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Autore: Amber    10/09/2009    12 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
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Salve a tutti!! Eccomi come promesso con un nuovo capitolo, il penultimo tra l’altro, dopo avere PASSATO  i debiti! Uh uh uh… grazie a tutti per l’incoraggiamento!! xD

Beh, allora mi pare giusto rispondere alle vostre recensioni per lasciarvi al capitolo. Vi ho fatto aspettare anche troppo! ^^

 

Bellatrix_Indomita: ciao Bella! Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuta e si… lo so che rispecchia perfettamente tutti gli aggettivi che hai messo insieme ^^ Comunque non avrei mai detto che il capitolo Passione ti fosse piaciuto (ahahah), no dai sto scherzando lo sai. Per lo schiaffo… beh, devi solo leggere. Chi mai sarà? Forse Mikado come dici tu…? Ti aspetto nel prossimo capitolo e su msn (ihih)!

 

angelseyes81: ciao! Grazie dei complimenti ^^ Tranquilla, non ti sto affatto odiando, dopotutto sono semplici punti di vista… per me un amore simile è naturale, o, almeno, normale nella situazione che si è venuta a creare visto che i due si sono conosciuti non come fratelli ma bensì come un ragazzo e una ragazza che vanno nella stessa scuola e che hanno la musica come passione comune… chissà, forse le cose sarebbero state diverse se Kyoko li avesse fatti incontrare fin da bambini, ma la mia Sango ha già risposto ha questo quesito ^^ Fortunatamente i debiti li ho passati quindi ora posso togliere a tutte voi il dubbio sul misterioso ragazzo della vecchia anticipazione xD Allora ti aspetto nel prossimo capitolo!

 

Vale728: hola!! Sono felice della tua gioia xD anche io sono felicissima per i due fratelli *__* ahhh, avevo in mente quella scena da tipo due anni e scriverla è stato un piacere. Comunque hai trovato il nocciolo della questione… lo schiaffo va a Mikado o al nostro Inuyasha? Mah, ti basta solo leggere, quindi buon proseguimento e alla prossima!!

 

pretty: ciao! He he.. a chi darà Kagome lo schiaffo? Bella domanda… Comunque sono anche io contentissima del fatto che la famiglia si è messa a posto, davvero è un sollievo per loro due. Dopotutto Sango in questo modo si è levata un gran peso dal cuore e Miroku è tutto contento ^^ Beh, allora mi raccomando, ti aspetto per l’ultimo capitolo!

 

lucia lair: La litigata farla è stata straziante anche per me, ero talmente presa che quasi si scriveva da sola xD Per anticipazione ti basta leggere qua a seguito! Mi raccomando, all’ultimo capitolo della settimana prossima e grazie della recensione!

 

Principessa Purosangue: Ciauu!! Si anche io adoro Mito, è comprensivo e non ti sta molto addosso, anche se c’è nei momenti in cui si ha bisogno… wow! Beh il fan club Mikado prosegue xD ma per lo schiaffo non ti dico nulla tranne di correre a leggere! Grazie della recensione ^^ ci sentiamo presto su msn e al prossimo capitolo (così mi dici che ne pensi!)!!

 

hachi22: ciao! Sono contenta che il cap ti sia piaciuto ma… mi spiace ^^ La storia si concluderà con il prossimo capitolo… quindi non ci sarà nessun terzo incomodo nel triangolo xD Grazie per il tuo incoraggiamento, mi ha fatto un sacco piacere! Infatti sono anche passata! Sappimi dire come sono andati i tuoi, mi raccomando! Per Sota… ehhh… beh, diciamo che ho preso qualcuno come esempio xD ancora grazie per i complimenti e al prossimo capitolo!!

 

pillo: ciao!! Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto ^^ E per il papino di Mikado… beh, è un uomo di affari e rischiava di perdere il suo erede e piuttosto che darla in mano ad estranei ha preferito giungere ad un compromesso con il figlio. Per Kyoko… lei invece è molto più testarda e proprio perché Sango è sempre stata una brava figlia credeva di riportarla dalla sua “parte”. Per Inuyasha e Kagome purtroppo non è ancora finita… come si concluderà?? A proposito… chi è Santo Yasu?? No perché mi viene in mente il pelatino di Nana… xD allora al prossimo capitolo e… buona lettura!!!

