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Autore: The Princess of Stars    27/11/2022    1 recensioni
Si dice che le nostre scelte vengano influenzate da quello che ci succede e chi ci sta intorno, i rapporti che creiamo e come affrontiamo le sfide. Sappiamo già come Nihal della Terra del Vento sia giunta a scegliere la via della guerra invece di un'esistenza semplice come pretesa dalla sua società. Ma come sarebbero andate le cose se, nel momento più buio della sua vita, Nihal avesse incontrato qualcuno che credesse davvero in lei fin da subito? Come si sarebbe sviluppato il loro rapporto? Ci sarebbe stato poi posto per Sennar? In questa storia vi racconterò di come Nihal divenne Cavaliere di Drago quando la sua strada si incrociò con quella Samael, un cavaliere ribelle che come lei cercava sé stesso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nihal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non appena Nihal ebbe il permesso di Eleusi, la ragazza non attese neanche un momento per provare a rendersi utile alla sua ospite, lo stesso valse per Samael benché le due ragazze scoprirono che il giovane fosse un pessimo paziente. Nihal non poté fare a meno di notare come somigliasse a Jona per certi aspetti. Il bambino era ubbidiente, ma se c’era qualcosa che desiderava fare con tutto sé stesso, prima o poi l’avrebbe fatta. Samael allo stesso modo faceva le cose in due modi o bianco o nero. O gli si permetteva di fare le cose e le faceva, oppure gli si vietavano e le faceva lo stesso, come “spadaccinare” con Jona anche quando gli era stato categoricamente detto di non farlo. Nessuna delle due ragazze si stupì più di tanto del fatto che i due maschietti fecero comunella istantaneamente.
In quei giorni in cui non poteva fare sforzi eccessivi, oltre a curare Albedo con la magia insieme a Nihal, Samael passava il tempo con Jona, permettendo ad Eleusi e Nihal di occuparsi delle faccende domestiche senza essere interrotte dal piccolo terremoto, il quale in ogni caso non nascondeva di aver deciso che il più simpatico e divertente in quella casa fosse Samael. Il bambino lo pedinava quasi letteralmente e più prendeva confidenza con lui più Eleusi e Nihal diventavano solite vederlo fisicamente buttato addosso a Samael mentre il ragazzo gli raccontava le storie dei cavalieri (che anche Nihal ed Eleusi ascoltavano neanche troppo di nascosto). Una volta Eleusi e Nihal uscirono fuori di corsa quando sentirono Jona chiamare a gran voce.

“Mamma! Nihal! Venite a vedere!” Le due pensarono che il cavaliere “finalmente” fosse riuscito ad aprirsi da solo i punti. Nihal aveva avvisato Samael, nel momento in cui si fosse fatto male e peggiorato le ferite lei gli sarebbe stata accanto per dirgli: te lo avevo detto, per poi lasciarlo all’ago e l’ira funesta di Eleusi. Quando uscirono invece trovarono Jona sollevato a più di mezzo metro da terra, appeso al bicipite flesso di Samael.

“Samael è forte come papà!”

“Appena sto meglio ti faccio anche fare l’altalena” fece il ragazzo ridendo. Jona sembrò esplodere di gioia all’idea.
Eleusi sorrise.

Nihal vide qualcosa infrangersi dietro quell’espressione serena. Un pensiero riaffiorò alla sua mente, ma venne ben presto sopito dall’odore di bruciato dentro la casa e la corsa della donna per salvare la cena.
 

