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Autore: cassiana    22/11/2022    1 recensioni
Altro giro, altra corsa. Un’altra raccolta di storie dedicate ai Pink Floyd partecipanti a varie iniziative e challenge stagionali e no. Ogni storia è a sè stante, vari avvisi e generi all’interno.
Disclaimer: ovviamente non possiedo nessuno dei Pink Floyd (sob). Questo è un lavoro di finzione e nulla di quanto raccontato è realmente accaduto. Nessuna diffamazione o calunnia è intesa. I personaggi sono la mia rappresentazione di fantasia delle persone reali, ma non c’è nessuna pretesa di verità dei dati biografici o storici.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Smutty David'
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Titolo: Luna oscura
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: David Gilmour/Ofc
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa IT IS WEIRD HERE? OR IT'S JUST ME? UNCONVENTIONAL FANFICTION CHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Questa storia è il seguito di Luna di gennaio, ma può essere anche letta da sola.
Warning: werewolf!David, weird sex, smut & fluff
Sinossi: Julia e David convivono da poco, da quando lei lo ha trovato che gironzolava intorno al suo pollaio e lo ha accolto nel suo cottage e nella sua vita. Ma David ha un segreto che ha paura di confessare.




Luna oscura




Una volta l’anno il mutalupo David andava in calore trasformandosi in una sorta di licantropo assetato di sesso, insaziabile finchè non avesse sfogato tutta la sua lussuria. La prima volta che era accaduto da quando stavano insieme Julia era in visita dai parenti nella vicina città e David era scappato il più lontano possibile dal piccolo cottage che condivideva con la compagna. Il secondo anno aveva dovuto confessarle quella sua ulteriore difficoltà e avevano concordato che non poteva correre in giro per i boschi seminando terrore tra gli armenti col rischio di farsi scoprire. Questo era uno dei motivi per cui David, prima di essere stato addomesticato da Julia, aveva condotto una vita nomade da quel nefasto giorno in cui aveva contratto la maledizione dei mutalupi. Così David si era chiuso nel garage annesso al cottage per tre fatidici giorni in cui aveva ululato e sbattuto se stesso contro le pareti, distruggendo nella furia della lussuria repressa tutto ciò che aveva a portata di mano. Julia lo aveva trovato la mattina esausto, dolorante e febbricitante e si era ripromessa che non lo avrebbe più lasciato affrontare quell’ordalia da solo. Quell’anno a ridosso della luna piena di maggio David iniziò a vagare tra casa, orto e pollaio sempre più inquieto.

“Tra poco sarà Beltane.”

Gli disse una sera Julia accarezzandogli la barba infoltita, David s’infilò un pezzo di pane in bocca annuendo distratto. Masticò per un po’:

“Hai intenzione di festeggiarlo in qualche modo?”
“Ci sarà il plenilunio, sai.”
“Oh, allora niente festeggiamenti in pubblico, a meno che tu non ti voglia portare appresso un grosso lupo spaventoso.”

David sogghignò e Julia gli mise nel piatto una grossa bistecca su cui si avventò vorace. Julia sospirò: quello era un altro degli effetti collaterali della sua convivenza con lui. Praticando la wicca lei era pressochè vegetariana, ma non poteva chiedere a un mezzo lupo di astenersi dalla carne. Oh, non che David non ci avesse provato, povero caro, ma la sua metà lupigna si era ribellata a un tale regime rendendolo aggressivo, rabbioso e insolente. Julia si chinò da dietro la sua spalla e gli sussurrò con fare suggestivo:

"Pensavo a dei festeggiamenti più…privati."

David smise di masticare e allargò gli occhi celesti quando la consapevolezza delle sue intenzioni lo colpì:

"No."
"Andiamo, ti ho visto l'anno scorso: hai sofferto così tanto. E voglio aiutarti."

David le prese entrambe le mani, un piccolo sorriso a piegargli le labbra piene:

"Dolce strega, non hai idea. In quei momenti sono come un animale. Ho…ho il terrore di farti del male o peggio. Non me lo perdonerei mai. Tu…"

Senza altre parole la avvicinò a sé e sprofondò il viso contro il suo collo, Julia gli massaggiò la schiena tornita, gli accarezzò la testa, pettinandogli le lunghe ciocche biondo cenere. Lo sentì fare un sospiro e con dolcezza si staccò da lui.

