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Autore: Sel Dolce    25/12/2022    0 recensioni
[Merthur | AU | Rating Arancione | Fem!Merlin ]
Dal capitolo nove:
«Merlyn, tu sei la donna più insopportabile che io abbia mai conosciuto.» cominciò, completamente preso dall’improvvisazione, non aveva pensato a prepararsi un discorso «La prima volta che ci siamo conosciuti ti ho quasi tagliato la gola e tu non hai battuto ciglio. In quel momento ho capito che eri speciale – per non dire strana – ed ho iniziato ad osservarti.» stava andando decisamente male, qualcuno doveva sfondare la sua porta e tappargli la bocca in quel preciso istante «Non capivo cosa tutti ci trovassero in te, chiunque passasse sul tuo cammino si innamorava come il più sciocco degli uomini.» veramente, Arthur pregò che Gwaine entrasse e lo stordisse, quel discorso faceva schifo.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hunith, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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In due settimane le cose erano cambiate notevolmente. Per cominciare Merlyn non doveva più dividere la stanza con tre uomini ed un bambino ed in relazione a questa informazione veniva la notizia dell’investimento a cavaliere di Gwaine.

All’uomo era stata data una stanza tutta per sé a palazzo, poco lontana dalla torre del medico di corte, e l’uomo aveva pensato bene di portarsi dietro Parsifal e Lancelot dichiarando che «Uther non può decidere chi dorme nelle mie stanze.» infrangendo già una dozzina di regole.

Questo lasciava Merlyn e Mordred da soli insieme a Gaius e in tre si stava decisamente meglio. Il bambino aveva più spazio per giocare e quando nessuno lo guardava scappava via per andare nelle stanze di Morgana per giocare con la donna.

«Credo che si stia affezionando più a lei che a me.» borbottò Merlyn quasi gelosa mentre il marito le passava una mano sulla schiena in gesto consolatorio guardando il figlio passeggiare con la Lady per i giardini di palazzo.

«Forse si sente solo, infondo sei sempre in giro a lavorare.» le disse cercando di non suonare offensivo. Merlyn era una donna fantastica e la sua dedizione al lavoro era ammirevole, soprattutto quando poteva permettersi il lusso di passare le giornate a passeggiare come Morgana.

La maga sospirò pesantemente scostandosi dalla finestra. Si era fermata nelle camere di Arthur per dare una mano a Morris, ma il ragazzo non aveva molto da fare e quindi si era concessa un attimo per guardare suo figlio venirle rapito in quel modo dalla dolce Morgana.

«Andiamo, Merlyn, non prenderla a male.» provò il principe abbracciandola da dietro, il mento posato sopra la sua testa. Da dopo il torneo le cose non erano cambiate molto, c’erano ancora i baci occasionali, ma Merlyn continuava a dirgli che doveva aspettare, che una bugia lunga tre anni non poteva essere perdonata nel giro di due mesi.

«Non ci sto rimanendo male, Arthur, è solo che mi manca la vita che avevamo ad Ealdor.» ammise finalmente. Non voleva suonare ingrata, amava poter essere nuovamente con il marito, ma la semplice vita di campagna era più sicura per un bambino druido e poco importava se nessuno nel villaggio sembrava sopportare loro. Ripensò alla vita prima che Arthur venisse prelevato con la forza da casa loro, quando era tutto fantasticamente perfetto e quel fastidioso Destino sembrava lontano e poco importante. Per un attimo desiderò tornare ancora indietro, quando litigavano nell’infermeria dell’arena. Tutto era meglio che Camelot, il posto brulicava di pericoli e Merlyn non conosceva riposo dall’arrivo nella città.

La presa di Arthur si fece leggermente più stretta «Lo so, Merlyn, manca anche a me.» le disse piano facendola girare per incontrare i suoi occhi limpidi «E se me lo chiederai scapperò con te e Mordred in questo esatto istante. Fuggiremo su una nave per raggiungere Laigin e mio padre non ci troverà mai.» giurò prendendole il viso tra le mani. Era pronto a lasciare nuovamente tutto per stare con lei, qualsiasi cosa pur di tornare alla vita che avevano condiviso prima che Osbert rovinasse il loro sogno.

