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Autore: Stillathogwarts    23/11/2022    6 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Disclaimer: I personaggi e il mondo di Harry Potter in generale non mi appartengono. Questa è un'opera di fanfiction scritta da me senza alcuno scopo di lucro. 
*
N.d.a.

Ciao a tutti/e!
In genere non inserisco note prima del capitolo introduttivo, ma devo fare alcune premesse in merito a questa storia, che parte dal Marriage Law trope, ma che verrà sviluppato in maniera totalmente diversa dal solito, con una "sottotrama" che credo cambi sostanzialmente il trope nel suo insieme.
Quello del Marriage Law non è un trope che generalmente mi entusiasma, ma avevo una mezza idea e adoro le sfide, per cui alla fine, dopo una lunga battaglia interiore, ho deciso di scriverla ugualmente.
Inizialmente avevo optato per usare l'idea in una OS, ma chi segue le mie storie da tempo sa perfettamente che non ho il dono della sintesi; la storia ha preso come al solito vita propria, diventando una mini-long, soprattutto quando ho trovato il modo di rendere originale la trama (spero) e di 'de-tossicizzare' il tema, per quanto possibile, almeno in merito alla Dramione.
In particolare:
- Kingsley non è a favore della Legge e non la approva, non la promuove. È costretto a farla approvare perché il Wizengamot ne vota l'approvazione (ho preso ispirazione dal fatto che in Harry Potter e l'Ordine della Fenice, durante il processo di Harry, si comprende che il Wizengamot emette le sentenze per maggioranza e il voto del Ministro vale quanto quello degli altri membri; semmai può avere maggiore influenza, ma ciò non accade in questo caso. Kingsley viene scavalcato). Questo perché ho sempre trovato troppo OOC che Kingsley approvasse una Legge del genere, non lo avrebbe mai fatto neanche se fosse stata davvero l'unica soluzione possibile al problema.
- Il processo di matching non avviene tramite un colloquio o un qualche modulo che evidenzia solo la compatibilità "mentale". Mi sono inventata un Artefatto che oltre ad essa, valuta anche l'affinità, la compatibilità in tutti gli altri aspetti coinvolti in una relazione. In un certo senso, è come se fosse progettato per individuare le anime più vicine ad essere "anime gemelle" ed è un Artefatto di origine sconosciuta e antica (questo Artefatto si chiamerà Cuore di Cupido).
- Ron: essendo la storia ambientata cinque anni dopo la guerra, non darò al personaggio un ruolo di antagonista alla Dramione. Ha fatto un percorso di crescita dopo la guerra e anche grazie a Harry, che ha un rapporto civile e quasi amichevole con Draco, rivaluta leggermente la sua opinione sul biondino. (Ciò non vuol dire che saranno amici, o che non si infastidiranno a vicenda. Nel loro caso, penso che l'unico sviluppo non antagonistico credibile sia quello dei "frenemies". Miseriaccia, sarebbe persino divertente da scrivere!). Ron resterà comunque un personaggio molto marginale nella storia. Il focus è su Draco e Hermione, ma ci sarà la presenza frequente di Harry e Ginny.
So perfettamente che il personaggio di Draco all'inizio della storia vi sembrerà un po' OOC, probabilmente anche Harry, ma vi prometto che tutto avrà senso andando avanti con i capitoli.
Ci saranno numerosi salti temporali e glisserò un po' sulle "confidenze" che i due protagonisti arrivano a farsi nel corso della storia, riassumendo semplicemente il succo di ciò che si rivelano o lasciando al lettore la libertà di immaginarlo, specificando nel dettaglio solo quelle più importanti ai fini della trama (chi ha letto le altre mie storie, in particolare le long, può tranquillamente dedurre da sé il tono e il genere di cose che si confidano). Questa scelta deriva dal fatto che, avendo sviluppato nel dettaglio questo aspetto nelle altre mie storie, non volevo risultare ripetitiva, né volevo rendere questa fanfiction una long long (diventano lunghissime quando mi soffermo su questo aspetto e non riesco a fare altrimenti).
Specifico inoltre che, come al solito, non ci saranno contenuti a sfondo sessuale espliciti. Eventuali TW verranno riportati all'inizio del capitolo a cui si applicano.
L'ultima premessa riguarda il pov.
Ho scelto di scrivere questa storia prevalentemente dal punto di vista di Hermione, per diversi motivi:
- il tema è delicato, ed è importante che sia lei a "raccontare".