 

miss miyu 91: hola!! Sono contenta che ti sia piaciuto e yeeesssss come sono contenta di essere passata!! Ho postato appena ho saputo gli esiti ^^ beh, allora buona loettura e al prossimo capitolo!

 

Allora grazie di nuovo a tutti e ricordatevi: -1!!!!! (sigh)

A fine capitolo questa volta non ci sarà alcuna anticipazione ^^ comunque la prossima settimana posterò, quindi tranquilli!

Intanto auguro a tutti un “felice” ritorno a scuola, o al lavoro, insomma, ovunque le vostre gambe sono obbligate a portarvi xD

 

***

 

Capitolo 28

         La decisione finale

 

Quando Kyoko compilò tutti i moduli necessari per la dimissione di Sango, non si stupì più di tanto quando la ragazza la informò che sarebbe rimasta in ospedale qualche ora in più. La donna accennò a un muto consenso senza aggiungere alcun che e fu Mito a chiederle, premuroso, con chi e come sarebbe tornata a casa

-Mi accompagnerà Kagome visto che è qui con la macchina, non preoccupatevi, entro sera sarò a casa per riposarmi- si affrettò ad aggiungere.

Kagome evitò di precisare il fatto che era Inuyasha ad avere l’auto e che era salita con lui, ragion per cui non capiva come mai l’amica se ne fosse uscita con una bugia del genere visto che sapeva benissimo come stavano le cose.

Anche Inuyasha, appoggiato con le spalle al muro, evitò di commentare, anche se il sopracciglio elegantemente alzato faceva intuire che i suoi pensieri non erano poi tanto differenti da quelli della ragazza poco lontano.

-Molto bene, allora ci affidiamo a te Kagome-

-Ma si, non si preoccupi- li tranquillizzò.

La famiglia Koshuzo uscì dopo che Sota ebbe strinto in un abbraccio la sorella e fu seguita qualche minuto dopo dal signore e dalla signora Kazana

-Devo sbrigare alcune faccende in azienda e tua madre è stravolta- spiegò l’uomo austero –Se hai bisogno di qualsiasi cosa ho dato ordine che vengano messi a tua disposizione dottori e infermiere, compresi…-

-Non preoccuparti papà, sto benissimo, dico davvero!-

-Meglio così, allora a domani figliolo- lo salutò, attendendo la moglie Clarissa che si stava intrattenendo con Miroku.

-Riguardati- si raccomandò lei schioccandogli un bacio in fronte

-Si mamma- rispose lui e salutò mentre uscivano, chiudendosi la porta alle spalle.

Quando anche l’eco dei loro passi si confuse tra il via vai di infermieri, medici e pazienti Kagome poté scoccare un’occhiata perplessa all’amica ancora seduta sulla sedia accanto a Miroku

-Ti informo, Sango, che non ho la macchina se te ne sei dimenticata-

-Ma Inuyasha si- ribatté sorniona la giovane

-Solo perché ce l’ha non significa, di conseguenza, che l’ho pure io qui!- esclamò

-Oh su, quante storie. Se Rin e Koga accompagnano a casa Inuyasha, tu mi puoi portare a casa con la sua e poi riportargliela nella palazzina in cui abita, no?- sbottò come se fosse una cosa ovvia

-Ma non ti può portare a casa direttamente Inuyasha?- domandò scocciata.

Nemmeno si rese conto di averlo appena chiamato per nome e a quello al ragazzo quasi saltò un battito. Lo aveva detto così naturalmente e semplicemente che aveva riportato a galla, con quel solo nome, tanti, tantissimi ricordi.