 
Nonostante entrambi fossero indaffarati in diverse faccende e Samael le stesse lasciando i suoi spazi, lui e Nihal trovavano sempre qualche momento da passare soli godendo l’uno della compagnia dell’altra. Spesso si accoccolavano al fianco di Albedo per farle compagnia, a chiacchierare o farle qualche carezza seduti sulla coda che il drago appositamente gli offriva per sedersi. Oppure dopo aver curato Albedo si facevano delle passeggiate nel bosco mattutine mentre Eleusi portava Jona dal saggio. Quelle passeggiate, mentre si godevano il silenzio e i primi raggi del sole invernale, venivano riempiti da momenti di confortevole silenzio o chiacchiere serene. Parlare del più e del meno e scherzare nei loro modi, dimenticando completamente la guerra e tutti i pensieri negativi che li avevano assaliti negli anni. Durante una di quelle passeggiate, Nihal sentì la mano di Samael toccare distrattamente la sua finché il giovane non le fece un sorriso e con naturalezza le prese la mano, intrecciando le dita con le sue. Nihal arrossì leggermente ma non gliela lasciò. Già altre volte si erano presi per mano, ma quel piccolo gesto in quel contesto aveva un sapore diverso. Era un gesto che Nihal aveva visto fare solo alle coppie nel suo villaggio. Giovani ragazzi che giravano mano nella mano felici o giovani sposi con bambini piccoli appesi tra di loro, che facevano lunghe passeggiate in tranquillità, chiacchierando dei loro progetti futuri.
Più volte Nihal si era trovata a pensare mentre passeggiava con lui, mano nella mano, oppure quando, seduti su un mantello sopra la neve, si trovava tra le calde braccia di Samael, scambiandosi qualche rapido bacio di tanto in tanto. Era bello e pacifico. Era a casa. Era questo che si provava ad avere una persona accanto? Un… un compagno.

“Che succede?” le chiese Samael quando si accorse che era nuovamente arrossita.

“Nulla, tranquillo” rispose sorridendogli. Il pensiero la imbarazzava, ma le piaceva l’idea.

“Sicura? Sei rossa” le sorrise.

“Sì, sono sicura. Pensavo, tutto qui” lui alzò un sopracciglio come a dirle di andare avanti. Ora l’aveva incuriosito, non le avrebbe permesso di lasciarlo così in sospeso. Nihal scosse lievemente la testa sorridendo.

“Pensavo che questo… è bello” Samael le sorrise.

“Sì, lo è” Le posò un delicato bacio sulla testa e uno sulla guancia, per poi posare la testa al tronco a cui si era appoggiato, lasciando che Nihal si accoccolasse a lui con un sorriso sereno, mentre le dita scivolavano ritmicamente tra i capelli della ragazza. Nessuno mai prima di lui l’aveva coccolata così. Sentiva le farfalle librarsi nel suo stomaco ogni qual volta che Samael le rivolgesse questi piccoli gesti affettuosi. Non si sentiva solo veramente visibile con lui, si sentiva al sicuro, si sentiva amata.
 

Quando erano con Jona e giocavano con lui, alla sua mente giungevano sempre migliaia di pensieri. Samael ci sapeva davvero fare con i bambini. Si illuminava quando giocava col piccolo. Quando Eleusi poi finalmente gli tolse le bende per tenergli il braccio al collo, Jona non aveva perso un secondo a provare ad arrampicarsi su di lui. Ritornando dall’orto Nihal aveva visto Samael dentro casa a parlare con Eleusi, per una volta senza imbarazzi, mentre quest’ultima cucinava, con Jona che stava provando ad arrampicarsi su di lui.

“Sì, purtroppo la guerra comincia a farsi sentire anche qui- Jona, amore, lascia stare il povero Samael! Non è un albero” fece Eleusi quando capì che il piccolo non aveva lacuna intenzione di lasciarlo stare. Samael ridacchiò, mentre lo teneva appeso a sé.

“Ma voglio capire come si vede da così in alto!” protestò il piccolo.

“Se volevi essere alto bastava dirlo!” e Samael lo prese mettendoselo sulle spalle, non senza una smorfia di dolore, trattenendo un gemito, ma fece cenno ad Eleusi che non era necessario intervenire “Ecco qui! Ora sei alto!”

“Wow! Nihal sei piccola da qui!” esclamò il bambino tenendosi alla testa di Samael.

“E tu sei altissimo! Com’è la vista da lì?”

“Meglio di quella dalle spalle di papà! Da grande voglio diventare alto come te, Samael!” fece Jona.

“Tu pazienta e vedrai poi come cresci! Soprattutto se mangi le verdure senza sbuffare come dice la mamma” disse il ragazzo. Jona guardò verso Eleusi.

“Davvero? Mamma, posso davvero diventare alto come Samael?”

“Potresti, ma come dice lui, per farlo devi mangiare le verdure senza sbuffare” rispose la donna.

“Va bene!” guardò il ragazzo e la mezzelfo “Samael, Nihal andiamo fuori a spadaccinare?” i due si sorrisero.