Merlyn gli sorrise tristemente «Non possiamo sfuggire al nostro Destino, Arthur, lo sai bene.» gli disse toccandogli a sua volta una guancia, adorando il modo in cui il marito si poggiò al suo palmo «E non potrei mai chiedere una cosa talmente egoista, la tua gente ti ama, sei destinato a diventare un grande re, il più valoroso e giusto di tutti i tempi.» aggiunse alzandosi in punta di piedi per baciarlo, ma questa volta invece di un semplice tocco di labbra voleva approfondire, voleva sapere nuovamente cosa si provasse ad essere baciata veramente, voleva sentire le loro lingue incontrarsi, voleva…

«Sire, Merlyn è con voi?» la voce di Gaius oltre la porta interruppe il loro momento, facendoli fermare ad appena un centimetro tra le loro labbra.

I due innamorati si separarono riluttanti, ricomponendosi un minimo e Merlyn si allontanò, fingendo di pulire il tavolo che era già stato pulito da Morris prima di andare a riportare i piatti nelle cucine.

«Avanti.» invitò il principe sedendosi alla sua scrivania, fingendo di star leggendo un documento che teneva involontariamente al contrario.

Gaius li guardò sospettoso, ma non disse nulla «Sire, ho bisogno di Merlyn.» disse guardando la ragazza evitare il suo sguardo.

Arthur sembrò quasi volergli dire di no, quella mattina sembrava andare così bene e Merlyn gli sembrava più amorevole del solito «Certo, Gaius.» rispose alzandosi per raggiungerlo alla porta, così da poter vedere da vicino Merlyn prima che se ne andasse «Porterò io Mordred dal tutore, non preoccuparti.» le disse ricevendo in cambio un sorriso.

«A presto.» lo salutò mentre Gaius la esortava a seguirlo.

«A presto.» rispose l’uomo guardandola andare via con sguardo sognante. Sì, poteva vedersi fuggire insieme alla sua famiglia oltre il mare per raggiungere la Western Isle e visitare i suoi otto regni, infondo era quello il loro piano, viaggiare e scoprire posti nuovi.

«Ti prego, mi farai vomitare.» la voce di Gwaine spezzò il momento, l’uomo era stato assegnato di guardia alle sue stanze, il ruolo di guardia personale di Merlyn era riservato esclusivamente agli eventi portanti di stranieri da tutta Albion.

Sir Leon non poteva negare che quei due fossero estremamente drammatici, ma anche vomitevolmente innamorati. Tra i cavalieri erano state aperte le scommesse su quanto tempo ci avrebbero messo i due a tornare insieme e sposarsi davanti alla Corte e Gwen aveva riferito loro che anche tra la servitù c’era una scommessa del genere.

«Gwaine, non costringermi a mandarti nuovamente a pulire le stalle.» minacciò il principe quasi pentendosi di aver nominato cavaliere l’amico. L’uomo era un vero incubo, la cuoca era arrivata da lui personalmente per lamentarsi dei furti nella sua cucina che avvenivano per mano del cavaliere.

Gwaine ghignò, l’idea di andare alle stalle non gli dispiaceva minimamente, avrebbe potuto vedere e chiacchierare con Parsifal!

«Oh, principessa, non prendertela con me se la tua sposa ancora non ti ha perdonato.» rise adorando il modo in cui Arthur arrossì, era umiliante per il principe sapere che tutta Camelot era a conoscenza dei suoi problemi matrimoniali, ma anche grato che capissero veramente la situazione. Chi mai avrebbe perdonato un uomo che aveva mentito sulla propria identità?

«Stalle. Subito.» sibilò prima di chiudere la porta delle sue stanze. Gwaine lo faceva letteralmente impazzire.

⸸⸸⸸

Gaius l’aveva portata in una via nella parte bassa della città, a terra c’era sdraiato un uomo che non sembrava stare bene.

«Non hai paura?» gli chiese quando lo vide toccare il polso dell’uomo.

«Di cosa?» Gaius si girò a guardarla con quell’espressione che sembrava darle della stupida.

«Di prendere lo stesso male che ha colpito questo uomo.» spiegò rimanendo a debita distanza. Aveva visto molti malati in vita sua, ma quello che aveva davanti aveva la pelle praticamente cerule.

«Sono medico di Corte, è il mio lavoro.» rispose tornando a rivolgere la sua attenzione sull’uomo «E quando non ci sarò più sarà il tuo lavoro.» le ricordò mentre rigirava il corpo.