-No, devi essere tu, assolutamente-

-Scusate?- saltò su il giovane in questione fulminandole –State parlando della mia macchina!- esclamò leggermente scocciato e puntualizzando l’aggettivo possessivo

-Non capisco cosa vi cambi- lo interruppe Sango senza nemmeno degnare di attenzione le parole di Inuyasha –E poi i miei si aspettano di vedere con me Kagome, al ritorno, visto che comunque, alla fine, conoscono e si fidano bene solo di lei tra i presenti, tralasciando Miroku ovviamente- disse lanciando un’occhiata agli amici –Ragion per cui era l’unico modo che avevo per poter rimanere ancora qualche ora qui-

Il ragionamento filava e purtroppo i due sventurati, caduti nella ragnatela di Sango, lo sapevano. Per poter essere liberi dovevano per forza assecondare il volere della regina ragno altrimenti li aspettava una morte certa fatta di occhioni sbarluccicosi e di una preghiera acuta con il labbro tremolante.

Inuyasha quindi si ritrovò a borbottare contrariato mentre Kagome, sbuffando come non mai, annuì

-E va bene, ma solo perché sei in convalescenza!- precisò velocemente

-Grazie Kagome! Ti adoro!- esclamò la ragazza balzando in piedi.

Kagome la squadrò e incrociò le braccia distogliendo lo sguardo offesa ma accennando a un breve sorriso

-Beh, vorrei anche vedere-

Inuyasha guardò le chiavi disperato, come se fosse stata l’ultima volta che le avrebbe viste

-Che ragazzo fiducioso e di buona iniziativa- lo prese in giro Rin guadagnandosi una meritata occhiataccia da parte del giovane

-Taci- intimò. Strinse in pugno le chiavi e si avvicinò a Kagome sventolandogliele davanti al viso –Riportamela…- supplicò –…viva. Tutta intera- precisò.

Kagome gliele strappò di mano palesemente offesa

-Tra i due non sono di certo io quello che guida come un pazzo rischiando di schiantarsi un giorno si e l’altro pure!- lo accusò

-Ahi, colpito in pieno petto!!- esclamò Miroku incrociando le braccia sorridente.

Koga si prodigò in un buffo mimo, portandosi le mani al petto con una smorfia grottesca dipinta sul volto ridente mentre cadeva a terra

-Sono morto!- gemette

-Davvero molto divertenti, aspettate che mi faccio solletico e rido- sibilò acido Inuyasha mentre il gruppo scoppiava a ridere

-Oh, a proposito!- esclamò Sango di punto in bianco guardando l’amica a pochi metri da lei –Kagome, tu non sei mai stata nella nuova casa di Inuyasha! Dopo te lo spiego io, non ti preoccupare, è facile, lo troverebbe anche un cieco quella palazzina!- affermò.

Kagome si irrigidì e abbassò leggermente gli occhi arrossendo leggermente mentre Inuyasha alzava un sopracciglio scettico. La giovane diede le spalle agli amici, tentando di ricomporsi: la gaffe disastrosa che aveva fatto quel giorno di quasi 5 mesi prima la perseguitava senza sosta.

-Sango? Ricordi di quando, qualche tempo fa, ti dissi che ogni tanto prima di parlare dovevi pensare? Beh, quello era uno di quei momenti- Si morse la lingua troppo tardi per fermare il fiume acido di parole che stava uscendo dalle sue labbra in quel momento, ma, fortunatamente, Rin cambiò argomento quasi Kagome non  avesse nemmeno parlato e lei la ringraziò mentalmente più volte visto che non avrebbe saputo come riparare al danno. Doveva smetterla di dare consigli che lei per prima non rispettava…

 

Erano ormai le 18.00 passate quando decisero finalmente di tornare a casa, soprattutto perché l’infermiera li aveva ammoniti severamente di sparire, letteralmente. Sango rimase qualche altro minuto sola insieme al ragazzo infermo mentre gli amici la aspettavano appena fuori dalla porta. Li raggiunse poco dopo, ancora salutando e si diressero al parcheggio velocemente dove si fermarono a salutarsi per prendere due strade diverse

-Grazie per essere passati ragazzi, scusate il disturbo-

-Ma quale disturbo!? Su, non essere sciocca!- la rimproverò Rin

-Grazie davvero. Tornerete domani?- si infermò Sango imbarazzata

-Certo! Sai quando lo dimettono?- domandò Koga

-Hanno detto verso sera, dopo avere ricevuto tutti i risultati degli esami- spiegò.