- un eccessivo pov Draco a rendere chiare le sue intenzioni e i suoi sentimenti fin da subito potrebbe portare i lettori un po' troppo dalla sua parte. Di conseguenza il personaggio di Hermione, con le sue insicurezze e paranoie legittime riguardo al biondino, potrebbe rischiare di essere quasi "incompreso" e visto il trope in questione è delicato alla base, credo sia importante che lei abbia "la precedenza", che sia il suo pov quello predominante. Mi dispiace che lei finisca spesso per passare per "la cretina che non si accorge di quello che lui prova o che ci mette un'infinità di tempo a farlo o ad accettare di ricambiarlo", quando dal mio punto di vista, se gli credesse fin da subito, visti i loro precedenti, sarebbe troppo ingenua per essere Hermione. In questa storia, allora, ho tolto quasi completamente il pov di Draco, inserendolo solo laddove si è rivelato strettamente necessario ai fini della trama, perché reputo essenziale che lei venga compresa nel suo atteggiamento/comportamento.
- suspense. Un pov Draco molto presente, in questa storia, avrebbe rivelato troppe cose e troppo presto.

Fatte queste premesse, ringrazio chi di voi seguirà la mia storia e in particolare chi di voi mi lascerà un feedback, le recensioni sono sempre gratificanti o utili per migliorarsi.
Spero che la storia vi piaccia!
Vi lascio alla lettura del primo capitolo,
A presto!
Ps. Il titolo della storia è ispirato alla canzone The Weight of Us di Sanders Bohlke, scelta che si spiegherà da sola a un certo punto dello sviluppo della trama.
*

 
The Weight of Us



CAPITOLO 1
The Marriage Law





 
Hermione sospirò e gettò la lettera sul tavolo con un gesto secco.
Il sigillo del Ministero della Magia scintillò per un momento, colpito dalla luce solare del mattino che filtrava dalla finestra.
Hermione poggiò i gomiti sul legno freddo e usò le proprie mani come sostegno per il suo viso distorto dallo shock e dall’orrore.
Quando si era iniziato a vociferare della nuova legge sui matrimoni che il Wizengamot intendeva far passare, nonostante il Ministro Shacklebolt fosse fermamente contrario alla questione, Hermione non aveva pensato neanche per una volta che la cosa alla fine sarebbe andata in porto.
Si sbagliava.
Era successo all’improvviso, durante una riunione notturna e segreta, per evitare fughe, proteste o soluzioni improvvisate; il Wizengamot si era adunato e, sopraffatto Kingsley in termini di voti, aveva approvato la legge, per cui al suo risveglio il mondo magico si era ritrovato sotto shock.

 
“IL WIZENGAMOT APPROVA LA LEGGE SUI MATRIMONI (MARRIAGE LAW).
IL MINISTRO SHACKLEBOLT SI DICHIARA CONTRARIATO, MA ANNUNCIA CHE IL PROCESSO DI MATCHING INIZIER
À DOMANI."

 
Hermione ricordava perfettamente lo sgomento che aveva provato nel leggere il titolo dell’articolo sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta, a caratteri cubitali, interpretandolo come una condanna vera e propria a discapito di metà della popolazione magica.
Il fatto che il Wizengamot fosse costituito per la maggioranza da Purosangue che avevano (almeno ufficialmente) abbandonato la linea purosanguista e dagli esponenti delle famiglie più antiche, ma che comunque avevano ricevuto una certa educazione antiquata, spiegava in gran parte l’approvazione di quella legge orrenda e il loro non comprendere quanto fosse sbagliata.
Lei aveva presentato la mozione per proibire i matrimoni combinati anche tra le fila dei Purosangue, dato che la pratica era medievale, era persino riuscita a farla approvare… e poi questo. In un battito di ciglia si era ritrovata catapultata nello stesso incubo che aveva lottato per estinguere, perché il calo demografico tra le fila dei maghi continuava a progredire e un gruppo di ricercatori aveva urlato alla “minaccia di estinzione”.
Ovviamente, i tempi previsti per quello scenario catastrofico erano assai lunghi e la società aveva tutto il tempo di riprendersi da sola, esattamente com’era accaduto dopo la Prima Guerra Magica, ma il Wizengamot si era lasciato sopraffare da isteria e paura; come se le generazioni che avevano combattuto nella guerra non avessero diritto a prendersi un po’ di tempo per sé prima di dedicarsi a un impegno della natura di un matrimonio e mettere su famiglia!
Aveva provato a combattere, ma non era servito a nulla.
Petizioni, proteste, mozioni e ricorsi… non avevano portato a niente.