Merlyn fece un altro passo indietro, spaventata: gli occhi dell’uomo erano completamente bianchi ed il viso era ricoperto da venature blu. La maga si affrettò a rubare una coperta appesa lì vicino, dovevano immediatamente coprire il corpo.

«Brava, nessuno deve vederlo.» la lodò Gaius aiutandola a sistemare il lenzuolo sopra l’uomo.

La donna si guardò intorno ed individuò quello di cui avevano bisogno: un carretto. Si avvicinò all’oggetto chiedendo al padrone se potesse prenderlo in prestito, indicando distrattamente verso il cadavere a pochi metri da loro. L’uomo si inchinò immediatamente «Certo, Principessa, è un onore poterle essere d’aiuto.» le rispose tenendo lo sguardo a terra.

«Uhm, non c’è bisogno, potete chiamarmi Merlyn.» disse mentre prendeva una delle stanghe per trascinare l’oggetto verso Gaius.

«Lasciate che vi aiuti.» provò l’uomo vedendo la donna faticare a trascinare il carretto.

Merlyn gli sorrise «Oh, no, non c’è bisogno. Dovreste continuare a fare affari, una donna sta ispezionando i vostri prodotti.» gli fece notare indicando il suo banco di spezie dove più persone stavano annusando incuriosite le polveri.

Gaius e Merlyn riuscirono a sollevare il corpo esanime dell’uomo sul carretto non con poca fatica.

«La prossima volta ci portiamo dietro qualcuno che abbia veramente dei muscoli.» scherzò mentre iniziarono a condurre il carretto verso il castello.

«O magari puoi allenarti tu.» la prese in giro l’anziano, donne con muscoli erano praticamente introvabili. Nemmeno Morgana che aveva avuto un allenamento da spadaccina aveva sviluppato muscoli come quelli di Arthur o perfino quelli di Morris, sviluppatosi secchio dopo secchio pieno d’acqua trasportato per le scale del castello.

Erano quasi arrivati a destinazione quando sentirono una voce ben famigliare richiamare la loro attenzione.

«Cosa state facendo?» chiese Gwen guardando incuriosita il carretto. Tra le mani teneva un piccolo mazzo di fiori.

Merlyn quasi non inciampò nell’andare verso il retro del carretto per nascondere a Gwen la macabra verità su quello che trasportavano «Niente d’importante, stiamo solamente trasportando cose.» rispose cercando di non suonare troppo nervosa.

La serva non sembrò del tutto convinta e Merlyn deviò la sua attenzione «Lance ti ha regalato dei fiori?» le chiese aspettandosi un gesto del genere dall’amico. Lancelot era un gran romantico ed era totalmente perso per Gwen, poco ci mancava che le scrivesse una poesia. Merlyn non aveva da lamentarsi, Arthur le portava sporadicamente dei fiori e le ricordava quasi ogni giorno che l’amava.

«Oh, no, li ho raccolti per Lady Morgana.» rispose la serva sorridendo dolcemente pensando alla sua signora «Ne vorresti uno?» le chiese quasi in imbarazzo per non aver pensato anche all’amica.

Merlyn accettò di buon cuore il fiore e lo mise dietro l’orecchio in quanto le mani le sarebbero servite.

«Il viola ti dona.» offrì la serva sorridendole, intorno a loro la gente continuava a passare e la maga poteva sentire lo sguardo di Gaius su di lei.

«Grazie, Gwen.» rispose la ragazza «Ci vediamo dopo.» salutò iniziando a spingere il carretto da dietro, Gaius che teneva ancora una stanga.

«A dopo.» rispose Gwen guardando i due andare via.

⸸⸸⸸

Merlyn non rimase a lungo con Gaius per ispezionare il corpo del povero cittadino di Camelot, aveva promesso a Elaine che avrebbe pulito lei il camino della cucina dopo la colazione.

Fortunatamente Gaius l’aveva lasciata andare, dichiarando che non poteva fare molto se non sapevano di cosa si trattasse.

Così, praticamente dentro al camino, sporca di fuliggine dalla testa ai piedi, non si aspettava di sentire il proprio nome chiamato a gran voce. Per istinto entrò maggiormente dentro il grande camino, mettendosi in piedi per raggiungere ancora più in alto le pareti della canna fumaria che necessitava di eguale pulizia. Chiunque la stesse cercando poteva aspettare.

