Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: FrancyT    27/11/2022    2 recensioni
9-10 Novembre 1939, Germania
All'interno dell’hotel Rheinischer Hof, due individui si accingevano a discutere di argomenti di notevole importanza. Seduti comodamente in una di quelle stanze, i due uomini discussero a lungo, arrivando a prendere un importante decisione. Quel loro incontro stabilì una direttiva che non ammetteva obiezioni.
Quella che noi oggi ricordiamo come “Notte dei cristalli”, scaturì l’inizio di questa storia.
Durante quella stessa notte numerose azioni violente si riversarono contemporaneamente nella città, seminando il panico generale. Alcuni individui iniziarono allora ad abbandonare le città, in cerca di un posto migliore dove poter vivere. Fra di essi troviamo la figura di Inuyasha, un giovane locandiere che, in seguito a quella notte, si è ritrovato costretto ad abbandonare la propria abitazione.
La “notte dei cristalli” segnò l’inizio della sua storia, quella di un ibrido alla ricerca della libertà.
Nel suo lungo viaggio il ragazzo incontrerà persone che tenteranno di aiutarlo, che lo sosterranno nella fuga, che lo proteggeranno dai generali tedeschi ma...
Inuyasha riuscirà davvero a raggiungere il confine?
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Naraku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Germania, Maggio 1939 
Ore 17:25 

Nei pressi delle Alpi bavaresi, un piccolo gruppo di pattuglia perlustrava una fitta foresta di conifere. Il loro compito non era complesso, dovevano semplicemente osservare in giro e avvertire i loro superiori di eventuali tracce lasciate dai mezzo demoni. Lungo il percorso da loro esplorato, infatti, erano stati avvistati più volte individui sospetti, ma ogni traccia da loro lasciata sembrava solo depistarli. 

Il gruppo di pattuglia era formato da tre giovani reclute umane, supervisionate da un demone salamandra. I soldati semplici avevano tutti da poco superato l’esame finale dell’addestramento guidato dal generale Baryu ed erano stati affidati al gruppo di pattuglia di Monaco di Baviera da poco più di due settimane. 

- Ragazzi, mi sento osservato... E se l’assassino fosse tornato? - 

A parlare fu il più giovane del gruppo.  
Durante l’addestramento aveva dato prova della sua prestanza fisica, ma adesso, mentre si ritrovava sul campo, sembrava avvolto da una strana ansia. Sentiva addosso uno sguardo, ma ogni volta che si voltava verso la direzione dalla quale si sentiva osservato, non riusciva a scorgere nulla di sospetto. 

Intuito il turbamento della giovane recluta, il demone salamandra si avvicinò al soldato e gli poggiò una mano sulla spalla, stringendola in segno di conforto. 

- Smettila di preoccuparti. Dopo il ritrovamento del tenente Ben Jung e dei suoi sottoposti non sono giunte voci di altri attentati. - 

Il soldato sorrise al giovane, dopodiché riprese ad osservare l’ambiente circostante e continuò a parlare. 

- Chi ha ucciso il tenente non si è solo limitato a squarciargli la schiena, quindi, probabilmente sarà stato un animale ad attaccare la squadra. Non preoccupiamoci troppo, sono solo strane coincidenze. - 

L’intera squadra si ritrovò ad annuire a quelle parole. Se il loro supervisore affermava che non avrebbero dovuto preoccuparsi, avevano il dovere di credergli. Rassicurati, continuarono a perlustrare la zona in silenzio, con la massima concentrazione. 

Quel silenzio però, non durò molto. Uno spostamento d’aria, seguito da un sospetto fruscio di foglie insospettì il demone salamandra che richiamò a sé i suoi allievi. 

- Ho sentito qualcosa. Guardatevi in torno. - 

Le giovani reclute fecero come richiesto e fu allora che uno dei suoi allievi indicò con un dito la cima di un albero. Proprio lì, una figura li osservava nella penombra. 

- Lì, in alto! - 

Una volta individuata, la figura appollaiata sulla cima dell’alberò cercò di sfuggire dall’attenzione dei militari. Il demone salamandra, con l’intenzione di fermare la sua fuga, puntò il dito verso quella figura e rilasciò una palla di fuoco che l’individuo respinse con facilità. Con una folata di vento, indirizzò infatti quella palla di fuoco verso le tre giovani reclute. Sorpreso, la salamandra cercò di proteggere i suoi allievi dal suo stesso attacco, ma così facendo perse di vista l’individuo sospetto che, approfittando della situazione, fuggì proprio come era arrivato. 

Ristabilita la quiete, i quattro militari cercarono segni e tracce lasciate dall’individuo. Perlustrarono la zona per diversi minuti, ma l’unica cosa che riuscirono a trovare fu una grande piuma nera. 

Improvvisamente un forte tuono squarciò l’aria e fu allora che il demone salamandra comprese la gravità della situazione. 

- Dobbiamo immediatamente avvertire i generali Yoro e No Taisho, prima che inizi a piovere. - 

Un’ora dopo 
La divisione di Sesshomaru giunse nei pressi di quella foresta. Numerosi demoni cane iniziarono ad annusare l’aria alla ricerca di una pista da poter seguire, ma tutto si rivelò vano. La pioggia battente aveva già alterato ogni possibile traccia lasciata dall’individuo sospetto tanto che anche la piuma, trovata sul sentiero qualche ora prima, sembrava non portare a nessun punto di svolta. 

L’odore di pioggia e terra bagnata infatti sovrastava ormai ogni altro odore, generando un forte spaesamento nei demoni cane.  

- Generale, stiamo solo perdendo tempo. La pioggia ha cancellato ogni possibile traccia. Dovremmo tornare in caserma e ascoltare le testimonianze del gruppo di pattuglia. - 

Colto dalla frustrazione, il generale No Taisho congedò allora i suoi commilitoni, permettendo loro di tornare alla caserma militare di Monaco di Baviera. Prima di andare, però, richiamò a sé uno dei suoi sottoposti. 

