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Autore: Sel Dolce    19/11/2022    0 recensioni
[Merthur | AU | Rating Arancione | Fem!Merlin ]
Dal capitolo nove:
«Merlyn, tu sei la donna più insopportabile che io abbia mai conosciuto.» cominciò, completamente preso dall’improvvisazione, non aveva pensato a prepararsi un discorso «La prima volta che ci siamo conosciuti ti ho quasi tagliato la gola e tu non hai battuto ciglio. In quel momento ho capito che eri speciale – per non dire strana – ed ho iniziato ad osservarti.» stava andando decisamente male, qualcuno doveva sfondare la sua porta e tappargli la bocca in quel preciso istante «Non capivo cosa tutti ci trovassero in te, chiunque passasse sul tuo cammino si innamorava come il più sciocco degli uomini.» veramente, Arthur pregò che Gwaine entrasse e lo stordisse, quel discorso faceva schifo.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hunith, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Arthur era furioso, quando Morris era entrato correndo nelle sue stanze per dirgli che il Re aveva convocato un’udienza con tutta la Corte ed i cavalieri partecipanti al torneo non si sarebbe mai aspettato di vedere Valiant in ginocchio al centro della sala con lo sguardo rivolto verso il basso.

Guardò verso Gaius e lo vide insieme a Lancelot, Gwaine, Parsifal e un ancora mezzo addormentato Mordred, l’unica a mancare era Merlyn. Guardò per tutta la sala, ma non la trovò, un’altra persona di cui notò l’assenza fu Morgana. Gwen era lì, ma della Lady non c’era l’ombra.

Uther lo chiamò con un gesto della mano, chiedendogli di avvicinarsi «Arthur, ti chiedo di mantenere contegno durante l’udienza e di non fare gesti avventati.» disse l’uomo ben sapendo che da lì a pochi secondi il figlio avrebbe perso le staffe e per una buona ragione.

Il principe annuì e riprese posto accanto al trono, in piedi, mentre guardava con astio Valiant. Si chiese cosa diamine avesse combinato per finire in quella situazione, ma in parte ne era grato, Mordred lo aveva avvertito che era pericoloso e che lo scudo emanava magia nera. Se fosse stato fortunato suo padre lo avrebbe condannato a morte.

«Cittadini di Camelot, siamo qui riuniti per dare giudizio a Sir Valiant, accusato di aver provato ad abusare di un membro della famiglia reale.» annunciò Uther alzandosi in piedi a sua volta.

Arthur fece scattare la testa verso il padre ed improvvisamente capì l’assenza di Morgana nella stanza. Era ovvio che quel viscido avrebbe provato a metterle le mani addosso! Desiderò poterlo trafiggere con la sua spada e vedere nei suoi occhi la vita abbandonarlo.

«Questa mattina, alle prime luci dell’alba, è stato sorpreso mentre cercava di imporsi con la forza sulla principessa Merlyn…» il re venne sommerso dalle voci della Corte, la ragazza poteva essere leggermente sgarbata e fuori dal comune, ma in qualche modo in quei due mesi era riuscita a conquistare buona parte della Corte e dei cavalieri con la sua gentilezza e modi di fare. Uther guardò con la coda dell’occhio il figlio perdere colore e stringere i pugni, per un attimo temette di doverlo fermare dallo scendere i pochi gradini che lo separavano da Valiant.

Arthur era furibondo! Guardò Parsifal prendere Mordred tra le braccia e portarlo fuori dalla Sala e gliene fu grato, non era sicuro di volere suo figlio presente quando avrebbe ucciso quel porco di Valiant.

«… e Lady Morgana ha prontamente allertato le guardie prima che potesse compiere un gesto immondo.» rassicurò la Corte, non ci sarebbero stati possibili bastardi, Valiant non era riuscito nel suo intento.

«Come vi dichiarate, Sir Valiant?» chiese il Re al cavaliere.

«Innocente.» dichiarò l’uomo con una faccia tosta senza eguali «La ragazza era vestita come una serva e stava ficcanasando tra la mia roba, mi sembrava giusto punirla.» si difese alzando finalmente lo sguardo, mostrando ad Arthur un vistoso occhio nero e un labbro spaccato. Non c’erano dubbi che qualcuno avesse avuto già modo di dare una lezione al cavaliere, ma non sembrava essere funzionata se quello che sentiva stava veramente uscendo dalla bocca di Valiant.