«È nel camino, Sire.» sentì una spia dire e in quel momento Merlyn sapeva che sarebbe stata costretta ad uscire allo scoperto ed affrontare chiunque la stesse cercando.

Appena uscita dal camino si trovò faccia a faccia con Arthur «Oh, Arthur, che sorpresa trovarti qui.» disse cercando di pulirsi le mani prima di accettare l’aiuto del marito per scendere.

«Non mi piace vederti lavorare nelle cucine, Merlyn.» le ricordò il principe cercando di lavare via la fuliggine dal viso della moglie. L’amava, ovviamente, e rispettava le sue decisioni, ma la maggior parte delle volte che la vedeva era sporca e la cosa non gli andava a genio. Nemmeno quando erano semplici contadini di Ealdor l’aveva vista in quello stato vergognoso.

«Qualcuno deve pur pulire il camino, Arthur.» rispose la donna mentre veniva condotta fuori dalle cucine, senza nemmeno rendersene conto talmente concentrata nel guardare gli occhi del marito.

Arthur strinse le labbra e si guardò intorno, assicurandosi che fossero da soli «Gaius ci ha detto del corpo che avete trovato questa mattina.» le disse mentre cercava ancora di pulirla «Un altro uomo è morto, a palazzo, mio padre e Gaius sospettano sia opera della magia.» le spiegò guardando accigliato il fiore che la ragazza aveva dietro l’orecchio: lui non le aveva mai regalato dei fiori viola! «Mio padre vuole che aiuti Gaius per trovare una cura, ma ti prego, non ti avvicinare troppo alle vittime.» la pregò prendendole il viso quasi pulito tra le mani «Non so cosa farei se ti succedesse qualcosa.» sussurrò come se fosse un segreto.

Merlyn gli prese le mani tra le sue «Arthur, non devi preoccuparti per me.» disse sorridendo appena, intenerita dalla preoccupazione del marito nei suoi confronti «E se è veramente magia riusciremo a risolvere il problema, insieme.» promise mettendosi sulla punta dei piedi per baciargli una guancia.

«Ora devo andare, mio padre vuole che trovi lo stregone e devo perlustrare ogni casa di Camelot.» le disse sorridendo leggermente per quell’innocente bacio; era sulla giusta strada del perdono, se lo sentiva.

La maga annuì, capiva che Arthur aveva un dovere verso suo padre e che doveva eseguire i suoi ordini, ma era certa che anche se avesse trovato uno stregone non l’avrebbe ucciso perché ora sapeva la verità: che non tutta la magia era malvagia.

⸸⸸⸸

Merlyn non era brava a mantenere le promesse, evidentemente non era nella sua natura tenersi fuori dai guai, quindi mentre camminava per la città con Gaius e vide un uomo in fin di vita non riuscì a non chinarsi vicino a lui per provare a dargli conforto.

«Gaius, è ancora vivo.» gli fece notare quasi implorante, doveva esserci qualcosa che potevano fare!

«Non possiamo fare nulla per lui.» rispose il medico di corte senza alcuna compassione nella voce, freddo quanto il ghiaccio.

Merlyn scosse la testa «Almeno proviamoci.» provò a convincerlo mentre l’uomo le afferrò la tunica per tirarla ancora più vicino a lui, le labbra che si muovevano ma senza emettere alcun suono.

Improvvisamente si sentì tirare da dietro, distanziandola dall’uomo che respirava a malapena.

«Sire, mi dispiace…» iniziò Gaius notando lo sguardo leggermente furibondo del principe. Gli aveva promesso che avrebbe protetto Merlyn e non aveva fatto un buon lavoro.

Arthur non era solito arrabbiarsi con la moglie, forse in tre anni non avevano mai veramente litigato, ma vederla così vicina ad un malato, sconsiderata delle conseguenze delle sue azioni, gli fece venire voglia di urlarle contro e rinchiuderla nelle sue stanze, al sicuro, lontana da quella peste che sembrava essersi già presa mezza città.

Eppure Arthur era diventato un uomo che non alzava la voce, un tempo non si sarebbe fatto problemi ad urlarle contro, Morgana gli diceva spesso che l’amore cambiava le persone e lui ne era la prova.