Dolf si avvicinò allora al suo generale e attese gli ordini. 

- Dolf, sarai tu ad occuparti dei testimoni. - 

- Signorsì. - 

Dopo che il suo commilitone si unì nuovamente al resto del gruppo, Sesshomaru si alzò in volo, fin sopra le grigie nuvole, e fece strada verso il sentiero che Jaken e Rin stavano percorrendo.  

Era passato poco meno di un mese da quando il Führer gli aveva affidato il nuovo incarico, eppure Sesshomaru continuava ad essere ad un punto fermo. Trovare Inuyasha si svelò un'impresa più complessa di quanto immaginasse. Ogni avvistamento, ogni pista seguita, si rivelava un buco nell’acqua. Il mezzo demone sembrava sparito nell’ombra, sembrava proprio che fosse riuscito a uscire indenne dal paese. 

Eppure, questa volta, Sesshomaru non sapeva quanto il fratello fosse in realtà vicino. 
Infatti, dopo aver deciso di raggiungere la Svizzera in maniera autonoma, Inuyasha aveva iniziato a incamminarsi verso il sud del paese. Aveva percorso tanta strada, cercando di attirare quanta meno attenzione sulla propria figura. 
Viaggiare da solo si era rivelato più facile di quanto immaginasse, grazie anche al miscuglio preparato dal signor Bayer. Inconsciamente il mezzo demone strinse con una mano la boccettina che portava sotto la camicia. Quel miscuglio aveva fatto sì che la sua aura e il suo odore venissero occultati.  

Sapeva che se non fosse stato per quella polvere che portava addosso, la divisione di Sesshomaru l’avrebbe già trovato da parecchio tempo. 

Riparato all’interno di una piccola grotta, nei pressi delle alpi bavaresi, Inuyasha cercò di scaldarsi con il fuoco che aveva acceso. L’ambiente era umido e il ticchettio della pioggia, proveniente dall’esterno, sembrava rimbombare fra le alte pareti. Sul soffitto, nascosti fra le stalattiti, gruppi di pipistrelli disposti in file ordinate e fitte sembravano non aver intenzione di risvegliarsi dal loro sonno profondo. Altri di loro, invece, svolazzavano infastiditi fra le pareti della grotta, non molto contenti della presenza del mezzo demone. 

Un sospirò uscì dalle labbra di Inuyasha mentre osservava il coniglio che aveva catturato finire di cuocersi sul fuoco scoppiettante. L’odore della carne cotta fece sì che il suo stomaco si agitasse, reclamando del cibo. Non mangiava bene da diversi giorni. Da quando il suo sangue demoniaco si era placato, il suo stomaco non faceva altro che ringhiare, ma quando provava a ingurgitare qualcosa, il senso di nausea lo pervadeva, portandolo a rigettare quello che aveva appena ingoiato. 

Anche quella sera, quell’orrenda sensazione si fece presente. Aveva appena terminato di mangiare quel povero coniglio quando la sensazione del cibo che risaliva nel suo esofago lo colse. Resistendo allo stimolo di rigettare tutto, serrò la bocca e si sforzò di rimandare giù. Una forte sensazione di bruciore gli attraversò la gola, mentre un altro conato stava per coglierlo.  

Stanco e disgustato da sé stesso, il mezzo demone si accucciò vicino il focolare. Sperava che così facendo la sensazione di nausea si calmasse e che nessun altro conato lo colpisse.  

Quella stessa notte 
All’esterno di una locanda molto chiassosa, dove soldati d’ogni ordine e grado trascorrevano il loro tempo bevendo alcool e divertendosi, due figure in divisa si scambiavano delle informazioni. Uno dei due apparteneva alla divisione giunta quel pomeriggio a Monaco di Baviera, mentre l’altro era giunto lì proprio per ottenere quelle informazioni che tanto desiderava. 

- Hai fatto un ottimo lavoro, devo ammetterlo. - 

All’interno di quel vicolo stretto e buio, l’uomo con la carica militare più alta sorrise soddisfatto. I mesi di attesa avevano dato i suoi frutti. Finalmente aveva in mano qualcosa di utile alla sua causa. 

- Tutto merito della pioggia di oggi. Se non fosse stato per essa, non avrei mai potuto avvicinarmi senza farmi scoprire. - 

L’uomo annuì a quelle parole e appuntò mentalmente quella debolezza. Se davvero la pioggia indeboliva tutti i demoni con il naso fine, avrebbe potuto sfruttare l’occasione nel migliore dei modi. 

- La mia ricompensa? - 

Il militare prese una busta dalla sua giacca e la passò al demone cane, che la prese senza preamboli. Osservò il suo contenuto, dopodiché ripose in tasca il denaro che l’uomo gli aveva consegnato. 

- Adesso che succederà? - 

Il suo interlocutore si allontanò dalla parete, alzando gli occhi al cielo ancora nuvoloso. Aveva smesso di piovere da qualche ora, ma presto avrebbe ricominciato.  

- Da tempo al tempo Eike. Come prima cosa avvertirò il Führer del tradimento del nostro caro generale. - 

Dopo quella risposta, l’uomo iniziò ad allontanarsi dalla figura del demone cane. Fu in quel momento che una sincera curiosità prese strada nei pensieri di Eike.  

Che fine avrebbe fatto la sua divisione senza un generale? 

- E dopo? - 

L’uomo sorrise a quella domanda e arrestò il suo passo. Per assicurarsi della lealtà del demone cane, avrebbe dovuto fare una promessa che avrebbe fatto rimanere Eike sulla retta via. 