“Aiuto la mamma con le verdure e arrivo, intanto voi maschietti andate”

“D’accordo!” risposero in coro e Samael camminò fuori con Jona sulle spalle. Nihal scosse la testa sorridendo. Più lo guardava con Jona e più era certa di una cosa, un domani Samael sarebbe stato un ottimo padre. Quel pensiero gliene portò altri alla mente e posò lo sguardo su Eleusi, pensando nuovamente alla loro storia. La donna non la stava guardando, ma la su espressione tranquilla sembrava celare un velo di tristezza.

“Eleusi, tutto bene?” chiese Nihal.

“Sì, certo. È che stavo parlando degli effetti della guerra qui con Samael prima e, niente, non ho potuto fare a meno di pensare a mio marito. Spero stia bene” Nihal le posò la mano sulla spalla, facendole un sorriso rincuorante.

“Vedrai che tornerà a casa. Ha due ottimi motivi per farlo” Eleusi le sorrise.

“Dai, vai da quei due prima che facciano danni. A Samael fanno ancora male le ferite”
Nihal uscì, trovando i due davanti ad Albedo con il bambino intento ad accarezzare il muso del drago albino che di risposta gli leccò gentilmente la mano. Quando lei e il suo maestro fecero vedere dei movimenti basilari della spada al bambino, Nihal non poté fare a meno di notare come Albedo si fosse acciambellata in maniera protettiva intorno al bambino che li guardava.
 

 
Jona adorava Nihal e Samael, mentre non era particolarmente interessato. Eppure non si era mai divertito così tanto in cucina come quando assistette alla prima vera lezione di cucina di Nihal. Eleusi aveva provato ad insegnarle a farle il pane. L’esito era stato disastroso, finendo ricoperte di farina da testa a piedi, ma si erano divertite un mondo. Stavolta, ricevuto il permesso della padrona di casa, c’erano i due ospiti a fare la cena. Madre e figlio erano seduti sulla poltrona del salottino a godersi lo spettacolo, Eleusi divertita da cosa potesse succedere e Jona non era molto diverso da lei.

“Allora, Guerriera” iniziò Samael alzandosi le maniche, come la ragazza “Facciamo dei ravioli di carne, molto semplice. Io ti do le indicazioni e tu fai, chiaro?”

“Trasparente” rispose Nihal pronta.

“Perfetto” le mise sul tagliere una cipolla.

“Io sono veramente curiosa di vedere come fai questi ravioli di carne qui…” sentirono Eleusi commentare.

“Tu sottovaluti il mio potere” fece Samael.

“Jona, mi sa che stasera non si cena” fece la donna al figlio con un sorrisetto.

“Mi sa che hai ragione, mamma” rispose il bambino “Posso mangiare i biscotti stasera?”

“Quando voi due vi leccherete i baffi e chiederete un’altra porzione, pretenderò delle scuse” fece Nihal fingendosi offesa e iniziando a pulire una cipolla con una mannaia.

“Ben detto, ma per quella ti serve lo spelucchino” disse Samael.

“Sarebbe?”

“Questo” prese un coltello molto più piccolo con una leggera curvatura della lama, fatta apposta per pelare le verdure. Nihal non perse tempo e pulì la cipolla senza problemi, per poi tagliarla a cubetti per il ripieno. Lì Samael le mostrò come fare in maniera efficiente, ma la ragazza apprese subito. Appurarono che Nihal fosse in grado di tagliare le cipolle e di mettere una pentola sul fuoco per iniziare a scaldarsi

“Adesso, prendi e spacca il sedano” Nihal prese il sedano e guardando Samael lo spezzò a metà osservando l’anima di Samael uscire dal suo corpo. Poteva leggergli la sofferenza pura nello sguardo. Si passò una mano disperata sul volto, causando le risate di Eleusi e Jona e un sorriso divertito da Nihal.

“Ehi, tu mi hai detto di spaccare il sedano e io l’ho spaccato! Non mi guardare così!” brontolò la mezzelfo ridendo.

“Ma non così!” il giovane prese i due pezzi di verdura e li mise sul tagliere, posò di piatto il coltello più spesso su di esso e gli diede un veemente colpo secco col palmo della mano “Così!” gli diede un altro colpo “Così lo apri e appiattisci, tagli per lungo e poi puoi fare i cubetti che dovremmo tritare dopo!” disse procedendo e mostrandole i passaggi. Nihal lo imitò prendendo l’altra metà che aveva rotto, mise la lama di piatto e colpì con forza il povero sedano.