«Merlyn, cosa ti avevo chiesto?» le domandò con voce calma, cercando di non far notare il lieve tic all’occhio. Avevano già ricercato metà delle case e nessuno sembrava ospitare uno stregone malvagio.

«Di non avvicinarmi agli ammalati, ma quest’uomo è ancora vivo, possiamo aiutarlo!» insistette la ragazza indicando l’uomo che ancora boccheggiava cercando di dire qualcosa.

«Se non sappiamo che male è, come possiamo curarlo?» le chiese Gaius non vedendo logica nella nipote.

«Con la magia.» rispose la giovane maga quasi stupidamente. Arthur le posò una mano sulle labbra, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno l’avesse sentita. Solamente sua moglie poteva essere talmente sconsiderata da nominare la magia durante una caccia allo stregone!

«Merlyn.» la voce del marito era furiosa e Gaius per un attimo temette di ritrovarsi fra le mani due amanti in lite «Non dire nemmeno per scherzo una cosa del genere!» l’ammonì ignorando lo sguardo ferito della moglie «Non costringermi a rinchiuderti in qualche stanza in attesa che passi questa maledizione.» le disse ora con tono stanco.

La maga si allontanò bruscamente dall’uomo «Non puoi ordinarmi cosa fare, Arthur.» gli disse risentita «E soprattutto non puoi prendermi e rinchiudermi in qualche torre come una principessa che ha bisogno di protezione.» aggiunse alludendo a Morgana, la Lady era stata confinata nelle sue stanze da Uther, impaurito che potesse succedere qualcosa alla sua protetta.

Arthur divenne rosso in volto, arrabbiato « Merlyn, voglio solo proteggerti!» disse con il cuore che batteva all’impazzata, intorno a loro i cavalieri di Camelot continuavano la ricerca «Non potrei sopportare di perderti, è questo che vuoi sentirti dire? Che farei di tutto per saperti al sicuro? Che mi farei anche odiare da te pur che tu possa vivere un altro giorno?» le domandò completamente estraniando Gaius dalla scena «Come pensi che potrei vivere un giorno senza di te? Come puoi mettere la tua vita in pericolo in questo modo quando c’è Mordred che ci aspetta a casa?» le ricordò afferrandole un braccio senza alcuna traccia di violenza, era un tocco leggero, amorevole, quasi disperato come le sue parole.

Gaius si sentì improvvisamente di troppo, a disagio per essere spettatore di quella confessione d’amore, per di più con un uomo morente ai loro piedi.

«Nemmeno io voglio perderti!» rispose con la stessa veemenza la ragazza «Credi che per me sia facile sapere che posso fare qualcosa per aiutare tutta questa gente, ma per colpa di tuo padre non posso?» gli chiese cercando di trattenere le lacrime. Amava Arthur, con tutto il suo cuore, ma non poteva accettare l’idea che lasciasse morire tutta quella gente solo per proteggere lei.

Il principe se la tirò ancora più vicino, i loro petti si incontravano ad ogni respiro «Farei morire l’intero Regno per saperti al sicuro.» le disse a bassa voce, sincero. Amava Camelot e i suoi cittadini, ma Merlyn era tutta la sua vita, senza di lei non aveva ragione di esistere, senza di lei ogni respiro sarebbe stato inutile.

«Merlyn, Sire, credo che dobbiate separarvi.» intervenne Gaius prendendo la nipote per le spalle per mettere una distanza socialmente accettabile tra i due «E che dobbiate calmarvi.» aggiunse notando le gote arrossate degli sposi. Non aveva visto tutta quella passione in decenni, quei due erano veramente destinati per stare insieme, con o senza profezia.

«Sire, con il vostro permesso.» disse l’anziano iniziando a trascinare Merlyn verso il castello. Lasciarono il principe da solo, lo sguardo distrutto, e il medico si avvicinò quanto bastava per sussurrare alla nipote «Tranquilla, Merlyn, la scienza ci aiuterà a trovare una soluzione.» ignorando delle piccole lacrime che scapparono dai suoi occhi.

La maga annuì, non del tutto convinta, mentre nel cuore aveva un turbine d’emozioni che non sapeva spiegarsi. Le parole di Arthur erano quelle di un uomo innamorato e lei pensò di non meritarsele.

⸸⸸⸸

La scienza non serviva a nulla! Merlyn guardò Gaius cercare di identificare il contenuto dello stomaco della vittima. La magia si combatteva con la magia, non c’erano altre possibilità.