- Dopo raccomanderò al nostro Führer il tuo nome. Non temere, il prossimo generale cane sarai tu, Eike. - 

Alzando una mano in segno di saluto, il militare continuò per la sua strada, arrivando ben presto ai margini della città. Proprio lì, all’interno di un piccolo e sporco appartamento, la sua squadra speciale lo aspettava in compagnia di un altro individuo. 

Girato di spalle, il loro ospite osservava al di fuori della finestra con le braccia conserte. 

- Generale Yoro, grazie per aver accolto la mia richiesta di incontrarci. - 

Udendo il suo nome, Koga si voltò verso il suo interlocutore. Le braccia rimaste incrociate, l’espressione seria. 

- A cosa devo questo invito generale Baryu? - 

Bankotsu sorrise al suo ospite e lo invitò ad accomodarsi ad una delle sedie disposte attorno al tavolo in legno collocato al centro della stanza. Rifiutando l’invito, Koga rimase al suo posto, con lo sguardo fisso negli occhi del generale umano. 

- Ho bisogno delle sue gambe generale Yoro, della sua velocità. Ho scoperto delle informazioni importanti da riferire al Führer. - 

Bankotsu estrasse dalla sua giacca una busta e la passò al demone lupo. 

- Faccia avere questa lettera al Führer al più presto. Devo incontrarlo domattina per discutere di una questione fondamentale. Riferitegli che troverà tutti i dettagli al suo interno. - 

In quel piccolo appartamento, posto nella periferia di Monaco di Baviera, la tensione divenne palpabile. Bankotsu e i suoi uomini scrutavano con attenzione ogni minimo cambiamento del demone lupo.  
Proprio quest’ultimo sembrò non scomporsi affatto. Dopo le parole del suo collega abbassò lo sguardo verso la busta che l’uomo teneva ancora in mano, senza accennare alcun movimento per afferrarla. 

- Bankotsu, quello che mi stai chiedendo non è una cosa da poco. Dovrei lasciare la mia divisione e il mio compito per svolgere un tuo favore? - 

Koga riportò lo sguardo verso l’altro generale. Il suo volto continuava a mantenere quell’espressione seria, ma all’occhio attento di Bankotsu non sfuggì la lieve contrattura delle sopracciglia del demone lupo.  
Koga, infatti, era al quanto perplesso. Non riusciva a comprendere perché il suo collega avesse chiamato proprio lui. Per quanto fosse il demone più veloce presente alla caserma di Monaco di Baviera, egli rimaneva pur sempre un generale e non un portalettere. Poi ancora... 

Perché era così importante recapitare quella lettera al Führer? 

Uno strano pensiero iniziò ad insinuarsi nella mente del demone lupo e fu ridestato da esso solo quando la voce del suo interlocutore raggiunse le sue orecchie. 

- Caro Koga, queste informazioni sono fondamentali per il nostro Führer. Se non mi aiuti temo che debba riferire a Naraku che si ritrova nell’esercito un altro traditore. - 

Infastidito e preoccupato dalla situazione, a Koga non restò che afferrare la lettera dalle mani di Bankotsu. Una strana sensazione iniziò ad invadergli l’animo e sperò che tutto andasse per il verso giusto. 

- Considera la lettera già consegnata. - 

Dopo il consueto saluto militare, il generale lupo uscì da quel piccolo appartamento, lasciandosi alle spalle la squadra speciale di Bankotsu. Giunto al livello della strada, il demone prese un bel respiro e gettò uno sguardo nella direzione nella quale si trovavano le alpi bavaresi. Sapeva che avrebbe dovuto consegnare quella lettera nel più breve tempo possibile, per poi tornare immediatamente alla sua divisione. 

Intanto, dalla finestra del salone, Bankotsu osservava il demone lupo iniziare ad incamminarsi verso le mura esterne della città e un sorriso soddisfatto si formò sulle sue labbra.  

Il mattino successivo 
All’interno della caserma militare di Monaco di Baviera, Dolf attendeva l’arrivo del proprio superiore.  
Il demone cane era finalmente soddisfatto. Da quando il Führer aveva assegnato alla sua divisione di appartenenza un nuovo incarico, il suo generale aveva iniziato ad affidare a lui e i suoi commilitoni delle mansioni da svolgere e finalmente non si sentiva più inutile. Il giorno precedente, infatti, aveva sottoposto ad un interrogatorio i quattro militari che avevano avvistato un individuo sospetto e adesso non restava che far rapporto a Sesshomaru.  

Il suddetto demone arrivò alla caserma militare di prima mattina. Senza degnare di uno sguardo l’anziano demone procione posto di guardia all’ingresso della caserma, entrò nell’edificio e seguì l’odore del suo sottoposto. Percorse uno stretto e lungo corridoio, fiancheggiato da un lato da grandi finestre e dall’altro da una serie di porte che conducevano ai vari uffici amministrativi. Camminò per un’altra manciata di secondi e, quando giunse dinanzi la porta dietro la quale attendeva il suo commilitone, entrò nella stanza. 

- Salve generale No Taisho, ben arrivato. - 

Dolf accolse il suo superiore con il consueto saluto militare. Percepito l’odore del suo generale, era scattato sull’attenti e non si era fatto sorprendere dall’ingresso poco annunciato di Sesshomaru. 

Il militare di grado maggiore osservò con sufficienza il suo sottoposto, dopodiché gettò uno sguardo alla stanza che gli avevano assegnato. L’ufficio temporaneo di Sesshomaru era abbastanza semplice. Una massiccia scrivania era posta di fronte la porta d’ingresso, mentre numerose cassettiere, contenenti i documenti relativi agli avvistamenti dei mezzo demoni lungo le alpi bavaresi, erano addossate alle pareti. 

Terminata la sua supervisione, Sesshomaru mandò a riposo il suo militare e andò a sedersi alla sua scrivania. Il suo sguardo si soffermò su quello del suo sottotenente e lo esortò a parlare. 