Uther assottigliò lo sguardo, chiedendosi come un combattente così bravo potesse anche essere un totale idiota «Quindi se non fosse stata la principessa Merlyn la sua vittima credi che l’avresti passata liscia?» domandò sentendo il sangue ribollire nelle vene. Tutti lo consideravano un uomo senza cuore per quanta facilità condannava la gente al rogo, ma c’era una bella differenza tra l’uso della magia e quel crimine carnale. Uther rispettava in qualche modo Merlyn e sapere che le era accaduta una cosa del genere mentre era ospite a casa sua gli faceva rabbia.

«A nessuno interessa di una serva.» grugnì l’uomo guardando Arthur negli occhi, come a volerlo provocare.

Il principe guardò il padre come ad avvertirlo che la sua pazienza era al limite e Uther lo comprese. Fosse successa una cosa del genere a Ygraine l’uomo sarebbe già esanime a terra.

Alzò una mano per porre fine al chiacchiericcio «Valiant, io ti condanno a morte. Domani mattina, alle prime luci dell’alba la tua testa verrà recisa dal tuo corpo tramite il colpo di un’ascia.» declarò ricevendo versi d’approvazione dai presenti «Sir Leon, puoi portarlo nella sua cella.» diede un segnale al cavaliere con la mano e l’uomo obbedì immediatamente.

Sir Leon non era tipicamente un uomo violento, ma non era riuscito a trattenersi dallo sferrare un pugno al detenuto prima di portarlo davanti al Re. Sicuramente una volta chiuso nella cella avrebbe dato il via libera a chiunque avesse voluto dire la sua al cavaliere, sicuro che anche il principe avrebbe colto l’occasione per vendicare la donna amata.

«Il torneo riprenderà domani dopo l’esecuzione.» annunciò come ultima cosa il Re prima di andarsene e ritirarsi nelle sue stanze.

Arthur non c’era più quando si girò per salutarlo.

⸸⸸⸸

Morgana non era solita rimanere seduta a far nulla, per di più in silenzio; perciò, quando sentì la mano di Merlyn scivolare dalla sua uscì dalla stanza per attendere l’imminente arrivo di Arthur.

L’udienza non sarebbe dovuta durare molto, Valiant era colpevole e per di più era stato colto nell’atto, non c’erano dubbi che Uther lo avrebbe condannato a morte.

I primi ad arrivare furono Parsifal e Mordred, il bambino era ancora mezzo addormentato, ma quando vide Morgana sembrò rallegrarsi. Scese dalle braccia dell’uomo e andò a sedersi vicino alla Lady «Come mai sei qui?» le domandò posando il mento contro il braccio della donna, guardandola curioso con i suoi grandi occhi azzurri.

«Stavo facendo compagnia a tua madre, si è appena addormentata quindi dovremmo fare piano.» gli rispose posandosi l’indice davanti alle labbra come ad intimargli di fare silenzio.

Mordred si coprì la bocca con le mani ed annuì, non voleva disturbare la madre, sapeva quanto fosse stanca, sempre a correre e svolgere mansioni. Qualche volta gli mancava la vita ad Ealdor, quando Emrys aveva più tempo per stare con lui, ma a Camelot c’era anche suo padre e gli piaceva imparare nuovi incantesimi con Gaius.

«Come sta?» chiese Parsifal a voce bassa e Morgana si sorprendeva ogni volta nel sentire la voce gentile di quell’uomo gigante.

«Un po’ scossa, ma sono sicura si riprenderà.» rispose mordendosi l’interno della guancia. Era stato piuttosto spaventoso, visto da fuori, e Morgana poteva solo immaginare come poteva essere viverlo in prima persona.

«Dormite tutti in quella stanza?» chiese la Lady inarcando un sopracciglio, credeva che ormai i ragazzi potessero permettersi una piccola casa nella parte bassa della città.

Parsifal annuì «Finché Gwaine non trova un lavoro non possiamo veramente permetterci molto, in più aiutiamo Merlyn con Mordred e stando tutti insieme è più facile.» spiegò mentre il bambino iniziò a giocare con i capelli della donna, gli ricordavano quelli della madre, ma più morbidi.

La porta si aprì nuovamente e la stanza improvvisamente si fece più piccola. Morgana doveva veramente aiutarli a trovare una nuova sistemazione, era impossibile per loro stare tutti lì dentro.