“Ma basta! Non così forte!”

“Stavo solo applicando la tua stessa foga” rispose tagliando a cubetti il sedano. Samael sospirò.

“Ora passa alla carota. Tagliala a metà” Nihal posizionò la lama per lungo sulla carota.

“A metà! Non così!”

“Oh, prima devo tagliare per lungo! Poi devo tagliare per corto! Se lo spezzo a metà non va bene! Lasciatelo dire ma come maestro di cucina sei pessimo!” brontolò Nihal divertita.

“Ma se tu fai le cose completamente a caso!”

“Ma io non so cucinare! Cosa vuoi da me?” Eleusi e Jona che sghignazzavano di sottofondo non stavano aiutando. Samael sembrava molto contrariato, ma non riusciva a nascondere quell’accenno di sorriso sul viso.

“Allora facciamo come con l’addestramento” fece e andò a prendere il mestolo più grosso della cucina “Ogni volta che fai una cavolata ti do una mestolata, quindi da adesso in poi fai le cose con cognizione di causa”

“Guarda come avrò una gobba a fine lezione” brontolò la ragazza ridacchiando.

Tra stupidaggini culinarie e frecciatine a Samael per prenderlo in giro, Nihal perse il conto di quante pacche col mestolo ricevette durante la preparazione della cena, però si divertì moltissimo. Si divertì soprattutto grazie alla partecipazione di Jona che ad un certo punto decise di voler partecipare e dare una mano. Il risultato finale fu anche buono ed Eleusi dovette ammettere di essere stata in errore per la sua mancanza di fede. Jona fu particolarmente entusiasta e Nihal soddisfatta di sé stessa. Samael era orgoglioso anche se faceva finta di non esserlo guadagnandosi lui di conseguenza una serie di mestolate da parte di Nihal, per il divertimento di Jona.
 
 
Tra le lezioni di Eleusi e Samael, Nihal stava diventando bravina in cucina. I piatti, seppur umili, erano saporiti e scoprì che non le dispiaceva come attività. Aveva svuotato la mente in quei giorni. Non pensava più a Livon, aveva archiviato Soana, aveva messo nel cassetto il sogno di diventare cavaliere. Sennar a volte si faceva avanti nei suoi pensieri con prepotenza. Non aveva il coraggio di dire a Samael come l’aveva salutato. Sapeva che l’avrebbe rimproverata e sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con sé stessa e le sue azioni, ma adesso non voleva farlo. Non voleva rovinare quella pace in cui si trovava.
Le “lezioni” di spada con Jona procedevano. Il bambino era stato molto chiaro sul perché volesse imparare. Voleva raggiungere suo padre e combattere con lui per far finire la guerra e farlo tornare dalla madre. Notò comunque che il piccolo era portato e più prendeva dimestichezza con l’arma, più aveva un movimento molto simile a quello di Samael, sebbene storto e giocoso.

Jona era un bimbo meraviglioso. Non poteva are a meno di pensare quanto fosse fortunata Eleusi. Era vivace, allegro, parlava per ore con tutta l’ingenuità e meraviglia che potesse avere un bambino. Quella mattina erano andati tutti e quattro nel villaggio. Nihal aveva appositamente nascosto capelli e orecchie nel cappuccio, e sembrava passare abbastanza inosservata, se non per alcuni sguardi curiosi tra cui quelli di Eleusi. Quado Samael si allontanò trascinato via di Jona, la donna le confessò che era per via della sua camminata marziale e poco femminile. Lo trovava buffo e anche gli altri. Fu allora che Nihal provò ad imitarla, ma poi fu Samael a guardarla sorpreso e con un piccolo sorriso. Ora era lui a trovarla buffa, ma non disse nulla a riguardo lasciandola fare. Nihal lasciò perdere la camminata e riprese il suo solito passo.