- Dolf, aggiornami su gli interrogatori di ieri. - 

Il demone non perse tempo e rispose all’ordine del suo superiore. 

- Nulla di nuovo signore. I testimoni ribadiscono di non aver visto bene la figura. - 

Quella risposta infastidì il demone, che non poté non pensare quanto fosse incompetente quel gruppo di pattuglia. 

- Chi era di pattuglia ieri? - 

Ancora una volta, Dolf rispose immediatamente alla domanda del suo generale. 

- Tre giovani reclute accompagnate dal tenente Berger. - 

Sesshomaru iniziò a ticchettare ritmicamente i suoi artigli sopra la superficie in legno di quercia. 

- Chiamami il tenente. Voglio parlare con lui. - 

- Sarà fatto signore! - 

Dopo essere stato congedato, Dolf uscì dall’ufficio del suo superiore e corse a chiamare il demone salamandra. 

Il tenente varcò la porta dell’ufficio di Sesshomaru una decina di minuti dopo. Il demone cane iniziò a scrutare bene l’individuo che gli si piazzò dinanzi. 

Berger era un demone piuttosto minuto. Era basso di statura e di corporatura piuttosto esile. La sua pelle, liscia e lucente, era cosparsa di piccole ghiandole dalla quale era in grado di sprigionare a comando delle sostanze tossiche. Aveva un viso affilato, con un’apia fronte accentuata dalla profonda stempiatura. I suoi occhi, neri come il carbone, non sembravano trasmettere alcun segno di timore. 

Sicuro di sé, infatti, il demone salamandra percorse a passo fermo la distanza che lo separava dal generale. 

- Generale No Taisho, mi avete mandato a chiamare? - 

Sesshomaru non perse tempo, fece accomodare il suo ospite e iniziò il suo interrogatorio. 

- Tenente Berger, mi racconti dell’incontro che lei e le sue reclute avete avuto. - 

Il demone salamandra non riuscì a trattenere il proprio stupore. Seduto al di là della scrivania, portava le mani poggiate sulle gambe e a Sesshomaru non sfuggì la leggera contrattura delle sue dita. 

- Come ho già riferito ieri ai suoi uomini, stavamo pattugliando l’area in cerca di tracce lasciate da eventuali mezzo demoni, quando ho sentito un rumore sospetto. - 

Lo sguardo freddo di Sesshomaru continuò a posarsi su quella figura, mentre le dita della sua mano ripresero a tamburellare ritmicamente sopra la scrivania. In soggezione, il demone salamandra si ritrovò a deglutire prima di proseguire con il suo rapporto. 

- Una volta compreso dove si nascondesse l’individuo l’ho attaccato, ma è riuscito a scappare. - 

Interessato alla dinamica dell’incontro, Sesshomaru porse un’ulteriore domanda al demone. 

- Tenente mi dica, come mai lo ha perso di vista? - 

Berger sussultò a quella domanda. Aveva già fatto rapporto ad uno dei sottoufficiali del generale cane, dunque perché quel supplizio sembrava continuare? 
Il tenente pensava di non aver commesso particolari errori, se non magari quello di non aver avvertito immediatamente le divisioni specializzate nel seguire le tracce, ma di certo non poteva prevedere l’arrivo della pioggia. 

- L’individuo ha respinto il mio attacco, indirizzandolo verso i giovani che erano con me. Ho pensato che fosse mio dovere proteggerli. - 

Sesshomaru interruppe bruscamente movimento con le dita e riservò al demone salamandra uno sguardo di sufficienza. 

- Il suo dovere era fermare quell’individuo. - 

A quelle parole il tenente Berger aggrottò le sopracciglia, decisamente contrariato dalle parole del generale. 
Come poteva Sesshomaru affermare che il suo dovere fosse quello di fermare l’individuo? In quanto mentore delle giovani reclute il suo dovere era in primo luogo quello di preservare le loro vite.  
Come avrebbe potuto lasciare che venissero ferite dal suo stesso attacco? 

Istintivamente il demone salamandra si alzò dalla sua sedia battendo le mani sulla scrivania alla quale stava seduto il generale No Taisho. 

- Mi faccia comprendere generale, vorrebbe farmi processare per aver salvato la vita a tre reclute? - 

Al gesto istintivo del tenente, Sesshomaru rispose con una semplice occhiata fredda. Congelato sul posto e intimorito dall’aura minacciosa che si diffondeva dal generale, il demone salamandra ritornò sui suoi passi, sedendosi nuovamente. 

Proprio in quel momento, il suono di qualcuno che bussava frettolosamente alla porta preannunciò l’ingresso di Dolf nella stanza. Il demone cane aveva in volto un'espressione seria e puntò il suo sguardo proprio in quello freddo di Sesshomaru. 

- Generale, mi dispiace disturbarla mentre lavora, ma è importante. - 

Con un gesto della mano, il demone maggiore invitò suo sottotenente a proseguire il rapporto. 

- La squadra di pattuglia ha trovato delle nuove tracce. Sembrano appartenere allo stesso individuo. - 

A quelle parole Sesshomaru si alzò in piedi e, dopo aver riservato un ulteriore sguardo di sufficienza al demone salamandra, si diresse verso l’uscio del suo ufficio. 

- Dolf, avverti tutti. Ci vediamo lì. - 

Intanto 

Appollaiata sul ramo di un albero, una figura incappucciata osservava un gruppo di militari esultare per ogni piuma trovata sul terreno. Trovava davvero divertente osservare quei piccoli soldati umani esaltarsi per qualcosa di così infimo. 

- Ne ho trovata un’altra! - 

 La figura accovacciata sul ramo si avvicinò un po’ al gruppo, cercando di captare meglio la loro discussione. 
Uno dei tre uomini teneva in mano una delle piume trovate sul terreno e la sventolava in faccia al suo compagno d’armi. 