E alla fine era arrivato il giorno del suo colloquio per il matching e si era dovuta presentare; nei corridoi aveva incontrato qualcuno dei suoi vecchi compagni di scuola e membri dell’ES (perché la categoria di persone interessate dalla nuova, orrenda, legge copriva per lo più le loro generazioni, considerate “in ritardo rispetto ai tempi usuali per gli standard dei maghi”, il che era follia pura visto che in media nella società magica non ci si sposava prima dei trent’anni), tutti con un’aria alquanto funerea stampata in volto.
E come poteva essere diversamente?
Si erano tutti già sacrificati notevolmente per il bene della comunità magica, mettendo a repentaglio la propria vita quando erano solo ragazzini, mentre gran parte degli adulti si nascondeva, e questo era il modo in cui stavano venendo ripagati.
A Harry e Ginny era andata bene, perché si erano sposati qualche giorno prima dell’approvazione della legge, ma la maggior parte di loro era per lo più coinvolto in relazioni stabili, non consolidate attraverso il vincolo del matrimonio, o felicemente single in favore di una priorità data alla carriera lavorativa, come Hermione.
Il massimo che era riuscita ad ottenere era la possibilità per coloro che erano impegnati una relazione di potersi sposare tra di loro; una magra consolazione visto che lei continuava a restare nella lista dei condannati alla pena completa.
In quel periodo, si era ritrovata più volte a odiare Ron, perché se lui non avesse deciso di andarsene in giro per gli Stati Uniti con Luna Lovegood, alla ricerca di sé stesso, adesso forse sarebbero stati insieme e non si sarebbe trovata in quella situazione. Non era vero, in realtà, perché era stata lei a decidere di non portare la loro storia su un altro livello, non volendolo legare in alcun modo; lei aveva altro a cui pensare, comunque. Una parte di lei, però, come aveva sempre fatto, lo aveva aspettato per un po’, solo che lui non era mai tornato e negli ultimi due anni era stata troppo immersa nel lavoro e nella sua incasinatissima vita quotidiana per pensare alle relazioni.
Il colloquio, aveva scoperto alla fine, non era un vero e proprio colloquio; non c’era qualcuno a porgerle domande e prendere appunti o un modulo da compilare. Avrebbe dovuto capirlo subito, perché li avevano fatti dirigere verso l’aria dell’Ufficio Misteri. Quando era entrata nella porta che le avevano indicato, aveva quasi vomitato.
Al centro della stanza, c’era un cuore gigante, dalla forma di un cuore umano, che batteva rumorosamente, sospeso in aria, racchiuso tra lastre di vetro; c’erano degli elettrodi collegati all’esterno e dei tubicini che entravano nella lastra di vetro, spessi, in cui vorticavano dei filamenti dorati. Hermione avrebbe pensato che fossero ricordi, se questi ultimi non avessero avuto un colore argenteo. Con suo orrore, aveva notato che anche al grosso cuore rosso erano collegati degli elettrodi, che facevano capo a uno dei due grandi tubi trasparenti. A quanto ne aveva capito, quel cuore doveva avere la capacità di estrapolare qualcosa dal loro cervello, - o comunque, dal loro corpo in generale -, e individuare e poi segnalare le persone con maggiore affinità o addirittura le anime gemelle (ma era stata Parvati a dirglielo, ed era sempre stata nota per essere eccessivamente romantica).
Hermione, ora, dubitava di entrambe le cose.
Il Cuore, per definizione e per funzione, non rientrava certo un una categoria di logica che potesse avere alcuna rilevanza per lei; quell’Artefatto non era comprensibile da una mente razionale come quella di Hermione Granger.
E comunque, lei odiava l’Ufficio Misteri e, ne era sicura, anche tutto il suo contenuto meritava altrettanto disprezzo.
Si concesse di lanciare un ulteriore sguardo carico di ribrezzo alla lettera che annunciava il risultato del suo matching e poi le diede fuoco con un incantesimo non verbale e senza bacchetta; scoppiò in un pianto liberatorio, mentre già si immaginava ad avanzare verso il patibolo due settimane dopo, a camminare per un lungo e lugubre corridoio, con Harry al suo fianco, mentre la accompagnava ad apporre la firma sul documento che avrebbe segnato la sua condanna all’infelicità eterna.
Il documento che l’avrebbe resa Hermione Granger-Malfoy.
*
Aveva pregato più volte che Malfoy smuovesse il mondo pur di sciogliere quel match, che tirasse fuori un’ingente quantità di denaro dai suoi caveaux alla Gringott e la liberasse da quella che, Hermione ne era certa, sarebbe stata una tortura a vita, ma lui non aveva fatto assolutamente nulla. Non ci aveva neanche provato.