Gaius si sedette davanti a Morgana, uno sguardo preoccupato in volto, mentre Lancelot e Gwaine si appoggiarono contro la parete, le braccia incrociate al petto ed entrambi di pessimo umore. Arthur sembrò passare con la stessa velocità di un cavallo al galoppo, Morgana lo vide per un secondo prima che entrasse nella stanza di Merlyn e si chiudesse la porta alle spalle.

«Sentenza?» domandò la Lady volendo sapere cosa avesse deciso il Re, coprì le orecchie a Mordred, non voleva che il bambino sentisse di quelle brutte cose.

«Condannato a morte, domani mattina all’alba.» rispose Gwaine facendo spazio a Morris e Gwen, i due erano arrivati insieme, decidendo che i loro padroni potevano aver bisogno di loro, anche se Morris dubitava avrebbe rivisto Arthur molto presto.

Morgana annuì, solitamente era contraria a quel genere di sentenze, ma Valiant la meritava tutta. Poteva essere chiunque nell’armeria quella mattina, le si strinse il cuore al pensiero che al posto di Merlyn sarebbe potuta esserci la sua cara Gwen.

La Lady si alzò, sentendosi improvvisamente di troppo «Bene, penso che tornerò nelle mie stanze.» disse salutando Mordred con una carezza sulla testa. «E credo che voi dobbiate andare a lavoro.» disse ai due uomini che erano sicuramente già in ritardo.

Lancelot e Parsifal annuirono e salutarono a loro volta. Certamente non potevano fare molto e Arthur era con Merlyn, quindi non avevano nulla da fare.

Parsifal richiamò l’attenzione di Gwaine toccandogli la spalla «Vuoi venire con me?» gli chiese ben sapendo che lasciarlo lì non era una buona idea «Possiamo portare Mordred e fargli fare un giro su un pony.» propose sorridendogli, non voleva lasciarlo da solo, sapeva quanto l’uomo tenesse a Merlyn e non voleva che prendesse decisioni avventate e finisse in carcere con Valiant.

Gaius si alzò a sua volta, prendendo la borsa pronta per le consegne «Io dovrò fare il giro di Merlyn. Non cacciatevi nei guai.» salutò andando via.

Gwaine lasciò andare un profondo respiro per calmarsi ed annuì, voleva stare con Parsifal e Mordred, solo Dio sapeva cosa avrebbe combinato rimanendo da solo.

«Andiamo, campione, oggi imparerai a cavalcare.» incitò il bambino che era totalmente ignaro di quello che stava accadendo. Aveva sentito la paura di Emrys quella mattina, svegliandosi, ma la donna la sera prima gli aveva detto di non preoccuparsi, che qualche volta le capitava di sentire delle forti emozioni ma non voleva dire che era in pericolo, quindi non ci aveva dato molto peso. Prese la mano di Gwaine e lo seguì fuori dalle stanze di Gaius, non vedeva l’ora di salire sopra un pony.

Morris rimase da solo all’interno della stanza e si guardò intorno, Arthur molto probabilmente non sarebbe uscito per delle ore, quindi prese la scopa dall’angolo della stanza ed iniziò a spazzare.

⸸⸸⸸

Merlyn si svegliò con un forte dolore alla testa, come se avesse preso una botta con una spranga di ferro. Si portò le mani sulla fronte, imprecando a bassa voce. Aprì un occhio e vide che fuori dalla finestra era già buio e si spaventò, alzandosi a sedere e pentendosene subito dopo.

«Hey, fai piano.» la voce di Arthur sembrò alleggerire il suo mal di testa, le sue mani la guidarono a sdraiarsi nuovamente.

«Ho dormito tutto il giorno?» chiese passandosi una mano sul volto, per essersi appena svegliata si sentiva stremata, come se avesse corso per tutta Camelot. Poi si ricordò, il cuore le salì in gola e portò le mani al petto, dove Valiant l’aveva afferrata con prepotenza mentre le baciava il collo.

I mobili intorno a loro iniziarono a tremare e Arthur guardò spaventato la porta. Lì fuori c’era Morris e non aveva intenzione di fargli sapere dei poteri della moglie.

«Va tutto bene, Merlyn, non potrà mai più farti del male.» la rassicurò prendendole la mano, cercando di calmarla.

«Mi odi?» domandò invece la ragazza guardandolo negli occhi attraverso le lacrime. Non c’erano dubbi che ora l’avrebbe odiata, aveva lasciato che Valiant la toccasse in quel modo intimo che doveva essere riservato solamente a lui.