Kagome a quelle parole si morse il labbro nervosa

“Merda… e domani viene anche Mikado! Evviva! Il triangolo no, non l’avevo considerato! Ah, come calza a pennello la canzone… Accidenti! Non è il momento di farsi prendere da certi pensieri sciocchi! Se domani Inuyasha rompe e Mikado si scalda credo che avremo qualcun’altro da andare a trovare all’ospedale! Ma dai, nemmeno loro sono così stupidi…” pensò la giovane corrugando le sopracciglia “Beh, stiamo comunque parlando di Mikado e Kujimawa… oh Kami, aiutami tu”

-Kagome?!- La giovane sussultò e alzò gli occhi di scatto notando che il gruppetto attorno a se la stava fissando curiosamente

-Cosa?- domandò sentendosi a disagio –Ebbene??-

-Ti eri chiusa nel tuo mondo e stavi borbottando frasi senza senso- spiegò Sango perplessa –Ma da quando parli da sola?-

Kagome arrossì boccheggiando e balbettò

-Ah… beh… sul serio? Cioè, io… ehm… ma non dovevo accompagnarti a casa?- domandò cambiando totalmente discorso, arrampicandosi sui vetri.

Inuyasha alzò il sopracciglio perplesso ed evitò di commentare mentre Sango annuiva

-Va bene, andiamo allora-

-A domani Kagome- la salutarono Rin e Koga

-Certo, a domani- corrispose la giovane con un lieve cenno della mano. Inuyasha la scrutò gelido e lei sostenne il suo sguardo senza indugi –Che c’è?-

-Riportamela…-

-…con ruote, carrozzeria, motore e ammortizzatori, sempre se ce ne sono rimasti- l’interruppe lei ironicamente –Non c’è bisogno di fare il pappagallo con me Kujimawa, ci sento benissimo io- sbottò dandogli la schiena e allontanandosi verso la macchina del ragazzo.

Sango la raggiunse velocemente affiancandola

-Sei sicura di stare bene? Sono rimasta stupita nel vederti borbottare da sola- affermò

-Era da un po’ che non lo facevo, accidenti!- esclamò seccata avvistando la macchina e aprendola automaticamente

-Che strana che sei Kagome- La giovane non commentò l’uscita di Sango e accese la macchina senza alcuna fretta.

Il sole si stava lentamente abbassando su Tokyo, ma il cielo non si era ancora tinto di nessun colore caldo del tramonto estivo.

Uscirono dal parcheggio e Kagome non poté non notare il profondo sospiro liberatorio che usciva dalle labbra dell’amica appena imboccarono la strada

-Ti senti meglio?- domandò

-Ora va meglio. Oddio, stento ancora a crederci… non riesco ancora a capacitarmi del fatto che ora tutti i miei famigliari sanno della relazione esistente tra me e Miroku… soprattutto mia madre! Hanno tutti accettato la situazione senza insistere molto, è una vera liberazione dopo così tanti anni-

“Senza insistere molto?” si ripeté mentalmente l’autista “Ma se le sono quasi saltati alla gola!”

-Avevo immaginato tante di quelle volte questo momento e tutti finivano alla stessa maniera: Miroku su un aereo diretto chissà dove senza di me… Sono rimasta davvero sorpresa-

-Si, vista da questa prospettiva si. Comunque non ne sei felice? È andato tutto per il meglio no?-

-E’ vero, hai proprio ragione e si, ne sono molto felice- Rimasero in silenzio qualche minuto prima che Sango riprendesse la parola –Senti Kagome, ti dovrei parlare in privato visto che siamo sole, ovviamente se non mi vuoi rispondere lo capisco e non insisterò- si affrettò ad aggiungere.