Da quando gli era stato comunicato l’esito del colloquio, inoltre, non lo aveva neanche incrociato al Ministero; spesso passava di lì per offrire la sua consulenza al Dipartimento Auror, come informatore in merito alla caccia dei pochi Mangiamorte ancora latitanti, o come consulente Pozionista esperto. Hermione sapeva che non poteva ricoprire cariche ministeriali per via del Marchio sbiadito, ma ancora presente sul suo avambraccio a rammentare ciò che un tempo era stato, solo che, evidentemente, quella clausola non gli impediva di essere convocato e assunto come dipendente ordinario o occasionale. Dal momento che Harry lo aveva accolto nel suo team, - Hermione ci aveva messo un po’ a capire quella sua decisione, ma alla fine aveva scelto di fidarsi dell’istinto del suo amico -, i due erano diventati quasi amici e anche Ginny sembrava andare abbastanza d’accordo con lui… o quantomeno, riuscivano a stare nella stessa stanza senza affatturarsi a vicenda.
Lei, però, non ci aveva mai parlato; quando veniva chiamata nell’ufficio di Harry e lui era lì o quando la incrociava per i corridoi, Draco si limitava sempre a farle un breve e freddo cenno del capo. Niente più che un mero e forzato riconoscimento della sua esistenza. Il che, in un primo momento, le aveva fatto ben sperare in un’azione da parte sua che li salvasse entrambi da quel destino orribile, ma ormai il tempo stava per scadere, lui non aveva fatto alcuna mossa e lei stava ormai perdendo la speranza che lo facesse veramente.
Quel cuore, pensava Hermione, qualunque cosa credessero che fosse, doveva essere difettoso o avere tutt’altra funzione, perché non era neanche remotamente possibile che lei avesse un’affinità di alcun tipo con Draco Malfoy, né tanto meno che fosse il miglior match possibile per lei.
Era certa che lui avrebbe fatto qualcosa alla fine, che non avrebbe mai accettato di sposarla. La sua opinione riguardo a quel match non poteva essere molto diversa da quella di lei, probabilmente era anche peggiore, o, almeno, così credeva Hermione.
Perciò il giorno in cui un grosso barbagianni si era presentato alla sua finestra, aveva seriamente sperato che la lettera che le stava consegnando recasse un messaggio del tipo “Risolto. Non pensavi veramente che mi sarei abbassato a sposare una come te, vero?”, magari anche con l’aggiunta di un insulto a concludere il tutto, e invece no. La lettera diceva semplicemente:

 
Per quel giorno, prepara le tue cose, ma sistema un baule da viaggio a parte.

Era stato spiazzante perché le aveva confermato che, contro ogni sua previsione iniziale, Malfoy non aveva intenzione di opporre alcuna resistenza e al contempo aveva preannunciato una vita da trascorrere a litigare con quello che ormai era destinato a divenire il suo futuro marito, per via del suo atteggiamento autoritario che non aveva la minima intenzione di assecondare, del suo carattere altezzoso e della sua spocchia indisponente. Questo, senza neanche considerare le loro divergenze e i loro trascorsi turbolenti.
Aveva passato la serata a vomitare, chiedendosi come fosse possibile che stessero facendo sposare lei con un Mangiamorte… con la persona che più l’aveva disprezzata in passato, con lo stesso giovane che era rimasto a guardare mentre veniva torturata.
L’idea di essere costretta a tornare al Manor… piangeva sempre di disperazione, quando i suoi pensieri iniziavano a vertere su tutta quella faccenda del matrimonio, per cui cercava di non pensarci tenendosi impegnata il più possibile. Aveva persino comprato una scorta di alcol, giusto per fermarsi davanti alla vetrina, guardarla, farsi tentare, per poi ricordare che era una persona adulta, che aveva delle responsabilità, e voltarsi nella direzione opposta, afflitta dal non avere neanche quella possibilità per annegare i propri dispiaceri.
Non aveva avuto altre notizie di Malfoy, finché due giorni dopo l’apparizione del barbagianni, se l’era visto piombare senza preavviso nel suo ufficio, con aria seria e il suo solito portamento elegante e distinto. Il fatto che non aveva aspettato di essere invitato ad entrare prima di fare il suo ingresso e richiudersi la porta alle spalle non l’aveva sorpresa minimamente.
Hermione si era pietrificata, mentre lui si comportava come se tutto quello fosse normale, accomodandosi sulla sedia di fronte alla sua scrivania, con dei fogli tra le mani. La cosa la irritò.