Arthur corrugò la fronte «Cosa? No, Merlyn, non potrei mai odiarti!» le disse prendendole il viso tra le mani, asciugando le lacrime con i polpastrelli dei pollici. Voleva baciarla, ma sapeva che quello non era il momento adatto.

La maga si lasciò scappare un singhiozzo, il petto le tremò scosso dalle lacrime «Ma Valiant…» provò a dire, ma Arthur le posò un dito contro le labbra e tipicamente avrebbe provato a morderglielo, ma in quel momento era quasi grata che non dovesse finire quella frase.

«Merlyn, niente di tutto questo è colpa tua, va bene?» la rassicurò sedendosi vicino a lei sul piccolo letto che non doveva essere affatto comodo per due persone «Né per quello che ti ha fatto Valiant né per quello che hai dovuto subire a causa di Ranful.» le disse lasciando che posasse la testa contro il suo petto, la sentì irrigidirsi sotto il suo tocco al nome del ragazzo che l’aveva tormentata per tutta la vita «La colpa è solo mia per non essere stato in grado di difenderti.» ora stava piangendo anche lui, il cuore che soffriva per aver lasciato che quelle cose orribili accadessero a sua moglie «Puoi perdonarmi?» le domandò stringendosi ancora di più nell’abbraccio. Doveva sentirglielo dire, doveva sapere che Merlyn lo perdonava per non averla protetta come meritava.

La maga annuì contro il suo petto «Non è colpa tua Arthur.» gli disse stringendo nei pugni il materiale della tunica dell’uomo «Non è colpa di nessuno se nel mondo ci sono persone orribili come Ranful e Valiant.» aggiunse in un sussurro.

I due amanti rimasero abbracciati, ne avevano entrambi bisogno.

⸸⸸⸸

Il giorno successivo Merlyn fece finta di nulla, alzandosi presto per prepararsi alla sua giornata. Arthur alla fine si era dovuto ritirare nelle sue stanze, lasciando che Mordred e i tre uomini potessero andare a dormire.

Indossò il suo vestito verde, il corsetto marrone legato con doppio nodo, ai piedi i suoi stivali, preferiti alle scarpe eleganti che le aveva donato Morgana per gli eventi del torneo. Uscì dalla stanza senza far rumore, lasciando i suoi compagni di stanza dormire fino al sorgere del Sole.

Gaius era già in piedi, come se la stesse aspettando. La invitò a sedersi vicino a lui, sulle gambe teneva un grande libro che doveva essere molto vecchio dallo stato giallognolo delle pagine.

«Credo che tu abbia bisogno di questo libro, è l’unico che sono riuscito a salvare dalla Grande Epurazione.» le disse passandole il libro «Ci sono incantesimi che ti aiuteranno in situazioni di pericolo e altro che potrà aiutarti nel tuo Destino.» le sorrise posandole una mano sulla spalla, stringendo appena.

Merlyn sfogliò meravigliata il libro, non poteva credere di avere tutto quel sapere tra le mani, nemmeno Balinor aveva un grimorio «Grazie, Gaius, lo terrò al sicuro e imparerò ogni singolo incantesimo.» promise con la stessa emozione di una bambina, gli eventi della giornata prima spinti in un angolo remoto della sua memoria.

Il medico le sorrise, contento di vederla così felice. Le preparò una colazione ricca, coinvolgendola in più chiacchiere, tutto per tenerla lontana da quello che stava accadendo proprio fuori dalle mura. Arthur gli aveva chiesto gentilmente di non permettere a Merlyn di assistere.

Mentre Merlyn rideva ad una storia di Gaius su Lady Percival, Arthur accese il fuoco per eliminare per sempre dall’esistenza il corpo privo di testa di Valiant, la testa stessa e gli oggetti personali del cavaliere. Il principe vide i serpenti sullo scudo di Valiant battere più volte l’occhio, imprigionati e destinati a morire.

⸸⸸⸸

Uther invitò Merlyn a sedersi al suo fianco, Mordred si era seduto tra Morgana e Gwen. La salutò cordialmente, chiedendole come stesse, ma non perdendo troppo tempo.

La ragazza era quasi grata che nessuno le stesse dando fastidio su quanto accaduto il giorno prima, sembrava esserci un comune accordo tra tutti di non nominare il cavaliere e l’esecuzione di quella mattina.

Sir Leon era stato incaricato di accompagnarla ovunque durante la durata del torneo, non volendo rischiare che un altro cavaliere si sentisse particolarmente coraggioso da tentare una bravata del genere. A Merlyn non dispiaceva la compagnia dell’uomo, ma non la lasciava sola un attimo e la donna aveva veramente bisogno dei suoi spazi, soprattutto per praticare la magia.