Kagome, imperturbabile, svoltò a destra per dare poi precedenza ad un Audi metallizzata

“Lo sapevo che c’era la fregatura” pensò -Ok, dimmi pure-

Sango prese un profondo respiro, stringendo, con la mano sana, l’orlo della maglietta a maniche corte che indossava

-Sei innamorata di Mikado?- domandò guardandola. La giovane alzò il sopracciglio a quella domanda del tutto inaspettata

-Come? Scusa, in che senso? Come mai questa domanda?-

-Non mi giudicare è solo che…-

-Guarda che non ti sto giudicando, è solo che non riesco a capire-

-Il fatto è che non sono mai riuscita a capire il rapporto che ti legava a lui… state insieme o no? Ne sei innamorata o è solo… un amico?- spiegò

“Ma è così evidente? Maledizione!” Lanciò una breve occhiata all’amica e sospirò –Una specie… a dire il vero domani dovrei dargli una risposta definitiva, ma non so decidermi- confessò

-Devi dirgli se lo ami o meno?- ipotizzò

-Esatto. Vedi, ci sono momenti in cui penso di amarlo davvero, dopotutto Mikado è tutto ciò che ho sempre desiderato: mi ama, mi capisce, è dolce e comprensivo… tra noi due c’è un rapporto davvero speciale- spiegò serena. Strinse le mani sul volante, cambiò marcia allo stop per ripartire

-Ma…?-

-Ma altre volte mi irrita: diventa possessivo, opprimente… non vorrei che peggiorasse dopo una mia risposta positiva, non lo sopporterei per la mia privacy… non vorrei mollarlo subito con l’impressione di averlo illuso e preso in giro più di quanto abbia già fatto-

-Capisco- annuì Sango –Forse però fa così perché è veramente innamorato di te e vuole solo dimostrartelo- ipotizzò

-Si, è probabile-

-E Inuyasha?- domandò cambiando l’oggetto della discussione.

Il cuore di Kagome saltò un battito ma evitò di parlare, aspettando la fatidica e ovvia domanda ma soprattutto per paura che la sua voce non risultasse quella di sempre

-Lui lo ami?- domandò Sango. Si sarebbe aspettata un’occhiata divertita o irritata, seguita da un secco no, ma Kagome rimase ferma, concentrata sulla strada

-Forse non ha mai smesso di piacermi… ma questo non basta, non a me almeno- confessò

-Questo vuol dire che se ti si dichiarasse tu…?-

-Non essere precipitosa… non mettermi in bocca ciò che non ho mai detto- la interruppe. Sospirò –Il fatto è che non so nemmeno io che cosa voglio da lui… a volte mi chiedo cosa farei se mi dicesse che…- si interruppe bruscamente andando a parcheggiare la macchina sul ciglio della strada con ancora il motore che borbottava sotto di loro. Sorrise all’amica che la fissava curiosa, in silenzio, quasi attendendo la fine della frase –Oh su, non prendermi sul serio Sango! Ci vediamo domani- la salutò

-Ah… certo- L’amica scese dall’auto richiudendo lo sportello per incamminarsi verso il cancello di casa sua, lo aprì e si rivoltò indietro salutando, prima di sparire all’interno.

Kagome partì arrossendo, il cuore che galoppava in petto

“Cosa stavo per dire?!”

 

Solo quando giunse sotto il condominio in cui abitava Inuyasha, dopo aver parcheggiato l’auto, Kagome poté alzare gli occhi verso l’edificio. Le finestre spalancate lasciavano entrare gli ultimi raggi solari e i balconi vuoti si tingevano di un tenue rosato, lanciando giochi di luce sui muri tutt’attorno. Strinse la mano intorno al freddo metallo delle chiavi e sospirò

“Gliele do e me ne vado” si ripeté per l’ennesima volta avvicinandosi decisa al portone. Guardò i campanelli e quasi si mise a ridere: forse non era una buona idea rifare lo scherzo della pizza a domicilio per potere entrare… Scosse il capo, e individuato il campanello giusto, suonò. Non dovette attendere molto che la voce metallica del giovane risuonò nell’apparecchio

-Chi è?-

-Io- rispose già spingendo il portone per entrare trovandolo però saldamente chiuso, sbuffò –Ti muovi?-

-Scusi… io chi?- domandò divertito il giovane appoggiandosi al muro.