"Non mi farai del male: hai questa - gli tirò su la catenella d'argento con cui lo aveva addomesticato anni prima - e l'hai detto tu: sono una strega, mi proteggerò."

David si limitò a fare un broncio non del tutto persuaso, ma già incantato dalla magia della luna e dalle esigenze del suo estro imminente.

La notte successiva avevano deciso di trascorrerla nel garage reso più confortevole e trasformato in una sorta di nido: avevano parcheggiato la mini malandata di Julia nel vialetto e eliminato tutte le cose più pericolose e taglienti. Avevano steso a terra un materasso con una trapunta pesante e lo avevano circondato di grandi e morbidi cuscini. Avevano acqua e cibo. Julia aveva fatto scorta di bistecche per David. Lui vagava inquieto su e giù aiutando a spostare le cose pesanti mentre Julia tentava di rassicurarlo. Il fatto era che non solo lui aveva paura di farle del male, ma non si era mai nemmeno trasformato in sua presenza.

“E se ti facessi ribrezzo… e se mi odiassi?”
“Non mi farai ribrezzo e non ti odierò: ti amo, David. Questo non cambierà mai, capito? Ora aiutami a spalmare questo.”

Seduto in mutande sul materasso David storse il naso all’odore pungente dell’unguento:

“Che roba è?”
“Aconito, ti aiuterà a evitare la trasformazione completa.”

David si lasciò ungere le braccia e le gambe, il torso e la schiena con la pomata magica, approfittando per strappare baci alla ragazza. Allungò un braccio per cingerla a sé, mordicchiandole il collo:

“Muoviti, ho voglia.”

Sussurrò in piccolo ringhio e Julia non capì se fosse l’eccitazione per essere manipolato da lei o uno dei primi sintomi del suo calore imminente. Si divincolò ridacchiando:

“Aspetta, aspetta ragazzo lupo!”
“Spogliati.”
“Ma…”
“Così non ti strapperò i vestiti, dopo.”

Julia rimase in intimo, si era spogliata tante volte davanti a David, ma lo sguardo rapace nei suoi occhi la fece tremare e sebbene fosse consapevole della pericolosità intrinseca della situazione in cui era non poteva evitare di sentirsi eccitata. Sedette a sua volta sul materasso con un vasetto di miele, immerse due dita nella sostanza viscosa, mentre gli occhi di David scintillavano:

“Vuoi nutrirmi con quello?”
“In realtà serve per me…”

Mentre spalmava il miele sul proprio corpo, come letto in uno dei libri della nonna strega, Julia spiegò che in quel modo lui, ingolosito, non l’avrebbe morsa:

“Ma solo, sai… leccata.”
“Mmmmh, ancora meglio.”

Julia sentì un flusso di calore salirle dai lombi alle guance tinte di un rosa delicato. David borbottò piano:

“Vieni qui, dammi un ultimo bacio da essere umano.”

Attirò nuovamente Julia contro di sè stringendola al petto, le labbra si incontrarono per un tenero bacio, David con gli occhi pieni di amore e paura rabbrividì:

“Eccolo, inizia.”

Con un rantolo si allontanò da Julia e si addossò contro la parete.

“Non…non guardarmi, ti prego.”

La sua voce uscì soffocata tra un ringhio e l’altro e Julia si coprì il volto con entrambe le mani lasciando tuttavia un pertugio tra le dita. Un odore di sudore rancido e selvatico le raggiunse le narici, David si contorceva ringhiando e ansimando bagnato fradicio, i capelli sconvolti. Le membra si allungarono con spasmi dolorosi, le mani artigliarono un cuscino riducendolo a brandelli, lui urlò e urlò fino a farsi diventare roco. E poi giacque silenzioso, a occhi chiusi, il respiro affrettato. Julia fece per avvicinarsi alla figura immota e si ritrasse spaventata quando lui si sollevò all’improvviso incombendo su di lei. Era più massiccio, le mani terminavano con unghie aguzze come artigli, così come i piedi più simili a zampe ora, una fitta peluria bionda gli copriva il torace, le cosce, le braccia, i capelli erano uniti a una ricca criniera che scendeva fino alle natiche per diventare una grossa coda. David aveva gli occhi giallo ambrato spalancati sulla ragazza, sollevò il labbro carnoso in un ringhio, come se non la riconoscesse.

