabilmente non ci rivedremo mai più. Non voglio che Jona si affezioni” rispose la ragazza.

“Ma non puoi nemmeno impedire a Jona di far finta che non ci sia. E poi, potrei capirlo se stessimo parlando di un mercenario assassino, ma lui lo conosci bene. Lo sai che Samael è una brava persona. Siete voi due che avete delle questioni irrisolte, ma Jona cosa c’entra?” chiese Nihal “E poi pretendi davvero che dopo che Albedo gli ha permesso di toccarla non provi a rifarlo di nascosto? Meglio che lo faccia con Samael presente” Eleusi sospirò.

“Ci devo pensare, Nihal. Non voglio che poi dopo ci rimanga male…” la donna le parve immensamente triste in quel momento, come se fosse schiacciata da un grosso masso che le premeva sulle spalle.

“C’è… altro?” chiese cauta Nihal. Eleusi per una volta non reagì subito, sospirò e poi alzò la testa verso di lei, ma senza incontrare il suo sguardo “No, Nihal… d’accordo ci penserò”

In giornata Samael provò a spostare il giaciglio nel granaio per farsi il più da parte possibile. Nihal riuscì ad ottenere un compromesso e aspettare almeno un’altra settimana per evitare che le ferite si infettassero con le polveri del granaio.
Samael passò i due giorni successivi tra Albedo e il granaio, aiutando Nihal ed Eleusi come poteva e stando ben attento a non girare intorno a Jona, entrando in casa solo dopo che la donna avesse accompagnato il piccolo al villaggio, o per i pasti. In quei momenti Jona non sapeva dove guardare. Si vedeva che moriva dalla voglia di fare domande al giovane cavaliere e di provare ad accarezzare di nuovo Albedo. Una mattina uscì dalla sua stanzetta sbadigliando con molta enfasi e stropicciandosi gli occhi, ma i capelli umidi pettinati tutti da un lato svelarono alla madre che fosse uscito di nascosto dalla finestra per fare una carezza al drago. Di pomeriggio provava a giocare nell’orto ripassando quello che gli aveva insegnato Samael poco prima, guardando in direzione del granaio quasi speranzoso di vedere il cavaliere uscire.

La sera del terzo giorno Eleusi mandò Jona a chiamare Samael per la cena.

Il bambino rientrò in casa mano nella mano con il cavaliere, tirandolo dentro con un sorrisone identico a quello del cavaliere che si lasciò trascinare nella casa dal bimbo felicissimo di potergli finalmente chiedere tutto quello che voleva sui draghi e i cavalieri.
  
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