Kagome, per niente nell’umore, assottigliò pericolosamente gli occhi

-L’idraulico- ringhiò –Ma chi cavolo vuoi che sia razza di cretino?! Vuoi la tua macchina con un segno che parte dal cofano e arriva al bagagliaio?- minacciò

-Ah, questi toni soavi li riconoscerei tra mille… benarrivata Kagome-

-Molto divertente. E ora muoviti che poi me ne vado a casa- sbottò. Il portone sussultò e lei entrò richiudendolo dietro di se, salì al secondo piano dove trovò la porta del giovane già aperta

-Entra pure- la invitò il giovane da dentro.

Kagome ubbidì e si guardò in giro curiosa, era la prima volta che entrava nella casa di Inuyasha. Il pavimento della sala alla sua destra era ricoperto da un tappeto blu che ospitava, al centro, un tavolino in legno circondato da un divano e due poltrone blu scuro, la televisione stava dando il telegiornale mentre il telefono accanto alla finestra era silenzioso. Sala e cucina erano divise dal mobilio culinare a forma di L e comprendevo il frigo, accanto alla lavastoviglie e l’angolo cottura, sovrastate da numerosi mobili, il tavolo al centro della cucina era munito di varie sedie decorate da un semplice cuscino blu

-Ti sei incantata?-

La giovane si riscosse e notò Kujimawa dall’altra parte della stanza. Si era cambiato indossando una comoda t-shirt a tinta unita e un paio di jeans

-No, stavo solo pensando- rispose posando le chiavi sul mobile a forma di L, nel lato vuoto che divideva a metà la stanza

-Ovvero?-

-Lascia perdere. Io vado, la tua macchina è salva quindi non penso che la mia presenza qui sia d’obbligo- disse voltandogli la schiena e allungando la mano verso la maniglia

-No aspetta un attimo- Il ragazzo le prese il polso trattenendola e la giovane lo squadrò curiosa

-Beh?-

-Perché non rimani… per un caffè? Te ne offro uno- disse.

Kagome alzò il sopracciglio scettica

-Perché, lo sai preparare? Da quel che ricordo il tuo caffè è sempre sembrato più acqua sporca che altro- ironizzò

-Stando da solo ho imparato a farlo… altrimenti non riuscivo a svegliarmi la mattina e diventavo intrattabile… quindi mi spiace per te ma sono anche diventato bravo- si vantò. Lei osservò la mano che ancora la teneva e il ragazzo la lasciò alzando il sopracciglio –Ebbene?-

-E va bene- concesse sospirando –Ma solo per un caffè, poi me ne vado-

-Va bene- affermò il ragazzo preparando il necessario e mettendolo a fuoco lento mentre lei si sedeva a tavola. Il silenzio si prolungò qualche attimo finché non fu lui a romperlo, sperando di non dire nessuna stupidaggine come suo solito –Allora… com’è stato il matrimonio di Eve e Tom?- chiese.

La giovane alzò gli occhi verso di lui, appoggiato tranquillamente al mobile, per poi riabbassarli sulle proprie mani

-Un matrimonio semplice con i famigliari e pochi amici… Eve era stupenda e con Tom sembrava la felicità fatta a persona. È stato davvero bello e commovente- spiegò alzando le spalle. Ovviamente aveva omesso che alla fine aveva pianto come un’aquila a causa sua e Inuyasha, che sapeva ogni cosa, evitò di prolungare il discorso anche se un sorriso gli curvò le labbra mentre metteva lo zucchero nelle tazzine

-E il padre di Tom? Il solito rompipalle?-

-Forse è addirittura peggiorato… non ti dico gli sguardi di puro odio che ci siamo lanciati tutto il tempo- spiegò

-Capisco, allora almeno in questo campo non è cambiato nulla- mormorò allungandole la tazzina –Due cucchiaini, come piace a te- disse sedendosi poi davanti a lei con la sua in mano

-Grazie- Lei lo sorseggiò nervosamente e mordicchiandosi il labbro domandò –Tu invece? Com’è l’America?-

-Troppo caotica per i miei gusti, non fa proprio al caso mio- rispose andando a mettere nel lavabo la sua tazzina usata –Torno subito, tu fai pure come se fossi a casa tua-

Lei annuì e lui sparì oltre la porta che dava a un corridoio, lasciandola sola a sospirare brevemente di sollievo. Concluse velocemente la bevanda che posò nel lavello accanto a quella del ragazzo