Uther aveva messo Sir Leon al servizio della nuora sapendo di affidarla in buone mani e sapeva che Arthur si fidava ciecamente dell’uomo, quindi era la persona adatta al compito.

Guardarono i vari incontri applaudendo quando consono e Merlyn sorrise al marito quando venne annunciata la sua vittoria, destinandolo allo scontro finale del giorno dopo contro Sir Ewan.

Mordred e Merlyn andarono alla tenda dell’uomo per congratularsi, Leon a pochi passi da loro che chiacchierava con Gwaine.

Morris stava togliendo l’armatura all’uomo, in completo silenzio, entrambi provati dalla lunga giornata. La maga sapeva esattamente quello che Gaius aveva fatto quel mattino ed in parte gliene era grata, vedere un’altra esecuzione e sapere che era per colpa sua non l’avrebbe aiutata. Non credeva fosse necessario ucciderlo, se fosse stata lei a decidere lo avrebbe condannato ad una vita nelle celle di Camelot e quando aveva espresso la sua idea a Morgana, la Lady le aveva detto che gli uomini come Valiant meritavano la morte e che non doveva sentirsi in colpa.

«Abbiamo forse davanti il prossimo vincitore del torneo?» chiese Merlyn guardando Mordred, il quale annuì, suo padre sapeva combattere veramente bene e non c’erano dubbi che avrebbe vinto!

«Non è ancora detto, Sir Ewan è un abile spadaccino.» provò a fingere modestia, sapeva benissimo di avere la vittoria in pugno.

Merlyn alzò gli occhi al cielo, vedendo l’ego del marito gonfiarsi oltre ogni misura e prese il posto di Morris nello sfilargli la cotta di maglia «Sono sicura che Morgana amerà essere la tua accompagnatrice per il banchetto.» gli disse ben sapendo che il vincitore avrebbe avuto l’onore di accompagnare Lady Morgana alla festa.

Arthur inarcò un sopracciglio «Nel caso dovessi vincere» iniziò facendo ridere la donna, sicura della sua vittoria «vorresti farmi l’onore di essere la mia dama per la serata?» le domandò perché non aveva per niente voglia di passare una serata con Morgana quando aveva sua moglie lì.

La maga gli posò una mano sul petto, come a mettere distanza «Anche se volessi non ho un abito adatto.» rifiutò gentilmente. L’abito che aveva usato durante la prima serata del torneo era stato polverizzato da un piccolo incidente nelle sue stanze, aveva provato a togliere una macchia con un incantesimo e aveva sbagliato solamente una lettera portando ad un disastroso risultato.

«Capisco.» disse facendo scoccare la lingua contro il palato, un piano già in mente. Arthur sarebbe andato o con Merlyn o da solo.

⸸⸸⸸

Gwaine non era solito raccontare la sua storia, preferiva tenere nascosto il suo passato per ben ovvi motivi, ma in quel caso sembrava l’occasione di sfruttare il suo albero genealogico, era una buona causa.

Bussò alle stanze di Arthur verso sera, sapendo che Morris era appena andato via per portare nelle cucine i piatti della cena.

«Avanti.» la voce di Arthur era stanca, ma non scortese.

Gwaine entrò nelle stanze e senza troppi convenevoli si sedé a tavola e rubando una mela dalla cesta di frutta disse semplicemente «Voglio diventare un cavaliere di Camelot.».

Arthur lo guardò stupito, per mesi aveva cercato di fargli trovare un lavoro e ora se ne usciva con questa richiesta «Solo un nobile può diventare un cavaliere.» recitò la prima regola dei cavalieri di Camelot, ma sapeva che non era giusta. I suoi amici sarebbero stati degli ottimi cavalieri, forse un giorno, quando suo padre sarebbe morto…

«Allora è una fortuna che lo sono.» rispose l’uomo tirando dalla tasca della giacca un foglio. Arthur lo prese confuso, aspettandosi qualche volgarità, ma invece tra le mani teneva il sigillo della casata dei Green, famiglia nobiliare del regno di Gwynedd.

«Non posso credere che tu sia un nobile.» mormorò più a sé stesso che all’amico. Non credeva fosse un falso, anche perché non poteva averlo preparato in così poco tempo non sapendo nemmeno della regola.