Fu una giornata molto piena per tutti e quattro. Eleusi doveva vendere le stoffe al banchetto e Nihal aveva deciso di aiutarla, Samael a quel punto fece da balia a Jona che lo tirò a destra e a sinistra per tutto il villaggio. Nihal non poté fare a meno che notare la gente parlare quando videro Samael parlare con Eleusi e girare con suo figlio. Una donna più grande, insieme ad un’altra signora, si fece avanti osservando le stoffe. Sembrava conoscere bene Eleusi, ma nonostante i convenevoli, poi andò dritta al punto di ciò che le interessava veramente.

“Ma quel giovane che gira con tuo figlio è il cavaliere che hai soccorso?” chiese con un tono curioso ma con una punta di malizia. Voleva il pettegolezzo era chiaro. Eleusi era una brava persona e una bellissima ragazza, era naturale che qualcuno la invidiasse. Suo marito non c’era e ospitava un giovane ragazzo di bell’aspetto, era l’occasione perfetta. Nihal si trattenne dall’intervenire.

“Sì, è lui. Si sta riprendendo ma ancora non può riprendere il suo viaggio” rispose serenamente Eleusi.

“Capisco. Beh, è proprio un bel giovane! Tuo marito sarà orgoglioso di te quando saprà che hai salvato un cavaliere di drago” disse la donna.

“È stato molto fortunato a trovare te” disse l’altra.

“Ed è anche stato molto fortunato a trovare lei, vero cugina?” fece Eleusi verso Nihal, supplicandola con gli occhi per intervenire “Direi che se fa finta di stare male ha un ottimo motivo”

“Eh? Ah… ehm… sì? Credo” Eleusi non sapeva se avesse veramente messo in imbarazzo Nihal o se lei avesse scelto di fare la timida, ma in quel momento avrebbe voluto farle una statua, perché la donna sembrò crederle e spostò l’attenzione su un altro dettaglio.

“Cugina? Non sapevo avessi una cugina, Eleusi. Molto piacere, cara” fece la seconda donna sorridendole con garbo.

“Piacere mio, signora”

“Non lo sapevate perché non ci vediamo spesso, quando può passa a trovarmi” disse Eleusi.

“E quindi deduco che ti abbi aiutata a curare quel cavaliere e da cosa sia nata cosa, giusto?” chiese la signora con aria furba, come se avesse la verità in pugno.

“Esattamente” fece Eleusi “Fortunata, no?” disse guardando Nihal che arrossì sempre di più.

“Eh… sì… molto” la mezzelfo le diede corda anche perché stava mentendo ma non esattamente e non sapeva come reagire. L’idea che Samael fosse il suo compagno si faceva largo con sempre più invadenza nei suoi pensieri, imbarazzandola, ma allo stesso tempo facendola sorridere qual quanto bastava per levare ogni dubbio alle due comari pettegole.

“Beh, complimenti! È proprio un bel giovanotto!” fecero le donne e poi tornarono a guardare le stoffe. Eleusi era brava. Nonostante non fossero venute lì per comprare qualcosa, la giovane donna era comunque riuscita a convincerle a comprare delle stoffe per poterle ricamare per i loro mariti. Nihal la guardò ammirata.

“Cosa?” chiese lei vedendo quello sguardo stupito.

“Se fossi una diplomatica saresti molto pericolosa” Eleusi rise.

“Allora meno male che ho solo un banchetto delle stoffe!” rispose sorridente.

Quando tornarono a casa erano tutti stremati. Jona forse più di tutti. Il piccolo aveva corso a destra e a manca insieme a Samael sfoggiandolo ai suoi amici come il cavaliere di drago che la sua mamma aveva salvato e che gli stava insegnando a “spadaccinare”. Prima lui e poi Nihal che fu motivo di maggiore orgoglio perché una donna. A Nihal piaceva quella sensazione e le piaceva riuscire a dare felicità a quel bambino. A volte le sembrava di essere tornata a Salazar, come se non fosse mai successo nulla e fu felice quella sera di rientrare stanca. Stanca della pienezza di quella vita semplice. Aveva notato lo sguardo di Albedo su Samael e la coda muoversi leggermente quando Jona si fece avanti, ma ubbidiente, non si avvicinò. Il cavaliere se ne accorse e lo prese in braccio.

“Ehi, piccoletto, se mamma è d’accordo ti va di fare una coccola ad Albedo?” chiese guardando verso Eleusi. La donna ebbe un piccolo sussulto e poi guardò verso il figlio e suoi occhioni azzurri.