“Si, il caffè è migliorato” si ritrovò a pensare guardandosi intorno e passeggiando per la stanza. Notò immediatamente una cornice e si avvicinò riconoscendo i COBRA al completo, ai tempi delle superiori, affiancati da Rin e Kikyo. La contemplò qualche istante riconoscendo quanto fossero tutti cresciuti,  poi scosse il capo allontanandosi. Imboccò il corridoio  vuoto, curiosa nel vedere cosa ci fosse, ma rimase leggermente delusa nel vedere solo due porte “Ma che ti aspettavi? È un monolocale!” Quella in fondo al corridoio era chiusa mentre quella accanto a se, aperta, rivelava un letto a una piazza, un armadio, una scrivania e una sedia.

La camera da letto del ragazzo era ordinata ed entrandoci, non poté non notare il fatto che oltre il minimo indispensabile non c’era nulla ad ornare la stanza. Si avvicinò al letto e lanciò un’occhiata all’orologio digitale sul comodino che digitava le 18.40… era davvero tardi.

Dalla finestra entravano i raggi ardenti del sole calante che tingevano di rosso le pareti bianche.

Rimase accecata dal riflesso del sole quando incontrò con gli occhi la superficie riflettente di una foto, chiuse gli occhi di scatto, mentre un’esplosione di luce le infastidiva gli occhi.

Si sedette sul letto sfregandoli con il dorso della mano e con l’altra prese la foto, avvertendo sotto i polpastrelli la fredda plastica. Ci mise un attimo a mettere a fuoco i soggetti, ma quando divennero chiari rimase agghiacciata.

La foto della montagna, loro due, sorridenti, lei e Inuyasha, insieme.

La foto le scivolò dalle mani e, con un lieve tonfo, andò a scontrarsi contro il tappeto capovolgendosi verso l’alto, i volti che la guardavano fissi, come a punirla per un errore commesso anni prima. La prova del suo sbaglio.

Era da mesi che non la vedeva, da quando aveva avuto quel piccolo incidente nella sua camera con il ragazzo in questione. Guardò l’immagine del ragazzo e un’ondata di collera la invase facendola tremare violentemente.

Quel sorriso era falso, come tutti i mesi passati insieme, ogni parola, ogni gesto… falso come Giuda e lei si era lasciata fregare come un’allocca. Come aveva potuto dimenticare il tradimento di Inuyasha? Cosa diavolo ci faceva a casa sua a prendere il caffè come due vecchi amici? Perché lo aveva avvicinato tanto? E come poteva, come osava, avere ancora dei dubbi tra lui e Mikado?

Scattò in piedi di scatto vergognandosi di se stessa stringendo i pugni. Che stupida idiota! Lanciò un’occhiata rabbiosa al comodino  e notò un bigliettino scritto a mano, con una comune scrittura femminile.

Lo prese e, senza nemmeno rendersene conto, lo stava già leggendo irrigidendosi, se poteva, ulteriormente

“Se vuoi passare un’altra notte di fuoco

questo è il mio numero

34********

Sasha”

Strinse i pugni sentendo i palmi sudati e gli occhi inumidirsi

“Oddio, di nuovo no…” pensò portandosi una mano sugli occhi per non vedere mentre le parole le tornavano alla mente involontariamente. Era stata presa in giro, ancora. Non era vero tutto quello che le aveva detto, voleva solo il suo giocattolo da portare a letto e da illudere di nuovo, ma perché? Perché!?

-Kagome? Dove sei?- Inuyasha si bloccò davanti alla porta della camera e vide, e capì, immediatamente ciò che la ragazza aveva visto e letto. Si diede mentalmente dell’idiota e tentò di avvicinarsi –Non è come sembra!- si giustificò –Lascia che ti spieghi…-

-Cosa? Che mi hai preso di nuovo in giro? O meglio, che ci stavi riprovando? No, non dire niente, sono io l’idiota… si, perché non può essere altrimenti- disse facendo cadere quel pezzo di carta sopra il copriletto. Gli piantò addosso due occhi di fuoco e strinse le labbra –Adesso ti guardo e mi fai solo schifo- sputò gelida.