Gwaine posò i piedi sul tavolo «Non mi piace considerarmi tale.» rispose addentando la mela «Ma per proteggere Merlyn e tutte le cittadine di Camelot sono disposto ad uscire allo scoperto.» spiegò rivelando le sue vere intenzioni.

L’uomo aveva parlato con Merlyn, ovviamente, e capiva quanto la perenne presenza di Leon potesse essere d’intralcio con i suoi studi di magia in aggiunta alla paura che Mordred potesse fare qualche incantesimo involontariamente ed essere scoperto. Gwaine era arrivato alla conclusione che Sir Leon non poteva essere la guardia prefissata alla ragazza per ogni evento con numerosi sconosciuti, quindi doveva essere lui per una volta in vita sua a fare un sacrificio.

«Ne parlerò con mio padre domani, ma non credo ci saranno problemi.» disse il principe ancora incredulo alla notizia. Gwaine non aveva mai dato l’impressione di essere cresciuto tra la nobiltà. Il modo in cui parlava, in cui si poneva, gli aveva sempre dato l’idea di un contadino che aveva imparato ad usare una spada e che si credeva un gran mangiatore di donne.

Gwaine si alzò offrendogli una mano da stringere «Grazie, Arthur.» disse sinceramente grato al principe.

«No, grazie a te, Gwaine.» rispose il biondo, perché non c’era forse uomo di cui poteva fidarsi di più per prendersi cura di sua moglie quando non poteva usare la magia e lui non era presente.

I due uomini si separarono con una promessa nel cuore: Merlyn non avrebbe mai più subito una cosa del genere.

⸸⸸⸸

Morris saltò dalla gioia quando vide Sir Ewan cadere a terra, decretando la fine del combattimento. Vicino a lui Merlyn fece lo stesso, urlando a gran voce il nome del marito, dietro di loro un imbarazzato Sir Leon cercò di far abbassare loro la voce.

Uther scese dalla sua posizione e consegnò il premio in denaro al figlio, urlando orgoglioso il nome del vincitore. Arthur alzò la spada verso il cielo, godendosi gli applausi e le urla estasiate per la sua vincita.

Uscì dall’arena venendo immediatamente investito dall’abbraccio della moglie «Non avevo dubbi!» gli urlò praticamente nell’orecchio mentre lo costringeva a piegarsi per farsi abbracciare, la differenza d’altezza era quasi comica agli occhi degli spettatori.

Arthur ricambiò l’abbraccio, un sorriso dipinto in volto orgoglioso della sua vittoria e della felicità della moglie. Merlyn sembrava stare bene, non aveva nemmeno più accennato all’episodio con Valiant, e Gaius gli aveva detto che poteva essere un buon segno come un cattivo segno, solo il tempo avrebbe detto loro come la ragazza avrebbe processato il trauma.

«Lascialo respirare!» urlò Parsifal arrivando con tutto il loro gruppo di amici. Lancelot stava tenendo la mano di Gwen, tra i capelli la fanciulla aveva un fiore viola che le era stato donato dal suo corteggiatore. Morgana teneva la mano di Mordred e discuteva con Gwaine su come fosse ingiusto che le donne non potessero partecipare.

Merlyn si staccò arrossendo, ma rimase vicino all’uomo, poteva sentire il calore del suo corpo appena dietro di lei «Non lo stavo soffocando!» si difese mettendo le mani sui fianchi.

«Avrei giurato di aver visto il principe diventare viola per la mancanza d’aria.» si aggiunse Gaius adorando prendersi gioco della nipote.

Merlyn si imbronciò, ma non rispose alle provocazioni, era semplicemente contenta che Arthur avesse vinto.

«Ora andiamo, non c’è tempo per bighellonare, dobbiamo dare un’occhiata alla spalla di Sir Ewan.» Giaus rapì letteralmente la ragazza per portarla nella tenda dove il cavaliere stava già aspettando il medico di corte per essere curato. Arthur non c’era andato leggero, senza ombra di dubbio, ma nemmeno aveva usato una violenza eccessiva come aveva fatto Valiant il primo giorno.

Mordred tirò il mantello del padre e gli mostrò il pollice in su, segnale che voleva dire solamente una cosa: il suo regalo era stato recapitato.

⸸⸸⸸

Morgana e Gwen sentirono bussare alla porta e senza nemmeno girarsi sapevano esattamente di chi si trattasse.