«Puoi sigillare la porta?» le chiese con nonchalance. «Mi hanno preso la bacchetta all’entrata.»
Lei deglutì, fece quanto aveva richiesto, tirò un respiro profondo, poi un altro ancora.
«Che cosa ci fai qui, Malfoy?»
Alzò lo sguardo su di lei, ostentando un’espressione ferma e impassibile, impenetrabile. «Sono venuto a discutere alcuni punti della nostra… situazione» disse in tono neutro.
Hermione rabbrividì e impallidì.
«Nella Legge non viene vietato alle… parti coinvolte, di negoziare dei termini.»
Quindi aveva intenzione di trattare il loro matrimonio combinato e forzato come una questione di affari.
Sentì le gambe iniziare a cedere, l’aria venire meno; si sedette, soccombendo all’improvviso e ingente bisogno di sostegno fisico. Sembrava aver perso la facoltà di parola, insieme ad ogni capacità di raziocinio.
«Ti dirò le mie condizioni, dopodiché tu potrai fare altrettanto», affermò lui, «e cercheremo un compromesso laddove saremo in disaccordo. Va bene?»
Lei annuì debolmente, le guance che iniziavano a colorarsi di una sfumatura di rosa e la gola che cominciava a bruciare; voleva piangere, perché era tutta la faccenda del matrimonio in sé con cui era in disaccordo ed essere lì con lui, in quel momento, era insopportabilmente opprimente, ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla in lacrime per l’ennesima volta.
«Innanzitutto, voglio precisare che non ti toccherò finché non sarai tu a dirmi di essere pronta», esordì, facendola arrossire dall’imbarazzo per via dell’allusione affatto sottile.
Doveva proprio partire da quello?
«Quello che chiedo io è fedeltà, reciproca ovviamente. Non sono un fan delle relazioni aperte e preferirei non avere dubbi… insomma, hai capito.»
Hermione divenne paonazza, la rabbia e l’indignazione che iniziavano ad affiorare dentro di lei. «Con chi credi di parlare, Malfoy?» esclamò stizzita, ma lui si limitò a scrollare le spalle.
«Era solo per precisare e chiarire la mia posizione al riguardo» affermò stoicamente.
Hermione lo odiava. Come riusciva a restare così indifferente?
Avrebbe dovuto essere dannatamente furioso per quell’oltraggio.
Lei lo era e non aveva mai avuto alcun pregiudizio verso di lui, se non quelli che si era guadagnato con il trattamento deplorevole che le aveva sempre riserbato e le sue azioni discutibili.
«Andando oltre, dal momento che abbiamo dei trascorsi, ehm, significativi», proseguì deglutendo, «credo sia il caso di favorire un ambiente aperto alla comunicazione…»
Una risata ilare lasciò la gola di lei senza che potesse impedirlo in alcun modo. «Un ambiente aperto alla comunicazione?» ripeté sarcasticamente, mentre lo sguardo di Draco saettava su di lei. «Non sei tu quello che sta Occludendo come non mai?»
Il biondino restò a fissarla senza dire niente per qualche istante, l’estremità dell’occhio sinistro che tremava leggermente.
«Senti, Malfoy, non credo che tutto questo abbia senso», disse Hermione, caustica. «Non è un rapporto lavorativo, è un matrimonio del cazzo che ci risparmieremmo volentieri in due.»
L’espressione impassibile sul viso di lui parve vacillare per un istante dopo quelle parole, ma un battito di ciglia dopo era impenetrabile come sempre, per cui dedusse di esserselo immaginato.
«Ma non abbiamo scelta» asserì il biondino e il modo in cui lo disse, come se fosse un dato di fatto, niente più, niente meno, fece riemergere tutta la sua disperazione.
Come poteva il Wizengamot far loro veramente una cosa del genere?
«E per come la vedo io, abbiamo due modi per affrontare la cosa.»
Le sopracciglia di Hermione scattarono all’insù, rivolgendogli un’occhiata interrogatoria.
Forse aveva un piano, dopotutto.
Forse non avrebbe dovuto sposarlo…
«Possiamo continuare a combatterci per tutta la vita», sussurrò pragmaticamente lui, «o affrontare la cosa da alleati. A te la scelta, Granger, ma è mia opinione che la seconda alternativa sia quella migliore.»
Ah.
Non era quello che si era aspettata che le dicesse.