“Sì! Ti prego, Mamma! Posso? Due carezzine!” la supplicò il bambino. Eleusi li guardò e il suo sguardo si incrociò con quello di Samael. Nihal li osservò sorridente, ma quando posò gli occhi su Jona e Samael e vide lo sguardo e l’esitazione di Eleusi, ebbe come un sussulto e quel pensiero nella sua mente si fece infine strada, chiaro limpido e trasparente. Non disse nulla. Non davanti a Jona. Non davanti a Samael.

“Certo, amore. Segui però le indicazioni di Samael” rispose la donna.

“Sì mamma!” fece ubbidiente. Samael sorrise e tenendolo in braccio lo portò da Albedo, dandogli le indicazioni di come toccarla senza infastidirla. Quando Nihal vide il drago nuovamente avvicinare la testa con spontaneità al bambino, lasciandosi accarezzare, leccandogli affettuosamente la mano e sbuffandogli apposta per spettinarlo, quel pensiero nella mente di Nihal prese sempre più forma. Quando vide lo sguardo perplesso e dubbioso di Samael, quel pensiero prese colore. Quando vide l’espressione preoccupata di Eleusi focalizzata su Samael, Nihal perse ogni dubbio. Lo sapeva. Era chiaro. Non voleva accettare quell’idea, eppure le tornava tutto, sperava egoisticamente di sbagliarsi. Gli occhi verdi di Eleusi incontrarono i suoi e sgranarsi vedendo la realizzazione nello sguardo della mezzelfo. Nihal ebbe definitivamente la certezza di non sbagliarsi. Eleusi entrò in casa. Nihal rimase di stucco sulla porta, i suoi occhi fecero increduli avanti e indietro tra Eleusi e Samael che teneva tra le braccia il bambino con naturalezza. La ragazza sentì una voragine aprirsi sotto i suoi piedi. Non era pronta. Non a questo. A questo non aveva idea di dove iniziare. Entrò in casa e si avvicinò ad Eleusi che aveva già iniziato a preparare la cena. Nessuna delle due disse niente. Nihal si sentiva presa in giro, tradita. Eleusi sapeva e non le aveva detto niente. Non le rivolse la parola quasi per punizione, cercando di trovare le parole per esternare la sua rabbia, senza allarmare Samael o Jona. La sua ira svanì quando sentì accanto a sé Eleusi trattenere un singhiozzo e la vide asciugarsi rapidamente una lacrima dal viso.
La sua mente venne assalita dalle immagini di quel periodo, di cosa avesse visto e di quello che Eleusi dava e cercava di dare a suo figlio, quella pace, stabilità e sicurezza che Nihal non aveva mai avuto. Vide come quella struttura solida che Eleusi aveva costruito intorno al suo bambino e intorno a sé stessa improvvisamente fosse diventata di carte instabili e prede del vento, minacciando di cadere da un momento all’altro. Provò pietà per quella giovane madre che stava lottando per la sua pace e la sua serenità e stava fallendo. Era la prima a sapere cosa stava accadendo in quei giorni ed era impotente, stava crollando. Nihal però non poteva fare nulla. Qualunque cosa avesse fatto avrebbe ferito qualcuno doveva lasciare che le cose facessero il loro corso. Non dovette aspettare molto.

Quella sera Jona chiese a Samael di raccontargli le storie dei cavalieri di drago e delle sue battaglie, prima di andare a dormire. Gli si sedette in braccio davanti al camino. Gli chiese della cicatrice sul labbro di Albedo e della scaglia che il ragazzo portasse al collo. Samael lo accontentò, raccontandogli di come conobbe Albedo e di come strinsero il loro legame. Nihal ebbe una stretta al cuore guardandoli, ma mantenne il silenzio. Guardò Eleusi e vide una lacrima solcarle il volto. Jona si addormentò tra le braccia di Samael. Il ragazzo si alzò e nonostante Eleusi si fece avanti per metterlo a letto, il giovane insistette per portarlo lui. La donna non fu in grado di trovare scusanti per impedirglielo. La sera seguente accadde lo stesso.