Mordred era stato spedito da Morgana dopo aver finito la lezione con il tutore, Uther in persona lo era andato a prendere dalla biblioteca e portato nelle stanze della Lady. Merlyn si era arrabbiata, ovviamente, quell’uomo non aveva voce in capitolo sugli spostamenti di suo figlio, ma sapeva che in quel momento le loro stanze era il posto più pericoloso dove essere.

Merlyn e Gaius stavano discutendo sul fatto che la magia non fosse né buona né cattiva quando la porta delle loro stanze si aprì di colpo e delle guardie entrarono insieme ad Arthur.

«Scusaci Gaius, stiamo cercando in ogni abitazione.» disse il principe mentre le guardie cominciarono a girare alla ricerca.

«Cosa cercate?» domandò stupidamente l’uomo.

«Lo stregone.» rispose Arthur tenendosi strettamente sull’uso del maschile, non volendo nemmeno mettere tra le possibilità che ci fosse una donna dietro, così da non poter far ricadere l’attenzione su Merlyn.

«Perché dovrebbe essere qui?» domandò giustamente l’uomo.

«Perquisiamo ogni casa.» disse il principe notando il nervosismo di Merlyn nel suo girarsi e guardarsi intorno.

«Non abbiamo nulla da nascondere, potete cercare tranquillamente.» sospirò il medico sussultando alle maniere brusche dei cavalieri.

Merlyn gli afferrò il braccio quando vide Sir Bernard andare verso la porta della sua camera e Gaius tremò per un breve istante. Sapeva benissimo cosa c’era lì dentro e se lo avessero trovato né lui né Merlyn ne sarebbero usciti vivi.

«Sir Bernard!» chiamò Arthur bloccando l’uomo «Cosa credete di fare?» domandò andando a chiudere la porta leggermente aperta.

«Dobbiamo controllare ogni stanza, Sire.» rispose il cavaliere leggermente confuso sul perché il principe lo stesse bloccando.

«Non permetterò a nessuno di entrare nelle stanze di mia moglie, condurrò io stesso la ricerca all’interno.» disse con tono duro, non gli piaceva l’idea che qualcuno mettesse le mani tra le cose di Merlyn e Mordred, soprattutto quando sapeva cosa nascondevano.

Sir Bernard fece un passo indietro «Mi scusi, Sire, non sapevo fossero le stanze della principessa.» si scusò sinceramente. Anche le stanze di Lady Morgana erano state perquisite esclusivamente dal principe, quindi non vedeva cosa ci fosse di strano nel lasciarglielo fare anche per le stanze di Lady Merlyn. Quello che Sir Bernard ancora non riusciva a capire, però, era come la principessa non avesse una stanza degna del suo status, nonostante il rifiuto di risposare il principe davanti alla Corte.

Merlyn si lasciò scappare un sospiro e seguì Arthur all’interno della sua stanza, dove la prima cosa che si poteva notare era il grimorio posato a terra vicino al letto.

«Grazie.» gli disse raccogliendo il libro per andare a nasconderlo dentro il cassetto con la sua biancheria intima.

Arthur le prese un polso e se la tirò contro, baciandola per la prima volta di sua iniziativa, sentendo il bisogno di avere le sue labbra dopo la litigata di prima. L’amava da impazzire e si sarebbe fatto mettere al rogo lui stesso pur di salvarla.

Merlyn ricambiò, sentendosi come quella mattina, affamata per un vero bacio. Le mani andarono ad allacciarsi dietro il collo del marito, tirandolo ancora di più verso di lei, separando le labbra per far incontrare le loro lingue dopo nove mesi di lontananza. Era magico come se lo ricordava, il suo corpo venne scosso dal puro desiderio di poter rimparare a conoscere il corpo del marito, voleva sentire la sua pelle nuda sotto le mani, voleva poter fare nuovamente l’amore con lui.

Arthur la sollevò da terra, completamente perso nel momento, dimenticandosi della peste e delle persone ad una porta di distanza, una piccola farfalla blu iniziò a volare per la stanza. Posò le mani con i palmi aperti sotto le natiche della moglie, quasi piangendo dalla gioia per avere il permesso di farlo nuovamente. Gwaine non aveva ragione quasi su niente, ma quando si trattava d’amore riusciva a dire cose sensate, come quando lo aveva avvertito che quando avrebbe potuto riavere Merlyn sarebbe stato mille volte meglio di quando erano ad Ealdor.