Hermione soffiò dal naso; lasciò ricadere di scatto il malloppo di fogli che stava scrutando rapidamente e lo guardò di sottecchi. «Perché diavolo non stai impiegando questo tempo per cercare di essere ricollocato con qualcun’altra? Sappiamo entrambi che non sono neanche lontanamente il tuo tipo.»
Draco si inumidì le labbra. «Mio padre ci ha provato», ammise distendendosi contro lo schienale della sedia. «Ma io non ero d’accordo.»
Hermione sgranò gli occhi. «Cosa?»
Non poteva credere alle sue orecchie!
«La sua alternativa verteva su Pansy Parkinson, Granger», spiegò lui. «A quanto pare due persone sono rimaste spaiate in questa sessione di analisi: lei e Theodore Nott. Sono abbastanza sicuro che tu preferisca lasciare le cose come sono ora.»
Hermione pensò che dovesse essere impazzito.
Prese un appunto mentale di chiedere a Harry se fosse possibile che avesse perso qualche rotella, ma poi rifletté che Malfoy non era mai stato esattamente un modello di sanità.
«E cosa te lo fa pensare?»
Un sopracciglio del biondino si sollevò a quella domanda. «Beh, primo, io sono attraente e Nott è un cesso con i piedi», disse sardonicamente e lei dovette mordersi la lingua per non scoppiare a ridere, anche se trovava la sua uscita fottutamente narcisistica.
Almeno in quello, non era diverso.
Non poteva dargli torto, però, perché Theodore non era meno allampanato di quanto non fosse quando andavano a Hogwarts e non riusciva ancora a pronunciare una singola frase senza commettere una sfilza di errori grammaticali nel mentre; Hermione avrebbe odiato parlare con lui ogni giorno e il pensiero di dover avere dei rapporti con lui era ripugnante. Non che l’idea di andare a letto con Malfoy la entusiasmasse, ma aveva dovuto ammettere che, almeno esteticamente, il biondino aveva ricevuto la grazia degli dèi.
«E secondo» continuò, con il tono di chi sapeva per certo di stare per vincere una disputa, «Io non ho più pregiudizi e non seguo la linea purosanguista ormai da anni, Nott no
Hermione deglutì con forza e affondò i denti nel suo labbro inferiore.
«Ai miei occhi, Granger, ti sto salvando
La giovane donna non riuscì a trattenere un suono che uscì fuori come una risata strozzata. «Da bullo a eroe è un grosso cambiamento, Malfoy» ribatté con sarcasmo lei. «E devo aggiungere anche piuttosto ambizioso.»
Draco si irrigidì visibilmente a quella frecciatina, allargò le narici. «Non sarò un eroe, ma non sono più la persona che ero a scuola», sibilò freddo. «Ma se preferisci, posso dire a mio padre di riprovare a corrompere-»
Il pensiero di finire con Nott le fece venire un conato di vomito.
Per un lungo e doloroso momento, Hermione immaginò la sua vita passare tra insulti e soprusi, totale mancanza di rispetto e tutto a un tratto Draco Malfoy non le sembrava poi la fine del mondo. In fondo, sempre meglio avere a che fare con il nemico che si conosceva, rispetto a uno che avrebbe dovuto capire come gestire da zero. E poi erano trascorsi anni dall’ultima volta che lo aveva visto, ma più di qualcuno tra i suoi amici più stretti aveva testimoniato il suo cambiamento; perciò, tanto valeva adattarsi alla sua possibilità migliore in quella situazione.
«No… no, va bene così…» mormorò sconfitta, abbassando lo sguardo sulle sue mani.
Non era l’ideale, ma non era neanche il peggio che poteva capitarle, a quanto pareva. 
«Bene, vogliamo continuare, allora?»
Hermione annuì brevemente. «La mia condizione è che non proverai a controllarmi in alcun modo.»
Draco sbuffò. «Come se fosse possibile!»
«E mi piacerebbe che ci fosse rispetto reciproco.»
Il biondino abbozzò un mezzo sorriso che, stranamente, le sembrò sincero. «Capisco da dove vengono le tue remore, Granger, ma posso assicurarti che nutro un gran rispetto per te, ora.»
La giovane donna si morse l’interno della guancia e socchiuse gli occhi, valutando quell’affermazione e cercando di capire se fosse sincero o se la stesse prendendo in giro.
«Dubito che la cosa sia reciproca, però» considerò ancora, «mi sembra più una condizione a mio favore.»
Hermione non rispose, perché Malfoy aveva ragione.