- Questa è la volta buona che ci promuovono! - 

Colui che sembrava il più grande del gruppo, prese la piuma dalle mani del soldato e la ripose dentro un sacco. 

- Il generale No Taisho e la sua squadra stanno per arrivare, comportati come si deve. -  

Il gruppo di pattuglia di quella mattina, infatti, era riuscito a trovare sul terreno altre quattro piume nere, con ogni probabilità appartenenti allo strano individuo del giorno precedente e, questa volta, non avevano tardato ad avvertire la divisione di Sesshomaru. 

I demoni cane non si fecero attendere per molto. Nell’arco di pochi minuti erano arrivati nel luogo del ritrovamento e, come il giorno precedente, iniziarono ad annusare l’aria. 

Mentre i suoi uomini perlustravano la zona, Sesshomaru, seguito a ruota da Dolf ed Eike, si avvicinò al piccolo gruppo di pattuglia. Ritrovatosi dinanzi i tre, il militare che guidava il gruppo porse ai demoni il sacco contenente le piume che avevano trovato. Sesshomaru afferrò il sacco, lo aprì e, successivamente, lo passò a Dolf con fare disinteressato. 

Il sottotenente prese fra le mani una di quelle piume ed iniziò ad annusarla. 

- Ma è uno scherzo?! - 

La voce alterata di Dolf attirò l’attenzione dei presenti su di sé. 
Incuriosito dalla reazione del compagno d’armi, Eike prese il sacco contenenti le restanti piume e avvicinò la sua apertura al viso, annusando il contenuto presente al suo interno. 

- Queste piume non hanno odore! Non è possibile seguire nessuna traccia! -  

Questa volta toccò ad Eike sbottare, che si ritrovò a lanciare verso il povero soldato di pattuglia il sacco con le piume. 

Sempre nascosta nelle vicinanze, la figura incappucciata riuscì a stento a trattenere una risata a quella reazione. Vedere quelle espressioni perplesse e confuse era più soddisfacente di un bel pasto caldo. 

Lo sguardo della figura si spostò su Sesshomaru. Il generale No Taisho sembrava impassibile. Non aveva avuto alcuna reazione al suo piccolo scherzo e ciò non lo trovava affatto divertente. 

Proprio Sesshomaru era decisamente stufo della situazione. Quando quel soldato umano gli aveva passato quel sacco, era tentato di abbandonare nuovamente i suoi commilitoni e cercare da sé la pista da seguire, ma una strana sensazione di occhi puntati addosso gli fece cambiare idea. Le piume si erano rivelate una perdita di tempo, ma nessuno poteva negare che fossero al quanto sospette. 

Con questi pensieri per la mente, il generale No Taisho marciò fra i suoi sottoposti anche lui in cerca di nuovi indizi. Così, proprio come i suoi commilitoni, Sesshomaru accentuò i suoi sensi e inspirò una discreta quantità d’aria. Ripeté quel gesto una manciata di volte, nella speranza di trovare fra i vari odori qualche indizio che potesse appartenere al fratello. 

Al demone sembrava così sciocco pensare che Inuyasha potesse divertirsi a giocare con la sua divisione, ma nonostante trovasse quell’idea così irragionevole, non riusciva a smettere di rifletterci. Erano già due giorni che sentiva una strana presenza osservarlo. Pensava che il fratello avesse scoperto di Rin e stesse cercando un modo per farlo allontanare dalla bambina così da poterla “salvare” dalle sue grinfie.  
Eppure, nonostante quello sguardo continuava ad essere poggiato su di sé, non riusciva a identificarne la posizione. Il generale represse un ringhio frustrato.  

Il giorno precedente il rumore e l’odore della pioggia avevano confuso i suoi sensi, ma adesso? 

Credeva che Inuyasha, una volta vista Rin, sarebbe corso da lei così da permettere a Sesshomaru di catturarlo, ma non era ancora successo. Il giorno precedente, una volta giunto alla radura dove stavano accampati Rin e Jaken, il presunto Inuyasha aveva osservato i tre per qualche minuto prima di sparire nell’ombra. Mentre adesso, invece di correre verso il luogo in cui stava la bambina, si divertiva ad osservare lui e la sua divisione brancolare nel buio. 

Era decisamente impossibile che quella figura fosse suo fratello. 

- Generale, qui non c’è alcuna traccia di questo presunto individuo. Forse dovremmo tornare alla caserma e studiare meglio i rapporti che ci hanno affidato. - 

Dolf richiamò l’attenzione del suo generale. Il sottotenente, affiancato da Eike, in questi ultimi tempi aveva iniziato a dar voce ai pensieri dei suoi compagni d’armi, ma questa volta il suo gesto non fu affatto apprezzato dal suo generale. 

Sesshomaru, infatti, riservò al militare uno sguardo di sufficienza. Non riusciva a credere che nessuno della sua divisione si fosse accorto di questa figura sospetta nascosta da qualche parte. Senza degnare di una risposta il sottotenente, Sesshomaru continuò la sua supervisione. Alzò lo sguardo verso le fronde degli alberi e provò a notare qualcosa di sospetto. 

Intanto, la figura appollaiata sul ramo di un albero, non molto lontano dal luogo ispezionato dal generale, sentì le sue penne arruffarsi. L’aura e l’atteggiamento del generale No Taisho erano lievemente cambiati. Se prima sembrava indifferente all’intera situazione, adesso sembrava determinato a porvi fine.  

La figura fissò con attenzione il demone maggiore. Sesshomaru scrutava con meticolosità i rami sopra la sua testa, poi si alzo in volo, poggiandosi su uno di essi. A quel gesto la figura incappucciata deglutì, non togliendo gli occhi di dosso dal corpo del generale. 