Arthur la sera precedente aveva chiesto alla donna più grande se avesse un vestito che non le andasse più da poter donare a Merlyn in quanto non c’era il tempo materiale per fargliene confezionare uno dalla sarta di corte. La donna aveva riso, dicendogli che era uno sciocco se pensava fosse una buona idea regalare un abito usato. Gwen si era offerta di passare la notte a cucirne uno, così che potesse essere pronto entro la fine del torneo. La serva era stata poi incaricata di consegnare l’abito a Mordred e Morgana, i quali lo avrebbero portato nella stanza di Merlyn.

«Avanti.» invitò seduta davanti allo specchio mentre Gwen le sistemava i capelli.

Merlyn entrò nella stanza, tra le mani teneva una scatola e sembrava leggermente a disagio «Vi disturbo?» domandò notando come la Lady si stesse preparando per il grande evento.

«Certo che no, Merlyn.» rispose Morgana guardandola dal riflesso dello specchio «Hai bisogno di qualcosa?» chiese cordialmente guardando Gwen cercare di nascondere un sorriso.

«Credo che Arthur mi abbia regalato un vestito.» iniziò la maga posando la scatola sul letto della Lady, aprendo il coperchio per rivelare un favoloso abito rosso. Morgana guardò stupita il vestito e poi Gwen, non aveva mai visto nulla di così semplice ma allo stesso tempo elegante «Ma non credo sia adeguato presentarmi alla festa indossando questo, sembra cucito per essere indossato da una principessa.» spiegò in cerca d’aiuto. Non voleva offendere Arthur, ma non voleva nemmeno dare l’impressione che stesse accettando un ruolo sociale che non era il suo.

«Merlyn, tu sei una principessa.» le ricordò divertita Gwen. Adorava la ragazza, ma proprio non riusciva a capirla. Lei ed Arthur si amavano alla follia e avevano anche la fortuna di non avere Uther contro. Cioè, il Re non era proprio felice dell’unione, ma non aveva provato ad assassinarla, cosa che Gwen sapeva non sarebbe successa nel suo caso.

«Gwen ha ragione.» concordò Morgana tirando fuori il vestito per vederlo meglio. Era semplicemente favoloso ed in più era dei colori della famiglia Pendragon.

Merlyn non sembrò convinta, poteva già sentire le altre serve sparlarle dietro, continuava a definirsi una di loro, ma alla fine dei conti per loro lei sarebbe sempre e solo stata la moglie del principe.

«Puoi prepararti qui, se vuoi, sono sicura che Gwen potrà darti una mano.» le propose Morgana notando la particolare allacciatura sul retro del vestito, praticamente impossibile da legare da sola e dubitava che Mordred ne sarebbe stato capace.

«Certo! Ho già in testa un’idea per i capelli.» esclamò contenta la donna, Merlyn non le aveva mai permesso di sistemarle i lunghissimi capelli e Gwen moriva dalla voglia di farglieli, aveva molto potenziale e lei lo avrebbe sfruttato tutto.

La maga non fece nemmeno in tempo a rispondere che venne guidata dietro al separé. Si tolse il vestito verde rimanendo con la sottoveste e chiese a Gwen di passarle l’abito.

«Dovresti togliere anche quella, veramente.» le disse la serva mostrando la scollatura sulla schiena del vestito. Non era inusuale indossare un abito senza la sottoveste, le Lady lo facevano di continuo quando indossavano abiti rivelanti e Merlyn non ne indossava una quando portava i pantaloni in quanto poco pratico.

Una volta vestita la ragazza venne fatta sedere davanti allo specchio e mentre Gwen iniziò a pettinarle i capelli Morgana pensò bene di prenderle il viso per truccarlo. Merlyn non aveva mai messo in vita sua del trucco, non che potesse permetterselo, e per un attimo temette di sembrare ridicola.

La Lady colorò le labbra dell’amica con la radice di noce e le pizzicò le guance per renderle rosse. Da delle terre lontane aveva ricevuto in dono una polvere che prendeva il nome di kohl, usata grazie ad un bastoncino di feltro Morgana disegnò una linea sopra le ciglia di Merlyn donandole profondità allo sguardo.

Quando il Sole scomparì completamente dall’orizzonte le tre donne uscirono dalle stanze di Morgana per dirigersi alla festa. Merlyn non si sentiva completamente a suo agio, ma il riflesso nello specchio le era piaciuto, anche se le ricordava vagamente i suoi momenti con Alice nell’arena.