La maga strinse le gambe intorno al suo bacino, stringendolo in una morsa micidiale, il viso che sembrava volersi fondere con quello dell’amato. Merlyn era affamata, era disposta a sotterrare l’ascia di guerra pur di riavere tutto questo.

Quando la mano di Arthur si insinuò tra i loro corpi e andò a prendere un seno della moglie la magia si spezzò e Merlyn si allontanò quasi scottata, facendosi posare a terra e ritirandosi verso il muro tenendo le braccia a coprire il petto.

Per un attimo le era sembrato di tornare nell’armeria insieme a Valiant, il ricordo di quella mattina ancora impresso nella sua memoria. Aveva cercato di far finta che non fosse accaduto nulla, che andava tutto bene, ma quel momento con Arthur le aveva appena dimostrato che non aveva completamente superato la cosa.

«S–scusami.» borbottò la giovane continuando a stringersi le braccia al petto, terrorizzata dal ricordo, la farfalla blu prese fuoco e scomparì in cenere «Io…» provò a giustificarsi, ma un nodo alla gola le bloccò le parole.

Arthur capì, senza bisogno di giustificazioni, anche se Merlyn non gli aveva raccontato nei dettagli cosa era accaduto Morgana aveva fatto da sostituta, descrivendo tutto quello che aveva visto e il principe sapeva con certezza che Valiant aveva osato posare la sua sudicia mano sul seno della moglie.

«Tranquilla, Merlyn, nessuno ti farà del male.» la rassicurò tenendo le distanze, dimostrandole che non c’era nulla di cui aver paura, che Arthur era un uomo nobile che non si sarebbe mai e poi mai imposto su di lei.

Certamente non si aspettava di venire abbracciato, la tunica rossa che indossava venire macchiata dalle lacrime della moglie «Scusami.» disse ancora, il viso nascosto mentre cercava di capire come potesse essere così stupida.

Valiant era morto, non poteva farle del male, come aveva potuto scambiare il dolce tocco di Arthur per quello del suo violentatore?

Arthur ricambiò l’abbraccio, lasciando che si sfogasse, non certamente offeso per quello che era accaduto. Gaius era stato sincero con lui e lo aveva avvertito di una possibilità del genere, la psiche lavorava in maniera misteriosa e solamente il tempo sarebbe riuscito a curare quella ferita morale che la ragazza si portava dentro. Arthur doveva solamente essere lì ed amarla.

Sentirono bussare alla porta, costringendo i due a separarsi.

«Stai bene?» le chiese asciugandole una lacrima con un dito.

Merlyn annuì, ancora confusa per la sua stessa reazione, ma non voleva far preoccupare ulteriormente il marito.

Uscirono insieme e tutti guardarono straniti la coppia, il principe aveva un’espressione seria in volto e la donna stava chiaramente piangendo, ma nessuno poteva nemmeno immaginare il perché.

«Quanto ci vorrà per trovare una cura?» chiese Arthur lasciando andare la mano di Merlyn per tornare dai suoi uomini, le labbra arrossate per i baci.

«Dipende da quante interruzioni subirò» rispose Gaius volendo puntare sul sarcasmo. L’uomo si era messo vicino a Merlyn, una mano sulla spalla come forma di conforto, uno sguardo leggermente adirato nei confronti del principe.

Merlyn era una ragazza particolare, forse fin troppo combinaguai, ma Gaius non avrebbe permesso a nessuno di farla piangere mentre era sotto la sua protezione.

Quando gli uomini lasciarono le stanze il medico fece sedere la nipote su una sedia «Vuoi parlarne?» domandò porgendole un fazzoletto di stoffa per soffiarsi il naso.

La maga scosse la testa, non aveva particolare voglia di raccontare allo zio cosa stesse succedendo nella sua stanza, era a dir poco scandaloso nonostante fossero sposati, ma apprezzò ugualmente la preoccupazione.

«Dobbiamo trovare una cura.» disse semplicemente dopo essersi pulita il viso «Mettiamoci a lavoro.» aggiunse mentre nella sua testa aveva un’altra idea.

La scienza non sarebbe servita a nulla, la vera risposta era nel grimorio.

 

   
 
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