“David, amore, sono io: Julia.”

Lui si inginocchiò davanti a lei, le annusò il viso, il collo:

“Julia.”

Rantolò in un minimo cenno di riconoscimento:

“Bella, dolce, amata Julia…scusa, scusami così tanto…”

Si lanciò addosso alla ragazza costringendola con le mani sollevate contro il materasso, affondò il muso sul suo seno, ma invece di mordere iniziò a leccare il miele. La forma pelosa pesava su di lei, ma le leccate vigorose e raspose della sua lingua dura la facevano gemere deliziata. Il poco barlume di umanità di David stava guidando le sue mosse, permettendogli di baciare e leccare il corpo della ragazza. Era ruvido e forte e i suoi artigli lasciavano graffi invece di carezze, le sue labbra dure succhiavano e lasciavano impronte livide sulla pelle della ragazza. Eppure Julia gemeva a tempo con i suoi ringhi, pur nella sua forma trasformata quello era il suo David e lei lo amava con tutta se stessa, il suo miele si mischiava con quello che aveva spalmato e lui la stava ripulendo con il più vigoroso impegno, strusciandosi su di lei e facendole sentire il grosso membro duro. Poi con forza la rivoltò sulla pancia, costringendola a sollevare il sedere:

“Voglio scoparti.”

Ringhiò ruvido e affondò in lei ancora e ancora e ancora. E quando Julia venne David era ancora ben lontano dall’avere finito con lei. I suoi ululati e ringhi si mischiarono alle grida e poi ai rantoli esausti della ragazza in una lunga notte di luna e frenesia.

Ci volle una settimana perché Julia si riavesse da quella notte folle, il corpo segnato dai lividi e dai graffi, il ventre dolorante. David le girava intorno sollecito, le massaggiava il corpo con unguenti lenitivi, le portava zuppa calda imboccandola tenero, cantava per lei le canzoni che più le piacevano. Una mattina, dopo averle portato la colazione, era rimasto a sedere accanto al suo letto in silenzio. Julia si stiracchiò e emise un piccolo lamento:

“Non guardarmi così, va tutto bene.”
“Sei sicura che non vuoi andare dal dottore? Mi sento così…”

David si chinò in avanti prendendosi la testa tra le mani, la catenella d’argento gli scivolò fuori dalla scollatura della maglietta. Julia lo abbracciò:

“Lo so che ti senti in colpa, ma è stata una mia decisione. Volevo aiutarti e ci sono riuscita, non è così? Guardami. Non è così?”

David aveva gli occhi celesti pieni di rimorso:

“Ma ti ho fatto del male. E non voglio più: preferisco soffrire io che far soffrire anche te.”
“Guarda che non mi hai fatto soffrire, cioè questi sono solo gli effetti collaterali, ma mi hai dato anche tanto piacere.”

Entrambi sorrisero e si scambiarono un piccolo bacio a fior di labbra.

“Vorrà dire che la prossima volta studierò di più e preparerò un unguento più forte e qualche altra protezione in più per me.”
“Vuoi dire che anche al prossimo…”
“Certo testone! Ora, aiutami ad alzarmi, mi sento bene e ho un sacco di cose da fare. Dai ragazzo lupo, ho intenzione di andare a cercare qualche fungo per stasera e tu hai un ottimo…fiuto!”

In un impeto David sollevò Julia tra le braccia facendola volteggiare per tutta la stanza tra le loro risate.





Angolo Autrice:

Si vede che questa challenge mi ha ispirato…e poi mi piace tanto scrivere di werewolf!David ^__^
La cosa di spalmarsi il miele a quanto pare era una pratica usata nel Sud Italia, mentre l'aconito detto anche wolfsbane era ben conosciuta come pianta velenosa per i lupi.
Un’altra piccola noticina che fa ridere solo me probabilmente, ma nell’ig di Polly, la moglie di David, sono due mesi che condivide foto di David che va per funghi, pulisce funghi, mangia funghi…volevo trovare il modo di inserire questa sua passione! XD
   
 
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