Il ragazzo rimase gelato sul posto mentre rivedeva i suoi incubi, dopo gli incontri con la sua segretaria, diventare realtà. Era dunque questa la punizione per tutti gli errori commessi?

Kagome lo sorpassò, attenta a non toccarlo, dirigendosi verso l’ingresso, ma lui la fermò a pochi metri dalla porta

-Non puoi andartene in questo modo, senza avere sentito la mia versione dei fatti!-

-Cosa vuoi che ci sia da capire? Mi hai teso una trappola, mi hai fatta vacillare… ma per cosa poi?- gridò fronteggiandolo –Per avere di nuovo il tuo giocattolino personale da sbandierare ai quattro venti? Per vantartene?! Perché mi torturi in questo modo? Perché non mi lasci in piace una volta per tutte?!- Il giovane l’attirò a se, abbracciandola stretta, quasi a soffocarla bloccandole le braccia lungo il corpo. Kagome, rigida, sbatté le palpebre senza capire come mai si ritrovasse in quella situazione –Che stai facendo? Lasciami- ordinò

-No, non ti lascio, ora basta Kagome- rispose

-Ti ho detto di…-

-Con quella non ci ho fatto niente, lei non è niente- la interruppe bruscamente, il viso affondato nell’incavo del suo collo –Te l’ho detto no? Ho vissuto questi tre anni come un automa, ogni giorno era una sofferenza lontano da te… eppure sono andato avanti perché sapevo che sarei tornato prima o poi, perché ti avrei rivista Kagome- mormorò. La giovane rimase muta, continuando a guardare appena sopra la spalla del ragazzo, senza sapere cosa fare o come comportarsi, era confusa, stordita –La verità, quella che non ti ho mai detto, è che io ti ho sempre a…-

Come risvegliata da quello strato di trance confusionale la giovane spalancò gli occhi e lo spinse via, dando fondo a tutte le sue forze

-No!- urlò –Non voglio sentire!- gridò tappandosi le orecchie –Lasciami in pace! Non voglio sentire certe cose da un bugiardo come te!-

 

[…]

-…a volte mi chiedo cosa farei se mi dicesse che mi ama… ma forse la risposta l’ho sempre saputa… la sto aspettando da quando ho incontrato quei suoi occhi neri-

[…]

 

Le sue stesse parole la stordivano, risuonando nelle orecchie come una nenia. Non voleva che finisse in quel modo dopo quello che aveva visto, sentito e letto.

Inuyasha le prese le mani allontanandole dalla testa di Kagome

-No! Smettila, lasciami!- esclamò con gli occhi pieni di lacrime.

Il ragazzo scosse il capo e si piegò in avanti a baciarla.

Lei si immobilizzò al contatto, strinse forte gli occhi rilassandosi leggermente contro di lui ma poi tornò rigida, divincolandosi finché non riuscì a staccarsi il ragazzo di dosso con un poderoso schiaffo che risuonò per la casa vuota. Fece qualche passo indietro mentre il rossore sulla guancia del giovane andava via via formandosi, coperto subito dopo dalla mano del giovane che la guardava sofferente, impotente, immobile sul posto

-Kagome…-

Lei scosse il capo, scontrando con la schiena la superficie liscia del legno

“Non così… non voglio!” pensò –Adesso basta…- mormorò –…non voglio più avere niente a che fare con te- Spalancò la porta e se la sbatté alle spalle, correndo via, senza voltarsi indietro. Si fermò solo quando i polmoni non parvero scoppiarle in petto e il cuore balzarle fuori.

Aveva corso talmente tanto che era quasi arrivata a casa.

Prese fiato mentre il sole scompariva definitivamente dietro all’orizzonte, lasciando solo qualche traccia chiara dietro di se.

Finalmente aveva preso la sua decisione.

Alzò gli occhi verso il cielo limpido e andò a pulirsi, con il dorso della mano, la bocca, passandoci una, due, tre volte.

Bastava solo comunicarlo a Mikado il giorno dopo.

 

***

 

Semplicemente non commento, ma vi pongo una domanda: cosa succederà adesso??

Accorrete numerosi per l’ultimo capitolo!

 

Oswari

Amber

  
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