Lei non nutriva alcun rispetto per lui, non se l’era mai guadagnato da parte sua; avere rispetto per una vita umana e salvarlo durante la Battaglia era un conto, ma rispettarlo in quanto persona, quando mi l’aveva sempre trattata come se fosse spazzatura… quello era tutto un altro discorso.
Si strinse il labbro inferiore tra i denti, cercando di soffocare nuovamente la voglia di piangere.
Si chiedeva se avrebbe continuato comunque a chiamarla Sanguemarcio, quando l’incubo sarebbe diventato realtà.
Sarebbe stato capace di farlo anche se non seguiva più l’ideologia purosanguista, giusto per farle un dispetto o per ferirla e lei non avrebbe sopportato di sentirsi appellare in quel modo costantemente, ogni giorno. C’era stato un momento, durante la guerra, in cui quell’insulto aveva perso ogni influenza su di lei, ma poi Bellatrix glielo aveva inciso sul braccio, dando al termine un nuovo potere su di lei che non era ancora riuscita a superare, che non era sicura sarebbe mai riuscita a superare.
Sospirò pesantemente. «Sono solo cinque anni in fondo, poi potremo richiedere l’annullamento», mormorò alla fine. «Forse, se facciamo di tutto per stare l’uno alla larga dall’altro, possiamo farcela.»
Un lampo attraversò gli occhi di Draco quando udì quelle parole, ma lei non diede alcun segno di accorgersi di esso. Il biondino si agitò leggermente sulla sedia.
«Granger, hai capito il vero scopo di tutto questo?»
Lei arrossì violentemente. «Sì che l’ho capito» sbottò, irritata. «Incentivare la natalità e tentare di porre fine alle Sacre Ventotto. Credi che non abbia notato che nessun Purosangue di quella lista è stato associato a un altro Purosangue? Mi sorprende che il Consiglio della vostra élite di fanatici non abbia protestato!»
«Questo non è affar mio», commentò lui, con l’aria di non essere scalfito minimamente dalla questione. «I Malfoy non hanno un posto in quel consiglio da quando ho rifiutato di sostituire mio padre.»
Hermione si zittì, non sapendo cosa ribattere.
«Mi spieghi come intendi adempiere a quella particolare clausola di tutta questa faccenda restando a distanza?» le chiese allora. «Due volte, per giunta?»
Sentì tutto il sangue nel suo corpo confluirle sulle guance, l’imbarazzo incendiarla.
Parte della Legge prevedeva l’avere due bambini entro i cinque anni di matrimonio previsti, la clausola che Hermione detestava di più in tutta quella torbida storia.
«Troveremo un modo», sussurrò lei, odiando quanto la sua voce suonasse debole. «Qualcosa che lo renda meno spiacevole per entrambi o… non lo so! Mi farò venire in mente una soluzione.»
Hermione, in cuor suo, sperava ancora di trovare un escamotage per evitare completamente l’intera faccenda.
Draco dilatò le narici e soffiò dal naso; stringeva i braccioli della sedia con foga.
«Hai già deciso come andrà, allora», disse infine, freddamente.
«Scusami?»
«Hai già deciso che dopo cinque anni metteremo un punto a questa storia» specificò lui.
«Mi sembrava scontato», rispose Hermione, allibita, gli occhi sbarrati. «Non dirmi che pensi veramente che possa… diventare qualcosa di più. Non puoi volerlo seriamente.»
«So che quando ci sono di mezzo due ipotetici figli bisogna almeno tentare di far funzionare le cose, per loro, almeno» considerò il giovane, «E tu non mi sembri affatto propensa a collaborare in quel senso.»
La mascella di Hermione cadde. «Io non pensavo che tu avessi intenzione di…» la frase si perse nel vuoto e, invece di completarla, deglutì. «È… troppo strano. Tutto questo. Io non credo di poter… fare di più di quello che mi viene chiesto. È già tanto così.»
Draco restò in silenzio per qualche secondo. «Nuova condizione da parte mia», disse poi. «Proveremo a far funzionare-»
«Mi sembra impossibile», lo interruppe lei. «Perché continui a insistere? Siamo noi due, Malfoy. Non c’è speranza. E sinceramente, non dovresti neanche ragionare in questo modo-»
«La tua parola, Granger.»
Hermione sospirò. «Senti, forse per te è più semplice, sei probabilmente stato cresciuto con la forte eventualità di finire invischiato in un matrimonio a contratto, ma io…» mormorò, distogliendo lo sguardo da lui. «Io volevo altro dalla vita.»
Il biondino arricciò le labbra. «Va bene», concesse alla fine, sibilando tra i denti. «Qualcos’altro per rendere tutto questo ancora più difficile di quanto non sia già?»