“Credo che qualcun altro abbia raggiunto il mondo dei sogni” disse sottovoce Samael indicando Jona che si era nuovamente addormentato accoccolato a lui, stremato dalla giornata. Nihal dormiva già da qualche minuto nel tepore del suo giaciglio, anche lei stanca dalla giornata. Eleusi stava ricamando distrattamente sulla poltrona, ascoltando i racconti di Samael. Questa sera non riguardavano strettamente i cavalieri. Samael aveva confessato al bambino la verità, benché avesse omesso i dettagli più bui. Lui non voleva diventare un cavaliere. Lo aveva fatto perché aveva incontrato Albedo, lui in realtà voleva aprirsi una locanda.

“All’epoca ero indeciso se poi gestirla lavorando al bancone, oppure cucinare o ancora intrattenere come bardo” raccontò. Jona lo guardò stranito.

“Il bardo?” aveva chiesto Nihal stupita “Suoni?”

“Canto e sono anche bravo” disse orgoglioso.

“Ma essere un cavaliere è bellissimo! Vivi avventure tutti i giorni! Come potevi voler fare il locandiere?” chiese Jona, stupefatto.

“I migliori amici di ogni cavaliere sono proprio i locandieri” disse il giovane al piccolo, però poi posò lo sguardo su Nihal “Vedono e sentono tutto e tutti. Soprattutto in tempi di guerra sono un bacino di informazioni” spiegò. La ragazza lo guardò attenta, annuendo inconsciamente e custodendo quell’informazione preziosa. “Possiamo dire che avrei aiutato i cavalieri in un modo più intrigante e astuto” disse poi al piccolo che improvvisamente si fece estremamente interessato.

“Quindi se io diventassi un locandiere potrei comunque aiutare papà con la guerra dando informazioni?”

“Esattamente! Mi è successo diverse volte di conoscere dei locandieri per prendere informazioni e aiutare i miei compagni. Se vuoi ti racconto qualche aneddoto” posò lo sguardo su Eleusi. La ragazza gli fece un piccolo sorriso grato e Samael rispose facendole l’occhiolino quando Jona entusiasta gli chiese di raccontargliene qualcuna.
Dopo la seconda storia, Nihal li aveva già abbandonati e a metà della terza Jona crollò tra le braccia del giovane. La madre si alzò in contemporanea con Samael, andando verso di lui.

“Grazie. Passamelo pure, lo metto a letto” disse sottovoce tendendogli le braccia.

“No, tranquilla faccio io” disse sistemando meglio il piccolo affinché non gli pesasse sulle ferite che stavano finendo di guarire.

“Samael non serve, fai anche troppo tenendolo praticamente tutto il giorno” insistette.

“Davvero, Eleusi, mi fa piacere. Non preoccuparti” e come la sera prima andò nella cameretta di Jona per poi metterlo delicatamente a letto. Eleusi rimase sulla porta guardandolo rimboccare le coperte suo figlio con cura e premura, per poi fargli una carezza sulla testa.

“Buonanotte piccoletto” sussurrò il ragazzo e qualcosa in lei si spezzò definitivamente. Samael si girò verso di lei per uscire e quando si suoi occhi azzurri si posarono su di lei, la trovò con lo sguardo basso e lacrime sgorgare silenziose dai suoi occhi. In un attimo le posò la mano sul braccio spingendola delicatamente indietro di un paio di passi, abbastanza da farlo uscire e chiudere la porta della stanza di Jona.

“Eleusi, che succede? Che hai?” chiese preoccupato. La donna scosse la testa non riuscendo a rispondergli, provò ad asciugarsi le lacrime, ma non avevano alcuna  intenzione di fermarsi. “Eleusi? Che succede? Ho fatto qualcosa che non dovevo?”

“No, Samael… tu sei perfetto…” singhiozzò con un filo di voce.

“Che succede allora?” strinse le braccia intorno a lei. I sensi da soldato non l’avevano mai lasciata, Nihal aprì appena un occhio sentendo movimento e il sussurrare dei due, ma soprattutto sentendo il singhiozzare sommesso di Eleusi. Li vide abbracciati per un attimo, ma vide Eleusi allontanarsi da lui dandogli le spalle provando ad asciugarsi le lacrime, fallendo. Vide lo sguardo perso di Samael che non capiva cosa stesse succedendo.

“Non ce la faccio più…” singhiozzò la donna.

“Cosa? Eleusi, che succede? Parlami, per favore” sussurrò lui cercando di non svegliare Nihal, ignaro che fosse già tardi per quello.