D’improvviso, Sesshomaru sembrò osservare nella sua direzione e la figura si fece prendere dal panico. Osservò nervosamente l’area circostante, alla ricerca di una via di fuga. Individuata la strada da seguire, scagliò una forte raffica di vento che destabilizzò i militari e si dileguò lasciando dietro di sé un’altra grande piuma nera.  

Quel pomeriggio 
Nella foresta di conifere non molto lontana dalla città, il colonnello Jaken, seduto su un grande masso, osservava la piccola Rin giocare con il drago a due teste che viaggiava con loro. Avevano percorso molta strada da quando Sesshomaru aveva dato alla sua divisione il compito di spostarsi ma, a dispetto di ogni aspettativa, il piccolo cucciolo d’uomo sembrava reggere il loro ritmo.  

- Colonnello Jaken! Pensa che il signor Sesshomaru tornerà presto? - 

Il piccolo demone kappa si ritrovò ad osservare quella bambina correre verso di sé. Con in viso un’espressione speranzosa, Rin poggiò i gomiti sulla grossa pietra sulla quale stava seduto il colonnello, mentre le piccole manine le sorreggevano il volto.  

- Rin, ti ricordo che il signor Sesshomaru è un grande generale. Ha dei compiti da svolgere per il paese. - 

Non contenta della risposta, la bambina incrociò le braccia al petto e mise il broncio. Comprendeva quanto il generale fosse impegnato e quanto importante fosse il suo ruolo, ma si era abituata a quella presenza nella sua vita e temeva che gli venisse strappata via così come era accaduto con il suo papà. 

Al pensiero del suo dolce papà l’espressione della piccola mutò nuovamente, adesso decisamente rattristata. Jaken osservò quel mutamento impotente. Avrebbe tanto voluto aiutare quella piccola, ma non sapeva esattamente come. A salvare il piccolo demone kappa da quella scomoda situazione, ci pensò il grande drago a tue teste che viaggiava con loro. Ah-Uh, si era infatti avvicinato nuovamente alla bambina e, attirata la sua attenzione, i due ripresero a giocare insieme. 

Osservandoli, Jaken si ritrovò a sospirare. Continuava a non comprendere perché il suo generale non si convincesse a lasciare la piccola Rin ad una famiglia umana. Percorrere due strade differenti non escludeva la possibilità di incontrare dei pericoli, ma la posizione di Sesshomaru sembrava irremovibile. Il demone sottolineava quanto la figura di Rin fosse fondamentale per la cattura del fratello, ma il colonnello sospettava che, in fondo, il suo generale si fosse semplicemente affezionato alla bambina e non volesse abbandonarla. 

Assorto nei suoi pensieri, Jaken si accorse troppo tardi della figura alle sue spalle. 
Non riuscì ad afferrare in tempo la sua arma, prima che il calcio di una pistola lo colpisse fortemente alla tempia. Il corpo del colonnello cadde al suolo con un tonfo, che richiamò immediatamente l’attenzione della piccola Rin. La bambina si voltò verso il suo compagno di viaggio e rimase paralizzata. 

Un uomo, in divisa militare, stava di fianco il grande masso sulla quale era seduto il demone kappa. Ai suoi piedi, il corpo del povero Jaken privo di sensi. 

Soddisfatto della reazione della piccola, l’uomo iniziò ad avvicinarsi alla bambina osservandola attentamente. Dalle informazioni rivelate da Eike, quella mocciosa sembrava non emanare nessun odore. Il demone cane aveva espressamente dichiarato che l’odore della piccola non sembrava coperto dalla pioggia, anche dopo che essa smise di cadere sembrava proprio che la bambina non ne emanasse alcuno.  

Ottenuta quell’informazione l’uomo pensò di avere Sesshomaru in pugno. Sembrava proprio che il caro generale No Taisho nascondesse nella sua divisione una bambina che possedeva lo stesso strano potere che il loro Führer tanto desiderava. 

- Ehi piccola. Il mio nome è Bankotsu, sono un generale dell’esercito, proprio come il generale No Taisho. Sai, credo che tu abbia una cosa che il nostro Führer desidera tanto. - 

Sotto quello sguardo indagatore, la piccola Rin si sentì in trappola. Istintivamente strinse fra le mani la boccetta che teneva legata al collo, in cerca di conforto. Quel gesto però, non sfuggì all’occhio attento del militare, che sorrise soddisfatto. 

- Cosa stringi fra le mani? Mi permetti di vederlo? -  

Bankotsu continuò ad avvicinarsi alla bambina con la mano tesa. 

- Se mi permetti di portarlo con me, ti prometto che non farò nulla al tuo amico laggiù. - 

Il generale indicò con il pollice dietro le sue spalle, facendo riferimento al corpo del colonello Jaken, ora sveglio e sorvegliato da due degli uomini del generale. A discapito di quello che Bankotsu si aspettava però, la piccola Rin strinse più forte la boccetta nelle sue mani e iniziò a correre verso Ah-Uh.  Purtroppo, prima che potesse raggiungere il drago a due teste, il generale l’aveva afferrata per il vestitino che portava e la trascinò con sé raggiungendo i pressi di uno strapiombo. Avvertendo il pericolo, demone drago provò allora ad attaccare il generale, ma fu distratto da altri due uomini della squadra di Bankotsu. 

- Sei proprio una bambina cattiva. - 

La piccola Rin fu presto scaraventata al suolo e d’istinto si rannicchiò su sé stessa. Sembrava tutto un brutto incubo. Sembrava tornata ai tempi in cui veniva picchiata senza alcun motivo dai militari che pattugliavano Kemberg. Trattenne le lacrime e iniziò chiamare il nome di Sesshomaru in una straziante cantilena. 