«Tu devi attendere qui.» le disse Morgana fermandola di lato alla porta «Devi fare la tua entrata con il vincitore.» le ricordò facendole l’occhiolino prima di entrare seguita da Gwen nella sala.

La ragazza rimase ferma, salutando con una mano Sir Leon che era di guardia alla porta insieme a Sir Bedivere. Si guardò intorno, attendendo pazientemente che Arthur arrivasse. Non avevano parlato molto di quello che era successo con Valiant, Merlyn non gli aveva raccontato nei dettagli dove l’uomo l’avesse toccata come non aveva nemmeno raccontato di Ranful e Osbert che l’avevano aggredita in casa loro. Gli aveva assicurato che stava bene, che non doveva preoccuparsi e che ci voleva di più per spaventarla, ma la verità era ben diversa.

Sapeva senz’ombra di dubbio che nel futuro, ogni singolo evento che avrebbe comportato l’arrivo di numerosi sconosciuti a Camelot l’avrebbe resa nervosa e paranoica. Aveva rischiato molto con Valiant, salvata per miracolo da Morgana e non ci teneva a ripetere l’esperienza.

«Che Dio abbia pietà.» sentì Arthur alle sue spalle, la voce spezzata dall’emozione, e quando si girò a guardarlo vide solamente uno sguardo di pura ammirazione ed amore. La maga arrossì, le sembrava di rivivere il giorno del suo matrimonio, lo sguardo di Arthur era lo stesso.

L’uomo le offrì il braccio e Merlyn accettò, all’interno della sala udirono Uther annunciare il loro ingresso.

«Do a voi il vincitore, il Principe Arthur accompagnato dalla Principessa Merlyn.» la coppia venne investita da un coro d’applausi e la maga cercò quasi di nascondersi, per niente abituata all’attenzione.

Uther si avvicinò a loro e guardò da testa a piedi la moglie del figlio, annuendo soddisfatto «Finalmente ti presenti come una donna del tuo status sociale.» le disse facendo innervosire Arthur, ricevendo un «Padre.» d’ammonizione.

«Chissà, forse sarà anche l’ultima volta. Al prossimo evento potrei venire con i pantaloni.» rispose la maga inarcando un sopracciglio, vogliosa di innervosire il re. Sapeva che se non fosse sposata ad Arthur sarebbe già stata bandita da Camelot o uccisa, come sapeva ovviamente che non si sarebbe mai permessa di parlargli in quel modo senza la protezione del suo matrimonio. Era leggermente ipocrito il suo modo di comportarsi, ma non riusciva a farne a meno.

Uther si accigliò, pronto a dire una cattiveria, ma un nobile si avvicinò per congratularsi con Arthur, obbligandolo a rimandare giù il veleno.

La coppia si allontanò ancora sottobraccio, ricambiando i saluti dei nobili che continuavano a congratularsi con il principe, riuscirono a raggiungere Morgana e Gwen solamente una decina di minuti dopo.

«Sono quasi invidiosa, Arthur, tua moglie è la dama più bella della festa.» commentò la protetta del re facendo arrossire ulteriormente la maga. Non poteva essere la più bella, non lo era nemmeno ad Ealdor! Ricordò quasi con invidia i capelli biondi di Evelune, i suoi modi di fare così gentili, non per niente era la ragazza più ambita del villaggio.

Arthur rise posando una mano sul fianco della maga «Mia moglie è la dama più bella di Albion.» rispose facendo alzare gli occhi al cielo a Lancelot che era lì vicino a Gwen.

«La state facendo arrossire, Sire.» gli fece notare la serva divertita al contrario del suo corteggiatore. C’era un qualcosa di estremamente intrattenente nel vedere quei due girarsi intorno senza alcun motivo.

Merlyn cercò di darsi una sistemata e per fuggire dalle grinfie di Morgana chiese «Mi concedi il piacere di questo ballo?» porgendogli la mano in modo galante, ribaltando i ruoli.

Arthur le prese la mano, iniziando a guidarla verso gli altri invitati danzanti «Con piacere.».

Morgana guardò Lancelot incredula, aveva appena sentito una dama invitare un uomo a ballare? Dov’era finita la galanteria cavalleresca?

Lancelot alzò le spalle «Sono fatti così.» disse semplicemente mentre offriva la sua mano a Gwen, la servitù poteva ballare in un angolo e non voleva perdere l’occasione di poter stringere la donna tra le braccia.

La protetta del re rimase sola, leggermente divertita ma anche triste. Non vedeva l’ora anche lei di trovare l’amore.

   
 
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