“Non ce la faccio più… non posso continuare a farti questo…non quando tu e Jona…” si interruppe strozzando un singhiozzo e provando a prendere un respiro per calmarsi e parlare. Ma non riusciva a fermare le lacrime. Si sentiva un mostro, si sentiva al pari di Raven. Alzò gli occhi e guardò Samael che aveva spostato dapprima perplesso lo sguardo sulla porta del bambino. Vide nel suo sguardo mille pensieri e la sua espressione mutare lentamente.

“Samael, dobbiamo parlare”

“La Guerriera gli ha fatto accarezzare Albedo mentre io ero svenuto?” chiese lui, ma nonostante la voce bassa, Nihal percepì il tono preoccupato misto all’ansia di quel discorso che ormai era improrogabile. Eleusi abbassò lo sguardo. Un’altra lacrima le cadde dal volto.

“No… Albedo ha cercato il contatto con lui” Samael annuì rigidamente, man mano che i puntini si collegavano.

“Mi ha detto che il suo compleanno è in primavera… Quanti anni ha Jona?” la voce si faceva sempre più agitata benché Samael stesse provando a rimanere calmo. Un’altra lacrima cadde dal volto di Eleusi.

“Sette…” Nihal rimase in silenzio, ferma e immobile. L’espressione di Samael si fece illeggibile.

“Ha sette anni…” quella frase gli uscì con un filo di voce.

“Sì…” Eleusi finalmente alzò gli occhi arrossati per il pianto “Jona è tuo figlio”

Una voragine si era appena aperta tra loro tre. Eleusi si sentiva meschina ed egoista. A Samael parve di venire colpito in pieno da un fulmine man mano che quelle parole diventarono sempre più reali nella sua mente. Era padre. Aveva un figlio. Jona era suo figlio. Sette anni prima non desiderava nulla di più che avere una famiglia con la sua Eleusi, ma le cose ora erano diverse. Suo figlio lo stava crescendo un altro uomo, Eleusi glielo stava nascondendo e adesso nella sua vita c’era Nihal.
Nihal… il suo sguardo si posò sulla figura della ragazza.
Prese il mantello e si diresse verso la porta per andare nel granaio. Eleusi gli prese il braccio provando a fermarlo.

“Samael, aspetta-” lui scattò all’indietro strappando via il braccio da lei.

“-Non mi toccare, Eleusi”

“-Ti prego ascoltami-”

“-No. Non adesso. Io mi devo calmare” Nihal sentì un singhiozzo soffocato provenire da lui “Tu mi hai ammazzato”

Ci mise tutta sé stessa per non alzarsi in quel momento e seguirlo. Sentì la porta aprirsi e chiudersi ed Eleusi tentare di soffocare le lacrime per non svegliarla. Sentì i suoi passi andare verso la camera i singhiozzi della ragazza che aveva appena distrutto il suo castello sicuro che fino adesso aveva provato a tenere insieme con tutte le sue forze.

Nihal prese il mantello e si diresse subito nel granaio. Trovò Samael seduto sul suo giaciglio coperto dal mantello, tenendo stretti i pugni cercando di soffocare un moto di rabbia. Piangeva arrabbiato, confuso e schiacciato dalla realtà, lentamente realizzando quanto male gli fosse stato fatto ad entrambi. Quando sentì la porta del granaio aprirsi e chiudersi e i suoi occhi persi si incrociarono con quelli di Nihal, vide una lacrima scendere sul volto della mezzelfo. Era lì per lui, ma era chiaro che avesse sentito tutto.

Nihal non gli lasciò dire nulla. Camminò verso di lui, gli si sedette in braccio e lo strinse forte a sé. Samael l’abbracciò come se non avesse nient’altro al mondo a cui aggrapparsi. Sentiva Nihal accarezzargli i capelli e posargli dei piccoli baci sulla testa per confortarlo, ma le lacrime silenziose della ragazza si mischiarono alle sue. Rimasero abbracciati tutta la notte. Non si dissero nulla. Quella verità non aveva più solo ripercussioni sulla vita del cavaliere, ma anche su quella di Nihal, in quanto tutti quei pensieri che si era fatta su un eventuale futuro in cui Samael fosse il suo compagno in un attimo erano andati distrutti.
  
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