- Stai seriamente invocando il generale No Taisho? -  

Una risata uscì dalle labbra di Bankotsu. 

- Bene. - 

Bankotsu sollevò la piccola dai capelli con una sola mano. Rin urlava e si contorceva, mentre Bankotsu le strappava la boccetta dal collo e gettava la bambina giù dal burrone. 

- Generale No Taisho, si presenti al nido dell’aquila il prima possibile. Il Führer vorrà sentire cosa dichiara in sua difesa. - 

Certo che il generale No Taisho lo stesse ascoltando, Bankotsu richiamò i suoi uomini e ritornò sui suoi passi, per nulla preoccupato dell’aura minacciosa che arrivava dal fondo del dirupo. 

Intanto 
Non molto lontano da quella zona, Inuyasha storse il naso all’odore pungente appartenente a suo fratello. Con ogni intenzione di evitare di incontrarlo, il mezzo demone invertì nuovamente il senso di marcia, ma ad un tratto si fermò. Oltre all’odore di Sesshomaru, riusciva a sentire un’altra fragranza molto più delicata. Un odore che non sentiva da mesi, l’odore della piccola Rin. Sorpreso e preoccupato dall’aura minacciosa di Sesshomaru, fin troppo vicina a quella bambina, si fece coraggio e corse verso la direzione nella quale si trovava suo fratello. 

Se quell’odore fosse appartenuto davvero a Rin, sarebbe stato suo dovere andare a salvarla. Lo doveva al signor Bayer. 

Però, quando arrivò ai margini di un precipizio, si ritrovò dinanzi un’immagine che non si sarebbe aspettato. Sesshomaru teneva fra le braccia la piccola Rin, che si aggrappava saldamente alle spalle del generale. 

Un ringhio mal trattenuto uscì dalle sue labbra. 

- Sesshomaru, lascia stare Rin. - 

Il generale, però, parve ignorare quelle parole. Per nulla preoccupato dalla presenza del fratello, diede le spalle a Inuyasha e raggiunse il colonnello Jaken. Il piccolo demone kappa, finalmente libero, prese a scusarsi con il suo superiore. L’aura di Sesshomaru era decisamente minacciosa e temeva che si sarebbe riversata nei suoi confronti. 

- Sesshomaru mi hai sentito? Lascia andare Rin! -  

Anche questa volta il generale ignorò il mezzo demone, che strinse i denti, decisamente frustrato. 
Inuyasha iniziò a scrutare intorno. Sesshomaru era solo, a parte Jaken, sembrava non aver portato con sé il resto della sua divisione. La probabilità che riuscisse a battere Sesshomaru e salvare Rin non era molto alta, ma non sembrava impossibile. 

Cercando di cogliere di sorpresa il fratello, Inuyasha rafforzò i suoi artigli e provò a colpire Sesshomaru alle spalle. Il generale però, non si fece cogliere impreparato. Percependo lo spostamento d’aria schivò l’attacco del fratello. Fu in quel momento che Sesshomaru degnò di uno sguardo il mezzo demone. 

Osservando gli occhi di Sesshomaru divenuti rossi, come se fosse in procinto di trasformarsi nella sua forma demoniaca, Inuyasha si congelò sul posto. 

- Che intenzioni hai? É solo una bambina Sesshomaru. Non puoi farle del male. - 

In quel frangente, la piccola Rin allentò la presa dal corpo del generale e si rivolse al mezzo demone. 

- Inuyasha! Va tutto bene, il signor Sesshomaru è buono con Rin. - 

Inuyasha osservò sconcertato il sorriso affettuoso sul volto della bambina. Era al quando incredulo. Sesshomaru non poteva prendersi cura di Rin, l’avrebbe sfruttata per qualche assurda situazione.  
Con quella convinzione, Inuyasha provò ad attaccare nuovamente Sesshomaru, ma questa volta fu respinto da una barriera protettiva eretta dall’arma posta al fianco del generale.  

Il mezzo demone fu allora respinto via e non riuscì a fermare gli eventi successivi. 
Infatti, proprio mentre Inuyasha veniva allontanato dalle tre figure, Sesshomaru poggiò la piccola Rin su Ah-Uh e si rivolse a Jaken. 

- Portala lontano. In un posto sicuro. - 

Rialzatosi da terra, Inuyasha vide Ah-Uh alzarsi in volo e diede il meglio di sé per raggiungere il demone drago che, purtroppo, si stava già nascondendo fra alte nuvole. 
Frustrato, Inuyasha si voltò nuovamente verso la figura del fratello e provò ad attaccarlo alle spalle una terza volta. 

Sesshomaru, che aveva iniziato ad incamminarsi nella direzione della residenza privata del Führer, questa volta parò l’attacco del fratello. 

- Puoi cogliere di sorpresa i gruppi di pattuglia, ma non me. Nascondere il tuo odore e la tua aura non funzione. Anche ad occhi chiusi riuscirei a parare i tuoi colpi. - 

Per nulla scoraggiato da quelle parole, Inuyasha continuò ad attaccare il fratello. Era determinato a scoprire dove stesse portando la bambina. In molti avevano perso la vita a causa sua, solo Rin rimaneva ancora in vita e lui non poteva permettere che morisse per mano di suo fratello. 

- Dimmi dove stanno portando Rin. - 

Sesshomaru respinse senza problemi ogni attacco del mezzo demone, contrattaccando con i suoi artigli velenosi. 
I due fratelli si scontrarono per diverso tempo, senza che l’uno prevalesse nettamente sull’altro. Con il trascorrere del tempo, però, lnuyasha iniziò a sentire le sue forze pian piano abbandonarlo e morsi della fame farsi sempre più forti. Fu in quell’attimo che il mezzo demone comprese la situazione.  

Quella notte ci sarebbe stata la luna nuova. 