Hermione era confusa; non c’era niente in tutta quella conversazione che avesse senso, da parte di Malfoy.
Lasciò cadere il discorso, aveva altre faccende da affrontare, più importanti e impellenti.
«Sì», ammise, traendo un respiro profondo. «C’è anche un’altra cosa che dovresti sapere, Malfoy.»
Draco alzò un altro sopracciglio e le rivolse un breve cenno per incitarla a parlare.
«Io… ho bisogno che tu mi assicuri che… non dirai niente a nessuno.»
«Dannazione, Granger! Siamo fidanzati da dieci minuti e già mi metti alla prova?»
Lei non rise; tutto il contrario, restò tremendamente seria.
Lui sbuffò. «Vuoi stringere un Voto Infrangibile o un Patto di Sangue?»
«Malfoy
«Lo giuro sulla tomba di Salazar, Granger.»
Hermione si leccò le labbra, afferrò la sua borsa e ne tirò fuori una fotografia magica; la fece scivolare verso di lui, poi giunse le mani, intrecciando le dita.
Draco corrugò la fronte.
«Non capisco.»
«È mio figlio, Malfoy.»
Lo vide impallidire e irrigidirsi, gli occhi fissi sulla figura in movimento.
«Non lo sa nessuno al di fuori degli uffici competenti del Ministero, Kingsley mi ha aiutato a nasconderlo», farfugliò lei, agitata, iniziando ad avvertire una punta di panico.
«Quanti anni ha?»
«Cinque. L’ho avuto durante la guerra, prima di partire per raggiungere Harry e Ron, ma a quanto pare non ho detto a nessuno chi fosse il padre e dopo… ehm… Bellatrix… io non… non ricordo. Non ricordo nulla di lui, è come se non fosse mai esistito.»
Il volto di Draco assunse un’espressione indecifrabile e un colorito tendente al grigiastro. «Cinque anni», ripeté, come se stesse parlando con sé stesso e non con lei.
«Senti, ho provato a farmi estromettere dalla Legge, ma hanno detto che non è prevista un’esenzione neanche per chi, di fatti, ha già dei figli», gli disse, deglutendo. «Non credo si siano presi la briga di postulare una clausola per chi è nella mia situazione, in fondo è estremamente raro che i maghi abbiano dei figli al di fuori dal matrimonio», le sembrava di parlare da sola ormai. Draco aveva lo sguardo perso nella foto e non proferiva parola. «Sono comunque sicura che potresti appellarti a questa cosa, però, per tirartene fuori. Non possono costringerti a-»
«Come si chiama?»
Hermione sbatté le palpebre, spiazzata e alquanto confusa, comprendendo sempre meno le reazioni del biondino.
«Sirius», mormorò perplessa, la voce appena udibile.
Lui deglutì, poi le restituì la foto e all’improvviso parve essere tornato impassibile, come se non gli avesse appena rivelato un segreto enorme.
Maledetta Occlumanzia!
«Posso conoscerlo prima, ehm, del matrimonio?» chiese in tono neutro. «Insomma, credo che sarebbe meno traumatico per lui se non gli facessimo capire che si tratta di un matrimonio combinato.»
Lei dischiuse le labbra. «Non hai ugualmente intenzione di chiedere un re-match
«No.»
«Ah», esclamò lei, sorpresa.
«Rassegnati, Granger» le disse. «Ti tocca sposarmi.»
Poi si alzò e si diresse verso la porta.
Hermione esplose poco prima che lasciasse il suo ufficio; si alzò di scatto, facendo rumore con la sedia mentre la tirava bruscamente indietro, e batté le mani sul tavolo. Ignorò il dolore provocato da quel gesto impulsivo. «Si può sapere qual è il tuo problema?»
Draco si voltò a guardarla sconcertato. «Mi pare che tu sia l’unica ad avere dei problemi, qui.»
«APPUNTO!», gridò di frustrazione lei. «Questo è il problema!»
Il giovane uomo si limitò a sollevare un sopracciglio.
«Tu dovresti… non dovresti… non ti capisco.»
Lui si prese un attimo di troppo per valutare la risposta da darle.
«Capirai», soffiò alla fine. «Questa sera verrò a casa tua per incontrare Sirius.»
E poi avanzò di qualche passo, uscì e si richiuse la porta alle spalle, senza attendere una sua risposta in merito.
Hermione si lasciò cadere contro la sedia, prendendosi il viso tra le mani e lasciando cadere le lacrime che aveva a stento contenuto per tutto il tempo.

 
   
 
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