Fu così che pian piano i capelli argentati di Inuyasha divennero neri e i suoi occhi persero il loro tipico color dell’oro. Riuscire a parare gli attacchi di Sesshomaru fu ben presto impossibile e il mezzo demone si ritrovò in poco tempo steso al suolo. 

Avvicinandosi al suo avversario, Sesshomaru osservò il corpo del fratello ridotto al limite. Lo issò su per i capelli e lo scrutò per bene. Luna nuova a parte, sembrava molto diverso rispetto a qualche mese prima. Aveva subito notato la debolezza nei suoi colpi, come se non avesse la giusta energia per riuscire ad attaccare come si deve. Notò anche come in realtà fosse molto smagrito dal loro ultimo incontro, nonostante fosse un mezzo demone. 

Pensò un attimo il da farsi. 

Poteva sempre portare il corpo di suo fratello al cospetto di Naraku, smentendo dunque tutte le accuse di Bankotsu, ma in fondo non gli importava seriamente di quello che il Führer pensasse di lui. Il suo obbiettivo era stato raggiunto. Aveva finalmente preso suo fratello e aveva la possibilità di prendere Tessaiga con sé, ma non sembrava affatto appagato. 

Incerto, Sesshomaru continuò ad osservare Inuyasha. Se uccidere il fratello e prendere Tessaiga non lo stava appagando, cosa voleva veramente? Aveva vissuto la sua intera vita con l’unico scopo di riscattare l’onore del suo clan ma, adesso che ne aveva l’opportunità, non si sentiva soddisfatto. 
Scocciato dai suoi stessi pensieri, gettò malamente Inuyasha al suolo e gli diede le spalle. 

- Sta lontano da Rin e, se sopravvivrai a questa notte, non farti più vedere. - 

Inuyasha non riusciva più a muoversi. La testa pulsava violentemente e la sua vista era annebbiata. Non capiva esattamente cosa stesse dicendo suo fratello, ma vide la sua figura farsi sempre più lontana. 
Le palpebre gli si fecero pesanti. Nonostante si trovasse in uno stato confusionario, provò a tenersi sveglio. Sapeva che se avesse ceduto al sonno, il giorno dopo non avrebbe visto l’alba. 

Fu durante quello stato di spaesamento che Inuyasha vide una figura calarsi dall’alto. Sembrava un uccello, o forse un angelo dalle grandi ali nere. A quella vista, pensò seriamente di essere morto. 

- Ehi amico, resisti. Ti porterò al sicuro. - 

 


 

FrancyT:

Ciau ciau!
Sono riuscita ad aggiornare solo dopo (quasi) due mesi, sono orgogliosa di me stessa! XD
Okey, chiudiamo questa piccola parentesi e affrontiamo insieme quello che ho scritto.

Inutile sottolineare che anche in questo capitolo ci sono evidenti forzature per ragioni di trama, ma come detto al mio ritorno, attualmente lascio tutto così, nella speranza un domani di riprendere la storia in mano e miglirare quei punti deboli sparsi un po' ovunque.

Al mio solito vi scrivo i miei pensieri su quello che ho scritto. Come al solito, potete anche ignorare :3

1. Sono entrata tanto in paranoia all'inizio di questo capitolo. Non scrivevo da mesi e non riuscivo a dare un inizio decente. Comunque.... Vediamo questo piccolo gruppo di pattuglia che si "scontra" con una figura misteriosa. Chi sarà mai questa volta? Bhe, mi piace mantenere queste figure "anonime" per un po' di tempo si XD

2. Dopo il aver visto la squadra di Sesshomaru in "azione", torniamo finalmente al nostro protagonista, ultimamente messo un po' da parte. Inuyasha è seriamente provato dagli ultimi eventi e ho pensato che ciò che ha fatto al demone gatto lo abbia turbato molto. Pertanto ho pensato: Inuyasha sarebbe così sciocco da non mangiare più o si sforzerebbe a ingurgitare del cibo che dovrebbe metterlo in forze? Ricordiamoci che è stato tipo un mese senza mangiare, quindi nulla, avete letto il capitolo, quindi la mia scelta alla fine l'avete letta ^^"

3. Bhe! Il nostro Eike (per chi non se lo ricorda è il demone cane che insieme a Dolf si lamentava di Sesshomaru nel capitolo precedente) si è letteralmente venduto il suo generale. Qua avevo qualche dubbio su come potesse "inganare" Sesshomaru. Non è stato semplice, e l'espediente della pioggia utilizzata in precedenza per nascondere le tracce pensavo fosse carina come scelta.

4. In molti si chiederanno: Perchè Koga cede facilmente al "ricatto" di Bankotsu? Bhe, lo scoprirete, giuro che questa volta non è per esigenze di trama XD

5. Quando sono nel bosco, dopo l'interrogatorio (che mi sono divertita a scrivere, per quanto breve), vorrei specificare che la figura incappucciata non viene vista da Sesshomaru. É molto nascosta, anche se magari non l'ho descritto bene.

6. Anche qua, durante l'incontro fra Bankotsu e Rin, e successivamente fra Sesshomaru e Inuyasha, sono palesi le forzature, ma va bhe, scusate ^^"

7. Bene, posso dirvi che, dal prossimo capitolo, inizierete a intravedere l'idea di fondo che mi ha spinto a iniziare a scrivere "Il fuggitivo". Che mi crediate o meno, ho ideato questa storiella solo perchè volevo leggere un racconto che avesse un finale simile. Non vi anticipo nulla, su questo punto ci ritorneremo all'ultimo capitolo.

Concludo con i classici ringraziamenti a tutti coloro che leggono e lasciano un proprio commentino alla storiella. Mi scuso sempre per gli errori grammaticali che saranno sparsi nel testo e spero solo non vi rendano difficile la lettura.

Un bacino,
FrancyT

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: FrancyT